gli
orientamenti elettorali di 1227 cittadini (con 6281 sostituzioni) per
dare una qualche indicazione di voto ci pare una scommessa del
cavolfiore. Fossimo almeno a grandezze dieci volte superiori ma
il costo sarebbe proponibile per un partito ma non per un quotidiano.
Intanto sappiamo che raggiungerà i 20 miliardi la manovra del 2018,
comprensiva del decreto fiscale approvato in CdM il 16.10.Più della
metà sarà coperta in deficit sfruttando la flessibilità Ue, il resto
arriverà da nuove entrate (poco più di 5 miliardi) e dai tagli alla
spesa (3,6 miliardi).
Domani leggerete sui giornali i dettagli su alcuni dei quali intendiamo
soffermarci adesso.Complessivamente da bravi italiani ci possiamo
fregare le mani mentre l’Europa ci guarda storto.
Dalla rottamazione bis delle cartelle esattoriali il governo prevede
incassi per circa 1 miliardo nel 2018, sia dalla riammissione di chi
era stato escluso sia attraverso l'estensione ai primi nove mesi del
2017.
La faccenda fa venire i brividi ma forse occorre essere soltanto
realisti ragion per cui «meglio un uovo oggi che...». In questo punto
però ci dovrebbe stare anche la rottamazione dei condoni edilizi che in
gran parte non sono terminati: moltissimi quelli che hanno versato una
o poche rate salvo dimenticare le altre. Quindi si poteva e si dovrebbe
includere.
Sgravi per i giovani: gli stanziamenti ammontano a 338 milioni nel 2018
per poi salire esponenzialmente. Lo sgravio dovrebbe configurarsi nel
taglio del 50% dei contributi per ogni nuovo assunto a tempo
indeterminato. sarebbe meglio fissare los conto alla cifra più bassa di
3250 € e includere almeno gli under 35 anni.
Supertichet. Andrebbe modulato in maniera esattamente proporzionale al
reddito partendo dai 15mila euro in su e valido in tutt’Italia.
Pacchetto imprese: i superammortamenti dovrebbero essere confermati
anche se leggermente più bassi, si parla del 130%. Non verrebbe toccato
invece l'iperammortamento al 250%. Abolire l’ammortamento per i mezzi
di trasporto. In arrivo anche il nuovo credito d'imposta al 50% per le
spese in formazione digitale 4.0.
Spinta a investimenti pubblici: per gli investimenti delle
amministrazioni centrali e locali sono in arrivo 300 milioni nel 2018,
1,3 miliardi nel 2019 e 1,9 miliardi nel 2020. Da riservare però solo
al recupero o ristrutturazione del patrimonio esistente . Bisognerebbe
aumentarli di almeno un quarto.
Ape rosa: per favorire le donne, si pensa ad uno 'sconto' sull'Ape
social di 6 mesi per figlio, per un massimo di 2 anni. Bisogna
raddoppiare a 12 mesi e per tre anni.
Bonus 18enni. Abolirlo e sostituire con sconto su trasporti pubblici.
Sarebbe ora che i trasporti urbani fossero gratuiti con nettissime
limitazioni al traffico privato. Imponendo una sorta di TARI pro
capite.
Evasione fiscale. Chissà se verrà mai un governo che si prenda
l’impegno -e lo realizzi- di ridurla del 50% entro i cinque anni
di legislatura?.
Tassa prima casa. Occorre introdurla partendo da parametri schematici
ma oggettivi. Una casa di 45mq per una persona è esente. Due
persone esente fino a 65 mq. Tre persone esente fino a 80mq. Il
supero viene tassato scalarmente in crescita. Idem per gli accessori
come piscine e giardini.. Non si tassano garage e cantine.
Patrimoniale. Vista la bassa redditività dei capitali investiti si
potrebbe inserire una patrimoniale del 2%. Il debito pubblico potrebbe
diminuire di circa 40 miliardi
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La wiener schnitzel delle elites
Di ilsimplicissimus
In Austria c’è stata una vera e propria rivoluzione politica, con i
socialdemocratici di stampo liberista giunti al terzo posto, con la
resistibile ascesa di Sebastian Kurz erede dei vecchi centristi, ma
spostato molto a destra tanto da essere andato alle urne con la
denominazione di lista Kurz, con il secondo posto raggiunto dalla Fpö,
ovvero il partito che fu di Heider e che comunque si distingue ormai
molto poco dalle posizioni del futuro cancelliere, mentre i verdi sono
letteralmente scomparsi, nonostante l’anno scorso siano stati centrali
nella tormentata elezione presidenziale. Una situazione nella quale
sarà difficile evitare un governo tra conservatori e destre, ammesso
che vi sia una qualche significativa differenza oltre le etichette.
