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LI CONOSCETE?
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OMOFOBIA:NON BASTA UNA BUONA LEGGE CON LE STESSE CRAPE
Le macerie della legge Zan al Senato sollecitano un certo numero di
interrogativi scrive Stefano Folli. Per noi l'affossamento del ddl Zan
da parte del Senato appartiene allo stesso filone delle tragedie dei
femminicidi. Ci spieghiamo. Non basta una legge, anche buona, per
cambiare una cultura ed un costume che non vogliono cambiare.
La legge 19 luglio 2019, n. 69 (d'ora in avanti “Codice Rosso”)
introdusse talune disposizioni a tutela delle vittime di violenza
domestica e di genere e fu l'occasione per chiarire il funzionamento
del sistema penale per la tutela delle vittime di “femminicidio”.
(:::)
DONNA, SOTTO I 70 ANNI, SETTENTRIONALE,
SCIENZATA: LA PROSSIMA PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
La prossima presidente della repubblica? Una donna, giovane sotto i 70
anni, settentrionale, scienziata. Si incazzeranno di brutto per il
“settentrionale” ma ci importa zero. Per adesso circolano nomi
pallosissimi. Per esempio Liliana Segre. Bravissima donna che chissà
perché non s’era mai vista e sentita prima della nomina a senatrice a
vita e adesso compare regolarmente in tutti i telegiornali quotidiani.
Un’icona: la portano in giro come una madonna pellegrina. Va bene che
è milanese ma ha anche 91 anni: non sfidiamo troppo la natura dopo i
trisnonni comeNapolitano e Mattarella. E per carità di patria basta
cristiani alla presidenza della repubblica. Mettiamoci una donna.
Soprattutto una donna laica.
Poi qualcheduno ha messo in giro anche la nomination di Gentiloni.
Oltre al gravissimo difetto di essere romano, montessoriano, capannista
(non perché andava a caccia nei capanni) sembra lo zio che s’é appena
svegliato dalla pennichella pomeridiana. Va bene che un presidente
della repubblica ha un ottimo staff che gli scrivono i discorsi, però i
suoi discorsi sono talmente banali e scontati che va be, la repubblica?
Eh, c’è la repubblica no?!. Una figurina sbiadita che al massimo
rappresenta i furbi travet dei ministeri romani. Sciò. Sciò.
Ci sarebbero in pista anche Franceschini e Casini. Il primo è ferrarese
ed ha tre difetti da solo: essere avvocato democristiano maschio. Il
secondo ha il solo pregio di essere bolognese, ma è un sughero della
politica, un demerito essere maschio ed avvocato e per di più
divorziato. Che non è una bella cosa per un presidente della
repubblica. Lo dice anche mia suocera. Quando parla sembra che abbia la
carne crescente nelle narici. In effetti sa parlare bene, cioè ogni
tanto dice cose interessanti e sensate. Peccato che siano sempre e solo
democristiane.
Resta quindi la sola Elena Cattaneo.
(...)
VARIANTE ELETTORALE DEL PGT A BUOI SCAPPATI
I nuovi mostri tutti legali e lasciati crescere anabolizzati sono li da
vedere. Da via DeAmicis a via IV Novembre oppure via Mascagni e quello
che resterà indimenticabile di via Lombardia, dove una grande villa
(peraltro firmata a suo tempo da un importante architetto) è cresciuta
di tre o quattro volte. Ripetiamo: tutto legalmente. Edifici tutti
“fuori misura” rispetto al contesto che la giunta Gamba poteva evitare
riducendo le volumetrie appena uscita la criminale legge regionale che
li permetteva. Perché la questione non riguarda solo quegli edifici ma…
quello che accadrà agli edifici vicini quando presto o tardi
applicheranno anch'essi l'art. 3 della LR n.13 del 16uglio 2009 laddove
prevede che “all'esterno dei centri storici e delle zone individuate
dagli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, quali nuclei urbani di
antica formazione è consentita, anche in deroga alle previsioni
quantitative degli strumenti medesimi vigenti o adottati e ai
regolamenti edilizi, la sostituzione degli edifici in tutto
residenziali esistenti con un nuovo organismo edilizio di volumetria
incrementata fino al 30 per cento della volumetria esistente” (…)”.
