A GUARDARE ALLE COLLINE  23 SETTEMBRE 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















LE MELE COTOGNE


GLI USA HANNO MOLLATO LA NATO PER CREARE
L’AUKUS E IL QUAD NEL MARE CINO-INDIANO
MA L’INDIA NON È PRONA COME GLI EUROPEI

Oltre mezzo secolo senza guerre mondiali  essendo perdurante la guerra fredda sotto l’ombrello dello sterminio nucleare hanno insegnato (forse) che la nazioni con la popolazione più numerosa sono quelle che dettano legge nel mondo indipendentemente dal regime che le governa. C’è la Cina con un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, un Pil che presto raggiungerà quello degli Usa, forze armate che almeno in Asia orientale sono già superiori. Ci sono gli USA con 333 milioni di abitanti.  L’Inghilterra con 56 milioni. La Francia con 67 milioni ed altri 2,7 milioni sparsi tra gli Oceani Indiano e Pacifico. C’è l’Australia con 25 milioni: come due grosse regioni italiane. Il terzetto forma il primo nucleo che ha firmato l’AUKUS (acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie) che è un patto di sicurezza trilaterale annunciato il 15 settembre 2021.
In base ad esso gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano di aiutare l'Australia a sviluppare e dispiegare sottomarini a propulsione nucleare, aggiungendosi alla presenza militare occidentale nella regione del Pacifico. Sebbene l'annuncio congiunto del primo ministro australiano Scott Morrison, del primo ministro britannico Boris Johnson e del presidente degli Stati Uniti Joe Biden non abbia menzionato esplicitamente nessun altro paese, fonti anonime della Casa Bianca hanno affermato che è progettato per contrastare l'influenza della Repubblica Popolare Cinese (RPC) nella regione indo-pacifica, una caratterizzazione con cui gli analisti hanno concordato.
(...)

L'AFGANISTAN  E' MESSO MALE
Don Abbondio di fronte al Cardinale Federico Borromeo confessa spontaneamente “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Queste pagine non hanno mai dato grande solidarietà le popolazioni afgane che sono sopravvissute per vent'anni traccheggiando e coi talibani e con la NATO salvo poi schierarsi in massa coi talibani appena la NATO è scappata: basta vedere il filmato dentro la base italiana appena occupata dai talibani per capire con che razza di teste (gli afgani) c'hanno avuto a che fare per un quinto di secolo.
Oggi il Corriere Bergamo dedica nientemeno che due pagine agli 80+6 profughi (afgani) che sono stati ricevuti dal Papa e poi staranno in Bergamasca non si sa bene per quanto tempo e a che fare. La lettura dei due articoli del Corriere  fa capire come questi profughi appartenessero  a quelle aree sociali che maggiormente ha goduto ed approfittato dell'occupazione  militare e ne hanno approfittato fino alla fine alla fine alla fine ed anche dopo essendo tra quelli riusciti a fuggire direttamente in Europa.
Intanto il numero dei profughi afghani accolti è in crescita (vengono qualificati anche loro come richiedenti asilo e quindi dovranno affrontare il percorso delle commissioni di valutazione) : ne erano arrivati 27 il sette settembre, ieri ne risultavano invece 80. «E ne attendiamo altri 6», dicono dalla prefettura. Il dato è praticamente quadruplicato, nonostante la manifestazione d'interesse pubblicata dalla Prefettura per accoglierli sia andata deserta.
Insomma ancora una volta, come già fu p.e. con numerosi fascisti italiani o golpisti cileni o il figlio di Gheddafi, c'è sempre dentro una dittatura o una guerra chi se la passa meglio, prosegue la propria vita e al momento della sua conclusione trova un posto su un aereo ed arriva in Europa.
Non pensiamo certo che tra questi profughi si nasconda qualcheduno dell'ISIS o dei talibani ma sicuramente con questa classe dirigente non c'è da stupirsi  che i talibani abbiano schioccato le dita ed occupato il Paese.
(...)


















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!







































































































































































































