Naturalmente tutto questo viene interpretato esclusivamente in chiave
xenofoba, una lettura molto “comoda” per l’informazione maistream che
trascura altri fattori divenuti ormai strutturali per l’area euro e che
finiscono inevitabilmente per saldarsi con i flussi migratori, ovvero
la costante crescita della disoccupazione e il tentativo di nasconderla
sotto il tappeto con statistiche fasulle. Secondo i dati ufficiali la
percentuale di disoccupazione è ufficialmente attorno al 5,2%, facendo
dell’Austria uno dei Paesi con maggior numero di occupati, ma si tratta
in sostanza di un inganno: tralasciando la circostanza che secondo i
criteri di Neuro- stat viene considerato occupato chi fa un’ora di
lavoro in una settimana, la benigna statistica è dovuta solo al
fatto che viene considerato assurdamente occupato chi frequenta un
corso di qualificazione dopo essere stato licenziato, cosa praticamente
obbligatoria. Mettendo nel conto anche i licenziati in qualificazione
il numero dei disoccupati raddoppia arrivando al 10,2 per cento (dato
di Agenda Austria, il maggior pensatoio economico del Paese). Avere
mezzo milione di persone a spasso su una popolazione di poco più di 8
milioni di persone che, a parte Vienna, vivono in piccole città non è
uno scherzo.
Ciò che si vuole nascondere è che in questa radicalizzazione della
politica austriaca il fattore immigrazione è soltanto un detonatore
(peraltro presente nel Paese fin dal Settecento proprio a causa
dell’Impero sovranazionale), ma che essa porta con sé molti altri temi
tra cui spicca un’ostilità molto chiara anche se non proprio espilicita
verso i trattati europei, tanto che Financial Time Deutschland scrive
stamattina che “Dobbiamo prendere atto del fatto che
l’euroscetticismo è diventato parte del pensiero dominante delle
società europee”. Com’è ovvio per chi respinge ogni responsabilità, i
colpevoli sarebbero, almeno nell’edizione londinese del giornale, i
governi nazionali, ancora una volta sul banco degli imputati nel
tribunale dell’oligarchismo globalista, che ormai tira botte da orbi,
anzi da ciechi che si rifiutano di vedere o fanno finta di non vedere
come questi fenomeni abbiano una sola radice, ovvero la progressiva
manovra antisociale.
A questo punto però vale ancor di più la domanda che mi ero posto tre
giorni fa: come mai l’anno scorso alla sola idea che potesse venire
eletto un presidente di destra si scatenò una campagna mediatica
preventiva accompagnate dalle usuali minacce finanziarie, mentre
adesso, nonostante i sondaggi fossero eloquenti si mugugna solo a cose
fatte?
La mia impressione è che dopo la Brexit, l’elezione di Trump , la
grande paura in Francia, i problemi della Merkel e la Catalogna,
l’oligarchia globalista sta decidendo che è meglio offrire alla gente
una valvola di sfogo per impedire che la compressione sociale finisca
per mandare all’aria i suoi piani di sistemazione politica autoritaria
e di disintegrazione degli stati quali garanti della cittadinanza
residuale. Che viva pure la pancia, l’istinto arcaico e prepolitico, il
basso istinto purché i problemi, le persone e le classi non si saldino
in un progetto politico: meglio dare una cotoletta viennese oggi
ed evitare che le tensioni crescano fino al punto di rottura, tanto il
personale politico che incarna questi umori può essere facilmente
riportato all’ordine se dovesse tralignare, anzi lo può fare godendo di
maggiore consenso. Oltrettutto questo permette di smerciare la
xenofobia come diretta conseguenza della sovranità che si oppone al
capitalismo dei monop
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Questa
è una puntata -la seconda delle sei- da vedere assolutamente. Parlano
due donne: l’ostretrica napoletana Maria Teresa e la cantante toscana
Sonia. Entrambe diciottenni nel 1968 e con due destini decisamente
differenti non solo per la professione ma proprio per l’impostazione
esistenziale.
Diciamo subito che la storia di Sonia è il classico dei mille e
mille che si credevano qualcuno nel mondo della musica leggera mentre
non sapevano che quel mondo era abbastanza tarato in partenza per cui
per loro non ci sarebbe mai stato posto. Sonia comunque una parte
se l’è ritagliata.
Del tutto differente la storia di Maria Teresa una donna che ha sempre
scelto da sola, ha sempre preso su di se la responsabilità delle sue
scelte ed ancora oggi semina bontà e speranza nella sua terra.