Tutto questo per delle migliori intenzioni:” La presente legge, anche
in attuazione dell'Intesa espressa dalla Conferenza Unificata in data
1º aprile 2009, promuove un'azione straordinaria dei soggetti pubblici
e privati per conseguire la massima valorizzazione e utilizzazione del
patrimonio edilizio ed urbanistico presente nel territorio lombardo e
per rispondere anche ai bisogni abitativi delle persone e delle
famiglie, attraverso la tempestiva ed urgente riqualificazione dello
stesso, nel rispetto dei suoi caratteri identitari, contestualmente
contribuendo al rilancio del comparto economico interessato”.
(...)
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OMOFOBIA:NON BASTA UNA BUONA LEGGE CON LE STESSE CRAPE
Le macerie della legge Zan al Senato sollecitano un certo numero di
interrogativi scrive Stefano Folli. Per noi l'affossamento del ddl Zan
da parte del Senato appartiene allo stesso filone delle tragedie dei
femminicidi. Ci spieghiamo. Non basta una legge, anche buona, per
cambiare una cultura ed un costume che non vogliono cambiare.
La legge 19 luglio 2019, n. 69 (d'ora in avanti “Codice Rosso”)
introdusse talune disposizioni a tutela delle vittime di violenza
domestica e di genere e fu l'occasione per chiarire il funzionamento
del sistema penale per la tutela delle vittime di “femminicidio”.
La legge richiamata, si inserisce in un percorso legislativo che prende
le mosse dalla ormai nota Convenzione di Istanbul del Consiglio
d'Europa del 2011, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza
sulle donne e la violenza domestica, ratificata dall'Italia ai sensi
della legge 27 giugno 2013 n. 77.
Naturale prosecuzione del percorso di matrice internazionale è la legge
sul femminicidio, introdotta in Italia con il d.l. 93, convertito nella
l. 119/2013, con cui il legislatore ha inteso contrastare la violenza
di genere e quella domestica.
È la stesse legge 119/2013 a definire il concetto di “violenza
domestica” chiarendo che essa si realizza quando si pongono in essere
“uno o più atti, gravi ovvero non episodici, di violenza fisica,
sessuale, psicologica o economica che si verificano all'interno della
famiglia o del nucleo familiare o tra persone legale, attualmente o in
passato, da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva,
indipendentemente dal fatto che l'autore di tali atti condivida o abbia
condiviso la stessa residenza con la vittima”.
In estrema sintesi, con le norme del 2013, e ancora una volta con le
recenti norme del 2019, non si interviene su reati che
rappresenterebbero l'evoluzione finale ed ultima del femminicidio ( ad
esempio, omicidio e lesioni), ma il legislatore ha scelto di
intervenire sui “delitti spia” della violenza – intendendosi per essi
quei delitti che spesso sono l'antecedente della realizzazione di
offese più gravi – evidentemente al fine di anticipare la punibilità e
prevenire la condotta delittuosa.
Quella che dovrebbe essere una buona legge non ha comunque
impedito che al 30 agosto 2021 in Italia siano state già uccise 65
donne: 46 da partner o ex. Non è bastata la volontà del parlamento per
stroncare qualcosa che appartiene ad una certa cultura del maschio.
Il ddl Zan addirittura non è stato nemmeno approvato al Senato
nonostante fosse stato approvato alla Camera lo scorso 4 novembre 2020.
I voti favorevoli sono stati 265, 193 invece contrari e un solo
astenuto. Il Ddl Zan prevede una serie di modifiche ad alcune norme per
tutelare le vittime dei crimini di odio legate al sesso, al genere,
all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alla disabilità. La
votazione è avvenuta con scrutinio segreto.
