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CHE BELLO CHE SARA' IL GOVERNO MELONI
Scontato il clima di attesa del nuovo governo Meloni: “lo giudicheremo
da quello che fa” ci stiamo avviando per un revival di vecchie
cartapecore che hanno già fallito due volte. Tutto questo gioco della
Meloni di interpellare questo o quel tecnico esterno ai partiti della
coalizione è solo uno specchietto per le allodole che conducono i talk
show. Non solo alla coalizione ed alla Meloni in particolare non
interessa qualche ministro esterno che sia più bravo di lei ma nemmeno
lo vuole. Come non lo vogliono i suoi tre soci.
Gli elettori le hanno consegnato il campanellino del governo ma le sono
arrivati anche due segnali chiari. Le bollette energetiche
raddoppieranno nel 2023 e il paese sarà in recessione già alla fine del
2022. Confcommercio e Confindustria.
Finisce la “pacchia” dei bonus del 110% che hanno contribuito alla
crescita dell'inflazione e favorito una evasione di massa con migliaia
di imprese nate dal nulla e che scompariranno nel nulla frodando
imposte ed iva. Basta un'occhiata in giro per verificare quante vetture
da oltre 60mila euro hanno preso a circolare negli ultimi due anni.
2021 e 2022. Tutte di operai da 1200 euro mensili e poltronari da RdC ?.
Un altro pericolo incombe. Se a giugno del 2023 il governo Meloni
getterà la spugna, il Mattarella incollatutto assieme al prossimo
segretario piddino correranno in soccorso per un nuovo governo di
salute pubblica nazionale. Perché Letta ha detto che il PD non ripeterà
l'esperienza ma Letta scomparirà in Francia prima termini l'inverno
prossimo. Figurarsi se gli eletti piddini e non solo quelli correranno
il rischio di una tornata elettorale disastrosa piuttosto che perdere
il seggio in parlamento. Poi c'è sempre la tattica più sfacciata: la
massa dei parlamentari poltronari salva anche i piccoli gruppetti dei
puri e duri.
Nel prossimo governo Meloni poi ci sarà sempre la tara di essere un
governo centro meridionale. Vale a dire dove la maggior parte della
classe politica è centro meridionale. E non perché la Lega s'è ridotta
al 9% ma perché il potere sta a Roma e se non sei del centro meridione
non arrivi ne alla presidenza della Repubblica e tantomeno a quella del
Consiglio. Figurarsi ministro o sottosegretario. Terrone devi essere o
perlomeno al di sotto dell'Arno.
L'ultimo -ma sarà il primo del governo Meloni- aspetto lo si rileva
dalla carta del limes germanico oppure da quella del kerneuropa. Vale a
dire la catena del valore tedesco in EU.
Come si vede dalla carta tutta l'Italia che crea PiL fa parte di un
sistenma di creazione di valore che ha al suo centro la Germania.
La Germania forte del suo basso indebitamento pubblico ha varato un
maxi-scudo da 200 miliardi che la proteggerà «contro la guerra
energetica» ma anche contro la recessione data per certa tra fine 2022
e inizio 2023 e contro l'inflazione che a settembre è arrivata al 10%
(10,9% secondo l'indice armonizzato con gli altri Paesi Ue), per la
prima volta a due cifre da 70 anni, dalla guerra di Corea a inizio anni
50.
Il governo della coalizione semaforo Spd-Verdi-Fdp ha annunciato a
sorpresa che il Fondo per la stabilizzazione dell'economia
(Wirtschaftsstabilisierungsfonds WSF) creato nel marzo 2020 per la
pandemia e utilizzato fino a giugno di quest'anno verrà riattivato
nelle prossime settimane per essere usato nuovamente, in via
straordinaria, come «scudo difensivo contro la guerra energetica» fino
al marzo/aprile 2024 con una dote da 200 miliardi pari a circa il 5%
del Pil. Il WSF consentirà allo Stato federale di farsi carico in gran
parte del caro bollette. Servirà ad alleggerire l'onere dell'alto
prezzo del gas per imprese, Pmi, artigiani, famiglie e pensionati,
compensando direttamente i produttori/distributori e riducendo la
forchetta tra i prezzi di mercato e i prezzi di vendita alla clientela.
