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A FERRAGOSTO IL BUGIARDINO DEDICA CINQUE PAGINE CONSOLATORIE A REDDITO DI CITTADINZA ED ALL'OCCUPAZIONE IN BERGAMASCA
Due articoli del Bugiardino del 18-19 agosto ci avvertono che la
disoccupazione in bergamasca si ferma a quota 3%: è il valore più
contenuto degli ultimi 5 anni. Avvertenza: il dato Istat è riferito al
2020 e sarebbe il tasso di disoccupazione più basso d'Italia dal 2016.
Nonostante la buona volontà dei due autori Maurizio Ferrari e Francesca
Belotti si legge in controluce che non solo non è tutto oro quel che
brilla ma trattasi di una patacca piuttosto evidente. Il lavoro di
qualità cresce poco mentre è ripreso quello meno qualificato nei
servizi agricoltura edilizia. Soprattutto l'ultima che viaggia nella
bolla del 110% salvo che poi scopriremo quanto polistirolo c'è in giro.
Siamo profondamente scettici a credere veritiero questo 3%
a fine 2020 considerando l'”esplosione” delle infezioni negli ultimi
tre messi dell'anno scorso.
E poi: che senso ha pubblicare dopo otto mesi questo risultato (imho taroccato)?.
A seguire il 22 agosto sempre sul Bugiardino altre due pagine dedicate
ai risultati per occupare i percettori del reddito di cittadinanza. Ne
diamo una sintesi.
Le famiglie residenti nella Bergamasca che, ad oggi, percepiscono il
reddito sono 6.937, per un totale di 15.502 persone e un assegno medio
mensile di 506 euro per nucleo familiare (dati Inps aggiornati a giugno
2021). Al netto di coloro che, per motivi di età, malattia o altre
fragilità sono in carico ai Servizi sociali dei Comuni, sono 8.886 le
persone che invece sono seguite dai dieci Centri per l'impiego gestiti
dalla Provincia . Di questi, però, ce ne sono oltre 2.500 che risultano
esclusi (1.519) o esonerati temporaneamente (1.034) dall'obbligo di
sottoscrivere il Patto per il lavoro e, dunque, di cercare
un'occupazione, per motivi di salute, oppure perché - pur ricevendo il
Reddito di cittadinanza - stanno già lavorando. In circa 2.500 casi
degli interpellati è emersa la totale mancanza di esperienze lavorative
precedenti alla richiesta del Reddito di cittadinanza; persone che non
hanno mai lavorato, nella maggior parte dei casi senza qualifiche,
senza competenze digitali e pure sprovvisti di patente (addirittura 3
su 4 non possono guidare). «Da un'indagine condotta utilizzando la
banca dati delle comunicazioni obbligatorie - spiega Silvano Gherardi,
dirigente della Provincia del settore Sviluppo e lavoro - a 1.533
persone, pari al 64% di coloro che hanno trovato un lavoro, è stato
offerto un contratto a tempo determinato, mentre ad altri 308, pari al
13%, un contratto a tempo indeterminato (gli altri hanno invece
sostenuto un periodo di tirocinio, ndr). Possiamo dire pertanto che il
24% dei bergamaschi che usufruiscono del Reddito di cittadinanza e che
sono in carico ai Centri per l'impiego sono stati avviati al lavoro. È
un risultato che ci sembra soddisfacente, soprattutto considerato il
periodo di crisi economica che stiamo vivendo per la pandemia».
L'età media è di 42 anni, sette su dieci sono italiani e più della metà
ha in tasca solo la licenza media. Le donne sono in maggioranza (il
54%), mentre tra gli stranieri, che rappresentano il 30% della platea,
uno su tre (il 37%) è di origine marocchina e l'8,7% senegalese.
Seguono rumeni, albanesi, pakistani, egiziani, tunisini, indiani e
nigeriani. L'età media, come detto, è di 42 anni, con una significativa
presenza della fascia tra i 23 e i 29 anni (13%): questo perché tutti
gli under 30 finiscono per essere trattati dai Centri per l'impiego,
anche se fanno parte di nuclei familiari in carico ai Servizi sociali.
