A GUARDARE ALLE COLLINE  15AGOSTO2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.





















Nancy Griffith ci ha lasciati.
Cliccando sull'immagine ascolterete un brano cantato da lei.


USA&NATO:DOVE SONO PASSATI HANNO FATTO STRAGI E DISASTRI E SONO STATI SEMPRE CACCIATI
Ci sarà una qualche ragione se oggi –sabato 14 agosto- su due quotidiani nazionali La Repubblica e Il Correre della Sera ci sono due fondi dal titolo con suonante: Afghanistan, rischio Vietnam. Su Biden il fantasma di Saigon (Federico Rampini) e  Lo spettro Saigon ( Franco Venturini. La prima ragione è che i due quotidiani  sono sempre schierati dalla parte dell'America e della NATO perché altrimenti perdono il posto.
Rampini ricorda  che “in tanti paragonano la partenza delle truppe americane dall'Afghanistan alla ritirata dal Vietnam. La caduta di Kabul, data per quasi certa di fronte all'avanzata dei talebani, viene affiancata nella memoria a quel panico di 46 anni fa: le scene degli elicotteri in partenza dal tetto dell'ambasciata Usa di Saigon, i sudvietnamiti che si lanciavano disperati per aggrapparsi alla salvezza, tornano come un incubo che angoscia l'America. Biden lo sapeva quando annunciò la sua decisione di lasciare l'Afghanistan: il mese scorso fece riferimento proprio all'immagine dell'evacuazione degli elicotteri nella fuga scomposta del 1975: «In nessuna circostanza vedrete persone sollevate dal tetto».
La nazione che aveva neutralizzato la Germania di Adolf Hitler e il Giappone dei kamikaze e si credeva invincibile ma non lo era. Come non lo era l'altra superpotenza, l'Unione Sovietica, che di lì a quattro anni, nel 1979, avrebbe invaso l'Afghanistan, per ritirarsene dopo 10 anni sconfitta demoralizzata devastata.
Non è detto che non finisca in una riedizione di Piazzale Loreto cogli ambasciatori dei primi sette otto paesi più grandi fucilati in piazza.
(...)

PASSAGGIO DI PORTA SAN GIACOMO
NON ERA NECESSARIO ED OBBLIGATORIO FARLO
Dal Bugiardino di sabato 14 agosto una dichiarazione dell'ass. Brembilla: «Su indicazione proposta dal­la Commissione del Paesag­gio e approvata dalla Soprin­tendenza, per consentire la realizzazione del percorso pe­donale mantenendo la di­mensione minima consenti­ta, è stato necessario prevede­re l'eliminazione della scali­nata destra in pietra, che non riveste particolari caratteri storici». L'assessore Brembilla spiega che non era una vera scalinata. «Erano pietre mes­se una sopra l'altra — dice —. Un tempo la Porta era molto più grande rispetto a quella attuale. Quando è stata allar­gata la strada, la Porta è stata tagliata e sono state realizzate le scale laterali per collegare la Porta con gli spalti delle Mura. Per eliminare le barrie­re architettoniche non si po­teva fare diversamente».

In effetti si può testimoniare che quella che appare come una scaletta di 14 gradini nella foto di prima dei lavori era stata costruita sicuramente negli ultimi 50 anni dal momento che in quell'angolo tra la Porta san Giacomo e il Viale delle Mura c'era un pisciatoio dentro una nicchia. Facile immaginare il quadretto d'insieme. Però al tempo di pisciatoi ce n'erano parecchi dappertutto in Città (alta e bassa) e quindi faceva il suo bel servizio nonostante via via non rispondesse ormai più ai canoni moderni per cui adesso per andare al gabinetto o scegli di pagare  tre quarti di euro come in Piazza Vecchia oppure paghi un euro e dieci per un caffè con diritto di andare al bagno. Il pisciatoio pubblico con acqua che scorre perennemente era stata la soluzione al fatto che l'angolo era sempre stato un pisciatoio senz'acqua corrente. Quindi meglio dopo che prima. Abolito il pisciatoio nei primi anni '60 hanno creato la scaletta.
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19 MB















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!








































