A GUARDARE ALLE COLLINE 09 FEBBRAIO 2023

























































Di cosa parliamo in questa pagina.





















CURNO: MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE AVVIANO LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI
Assente dalla seduta la vicesindaca Ivana Rota assessore all'istruzione, diritto allo studio ed alle politiche sociali e per le famiglie nonché  il capogruppo della maggioranza Insieme per Curno Fabio Ravasio l'intero consiglio comunale ha approvato una variazione di bilancio che consente al comune di aderire al progetto di costituzione di una (società) azienda speciale consortile nell'ambito territoriale di Dalmine - di diritto privato in seno all'ASL di Dalmine.
Dice il sindaco che l'azienda speciale consortile  consente di assumere personale più agevolmente oppure finalizzare gli acquisti di beni e servizi in modo più veloce ed efficace rispetto a quanto si faceva in precedenza e quindi da parte del nostro comune che già si appoggia all'ambito di Dalmine per tutta una serie di servizi alla persona risulterà un vantaggio.
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CASO COSPITO:L'ACCOZZAGLIA DI GENI TRA PARLAMENTO E VIA ARENULA
Certo è che al Ministero della Giustizia di via Arenula a Roma ci debbono essere dei veri geni i quali assieme a due ministri – Cartabia ieri e Nordio oggi- ne sanno combinare di davvero bestiali. Come il mettere un innesco acceso accanto a un pacco di tritolo.
Come il mettere un Cospito negli stessi carceri di mafiosi e dranghetisti condannati alla reclusione col 41bis. Un classico del burocrate italiano: tutte le carte a posto e niente in ordine.
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INGEGNERIA DI UNIBG ANDRA' ALLA REGGIANI?
Anche per l’Università di Bergamo sta arrivando il momento di diventare “grande”. Grande come lo intendevano i nostri vecchi per i giovani al loro fianco. Il neo rettore Sergio Cavalieri si è orientato per creare nell’ex stabilimento della Reggiani il campus universitario di ingegneria. Su un’area di 110mila metri quadrati ed un investimento previsto di 80 milioni. La notizia ha gettato nel panico l’enorme massa di colletti bianchi, bottegai, immobiliari  per non contare le migliaia di privati cittadini affittacamere (in nero?) agli studenti che hanno sempre usato l’università come una vacca da mungere senza mai pagarle il fieno. Una sorta di diritto naturale allo sfruttamento del bene pubblico in danno di studenti (e insegnanti). Coadiuvati in questo dalla voglia dei vari rettori di fare crescere la dimensione dell’UniBG.
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COLLEGAMENTO ALLA PAGINA WEB DELLA CARTA DEI PERCORSI











































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!




























CURNO INTANTO DORME






































































































































































































CURNO: MAGGIORANZA ED OPPOSIZONE AVVIANO LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI
Assente dalla seduta la vicesindaca Ivana Rota assessore all'istruzione, diritto allo studio ed alle politiche sociali e per le famiglie nonché  il capogruppo della maggioranza Insieme per Curno Fabio Ravasio l'intero consiglio comunale ha approvato una variazione di bilancio che consente al comune di aderire al progetto di costituzione di una (società) azienda speciale consortile nell'ambito territoriale di Dalmine - di diritto privato in seno all'ASL di Dalmine.
Dice il sindaco che l'azienda speciale consortile  consente di assumere personale più agevolmente oppure finalizzare gli acquisti di beni e servizi in modo più veloce ed efficace rispetto a quanto si faceva in precedenza e quindi da parte del nostro comune che già si appoggia all'ambito di Dalmine per tutta una serie di servizi alla persona risulterà un vantaggio.

Il cosiddetto centrosinistra  in qualche modo travestito che si con-figura come Vivere Curno, seguendo appieno la politica renziana di smobilitare in nome dell'efficienza risparmio celerità tutte le attività pubbliche più rilevanti, dopo avere deciso di consegnare ad un privato esterno i beni pubblici in appalto, il rifacimento dell'impianto di illuminazione, la gestione dei due CVI , di finanziare da sempre le scuole private da zero a cinque anni, di consegnare ai privati attraverso il piano del diritto allo studio quasi mezzo milione di euro per la cura dei ragazzi portatori di handicap e di essere il maggiore finanziatore di chiesa&parrocchia di Curno per una serie di servizi che vanno dalla scuola fino all'assisten- za psicologica o alla funzione di truppe di interposte fazioni sempre in lite (nelle case popolari…) adesso compie il suo capolavoro.
L'assistenza sociale viene messa in mano a una società di diritto privato creata da soci pubblici (i comuni dell'ambito di Dalmine) ed è facile prevedere che man mano il comune sceglierà di delegare vieppiù le attività proprie in materia.
Com'è già successo con la società per la raccolta dei RSU di cui il comune è diventato azionista salvo scoprire che… poi quella società deve trovare “dove” piazzare i rifiuti raccolti e il cane si morde la coda. Un carrozzone  inutile.
Tutto questo proprio nei mesi successivi alla pandemia quando è in atto uno scontro titanico tra chi vuole potenziare i servizi socio sanitari a livello locale – Majorino dove sei?...- e  chi no facendo finta di creare delle fantomatiche case della comunità che … sono vuote di medici e personale. Senza contare la perdurante assenza a ventate di molti medici di famiglia sul territorio.