GLI USA HANNO MOLLATO LA NATO PER CREARE
L’AUKUS E IL QUAD NEL MARE CINO-INDIANO
MA L’INDIA NON È PRONA COME GLI EUROPEI

Oltre mezzo secolo senza guerre mondiali  essendo perdurante la guerra fredda sotto l’ombrello dello sterminio nucleare hanno insegnato (forse) che la nazioni con la popolazione più numerosa sono quelle che dettano legge nel mondo indipendentemente dal regime che le governa. C’è la Cina con un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, un Pil che presto raggiungerà quello degli Usa, forze armate che almeno in Asia orientale sono già superiori. Ci sono gli USA con 333 milioni di abitanti.  L’Inghilterra con 56 milioni. La Francia con 67 milioni ed altri 2,7 milioni sparsi tra gli Oceani Indiano e Pacifico. C’è l’Australia con 25 milioni: come due grosse regioni italiane. Il terzetto forma il primo nucleo che ha firmato l’AUKUS (acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie) che è un patto di sicurezza trilaterale annunciato il 15 settembre 2021.
In base ad esso gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano di aiutare l'Australia a sviluppare e dispiegare sottomarini a propulsione nucleare, aggiungendosi alla presenza militare occidentale nella regione del Pacifico. Sebbene l'annuncio congiunto del primo ministro australiano Scott Morrison, del primo ministro britannico Boris Johnson e del presidente degli Stati Uniti Joe Biden non abbia menzionato esplicitamente nessun altro paese, fonti anonime della Casa Bianca hanno affermato che è progettato per contrastare l'influenza della Repubblica Popolare Cinese (RPC) nella regione indo-pacifica, una caratterizzazione con cui gli analisti hanno concordato.
Lateralmente a questa firma c’è il bidone che l’Australia ha tirato alla Francia annullando il contrato di 66 miliardi (di dollari) per l’acquisto dal www.naval-group.com  di  12 sottomarini che dovevano essere una variante diesel-elettrica del sottomarino nucleare di classe Suffren/programma Barracuda in costruzione per la Marina francese. "Un sottomarino nucleare ha enormi capacità di difesa e quindi ramificazioni per la regione. Solo sei paesi al mondo hanno sottomarini nucleari. Sono una capacità deterrente davvero potente senza fornire loro armi nucleari", Michael Shoebridge, direttore della difesa, strategia e sicurezza nazionale presso l'Australian Strategic Policy Institute, ha detto.
Ovvio che la Francia sia arrabbiatissima soprattutto perché la perdita del contrato  determinerà anche un aumento dei propri costi della difesa. In buona sostanza con questo armamento nucleare la microscopica Australia diventa un burattino nelle mani americane nell’Oceano Pacifico e contorno.
Visto come sta la Russia (145 milioni di abitanti) dal punto di vista economico e politico  ormai incastrata nella tenaglia NATO a nord ovest e sud e col solo rubinetto del gas per “trattare” con l’Europa (445 milioni di abitanti uniti come tanti galli nel pollaio) gli USA di Trump ieri e di Biden oggi hanno capito e deciso di fronteggiare la Cina la quale  ha un interscambio con gli USA di 626 miliardi di dollari (2019) rispetto ai 645 con l’UE.
Ma a maggio 2019 il debito americano nei confronti della Cina ammonta a 1.12 trilioni di dollari, dopo il leggero taglio del 15 maggio, ovvero il 28% circa dei 4,92 trilioni di dollari di buoni del Tesoro, banconote e obbligazioni detenute da paesi stranieri. La Cina è il paese quindi che ha la maggior parte del debito degli Stati Uniti. Segue il Giappone con 1,07 trilioni, il Brasile con 308 miliardi, l’Irlanda 274 miliardi e il Regno Unito con 284 miliardi.

Finchè l’AUKUS resta l’attuale patto a tre non si vedono prospettive particolarmente pericolose, semmai la faccenda assume  tutt’altro aspetto se nell’AUKUS aderisse l’India (1,39 miliardi di abitanti, una potenza atomica). Il patto Aukus però riguarderà anche l'intelligenza artificiale e altre tecnologie, ed è una delle più grandi partnership di difesa dei paesi degli ultimi decenni, affermano gli analisti.
Il Quad sarà un’alleanza politica e militare a tutto campo fra le grandi democrazie dell’Indo-Pacifico per coordinare le proprie politiche in materia di sicurezza, libertà di navigazione, lotta alla pandemia, consolidamento della catena di approvvigionamento di chip e semiconduttori, libertà del cyberspazio, tutela delle democrazie minacciate, a cominciare da Taiwan.
Le implicazioni geopolitiche della nascita della "Nato d’Oriente" sono molteplici. L’India certifica in modo definitivo il proprio approdo nel campo occidentale e rappresenterà un solido "pilastro" sul quale Europa e Usa potranno poggiare le proprie politiche nel cuore dell’Asia.
L’India "a differenza dell'Australia, data la sua geografia e le esigenze operative, ha bisogno di sottomarini sia convenzionali che a propulsione nucleare".
Tuttavia, sia i progetti convenzionali che quelli a propulsione nucleare sono stati ritardati e la prima nave sarà lontana almeno per un decennio, mentre la Marina deve affrontare l'urgente necessità di modernizzare la sua flotta sottomarina invecchiata, specialmente sullo sfondo delle crescenti incursioni della Marina cinese nella regione dell'Oceano Indiano.