QUESTO E ORLANDO SONO DUE PIPPAROLI NEL GOVERNO































































































































































































USA&NATO:DOVE SONO PASSATI HANNO FATTO STRAGI E DISASTRI E SONO STATI SEMPRE CACCIATI
Ci sarà una qualche ragione se oggi –sabato 14 agosto- su due quotidiani nazionali La Repubblica e Il Correre della Sera ci sono due fondi dal titolo con suonante: Afghanistan, rischio Vietnam. Su Biden il fantasma di Saigon (Federico Rampini) e  Lo spettro Saigon ( Franco Venturini. La prima ragione è che i due quotidiani  sono sempre schierati dalla parte dell'America e della NATO perché altrimenti perdono il posto.
Rampini ricorda  che “in tanti paragonano la partenza delle truppe americane dall'Afghanistan alla ritirata dal Vietnam. La caduta di Kabul, data per quasi certa di fronte all'avanzata dei talebani, viene affiancata nella memoria a quel panico di 46 anni fa: le scene degli elicotteri in partenza dal tetto dell'ambasciata Usa di Saigon, i sudvietnamiti che si lanciavano disperati per aggrapparsi alla salvezza, tornano come un incubo che angoscia l'America. Biden lo sapeva quando annunciò la sua decisione di lasciare l'Afghanistan: il mese scorso fece riferimento proprio all'immagine dell'evacuazione degli elicotteri nella fuga scomposta del 1975: «In nessuna circostanza vedrete persone sollevate dal tetto».
La nazione che aveva neutralizzato la Germania di Adolf Hitler e il Giappone dei kamikaze e si credeva invincibile ma non lo era. Come non lo era l'altra superpotenza, l'Unione Sovietica, che di lì a quattro anni, nel 1979, avrebbe invaso l'Afghanistan, per ritirarsene dopo 10 anni sconfitta demoralizzata devastata.
Non è detto che non finisca in una riedizione di Piazzale Loreto cogli ambasciatori dei primi sette otto paesi più grandi fucilati in piazza.

Nel 1975 gli USA andarono da soli in Vietnam (tranne il modesto contributo di militari della Corea del Sud, dalla Thailandia, dall'Australia, dalla Nuova Zelanda e dalle Filippine) mentre oggi in Afganistan c'è la NATO, vale a dire che attualmente ci sono circa 3.500 soldati statunitensi in Afghanistan: 2.500 assegnati all'Operazione NATO Resolute Support, di cui fanno parte anche 7mila militari di 36 stati della Coalizione (tra i quali 750 britannici, 860 georgiani, 890 italiani, e 1.300 tedeschi), che addestra e supporta le truppe di Kabul. A febbraio 2021 c'erano 9.592 soldati di 36 paesi diversi.
La sconfitta USA in Vietnam è ormai stata ricostruita del tutto dagli storici e fu un messaggio che l' America non seppe cogliere ma da quel disastro seppe risollevarsi abbastanza velocemente ribaltando sugli alleati europei e internazionali gran parte dei danni che si era inflitta da sola.
Partiamo dalla “Teoria del domino”: la base ideologica della Guerra fredda e dell'intervento americano in Vietnam, figlia a sua volta della dottrina Truman (l'appoggio dato dagli Usa a tutti i popoli la cui libertà e democrazia fossero minacciate da nemici interni o esterni)  e della dottrina Kennan, quella del containment (resistenza alla penetrazione comunista in tutti i Paesi al di fuori della sfera di influenza sovietica senza però attaccare direttamente l'Urss). La teoria del domino preconizzava che un'eventuale vittoria comunista in una nazione asiatica avrebbe portato alla caduta di tutti i Paesi limitrofi.

Non sarebbero trascorsi che dieci anni dalla sconfitta vietnamita e nel mirino degli USA comparve Gheddafi e la Libia. C'erano dei precedenti. E così Nixon fece scattare l'operazione El Dorado Canyon è il nome in codice che fu attribuito al bombardamento della Libia che gli Stati Uniti eseguirono il 15 aprile 1986.
Francia, Spagna e Italia rifiutarono agli Stati Uniti tanto il diritto di sorvolo quanto l'uso di basi continentali europee per attuare questo colpo di mano, costringendo l'Air Force a compiere la sua missione aggirando Francia e Spagna, sopra il Portogallo ed attraverso lo stretto di Gibilterra, allungando ogni percorso di 1 300 miglia (2 100 km) ed imponendo un diffuso ricorso al rifornimento in volo.
A distanza di 35 anni sostanzialmente la Libia è in mano alla Turchia ed all'Egitto, anzi: tutto il Mediterraneo orientale, anche per la scoperta degli immensi giacimenti di metano e petrolio che hanno ridotto il peso del petrolio libico a favore di quello di potenze politicamente un po' più “stabili” come Turchia Egitto Israele, è cambiato del tutto il ruolo della NATO e degli USA nel Mediterraneo che non è più un “mare-NATO” ma in condominio tra le forze Nato, russe e turche.

