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QUANTO COSTA FERMARE PUTIN
La
situazione dell'Ucraina e contorni alla sera di domenica non presenta
ipotesi di soluzione. L'unica è il ritiro della Russia dall'intero
territorio comprese le repubbliche Donbass e Donestk e il pagamento dei
costi di ricostruzione all'Ucraina. Intanto abbiamo alcune certezze. I
due principali quotidiani al lunedì hanno cominciato a suonare l'idea
del razionamento della fornitura di gas a famiglie e imprese. Per la
prima volta una nazione che da sul Mediterraneo (più o meno europea:
secondo noi meno di quel che si dice) è stata aggredita e invasa
dalla Russia. Questa nazione gode di importanti aiuti militari da parte
di tutte le nazioni dell'UE oltre che degli USA per resistere
all'invasione russa. Formalmente non è la NATO che arma l'Ucraina ma
sono le singole nazioni: che è trattare Putin da fesso. Le tre
nazioni UE col maggiore deficit energetico fanno rifornimento massiccio
di gas e petrolio e altre materie prime dalla Russia.
Sostanzialmente hanno adottato la linea tedesca merkeliana mentre gli
USA si sono resi del tutto autosufficienti energeticamente da almeno
tre anni. E' in atto un balletto di telefonate tra di diversi leader
europei e non con Putin e incontri di delegazioni più o meno veri o
finti. Dopo la crisi economica internazionale per il covid adesso ce
n'è un'altra peggiore della prima. Quando l'Assemblea Generale Onu ha
approvato a larga maggioranza una risoluzione che condanna l'invasione
dell'Ucraina, ci sono stati 141 voti a favore e 5 contro (tra cui
ovviamente Mosca), 35 Paesi si sono astenuti e altri 12 non hanno
votato. La risoluzione non è vincolante, ma costituisce una battuta
d'arresto significativa e offre un ritratto dello stato delle relazioni
internazionali nel mezzo di questo grande scontro che ridefinirà
l'ordine mondiale. Il mondo si sta dividendo.
La lettura complessiva è cristallina. Le democrazie liberali sono
riuscite a riunire tre quarti dei governi del mondo contro l'invasione
russa; il Cremlino ha ottenuto solo l'appoggio di quattro dittature,
Bielorussia, Siria, Corea del Nord ed Eritrea. Il campo di coloro che
hanno scelto di astenersi rappresenta una parte considerevole della
popolazione mondiale e comprende paesi come Cina, India, Pakistan, Iran
e Sudafrica. Poi ci sono anche alcuni paesi che hanno votato contro
Mosca nell'Assemblea Generale, ma non approvano il quadro delle
sanzioni. Quando Trump pretendeva che i paesi NATO versassero il
2% del proprio PIL per sovvenzionare l'organo di difesa comune
ricevendone sempre un NO, adesso hanno deciso di spendere questo
fatidico 2%in investimenti nazionali per la difesa.
Il quadro che si presenta oggi domenica è quello degli USA che stanno
facendo fare una guerra a un paese terzo (di cui non importa nulla agli
USA: diciamolo senza remore) una guerra alla Russia cogliendo
l'occasione data dall'invasione.
Comunque la si osservi chi esce macellato da questa situazione sono
sopra tutti gli Ucraini e poi la Germania Italia e Francia e quindi
sostanzialmente l'Europa dal momento che le rispettive economie, prive
di autosufficienza energetica, hanno davanti da tre ai cinque anni di
recessione drammatica. Dalla quale non è detto che escano
autosufficienti dal punto di vista energetico. E come ne escano sotto
il profilo democratico.
Emerge da questa guerra che sostanzialmente Putin miri a
conquistare o controllare quella parte di Ucraina compresa tra i
confini russi e il fiume Dnepr in modo di avere uno sbocco militare e
navale sicuro sul Mare Nero e disporre delle acque necessarie al canale
della Crimea settentrionale. Quest'area che vuole conquistare è anche
quella dove si concentrano le maggiori industrie nazionali e le risorse
minerarie che costituiscono la quota maggiore del pil ucraino.
Contrariamente a quanto accadde con la Germania che con l'unificazione
incorporò una nazione con una solo monocoltura (il carbone) ed un
sistema industriale ultra obsoleto, la Russia mettendo mano su
quest'area a est del Dnepr conquista la zona dove si realizza oltre la
metà del Pil nazionale ucraino. Anche “allargando” il perimetro della
Russia comprendo quella parte di Ucraina, la Russia resterà sempre un
paese mezzo sottosviluppato dal momento che reggendosi
sull'esportazione di materie prime, non si ridistribuisce ricchezza e
quindi non si crea una sistema economico competitivo col resto del
mondo. Dopo l'annessione di buona parte dell'Ucraina pare evidente che
la Russia nello stipulare una eventuale pace ucraina vorrà firmare con
la NATO un protocollo che non solo smilitarizza l'Ucraina e la
rende un paese neutrale ma punta a rendere paesi smilitarizzati e
neutrali tutti gli ex stati dell'URSS che via via si sono liberati e
sono passati nella NATO.
Ma potrebbe anche accadere che la Russia esca sconfitta dall'aggressione all'Ucraina.
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AIUTARE CHI DEVE COSTRUIRE IL FUTURO NON CHI STA MEGLIO
La nostra sindaca qualche volta si lancia in spericolate
interpretazioni della realtà salvo che ragiona copia-incollando gli
articoli di L'Eco. I quali finché stanno sul bugiardino vanno benissimo
per il lettore medio di quel foglio mentre se stanno in bocca e testa
di una sindaca e finiscono scritte in una delibera consigliare, la
faccenda è piuttosto grave.
