A GUARDARE ALLE COLLINE  18 APRILE 2022

























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















CRISI IDRICA ED ALTRI ARGOMENTI
L'Eco di Bergamo (ma non solo questo quotidiano) da alcuni giorni stanno pubblicando articoli per prepararci “morbidamente” alla prossima crisi idrica che coinvolgerà tutto il settentrione italiano. Da dicembre 2021 alla fine di aprile 2022 mancano almeno 500 mm di pioggia sul territorio bergamasco. Cinquanta centimetri: più o meno –anzi: siamo a 60-70cm in certe zone- mezzo metro di acqua che non è piovuta. Non è caduta  ne come acqua ne come neve ed è sicuro che questa estate dovremo razionare l'acqua dal momento che se in un anno in bergamasca ne cadono all'incirca 142 cm significa che abbiamo un deficit superiore a 1/3. Per di più nella stagione che è più necessaria sia per abbeverare l'uomo e gli animali che per irrigare le campagne.
Ormai al problema delle perdite idriche delle condotte dell'acqua potabile (che “dicunt” da noi sono contenute o accettabili) sta sostituendosi con la vera e propria mancanza d'acqua che semplicemente non è arrivata. Soprattutto al nord Italia.
C'è anche da augurarsi che nei prossimi mesi di maggio e giugno la media delle precipitazioni non venga recuperata dal momento che saremmo travolti da inondazioni e  frane dappertutto.
Si può dire … andiamo bene!: dal covid alla guerra alla siccità. Non ne basta uno alla volta: nel 2022 ne abbiamo addosso addirittura tre.
Adesso scatterà la solita “operazione suore poverelle” vale a dire una serie di raccomandazioni sulla riduzione dei consumi dell'acqua potabile e di uso domestico.
(...)

LIBERAZIONE DELL'UCRAINA
Su queste pagine abbiamo espresso fin dall'inizio l'idea che l'Ucraina non fosse così europea da essere inserita come il 29 stato dell'UE. E non per il regolamento europeo che stabilisce le condizioni per l'adesione ma perché come tutti gli stati usciti dalla dominazione dell'URSS hanno ancora inculcato un'idea della democrazia non compiuta. Quei paesi hanno sicuramente compreso che stare in Europa significava stare meglio economicamente e civilmente ma l'ha compreso prima di tutto la Germania e in cascata tutti i paesi –l'Italia tra i primi- con l'economia legata alla Germania che valeva la pena avere “qui vicino” un terzo mondo da sfruttare senza pagare dazio. L'espansione ad est della NATO è stata la condizione sine qua non quei paesi non sarebbero entrati nell'UE. Si dirà che non per tutti è stato così: ma si deve anche ammettere che delle contraddizioni ci sono sempre state.
Sostanzialmente quei paesi dell'ex impero sovietico sono stati rimessi in piedi dall'UE –Germania Francia e Italia  principalmente- rispetto alle condizioni di sottosviluppo in cui erano ridotte alla fine degli anni '80.
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LA RESISTENZA DELLA CRISTIANUCCIA PREVIDENTE
Dopo due lustri di figuracce nella celebrazione del 25 aprile col ricordo della tragedia  cominciata con l'inutile assalto a Villa Masnada alle Crocette e terminata nei boschi di Almè ed alla fine contarono otto fucilati di cui un corpo addirittura scomparso, adesso le madamine della maggioranza hanno scoperto (da Dalmine) un altro soggetto degno di nota e ricordo: Bianca Riva.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!


































































































































































































































LA RESISTENZA DELLA CRISTIANUCCIA PREVIDENTE
Dopo due lustri di figuracce nella celebrazione del 25 aprile col ricordo della tragedia  cominciata con l'inutile assalto a Villa Masnada alle Crocette e terminata nei boschi di Almè ed alla fine contarono otto fucilati di cui un corpo addirittura scomparso, adesso le madamine della maggioranza hanno scoperto (da Dalmine) un altro soggetto degno di nota e ricordo: Bianca Riva. Ecco come viene motivata dall'autrice la ricerca sulla Riva: “Questa pagina, omaggio a donne e madri che furono protagoniste silenziose di stagioni difficili, è stata ricavata da una più ampia ricerca in corso di realizzazione sul tema della memoria tra documenti ufficiali, carte private e testimonianze orali. Essa è finalizzata al recupero, alla conoscenza e alla fruizione, da parte di un ampio pubblico, di pagine poco note del nostro passato recente, avvalendosi anche della prospettiva femminile, con analisi nuove, rispetto a quelle militari o politiche generalmente più usate, dei grandi accadimenti nei quali, a rendere complessa la storia, si incunea la quotidianità fatta di gioie, di dolori, di generosità, di vili prevaricazioni e di grande solidarietà”. Non poteva mancare una spolveratina di femminismo.