Dopo il caos indotto in Libia dalla guerra americana gli Usa tra il 2011 e il 2019 sono riusciti ad azzerare quasi del tutto la loro dipendenza energetica. Anche se importano ancora una piccola quota di materie prime pari al 6.500.000 b/g. Il raggiungimento dell'indipendenza energetica è avvenuto grazie alla tecnica produttiva del fracking (si tratta della somma di tight Oil + shale gas). «Quest'ultima, massicciamente utilizzata a partire dall'era Obama, ha trasformato il paese nel principale produttore di petrolio e gas naturale al mondo», ricorda il dossier “Geopolitica dell'energia” del Centro Europa Ricerche (Cer). Dal 1971 al 2008 la produzione petrolifera americana è costantemente diminuita per poi esplodere dal minimo di 3.932.000 b/g a settembre 2008 fino al massimo di 13.100.000 b/g a marzo 2020, per poi nuovamente decrescere sino agli attuali 11.000.000 b/g.
A partire dall'invasione dell'Iraq del 2003, la guerra in Afghanistan ha perso priorità tra gli obiettivi dell'amministrazione degli Stati Uniti, riacquistandola solo a partire del 2009 sotto l'amministrazione Obama. A partire dal 2015, l'operazione della NATO ISAF è stata sostituita dall'Operazione Sostegno Risoluto, tesa a continuare l'aiuto al governo afghano con un minor numero di truppe, nel contesto di un aumento delle offensive dei talebani.

Mesi dopo l'inizio dell'invasione e dell'occupazione dell'Afghanistan negli Stati Uniti, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, classificò l'Iraq come l'asse del male, un termine che ricorda le Potenze dell'Asse o paragonabile alla Cortina di ferro durante la Guerra fredda. Accusò anche il governo di Saddam Hussein di avere armi di distruzione di massa, e di avere collegamenti con Al Qaida, che non sono stati confermati.
Dopo aver spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la presentazione di presunte prove, ad approvare una risoluzione esplicitamente a sostegno dell'invasione, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ottenne il sostegno di un gruppo di paesi per formare un'alleanza per invadere l'Iraq e rovesciare il governo di Saddam Hussein. Questa coalizione, che si autodefiniva Coalizione della Volontà, era formata da governi di Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Italia, Polonia, Danimarca, Australia, Ungheria
e Ucraina. La maggioranza della popolazione di questi paesi, così come l'opinione pubblica mondiale, era in gran parte contraria, rendendosi particolarmente evidente nelle manifestazioni mondiali contro la guerra in Iraq. Bush ricevette il sostegno dei governi della Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Colombia, Malta, Cipro, Israele e Kuwait. Francia, Germania, Cina e Russia espressero la loro opposizione a forzare misure contro l'Iraq ed erano favorevoli a una soluzione negoziata alla crisi.
Come tutti dovrebbero sapere, un attacco armato di questa natura viola i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario che richiedono di distinguere tra popolazione civile e combattenti, e tra infrastrutture civili e obiettivi militari.  Nonostante la mancanza di un'autorizzazione formale da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, l'intervento fu giustificato sulla base di un approccio che passerà alla storia come “guerra preventiva” (l'accusa, mai provata, alla dittatura di Saddam Hussein era di possedere armi di distruzione di massa) e come “esportazione della democrazia”.  È stato necessario il lavoro titanico della Commissione Chilcot per stabilire, nel 2016, che l'invasione fu non soltanto inutile, ma anche disastrosa.
C'è anche la Siria. Ecco cosa pensa l'ambasciatore americano in Siria Robert Ford a 10 anni di distanza. “La strategia americana è stata un fallimento”, scrive su Foreign Affairs l'ambasciatore, ora senior fellow presso il Middle East Institute. Gli Usa, dice Ford, hanno cercato di usare la forza militare e le pressione finanziarie per rovesciare Assad, ma Biden farebbe bene a cambiare rotta. Dopo anni di conflitto, infatti Bashar è ancora al suo posto e la Siria non è diventata una democrazia liberale come qualche ingenuo analista sperava diventasse all'indomani della devastante guerra per procura scoppiata nel 2011. Ford si spinge a sostenere che gli Stati Uniti “dovrebbero negoziare con Mosca un ritiro graduale delle proprie forze e una tempistica per la transizione nella zona orientale dal controllo americano a quello russo”.