Ovvio che questa parte d'Italia germano centrica veda con favore la
scelta tedesca e ne reclami una anche italiana. Qui siamo però alle
comiche dal momento che oltre al fatto che non possiamo indebitarci
ancora peggio di adesso, siamo in presenza di una Lega che propone un
extradebito di ben 30 miliardi.
Logica dice che se la Germania ha bisogno di 200 miliardi per l'Italia
ne occorrono perlomeno 150. Vale a dire cinque volte più delle trovate
di Salvini.
L'Italia si aspetta già 191,5 miliardi del NGEU-PNRR e “dovrebbe” unirvi altri 150 miliardi.
Siamo a posto.
Il prossimo governo Meloni é a posto.
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CUCINA CASALINGA
Sabato scorso c'è stato un convegno all'Isolotto di Ponte san Pietro
dove i vari comitati promotori della conservazione di quel territorio
hanno chiamato i cittadini ad una informazione e riflessione sul
problema del controllo e della riduzione delle c.d. “piante aliene”
dall'Isolotto. Le “piante aliene” sono quelle che introdotte in Italia
da tempo oltre a non essere produttive di reddito hanno la pericolosa
capacità di annientare anche la flora autoctona.
La prima osservazione riguarda il centinaio di persone presenti
tra quelle che l'hanno seguita nelle sue tre parti (due lezioni e una
visita sul campo) e quei ciclisti che passando sulla pista ciclabile si
sono fermati più o meno tempo ad ascoltare.
La prima lezione informazione è stata tenuta da Luca Mangili
presidente del gruppo Flora Alpina Bergamasca. Ricca di
informazioni numeriche e povera di spiegazioni dal momento che le
piante aliene non sono state introdotte per malizia di qualcuno ma per
ignoranza e curiosità che coniugate con alcune evenienze storiche ne
hanno moltiplicato gli effetti negativi. Primo imputato della categoria
è stato il solito ailanto introdotto in Italia nell'Orto Botanico di
Padova nel 1743 proveniente dalla Cina.
Alla lezione di Mangili è seguita l'informazione dell'agronoma Anna
Mazzoleni responsabile sul campo dei lavori di
riqualificazione naturalistica dell'Isolotto di Ponte S. Pietro
finanziati dalla Fondazione Cariplo con una somma di 85mila euro. E qui
sono venute alla luce delle info non proprio piacevoli.
L'ailanto si controlla e si sopprime con delle iniezioni nella base
dell'albero e nelle radici di glifosato. La seconda informazione è che
nel decennio di intervento di controllo e di eradicazione
dell'infestante hanno scoperto che per merito di un fungo che cresce
sull'albero, questo produce la morte dello stesso ospite. Il fungo è
stato raccolto dall'Università di Milano, é stato esaminato e
riprodotto in laboratorio e una volta iniettato nell'albero ne produce
l'essicamento.
Come si vede trattasi di due interventi che destano grande allarme nei
cittadini per l'uso del glifosato e per l'applicazione della lotta
biologica … senza che vi siano state sperimentazioni e controlli nel
tempo. Tra gli altri aspetti da tenere in considerazione ci sono le
contraddizioni tra norme europee, statali regionali ed assenza di
regolamenti comunali (sul verde e sul controllo delle specie aliene)
che sono andate a impattare sulla presenza nell'Isolotto di un pozzo
artesiano comunale (senza contare quelli poco più lontani).
Oltre a non dimenticare che nell'operazione di lotta e contenimento
delle specie aliene ne lo Stato ne la Regione ne la Provincia nei i
Comuni ci hanno messo un euro.
Tra le altre disgrazie mentre il Comune di Ponte “combatte” l'ailanto
sull'Isolotto (coi soldi degli altri: però) non ci mette un euro per
combatterlo lungo l'asta del Quisa e le scarpate della ferrovia che…
funzionano da serbatoio per mantenere ed aumentare l'infestazione. A
dimostrare quanto gli importi. Il Comune di Curno non ha partecipato
neanche con una banale adesione.
Tra l'altro basterebbe spendere un euro per abitante per mantenere anno
dopo anno la lotta per contenere l'infestazione delle tre specie più
pericolose ma siccome i comuni non hanno un regolamento del verde
“scritto con la crapa”, spesso accade che proprio loro piantino alcune
specie aliene come verde pubblico.