Degli otto fucilati (dai fascisti) a seguito dell'inutile assalto a Villa Masnada uno solo –sposato con una figlia piccola-  risiedeva a Curno anche se era originario di Mozzo. Ad organizzare l'assalto fu un comandante partigiano che era anche il curato dell'oratorio di Almè don Antonio Milesi, Questi si era messo a capo di una gruppo di partigiani delle Fiamme Verdi (erano formazioni cattoliche). L'assalto andò a vuoto perché la caserma deposito era stata svuotata dai tedeschi e buona parte del materiale (del genio trasmissioni) fosse stato depositato nel cinema di Curno che sorgeva nel municipio.

Invece la Bianca Riva, figlia di un negoziante curnese, dopo l'8 settembre 1943 coll'inizio dell'occupazione tedesca e col paese già orientato a liberarsi del fascismo e dei tedeschi, pensò bene di costituirsi qualche potenziale benemerenza verso i prossimi vincitori e si dette da fare assieme ad altre persone per aiutare qualcuno dei prigionieri scappati dal campo di concentramento della Grumellina. La pelosa generosità non andò del tutto a buon fine perché la signorina venne arrestata con altre sei persone e finì a Sant'Agata prima e San Vittore poi. Arrestata a fine luglio 1994 in carcere ci rimase fortunatamente pochi giorni visto che a fine novembre '44 venne liberata per via di un'ammistia.
Ma la ragazza era una di quelle sveglie e si era premurata assieme alla sua famiglia di costituirsi pedegree antifascista così che quando finì la guerra il materiale divenne di pubblico dominio e adesso  alla Bianca riva hanno intitolato l'ex scuola Rodari.
Stranamente di questa Bianca Riva e dei suoi amici arrestati non ne hanno mai parlato molti curnesi che gli ultimi due anni di guerra li vissero nascosti a Curno.

C'è qualcosa di tragico ridicolo e comico in questa estenuante e pervicace volontà dei cristianucci “progressisti”  di cui fanno parte  molte delle madamine della maggioranza di volere “costruire” una “Resistenza cattolica” in paese bello da vivere. Utilizzando tra l'altro degli episodi che il buonsenso e un minimo di intelligenza suggerirebbero di accantonare visto cosa la drammatica tragedia combinata dal don Antonio Milesi e vista la furbizia della Riva  di conservare “a futura memoria” quelle carte.

Chissà perchè le madamine cristianucce della maggioranza non si interrogano non su fonti “pressappoco” ma su fonti ufficiali. Per esempio  negli ultimi dieci anni del fascismo  nella parrocchia di S. Maria Assunta c'era il curato don Mario Frizzi classe 1911 "uno che ascoltava sfrontatamente nello studio, che aveva le finestre sul sagrato, Radio Londra con alcuni noti antifascisti locali; che si sospettava aiutasse i partigiani di Giustizia e Libertà e si era rifiutato anche di presenziare al trasporto funebre di un soldato repubblicano"[ Ho fatto il prete, di Barbara Curtarelli] . Non contento di questo il Frizzi quando il comandante partigiano il garibaldino Gianni Artifoni (G. Artifoni, Memorie della Resistenza, Corponove, Bergamo, 2015) mise al muro gli otto  militari che dovevano custodire il materiale che fu rubato dal cinema (essendo dell'esercito disciolto apparteneva alla futura Repubblica), per intervento del curato Frizzi- nel maggio 1945 quel gruppetto di otto concittadini fu salvato dalla fucilazione dopo che avevano assaltato l'edificio comunale rubando materiale elettrico e meccanico. Uno di quei ladroni divenne un importante artigiano del paese col negozio di elettricista sulla piazza del paese: proprio partendo da quella refurtiva mai riconsegnata.