L'elenco delle sconfitte militari e politiche degli USA e della Nato o di alcune  potenze della Nato a partire dal Vietnam, Afganistan, Iraq, Libia, Siria stanno li a dimostrare che nessun disegno di esportare la democrazia con le armi funziona e –anzi!- aiuta la formazione di associazioni ribelli che mirano  sempre più in alto nel contesto internazionale. La democrazia in concreto però è solo un alibi.
Questo atteggiamento aggressivo degli USA non era che la manifestazione militare della loro volontà di governare la produzione e distribuzione delle risorse energetiche  che finché furono concentrate sul petrolio poterono essere maggiormente mirate e governate ma poi la scoperta dello shale-gas che ha reso gli USA quasi del tutto autosufficienti e contemporaneamente lo sviluppo dei gasdotti dalla Russia e dai paesi attorno al Mediterraneo fino quasi all'ex Oriente russo la situazione s'è decisamente complicata da gestire in maniera univoca ed autoritaria.

Si aggiunga nel frattempo lo sviluppo delle comunicazioni così che sullo stesso cellulare un cittadino USA o Italiano o Siriano o Afgano possono vedere contemporaneamente la medesima notizia e comprendere come il mondo sia diviso ma anche contemporaneo ragion per cui il mondo ha compreso la parità dei diritti nel mangiare nella salute nell'istruzione nel lavorare nel leggere e studiare.
Adesso c'è solo da sperare che l'ultima sconfitta in Afganistan costi il minor numero di vittime possibili e che l'Europa smetta di seguire come un cagnetto scodinzolante il padrone americano.

Rampini conclude il suo articolo scrivendo che le analogie del ritiro dall'Afganistan con quelle del Vietnam sarebbero assurde perché se la guerra in Afganistan è costata 2.000 miliardi di dollari, adesso davanti al disegno di Biden di investire 3.500 miliardi in dieci anni al fine di creare un Welfare inclusivo, un'economia sostenibile a emissioni carboniche zero, qualora fosse stata prolungata distoglierebbe risorse dai cantieri di riforme progressiste. Non è difficile capire perché Biden, in mezzo al coro assordante di critiche, sembra deciso a tenere duro.


PASSAGGIO DI PORTA SAN GIACOMO
NON ERA NECESSARIO ED OBBLIGATORIO FARLO
Dal Bugiardino di sabato 14 agosto una dichiarazione dell'ass. Brembilla: «Su indicazione proposta dal­la Commissione del Paesag­gio e approvata dalla Soprin­tendenza, per consentire la realizzazione del percorso pe­donale mantenendo la di­mensione minima consenti­ta, è stato necessario prevede­re l'eliminazione della scali­nata destra in pietra, che non riveste particolari caratteri storici». L'assessore Brembilla spiega che non era una vera scalinata. «Erano pietre mes­se una sopra l'altra — dice —. Un tempo la Porta era molto più grande rispetto a quella attuale. Quando è stata allar­gata la strada, la Porta è stata tagliata e sono state realizzate le scale laterali per collegare la Porta con gli spalti delle Mura. Per eliminare le barrie­re architettoniche non si po­teva fare diversamente».

In effetti si può testimoniare che quella che appare come una scaletta di 14 gradini nella foto di prima dei lavori era stata costruita sicuramente negli ultimi 50 anni dal momento che in quell'angolo tra la Porta san Giacomo e il Viale delle Mura c'era un pisciatoio dentro una nicchia. Facile immaginare il quadretto d'insieme. Però al tempo di pisciatoi ce n'erano parecchi dappertutto in Città (alta e bassa) e quindi faceva il suo bel servizio nonostante via via non rispondesse ormai più ai canoni moderni per cui adesso per andare al gabinetto o scegli di pagare  tre quarti di euro come in Piazza Vecchia oppure paghi un euro e dieci per un caffè con diritto di andare al bagno. Il pisciatoio pubblico con acqua che scorre perennemente era stata la soluzione al fatto che l'angolo era sempre stato un pisciatoio senz'acqua corrente. Quindi meglio dopo che prima. Abolito il pisciatoio nei primi anni '60 hanno creato la scaletta.