Uno degli errori che compie la sindaca nel suo ragionamento è quello di
parlare di cose di cui non sa nulla. E non sanno (quasi) nulla
anche gli addetti ai lavori: inps e istat. Per esempio non sappiamo
nulla della qualità-quantità dell'occupazione femminile delle residenti
a Curno. Per esempio fa una analisi partendo dalla condizione esibita
dalla popolazione, che non è mai quella reale. Qui abbiamo alcune
certezze. Per esempio i figli del baby boom (i nati dalla Liberazione
fino al 1970) e i loro restanti genitori hanno il non piccolo
privilegio di disporre massicciamente della casa di abitazione, di una
buona pensione e di un buon gruzzolo di risparmi. Tutte cose di cui non
dispongono i loro figli e le figlie dei… figli del bay
boom. E nemmeno i nipoti: ai quali è riservato lo stato beota
dell'avere tutto quel che vale un niente. Cellulare in tasca e
quadernoni per copia&incolla come formazione sociale e culturale.
Comprendiamo l'interesse politico elettorale della sindaca soprattutto
verso i figli del bay boom i quali avendo tutti alle spalle
–direttamente o indirettamente- un trentennio di battaglie sociali e
sindacali hanno una forte capacità di protestare e farsi sentire dalla
politica. Basterebbe osservare e conoscere con attenzione il modo
di presentarsi ragionare operare della popolazione che mise in piedi il
GAP (gruppo anziani e pensionati) rispetto al modo con cui si
presentano gli attuali successori per constatare che siamo in presenza
di due realtà del tutto differenti. Ieri costruttori oggi fruitori
pretenziosi. Infatti la politica gli scodella felicittà che il GAP di
ieri se la creò (meglio e più partecipata) e se la manteneva da
solo.
Come dappertutto ci sono piccole parti di popolazione che sono
rimaste al margine fin dalla nascita per una serie di problemi ormai
incorreggibili. Fortunatamente sono una minoranza (osservando le
determinazioni di aiuto sarebbero meno di 200 persone su 7.400) e
questo non dovrebbe costituire un problema (per il bilancio del comune)
mentre costituisce un problema molto serio l'integrazione delle rette
per il ricovero nelle RSA che sono soltanto l'anticamera della morte.
Notare come la sindaca nonostante stia in comune da dieci anni non
sappia neppure questo numero. O se lo conosce non lo dice.
A nostro avviso oggi i problemi dei comuni non stanno primariamente
nella popolazione anziana ma stanno prima di tutto nella popolazione
detta genericamente fertile –famiglie o meno che siano- dal momento che
la qualità quantità stabilità remunerazione di questa popolazione
subisce da 10-15 anni una stressante variabilità che rende la loro vita
non qualcosa di stabile necessario per costruire un futuro per se e il
resto della compagnia.
Di questa situazione il comune non conosce nulla e bada bene a non
conoscerla. Questi “numeri” non fanno parte del PGT (piano gestione
territori) e neppure del PdS (piano dello studio). Il Comune è l'ultimo
porto cui approdano i problemi creati dal mercato del lavoro e
delle leggi che lo regolano. S’arrangiasse a fare un po’ di carità.
Per esempio il piano del diritto allo studio è una grande spesa che si
traduce in un massiccia operazione di babysitteraggio per tenere i
bambini il più possibile a scuola o su un campo sportivo per consentire
–dice la politica- soprattutto alle famiglie perché lavorino i maschi e
le femmine. Ma non ci sono verifiche.
Diamo uno sguardo a cosa costano gli abitanti delle case di via S.Jesus
per capire che si tratta in buona parte non di un investimento ma di
spesa a perdere finché durano. Che certe situazioni durino alcuni anni
è naturale: che durino tutta la vita è accanimento terapeutico che poi
sfocia in felicittà.
Vediamo l'ultima massiccia variante al PGT giustificata dalla
maggioranza con la motivazione che il collasso del grande commerciale
avrebbe significato un collasso occupazionale. Che è far finta che
tutti i capannoni commerciali non appartengono a chi opera
concretamente ma appartengono ad immobiliari che li fittano al
meglio possibile. Basta vedere la variabilità degli accessi per capire
che la qualità quantità dell'occupa zione dipende dalla professionalità
dell'imprenditore e non certo dalle immobiliari cui sono stati regalati
300mila mc di capannoni.
Quando progettarono la biblioteca la immaginavano piena di studenti che
studiavano per laurearsi (non coi punti star come adesso..) visto che
in casa non avevano spazio e invece la troviamo piena di
scaffali e funziona come mero distributore di libri. Immaginavamo il
teatro con un'offerta culturale per migliorare tutti da parte di
soggetti qualificati e invece è diventato lo spazio per
esibizioni dopolavoristiche.
Come si vede dalla spesa pubblica e dai ragionamenti della sindaca si
constata come quella spesa non sia destinata rafforzare il futuro della
popolazione che costruirà il Paese domani ma sia destinata soprattutto
a fare sopravvivere il consolidato parassitismo italico –psuedo
volontari che lavorano in nero in iniziative sociali co-finanziate dal
comune- unitamente a tappare l'egoismo di quel pezzo di popolazione che
oggettivamente sta meglio di tutti gli altri.
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