Il primo ministro indiano Narendra Modi si è recato negli Stati Uniti dal 23 al 25 settembre per partecipare al primo vertice di persona del Quadrilatero Security Dialogue o Quad (India, Australia, Giappone e Stati Uniti)  e per parlare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sebbene sia necessario il coinvolgimento dell'India nel Quad, ci sono anche ragioni pragmatiche perché l'India collabori con gli stati AUKUS per raggiungere i loro obiettivi. Il primo incontro faccia a faccia di Modi con Biden potrebbe aiutare l'India a farsi coinvolgere con AUKUS.
L'India, d'altra parte, è uno degli stati nucleari tecnologicamente più sviluppati della regione e nel caso aderisse all’AUKUS sarebbe leader tecnologico  assai prossimo agli USA rispetto alla bassa competenza dell’Inghilterra e alla nullità tecnologica dell’Australia. Ha anche la particolarità di essere una delle prime nazioni a intraprendere lo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare. L'INS Arihant , lanciato dall'India nel 2009, è stato il primo sottomarino per missili balistici sviluppato da uno stato diverso dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Oggi  23 settembre il presidente Joe Biden ospita alla Casa Bianca il primo summit in persona dei leader dei Paesi del Quad: i primi ministri di India, Giappone e Australia, Narendra Modi, Yoshihide Suga e Scott Morrison fisseranno insieme i paletti della nuova cooperazione avanzata per contenere la Repubblica popolare cinese.
Biden non deve illudersi di usare il QUAD come gli USA hanno utilizzato finora la NATO (gli USA decidono e gli altri membri consentono) perché una nazione come l’India ha alle spalle una storia civiltà tecnologia e popolazione che gli USA non conoscono e con la quale non sanno neppure trattare. L’India non è un nulla come l’Australia.
La regione affronta l'instabilità a causa del numero di potenziali potenze nucleari in Asia. Negli ultimi tempi è stata osservata una raffica di attività nello sviluppo di capacità nucleari. La Corea del Sud ha recentemente testato un missile balistico lanciato da un sottomarino (SLBM) nonostante non fosse uno stato nucleare. La Corea del Nord ha risposto testando i propri missili balistici, mentre si sviluppa una possibile corsa agli armamenti nella penisola coreana. Ciò che alcuni osservatori hanno definito l' ambiguità nucleare della Cina e la possibilità che le armi nucleari del Pakistan raggiungano le mani di estremisti potrebbero rappresentare una minaccia significativa per la regione.
L'alleanza AUKUS dovrebbe concentrarsi sulle capacità di difesa subacquea come deterrente alla presenza militare cinese nella regione. Con un focus specifico sullo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare per l'Australia, questo non fa che riaffermare l'evoluzione della politica estera di Biden come un approccio altamente indo-pacifico.

Fatto l’AUKUS e il QUAD Biden e l’Europa non hanno ancora risolto la questione NATO. Il ministro della Difesa francese Florence Parly ha chiesto una revisione del "concetto strategico" della NATO, affermando che "il dialogo è inesistente" all'interno del blocco. “La ragion d'essere della NATO non è il confronto con la Cina. La ragion d'essere della NATO è la sicurezza transatlantica. Questo è ciò che dobbiamo ricordare agli Stati Uniti".
Essere un alleato non significa essere ostaggio degli interessi dell'altro.
L’Unione europea non aveva reagito bene alla chiamata del presidente eletto a formare un fronte comune contro la Cina. Nelle osservazioni pronunciate il 28 dicembre, aveva affermato che “poiché siamo in competizione con la Cina e riteniamo il governo cinese responsabile dei suoi abusi commerciali, tecnologici, sui diritti umani ed altri fronti, la nostra posizione si rafforzerebbe notevolmente qualora formassimo coalizioni con partner che condividono la nostra mentalità ed alleati che facciano fronte comune con noi in difesa dei nostri interessi e valori condivisi.”
Allo stesso modo, la continua pressione del governo sugli alleati europei affinché essi si uniscano agli Stati Uniti nel perseguire politiche intransigenti nei confronti di Pechino sottolinea un’essenziale differenza fra gli interessi europei e quelli statunitensi. Gli Stati Uniti sono una potenza del Pacifico con un interesse cruciale nel mantenere la propria egemonia sull’Asia orientale, anche a rischio di una guerra. Le nazioni europee non hanno questo tipo di interesse, e anzi mantenere un buon rapporto con Pechino ha logicamente priorità più alta di aiutare Washington a preservare il dominio sulla regione. Nessuna dose di prediche dal governo Biden sarà probabilmente sufficiente a modificare tale considerazione.
Joe Biden non ha creato una divergenza di interessi tra America ed Europa. Tuttavia, le sue politiche di sbadataggine sono servite a sottolinearne piuttosto che a nasconderne le differenze. Ironicamente, potrebbe aver compromesso definitivamente la solidarietà transatlantica più di quanto il rozzo nazionalismo di Donald Trump fosse riuscito a fare.


