A GUARDARE ALLE COLLINE  29 OTTOBRE 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















LI CONOSCETE?

OMOFOBIA:NON BASTA UNA BUONA LEGGE CON LE STESSE CRAPE
Le macerie della legge Zan al Senato sollecitano un certo numero di interrogativi scrive Stefano Folli. Per noi l'affossamento del ddl Zan da parte del Senato appartiene allo stesso filone delle tragedie dei femminicidi. Ci spieghiamo. Non basta una legge, anche buona, per cambiare una cultura ed un costume che non vogliono cambiare.
La legge 19 luglio 2019, n. 69 (d'ora in avanti “Codice Rosso”) introdusse talune disposizioni a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere e fu l'occasione per chiarire il funzionamento del sistema penale per la tutela delle vittime di “femminicidio”.
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DONNA, SOTTO I 70 ANNI, SETTENTRIONALE,
SCIENZATA: LA PROSSIMA PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
La prossima presidente della repubblica? Una donna, giovane sotto i 70 anni, settentrionale, scienziata. Si incazzeranno di brutto per il “settentrionale” ma ci importa zero. Per adesso circolano nomi pallosissimi. Per esempio Liliana Segre. Bravissima donna che chissà perché non s’era mai vista e sentita prima della nomina a senatrice a vita e adesso compare regolarmente in tutti i telegiornali quotidiani. Un’icona: la  portano in giro come una madonna pellegrina. Va bene che è milanese ma ha anche 91 anni: non sfidiamo troppo la natura dopo i trisnonni comeNapolitano e Mattarella. E per carità di patria basta cristiani alla presidenza della repubblica. Mettiamoci una donna. Soprattutto una donna laica.
Poi qualcheduno ha messo in giro anche la nomination di Gentiloni. Oltre al gravissimo difetto di essere romano, montessoriano, capannista (non perché andava a caccia nei capanni) sembra lo zio che s’é appena svegliato dalla pennichella pomeridiana. Va bene che un presidente della repubblica ha un ottimo staff che gli scrivono i discorsi, però i suoi discorsi sono talmente banali e scontati che va be, la repubblica? Eh, c’è la repubblica no?!. Una figurina sbiadita che al massimo rappresenta i furbi travet dei ministeri romani. Sciò. Sciò.
Ci sarebbero in pista anche Franceschini e Casini. Il primo è ferrarese ed ha tre difetti da solo: essere avvocato  democristiano maschio. Il secondo ha il solo pregio di essere bolognese, ma è un sughero della politica, un demerito essere maschio ed avvocato e per di più divorziato.  Che non è una bella cosa per un presidente della repubblica. Lo dice anche mia suocera. Quando parla sembra che abbia la carne crescente nelle narici. In effetti sa parlare bene, cioè ogni tanto dice cose interessanti e sensate. Peccato che siano sempre e solo democristiane.
Resta quindi la sola Elena Cattaneo.
(...)

VARIANTE ELETTORALE DEL PGT A BUOI SCAPPATI
I nuovi mostri tutti legali e lasciati crescere anabolizzati sono li da vedere. Da via DeAmicis a via IV Novembre oppure via Mascagni e quello che resterà indimenticabile  di via Lombardia, dove una grande villa (peraltro firmata a suo tempo da un importante architetto) è cresciuta di tre o quattro volte. Ripetiamo: tutto legalmente. Edifici  tutti “fuori misura” rispetto al contesto che la giunta Gamba poteva evitare riducendo le volumetrie appena uscita la criminale legge regionale che li permetteva. Perché la questione non riguarda solo quegli edifici ma… quello che accadrà agli edifici vicini quando presto o tardi applicheranno anch'essi l'art. 3 della LR n.13 del 16uglio 2009 laddove prevede che “all'esterno dei centri storici e delle zone individuate dagli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, quali nuclei urbani di antica formazione è consentita, anche in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti medesimi vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi, la sostituzione degli edifici in tutto residenziali esistenti con un nuovo organismo edilizio di volumetria incrementata fino al 30 per cento della  volumetria esistente” (…)”. Tutto questo per delle migliori intenzioni:” La presente legge, anche in attuazione dell'Intesa espressa dalla Conferenza Unificata in data 1º aprile 2009, promuove un'azione straordinaria dei soggetti pubblici e privati per conseguire la massima valorizzazione e utilizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico presente nel territorio lombardo e per rispondere anche ai bisogni abitativi delle persone e delle famiglie, attraverso la tempestiva ed urgente riqualificazione dello stesso, nel rispetto dei suoi caratteri identitari, contestualmente contribuendo al rilancio del comparto economico interessato”.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





































































































































































































































