NUMERO 205 -PAG.1 - LE MOTO DI NOTTE IN CITTA ALTA-IL COLLEGIO BARONI- IL CAOS DI ASTINO





L'INUTILE CITTADELLA VISCONTEA








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Si conclude così come da molti decenni non esista un “governo della città” ma soltanto un “governo degli interessi” delle categorie dominanti che gettano le briciole al "popolo" sotto forma di una università non proprio brillante (nel 2015 l'ateneo di Bergamo era all'82 contro il 100,6 di Siena, 15 posti indietro) oppure su un turismo di massa mordi e fuggi, sul funzionare da  sala di attesa tra un volo e l'altro dal Caravaggio. Poi, quando c'è da cogliere l'occasione di mostrare gli attributi, ecco che il progetto dell'ospedale finisce in mano a un francese e la costruzione ad un'impresa del Sud .













le  scivolate
di Gori



il Collegio  Baroni -1


il Collegio  Baroni - 2


il caos di
Astino


un carico  eccessivo
su strutture
delicate
 

Dopo la solenne «scivolata» dell'accesso concesso a tutte le moto nelle ore serali per Città Alta motivata ipocritamente coi problemi di registrazione (i cittadini sarebbero piuttosto laschi in merito) è scoppiata fragorosamente la questione del Collegio Baroni e tornerà tra breve alla ribalta anche il casino di Astino. Aggiungiamo l'inarrestabile dequalificazione del commercio e del turismo in città alta ed altri particolari niente affatto minuti per far capire come nella giunta Gori non ci sia un disegno compiuto ne una regia rispetto al destino di questa parte della città, diventata ormai una sala d'attesa del Caravaggio oppure preda del mordi e fuggi di torme di anziani che percorrono come pecore  la città e poi se ne vanno  lieti di avere passato un mezzo pomeriggio senza ricordare più nulla.

La vicenda del Collegio Baroni ha tutti gli aspetti che sono propri della gens bergamasca. Questo edificio prima fosse abbandonato ospitava un pensionato per gli studenti del Paleocapa. La provincia lo consegnò all'Università con l'idea di alloggiare le facoltà letterarie. Il rettore Remo Morzenti ricorda anche la modifica al progetto iniziale, ripercorrendo le tappe del cantiere, costato 14 milioni. Avviato nel novembre 2011, bloccato subito per il crollo di un muro nell'edificio adiacente in via San Tomaso, riaperto nel 2013, a luglio dovrebbe chiudere per inaugurare in autunno il nuovo ampliamento del polo umanistico.


Ma la questione vera –ORAMAI- è che a fronte di una università che stima di avere una popolazione scolastica di 20mila studenti entro il 2020, non è più accettabile una struttura “sparsa” in decine di sedi (tra Dalmine, Bergamo bassa, Bergamo a mezzo e Città Alta)  ed annessi e senza una struttura sportiva e di verde connessa alla scuola.
Il costo  degli investimenti immobiliari per rimettere in sesto questi edifici (una volta si usava il termine di “contenitori”) è stato immenso a tutto svantaggio della didattica e della ricerca e giustificato con l'affermazione riconfermata
anche dal rettore: "le univer-

Che è tutto l'opposto del popolo che vorrebbe farselo proprio.
Tutta la via Astino andrebbe ristrutturata (dimensioni, pavimentazione, alberature, ecc.) a partire da Longuelo ma l'operazione è infattibile per i costi e il caos che ne deriverebbe. Potrebbero ristrutturarla dall'incrocio con via del Bosco ma li bisognerebbe creare un parcheggio e uno snodo bus ma… parco a parte chi la paga la struttura.
E poi: che si fa “dentro” Astino?
Quindi è fortissimo il contrasto con una valle che era abituata ad una  discreta tranquillità rispetto alla bolgia che Astino sta suscitando.

Torna quindi alla luce il tema dell'utilizzo di questi contenitori nell'Italia che ha 2330 miliardi di debito, ha una crescita dove gli zero sono più degli uno e dove c'è un Paese che bada al portafoglio personale prima che agli investimenti per creare lavoro duraturo (restaurare un edificio non è un lavoro duraturo…).
Perché prima o poi, quando gli universitari bergamaschi saranno 25-30mila, tutti gli edifici attuali dovranno essere abbandonati e allora  quegli investimenti e trasformazione che ne faremo?
Ovvio: si ricomincia con la solita tirititela per spendere a debito denaro pubblico senza futuro.
Perché prima o poi si dovrà decidere che fare di Astino quando sarà finito perché quel che hanno messo in campo adesso non può durare perché non ha ne senso ne gambe economiche.

