La
giunta Gamba ha approvato il 12 ottobre «lo schema del programma
triennale lavori pubblici 2018-2020 e elenco annuale 2018”. E’ in
pubblicazione e per 60 giorni e i cittadini che lo vogliono,
possono presentare le proprie osservazioni con la certezza che se non
appartengono alle associazioni e alle cordate con cui la maggioranza
applica lo scambio voto-soldi, non saranno nemmeno prese in
considerazione tranne una presa per i fondelli da parte dell’ass. Conti.
Mentre siamo perplessi sul fatto che pur essendo a metà ottobre non si
vede muover foglia nel cantiere della biblioteca & auditorium
mentre il cantiere di chi doveva versare gli oneri dovrebbe
terminare per le tredicesime del 2017, quindi appare probabile che pure
quella dei soldi ex quell’opera dovevano servire a concludere la
biblioteca è stata una balla, ecco scodellato un bel malloppo di spese
in buona parte senza senso.
Vediamole.
Nel 2018 sono previsti investimenti per 1,52 milioni, nel 2019 per 1.080 milioni e soli 300mila euro nel 2020.
Degli 1,28 milioni del 2018 ben 970mila saranno destinati alla
costruzione della palestra della nuova scuola elementare. Non c’è
da dire nulla tranne che di TUTTA la enorme spesa per la nuova Rodari
non ce n’era affatto bisogno. E’ l’opera del regime Morelli Serra Conti
e Pelizzoli. Bastava una adeguata ristrutturazione delle due scuole
elementari esistenti. Tre milioni buttati semplicemente per il
capriccio della coppia Morelli-Serra di avere il loro
“gioiellino” a propria immagine e somiglianza alla faccia delle
tasse dei Curnesi. Poi vogliono salvarsi la facci affermando che loro
“conservano il verde” ed infatti hanno levato del tutto il giardino
alla biblioteca ed alla scuola media.
Sempre nella serie buttare i soldi per propri capricci ecco –sempre nel
2018- 542mila euro per costruire la rotonda sulla via Lecco davanti al
mobilificio. La rotonda dovrebbe facilitare la svolta di 360° di chi
proviene dalla Merena di Ponte san Pietro e dalla Merena a Marigolda di
Curno verso Ponte san Pietro ma sarà un’opera inutile per due
motivi. Prima di tutto perché prima di arrivare alla rotonda i soliti
noti useranno ancora gli spazi del distributore per fare la svolta di
360°. Poi quella rotonda è del tutto inutile visto che a 100 mt c’è il
quadrifoglio della via Lecca con la provinciale per la valle, che
poteva benissimo essere usata allo scopo, destinando meno della metà
della somma a incanalare adeguatamente il traffico onde evitare il
pericolosissimo abuso della svolta sul piazzale del distributore.
In vista dell’ampliamento (forse? Come? Chissà? Quando?) della
provinciale per la Valle Brembana valeva la pena di dare una sistemata
anche al tratto di via Lecco che appare una landa abbandonata e con la
sagome del tutto fuorilegge (dimensione delle corsie, incanalamento,
governo dei flussi) ma siccome l’operazione non da reddito elettorale,
nisba.
Quindi i 1.280.000 euro del 2018 ne potevano essere risparmiati
perlomeno un milione. Dopo di che PD e giunta gamba magari si
arrabbiano se la gggente pensa male se l’appalto andranno a farlo a
Brescia mandando però…. i funzionari da Curno. Occhio non vede cuore
non duole.
Nel 2019 se ne involeranno invece 410mila euro per la ristrutturazione
di una parte delle scuole elementari (abbandonate) di via DeAmicis per
alloggiare non si sa bene ancora che cosa. Sono ancora in corsa le
lotte sotterranee dentro i sostenitori della lista Gamba tra chi ci
vuole un “centrino” per anziani disabili e uno per l’autismo. La scelta
finale sarà commisurata al ritorno elettorale. Comunque con quella
somma non si potrà rimettere in sesto che una piccola parte e gran
parte del rimanente non sanno che farne.
