A GUARDARE ALLE COLLINE  06 SETTEMBRE 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















MERITA LA LETTURA



CVI2:SEMPER COLPA DI OTER!
Dunque il ritardo nella finitura dei lavori di completa ristrutturazione del CVI2 sono dovuti –secondo la sindaca Gamba e l'ass.Conti-  ai seguenti motivi:
1 -  l'avere dovuto fare una gara europea per aggiudicare i lavori che non ha consentito di verificare la reale capacità delle imprese ad eseguire lavori così complessi (sic!).
2 – l'impresa campana avrebbe delle difficoltà a trovare manodopera specializzata al sud che venga a  lavorare al nord (sai la novità: quanto vengono pagati?).
Semmai sindaca ed assessore dovrebbero piuttosto domandarsi perché [3] l'appalto NON è stato vinto da una impresa bergamasca, notoriamente riconosciuti a livello internazionale come i migliori muratori del mondo. A parte il fatto che è stata [4] l'impresa bergamasca che rifarà il fondo sintetico del campo di calcio ad avere stimolato una sua collaboratrice di Sarno con la quale lavorava da quelle parti a partecipare anche a questa gara. E vincerla.
Come dovrebbero domandarsi come [5] mai anche l'appalto della palestra della Rodari è stato vinto da uno studio torinese e da un'impresa romana che non ha nemmeno un sito web.
(...)

CRISI INDUSTRIALI: GIORGETTI E ORLANDO ANNASPANO
COME DIMAIO. LE BANCHE SI MUOVONO: ECCOME
SI MUOVONO.
Esattamente come il loro predecessore DiMaio anche i bravi  Giorgetti e Orlando annaspano nel vuoto senza risolvere nessuna delle crisi (oltre 150) industriali presenti. Sostanzialmente da quando è iniziata a questa legislatura nel 2018 non ne è stata risolta una: qualunque sia stata la maggioranza di governo. Come non è stata risolta la situazione MPS che dovrà aspettare fin dopo il 6 ottobre.
Secondo le stime di Banca d'Italia, il 12 per cento delle imprese è a rischio di sottocapitalizzazione. Ancora peggiori sono le analisi di Cerved, secondo cui il 6 per cento delle imprese è addirittura a rischio di insolvenza nel 2021, con tassi di sofferenza più acuti nel settore dei servizi e fra le piccole imprese (studio Cerved Rating Agency, Il Sole–24 Ore, 10 febbraio 2021).
Per effetto del D.L. n. 118/2021, slitta ufficialmente al 16 maggio 2022 l'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza; per l'effetto traslato, vengono rinviate al 31 dicembre 2023 le collegate procedure di allerta e di composizione assistita della crisi. Ma il provvedimento riscrive il calendario di entrata in vigore del Codice della crisi anche sotto altri aspetti: ad esempio, per la nuova composizione negoziata della crisi si prevede un primo step al 24 settembre, data entro la quale il Ministero della Giustizia dovrà definire la piattaforma unica nazionale di accesso e il test di autodiagnosi, con avvio della procedura dal 15 novembre. È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 202 del 24 agosto il D.L. n. 118/2021 che rivede le regole sulla crisi d'impresa e riscrive il calendario di entrata in vigore del Codice della crisi. A rendere necessario, da una parte, l'ulteriore rinvio del D.Lgs. n. 14/2019 (in particolar modo del sistema di allerta) e dall'altra, l'introduzione di un nuovo percorso di emersione delle difficoltà gestorie di impresa, a carattere volontario ed extragiudiziale, è proprio la crisi economica innescata dalla pandemia da Covid-19, rispetto alla quale gli strumenti previsti dal Codice non sono più adeguati.
Il punto di partenza, da cui muove l'intervento governativo, è la consapevolezza che - una volta esauritisi gli effetti dei provvedimenti economici di sostegno, che hanno mitigato gli effetti del Covid - saranno molte le imprese, soprattutto medio-piccole, non più in grado di garantire la continuità aziendale (con irreversibili effetti economici sul Sistema Paese).
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!







































































































































































































