È amara la riflessione di Alessia Crocini, neo presidente di Famiglie
Arcobaleno, che riunisce le coppie omosessuali con figli. «Prendiamo
atto che in questo paese le leggi di civiltà non piacciono a una parte
della politica. In Italia si potrà continuare ad aggredire e
discriminare le persone gay, lesbiche e trans e per questo dobbiamo
ringraziare chi interpreta il proprio ruolo politico non al servizio
della cittadinanza, ma come semplice esercizio di potere personale. Noi
di Famiglie Arcobaleno sappiamo bene cosa voglia dire essere ignorati
dalla politica: da vent'anni i nostri figli e figlie aspettano una
legge che riconosca i loro diritti».
Gravi le parole di Fiorenzo Gimelli, presidente di Agedo, voce di quei
tanti ragazzi e ragazze, gay, lesbiche e transgender che ogni giorno
vivono sulla propria pelle la discriminazione se non l'odio.«Abbiamo
assistito a un dibattito surreale, dove l'offesa e il non
riconoscimento delle persone per quello che sono è stata considerata
legittima espressione della libertà di pensiero. Le questioni politiche
sono andate oltre il contenuto della legge per finire in uno scontro
generale. Non faremo un passo indietro. Ora si tratta di serrare le
fila e continuare, perché questa è solo una battaglia, la guerra é
ancora davanti a noi. Lo dobbiamo a noi, alle nostre figlie e figli».
In aula alcuni senatori sghignazzavano e applaudivano il proprio
trionfo, quasi fosse una testimonianza di virilità. Li ho trovati
imbarazzanti e beffardi sulla pelle delle vittime dell'omofobia ».
Scontata la doppiezza della Chiesa davanti a questo “servizio” che le
ha reso gran parte del Senato repubblicano: la presidenza della Cei
aveva espresso perplessità sul testo con due note, diffuse il 10 giugno
2020 e il 28 aprile 2021. Ma insieme aveva chiesto più dialogo per
arrivare a un testo che fosse il più possibile condiviso. Secondo
Bassetti «una legge che intende combattere la discriminazione non può e
non deve perseguire l'obiettivo con l'intolleranza». E ancora: «Tra
l'approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una
riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a
fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca
ogni cittadino nell'obiettivo del rispetto reciproco ». I nodi da
sciogliere, per la Chiesa, sono due: la definizione di “identità di
genere” che per i vescovi poneva e pone una questione etica e culturale
seria «che non può risolversi in banalizzazioni ideologiche», e la
norma che introduce la teoria del gender nelle scuole statali e
paritarie, incluse quelle confessionali.
Dialogo si, ma prima una bella bastonata accompagnata da cori da
stadio. Poi la solita manfrina di scambiarsi le accuse: colpa di
Renzi-IV, colpa di qualche grillino, colpa di qualche piddino che
“hanno tradito” votando con le destre. Chissà se è vero e non sia
piuttosto il solito farsi fichette trasversali per chissà quali altre
ragioni: tanto il Parlamento non si scioglie prima della scadenza
naturale e quindi li possono divertirsi senza timori.
Anche gli stessi interrogativi sul fatto che questa operazione – una
alleanza trasversale in Parlamento che mandi il cavaliere al
Quirinale- preluda a quanto di grave potrebbe accadere dopo la
quarta votazione per l'elezione del futuro presidente della repubblica
appartiene anch'essa al filone del “mi interessa più la politica che
una società giusta”.
Insomma siamo sempre li: quando si tocca il potere del vero maschio pisellato va tutto in rovina.
