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DALLA MONOCOLTURA COMMERCIALE A QUELLA AMBIENTALE:
IL FUTURO DEL PAESE BELLO DA VIVERE SARÀ NELL’ORTO BOTANICO
E QUANTO C’È ATTORNO E INSIEME
Non basteranno cinque anni per vedere realizzati finalmente quei 1200
mt di pista pedociclabile lungo il fiume Brembo che la sindaca Gamba
sbolognava in una filmato elettorale e verrà ricordata come l'opera
pubblica che è costata più di carta che di opere dal momento che è
servita soprattutto a finanziare una miriade di professionisti i quali
si sono guadagnati la pagnotta copia incollando quel che altri avevano
già studiato e pubblicato. La Gamba quando taglierà il nastro tricolore
starà in consiglio da una decina d'anni, assieme alla sua mentore l'ex
sindaca Serra adesso capogruppo della maggioranza.
(...)
COSA FARA' DA GRENDE IL LORENZO ROTA?
Incontro tra il Gruppo Flora Alpina Bergamasca e il direttore dell'Orto
Botanico Lorenzo Rota per discutere e rispondere o rispondersi alla
domanda: l'Orto Botanico di Bergamo è rilevante per la società?. Va
detto subito che l'OBBLR è un servizio del Comune di Bergamo non
essendo derivato e dipendente da una Università o altro centro di
ricerca nazionale. Poi uno si domanda cosa ci facciano tre micro musei
in Piazza Cittadella di cui due sono un doppione l'uno dell'altro.
Creato 49 anni or sono dall'ingegnere capo del Comune di Bergamo
Luciano Malanchini, appassionato di scienze naturali, e da Guido
Isnenghi, agrotecnico, conoscitore della flora locale. Un classico dei
tempi: quando la città andava a scoprire il contado.
(...)
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DALLA MONOCOLTURA COMMERCIALE A QUELLA AMBIENTALE:
IL FUTURO DEL PAESE BELLO DA VIVERE SARÀ NELL’ORTO BOTANICO
E QUANTO C’È ATTORNO E INSIEME
Non basteranno cinque anni per vedere realizzati finalmente quei 1200
mt di pista pedociclabile lungo il fiume Brembo che la sindaca Gamba
sbolognava in una filmato elettorale e verrà ricordata come l'opera
pubblica che è costata più di carta che di opere dal momento che è
servita soprattutto a finanziare una miriade di professionisti i quali
si sono guadagnati la pagnotta copia incollando quel che altri avevano
già studiato e pubblicato. La Gamba quando taglierà il nastro tricolore
starà in consiglio da una decina d'anni, assieme alla sua mentore l'ex
sindaca Serra adesso capogruppo della maggioranza.
Con alle spalle un quarto di secolo di governo del c.d. “verde
centrosinistra” comunque travestito (giunta Morelli, giunte Serra 1 e
2, giunta Gamba) il paese ha assistito senza battere ciglio alla totale
riconferma delle varianti peggiorative del centrodestra leghista al PRG
e poi, a confermare la critica di un segretario piddino (generosamente
risarcito delle spese processuali da una generosa sentenza) che non si
poteva fare una modifica alla sola parte di piano del centro
commerciale, la giunta Serra -con l'urbanistica sempre in mano al
solito Conti [causalmente cugine del segretario piddino di prima] da
trent'anni in qua- ha regalato al paese sia il poderoso TS1 che il TS2
coi suoi 300-350mila metri cubi di commerciale in aggiunta
all'esistente. C'è da precisare che anche il TS1 ha avuto il suo
bel premio volumetrico, specie sull'ex parcheggio Zebra. Guarda caso
quel parcheggio doveva essere uno standard pubblico e invece – quando
il c.d. centrosinistra stava all'opposizione- questo dimenticò di
verificare che fosse firmata la debita convenzione, ragion per cui
adesso ci sono tre centrini commerciali.
Non ancora contenti del malfatto quando è uscita la legge che premiava
gli aumenti volumetrici nella ricostruzione degli edifici abbandonati,
la giunta di centrosinistra ha dimenticato di approvare una delibera
che riconduceva le volumetrie all'origine. Ragion per cui adesso in
paese ci sono degli edifici che paiono usciti da un trattamento
anabolizzante. Forse perché c'era di mezzo anche la vineria del
cognato del segretario piddino?.
La sindaca Gamba non contenta degli sfracelli combinati con le varianti
TS1 e TS2 oppure con le vicende del CVI2 e poi del CVI1, felicissima
che le morti da covid19 abbiano ingrassato potentemente le casse
comunali di oltre un milione di euro (oltre i notevoli risparmi p.e.
sul piano del diritto allo studio) ha pensato bene di destinare le
risorse pervenute alla totale ristrutturazione dei due CVI nonché alla
creazione (futura) di un centro per autismo dagli ignoti
contenuti ma di sicuro costo: 1,3 milioni in cinque anni.