Naturalmente Vivere Curno non ammetterà mai che le due “significative” assenze dalla seduta consigliare nella maggioranza del capogruppo Ravasio e dell'assessore ai servizi sociali nonché vicesindaca Rota proprio quando si vota una decisione di questa portata siano del tutto casuali ma queste due assenze hanno un elevato valore politico. Semmai i due se ne siano (almeno) resi conto perché dubitiamo che quella dozzina di anime che hanno votato all'unanimità se ne siano almeno accorte.

Non solo il Comune con queste serie di appalti dei propri servizi si mette nella condizione di essere sotto il cappio delle società con cui ha stipulato i contratti ma sostanzialmente non è più nemmeno in grado di verificare e controllare la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Se l’istituzione molla il governo perché non lo regge, cosa vuole controllare?.
Infatti il Comune NON ha mai fatto certificare da un ente pubblico o privato esterno la qualità dei servizi offerti e la rispondenza alle regole contrattuali: si affida all'italico stellone con gli incontri del giovedì mattina -solo mezzora però…- al bar.
Mezz'ora solo ti vorrei cantava nel 1938 su versi di Umberto Bertini la brava Paola Marchetti inciso dalla Parlophon una prima volta nel 1938 da Nuccia Natali. Ma nel 1938 la Paola Marchetti non si accontentava di mezz'ora solo bensì pretendeva almeno un'ora.

COSPITO:L'ACCOZZAGLIA DI GENI TRA PARLAMENTO E VIA ARENULA
Certo è che al Ministero della Giustizia di via Arenula a Roma ci debbono essere dei veri geni i quali assieme a due ministri – Cartabia ieri e Nordio oggi- ne sanno combinare di davvero bestiali. Come il mettere un innesco acceso accanto a un pacco di tritolo.
Come il mettere un Cospito negli stessi carceri di mafiosi e dranghetisti condannati alla reclusione col 41bis. Un classico del burocrate italiano: tutte le carte a posto e niente in ordine.

Spiegone del 41bis. I detenuti al 41 bis sono obbligatoriamente in cella singola, senza eccezioni. Sono due al giorno le ore di socialità in gruppi composti da massimo quattro persone. La legge stabilisce che i detenuti al 41-bis possano effettuare un colloquio al mese dietro a vetro divisorio (tranne che per i minori di 12 anni) della durata di un’ora (sei i colloqui mensili per i detenuti “comuni”, senza barriere divisorie) e videosorvegliati da un agente di polizia penitenziaria (e, su ordine dell’Autorità giudiziarie, anche eventualmente “ascoltato” dallo stesso agente). Nel caso in cui i detenuti non effettuino il colloquio visivo mensile, possono essere autorizzati, dopo i primi sei mesi di applicazione del regime, a svolgere un colloquio telefonico con i familiari, che devono recarsi presso l’istituto penitenziario più vicino al luogo di residenza al fine di consentire l’esatta identificazione degli interlocutori. La partecipazione alle udienze è esclusivamente “da remoto” in videoconferenza.
Chi decide chi deve stare al 41 bis? La decisione avviene con decreto motivato del ministero della Giustizia – anche su impulso del Ministero dell’Interno – di norma su proposta del pubblico ministero incaricato delle indagini e sentita la Direzione nazionale Antimafia e le forze di polizia.
Devono sussistere due presupposti: l’uno “oggettivo”, cioè la commissione di uno dei delitti “di mafia” previsto dall’art. 4 bis c. 1 ord. pen., l’altro “soggettivo”, occorre infatti dimostrare la presenza di “elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un’associazione criminale, terroristica ed eversiva”. L’applicazione del regime dura 4 anni e può essere prorogata se ne sussistono ancora i presupposti (in particolare quello “soggettivo” della la capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale, terroristica o eversiva di appartenenza).