Il fatto è che se nei 50 anni precedenti molte di queste strutture fossero state poste in vendita concedendo un utilizzo privato (in genere come residenza ) avremmo ricavato moltissimo da investire per creare un campus degno di questa destinazione. Ma quesyo avrebbe compromesso la rendita degli immobiliaristi e quindi....
Oggi se metti in vendita qualcosa, non  lo compera più nessuno vista l'enorme sovra offerta edilizia di ogni destinazione oltre alla crisi.














Rivisto e corretto. «L'incidente di percorso — ricorda Morzenti — ci fece rivedere il progetto. Eliminammo i box interrati e l'aula magna ipogea, poi realizzata nella chiesa di Sant'Agostino.
Quello che si vedrà a luglio '16 sarà un edificio in classe A, geotermico, che recupera una cerniera tra città bassa e alta. Attorno al polo umanistico ruotano dai 4 mila ai 5 mila
studenti». Su circa 4 mila mq troveranno spazio un punto ristoro, un giardino accessibile a tutti, con ingresso da via Pignolo, via San Tomaso e vicolo San Tomaso, e 13 aule, grazie alle quali «saranno razionalizzati gli spazi universitari in Città Alta. Ad esempio lasceremo quelli al Seminarino che serviranno al liceo Sarpi». Infine il rettore fa una riflessione sugli investimenti dell'università: «La riqualificazione dell'ex Collegio Baroni, di Sant'Agostino, il prossimo intervento sulla Montelungo. Le università non pensano solo al sapere, ma al recupero di luoghi condivisi con la città». Ma sulla questione l'assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini non entra nel merito, «lascio ad altri il dibattito — dice —. Dico solo che gli investimenti dell'ateneo hanno una rilevanza positiva sulla città». Che, se non è una sconfessione nei confronti della stazione appaltante e del progettista, poco ci manca. Anzi...


sità non pensano solo al sapere, ma al recupero di luoghi condivisi con la città” che è un'idea della politica politicante e dei bottegai che saccheggiano le tasche degli studenti piuttosto che un contenuto.
Indubbiamente la "politica" non avrebbe saputo che farne altrimenti delle strutture investite dal processo universitario, ma l'idea di sfruttarle in questo modo s'è rivelata fallace.
Apriti cielo a Bergamo di fronte all'idea di creare un campus universitario p.e. verso Colognola-A4-AI-FFSS-SS42 (dove invece volevano fare il campo per l'Atalanta, poi abortito) di fronte alla sollevazione dei bottegai e degli affittacamere della città.
Volete mettere la bellezza della transumanza di 20mila studenti tra sopra sotto e di mezzo al posto di un campus?
L'ampliamento in corso del Collegio Baroni, per quanto mitigato, non è probabilmente un errore di disegno-progetto ma  l'errore sta a monte, nella decisione di ampliare le volumetrie utilizzabili di un edificio che è del tutto inadatto a stare li per quel dato servizio o utilità.


Sai che intelligenza!.
Rimesso a posto Astino (ma non del tutto) non sanno che farne e quindi ne inventano una dozzina all'anno. Di idee  in vendita sul c.d. mercato dell'arte e collaterali  ne vendono a migliaia.
Il fatto è che Astino (il convento e le aree annesse) hanno bisogno di un accesso pedonale esclusivo che contrasta con l'esigenza di inserirvi iniziative  molto costose e quindi necessitanti di un pubblico generosamente pagante.
Che è tutto l'opposto del popolo che vorrebbe farselo proprio.
Tutta la via Astino andrebbe ristrutturata (dimensioni, pavimentazione, alberature, ecc.) a partire da Longuelo ma l'operazione è infattibile per i costi e il caos che ne deriverebbe. Potrebbero ristrutturarla dall'incrocio con via del Bosco ma li bisognerebbe creare un parcheggio e uno snodo bus ma… parco a parte chi la paga la struttura.
E poi: che si fa “dentro” Astino?
Quindi è fortissimo il contrasto con una valle che era abituata ad una  discreta tranquillità rispetto alla bolgia che Astino sta suscitando.