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IL GOVERNO INCASSA PIU' DI IVA SUGLI AUMENTI ENERGETICI DEGLI OTTO MILIARDI CHE DISTRIBUISCE
Oggi i giornaloni e le tivù danno per scontato che Draghi si sia
candidato al Colle e notificano il grosso fastidio dei partiti davanti
all’ipotesi. Quello che non hanno colto a mio avviso – ma Draghi l’ha
detto esplicitamente- è che quando Mattarella avrà concluso il suo
mandato, anche Draghi dovrà andarsene qualunque sia il successore di
Mattarella visto che questi ha incaricato Draghi alla presidenza del
consiglio. L'art. 92 della Costituzione disciplina la formazione del
Governo con una formula semplice e concisa: "Il Presidente della
Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su
proposta di questo, i ministri". Il governo quindi deve ricevere la
fiducia di entrambe le Camere. In effetti non c’è un obbligo
costituzionale per cui terminando l’incarico del presidente della
repubblica debba decadere anche il presidente del consiglio nominato da
questi. Nella situazione attuale ci sono due condizioni politiche per
cui la fine del mandato dell’uno consigli politicamente anche la fine
del mandato del secondo: mai come in questa occasione la mano ruvida e
decisionista di Mattarella ha indotto i partiti alla maxi coalizione
che regge il governo Draghi. Mai come in questa situazione quella che
per 70 anni era stata la cucina quotidiana dei partiti- assaltare il
governo per il potere- è stato ranzato dall’avvento del covid19.
(...)
L'ENNESIMA BUFALA DEL VERDE PUBBLICO
Quando abbiamo letto l'incarico allo studio GPT di Nusiner e Vegini per
la sistemazione del verde pubblico comunale ci siamo detti: finalmente
ci siamo. Stavolta siamo in buone mani. Invece abbiamo avuto un
abbaglio tremendo.
Chissà per quale motivo nelle aiuole di via Brembo bassa hanno prima di
tutto fatto fuori l'intero filare di quei mostriciattoli che erano i
pruni selvatici innestati alla pene di cane e adesso li sostituiranno
con dei biancospini anche quelli allevati ad alberello boh?!.
La giunta Gamba si appresta a leggerissimi aggiornamenti dei relitti
verdi del paese bello da vivere ma anche stavolta c'ha il braccino
cortissimo. Forse non ci sono sottomano delle coop-onlus e via cantando
capaci dell'impresa. Prevedono di spendere addirittura la somma
pazzesca di 45mila euro (progetto escluso) per degli “interventi”
nientemeno che in otto posti sostanzialmente su quelle cose indistinte
–leggasi: cacatoi per cani- che loro chiamano aiuole e la piantumazione
di alcuni alberi caduti o segati (vedi via Brembo).
(....)
IL GIORGETTI ARRABBIATO COI VIROLOGI IN TV
Hanno impiegato quasi due anni –la politica la scienza i giornalisti-
per capire che davanti a una pandemia che ha falciato 136mila italiani
e di cui non si conosce ancora nulla della sua evoluzione, era
necessaria una comunicazione attentamente studiata ed affidata non al
primo che passa ma a chi il mestiere lo sa fare.
Non è accaduto e questo per colpa della politica. Non della scienza la
cui colpa (forse) è solo quella che davanti a un microfono e una
telecamera non si nega mai nessuno.
Ieri il Giorgetti a palazzo Chigi non appena la cabina di regia sulle
misure anti-Covid ha finito di passare in rassegna le nuove restrizioni
di Natale da fuori: « Adesso basta, è arrivato il momento di smetterla
con l'invasione dei virologi in tv che rischia solo di alimentare
confusione e incertezza ». In sostanza — è la tesi del ministro —
l'onnipresenza nei talk di immunologi ed esperti a vario titolo, non
sempre peraltro d'accordo tra loro, rischia di creare l'effetto opposto
a quello desiderato: disorientare se non addirittura spaventare
l'opinione pubblica. Ecco perché — esorta Giorgetti — nel rispetto
della libertà di espressione e delle regole sull'informazione, sarebbe
forse utile diffondere una sorta di “raccomandazione”, valida per tutti
i canali pubblici e privati, a usare maggiore cautela. «Inizia a
esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca pronte per
ogni situazione e stagione. Verità che sono state sistematicamente
smentite dai fatti», spiega ai colleghi. In una fase tanto drammatica
per il Paese — è la riflessione che il titolare dello Sviluppo
economico si augura venga condivisa dal governo — non possono essere lo
share e gli ascolti l'unica discriminante nelle scelte degli ospiti in
tv quando si parla di pandemia e delle conseguenze sulle persone.