Complessivamente gli under 30 incidono per il 22,5%; i più numerosi
sono gli ultracinquantenni (39%), seguiti dalla fascia dei 30-48enni
(38,5%).
Ammontano a 15.502 le persone in Provincia di Bergamo – che ha una
popolazione di 1,1 milione di abitanti e presumibilmente 1,2 milioni di
presenti- ottengono il reddito di cittadinanza. Mediamente 506
euro. Anche questa informazione risulta del tutto inutile dal momento
che non abbiamo i dati comunali, vale a dire quanto pagano i vari
comuni ai cittadini attraverso i vari piani dei servizi sociali. Tutto
questo conferma che l'welfare in Italia è un gran casino e nessuno ci
vuole mettere mano. Non dipende affatto dai percettori abusivi ma
soprattutto perché l'welfare italiano ha alle spalle una possente
organizzazione di enti che sono mantenuti dallo Stato e che
operano di concerto con le strutture statuali.
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IN BERGAMASCA LE RISORSE CI SONO MA NON SI SA DOVE SONO INVESTITE
Basta scorrere il Bugiardino o le pagine bergamasche del Corriere per
rendersi conto della “fame di soldi” che affligge la Provincia di
Bergamo (non l'istituzione di via Tasso: il popolo bergamasco)
per quanto riguarda trasporti su ferro e infrastrutture stradali.
1 - Occorre l'interramento della ferrovia da Curno a Seriate e il raddoppio tra Carnate e Bergamo
2 - Occorre deviare l'A4 da Dalmine a Seriate lungo la circonvallazione
sud (senza pedaggio) e il rafforzamento delle tratte in ingresso-uscita
dalla città nelle 4 direttrici dalla circonvallazione sud. Questo per
“liberare” la Città di Bergamo da quelle “Due Mura” che sono la
ferrovia e l'autostrada.
3 - Occorrono le due tratte delle T2 e T1 da Bergamo a Piazza Brembana e da Albino ad Ardesio.
4 - Occorre finire il tratto della SP470 dir da Paladina e Sedrina dentro una canna diretta.
5 - Occorre un potenziamento dell'Asse Interurbano da Bonate Sopra a
Seriate con l'aggiunta di una corsia (da due a tre) per ogni ordine di
marcia.
6 – Occorre finanziare completamente la Variante di Cisano.
7 – Occorre finanziare il ponte stradale di Paderno.
Trattasi di trovare almeno tre miliardi di fondi per realizzare gran
parte di queste opere, tenendo conto che una parte potrebbe arrivare
dalla Regione e dallo Stato.
Non si comprende come mai non sia possibile che la Repubblica Italiana
non decida che un parte di questi risparmi delle famiglie e delle
imprese “provinciali” anziché stare parcheggiate in mano alle banche
che comunque li usano per speculazioni continue e sulle quali
ovviamente ci guadagnano, che sia possibile che fino al 10% del
“risparmio provinciale” non sia destinabile ad un titolo di
debito pubblico da remunerare p.e. 1/2 o ¼ di punto superiore al
corrispondente nazionale qualora sia impiegato per infrastrutture
locali.
La Provincia ha collezionato un'altra figuraccia imponendo agli
sfortunati abitanti e turisti della Valle Brembana tre settimane di
inutile chiusura della galleria di Zogno in quanto l'azienda che
dovrebbe tenere sotto controllo l'arteria (sta all'Aquila e
i controlli li effettua da remoto) perché il presidente “scadente”
della provincia non ha avuto ne la forza di convincerla a non mandare
tutto il personale in ferie e nemmeno il coraggio di aprire la
tratta al traffico (ai primi di agosto) mettendo sul posto delle
pattuglie della polizia provinciale e delle forze dell'ordine. Non
contenta di questa la Provincia scodella l'ultima notizia sulla
Curno-Valbrembo (che è già da sola una putt…) , sempre per stare in
tema. Vediamo solo la parte relativa agli allagamenti possibili del
tratto di Valbrembo, che scorre in trincea per 1,7 km e 250 mt in
galleria sottoterra per ordine del Parco dei Colli e per creare la
“Rotonda delle Cornelle” tra Mozzo e Valbrembo. Sempre sotto terra
lateralmente alla strada a Valbrembo verranno realizzate tre
vasche per complessivi 700mc per raccogliere le acque degli
straventi e in aggiunta è prevista a sud del torrente Riolo, in
Comune di Mozzo, una vasca di laminazione di 7.500 mq ciascuna
consistente in una vasca che abbassa il terreno di qualche metro
“lasciando però coltivabile l'interno” (coltiveranno riso a
Valbrembo?).