OMOFOBIA:NON BASTA UNA BUONA LEGGE CON LE STESSE CRAPE
Le macerie della legge Zan al Senato sollecitano un certo numero di interrogativi scrive Stefano Folli. Per noi l'affossamento del ddl Zan da parte del Senato appartiene allo stesso filone delle tragedie dei femminicidi. Ci spieghiamo. Non basta una legge, anche buona, per cambiare una cultura ed un costume che non vogliono cambiare.
La legge 19 luglio 2019, n. 69 (d'ora in avanti “Codice Rosso”) introdusse talune disposizioni a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere e fu l'occasione per chiarire il funzionamento del sistema penale per la tutela delle vittime di “femminicidio”.
La legge richiamata, si inserisce in un percorso legislativo che prende le mosse dalla ormai nota Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa del 2011, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, ratificata dall'Italia ai sensi della legge 27 giugno 2013 n. 77.
Naturale prosecuzione del percorso di matrice internazionale è la legge sul femminicidio, introdotta in Italia con il d.l. 93, convertito nella l. 119/2013, con cui il legislatore ha inteso contrastare la violenza di genere e quella domestica.
È la stesse legge 119/2013 a definire il concetto di “violenza domestica” chiarendo che essa si realizza quando si pongono in essere “uno o più atti, gravi ovvero non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare o tra persone legale, attualmente o in passato, da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva, indipendentemente dal fatto che l'autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.
In estrema sintesi, con le norme del 2013, e ancora una volta con le recenti norme del 2019, non si interviene su reati che rappresenterebbero l'evoluzione finale ed ultima del femminicidio ( ad esempio, omicidio e lesioni), ma il legislatore ha scelto di intervenire sui “delitti spia” della violenza – intendendosi per essi quei delitti che spesso sono l'antecedente della realizzazione di offese più gravi – evidentemente al fine di anticipare la punibilità e prevenire la condotta delittuosa.
Quella che dovrebbe essere una buona legge non ha  comunque impedito che al 30 agosto 2021 in Italia siano state già uccise 65 donne: 46 da partner o ex. Non è bastata la volontà del parlamento per stroncare qualcosa che appartiene ad una certa cultura del maschio.

Il ddl Zan addirittura non è stato nemmeno approvato al Senato nonostante fosse stato approvato alla Camera lo scorso 4 novembre 2020. I voti favorevoli sono stati 265, 193 invece contrari e un solo astenuto. Il Ddl Zan prevede una serie di modifiche ad alcune norme per tutelare le vittime dei crimini di odio legate al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alla disabilità. La votazione è avvenuta con scrutinio segreto.
È amara la riflessione di Alessia Crocini, neo presidente di Famiglie Arcobaleno, che riunisce le coppie omosessuali con figli. «Prendiamo atto che in questo paese le leggi di civiltà non piacciono a una parte della politica. In Italia si potrà continuare ad aggredire e discriminare le persone gay, lesbiche e trans e per questo dobbiamo ringraziare chi interpreta il proprio ruolo politico non al servizio della cittadinanza, ma come semplice esercizio di potere personale. Noi di Famiglie Arcobaleno sappiamo bene cosa voglia dire essere ignorati dalla politica: da vent'anni i nostri figli e figlie aspettano una legge che riconosca i loro diritti».
Gravi le parole di Fiorenzo Gimelli, presidente di Agedo, voce di quei tanti ragazzi e ragazze, gay, lesbiche e transgender che ogni giorno vivono sulla propria pelle la discriminazione se non l'odio.«Abbiamo assistito a un dibattito surreale, dove l'offesa e il non riconoscimento delle persone per quello che sono è stata considerata legittima espressione della libertà di pensiero. Le questioni politiche sono andate oltre il contenuto della legge per finire in uno scontro generale. Non faremo un passo indietro. Ora si tratta di serrare le fila e continuare, perché questa è solo una battaglia, la guerra é ancora davanti a noi. Lo dobbiamo a noi, alle nostre figlie e figli».
In aula alcuni senatori sghignazzavano e applaudivano il proprio trionfo, quasi fosse una testimonianza di virilità. Li ho trovati imbarazzanti e beffardi sulla pelle delle vittime dell'omofobia ».
Scontata la doppiezza della Chiesa davanti a questo “servizio” che le ha reso gran parte del Senato repubblicano: la presidenza della Cei aveva espresso perplessità sul testo con due note, diffuse il 10 giugno 2020 e il 28 aprile 2021. Ma insieme aveva chiesto più dialogo per arrivare a un testo che fosse il più possibile condiviso. Secondo Bassetti «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l'obiettivo con l'intolleranza». E ancora: «Tra l'approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca ogni cittadino nell'obiettivo del rispetto reciproco ». I nodi da sciogliere, per la Chiesa, sono due: la definizione di “identità di genere” che per i vescovi poneva e pone una questione etica e culturale seria «che non può risolversi in banalizzazioni ideologiche», e la norma che introduce la teoria del gender nelle scuole statali e paritarie, incluse quelle confessionali.
Dialogo si, ma prima una bella bastonata accompagnata da cori da stadio. Poi la solita manfrina di scambiarsi le accuse: colpa di Renzi-IV, colpa di qualche grillino, colpa di qualche piddino che “hanno tradito” votando con le destre. Chissà se è vero e non sia piuttosto il solito farsi fichette trasversali per chissà quali altre ragioni: tanto il Parlamento non si scioglie  prima della scadenza naturale e quindi li possono divertirsi senza timori.
Anche gli stessi interrogativi sul fatto che questa operazione – una alleanza trasversale in Parlamento che mandi il cavaliere al Quirinale-  preluda a quanto di grave potrebbe accadere dopo la quarta votazione per l'elezione del futuro presidente della repubblica appartiene anch'essa al filone del “mi interessa più la politica che una società giusta”.
Insomma siamo sempre li: quando si tocca il potere del vero maschio pisellato va tutto in rovina.