(...)
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UNA GUIDA NUOVA DI BERGAMO
Due insegnanti del Liceo delle Scienze Umane “Paolina Secco Suardo” di
Bergamo, uno di cognome milanese-baggiano-bergamasco ed uno calabrese
–qui residenti e insegnanti da oltre tre lustri- hanno scritto una
guida della città pubblicata nemmeno due settimane or sono per i
lussuosi tipi della Compagnia editoriale Aliberti di Reggio Emilia.
Diciamo subito che non è una guida da portare leggere mentre si gira
per la città: la si legge meglio seduti comodamente sul sofà. Benchè
l'elegantissimo volumetto stampato tutto in bianco nero sia leggermente
più grande della guida “Alle porte di Città Alta” di Bailo Cremaschi e
Serra costa quasi il 50% ma sicuramente valeva la pena che anche quello
venisse stampato e impaginato dai reggiani piuttosto che dai trentini.
Non vi sveliamo come hanno messo assieme questa guida perché sarebbe
come rivelare il nome dell'assassino nella prima pagina di un giallo
mentre possiamo dire che si tratta di una traccia che consentirà di
realizzare dei bei filmati.
Divertenti e assai istruttive (per chi vorrà approfondire) invece
tutte le pagine relative ai vari incontri dei cosidetti grandi
bergamaschi tra di loro per parlare presentarsi commentare la loro
città anche se Bergamo e la Bergamasca non sono proprio “grandi”
per un Tasso un Donizetti un Carrara un Garibaldi (uno scappato
di casa che passa da qui per caso) e un papa Giovanni ma SIAMO grandi
-lo si coglie proprio leggendo – perché è nel carattere dei
bergamaschi quello di andare dappertutto trafficare con tutti imparare
da tutti.
Non è senza significato il fatto che abbiano dimenticato tale Francesco Tadini.
Trattasi quindi di una operazione molto letteraria, classica di un
certo modo di fare la storia. Facendo sempre finta che la storia la
facciano solo i ricchi e i preti e le relative corti mentre c'era
qualcosa di più.
Insomma non un volumetto di piacevole e rapida lettura ma un primo
stimola ad approfondire sempre dimenticando le racole dei personaggi e
solo presentando le buone opere degli stessi. Perché se eri un popolano
morto di sifilide non ti facevano nemmeno il funerale in chiesa mentre
se sei Donizetti ti seppelliscono in S. Maria Maggiore
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IL GOVERNO INCASSA PIU' DI IVA SUGLI AUMENTI ENERGETICI DEGLI OTTO MILIARDI CHE DISTRIBUISCE
Oggi i giornaloni e le tivù danno per scontato che Draghi si sia
candidato al Colle e notificano il grosso fastidio dei partiti davanti
all’ipotesi. Quello che non hanno colto a mio avviso – ma Draghi l’ha
detto esplicitamente- è che quando Mattarella avrà concluso
il suo mandato, anche Draghi dovrà andarsene qualunque sia il
successore di Mattarella visto che questi ha incaricato Draghi alla
presidenza del consiglio. L'art. 92 della Costituzione disciplina la
formazione del Governo con una formula semplice e concisa: "Il
Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei
ministri e, su proposta di questo, i ministri". Il governo quindi deve
ricevere la fiducia di entrambe le Camere. In effetti non c’è un
obbligo costituzionale per cui terminando l’incarico del presidente
della repubblica debba decadere anche il presidente del consiglio
nominato da questi. Nella situazione attuale ci sono due condizioni
politiche per cui la fine del mandato dell’uno consigli
politicamente anche la fine del mandato del secondo: mai come in questa
occasione la mano ruvida e decisionista di Mattarella ha indotto i
partiti alla maxi coalizione che regge il governo Draghi. Mai come in
questa situazione quella che per 70 anni era stata la cucina quotidiana
dei partiti- assaltare il governo per il potere- è stato ranzato
dall’avvento del covid19.
