A GUARDARE ALLE COLLINE  26 MARZO 2022

























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















SEMMAI E' LUI CHE LA FA DIMENTICARE

COL PETROLIO VENDUTO LA RUSSIA FA LA GUERRA ALL'UCRAINA
Un report dell'organizzazione non governativa Transport & Environment mostra che l'anno scorso gli introiti russi dalla vendita di prodotti petroliferi hanno sfiorato i 180 miliardi di dollari (110 solo di greggio) contro i 54 incassati dalla vendita di gas. Più di 100 miliardi sono arrivati da Ue e Gran Bretagna. La Germania primo compratore per quantità. Percentualmente i Paesi più dipendenti sono Slovacchia, Polonia, Finlandia e Lituania. “Se potessimo fermare le importazioni di petrolio dalla Russia lo faremmo automaticamente. Non è una questione se lo vogliamo o no, ma quanto siamo dipendenti“. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha riassunto così, da Bruxelles, il dilemma sul greggio di Mosca. Il nuovo pacchetto di sanzioni che arriverà al vertice dei capi di Stato e di governo del 24 marzo è ancora privo di una delle sue armi più potenti: l’embargo sul petrolio russo. E Berlino è tra coloro che hanno frenato: tra i grandi Paesi europei, la Germania è infatti quello con la maggior quota di importazioni di gas dalla Russia, davanti all’Italia, e lo stesso vale (di gran lunga) per il petrolio. Che è tornato nel mirino della Ue non a caso: il maggior flusso di ricavi per il Cremlino arriva proprio da greggio e prodotti petroliferi. Per un valore che l’anno scorso, ricorda un report dell’organiz- zazione non governativa Transport & Environment, ha sfiorato i 180 miliardi di dollari (110 solo di greggio) contro i 54 incassati dalla vendita di gas.
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RADDOPPIO FERROVIARIO:LE MINORANZE SI SONO SVEGLIATE
Le due minoranze consigliari –la fasciofemminista Carrara e il (forse ancora) fozaitaliota Locatelli-  hanno presentato le loro proposte in ordine alla viabilità dopo che RFI abolirà i due passaggi a livello nel paese bello da vivere. In teoria essendo della stessa parte politica che governa la Regione “dovrebbero” avere maggiore udienza ma siamo sicuri che per Regione ed RFI il problema dei due passaggi a livello di Curno sia solo una inutile seccatura derivata dagli “scambi di favori” politici che avvengono nel Transatlantico romano. Tra l'altro le due minoranze non si pongono nemmeno il problema della stazione ferroviaria a… Curno.
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TERMINA LA STAGIONE IN CUI UNIBG OBBEDIVA CIECAMENTE AL COMUNE
Com'è sotto gli occhi di tutti l'università di Bergamo è stata “distribuita” nella città e in parte anche sul territorio  con la scusa di non farne un corpo estraneo al tessuto sociale ed economico. In realtà le motivazioni –fin da quando nacque- fu quella –prima- di non concentrare troppo gli studenti in un unico campus per creare le condizioni ottimali di un sessantotto –seconda- di distribuire  quanto più possibile gli studenti così che fossero mungibili non da pochi commercianti e affittacamere ma dal maggior numero possibile e –terzo- sfruttare i volumi antichi ormai svuotati perché in massima parte ridotti in brandelli da rimettere in sesto coi soldi di Roma ladrona. Quarto creare una università poco costosa per gli studenti per favorirne una crescita in qualche modo drogata.
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CUCINA CASALINGA
Le madamine della maggioranza che –con la Serra avanti col bandierone – erano abituate a fare le prime della classe, recentemente stanno ricevendo ceffoni politici dal popolo bove a ripetizione. Senza elencarli in ordine cronologico quando è cominciata l'invasione russa dell'Ucraina in un anonimo capannone di Curno, senza avvisare ne comune ne parrocchia,  l'associazione Zlaghoda, composta da ucraini che abitano nella Bergamasca, ha avviato una raccolta di beni di prima necessità da inviare nel Paese invaso dai russi. In pochi giorni il magazzino si è riempito di migliaia di pacchi di cibo, medicinali e vestiti caldi, donati dai bergamaschi. «La gente è buona e sensibile, l'adesione alla nostra iniziativa sta andando oltre le migliori aspettative - dice Yaroslava Vyshnevska, presidente di Zlaghoda -. Siamo in contatto con parenti e amici rimasti in Ucraina: nessuno si sente sicuro lì. È una tragedia per il nostro popolo».
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





