Diciamo che a Curno non servono ne il “nuovo” centrino per anziani e
neppure un “nuovo” centrino per soggetti affetti da autismo. Non perché
non vi siano quei problemi (comunque ridotti) ma perché con tutti i
volumi privati esistenti e inutilizzati, non c’è proprio bisogno di
spesa pubblica in tale senso. Semmai occorre una maggiore credibilità
del Comune nel relazionarsi coi privati e costruire le soluzioni.
Ma quando senti operatori e cittadini dare del “baleta*” a qualche
assessore pluricentenario (non di età ma di permanenza in consiglio) è
evidente che non caverai il ragno dal buco.
Il Paese (Curno e l’Italia) sono in piena crisi economica da dieci anni
(lo precisiamo altrimenti ci danno del bambo: 2008-2018) e invece di
adottare una politica di risparmio e cura dell’esistente prosegue
imperterrito a furia di debito pubblico e spreco del tanto che
incassa per trovarsi con edifici vecchi malandati non
manutenzionati ed abbandonati di cui non sa che farsene. Vedi gran
parte del volume della vecchia Rodari per esempio. Vedi la ex palazzina
ASL di cui parliamo qui sotto.
Sempre nel 2019 verranno spesi 420mila euro nella palazzina ASL che
sostanzialmente è preda di associazioni private per attività non di
grande rilievo sociale che potrebbero benissimo essere gestite anche
con buon ritorno alla comunità.
Tutto il complesso palazzina ASL, campo di tamburello, case popolari
(ormai un ghetto fatiscente), centro giovanile e centro sportivo non
dovrebbero più stare in mano al comune ma essere (1) restaurati come
buonsenso suggerisce (2) privatizzati o (3) affidati mediante bando
regionale. Un Paese con 2300 miliardi di debito pubblico non può
consegnare a dei gruppi di pressione o ricatto politico dei beni che
potrebbero essere gestiti meglio e con maggiore efficienza e –non
contenti di questa sconcezza- il comune ci rimette mano spendendo. Un
comune senza uno “straccio” di parco e con le scuole senza uno
“straccio” di giardino annesso. Un comune senza uno “straccio” di
giardino pubblico che non sia le aiuole spartitraffico.
Non è finita perchè nel 2019 saranno spesi altri 250mila euro per
un edificio di via Marconi “inculato” tra l’area dell’ex mercato e la
via Galilei la cui destinazione coram populo sarà quello
dell’associazione Le Muse di ferrea matrice piddina serrana e adesso
gambiana. Affidamento ovviamente a costo zero per il fortunato utente.
Per il 2019 non è comunque terminata. L’ineffabile ass. Conti procederà
alla spesa di 250mila euro per le piste ciclabili e presumiamo che tra
queste ci sia quella per andare in bici da Curno fino all’ospedale,
attraverso i campi delle Alene basse oppure alla stazioncina effesse
far west dell’ospedale. Già possiamo immaginare centinaia di curnesi in
fila indiana pedalare la mattina presto in direzione dell’ospedale per
prelievi e radiografie mattutine così come di primo pomeriggio
altrettanto interminabili peregrinazioni verso la “brogna” e qui … chi
la deve intendere che la intenda…
Con leggerezza e sufficienza la giunta Gamba oggi, come la giunta Serra
ieri, spendono soldi di tutti i cittadini in puro vantaggio di pochi
cittadini –per altro tra quelli economicamente messi meglio
rispetto al resto della popolazione- ed avanti a questo spendere
& spandere uno si domanda quale “rientro” torni al cittadino in
generale.
Fine della tragicommedia è che nel 2019 saranno spesi solo 300mila
euro sempre per le piste ciclabili: ma non vale nemmeno la
pena di parlarne adesso perché da qui al 2019… il buondio potrebbe
provvedere diversamente.