Le finanze comunali alla faccia del parlare male dei centri
commerciali, fondano la loro ricchezza sulla poca IMU che
riscuotono, sulle sovratasse personali, sugli oneri per le nuove
costruzioni ripartite decisamente sia occupando spazi vuoti che
ristrutturando del vecchio.
Curno ha supinamente accettato di essere una monocultura commerciale e
malissimamente sopporta la FreniBrembo anche perché questo andazzo
consente alla politica di appaltare ad una serie di privati milionate
di soldi pubblici per i vari piani del diritto allo studio, la rumenta,
le manutenzioni dei beni pubblici ragion per cui destra centro e
sinistra pescano tutti generosamente nelle finanze comunali attraverso
capitolati fatti pedestremente e sempre in vantaggio dell'esecutore.
Quindi perché lamentarsi?.
Tra il centro storico del paese e la zona commerciale si stende l'area
del c.d. “orto botanico” affiancato dal CVI1 e dal bloco
scuole-biblioteca (e cimitero…).
Un cittadino ben pensante immagina che delle maggioranze che si
dichiarano contrarie al commerciale si dedichino a cercare soluzioni
alternative ma quando si tratta di porre mano a quel complesso di aree
a destinazione “orto botanico” per trasformare quei cinque sei ettari
di spazi in un motore verde di una qualche forma di economia
alternativa al commerciale, non si muove foglia.
Un Comune che aveva già sul proprio territorio il Vivaio Forestale
Regionale s'è fatto scippare dal Comune di Bergamo quella cacata che è
poi diventata la Valle della Biodiversità ridotta in un orto non
più grande dell'ortaggi di un pensionato indigeno. Quello che spacciava
abusivamente ortaggi in piazza davanti alla verduriera oggi chiusa.
Uno spazio che poteva diventare un polo attrattivo per almeno 50mila
visitatori all'anno e dare lavoro ad almeno una ventina di persone
resta li inutilizzata per il 60%.
Col sovrappiù che gli investimenti necessari non sarebbero stati messi dal Comune di Curno ma da altri enti, fin dentro il PNRR.
Poi scopri che la “verde” Serra organizza la raccolta della plastica
staccandola dalla merda secca degli arbusti in Brembo oppure attuando
la tariffa puntuale salvo dimenticare di raccontare che sarà una
solenne fregatura alle tasche dei Curnesi. Ma siccome la Serra c'ha
l'ombelico legato alla catena cattocomunista cittadina, mica poteva
smentire i suoi soci e quindi la Valle della Biodiversità anziché
finire in un'area pubblica a Curno è approdata su un'area privata
che serve a dare lustro e clienti ai ristoranti dentro il Convento di
Astino. Cosa vuol dire lavorare per il nemico, insomma.
Adesso cominciano le manovre per le prossime elezioni comunali.
Vedremo quali saranno le liste che mettono al centro del programma un
“destino verde” del paese proprio partendo dall'utilizzo della vasta
area “orto botanico, CVI1 1 scuole biblioteca” in un'ottica di
una profonda modifica se non riconversione dell'economia locale dal
commerciale all'ambientale in senso largo. Purtroppo i Curnesi non
riescono a staccarsi dall'idea che per fare soldi devi avere una
cler da alzare ogni mattina, mentre quella zona se “messa a punto
in maniera intelligente” potrebbe dare occupazione, riuso del
patrimonio abitativo storico ormai abbandonato e degradato, scuola,
turismo e perché no? perfino la detestata cultura.
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COSA FARA' DA GRENDE IL LORENZO ROTA?
Incontro tra il Gruppo Flora Alpina Bergamasca e il direttore dell'Orto
Botanico Lorenzo Rota per discutere e rispondere o rispondersi
alla domanda: l'Orto Botanico di Bergamo è rilevante per la società?.
Va detto subito che l'OBBLR è un servizio del Comune di Bergamo non
essendo derivato e dipendente da una Università o altro centro di
ricerca nazionale. Poi uno si domanda cosa ci facciano tre micro
musei in Piazza Cittadella di cui due sono un doppione l'uno
dell'altro. Creato 49 anni or sono dall'ingegnere capo del Comune
di Bergamo Luciano Malanchini, appassionato di scienze naturali, e da
Guido Isnenghi, agrotecnico, conoscitore della flora locale. Un
classico dei tempi: quando la città andava a scoprire il contado.