Vale a dire: la semi unità nazionale è stata realizzata dal binomio
Mattarella-Draghi, il primo nelle vesti di architetto e garante della
formula, il secondo realizzatore degli obiettivi.
Qualcosa del genere era accaduto il 17 marzo 1978. I giorni del
rapimento dell’on. Moro. Camera e il Senato con procedura d'urgenza
espressero la fiducia al monocolore Dc, presieduto da Giulio Andreotti
con 569 voti su 630 (votarono a favore anche i "demonazionali"). Per la
prima volta, dopo il breve periodo del dopoguerra, il PCI fu nella
maggioranza parlamentare che appoggiava il governo.
Quando a fine gennaio 2022 i grandi elettori del PdR si riuniranno in
seduta congiunta per la prima votazione –la data sarà comunicata dal
presidente della camera Fico il 4 gennaio 2022- è certo che saremo
ancora nel mezzo della pandemia col paese sempre sottosopra ben
spaventato da giornali televisioni politici scienziati opinionisti che
starnazzano bollettini di guerra che sono neanche la decima ventesima
parte di un anno prima.
La questione è che i partiti non mollano la presa nonostante la
pandemia. Nonostante che il PNRR non sia nemmeno avviato. Nonostante
che il Paese faccia finta di crescere chissà quanto quando invece è
arrivato al massimo neanche del tutto ai livelli pre covid ma con
alle spalle un debito pubblico spaventoso. Col di più non solo di
dovere contare 150mila morti ma soprattutto avere perso due anni di
scuola per l’intera generazione. Senza contare il crollo delle nascite
che tutti smentivano finché non sono arrivati i numeri veri.
Vero che di risultati raggiunti dal governo Draghi ce ne sono: la
campagna vaccinale è avanzata più rapidamente che nella maggior parte
degli altri Paesi; il Pnrr è stato presentato e approvato dalle
istituzioni europee; le 51 condizioni per ricevere la prossima rata dei
finanziamenti del Recovery plan sono state rispettate (almeno a
giudizio del governo). Importanti riforme sono state avviate, molte
previste dalle condizioni del Pnrr e altre (formalmente) al di fuori.
L’elenco sarebbe lungo: la riforma della giustizia civile, quella della
giustizia penale, le semplificazioni necessarie per portare avanti gli
investimenti pubblici del Pnrr, la riforma della concorrenza, la
riforma fiscale, la riforma degli ammortizzatori sociali. La legge di
bilancio è stata presentata e sta passando in parlamento (forse) senza
troppi scossoni.
L’anno che verrà sarà difficile per le famiglie. L’inflazione
galoppante, dentro e fuori l’Europa, giocherà un brutto scherzo alle
tasche degli italiani, ancora alle prese con la quarta ondata della
pandemia. In altre parole, aumenti per 11 miliardi derivanti dal caro
bollette e dal rialzo dei prezzi. Il dato, impietoso, è contenuto
nell’ultima analisi di Confcommercio sugli effetti della ripresa
inflazionistica e del caro-bollette sulle famiglie e sulle imprese.
Lo scherzo che il governo Draghi gioca agli Italiani lo si vede dai
numeri. Questi dovranno sborsare 11 miliardi in più per la crisi
energetica che il governo non ha nemmeno immaginato ma nel contempo
predica di restituirne 8: 7 miliardi per ridurre l'Irpef e 1 miliardo
per cancellare l'Irap a un milione di piccole imprese e professionisti.
Però il governo non dichiara i maggiori incassi sull’IVA derivati
dall’aumento dei prezzi dell’energia e correlati.
Quindi quando Mattarella se ne sarà andato e Draghi traslocherà al
Colle, questi ha già avvertito che un eventuale nuovo esecutivo
dovrebbe godere della stessa maggioranza a sostegno dell’attuale. E
inserisce una postilla significativa: «Indipendentemente da chi ci
sarà». Poi: «È immaginabile una maggioranza che si spacchi sul
presidente della Repubblica e si ricomponga nel sostegno al governo?»,
ha chiesto Draghi. «È la domanda che dobbiamo farci». La risposta
implicita è no.