Certo che ci furono i cattolici nella Resistenza. Ma ci furono anche gli Andreotti a Roma e mons. Luigi Cortesi a Bergamo. O un don Buelli  (era il prevosto di don Frizzi…) cui i fedeli inchiodarono due assi in croce sulla porta della chiesa perché era leggermente nero… due volte.

CRISI IDRICA ED ALTRI ARGOMENTI
L'Eco di Bergamo (ma non solo questo quotidiano) da alcuni giorni stanno pubblicando articoli per prepararci “morbidamente” alla prossima crisi idrica che coinvolgerà tutto il settentrione italiano. Da dicembre 2021 alla fine di aprile 2022 mancano almeno 500 mm di pioggia sul territorio bergamasco. Cinquanta centimetri: più o meno –anzi: siamo a 60-70cm in certe zone- mezzo metro di acqua che non è piovuta. Non è caduta  ne come acqua ne come neve ed è sicuro che questa estate dovremo razionare l'acqua dal momento che se in un anno in bergamasca ne cadono all'incirca 142 cm significa che abbiamo un deficit superiore a 1/3. Per di più nella stagione che è più necessaria sia per abbeverare l'uomo e gli animali che per irrigare le campagne.
Ormai al problema delle perdite idriche delle condotte dell'acqua potabile (che “dicunt” da noi sono contenute o accettabili) sta sostituendosi con la vera e propria mancanza d'acqua che semplicemente non è arrivata. Soprattutto al nord Italia.
C'è anche da augurarsi che nei prossimi mesi di maggio e giugno la media delle precipitazioni non venga recuperata dal momento che saremmo travolti da inondazioni e  frane dappertutto.
Si può dire … andiamo bene!: dal covid alla guerra alla siccità. Non ne basta uno alla volta: nel 2022 ne abbiamo addosso addirittura tre.
Adesso scatterà la solita “operazione suore poverelle” vale a dire una serie di raccomandazioni sulla riduzione dei consumi dell'acqua potabile e di uso domestico.

Coll'acqua l'Occidente fa come la Russia col gas e il petrolio: sta buttando via il proprio futuro. Probabilmente oltre alle navi rigassificatrici avremo bisogno di un buon numero di dissalatori che rimettono in circolo l'acqua dal momento che -é una verità rivelata- la quantità di acqua sulla terra  è sempre la stessa e quindi occorre rimettere in sesto il ciclo. Una volta l'acqua evaporava dal mare saliva in cielo e pioveva in terra: descritta spannometricamente. Oggi – anzi: da domani- il ciclo sarà dissalare l'acqua del mare, riportarla a terra e lasciarla defluire a mare dopo averne bevuto una parte ed usata la restante per irrigare le campagne.
Mancando 1/3 dell'acqua al settentrione italiano questo significa una perdita della produzione agricola forse anche maggiore con tutte le conseguenze in cascata. Se l'annata si conclude mantenendo questo deficit idrico possiamo dire che perderemo l'1% o l'1,5% del Pil nazionale.


La giunta Gamba ha pubblicato “Relazione di fine mandato per gli anni 2017-2022 ai sensi dell'art. 4, comma 5, del D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 149, come modificato dall'art. 11 del D.L. 6 marzo 2014, n. 16, convertito dalla legge 2 maggio 2014, n. 68”. Sono 202 (avete letto giusto: 202)  pagine che meriterebbero una lettura e una riflessione da parte dei cittadini –per primi- e dei partiti che si presentano alle prossime elezioni in quanto sono riassunte le principale entrate e  spese do dove-come sono state allocate le risorse comunali da parte della maggioranza.
Noi qui solleviamo pochi temi .
Un documento del genere andrebbe spedito a tutte le famiglie e imprese operanti in paese ma come si vede dallo screenshot che pubblichiamo, nonostante abbiamo ingrandito la pagina del 250% è comunque un documenti illeggibile. Un insulto ai cittadini.
Poi vi si legge che mentre la popolazione di in 17-18 anni è rimasta pressoché stabile sui 7.500  -a segnare come il paese non sia attrattivo nonostante le potenzialità residenziali che consentirebbero almeno altri 1.500 abitanti- però negli ultimi cinque anni –sindaca Gamba- vi si legge che le entrate in 5 anni sono cresciute del 35% mentre le spese sono cresciute del 45%. La mancata crescita della popolazione e questo incremento del 10% delle spese oltre le entrate indica che siamo un paese che sopravvive godendosi la pensione. Siamo un paese dove la popolazione NON ha alcuna relazione col tessuto fertile e il proprio sistema produttivo. Dissociati.
Nonostante la stabilità della popolazione residente si legge che le spese correnti per i servizi alle persone ed alle famiglie passa  da 1,34 milioni del 2017 a 1,69 milioni nel 2021 e così la % delle spese allocate alle persone ed alle famiglie resta sostanzialmente stabile  passando dal 29,1% al 30,6%. Viceversa le spese correnti del comune crescono da 4, 6 milioni del 2017 al 5,5 nel 2021. Insomma la “struttura” si mantiene mentre alle famiglie – nonostante il covid negli ultimi due anni- arriva sempre lo stesso piatto di minestra.