Spiegone su Cospito. Alfredo Cospito, cinquantacinque anni, è in sciopero della fame da circa 100 giorni proprio per protestare contro il regime di 'carcere duro' al quale è sottoposto. Cosa ha fatto? Detenuto da oltre 10 anni, nel 2014 è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato nel 2012 l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, atto rivendicato dalla sigla Nucleo Olga Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale. Cospito è accusato anche di aver piazzato due ordigni a basso potenziale vicino alla Scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006.

Era noto all’universo che il Cospito stava mettendo in atto uno sciopero della fame non tanto per farsi cambiare disposizione personale ma per fare abolire -a livello nazionale- proprio la carcerazione sotto le condizioni del 41bis. La quale condizione prevede – qui sta l’intelligenza sopraffina della ministra Cartabia e dell’enorme staff pro-ministeriale che c’è nel palazzone- “due ore al giorno di socialità in gruppi composti da massimo quattro persone”. L’innesco accanto al pacco di tritolo.

In Italia ci sarebbero attualmente circa 750 persone sottoposte a questo regime carcerario e tra i detenuti sottoposti al regime del 41 bis ce ne sono molti condannati per reati non legati al crimine organizzato o perfino in attesa del giudizio definitivo (sarebbero circa 1/3 del totale). Cospito è uno di questi condannati per reati non legati al crimine organizzato.
Nessuna meraviglia quindi che Cospito abbia o sia stato in contatto con almeno tre “colleghi” come il camorrista Francesco Di Maio Cospito cui ha ribadito «non deve essere una lotta solo per me», ricevendo l’invito a insistere: «Questa miccia non deve esser spenta, noi ti siamo solidali». Poi anche lo ’ndranghetista Presta. A quest’ultimo che lo incitava a «mantenere sempre l’andamento, altrimenti poi si dimenticano, bisogna sempre attirare l’attenzione, non è più come negli anni Ottanta», l’anarchico avrebbe risposto: «Sì, ma ormai un colpo di Stato non serve neanche più, neppure con il fascismo si otterrebbe qualcosa, bisogna proprio cambiare la società». Poi anche - a Sassari- Pietro Rampulla, condannato per la strage mafiosa di Capaci del 1992 ma in precedenza aderente al movimento neofascista Ordine nuovo diceva che la «lotta contro il 41 bis e contro l’ergastolo ostativo che non deve essere solo per me, noi 41 bis siamo tutti uguali». Affermazioni che Cospito aveva detto e scritto pubblicamente fin dall’inizio della sua protesta.

La vicenda di Cospito e del caos culturale politico procedurale moralista e del fanigottismo che vige dentro il Ministero e nella testa di certi Ministri fa esattamente il pari con un altro problema: il fine vita. Nel Ministero ma anche nel Parlamento.
In Italia, la Costituzione riconosce che nessuno può essere obbligato ad alcun trattamento sanitario contro la propria volontà e prevede altresì che la libertà personale è inviolabile. Con sentenza 242/2019 la Corte costituzionale, grazie alla disobbedienza civile di Marco Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani, ha riconosciuto anche il diritto al suicidio medicalmente assistito per le persone che ne formulino richiesta in piena lucidità, con patologia irreversibile, insopportabili sofferenze fisiche o psichiche e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Però manca ancora una legge che preveda la possibilità di aiuto medico alla morte volontaria per le persone che non dipendono da trattamenti di sostegno vitale.

Insomma la politica non ha il coraggio di assumersi l’onere di scegliere e di decidere anche perché ci sono alcuni “delitti e colpe” che se vengono commessi in danno di certe istituzioni non te la perdonano proprio. Quei due ordigni a basso potenziale piazzati da Cospito vicino alla Scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006 segnano la sua inevitabile fine (fisica).

Gian Carlo Caselli sostiene che bisogna trovare una risposta praticabile. Ma quale?
Si potrebbe partire confrontandosi sulla tesi se fuori del perimetro specifico della criminalità mafiosa il 41 bis non sia così indispensabile come lo è per i boss irriducibili. Se la tesi fosse condivisa si dovrebbe tradurla in un congruo aggiornamento della disciplina normativa sia dei circuiti carcerari di sicurezza sia della tipologia dei detenuti di ciascun circuito, riservando appunto ai mafiosi il regime di maggior rigore del 41 bis (blindandolo contro le ricorrenti tentazioni di rimuoverlo). In un simile contesto, l’eventuale revoca del 41 bis a Cospito non suonerebbe come provvedimento ad personam, ma piuttosto come rientrante in un disegno più ampio di carattere generale.
Ovviamente, una soluzione del genere (o ispirata ad altro tipo di mediazione senza cedimenti) postula un minimo di concordia in Parlamento. Dove invece sembra regnare — almeno in alcuni — la propensione a utilizzare (anche quando si tratta di atti «sensibili» riservati) quel che sembra più conveniente alla propria fazione. Il famoso «bene comune»!