Traduzione elementare: il successore di Draghi sarà o dovrà essere un
Draghi 2 e quindi questo Parlamento se non vuole andare a casa e fare
restare l’Italia a secco dei fondi del PNRR meglio si decida. Il
problema per Draghi non è il futuro PdR ma il futuro PdC che dovrà
essere da lui nominato ma anche indicato dalla larga coalizione attuale.
Possiamo anche pensare (male) che pure Draghi abbia l’ambizione
presidenziale (ce l’hanno 60 milioni di Italiani…) ma non mi pare
disprezzabile l’idea che alle elezioni del 2023 ci arrivi un governo
politico. Vale a dire espresso dai partiti.
Così i partiti dopo avere dovuto incassare a muso duro il niet
mazzarelliano a proseguire il mandato, adesso sono stati messi davanti
ai rispettivi ricatti e costretti a ripiegare. Col di più che Draghi se
come prima nomina a PdC non conosceva i partiti della coalizione,
adesso li conosce meglio dei suoi pedalini e quindi con lui c’è poco da
pattinare.
Mi pare quindi che tutto sommato le previsioni diano adito a soluzioni
possibili. Purtroppo ci sarà un altro maschio alla presidenza della
repubblica ed un altro romano, un altro economista, un altro
accademico, un altro banchiere, un altro dirigente pubblico. Insomma
neanche stavolta una donna laica scienziata non politica di
professione.
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IL GIORGETTI ARRABBIATO COI VIROLOGI IN TV
Hanno impiegato quasi due anni –la politica la scienza i giornalisti-
per capire che davanti a una pandemia che ha falciato 136mila italiani
e di cui non si conosce ancora nulla della sua evoluzione, era
necessaria una comunicazione attentamente studiata ed affidata non al
primo che passa ma a chi il mestiere lo sa fare.
Non è accaduto e questo per colpa della politica. Non della scienza la
cui colpa (forse) è solo quella che davanti a un microfono e una
telecamera non si nega mai nessuno.
Ieri il Giorgetti a palazzo Chigi non appena la cabina di regia
sulle misure anti-Covid ha finito di passare in rassegna le nuove
restrizioni di Natale da fuori: « Adesso basta, è arrivato il momento
di smetterla con l'invasione dei virologi in tv che rischia solo di
alimentare confusione e incertezza ». In sostanza — è la tesi del
ministro — l'onnipresenza nei talk di immunologi ed esperti a vario
titolo, non sempre peraltro d'accordo tra loro, rischia di creare
l'effetto opposto a quello desiderato: disorientare se non addirittura
spaventare l'opinione pubblica. Ecco perché — esorta Giorgetti — nel
rispetto della libertà di espressione e delle regole sull'informazione,
sarebbe forse utile diffondere una sorta di “raccomandazione”, valida
per tutti i canali pubblici e privati, a usare maggiore cautela.
«Inizia a esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca
pronte per ogni situazione e stagione. Verità che sono state
sistematicamente smentite dai fatti», spiega ai colleghi. In una fase
tanto drammatica per il Paese — è la riflessione che il titolare dello
Sviluppo economico si augura venga condivisa dal governo — non possono
essere lo share e gli ascolti l'unica discriminante nelle scelte degli
ospiti in tv quando si parla di pandemia e delle conseguenze sulle
persone.
Ci siamo: adesso verrà creato il MIN-CUL-COVID. Tragicomico che il
ragionamento del Giorgetti sia stato pubblicamente approvato dal
Draghi, mentre il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, al termine
della riunione ha preso Giorgetti da parte per dirgli che sì,
effettivamente bisognerebbe far presto qualcosa, che così non si può
andare avanti.
Rincorrere i buoi scappati.
Perciò ora è bene dosare le presenze in tv: alla stessa stregua di quel
che si è chiesto di fare con i no-vax, di cui i virologi rappresentano
la controparte. Un'esigenza che dopo l'Epifania verrà tradotta in una
sorta di decalogo a cui sta lavorando il presidente della Commissione
di vigilanza Alberto Barachini.