Poi scorrendo la serie dei c.d. servizi dati alle famiglie si verifica che servono soprattutto a pagare una serie di soggetti-iniziative che inventano e le propongono al comune e che servono solo a cavarci lo stipendio per chi le fa e il profitto per chi le organizza: infatti mentre la spesa per famiglia è rimasta stabile  la spesa in generale è aumentata del 10%.
Potremmo –dovremmo anche fermarci sul fatto che la tragedia del covid19 è stata una “fortuna” per Curno dal momento che ci sono piovuti addosso 1,3 milioni (noi invece pensiamo che siano almeno 1,5 di milioni). Poi ci sono piovuti addosso anche altri 1,8milioni di contributi extra per –diciamo in generale- opere pubbliche.
Sintesi neanche troppo spanno metrica. Un  quinquennio di governo che ha visto oltre 2,8 milioni di introiti – seppure in massima parte  a destinazione vincolata- ha consentito di largheggiare in una spesa clientelare –senza che vi sia mai stato alcuna certificazione della qualità dei servizi forniti-  che non ha visto investimenti per la popolazione fertile ma è stata destinata a rimettere in sesto quello che invece si doveva mantenere anche negli anni precedenti. Tradotto. A Curno non fanno  normale manutenzione dei beni finché a un certo punto bisogna rimetterli in piedi da cima a fondo: vedi i due CVI1, vedi le case popolari, vedi le scuole dell'obbligo, vedi la viabilità pedonale, vedi il verde pubblico fatto solo da aiuole  vecchie di mezzo secolo.
Non per nulla Curno è un paese brutto che non cresce, da dove scappano gli scolari, dove mezzo paese quando non è abbandonato è abbondantemente sovra destinato rispetto alle reali necessità.

Ultima battuta sui… carciofi egiziani. L'Italia è diventata un paese che importa (anche) carciofi egiziani!. Un tempo eravamo tra le nazioni produttrici esportatrici e consumatrici e adesso li importiamo dall'Egitto e li travestiamo da italiani. Oltre ad avere raddoppiato il prezzo (non c'entra l'Ucraina…) adesso si presentano mosci mosci in quanto l'appassimento per il lungo viaggio ne è la prima causa. Quando abbiamo letto la prima etichetta pensavamo che fosse solo un caso Esselunga. Poi siamo andati alla iperCOOP e i carciofi erano sempre egiziani. Siamo andati anche al mercato di Curno ed anche quelli erano egiziani. Povero Regeni: pure coi carciofi ti insultano e li lasciamo insultare. Italiani! Gridava Totò.

Della BRT ne parleremo alla prossima pagina.