File molto pesante




QUANTI CONVOGLI PASSERANNO DOMANI































































































































































































CUCINA CASALINGA
Le madamine della maggioranza che –con la Serra avanti col bandierone – erano abituate a fare le prime della classe, recentemente stanno ricevendo ceffoni politici dal popolo bove a ripetizione. Senza elencarli in ordine cronologico quando è cominciata l'invasione russa dell'Ucraina in un anonimo capannone di Curno, senza avvisare ne comune ne parrocchia,  l'associazione Zlaghoda, composta da ucraini che abitano nella Bergamasca, ha avviato una raccolta di beni di prima necessità da inviare nel Paese invaso dai russi. In pochi giorni il magazzino si è riempito di migliaia di pacchi di cibo, medicinali e vestiti caldi, donati dai bergamaschi. «La gente è buona e sensibile, l'adesione alla nostra iniziativa sta andando oltre le migliori aspettative - dice Yaroslava Vyshnevska, presidente di Zlaghoda -. Siamo in contatto con parenti e amici rimasti in Ucraina: nessuno si sente sicuro lì. È una tragedia per il nostro popolo».

Nel frattempo le madamine della maggioranza avevano iniziato –fine gennaio 22- felicittà presso l'oratorio laico di via IV Novembre con una iniziativa –citiamo solo quella e capirete il perché- del pranzo in comune destinato in primis agli anziani ma anche ad altri cittadini fornito a un prezzo –diciamo- politico. Scrivono che “Felicittà nasce con l'obiettivo di permettere alle persone di invecchiare bene e con serenità a casa propria, con il supporto necessario a mantenere la propria autonomia in collegamento con la propria rete sociale e la comunità di appartenenza”.
Felicittà non è un'idea curnese ma circola dappertutto (sono dei “Comuni Virtuosi”)  tanto che p.e. nel “centro per tutte le età” del Monterosso (quartiere cittadino) ha preso inizio anche li la mensa di comunità come un'opportunità in più d'incon­tro e d'inclusione aperta a tutti, ma con un occhio di riguardo ad anziani, fragili e persone sole. L'obiettivo di questa iniziativa è proprio lo stare insieme, creare relazioni e vive­re in serenità; tutti aspetti della vita di cui oggi c'è tanto biso­gno».
Se però  ci si ferma un momento a riflettere non si può dimenticare che i Comuni da molti anni forniscono alle persone povere o ammalate un pranzo a prezzo politico che viene fornito generalmente dalla stessa ditta che fornisce la mensa scolastica. Questo pranzo viene in genere consegnato a domicilio.
L'iniziativa del “pranzo insieme” ha qualcosa di sottilmente classista che va riflettuto. Questi non sono poveri allettati o disabili ma sono persone fragili. La fragilità  è una somma di problemi che stanno addosso alla persona. Poi a questa può capitare anche la malattia. Così accade che  nell'opinione comune farsi portare il pranzo a casa diventa segno negativo, invece questa operazione di mettersi insieme risolve  prima di tutto un problema sottaciuto che è la povertà economica che poi si accompagna anche a una povertà relazionale.
Quando uno arriva alla terza età nella condizione di povertà economica e relazionale, felicittà è solo una bustina di nimesulide somministrata ad uno che ha un cancro. La questione è che la povertà relazionale la eviti fin da piccolo.


L'ultimo autobus che le madamine hanno perso  l'abbiamo letto stamattina sul Bugiardino e ci siamo rimasti male. Anzi: di brutte notizie oggi ne abbiamo lette due.
Riportiamo l'inizio dell'articolo. Lingue straniere, a turno le scuole d'eccellenza. Tre giorni di convegno. Da mercoledì 30al primo aprile assemblea generale del l'AlSLi. Visite guidate culturali e turistiche. L'eccellenza delle scuole di lingue straniere, da tutta Italia a Cumo, per una tre giorni di convegno e visite gui­date in chiave culturale c turisti­ca. Si terrà da mercoledì 30 mar­zo a venerdì 1 aprile l'assemblea generale dcll'AISLi - Associazio­ne Italiana Scuole di Lingue - or­ganizzata dalla Anderson House di via Bergamo 25 a Curno che lo scorso 2021 ha compiuto i 25 anni di attività. A fare gli onori di casa sarà Peter Anderson co-titolare e direttore generale della scuola. «AISLi è stata fondata nel 1979ed è nata per rendere chiari c trasparenti gli standard di qua­lità nel settoredelle scuole di lin­gue straniere. Raggruppa circa 50 scuole di lingue sparse sul territorio italiano», spiega An­derson. La scelta di organizzare l'as­semblea generale in città non c casuale. Non solo per festeggia­re il 25° anniversario della scuola di Curno, ma vuole essere an­che un preludio a Bergamo-Brescia Capitale della Cultura2023.
Ma guarda tu! Invece di chiedere in uso il meraviglioso auditorium DeAndre questi qua manco ci cagano a si fanno i cavolacci tutto da soli. Sempre per confermare la serie: meglio stare lontani il più possibile dalla madamine?.