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DONNA, SOTTO I 70 ANNI, SETTENTRIONALE,
SCIENZATA: LA PROSSIMA PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
La prossima presidente della repubblica? Una donna, giovane sotto i 70
anni, settentrionale, scienziata. Si incazzeranno di brutto per il
“settentrionale” ma ci importa zero. Per adesso circolano nomi
pallosissimi. Per esempio Liliana Segre. Bravissima donna che chissà
perché non s’era mai vista e sentita prima della nomina a senatrice a
vita e adesso compare regolarmente in tutti i telegiornali quotidiani.
Un’icona: la portano in giro come una madonna pellegrina. Va bene
che è milanese ma ha anche 91 anni: non sfidiamo troppo la natura dopo
i trisnonni comeNapolitano e Mattarella. E per carità di patria basta
cristiani alla presidenza della repubblica. Mettiamoci una donna.
Soprattutto una donna laica.
Poi qualcheduno ha messo in giro anche la nomination di Gentiloni.
Oltre al gravissimo difetto di essere romano, montessoriano, capannista
(non perché andava a caccia nei capanni) sembra lo zio che s’é appena
svegliato dalla pennichella pomeridiana. Va bene che un presidente
della repubblica ha un ottimo staff che gli scrivono i discorsi, però i
suoi discorsi sono talmente banali e scontati che va be, la repubblica?
Eh, c’è la repubblica no?!. Una figurina sbiadita che al massimo
rappresenta i furbi travet dei ministeri romani. Sciò. Sciò.
Ci sarebbero in pista anche Franceschini e Casini. Il primo è ferrarese
ed ha tre difetti da solo: essere avvocato democristiano maschio.
Il secondo ha il solo pregio di essere bolognese, ma è un sughero della
politica, un demerito essere maschio ed avvocato e per di più
divorziato. Che non è una bella cosa per un presidente della
repubblica. Lo dice anche mia suocera. Quando parla sembra che abbia la
carne crescente nelle narici. In effetti sa parlare bene, cioè ogni
tanto dice cose interessanti e sensate. Peccato che siano sempre e solo
democristiane.
Resta quindi la sola Elena Cattaneo.
Scrive wikipedia: nata a Milano, vive a Brugherio dalla fine degli anni
ottanta. Dopo aver conseguito una laurea con lode in Farmacia nel 1986
e un dottorato in Biotecnologie applicate alla farmacologia presso
l'Università Statale di Milano, si trasferisce per alcuni anni a
Boston, dove inizia la sua ricerca sulle cellule staminali cerebrali
nel laboratorio del professore Ron McKay al Massachusetts Institute of
Technology. Tornata in Italia, continua le sue ricerche dedicandosi
allo studio della malattia di Huntington. Diventa ricercatrice
dell'Università di Milano, nel 2001 professoressa associata e nel 2003
professoressa ordinaria presso lo stesso ateneo, ricoprendo diverse
cattedre.
L’ultimo suo libro “Armati di scienza” è uscito in un momento in cui la
scienza è al centro dell’attenzione mediatica e politica. Questo non
accade frequentemente: in condizioni normali le notizie scientifiche
ricevono scarsa attenzione da parte dei media e le problematiche legate
alla ricerca sono affrontate dalla nostra classe politica con cronico
disinteresse. La pandemia da SARS-CoV-2 ha invece acceso i riflettori
sulla ricerca e sui ricercatori, soprattutto dell’area bio-medica,
campo di cui la prof.ssa Cattaneo si occupa da molto tempo con
brillanti risultati. Quando la incontrai la prima volta, assistendo
a un seminario organizzato presso la nostra Facoltà di Agraria di
Milano, notai con piacere che prendeva appunti mentre i vari relatori
parlavano e persino durante il dibattito in sala. Un comportamento
tanto corretto e persino normale per una persona razionale ed attenta
come Elena Cattaneo, quanto piuttosto inusuale nei “politici di
professione”.
Storicamente gli scienziati non sono mai stati chiamati a rendere conto
del proprio lavoro “alle masse”, ma l’alfabetizza- zione della
popolazione e la rete permettono oggi ai cittadini di accedere alle
informazioni e di chiedere conto dei risultati della scienza. Gli
studiosi dunque devono essere percepiti come una risorsa “per aiutare
il paese e la politica con un incremento di dibattito, di risultati e
di progresso”. Si tratta, secondo l’autrice, di una nuova alleanza tra
scienza e società.