Maria Teresa De Pascale ha 67 anni: è nata a Napoli dove vive ancora
oggi. Nel '68 aveva 18 anni e aveva ottenuto una borsa di studio presso
il Convitto della Croce Rossa per diventare infermiera. Libera e
ribelle si scontrò da subito con l'ambiente rigido della scuola: in
corsia «c'erano detenuti, c'erano rom, ma erano tutti uguali, tutti
pazienti». Diventata caposala in pediatria, frequentò a Parigi un corso
per diventare ostetrica. Il suo compagno era un medico e lei lo seguì
in missione in Mozambico. Ha 4 figli, ma non si è mai sposata. Ancora
oggi segue giovani partorienti con la sua associazione Terra Prena.
Il sito dell’associazione è questo: http://www.terraprena.it/
La trasmissione potete rivederla qui all'indirizzo web sotto il titolo.
Dell’intervista non vi raccontiamo nulla tranne un forte
consiglio di ascoltarla e soprattutto di ascoltarla in confronto con
quell’altra.
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Il
custode delLa Latrina di Nusquamia, tale ing. Claudio Piga da Trezzo
sull'Adda, un abduano di origine sardAgnole e con un ascendente
garibaldino in ValCamonica rispondendo al solito spione algido ci tira
in ballo dandoci dei consigli. Leggiamolo nel riquadro.
Bugiardo come al solito il custode delLa Latrina fa finta di non avere
letto quel che abbiamo scritto sulla Libia e tutto quel che ci ruota
dentro e attorno nella breve esistenza di questo blog. Sopratutto il
custode delLa Latrina di Nusquamia non comprende –è un suo limite: sul
latinorum va a mille all'ora, in politica è un monumento di ignoranza-
che in Libia non c'è una nazione una (del c.d. “mondo occidentale”) che
non faccia danni. Abbiamo scritto mille volte che l'unico
interesse del c.d. mondo occidentale verso la Libia sta nelle sue
riserve energetiche da rapinare al minor costo possibile sia
direttamente che per interposti agenti, si chiamino ISIS o milizie
indigene oppure stranieri che arrivano e scappano a botte piena.
Il generale Haftar dopo quattordici fette ha capito anche lui che era
polenta ed ha detto in una intervista al Corriere –che abbiamo
riportato- che conveniva e conviene all'Italia dare i soldi alla Libia
(lui diceva: dateli a me….) garantendo che la Libia avrebbe messo in
atto in maniera pulita tutto quel che occorreva per evitare i
tragici traghettamenti degli immigrati in Italia… risolvendo di botto
la questione in Italia e in UE. Haftar aveva appena rilasciato
l'intervista che il manettaro Minniti faceva un accordo in tal senso
con Sarraj. E poi con Haftar.
Poi il custode delLa Latrina di Nusquamia si lancia in una lettura
fantasiosa della situazione per cui “i legami di Vera Baboun con
alcune realtà imprenditoriali italiane; quindi si tratterebbe di tirare
le somme: ecc. ecc.”.
I Palestinesi di cui Vera Baboun è sindaca in quel di Betlemme, contano
nella vicenda libica, siriana, irachena e curda e turca come il due di
briscola e anzi sono dei veri “rompicoglioni” per i delinquenti che
operano nei paesi del MENA. Insopportabili rompicoglioni.
La sindaca emerita Serra l'unica influenza che può avere è quella di
far spendere, in coppia con la sua collega Morelli, una sfraccata di
soldi del comune e dello stato per la costruzione della nuova scuola
elementare e per il resto – vedi La Miniera- di certi temi ne capisce
un'acca come il sottoscritto di cardiologia.
Il pulcinotto piddino Marco Battaglia, esattamente come tutti i
giovinotti messi in lista Vivere Curno, sono stati “allevati” col
biberon con dentro il latte di quei partiti che hanno portato a Curno
il centro commerciale 40 anni or sono.
Non dobbiamo preoccuparci del loro destino a Curno o in Europa: già
adesso partono col non piccolo vantaggio che -essendo ventenni-
camperanno 20-30 anni più del custode delLa Latrina di Nusquamia.
Quindi hanno ancora tutto il tempo per apprendere il latinorum.
Per adesso da bravi pulcinotti devono “fare i compiti” vale a dire
dimostrare di non sgarrare e porre troppe domande o avanzare troppe
proposte (semmai ne abbiano), di fare un uso morigerato dei social
nonostante che il custode delLa Latrina di Nusquamia continui a
sinsigarli. Insomma per adesso si limitino a fare i maggiordomi
della lista Vivere Curno. Se fanno e faranno i bravi, un posto di
lavoro da qualche parte salterà fuori. Non c’è bisogno di
insegnare a degli ex democristiani o degli ex comunisti come si
distruggono gli eventuali concorrenti trovandogli un posto di lavoro.
L’hanno fatti con quelli del Manifesto, poi con quelli del PDUP, poi
coi Verdi senza contare la mezza dozzina di sindacalisti che la sezione
ha messo al mondo. Poi, come dic
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