Invece. Invece Sabato 26/03 saremo a Curno, nello splendido Auditorium F. De André si terrà una Jam di Improvvisazione Teatrale . L'ingresso sarà assolutamente gratuito, basta prenotare alla biblioteca di Curno. Un ottimo modo per portare i vostri amici e avvicinarli al fantastico mondo del Match Di Improvvisazione Teatrale. Cos'è una Jam di improvvisazione teatrale?. E farsi i cazzi propri su un palco e pretendere che sia  spettacolo o anche cultura. Ci può stare in base a chi sono i presenti. La “Jam session d'improvvisazione teatrale” è senza costumi, senza scenografia, senza copione o canovaccio; utilizzando solo gli elementi dati dal pubblico, sapientemente mescolati e rielaborati da abili “giocAttori”. Tutto interamente creato sul momento, fuori dal palco, anche in mezzo ai tavoli..senza nessuna barriera tra il pubblico ed gli attori. seguono storie, poesie, canzoni, arringhe e spot e tanto divertimento. Insomma un po' di simil tv trash all'ombra del gonnellone di Maria Assunta.

COL PETROLIO VENDUTO LA RUSSIA FA LA GUERRA ALL'UCRAINA

Un report dell'organizzazione non governativa Transport & Environment mostra che l'anno scorso gli introiti russi dalla vendita di prodotti petroliferi hanno sfiorato i 180 miliardi di dollari (110 solo di greggio) contro i 54 incassati dalla vendita di gas. Più di 100 miliardi sono arrivati da Ue e Gran Bretagna. La Germania primo compratore per quantità. Percentualmente i Paesi più dipendenti sono Slovacchia, Polonia, Finlandia e Lituania