Anche i media hanno il loro peso, perché la scelta delle parole e il
modo di veicolare le informazioni possono fare la differenza.
Probabilmente mai come nell’ultimo anno la scienza è stata sotto i
riflettori nel suo divenire. Accanto a notizie attendibili e
verificate, però, sono circolate dicerie e false informazioni che hanno
contribuito a disorientare il pubblico: infodemia, polarizzazione di
opinioni, fake news hanno frequentemente accompagnato in questi
mesi la narrazione della pandemia da Covid-19.
Il giornalismo, come la scienza secondo Cattaneo, segue un proprio
metodo, risponde a un’etica professionale e procede sulla base della
verifica delle fonti. Quando questo metodo viene rispettato, nella
scienza come nel giornalismo, il cittadino può contare su utili
strumenti di conoscenza.
Ecco perché Elena Cattaneo va mandata al colle.
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VARIANTE ELETTORALE DEL PGT A BUOI SCAPPATI
I nuovi mostri tutti legali e lasciati crescere anabolizzati sono li da
vedere. Da via DeAmicis a via IV Novembre oppure via Mascagni e quello
che resterà indimenticabile di via Lombardia, dove una grande
villa (peraltro firmata a suo tempo da un importante architetto) è
cresciuta di tre o quattro volte. Ripetiamo: tutto legalmente.
Edifici tutti “fuori misura” rispetto al contesto che la giunta
Gamba poteva evitare riducendo le volumetrie appena uscita la criminale
legge regionale che li permetteva. Perché la questione non riguarda
solo quegli edifici ma… quello che accadrà agli edifici vicini quando
presto o tardi applicheranno anch'essi l'art. 3 della LR n.13 del
16uglio 2009 laddove prevede che “all'esterno dei centri storici e
delle zone individuate dagli strumenti urbanistici, vigenti o adottati,
quali nuclei urbani di antica formazione è consentita, anche in deroga
alle previsioni quantitative degli strumenti medesimi vigenti o
adottati e ai regolamenti edilizi, la sostituzione degli edifici in
tutto residenziali esistenti con un nuovo organismo edilizio di
volumetria incrementata fino al 30 per cento della volumetria
esistente” (…)”. Tutto questo per delle migliori intenzioni:” La
presente legge, anche in attuazione dell'Intesa espressa dalla
Conferenza Unificata in data 1º aprile 2009, promuove un'azione
straordinaria dei soggetti pubblici e privati per conseguire la massima
valorizzazione e utilizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico
presente nel territorio lombardo e per rispondere anche ai bisogni
abitativi delle persone e delle famiglie, attraverso la tempestiva ed
urgente riqualificazione dello stesso, nel rispetto dei suoi caratteri
identitari, contestualmente contribuendo al rilancio del comparto
economico interessato”. Oppure –LR 18 del 26 novembre 2019- : “con la
presente legge la Regione, nel perseguire l'obiettivo di uno sviluppo
sostenibile, riconosce gli interventi finalizzati alla rigenerazione
urbana e territoriale, riguardanti ambiti, aree o edifici, quali azioni
prioritarie per ridurre il consumo di suolo, migliorare la qualità
funzionale, ambientale e paesaggistica dei territori e degli
insediamenti, nonché le condizioni socio-economiche della popolazione,
anche mediante lo sviluppo di una filiera industriale integrata dalla
fase di progettazione a quella di realizzazione e gestione
dell'intervento, e ne promuove la conoscenza attraverso l'uso di
strumenti informatici condivisi tra il sistema della pubblica
amministrazione, degli operatori economici, delle professioni e dei
cittadini”. Poi del tutto casualmente se si vanno a vedere chi
erano-sono i proprietari degli immobili demoliti e cresciuti
anabolizzati hanno tutte parentele politiche bene accentuate.