CRISI INDUSTRIALI: GIORGETTI E ORLANDO ANNASPANO
COME DIMAIO. LE BANCHE SI MUOVONO: ECCOME
SI MUOVONO.
Esattamente come il loro predecessore DiMaio anche i bravi  Giorgetti e Orlando annaspano nel vuoto senza risolvere nessuna delle crisi (oltre 150) industriali presenti. Sostanzialmente da quando è iniziata a questa legislatura nel 2018 non ne è stata risolta una: qualunque sia stata la maggioranza di governo. Come non è stata risolta la situazione MPS che dovrà aspettare fin dopo il 6 ottobre.
Secondo le stime di Banca d'Italia, il 12 per cento delle imprese è a rischio di sottocapitalizzazione. Ancora peggiori sono le analisi di Cerved, secondo cui il 6 per cento delle imprese è addirittura a rischio di insolvenza nel 2021, con tassi di sofferenza più acuti nel settore dei servizi e fra le piccole imprese (studio Cerved Rating Agency, Il Sole–24 Ore, 10 febbraio 2021).
Per effetto del D.L. n. 118/2021, slitta ufficialmente al 16 maggio 2022 l'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza; per l'effetto traslato, vengono rinviate al 31 dicembre 2023 le collegate procedure di allerta e di composizione assistita della crisi. Ma il provvedimento riscrive il calendario di entrata in vigore del Codice della crisi anche sotto altri aspetti: ad esempio, per la nuova composizione negoziata della crisi si prevede un primo step al 24 settembre, data entro la quale il Ministero della Giustizia dovrà definire la piattaforma unica nazionale di accesso e il test di autodiagnosi, con avvio della procedura dal 15 novembre. È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 202 del 24 agosto il D.L. n. 118/2021 che rivede le regole sulla crisi d'impresa e riscrive il calendario di entrata in vigore del Codice della crisi. A rendere necessario, da una parte, l'ulteriore rinvio del D.Lgs. n. 14/2019 (in particolar modo del sistema di allerta) e dall'altra, l'introduzione di un nuovo percorso di emersione delle difficoltà gestorie di impresa, a carattere volontario ed extragiudiziale, è proprio la crisi economica innescata dalla pandemia da Covid-19, rispetto alla quale gli strumenti previsti dal Codice non sono più adeguati.
Il punto di partenza, da cui muove l'intervento governativo, è la consapevolezza che - una volta esauritisi gli effetti dei provvedimenti economici di sostegno, che hanno mitigato gli effetti del Covid - saranno molte le imprese, soprattutto medio-piccole, non più in grado di garantire la continuità aziendale (con irreversibili effetti economici sul Sistema Paese).

In un'Italia perennemente imbambolata, attraversata dalle scorribande del covid19, l'unico evento deciso è stata l'acquisizione da parte di Intesa di Ubi e la cessione di un bel gruppo di sportelli alla BPER.
Poi Credit Agricole s'è preso CreVal.
Adesso in attesa  della trasformazione in spa anche della Popolare di Sondrio, Unipol già azionista della Popolare al 9,01%, che è anche il primo azionista di Bper con il 19%, aveva già comunicato l'intenzione di raggiungere il 9,5% di Bp Sondrio. Questa ulteriore crescita è vista dagli esperti come preparatoria ad una possibile fusione con BPER Banca, già conosciuta in passato come Banca Popolare dell'Emilia-Romagna, controllata al 19% proprio dalla UnipolSai di Carlo Cimbri.
Se andrà in porto l'operazione il destino di BPM –Banca Popolare di Milano- è segnato.
Molto sinteticamente e schematicamente le banche lombarde sono finite in mano a gruppi piemontesi-lombardi ed emiliani. E sarà una vera e propria strage di addetti e sportelli. Peraltro attese visto che spostare soldi è inutilmente costoso e tenere personale senza particolari qualifiche costa.