DONNA, SOTTO I 70 ANNI, SETTENTRIONALE,
SCIENZATA: LA PROSSIMA PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
La prossima presidente della repubblica? Una donna, giovane sotto i 70 anni, settentrionale, scienziata. Si incazzeranno di brutto per il “settentrionale” ma ci importa zero. Per adesso circolano nomi pallosissimi. Per esempio Liliana Segre. Bravissima donna che chissà perché non s’era mai vista e sentita prima della nomina a senatrice a vita e adesso compare regolarmente in tutti i telegiornali quotidiani. Un’icona: la  portano in giro come una madonna pellegrina. Va bene che è milanese ma ha anche 91 anni: non sfidiamo troppo la natura dopo i trisnonni comeNapolitano e Mattarella. E per carità di patria basta cristiani alla presidenza della repubblica. Mettiamoci una donna. Soprattutto una donna laica.
Poi qualcheduno ha messo in giro anche la nomination di Gentiloni. Oltre al gravissimo difetto di essere romano, montessoriano, capannista (non perché andava a caccia nei capanni) sembra lo zio che s’é appena svegliato dalla pennichella pomeridiana. Va bene che un presidente della repubblica ha un ottimo staff che gli scrivono i discorsi, però i suoi discorsi sono talmente banali e scontati che va be, la repubblica? Eh, c’è la repubblica no?!. Una figurina sbiadita che al massimo rappresenta i furbi travet dei ministeri romani. Sciò. Sciò.
Ci sarebbero in pista anche Franceschini e Casini. Il primo è ferrarese ed ha tre difetti da solo: essere avvocato  democristiano maschio. Il secondo ha il solo pregio di essere bolognese, ma è un sughero della politica, un demerito essere maschio ed avvocato e per di più divorziato.  Che non è una bella cosa per un presidente della repubblica. Lo dice anche mia suocera. Quando parla sembra che abbia la carne crescente nelle narici. In effetti sa parlare bene, cioè ogni tanto dice cose interessanti e sensate. Peccato che siano sempre e solo democristiane.
Resta quindi la sola Elena Cattaneo.
Scrive wikipedia: nata a Milano, vive a Brugherio dalla fine degli anni ottanta. Dopo aver conseguito una laurea con lode in Farmacia nel 1986 e un dottorato in Biotecnologie applicate alla farmacologia presso l'Università Statale di Milano, si trasferisce per alcuni anni a Boston, dove inizia la sua ricerca sulle cellule staminali cerebrali nel laboratorio del professore Ron McKay al Massachusetts Institute of Technology. Tornata in Italia, continua le sue ricerche dedicandosi allo studio della malattia di Huntington. Diventa ricercatrice dell'Università di Milano, nel 2001 professoressa associata e nel 2003 professoressa ordinaria presso lo stesso ateneo, ricoprendo diverse cattedre.
L’ultimo suo libro “Armati di scienza” è uscito in un momento in cui la scienza è al centro dell’attenzione mediatica e politica. Questo non accade frequentemente: in condizioni normali le notizie scientifiche ricevono scarsa attenzione da parte dei media e le problematiche legate alla ricerca sono affrontate dalla nostra classe politica con cronico disinteresse. La pandemia da SARS-CoV-2 ha invece acceso i riflettori sulla ricerca e sui ricercatori, soprattutto dell’area bio-medica, campo di cui la prof.ssa Cattaneo si occupa da molto tempo con brillanti risultati. Quando la incontrai la prima volta, assistendo a  un seminario organizzato presso la nostra Facoltà di Agraria di Milano, notai con piacere che prendeva appunti mentre i vari relatori parlavano e persino durante il dibattito in sala. Un comportamento tanto corretto e persino normale per una persona razionale ed attenta come Elena Cattaneo, quanto piuttosto inusuale nei “politici di professione”. 
Storicamente gli scienziati non sono mai stati chiamati a rendere conto del proprio lavoro “alle masse”, ma l’alfabetizza- zione della popolazione e la rete permettono oggi ai cittadini di accedere alle informazioni e di chiedere conto dei risultati della scienza. Gli studiosi dunque devono essere percepiti come una risorsa “per aiutare il paese e la politica con un incremento di dibattito, di risultati e di progresso”. Si tratta, secondo l’autrice, di una nuova alleanza tra scienza e società.
Anche i media hanno il loro peso, perché la scelta delle parole e il modo di veicolare le informazioni possono fare la differenza. Probabilmente mai come nell’ultimo anno la scienza è stata sotto i riflettori nel suo divenire. Accanto a notizie attendibili e verificate, però, sono circolate dicerie e false informazioni che hanno contribuito a disorientare il pubblico: infodemia, polarizzazione di opinioni, fake news hanno frequentemente accompagnato in questi mesi  la narrazione della pandemia da Covid-19.
Il giornalismo, come la scienza secondo Cattaneo, segue un proprio metodo, risponde a un’etica professionale e procede sulla base della verifica delle fonti. Quando questo metodo viene rispettato, nella scienza come nel giornalismo, il cittadino può contare su utili strumenti di conoscenza.
Ecco perché Elena Cattaneo va mandata al colle.