Lo spalto di san Giacomo era una doppia scocciatura prima di tutto per una importante famiglia che  aveva il proprio palazzo proprio li sopra: famiglia che si era distinta in bergamasca come creatrice di una delle prime macchine per fare i caffè nei bar e per l’importante squadra ciclistica che partecipava al Giro d'Italia ed  al Tour. Non gli ultimi arrivati quindi con l'aggiunta che una figlia  (o nipote?) dell'inventore aveva sposato il figlio del più importante e storico ristoratore di Città Alta. Se vi pare poco in termini relazional-politici ben fatti.
Poi man mano s'era sviluppata la motorizzazione la strada che correva tra lo spalto, la Porta e la casa di cui sopra s'era rivelata troppo stretta tanto che per passare dallo spalto ovest all'altro lato est della porta bisognava transitare sul Viale delle Mura con le auto che ti facevano il pelo.
Non contenti di questa situazione sullo spalto avevano concesso anche di istallare una birreria estiva e di stendere un cavo che consentiva il passaggio ludico appesi con una carrucola dallo spalto di San Giacomo alla piattaforma di sant'Andrea. Come si dice  due figate con un colpo solo.

Adesso ecco scodellata l'ultima novità: scompare la malmessa aiuola, scompare la scaletta di 14 gradini, viene costruito un terrapieno per creare un marciapiedi in maniera che si possa passare dallo spalto di san Giacomo al lato est della porta in sicurezza. Non contenti hanno anche creato una pavimentazione per cui si può entrare dalla porta ed arrivare in via san Giacomo su un piano scorrevole.
Il motivo di questi lavori? Così possono transitare in sicurezza e agio le carrozzine degli handicappati che  quelle delle mamme.
Ovviamente creato il marciapiede bisogna applicarci un parapetto che per legge deve essere alto almeno 120 cm.: apriti cielo! Quel parapetto ha scatenato la guerra cui il malcapitato assessore Brembilla ha risposto: tutto a posto!. C'è il parere positivo della Soprintendenza e quella della Commissione Paesaggio e per di più –gaffe su gaffe- risponde alla richiesta del rappresentate di Città Alta della Lista Gori. Che sarebbe uno dei proprietari del ristorante Mimmo. Un bel tacere non sarebbe stato migliore.
Esattamente come con la storia della scaletta che non sarebbe una scaletta ma una pila di plocchi visto che la realizzarono gli operai del Comune.


Non risulta che quel passaggio fosse costato la vita o qualche gamba rotta a qualcuno per via della strada stretta: magari  creare un paio di gobbe prima e dopo la curva (apriti cielo con le proteste dell'ATB…) avrebbe costretto i mezzi a rallentare ulteriormente quel poco (in teoria ci sarebbe già il limite dei 30km/h) necessario e creare una pavimentazione in pietra larga quei 150 cm necessari.

A nostro avviso poteva essere una soluzione di minore costo e impatto rispetto a quest'opera che francamente appare proprio come incollata e sembra chiedere scusa di stare li.

Poi non l'ha prescritto il dottore che se le carrozzine degli handicappati e coi bambini a bordo non possono transitare sotto la Porta, ne deriverebbe un danno cerebrale irrimediabile per i passeggeri. Anche perché non si vede mai e poi mai una carrozzina con un handicappato a bordo che sale dal via S.Alessandro ed entra in Città Alta da Porta san Giacomo nemmeno di mamme con una carrozzina di bambino. Forse una alla settimana transita sulle Mura.
L'opera quindi è il classico mostricciattolo eseguito per fare la bullata sui media cercando di vendere una immagine  (fasulla) di una giunta attenta a certi problemi, con un banale tentativo di captare la benevolenza delle madamine e consorti alle prese con la prostatite (cui faceva semmai comodo il pisciatoio  d'antan…).

Personalmente non avrei modificato nulla tranne la pavimentazione in pietra di cui ho detto. E se chi va in carrozzina (adesso elettrificata!) mi dice che vuole salire in Città Alta da via sant'Alessandro perché anch'io che sono handicappato c’ho IL diritto a… lo prendo a sberle.