“Se potessimo fermare le importazioni di petrolio dalla Russia lo faremmo automaticamente. Non è una questione se lo vogliamo o no, ma quanto siamo dipendenti“. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha riassunto così, da Bruxelles, il dilemma sul greggio di Mosca. Il nuovo pacchetto di sanzioni che arriverà al vertice dei capi di Stato e di governo del 24 marzo è ancora privo di una delle sue armi più potenti: l’embargo sul petrolio russo. E Berlino è tra coloro che hanno frenato: tra i grandi Paesi europei, la Germania è infatti quello con la maggior quota di importazioni di gas dalla Russia, davanti all’Italia, e lo stesso vale (di gran lunga) per il petrolio. Che è tornato nel mirino della Ue non a caso: il maggior flusso di ricavi per il Cremlino arriva proprio da greggio e prodotti petroliferi. Per un valore che l’anno scorso, ricorda un report dell’organiz- zazione non governativa Transport & Environment, ha sfiorato i 180 miliardi di dollari (110 solo di greggio) contro i 54 incassati dalla vendita di gas.
Unione europea e Gran Bretagna sono ovviamente ottimi clienti con un esborso 2021 di 104 miliardi di dollari: il più alto dal 2014, l’anno dell’annessione della Crimea e delle prime misure restrittive degli scambi. Nel 2020 c’è stato ovviamente un crollo, poi con la fame di carburante per i trasporti e gli usi industriali legata alla ripresa post Covid gli acquisti sono raddoppiati facendo salire la spesa a 285 milioni di dollari al giorno. Oggi ben di più, considerato che il barile è rincarato dai 70 dollari medi del 2021 a più di 100. E’ questo flusso di liquidità a consentire a Mosca, almeno nel breve periodo, di reggere l’onda d’urto della prima tornata di sanzioni e finanziare la sua avanzata in Ucraina. La ong, che da tempo chiede un embargo sul petrolio russo, ha messo a punto un eloquente grafico che mostra come il valore delle importazioni europee di petrolio dalla Russia appaia direttamente correlato con l’anda- mento della spesa russa per la difesa sulla base dei dati dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma. “Il budget del ministero russo della Difesa è legato al prezzo del petrolio. Vista la costante e affidabile domanda di petrolio dalla Ue, è chiaro che Bruxelles ha dato un contributo chiave alla modernizzazione delle forze armate russe”, nota T&E.
Tenuto conto che la Russia vale un quarto delle importazioni di greggio della Ue a 18, un embargo sul petrolio sarebbe evidentemente assai doloroso anche per i compratori, come non ha mancato di sottolineare il portavoce di Vladimir Putin. La Germania è appunto lo Stato più esposto in valori assoluti: stando agli ultimi dati importa da Mosca un quarto del greggio comprato dall’intera Ue (più Londra), oltre 28 milioni di tonnellate l’anno contro le 18 della Polonia e le 13 dei Paesi Bassi. L’Italia si ferma a 5,6 milioni di tonnellate.
Se invece si guarda alla percentuale di greggio e prodotti petroliferi importati dalla Russia sul totale delle importazioni, i Paesi più dipendenti sono Slovacchia (78,4%), Polonia, Finlandia e Lituania, con oltre due terzi. Per Berlino la quota è del 29,7%, per Parigi del 13,3%, per Roma del 12,5%. Anche se questi dati, avverte Transport & Environment, non tengono conto dell’uso di prodotti raffinati in altri paesi europei da materia prima russa.
La stragrande maggioranza del petrolio importato dalla Russia arriva via mare. Dieci grandi porti gestiscono più del 50% dei flussi: in testa c’è Rotterdam con oltre 26 milioni di tonnellate l’anno, seguita da Gdansk in Polonia. Trieste e Genova sono al terzo e sesto posto, mentre Le Havre e Marsiglia sono i grandi hub di arrivo per la Francia. Anche solo un embargo limitato allo scalo dei Paesi Bassi, nota il rapporto, avrebbe “un impatto significativo su quanto petrolio di Putin viene importato nel continente”.

Chiara Brusini | 21 MARZO 2022


RADDOPPIO FERROVIARIO:LE MINORANZE SI SONO SVEGLIATE
Le due minoranze consigliari –la fasciofemminista Carrara e il (forse ancora) fozaitaliota Locatelli-  hanno presentato le loro proposte in ordine alla viabilità dopo che RFI abolirà i due passaggi a livello nel paese bello da vivere. In teoria essendo della stessa parte politica che governa la Regione “dovrebbero” avere maggiore udienza ma siamo sicuri che per Regione ed RFI il problema dei due passaggi a livello di Curno sia solo una inutile seccatura derivata dagli “scambi di favori” politici che avvengono nel Transatlantico romano. Tra l'altro le due minoranze non si pongono nemmeno il problema della stazione ferroviaria a… Curno.
La proposta di un sottopasso veicolare a senso alternato in via Roma non ci convince affatto (il passaggio sarebbe sincronizzato col semaforo di via Buelli-Roma). Non ci convince neppure l'idea del sottopassino pedonale posto di fianco per mezzo di scale e ascensori (coi problemi che pongono le prime per la pulizia e i secondi per i vandali). E ci convince ancora meno l'altra idea di un sottopasso pedonale che va verso via Mozart per tornare verso la zona Poste. I sottopassi troppo lunghi sono presi come pericolosissimi per chi vi transita.
L'abolizione del passaggio a livello di via Fermi verrebbe risolta secondo le minoranze con diverse alternative tra le quali (1) un collegamento diretto della via Fermi alla rotonda dell'ospedale passando da via Ruffilli (2) una strada che da via Ruffilli correndo lungo il confine comunale sottopassa la ferrovia ed approda o a una nuova rotonda su via Bergamo oppure alla rotonda Locatelli.
Ci siamo già espressi favorevolmente alla soluzione 1. Se i sindaci di Curno e Treviolo “temono” che l'area attraversata  diventi edificabile… sarebbe colpa loro. Quanto all'ipocrisia che l'area abbia particolare valore ambientale è vero: infatti vi si pratica la monocultura maidicola da 30 anni con quel che comporta quanto a diserbi e concimi chimici. Ma tanto i sindaci e i cittadini neo ambientalisti educati da geo&geo queste cose non le capiscono nemmeno quindi.
L'idea che tutta l'area commerciale a sud di Curno poggi su una viabilità esclusiva è una scelta positiva per “liberare” il paese abitato da ogni traffico parassita. Infatti gli “ambientalisti” di Vivere Curno vogliono il sottopasso di via Fermi per mescolare  traffico esterno e quello interno a creare inquinamento.
Conclusioni. Tante idee e complessivamente piuttosto confuse –esattamente come quelle della maggioranza- dal momento che tra la maggioranza che vorrebbe una copia di TEB tra Montello e Ponte e queste proposte… c'hai voglia di immaginare un futuro per il paese.
A raddoppio finito a Curno transiteranno 144 treni al giorno: li vedete nello schema di questa pagina estratto dal un documento ufficiale di progetto di RFI-Trenord. 144 convogli SE distribuiti tra le 5 e le 21 di ogni giorno fanno 5-6 treni ogni ora. Uno ogni dieci minuti. I convogli sono  gli ETR245 (saranno 72: una ricerca in rete ve li mostra) ed i 72 TSR (un elettrotreno a potenza distribuita con motori su ogni carrozza)  sono quelli presenti anche sul passante ferroviario milanese. Il TSR offre elevate prestazioni con accelerazioni simili a quelle di una metropolitana e una velocità massima di 140 km/h. L'ETR245 ha prestazioni elevate: la velocità massima è di 160 km/h ma molto meno efficiente come accelerazione.
Vedi: https://www.trenord.it/chi-siamo/la-flotta/
Resta un mistero capire come riescano a gestire in sicurezza il transito di 144 convogli tra Ponte san Pietro e Bergamo con una linea di 4 binari diventa a due binari da Curno a Ponte. Ingestibile anche un aumento delle fermate come richiesto sia da Curno che da Mozzo e quindi, oltre i nuovi sistemi di controllo dei convogli lungo la linea, restano treni che fanno un’unica fermata per comune e ciao stai bene.