VARIANTE ELETTORALE DEL PGT A BUOI SCAPPATI
I nuovi mostri tutti legali e lasciati crescere anabolizzati sono li da vedere. Da via DeAmicis a via IV Novembre oppure via Mascagni e quello che resterà indimenticabile  di via Lombardia, dove una grande villa (peraltro firmata a suo tempo da un importante architetto) è cresciuta di tre o quattro volte. Ripetiamo: tutto legalmente. Edifici  tutti “fuori misura” rispetto al contesto che la giunta Gamba poteva evitare riducendo le volumetrie appena uscita la criminale legge regionale che li permetteva. Perché la questione non riguarda solo quegli edifici ma… quello che accadrà agli edifici vicini quando presto o tardi applicheranno anch'essi l'art. 3 della LR n.13 del 16uglio 2009 laddove prevede che “all'esterno dei centri storici e delle zone individuate dagli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, quali nuclei urbani di antica formazione è consentita, anche in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti medesimi vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi, la sostituzione degli edifici in tutto residenziali esistenti con un nuovo organismo edilizio di volumetria incrementata fino al 30 per cento della  volumetria esistente” (…)”. Tutto questo per delle migliori intenzioni:” La presente legge, anche in attuazione dell'Intesa espressa dalla Conferenza Unificata in data 1º aprile 2009, promuove un'azione straordinaria dei soggetti pubblici e privati per conseguire la massima valorizzazione e utilizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico presente nel territorio lombardo e per rispondere anche ai bisogni abitativi delle persone e delle famiglie, attraverso la tempestiva ed urgente riqualificazione dello stesso, nel rispetto dei suoi caratteri identitari, contestualmente contribuendo al rilancio del comparto economico interessato”. Oppure –LR 18 del 26 novembre 2019- : “con la presente legge la Regione, nel perseguire l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, riconosce gli interventi finalizzati alla rigenerazione urbana e territoriale, riguardanti ambiti, aree o edifici, quali azioni prioritarie per ridurre il consumo di suolo, migliorare la qualità funzionale, ambientale e paesaggistica dei territori e degli insediamenti, nonché le condizioni socio-economiche della popolazione, anche mediante lo sviluppo di una filiera industriale integrata dalla fase di progettazione a quella di realizzazione e gestione dell'intervento, e ne promuove la conoscenza attraverso l'uso di strumenti informatici condivisi tra il sistema della pubblica amministrazione, degli operatori economici, delle professioni e dei cittadini”. Poi del tutto casualmente se si vanno a vedere chi erano-sono i proprietari degli immobili demoliti e cresciuti anabolizzati hanno tutte parentele politiche bene accentuate.
In effetti  in questa scelta l'amministrazione comunale retta dalla sindaca Gamba l'ha perseguita per stimolare maggiore intimità tra i cittadini: ormai dalla finestra di un edificio un cittadino dotato di un numero normale di diottrie può così finalmente leggere il marchio sull'etichetta delle mutande della sua vicina. Si possono vedere anche le pietanze nel piatto se del caso.
La sostanza resta sempre la stessa che s'era già vista con le varianti TS1 e TS2 al PGT vigente: una  massiccia regalia di metri cubi tutti in nome della riqualificazione salvezza sviluppo salvo che… crescono edifici anabolizzati che regalano al Comune  opere di urbanizzazioni grandi come dei Lego e di verde non se ne vede proprio. Vedi via Mascagni. Tranne delle micro aiuole che saranno utilissime soprattutto ai cani.