ESTATE VUOTA POI DUE FINE SETTIMANA CON SETTE SERATE A CAVALLO DELL'INIZIO DELLA SCUOLA
Non fossero in maggioranza donne, madri di famiglia, maestre e professoresse uno non ci crederebbe nel dovere constatare come non abbiano neanche il minimo sentire di come vive la popolazione del paese che amministrano. Tutto il mondo “deve girare” secondo i loro programmi, il resto della popolazione non esiste. Non ha ne diritto di parola ne di dire la propria.

Per mezzo mese di giugno, interi luglio e agosto il Comune non ha investito un euro per i cittadini rimasti a casa –in massima parte anziani o famiglie  in ristrettezze per via del poco lavoro da pandemia- in maniera che godessero di qualche positiva occasione (GRATUITA) per uscire la sera senza dovere andare obbligatoriamente alla tavola delle Tersa de Loi. Non c'é bisogno di mangiare bistecche di volpe per capire che il comune s'è ritratto proprio per dare il massimo spazio possibile all'incasso economico del ristorante parrocchiale previo travestimento religioso. L'anno scorso il Comune ha regalato 35 mila euro (di debito pubblico nazionale: soldi stanziati a Roma per il covid ) alla parrocchia per non aver potuto organizzare il ristorante. C'è stata quest'anno la fanfaronata della Banda di Brusaporto diretta da un indimenticabile narciso olimpionico ( l'olimpiade non era quella della musica) ed uno si domanda dove stia scritto che il concerto pagato dal comune debba sempre avvantaggiare le bande (stra)paesane mentre altre orchestre  private (orchestre: non improvvisatori amici delle amiche) non vengono nemmeno invitate di striscio.
Ma prendiamola con ironia da incazzati.
Passati nel vuoto due mesi e mezzo ecco che a cavallo dell'inizio delle scuole, proprio quando le famiglie vedono spolparsi il conto corrente (per la scuola) e nel bel mezzo del caos da covid19 calano addosso ai cittadini tre fine settimana consecutivi di svago con qualche condimento culturale ed alcune chicche davvero notevoli che diciamo subito: uno spettacolo di Danza del Ventre ed uno di Fachirismo. L'anno prossimo ci sarà uno spogliarello di Rocco Siffredi e la donna cannone ma non vi  possiamo dire chi é. La privacy!.
Le prime quattro rappresentazioni teatrali –dal 9 al 12 settembre- nei cortili del paese sono appaltate alla solita Compagnia la Pulce pagata ancora prima della rappresentazione con 4mila euro. Invece il programma dal 17 al 19 settembre spazierà come contenuti e “locations”.
Mica paglia le locations. Peccato che le madamine che hanno avuto l'idea del teatro nei cortili  (ma a ingresso contingentato…) non abbiano riflettuto sul fatto che se uno spettatore coglione lancia una cicca accesa sui porticati-fienili, scoppia un incendio da fare  concorrenza con quello di via Antonini a Milano e quello davanti a Porta Nuova torinese. Bisognerebbe ci fosse un'autobotte dei pompieri ogni sera: ma chi la paga?.  Quello che fu IL problema fin dalla prima volta quando si pensò – venti anni oro sono- di fare qualcosa di simile, queste neanche se lo sono immaginato.
Non mancherà ovviamente l'attesa mano di femminismo strapaesano “Dalla ferita alla rinascita, le risposte di una comunità alla violenza, presentazione del corto “Aspetti il prossimo” di Emilio Guizzetti. Interventi del gruppo Impronte, Guenda Pelizzoli e Giusy Elettuari, mamma di Marisa Sartori. Moderatrice della serata Roberta Ribon, Consigliera di Parità della Provincia di Bergamo”. Magari almeno una di queste potrebbe starsene a casa.
Non mancherà un po' di simil-osteria  nientepocodimeno che con “Storia contemporanea: i giovani e la pandemia. I ragazzi del 2003 raccontano la loro esperienza di passaggio all'età adulta in un momento storico particolare”. Saranno i corti raccolti dall'ineffabile Bellezza l'anno scorso? Boh. A seguire la consegna di una copia della Costituzione ai ragazzi neo maggiorenni. Ultimi due  l'intitolazione dell'aula di musica ad Achille Leidi co-fondatore degli “Amici della Lirica” seguito da un concerto lirico in ricordo dello stesso. Leidi non conosceva la musica e tantomeno sapeva suonare uno strumento ma tant'é. C'aveva solo un po' d'orecchio ed era un buon elettricista. Meglio di chi ha creato l'impianto di videoregistrazione delle sedute consigliari.

