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Resa dei conti nel Pd: "Così la corda si spezza". La minoranza avverte: "Senza Senato elettivo non votiamo il referendum"
Neanche da separati in casa ormai sanno più vivere. Parafrasando una
vecchia canzone, dice un renziano di ferro, “questo amore è una camera
a gas”. Anche se sarebbe meglio dire “ex amore”. Dalla minoranza Pd e
dalle truppe del segretario dem la corda viene tirata sempre di più e a
detta di entrambi i contendenti, se i toni continuano a essere questi,
non si arriva neanche al congresso ma ci si ferma al referendum. Se
Matteo Renzi si dice “deluso” poiché “leader anche autorevoli della
minoranza cannoneggiano ogni giorno contro il quartier generale”
dall'altra parte, i non renziani, osservano che ormai “la misura è
colma” e che ad aver alzato i toni sono stati ministri e componenti
della segreteria dem.
L'ultimo incendio di una lunga serie è scoppiato ancora una volta sulla riforma della legge elettorale.
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sul disegno di legge, presentato dalla minoranza nel gennaio scorso,
che rispetta l'Italicum e affida agli elettori la scelta dei
senatori-consiglieri regionali.
Ma, in un'intervista al quotidiano L'Avvenire, la chiusura di Renzi è netta: “Cambiare l'Italicum? Perché dovremmo cambiarlo?”.
Il Pd è una polveriera. L'accusa di non rispettare i patti in vista del
referendum è reciproca. Su Repubblica il titolare del dicastero della
Cultura attacca la minoranza: “Chi vuole affrontare il segretario
dentro il Pd – dice Franceschini definendosi un osservatore - lo sfidi
al congresso; chi lo vuole sconfiggere nel Paese, lo sfidi alle
politiche. Ma usare una riforma attesa da 30 anni per buttarlo giù è un
atto contro il Paese”. Ma ecco che parte l'hashtag
#franceschiniosservatore con tanto di repliche. “Un eccessivo
opportunismo produce sempre un surplus di disonestà”, scrive Miguel
Gotor. Ma il più duro di tutti è Gianni Cuperlo: “L'intervista di
Franceschini è l'espressione imbarazzante di una profonda disonestà
politica e intellettuale”.
I dem sono ai ferri corti da quando l'ex segretario Pier Luigi Bersani
dalle colonne del Fatto quotidiano, giornale non propriamente amico del
premier, ha criticato quello che ha definito il “sistema Renzi” e ha
dettato le sue condizioni per votare in modo più convinto 'sì' al
referendum. Tra queste, si torna sempre al nodo dell'Italicum, vi è la
richiesta al governo di presentare il prima possibile, prima quindi del
referendum costituzionale, una legge ad hoc per l'elezione diretta dei
futuri senatori-consiglieri regionali. La richiesta, che secondo la
minoranza faceva appunto parte di un accordo preventivo, è stata da
subito respinta al mittente e bollata come irricevibile.
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...i dem sono ai ferri corti da quando l'ex segretario Pier Luigi Bersani
dalle colonne del Fatto quotidiano, giornale non propriamente amico del
premier, ha criticato quello che ha definito il “sistema Renzi” e ha
dettato le sue condizioni per votare in modo più convinto 'sì' al
referendum.
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“Siamo stufi”, esordisce Federico Fornaro della minoranza Pd, che
solitamente usa toni pacati ma che adesso è esploso: “Il ministro
Franceschini dice di essere contrario all'elettività dei senatori ma -
sottolinea – l'elettività dei senatori era alla base dell'accordo che
ci ha portato a votare la riforma costituzionale e gli accordi si
rispettano.
Ora la misura è abbastanza colma. Francamente se si tira la corda, poi
ognuno è libero di fare ciò che vuole. La pazienza ha un limite”.
Fornaro chiede quindi al premier, “garante degli accordi”, di prendere
una posizione “chiara e inequivocabile”
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Anche il vicesegretario dem Lorenzo Guerini non aveva lasciato margini
per trattare: “Sulla legge elettorale il Parlamento ha appena approvato
la legge.
Un possibile cambiamento non è all'ordine del giorno”.
I toni sono questi e piombano nel bel mezzo della campagna elettorale
per le amministrative durante la quale “la moratoria” chiesta dal
premier non esiste più.
Un big della minoranza fa presente che i segnali arrivati dai renziani
sono tutt'altro che distensivi: “Gli attacchi più duri sono arrivati
proprio dal gruppo dirigente renziano. Noi eravamo a favore della
moratoria e siamo impegnati in campagna elettorale, ma succedono cose
insostenibili. Vogliamo parlare delle frasi del verdiniano D'Anna su
Saviano? I segretari dei circoli ci chiedono se si può continuare
ancora a stare nel Pd in queste condizioni”. Il clima in casa Pd è
quello da resa dei conti. E nessuno dei dem lo nasconde.