Nella zona del Pascolo dei Tedeschi saranno necessarie non meno di 6-7
di queste vasche di laminazione e chissà come cambierà sia il
paesaggio.
Immaginate le Colline di Bergamo che si specchiano nelle sette vasche
piene d'acqua? Una visione idilliaca che manderà in orgasmo l'intero
consiglio del parco dei Colli e le imprese che le costruiranno. Senza
contare la mutazione del meteo in zona visto che 7.500x7=52.500mq. Un
lago nel Pascolo dei Tedeschi?. Che ideona!.
Contrariamente alla vulgata in tema noi siamo convinti che sia la
Rotonda delle Cornelle che le gallerie e il tratto in trincea e adesso
queste tre vasche interrate e le sette vasche di laminazione, nonché la
sistemazione attuata del corso del Riolo, non costituiscano delle
scelte razionali ma siano state inventate per incrementare i costi
facendo leva sullo spavento che i media inducono nella popolazione di
fronte agli allagamenti.
Il primo problema che gli straventi creano cogli allagamenti della zona
deriva soprattutto dai 50 anni di monocoltura di mais e prato stabile
(semiabbandonato) della zona agricola attraverso macchine pesantissime.
Un intervento sarebbe quello di ripristinare delle coltivazioni a
rotazione e ricostituire la rete dei canali di sgrondo come “c'era una
volta”.
Di sicuro ne le tre vasche interrate ne le 7 vasche di laminazione
risolveranno il problema delle esondazioni: il torrente Riolo andava
intubato sotto via Briolo e condotto dritto dentro alla Quisa
all'altezza del cimitero di Valbrembo. Invece di oltre 50mila
metri quadrati di vasche vale la pena di creare una interrata e molto
profonda di 30mila mc. che non costituiva impatto verso le colline.
Non si comprende come mai il Parco dei Colli abbia costretto a
interrare un gran pezzo della SP470 per questioni ambientali e non
faccia una piega ne davanti alla pessima soluzione del torrente Riolo
ne per la creazione di un lago di 52.500metri quadrati.
Quanto alla Rotonda delle Cornelle bastava crearla metà interrata e
metà fuori terra e lasciare tutto il resto della tratta a quota zero.
Il Parco si lamentava? Lo si lasciava piangere e i Bergamaschi
risparmiavano i 25 milioni di maggiori costi.
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BIBLIOTECARI FORNITORI DI SERVIZI? FORSE. A SAN PELLEGRINO CURNO NON C'ERA
Pochi comuni lombardi dispongono di un teatro comunale e quasi tutti
dispongono di una biblioteca comunale: in Provincia di Bergamo ce
n'erano 244 secondo il censimento regionale del 2017 e 1353 in tutta la
Lombardia. In bergamasca i comuni con una biblioteca sono 244 e in
Lombardia sono 1.509 (nel 2019). Sopravvivendo nonostante tutto alle
amministrazioni leghiste o di centrodestra ed anche a quelle del
centrosinistra, le biblioteche lombarde sono ormai delle mere
dispensatrici di libri tramite il prestito interbibliotecario. Quando
ampliano l'attività paiono delle succursali delle scuole elementari o
degli oratori visto il genere di iniziative che propongono ai
cittadini. L'idea o il progetto che in ogni comune la biblioteca sia
uno spazio dove si va a leggere studiare conoscersi è scomparsa nei 50
anni (1973-2021) di esistenza della legge regionale sulle biblioteche.