Nei giorni scorsi il consiglio comunale ha votato all'unanimità un mostruoso piano del diritto allo studio da 760 mila euro e i consiglieri di maggioranza ed opposizione, che avrebbero dovuto fare salti di gioia davanti alle  mostruose cifre spiattellate dall'assessora Ivana Rota, l'hanno fatto passare schiscio schiscio  quasi vergognandosi. L'assessora Ivana Rota che ha l'abitudine di correggere il prossimo col lapis rosso blu ha dimenticato di dire ai consiglieri che all'Istituto Comprensivo Carlo Gatti di Curno (che comprende anche le scuole di Mozzo) arriveranno dal Governo 37.345,48 € vale a dire risorse a disposizione dei diri­genti scolastici. 37mila euro (da dividersi tra Cumo e Mozzo in proporzione agli alunni) sono quasi 1/4 di quanto il Comune di Curno assegna alle scuole (nel Piano del Diritto allo Studio per un uso proprio, vale a dire deciso in autonomia dalle scuo­le stesse). Invece arriveranno solo per Curno altri 12.091,00 € da desti­nare a interventi per ripartire in sicurez­za con il prossimo anno scolastico e per «alleggerire» le classi numerose, le classi pollaio.


Certo è che solo un manipolo di donne  com'è l'attuale consiglio comunale può ridurre la biblioteca a centro di prenotazione spazi sportivi e l'auditorium per celebrare convegni femministi ed essere così disorganizzate- classica crapa da maestra: d'estate sono in ferie e non le smuovi-  da concentrare una mole di iniziative (stavamo per scrivere: mezze cazzate) in due fine settimana senza nemmeno rendersi conto che non hanno ne sugo ne consistenza e soprattutto non tengono conto che siamo un paese di “anziani” i cui bisogni non collimano con quelli dei ragazzini dell'oratorio e della scuola. Che non bisogna dimenticare ma NEMMENO fare affogare in sette manifestazioni in dieci-dodici giorni.

Quei 760mila euro Buttati nel piano del diritto allo studio servono alla Gamba per farsi rieleggere (ma mira anche a diventare assessora provinciale…) comprando il consenso dei genitori dopo la sconfitta di avere perduto oltre il 40% degli scolari delle elementari (proprio nella loro scuola “gioiello”!)  quando c'è una miseria investiti per gli adulti e gli anziani. Ah” dimenticavo! I nonni alla sera stanno a casa a vedere rete quattro.