In effetti in questa scelta l'amministrazione comunale retta
dalla sindaca Gamba l'ha perseguita per stimolare maggiore intimità tra
i cittadini: ormai dalla finestra di un edificio un cittadino dotato di
un numero normale di diottrie può così finalmente leggere il marchio
sull'etichetta delle mutande della sua vicina. Si possono vedere anche
le pietanze nel piatto se del caso.
La sostanza resta sempre la stessa che s'era già vista con le varianti
TS1 e TS2 al PGT vigente: una massiccia regalia di metri cubi
tutti in nome della riqualificazione salvezza sviluppo salvo che…
crescono edifici anabolizzati che regalano al Comune opere di
urbanizzazioni grandi come dei Lego e di verde non se ne vede proprio.
Vedi via Mascagni. Tranne delle micro aiuole che saranno utilissime
soprattutto ai cani.
Si è visto chiaramente la mancanza di volontà ed anche la capacità di
governo proprio nel diniego dell'accurato rammendo del tessuto
cittadino: basta un'occhiata a google earth per capire quante “carie”
esistono nel costruito. Invece di intervenire e curare queste “carie”
con dei piani tra blocchi di vie la giunta Gamba -arrivata
all'alba del 2021- lascia che sia ancora il privato a decidere cosa
fare. Basta prendere in esame il blocco edificato tra via DeAmicis – 2
Giugno –Repubblica e C. Battisti per capire quanto ci sia da “medicare”
per dare bellezza aria luce al quartiere anziché lasciarlo un mix di
Napoli e Baggio. Ma di situazioni simili ce ne sono almeno una dozzina:
pensiamo al blocco di via Merena Toscana Marigolda e Liguria: del tutto
privi di verde e parcheggi e di una circolazione pedonale ragionevole.
Ma la carenza peggiore delle varie giunte che dal 25 anni in qua hanno
governato il paese sta nella dimenticanza del c.d. “orto
botanico”. Vale a dire quel blocco di aree compreso tra via Carlinga,
Lega Lombarda, Curnasco, IV Novembre e L. Gamba (partigiano
dimenticato dalla politica locale a favore di un prete pazzo che mandò
al plotone di esecuzione sei partigiani ). Senza contare le aree
contermini dei Briaschi. Questa grande area che potrebbe essere
investita da una valanga di milioni comunitari per trasformarsi non in
quell'orticello che viene pomposamente chiamato “valle della
biodiversità” ma un vero e proprio parco regionale che può essere
motore economico di un differente modi di creare lavoro che non sia il
part time degli schiavi nel commercio. Curno è noto a livello nazionale
e internazionale (per via della proprietà del centro commerciale) come
il “comune più commerciale” d'Italia. Sarebbe il caso che le forze
politiche decidessero di dargli un futuro e un volto differente
–attraverso un concorso internazionale e in collaborazione con l'UE-
visto che anche prevedendo un flusso di visitatori di qualche migliaio
la settimana, ci sono nei dintorni tutte le infrastrutture necessarie a
sopportare quel flusso (parcheggi viabilità ristorazione) senza contare
che anche buona parte del centro storico, ormai del tutto abbandonato,
potrebbe essere recuperato ad un uso residenziale di buona qualità. Tra
l'altro Curno ha ancora delle vaste aree agricole che potrebbero
diventare gli spazi per una scuola di agraria al posto di quella
incastrata nei condomini di Borgo Palazzo. Insomma abbiamo tra le mani
una gioiello da rendere accessibile e bello per tutti (senza grandi
costi ma con grandi rientri) e farne anche uno strumento di
promozione culturale oltre che bellezza ambientale e la sindaca
Gamba insegue una microscopica oasi naturalistica nel letto del Brembo.
I nostri vecchi dicevano: “u capì negat tött tacat!”. .
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