Ormai l'addetto alla biblioteca è un commesso che riceve registra
distribuisce e ciao stai bene.
Del resto non è immaginabile che le biblioteche diventino il motore
delle iniziative culturali nel proprio Comune dal momento che i
finanziamenti –che governi il CDX, la Lega o il CSX- bastano appena a
mantenere un buon patrimonio librario e pagare gli addetti. In mezzo
secolo anche il personale s'è via via diversamente orientato e s'è
adagiato nel comodissimo tran tran del dare e riceve i libri che girano
col prestito interbibliotecario. Al massimo questo personale ha
introiettato assai bene il malcostume degli amministratori i quali
hanno come mira il consenso politico a breve e quindi il loro obiettivo
primario (degli amministratori) è quello di dare ogni sorta di
occasione perché le famiglie si liberino dei pargoli anche per mezzo
della biblioteca. Naturalmente il tutto viene giustificato in modo
politicamente corretto perché… serve a garantire il diritto al lavoro
alle donne. Che è il lavacro che candida qualsiasi.
Neanche per caso passa per la crapa di un amministratore o di un
dirigente dei servizi biblioteca oppure –ultime della piramide- gli
addetti alla biblioteca di organizzare un programma culturale comunale
sia laddove esiste un teatro che altra struttura.
Per la classe dirigente uscita dalla scuola dell'obbligo, quella del
c.d. tempo pieno, quella delle lauree triennali vinte coi punti Star e
le lauree magistrali con insegnanti indigeni in cento università
provinciali è scomparsa tutta la cultura che ha formato la classe
dirigente e il movimento operaio che hanno voluto e costruito la
Repubblica.
Il 99% dei responsabili cultura dei comuni che hanno un teatro o un
auditorium comunale non hanno nemmeno la più pallida idea di come
utilizzarlo per la promozione della cultura. Al massimo chiamano il
gruppo di amici che replica malamente le cover di un cantante defunto
non senza mai dimenticare due o tre o quattro repliche della mitica
Rinascerò, Rinascerai ché se non c'è quella, covid non torna.
Non gli passa nemmeno per la testa di sfruttare l'enorme patrimonio
messo a disposizione dalla Rai; dai maggiori teatri italiani e non.
Solo con quel che c'è su yuotube e vimeo potrebbero organizzare cicli
di notevole spessore. Niente.
Prendere il libro prestarlo riceverlo in restituzione e ciao stai bene.
Al massimo chiamano l'amica che fa un po' di teatrino per i bimbi e i
vecchietti ed hanno imparato benissimo lo scambio interculturale del
materiale, imparandolo dai relativi assessori.
Diciamo sconsolati che quasi tutto il personale delle biblioteche
lombarde andrebbe pensionato perché nemmeno riprofessionalizzabile.
Obsoleto senza rimedio.
Esattamente come la maggior parte degli amministratori e dirigenti di riferimento.
Come leggete un gruppo di Comuni organizza in questi giorni una
iniziativa a livello nazionale: la “Summer School per Amministratori”,
dedicata a tutti gli amministratori locali della cultura e ai cittadini
volontari a supporto delle amministrazioni. Si terrà a San Pellegrino
Terme dal 22 al 24 agosto.
La prima novità è che tra i Comuni promotori MANCA il paese bello da
vivere quando c'è un Treviolo o un Mozzo o uno Scanzorosciate
(abbiamo dimenticato qualcuno?) che hanno a amministrazioni di
ideale politico identico a quello delle madamine di Curno. Conoscendo
la giunta di Curno, la dirigente e il personale della biblioteca la
cosa non stupisce. Se non fanno le mosche cocchiere snobbano tutto. Poi
scusate: Curno ha come assessora una laureata al DAMS bolognese, mica
un avvocato come l'omologa di Treviolo o un semplice diplomato
come l'omologo di Mozzo!.
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