Siamo andati all'incontro perché ci aveva meravigliato scoprire “la
necessità” del GFAB di incontrare l'OBB per interrogarsi sulla
rilevanza o meno dell'OBB nella società bergamasca. Basta una
ricerca in internet per verificare che attorno ai vari aspetti botanici
della Bergamasca ci sono almeno una dozzina di gruppi e questo
significa che esiste una bella battaglia tra i galli e i capponi
botanici della provincia.
Se il direttore dell'OBBLR ha ritenuto utile snocciolare il numero di
visitatori al Lorenzo Rota e alla Valle della Biodiversità nonché le
tre o quattro dozzine di compartecipazioni dell'OBBLR a iniziative
nazionali e internazionali, alla fine dell'esposizione si scopre che vi
lavorano stabilmente tre dipendenti comunali. Il che fa pensare
che il fumo sia moltissimo ma il risultato parecchio meno visto che
anche ai dipendenti del Comune di Bergamo le giornate durano 24 ore e
nemmeno tutte lavorative.
A noi è parso che il tema vero della serata stesse nella domanda: cosa
farà l'OBBLR da grande visto che l'anno prossimo compirà mezzo secolo?.
In realtà essendo una struttura non collegata-dipendente di una
università ma ad un ente locale, il suo futuro è del tutto aleatorio
dal momento che sostanzialmente non si tratta di un servizio che il
Comune DEVE fornire ai cittadini.
Un orto botanico non c'entra con un comune: semmai è un reperto che non
si può buttare per non fare una figuraccia in tempi di Geo&Geo.
I Bergamaschi –ed Isnenghi e Malanchini erano dei bergamaschi “dur per
durà”- con una caratteristica: quello di fare sempre un passo in
meno rispetto all'utile ed al necessario per non mostrarsi
spendaccioni. Per esempio il nuovo ospedale era nato col progetto di 10
torri e ne hanno realizzate solo sette. Forse tra dieci anni
arriverà l'ottava. Che dire della tangenziale sud e del tratto da
Dalmine a Sedrina?. Sempre in tema pensiamo all'allestimento
dell'ospedale da campo preso la Fiera di Bergamo e del caos scoppiato a
un certo punto tra enti pubblici per lo sgombero. Pensiamo alla Valle
della Biodiversità infilata in cima ad un sedime di oltre 30 ettari.
Stai li buona ed accontentatevi del pezzo e ringraziateci pure.
Malanchini&Insenghi non potevano che immaginare di utilizzare quel
buco pubblico ed abbandonato in cima alle Mura per farci un giardino
alpino ed appartenendo loro stessi a quella piccola borghesia cittadina
che s'era messa a scalare le Alpi e le PreAlpi, quello non poteva che
essere un simil orto alpino. Peccato che dopo mezzo secolo l'OBBLR stia
ancora li in quel buco ed abbia anche corso il rischio di
smantellamento.
Cosa farà da grande l'OBBLR è molto semplice: diventare un ramo dell'Università che però non pare ne abbia grande voglia.
Oggi come oggi la funzione prevalente dell'OBBLR resta un pezzo di
museo mentre quello di insegnare ai cittadini ed ai ragazzini
delle scuole che contrariamente a quel che gli passa Geo&Geo –nella
Valle della Biodiversità- non è seminando la farina che si ottiene fare
il pane ma bisogna seminare il grano per poi mulirne semi e
dalla farina e fare il pane. Non è piantando le patatine Amica che
crescono le patate vere e crude. Non è lavando i piatti dove hanno
cibato la pastasciutta che poi crescono i pomodori. In buona sostanza
l'OBBLR resta un pezzo di museo mentre la Valle della
Biodiversità è sostanzialmente un supporto alla scuola peraltro
abbastanza in contraddizione con quel che viene servito in mensa
ai ragazzi. Basta leggere i vomitevoli menù. Supporto non solo
per i ragazzi ma per le intere generazioni che da quando sono uscite
dalla scuola dell'obbligo non sanno nemmeno donde viene il pane, la
passata o la marmellata. Che non è fatta con la frutta ma con parecchio
d'altro.
Cosà farà l'OBBLR da grande lo deciderà ancora una volta la politica
mentre la dozzina di gruppi botanici locali continueranno nel loro tran
tran graffiandosi tra di loro ed una volta ogni lustro si incontreranno
per domandarsi: a chi serviamo noi? Poi torneranno da soli sui
propri passi.
P.S.: mai possibile che a nessun gruppo botanico e ambientalista locale
sia mai vento in mente di chiedere di trasformare quella distesa di
lamiere che è il tetto dell'ospedale in un giardino … almeno utile per
le api?.
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