INGEGNERIA DI UNIBG ANDRA' ALLA REGGIANI?
Anche per l’Università di Bergamo sta arrivando il momento di diventare “grande”. Grande come lo intendevano i nostri vecchi per i giovani al loro fianco. Il neo rettore Sergio Cavalieri si è orientato per creare nell’ex stabilimento della Reggiani il campus universitario di ingegneria. Su un’area di 110mila metri quadrati ed un investimento previsto di 80 milioni. La notizia ha gettato nel panico l’enorme massa di colletti bianchi, bottegai, immobiliari  per non contare le migliaia di privati cittadini affittacamere (in nero?) agli studenti che hanno sempre usato l’università come una vacca da mungere senza mai pagarle il fieno. Una sorta di diritto naturale allo sfruttamento del bene pubblico in danno di studenti (e insegnanti). Coadiuvati in questo dalla voglia dei vari rettori di fare crescere la dimensione dell’UniBG.
La notizia ha gettato nel panico anche la classe politica di ogni colore, in primis quell’area di ex democristiani e cattocomunisti che hanno SEMPRE visto l’università “sparsa sul territorio” come il primo strumento per tenere sotto controllo qualsiasi “pericoloso” movimento studentesco. L’idea democristiana -proprio attorno agli anni del ’68- di disperdere le università una per ogni provincia è stata subito sposata dalla sinistra in nome dell’accesso a quella scuola delle classi popolari.
La classe politica indigena ha anche visto nell’arrivo di una università cittadina l’occasione per sbolognarle tutta una serie di fabbricati lasciati rottamare dalla politica di cui non sapeva nemmeno che farsene. Vedi UniBG che ha risolto decine di “problemi immobiliari” pubblici e privati.
L’attuale dispersione di UniBG in undici sedi differenti è un assurdo che solo delle mentalità leggermente arretrate poteva immaginare. Senza contare la montagna di denari spesi per rimettere in sesto quei fabbricati in buona parte collabenti o abbandonati.
Ovviamente anche questa ipocrisia era venduta per il bene comune: che farne altrimenti di Sant’Agostino senza un’idea? Che farsene del capannone di via Caniana?. Che farsene dei fabbricati di via F.lli Calvi? Ecc. ecc..
Questa dispersione in undici sedi “distribuisce” la potenziale utenza degli studenti affittuari di camere su tutto il territorio soddisfacendo in questo modo un’ampia  rete elettorale.
L’università come motore per fare soldi ai privati piuttosto che dare una forte valenza culturale. Perché se cresci in fretta, non cresce altrettanto in fretta la qualità dell’insegnamento.

Questo ex stabilimento Reggiani -realizzato su progetto di Bergonzo Alziro (Alziro Bergonzo è l'autore di progetti come la sistemazione di piazza della Libertà e della ex Casa Littoria che vi sorge) ed Eynard Giancarlo tra il 1950 -1966 è abbandonato nel 2008. L’area su cui sorge è di 110mila mq e poggia sul tratto NE della circonvallazione cittadina. Ad ovest c’è la villa  Grismondi Finardi mentre ad est -di la della circonvallazione – c’è una grande brutta e disordinata area -chiamiamola commercial industriale- nella quale si sperimentano destinazioni diverse che però si concludono quasi tutte in fretta.
Pensiamo che il progetto di pensare all’UniBg come un insieme di  campus -probabilmente solo due: umanista e tecnico- sia da accogliere positivamente anche se le aree più logiche erano quelle del c.d. Parco Ovest che stanno a cavallo della ferrovia e dell’asse interurbano.
Il difetto principale di UniBg come di tutte le università provinciali sta nel fatto che uno va al nido coi suoi compagni. Poi passa alla scuola materna con gli stessi compagni. Alla fine della sua storia scolastica anche se arriva all’UniBg… è sempre accompagnato in massa dai… suoi compagni. Si risponde a questa tesi  che esiste Erasmus e che adesso i giovani viaggiano low cost  con occasioni e frequenze inimmaginabili nel ’68.
Ovvio che per una società con radici contadine e cattoliche molto profonde è inimmaginabile la creazione di “un’altra comunità” che non abbia la parrocchia la famiglia il cortile come “focolare” della società.
Però io ricordo “l’impressione” che ebbi quando al primo anno di università -1966- conobbi dei ragazzi egiziani ed israeliani. Che non è la stesa cosa conoscerli sulla spiaggia oppure in un bar di Barcellona.