Intanto che sull'Isolotto si parlava di “cose serie” la
biblioteca di Curno ha accolto la mostra dell'Anfor vale a dire
l'associazione degli ex forestali quando ancora non erano stati
incorporati nei carabinieri. La solita trombonata degli ex che
innanzitutto non hanno mai accettato la fusione dei due corpi (per mano
del governo Renzi). Eccoli li tutti schierati le due dozzine di
tromboni che quando c'è da fare la foto di rito non mancano mai
salvo poi che scompaiono tranne… che nel farsi pubblicare puntualmente
l'esito di certi sequestri di cacciagione e attrezzi abusivi.
Noi siamo convinti che “era meglio” che una istituzione come il Comune
NON accogliesse e sponsorizzasse questa manifestazione dal momento che
l'Anfor si pone in evidente contrapposizione con quella che è stata una
decisione del Parlamento italiano. Ma c'è poco da sperare che gli
attuali e gli ex amministratori di Curno riescano a “cogliere” questa
sottigliezza che poi tanto sottile non é. Sulla biblioteca di Curno
sventola la bandiera nazionale e chi non è d'accordo col Parlamento
nazionale cerca un'altra sede per le sue manifestazioni. E non
coinvolge nemmeno le scuole.
L'ultima immagine è di un articolo di L'Eco di sabato 9 ottobre e il
titolo dice già parecchio: “Pioggia di fondi per i progetti del 2023.
Capitale della Cultura. A Bergamo e provincia finanziate 42 iniziative
per un milione e 750mila euro Ghisalberti: grati a Cariplo e alle
Fondazioni di Comunità di Bergamo e Brescia. Fondamentale il loro
aiuto.”
Scorrendo la tabellina delle iniziative finanziate si scopre che… Curno non compare con una manifestazione propria finanziata.
Non compare perché non l'aveva nemmeno proposta.
Il bello è che dispone di un auditorium, di vasti spazi all'esterno e quindi ci poteva stare moltissimo.
La giunta Gamba e la solita assessora Bellezza hanno perso un'altra
occasione per inserire il paese in un circuito positivo che non sia
sempre e solo quello di esistere come centro commerciale provinciale e
come refugium peccatorum di tutti i furbi ammanigliati che hanno
bisogno di un reddito di cittadinanza travestito da qualche c.d.
servizio sociale.
Perché per le giunte delle varie madamine la socialità consiste nel
finanziare la popolazione che già sta meglio mentre per i giovani
stradafacendo.
Il Comune di Curno non paga i suoi debiti ma pretende i suoi crediti
delegando la riscossione all'AdE-R. Non solo: sbaglia l'indirizzo dei
cittadini perché i suoi uffici fanno solo da ottusi passacarte e non
provvedono ai controlli dei trasferimenti di proprietà. Così il comune
si potrebbe trovare nella situazione di vedersi sequestrata un'opera
pubblica per… propria iniziativa. Succede quando gli uffici non
comunicano tra di loro. Oppure sono vendette della maggioranza contro
chi la combatte.
Dunque un cittadino vende nel 2008 ad una società i propri terreni e
registra il preliminare di compravendita. Il cittadino migra altrove e
la società acquirente non paga le tasse comunali. Dopo dieci anni il
comune si accorge dell'evasione e imputa al cittadino le tasse evase
oltre alle sovratasse: 27 mila euro. Quando il cittadino riceve la
comunicazione manda al comune una pec segnalando il passaggio di
proprietà. Il comune non cura nemmeno di verificare la faccenda. Nel
frattempo il comune costruisce su una parte di quelle aree un'opera
pubblica ma in sette anni di progettazioni ed esecuzione il Comune non
riesce a fare i necessari frazionamenti per stipulare l'atto notarile
per il trasferimento della proprietà delle aree occupate dall'opera
pubblica. Se il Comune dorme per non pagare al cittadino (una cifra
superiore a 14mila euro) quanto dovuto, è invece assai sveglio nel
pretendere il pagamento delle imposte e manda il tutto all'AdE-R la
quale minaccia di mettere all'asta i beni in casi di mancato pagamento.