MORTO UN RE SE NE TROVA UN ALTRO:
LUNGA VITA AI TALIBANI. IMPORTANTE
CHE LASCINO FARE I NOSTRI AFFARI
Ce la faranno i talibani a tenere in piedi l’Afganistan appena riconquistato ma mai perduto? Sarà dura. Basta osservare quanto scrive il Corriere oggi per verificare come quel Paese non stia in piedi se non con gli aiuti stranieri. Addirittura nel 2009 quel paese è stato in piedi soltanto con gli aiuti stranieri mentre ancora nel 2020 questi ammontavano a, 42,9 % del PiL. Tutto questo mentre il Paese poteva trafficare la propria moneta sui mercati internazionali mentre adesso circa nove miliardi di dollari di riserve di valuta estera sono congelate dagli USA e inaccessibili per i nuovi padroni del Paese.
Se poi andiamo a vedere da quali paesi provenivano  quegli aiuti si scopre che sostanzialmente provenivano dagli USA (4893 milioni di dollari nel 2019)  rispetto ai 1230 provenienti dall’Europa (Germania 424, Istituzioni UE 438, Inghilterra 368).
Vale a dire che ai maggiori paesi contribuenti NATO –USA in primis- l’occupazione militare dell’Afganistan era anche un redditizio affare. Comprensibile quindi il “disappunto” che si sia interrotta una generosa mammella utile per fare soldi alle rispettive imprese nazionali.
Senza contare che poi quando gli aiuti internazionali arrivavano in Afganistan venivano in massima parte intermediate da personale locale e quindi facile immaginare il livello di borsa nera esistente.
In buona sostanza l’Afaganistan non è “caduto” perché la NATO s’è levata di mezzo a gambe levate ma perché quattro afgani su dieci campavano sicuramente di aiuti esterni ma è probabile che almeno altrettanti campassero distribuendo quegli aiuti. Era un paese finto dove quel che appariva sulla scena era qualcosa di assai differente da quel che funzionava concretamente. La libertà permessa alla popolazione era congruente con la necessità di arricchirsi di chi maneggiava la maggior parte del PIL. Una delle ragioni per cui la presa del potere dei Talibani non ha suscitato reazioni nella popolazione: per i poveri non sarebbe cambiato nulla. O quasi.
Adesso ovviamente l’Occidente commina ordini e dichiarazioni solenni ai neo governanti: i soldi torneranno se saranno rispettati i diritti delle donne e in generale le libertà civili. Dichiarazione che può essere letta dopo 20 anni di occupazione: se lasciate che l’Occidente continui a fare i suoi affari in pace non vi romperemo più di tanto, salvo versare ogni scadenza politica qualche lacrimuccia.
E infatti nonostante le pressioni da parte delle organizzazioni umanitarie, l’amministrazione Biden non ha alcuna intenzione di sbloccare i miliardi in oro, investimenti e riserve di valuta estera parcheggiati negli Stati Uniti. Però il dipartimento del Tesoro, però, che è il ministero che «disegna» le sanzioni, la settimana scorsa ha rilasciato una licenza specifica per consentire la consegna di cibo, medicine e servizi medici in Afghanistan. Sempre il Tesoro ha fatto sapere alla Western Union e ad altre banche che può riprendere l’invio delle rimesse personali da chi è uscito dal Paese verso le famiglie rimaste indietro. L’Unione europea ha annunciato che quadruplicherà l’aiuto umanitario per l’Afghanistan, compresi fondi per i Paesi vicini per aiutarli ad assorbire il flusso dei rifugiati (la maggior parte sono tra Iran e Pakistan). Insomma: ragazzi fate i bravi che la pacchia di prima continua. Che poi a rubare i soldi siano i talibani piuttosto che un Ashraf Ghani, il presidente afgano sostenuto dagli Usa e riconosciuto dalla comunità internazionale, fuggito da Kabul nei giorni scorsi di fronte all'avanzata dei Talebani, portando con sé l'equivalente di 169 milioni di dollari sottratti alle casse dello Stato non importa più di tanto.

I venti anni di occupazione militare da parte della NATO non solo non sono stati in grado di “esportavi la democrazia” ma sicuramente hanno insegnato  all’elite afgana che si può sopravvivere benissimo togliendo 6 pasti su 10 al popolino. Ecco perché occorre che l’Occidente sospenda del tutto gli aiuti e impedisca l’accesso ai fondi sequestrati: tocca agli Afgani levare di mezzo i talibani. Inimmaginabile che i paesi della NATO sospendano gli aiuti anche militari ai talibani. La Turchia fa parte della NATO. Il Qatar è un ombelico USA. Lunga vita ai talibani, insomma.