LaRepubblica, 29maggio2016.
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Non
c'è niente da fare: la voglia di fare del male al Paese facendo finta
di pizzicare i “compagni” di partito é una tara genetica dentro la
dirigenza del PD. Gente che esiste solo per perpetuare se stessa e il
proprio potere che una volta é lo scambio, un'altra volta é il ricatto,
la terza volta sono una combinazione di entrambi.
Non appena l'Italia respira un pochino rispetto ad una crisi economica
che dura da trent'anni per via di un debito pubblico inammissibile e
dopo una botta che dura dal 2008, ecco che quella risicatissima
crescita dell'1,1% combinata con una possibile libertà di spesa
cocnessa dai partner più alla persona che al paese, ecco che le
minoranze interne al PD cercano di ribaltare la situazione per
approfittarne.
Perché il problema non mi paiono le beghe tattiche e meramente
sopravvivenziali dei vari dirigenti del PD ma… cosa succederà
all'Italia se ci trovassimo davanti ad una crisi politica con cambio di
governo?
Già siamo nei guai per un rapporto obbligato coll'NcD-Alfano così
come ci é stato obbligato dalla mezza vittoria conseguita dallo
smacchiatore del giaguaro.
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Perché poi non é vero che cento senatori eletti direttamente dal popolo
non sarebbero “scelti” dalle oligarchie e correnti del partito
esattamente come sonoscelti dalle stesse oligarchie e correnti del partito i consiglieri comunali.
Certo che esiste una certa variabilità possibile su cui si esercitano
le preferenze degli elettori, ma noi elettori dobbiamo scegliere dal
“mazzo” che ci propongono i vertici del partito.
Sai che “livello” di scelta democratica ci danno!.
Questi contestatori che alla fine applicano la ciliegina sulla
contestazione: il Renzi ci vuole sbattere fuori dal partito non si
pongono nemmeno il problema di cosa succede all'Italia se dopo il 20
giugno cadesse il governo Renzi. Gli importa zero dell'Italia mentre
sono assai preoccupati del proprio posto di parlamentare e relativo
stipendio.
Ecco: ne abbiamo piena l'anima di personaggi di questo stampo. Ne
abbiamo piena l'anima di gente che non ha mai lavorato e non s'é mai
guadagnata la pagnotta sotto padrone e vive con stipendi 5,10,20
volte superiori ai nostri e pensa in primis a salvare solo quelli.
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Quello
che poi ebbe un ictus e che il buonsenso consiglierebbe di pensionarsi:
come accade anche a un normale operaio nelle sue stesse condizioni.
No. Quelli che ci hanno messo in queste condizioni, prima con la mezza
vittoria (e l'altra mezza buttata via nelle ultime settimane di
campagna elettorale: la vittoria ce l'abbiamo in tasca…sic!); poi con
la tragicomica commedia di Bersani in streaming coi penta stellati
(dateci il voto per far nascere il mio governo poi c'intendiamo, se…:
hai visto chi sono i 5S…), poi coll'addormentato governo Letta.
Adesso che si vede un futuro, ecco che tornano alla carica con tutta l'ipocrisia di sempre.
Se il nuovo senato non sarà elettivo, non ci stanno a votare SI. Patti per patti dicono.
Il fatto é che ridurre i senatori a 100 ed eleggerli nuovamente con una
tornata elettorale –piuttosto che estrarli dagli eletti nei consigli
regionali e dintorni- vuol dire riavviare il bicameralismo di adesso.
Saranno cento. Ma perché non 120? E perché non 150? E via via si torna
alle origine.
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Ne abbiamo piena l'anima di smacchiatori di giaguari o vignaioli che hanno condotto l'Italia ad avere 2330 miliardi di debito.
Adesso é necessario consolidare il PD per arrivare a un governo sicuro
e stabile, solo mezzo per decidere la modernizzazione del paese e una
maggiore accelerazione dell'economia.
Poi gli elettori non solo non vogliono il senato elettivo di cento
senatori ma non vogliono proprio due camere e vogliono cancellare
definitivamente pure le regioni, che sono diventate un ulteriore zona
infetta della politica. Gli italiani ammettono il ruolo di
testimonianza e di auto rappresentazione delle loro mille anime così
come si vedono nella sinistra e nella destra italiane. L'individualismo
parrocchiale degli italiani é nel dna di molti.
Personalmente voglio guardare non solo all'Europa ma al Mediterraneo e
al Mondo piuttosto che alle fregnacce di Cuperlo, Bersani,
Franceschini, Fassina, Vendola, Gotor e –perché no?- anche quelle di
nonno Scalfari.
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QUELLE
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