Il cittadino applicando una norma di legge chiede all'AdE-R la
rateizzazione in 72 mesi delle somme dovute e questa lo concede. Nel
frattempo chiede al comune di anticipare buona parte della somma delle
aree acquisite per pagare le rate. Il Comune nega. Vale a dire che
l'AdE-R potrebbe mettere all'asta anche l'opera pubblica insistente su
quelle aree. Solo Curno può arrivare a farsi sequestrare un'opera
pubblica per una intorcionata come questa. 2008-2022: quattordici anni.
Il cittadino attende a piè fermo che l'AdE-R metta all'asta l'area. E
il pezzo di pista ciclabile che c'è sopra.
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COLPIRE LA RUSSIA DOVE FA I SOLDI
Non ci voleva molto per prevedere che un certo tipo di infrastrutture
divenissero obiettivo militare nell'invasione russa dell'Ucraina. E’
sempre accaduto in tutte le guerre del ‘900.
I primi ad essere aggrediti e danneggiati (non troppo) sono stati
il gasdotto “nordstream 1” in due punti a NE dell'isola danese di
Bornholm e poi il “nordstream 2” anche qui in 2 punti a SE della stessa
isola. Entrambi in acque internazionali. Si tratta di due conduttore
con tubazioni di acciaio dal diametro di 1220 mm e da 40 mm di spessore
rivestite da una corteccia di calcestruzzo da 150mm posati a una
profondità media di 80 metri. Se si osserva bene uno spessore del tubo
di 40 mm per un diametro di 1220 mm lascia perplessi: piuttosto sottile.
Ovviamente non si è mai saputo chi abbia compiuto l'operazione e probabile non si sappia mai.
Nelle ore appena scorse è toccato ai due punti ferroviario ed
autostradale che uniscono la Russia alla Crimea. Con una precisione
temporale molto curata è stato fatto saltare in aria un tir che
transitava sull'autostrada proprio nel momento in cui sulla ferrovia
sovrastante (ma su altro viadotto affiancato a quello dell'autostra-
da) transitava un convoglio di cisterne di carburante. L'incendio ha
interrotto i collegamenti fra la penisola di Taman, nel territorio di
Krasnodor in Russia e la penisola di Kerc in Crimea, territorio annesso
dalla Russia dopo l'invasione del 2014. Mentre la ferrovia non è stata
interrotta una delle due corsie dell'autostrada è collassata in mare.
Come si vede sia il danno inferto ai due gasdotti nordstream che ai due
ponti di Kerc sono stati importanti ma sostanzialmente la loro funzione
non è stata definitivamente interrotta.
I due viadotti di Kerc rappresentano un vero e proprio cordone
ombelicale della Russia e la Crimea il tutto di assoluta necessità
russa mentre i due nordstream sono necessari sia alla Germania ed
all'UE.
Ma in Crimea arriva dall'Ucraina anche un canale idrico fondamentale
per l'acqua necessaria alle persone ed all'irrigazione della penisola
che parte dal fiume Dneper nella città ucraina di N. Kakhovka.
Interrompere questo canale al confine dell'Oblast di Cherson e la
Crimea significherebbe rendere quasi sterile e inabitabile la Crimea
stessa.
Altre infrastrutture importanti sono i gasdotti Jamal, Brotherhood e Soyuz questi ultimi due che passano nell'Ucraina.
Stabilire o orientare qui l'opinione su chi siano gli autori politici
che hanno organizzato gli attacchi ai due nordstream oppure al doppio
viadotto di Kerc non ci pare importante ma si comprende benissimo che
gli enormi introiti della Russia nella vendita del gas siano il motore
che alimenta in gran parte la guerra d'invasione dell'Ucraina.
L'Occidente ha bisogno di interrompere queste arterie preziose per la
Russia. Verificato che le altre sanzioni non hanno ancora fermato
l'invasione, la “decisione” di colpire alcune infrastrutture che
producono fondi e collegamenti necessari alla Russia per mantenere
l'invasione è sicuramente un fattore bellico fondamentale prima ancora
che la fornitura di armi dall'Occidente.
Ecco perché pensiamo che nelle prossime settimane ri-torneranno ed
aumenteranno queste aggressioni distruttive miranti proprio a fare
saltare il banco dell'invasore.
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