TERMINA LA STAGIONE IN CUI UNIBG OBBEDIVA CIECAMENTE AL COMUNE
Com'è sotto gli occhi di tutti l'università di Bergamo è stata “distribuita” nella città e in parte anche sul territorio  con la scusa di non farne un corpo estraneo al tessuto sociale ed economico. In realtà le motivazioni –fin da quando nacque- fu quella –prima- di non concentrare troppo gli studenti in un unico campus per creare le condizioni ottimali di un sessantotto –seconda- di distribuire  quanto più possibile gli studenti così che fossero mungibili non da pochi commercianti e affittacamere ma dal maggior numero possibile e –terzo- sfruttare i volumi antichi ormai svuotati perché in massima parte ridotti in brandelli da rimettere in sesto coi soldi di Roma ladrona. Quarto creare una università poco costosa per gli studenti per favorirne una crescita in qualche modo drogata.
Ovviamente queste motivazioni non furono mai così esplicite perché da bravi “'mpustur catolec” i Bergamaschi sono abituati a indorare anche il veleno dell'aspide. Mica per nulla i Bergamaschi sono stati il gruppo più numeroso dei Mille ma adesso sono anche gli elettori più fedeli della Lega e del centrodestra.
La vicenda delle due caserme che dovrebbero in massima parte diventare sedi universitarie è la penultima operazione di dispersione dell'UniBG in molte sedi sparse dappertutto. L'ultimo approdo dovrebbe essere l'ex sede dell'Accademia della Guardia di Finanza in via Statuto.
Il nuovo CdA dell'UniBG non ha “obbedito” come avevano sempre fatto i precedenti CdA alle decisioni “condivise” dall'alto Comune di Bergamo e stavolta chiederà un parere all'AdE prima di aderire al protocollo del Comune. Non è difficile immaginare come il rebelotto messo in piedi per le due caserme dal Comune non possa piacere ad una università che sarà pure un super liceo provinciale ma adesso pure li dentro insegnanti ed allievi si rendono conto di stare dentro una centrifuga fatta girare alla massima velocità da una Comune che la usa come fiore all'occhiello. Che poi fiore non pare proprio sia a sentire la malevole concorrenza (i Bresciani! La Cattolica! Il Poli di Milano!...) ed anche molti laureati che trovano si abbastanza facilmente lavoro ma stortano il naso.
Forse è una nostra impressione ma questo CdA darà una svolta alla storia di una fortunata università di provincia mirando prima di tutto ad unificare il vari micro-campus in un unico e poi –più che rincorrere la clientela coi costi bassi- ricorrere la qualità con cosati corretti.