CVI2:SEMPER COLPA DI OTER!
Dunque il ritardo nella finitura dei lavori di completa ristrutturazione del CVI2 sono dovuti –secondo la sindaca Gamba e l'ass.Conti-  ai seguenti motivi:
1 -  l'avere dovuto fare una gara europea per aggiudicare i lavori che non ha consentito di verificare la reale capacità delle imprese ad eseguire lavori così complessi (sic!).
2 – l'impresa campana avrebbe delle difficoltà a trovare manodopera specializzata al sud che venga a  lavorare al nord (sai la novità: quanto vengono pagati?).
Semmai sindaca ed assessore dovrebbero piuttosto domandarsi perché [3] l'appalto NON è stato vinto da una impresa bergamasca, notoriamente riconosciuti a livello internazionale come i migliori muratori del mondo. A parte il fatto che è stata [4] l'impresa bergamasca che rifarà il fondo sintetico del campo di calcio ad avere stimolato una sua collaboratrice di Sarno con la quale lavorava da quelle parti a partecipare anche a questa gara. E vincerla.
Come dovrebbero domandarsi come [5] mai anche l'appalto della palestra della Rodari è stato vinto da uno studio torinese e da un'impresa romana che non ha nemmeno un sito web.
Come dovrebbero domandarsi come un Comune può inventarsi [6] la cacchiata di far fare una pratica del genere ad una dirigente dei servizi sociali. Che è come affidare a un ciabattino un'appendicectomia.
Chissà se in “Terra bergamasca” tra le imprese edili quando leggono di un appalto del Comune di Curno [7] non corra voce di sfancularlo perché ci saranno un mare di casini con tutti ma proprio tutti quelli del comune: a partire dal sindaco fino all'ultimo stradino (che per fortuna non c'è nemmeno).
Le vere ragioni del ritardo nascono da un progetto fatto male per la scarsa attenzione del progettista e del comune allo stato delle cose così come le abbiamo via via illustrate su queste pagine. Esattamente com'è nata male per incompetenza e testardaggine della sindaca l'intera vicenda del CVI2 che alla fine della storia sarà costata al Comune un sacco di soldi per progettazioni studi gare varianti in corso d'opera ed affidamenti mirabolanti a operatori improvvisati con clausole discutibili.
Senza contare che un quartiere come la Marigolda meritava alla fine del suo “primo ciclo vitale” un intervento molto più vasto di portata socio culturale ben maggiore del rifare… un centro sportivo esattamente com'era nato mezzo secolo or sono.
La giunta Gamba ha creduto e crede  che comprare un maggiolino di mezzo secolo sia meglio che una golf del 2022. Il tragicomico è che pretende che la popolazione condivida  una cazzata del genere.
Senza contare poi che la giunta Gamba non si confronta con nessuno. O meglio: fa finta di confrontarsi per scoprire come la pensano per fotterli meglio. Ormai l’hanno  capito tutti.
Torno un momento sul quartiere della Marigolda che ho inquadrato come “alla fine del suo primo ciclo vitale”. Tutta la struttura abitativa del quartiere è modulata su criteri di 50 anni or sono. Oggi nella stessa superficie di un condominio con 20 appartamenti ne trarrebbero almeno trenta. E' un tipo di edilizia che non soddisfa più i criteri moderni che prevedono abitazioni più piccole e complessivamente più performanti che nemmeno il mitico 110% riesce a dare a quel che è nato in epoca di gran lavoro e grandi risparmi zero tecnologia. Adesso hanno scoperto che va di moda il paddle e sotto con quello… salvo che tra pochi mesi s'accorgeranno che i capannoni del paddle crolleranno tutti sotto la prima nevicata.
Poi quando leggi l'ennesima ripetizione delle solite cazzate che la stampa proto leghista vende ogni giorno – non si trova manodopera!- da parte di politici che non sono stati nemmeno in grado di fare un progetto attendibile, che dire?. Che siamo nella merda.