LIBERAZIONE DELL'UCRAINA
Su queste pagine abbiamo espresso fin dall'inizio l'idea che l'Ucraina non fosse così europea da essere inserita come il 29 stato dell'UE. E non per il regolamento europeo che stabilisce le condizioni per l'adesione ma perché come tutti gli stati usciti dalla dominazione dell'URSS hanno ancora inculcato un'idea della democrazia non compiuta. Quei paesi hanno sicuramente compreso che stare in Europa significava stare meglio economicamente e civilmente ma l'ha compreso prima di tutto la Germania e in cascata tutti i paesi –l'Italia tra i primi- con l'economia legata alla Germania che valeva la pena avere “qui vicino” un terzo mondo da sfruttare senza pagare dazio. L'espansione ad est della NATO è stata la condizione sine qua non quei paesi non sarebbero entrati nell'UE. Si dirà che non per tutti è stato così: ma si deve anche ammettere che delle contraddizioni ci sono sempre state.
Sostanzialmente quei paesi dell'ex impero sovietico sono stati rimessi in piedi dall'UE –Germania Francia e Italia  principalmente- rispetto alle condizioni di sottosviluppo in cui erano ridotte alla fine degli anni '80.
Questi paesi dell'ex URSS erano anche poco popolati rispetto all'Unione Europea. La Polonia aveva 38 milioni nel 1990 e ne aveva ancora altrettanti all'ingresso nella Nato (1999) e nell'UE (2004). La Romania ne aveva 23 milioni. L'Ungheria ne aveva 10 milioni. L'RDT ne aveva sui 17 milioni. La Cecoslovacchia ne aveva 16 milioni. Non era un grosso problema per l'Europa inserire comunità poco popolate che sarebbero state motori di sviluppo per il commercio delle grandi nazioni già nell'UE.
Poi nel 2014 la Russia conquista e sottomette i due milioni di abitanti della Crimea tra il disinteresse generale dell'UE. Poche settimane or sono la Russia riconosce le repubbliche separate dall'Ucraina del Donetsk e Luhansk (3,7 milioni di abitanti tra tutte e due).
Ultimo l'aggressione invasione del resto dell'Ucraina che ha una popolazione sui 40 milioni di abitanti escluse le due repubbliche separate.
Anche per l'Unione Europea a 28 stati con 447 milioni di abitanti non era-è-sarà un problema semplice inserirsi una Ucraina con 40 o 44 milioni di abitanti.

La fornitura di armi occidentali ed UE all'Ucraina per combattere l'aggressione invasione russa parte da una prospettiva internazionale diversa da quella del 1939-1945 che si chiuse il 6 agosto 1945. Sostanzialmente Putin sta dicendo al resto del mondo che o la NATO accetta di creare una corona di stati neutrali (e come neutrali?) prossimi alla Russia oppure lui creerà le condizioni perché quella trincea sia tale. Come? O quegli stati accettano di rientrare nell'orbita  russa oppure lui provvederà a seminare un certo numero di ordigni nucleari che renderanno quei territori inagibili per centinaia d'anni. Non prima di averli decisamente malmenati e spopolati delle rispettive popolazioni “scaricate” addosso all'Occidente.
Del resto il tempo lavora per lui. Per Putin. Per l'UE sottrarsi alle forniture energetiche russe non basteranno tre anni. In tre anni l'economia europea se non cola a picco mancherà poco.

Scrive Fubini sul Corriere il giorno di Pasqua: Il leader di un grande Paese africano ha scritto su Twitter: «La maggioranza dell'umanità, che non è bianca, sostiene la posizione della Russia in Ucraina». È una verità sgradevole ma incontestabile. Corrisponde alla mappa dei Paesi che non applicano sanzioni economiche contro Mosca. Vi figurano la maggior parte dell'Asia, Medio Oriente incluso; Africa e America latina. La Russia viene trattata come un partner rispettabile dentro quello che fu definito come il club dei Paesi emergenti, l'alternativa al G7, cioè i Brics (Brasile Russia India Cina Sudafrica). Un membro della Nato, la Turchia, si dissocia dalle sanzioni; così come Israele e l'Arabia Saudita che pure godono da decenni di aiuti militari americani essenziali. La più grande delusione per Joe Biden su questo fronte viene da Delhi. Il governo nazionalista indù di Narendra Modi stava proseguendo un avvicinamento strategico verso gli Stati Uniti in funzione anti-cinese; però non se l'è sentita di guastarsi i rapporti con l'altra superpotenza vicina, la Russia.
Quando descriviamo un Vladimir Putin isolato dovremmo aggiungere: rispetto a noi occidentali, più qualche alleato di ferro dell'America come Giappone Corea del Sud Australia. L'insieme della coalizione pro Ucraina che applica sanzioni rappresenta pur sempre la maggioranza del Pil mondiale; ma non la maggioranza delle nazioni né tantomeno della popolazione.

Ecco perché occorre che l'Ucraina cacci la Russia dalla sua terra. Ecco perché non basta “la pace” e “il disarmo”.