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Il
modo migliore per cogliere il paesaggio è sedervisi dinanzi facendo
altro: leggere, immergersi nei pensieri, fantasticare. Insomma
distrarsi. Poi alzare gli occhi e guardarlo all'improvviso, così da
cogliere la natura alla sprovvista, «vederla prima che abbia modo di
cambiare aspetto». Solo così si riesce a comprendere quello che gli
alberi bisbigliano tra loro e a intravedere senza veli il paesaggio
stesso: il suo mistero che appare e subito scompare. Così consiglia
Nathaniel Hawthorne, l'autore de La lettera scarlatta.
Il paesaggio non è infatti «solo quella porzione di natura che si
mostra ai nostri occhi», quanto piuttosto un luogo invisibile in cui il
mondo interno e il mondo esterno, natura e psiche, s'incontrano e si
confondono, «inaugurando nuovi confini». Vittorio Lingiardi nelle
ultime pagine di Mindscapes (Raffaello Cortina), da cui sono tratte
queste parole, scrive: «Il paesaggio è la nostra psiche nel mondo».
Lo psichiatra e psicoanalista ha pubblicato un libro inusuale, dove la
sua pratica analitica si mescola ai libri letti e alle immagini
raccolte nel corso del tempo in un succedersi di osservazioni,
commenti, citazioni. Un volume che è insieme narrazione ed
esplorazione, racconto e autobiografia per interposta persona. Libro
personale, intimo, ma anche rivolto verso il fuori,
Mindscapes cerca di delineare il nesso tra psiche e paesaggio,
collocandosi in questo modo a metà strada tra l'una e l'altra realtà.
Ogni essere umano, uomo o donna, ha dentro di sé un paesaggio, quello
della propria terra d'origine, e fuori di sé un altro paesaggio, quello
che ha incontrato nei percorsi della sua vita viaggiando o migrando
altrove per motivi di studio e di lavoro, o per affetto. La parola che
dà il titolo al volume è un neologismo; deriva da landscape, termine
introdotto alla fine del Sedicesimo secolo in inglese, un vocabolo
tecnico utilizzato dai pittori per indicare il paesaggio quale oggetto
di raffigurazione. Lingiardi fa una cosa simile: descrive lo spazio
vissuto incontrato nel setting analitico; usa le parole, quelle della
poesia, intense e assolute, e insieme le immagini di opere d'arte.
Mindscapes è un libro-patchwork, in cui riquadri di forme e colori
differenti sono cuciti insieme usando il filo dell'emozione.
Ogni pagina è un continuo rivivere e riferire ciò che l'autore ha
scoperto e pensato in rapporto al proprio corpo; sia che usi le frasi
di un narratore o quelle di un filosofo o psicologo, sia che commenti
le immagini, tutto è riferito al proprio corpo. Le parti più belle del
libro sono quelle in cui l'autore racconta i suoi pazienti, e quelle in
cui ripercorre i libri di colleghi e maestri, come Christopher Bollas.
Lo scopo della terapia, come di questo libro, è di «appaesarci», di
farci sentire più vicini a noi stessi attraverso il paesaggio.
L'esperienza che connota il nostro tempo è quella dello spaesamento:
smarrimento, perdita di contatto con il paesaggio interiore ed
esteriore.
Il pensiero generativo del libro, dice Lingiardi, appartiene a
Jean-Bertrand Pontalis, psicoanalista francese: per avere qualche
speranza di essere davvero noi stessi, dobbiamo avere molti luoghi
dentro di noi. Il che significa che la nostra psiche si presenta sotto
forma di una geo-grafia, e che siamo legati, per vari e complessi
motivi, ai luoghi stessi: per amore, per rancore, per nostalgia, per
malinconia. I luoghi sono al plurale, quasi mai al singolare. Noi siamo
plurali, e per questo abbiamo bisogno di molti luoghi. Lingiardi con la
sua curiosità e passione c'insegna che è finita l'epoca monoteistica
dell'unico luogo. Abbiamo tante patrie, reali, ideali o immaginarie,
tanti paesaggi interiori da coltivare per sopravvivere, per mantenerci
in equilibrio, per sognare e immaginare al di là di noi stessi.
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