L'AFGANISTAN  E' MESSO MALE
Don Abbondio di fronte al Cardinale Federico Borromeo confessa spontaneamente “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Queste pagine non hanno mai dato grande solidarietà le popolazioni afgane che sono sopravvissute per vent'anni traccheggiando e coi talibani e con la NATO salvo poi schierarsi in massa coi talibani appena la NATO è scappata: basta vedere il filmato dentro la base italiana appena occupata dai talibani per capire con che razza di teste (gli afgani) c'hanno avuto a che fare per un quinto di secolo.
Oggi il Corriere Bergamo dedica nientemeno che due pagine agli 80+6 profughi (afgani) che sono stati ricevuti dal Papa e poi staranno in Bergamasca non si sa bene per quanto tempo e a che fare. La lettura dei due articoli del Corriere  fa capire come questi profughi appartenessero  a quelle aree sociali che maggiormente ha goduto ed approfittato dell'occupazione  militare e ne hanno approfittato fino alla fine alla fine alla fine ed anche dopo essendo tra quelli riusciti a fuggire direttamente in Europa.
Intanto il numero dei profughi afghani accolti è in crescita (vengono qualificati anche loro come richiedenti asilo e quindi dovranno affrontare il percorso delle commissioni di valutazione) : ne erano arrivati 27 il sette settembre, ieri ne risultavano invece 80. «E ne attendiamo altri 6», dicono dalla prefettura. Il dato è praticamente quadruplicato, nonostante la manifestazione d'interesse pubblicata dalla Prefettura per accoglierli sia andata deserta.
Insomma ancora una volta, come già fu p.e. con numerosi fascisti italiani o golpisti cileni o il figlio di Gheddafi, c'è sempre dentro una dittatura o una guerra chi se la passa meglio, prosegue la propria vita e al momento della sua conclusione trova un posto su un aereo ed arriva in Europa.
Non pensiamo certo che tra questi profughi si nasconda qualcheduno dell'ISIS o dei talibani ma sicuramente con questa classe dirigente non c'è da stupirsi  che i talibani abbiano schioccato le dita ed occupato il Paese.

Basira Malikzada ha 23 anni. Le mancava un semestre e poi si sarebbe laureata, all'Università di Kabul dice il fratello Saboor alzando l'indice per indicare appunto quel solo periodo di studi che mancava. In cosa? «In medicina, voglio fare il medico», racconta lei stessa. Gli occhi grandi, un sorriso che dire malinconico è poco, il volto di chi ha perso qualcosa sul più bello. «Come posso fare per continuare a studiare qui? Ce la farò?». È lei a far domande, di continuo. Tutta la famiglia era in pericolo perché proprio il fratello più grande, Saboor, ha studiato Scienze della Comunicazione nella capitale, o più semplicemente «Journalism» come dice lui, e ha lavorato diversi anni nella sezione mass media della Sicurezza nazionale, avendo più volte contatti con gli inglesi, gli americani, gli italiani. Insomma, uno stipendio e una posizione lavorativa nell'Afghanistan che si riteneva liberato dai talebani, un'illusione durata a lungo e ora definitivamente naufragata. «Per questo ero in pericolo e anche le mie sorelle rischiavano la vita dopo il ritorno dei talebani» racconta. Oltre a lui e Basira sul volo militare italiano che ha fatto scalo a Doha e ha poi raggiunto Roma, sono partite anche le altre due sorelle, Husneya, di 19 anni, che ha appena finito il liceo, Nazira, 22, che studia giurisprudenza, e appunto l'«engaged» di Basira, Asadullah Rahimi, 24 anni, che ha invece finito a Kabul gli studi in Legge. «I nostri genitori — spiega Basira — erano troppo anziani per poter fuggire con noi, ci siamo salutati in lacrime. Dopo i primi giorni in cui non riuscivamo a comunicare, ora riusciamo a telefonarci, li hanno risparmiati. Non so se riusciremo mai a riabbracciarli, vedremo».

A questi profughi –che non erano certo venditori di acqua per le strade- bisognerebbe porre una domanda: cosa avete fatto in vent'anni per costruire un Afganistan democratico piuttosto che stare quieti  all'ombra di uno che se l'è svignata coi soldi del paese?. Perché come noi italiani l'abbiamo posta e la poniamo ancora a quegli altri italiani che convissero silenziosi col fascismo, bisogna che anche questa gente se la ponga e faccia una riflessione.
Una Provincia di oltre un milione di abitanti non fatica ad accogliere 600 persone  visto che oltre alla novantina appena arrivate bisogna tenere conto anche dei quasi 500 richiedenti asilo di altre nazionalità già presenti. Però l'Afganistan non è la Siria e nemmeno la Libia o qualche paese del Sahel.