Si è visto chiaramente la mancanza di volontà ed anche la capacità di governo proprio nel diniego dell'accurato rammendo del tessuto cittadino: basta un'occhiata a google earth per capire quante “carie” esistono nel costruito. Invece di intervenire e curare queste “carie” con dei piani tra blocchi di vie la giunta Gamba  -arrivata all'alba del 2021- lascia che sia ancora il privato a decidere cosa fare. Basta prendere in esame il blocco edificato tra via DeAmicis – 2 Giugno –Repubblica e C. Battisti per capire quanto ci sia da “medicare” per dare bellezza aria luce al quartiere anziché lasciarlo un mix di Napoli e Baggio. Ma di situazioni simili ce ne sono almeno una dozzina: pensiamo al blocco di via Merena Toscana Marigolda e Liguria: del tutto privi di verde e parcheggi e di una circolazione pedonale ragionevole.

Ma la carenza peggiore delle varie giunte che dal 25 anni in qua hanno governato il paese  sta nella dimenticanza del c.d. “orto botanico”. Vale a dire quel blocco di aree compreso tra via Carlinga, Lega Lombarda, Curnasco, IV Novembre e L. Gamba (partigiano  dimenticato dalla politica locale a favore di un prete pazzo che mandò al plotone di esecuzione sei partigiani ). Senza contare le aree contermini dei Briaschi. Questa grande area che potrebbe essere investita da una valanga di milioni comunitari per trasformarsi non in quell'orticello che viene pomposamente chiamato “valle della biodiversità” ma un vero e proprio parco regionale che può essere motore economico di un differente modi di creare lavoro che non sia il part time degli schiavi nel commercio. Curno è noto a livello nazionale e internazionale (per via della proprietà del centro commerciale) come il “comune più commerciale” d'Italia. Sarebbe il caso che le forze politiche decidessero di dargli un futuro e un volto differente –attraverso un concorso internazionale e in collaborazione con l'UE- visto che anche prevedendo un flusso di visitatori di qualche migliaio la settimana, ci sono nei dintorni tutte le infrastrutture necessarie a sopportare quel flusso (parcheggi viabilità ristorazione) senza contare che anche buona parte del centro storico, ormai del tutto abbandonato, potrebbe essere recuperato ad un uso residenziale di buona qualità. Tra l'altro Curno ha ancora delle vaste aree agricole che potrebbero diventare gli spazi per una scuola di agraria al posto di quella incastrata nei condomini di Borgo Palazzo. Insomma abbiamo tra le mani una gioiello da rendere accessibile e bello per tutti (senza grandi costi ma con grandi rientri) e farne anche uno strumento di promozione  culturale oltre che bellezza ambientale e la sindaca Gamba insegue una microscopica oasi naturalistica nel letto del Brembo. I nostri vecchi dicevano: “u capì negat tött tacat!”. .