Un atto di indirizzo per invitare la Rai a offrire sul Covid
un'informazione corretta, imparziale e contestualizzata. A dividere le
opinioni dai fatti e i numeri dalle suggestioni. Ma soprattutto a
evitare una «logica da infotainment che dovrebbe essere avulsa dalle
reti pubbliche in qualunque situazione, ma in particolare in una
situazione come quella pandemica di emergenza nazionale ». È questo il
punto chiave: le reti di Stato faranno meglio a «collocare il confronto
tra opinioni divergenti in materia di politica sanitaria all'interno
delle sole trasmissioni di informazione ». Ossia i Tg e non i talk, che
ormai fanno quasi esclusivamente intrattenimento.
Fa un po' sorridere pensare che il problema della commistione tra
intrattenimento e notizie sul covid si scopra solo ora alla luce della
scarsa professionalità di chi gestisce le televisioni: c'eravamo
arrivati pure noi (…) anche se va detto che il Giorgetti è uno dei
politici che passa meno sugli schermi tv (chi la fa di mestiere ha
capito che il Giorgetti non è affatto gradito al Salvini e quindi
meglio non sia troppo presente: non si sa mai…).
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L'ENNESIMA BUFALA DEL VERDE PUBBLICO
Quando abbiamo letto l'incarico allo studio GPT di Nusiner e Vegini per
la sistemazione del verde pubblico comunale ci siamo detti: finalmente
ci siamo. Stavolta siamo in buone mani. Invece abbiamo avuto un
abbaglio tremendo.
Chissà per quale motivo nelle aiuole di via Brembo bassa hanno prima di
tutto fatto fuori l'intero filare di quei mostriciattoli che
erano i pruni selvatici innestati alla pene di cane e adesso li
sostituiranno con dei biancospini anche quelli allevati ad
alberello boh?!.
La giunta Gamba si appresta a leggerissimi aggiornamenti dei relitti
verdi del paese bello da vivere ma anche stavolta c'ha il braccino
cortissimo. Forse non ci sono sottomano delle coop-onlus e via cantando
capaci dell'impresa. Prevedono di spendere addirittura la somma
pazzesca di 45mila euro (progetto escluso) per degli “interventi”
nientemeno che in otto posti sostanzialmente su quelle cose indistinte
–leggasi: cacatoi per cani- che loro chiamano aiuole e la piantumazione
di alcuni alberi caduti o segati (vedi via Brembo).
Quindi dimenticate i giardini in via Marconi, quelli nei due CVI,
quello dietro i palazzi Chiesa e tanto meno l'oasi ecologica (ancora
nella crapa della giunta) lungo la pista ciclabile del fiume Brembo.
Non ci si scappa. In tutte ma proprio tutte le opere della giunta
Gamba non si sgarra mai dalla pochezza, dall'OBI style, dal giardinetto
della villetta a schiera. Non aspettatevi la mano di uno dei maestri
del paesaggio visti all'opera in Città Alta. Qui si va via schisci
schisci. Ghe mia i solcc. I solcc invece si trovano per la parrocchia,
per gli arredi degli uffici che stanno sull'ombelico della sindaca
salvo che poi alla fine pagano a peso d'oro mobilio neanche
rivestito di formica . Quella vera, mica quella cinese. Non parliamo
poi dei solcc che hanno speso per la pista ciclabile lungo fiume:
adesso arriverà anche l'archeo- loga che vigilerà sugli scavi nelle
discariche. Se c'è da trasandare state certi che il Comune di Curno non
bada a spese.
Immaginiamo la fine degli sfigati stamberga lutea in mano ai tecnici
del comune di Curno e alle imprese che scelgono per i lavori. Non potrà
mancare la lussuosa deschampisa cespitosa e pensate si volessero
privare della calamagrostis x acutiflora 'Karl Foerster' o la stipa
tenuissima? Speriamo non le rubino dal Brembo.
Dopo decine di appalti per la cura del verde fatti coi piedi e mandati
in gara al prezzo più vile possibile, adesso bisogna metterci qualche
cerotto. Non c'è scampo. Per darsi una copertura hanno chiamato uno
studio di buon livello ma gli hanno strizzato il portafoglio:
tappa i buchi e smamma alla svelta. L'hanno usato come foglia di
fico. E avanti con le capitozzature dappertutto.
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