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COLUCCI&FINI
DUE CHE CONOSCEVO PER IL G8
A distanza di vent'anni dalla tragedia al G8 di Genova il mio ricordo
si collega sempre a due personaggi: Francesco Colucci al tempo questore
nella città e Gianfranco Fini che in quel momento era vicepresidente
del consiglio nel governo Berlusconi due succeduto a Prodi.
Ho conosciuto personalmente Francesco Colucci quando era stato questore
a Bergamo per la vicenda della protezione della casa Antonio Di Pietro .
Colucci è nato ad Atripalda (Avellino) nel 1943. Entrato in polizia nel
1968, era stato assegnato alla questura di Milano dove ha percorso
tutte le fasi principali della carriera. Ha fatto parte della polizia
giudiziaria prima in commissariato, poi alle volanti ed infine alla
squadra mobile. E' stato aggregato all' ufficio politico della questura
dopo l' assassinio del commissario Luigi Calabresi. Nel 1986 diresse la
divisione Anticrimine della questura di Milano. Per un anno e mezzo ha
diretto la squadra mobile. Per sei anni è stato alla guida della
Criminalpol della Lombardia. Nel 1992 è stato promosso questore: un
anno ad Aosta, due anni a Lecce e un anno e mezzo a Bergamo. Nel 1998
diventa questore di Genova.
Correva la tarda primavera dell'anno 1995 e dall'alto venne deciso di
posizionare una pattuglia di agenti presso la casa di Antonio di Pietro
in quanto ritenuto da fonti attendibili (per i vertici dell'ordine
pubblico nazionale) possibile obiettivo di un attentato. Da almeno
quattro anni c'era una scorta che lo seguiva nel viaggio di andata e
ritorno da Milano con la sua possente Marea turbodiesel con
diciottomila spie accese sul cruscotto. La scorta era costituita da
un'auto con a bordo due agenti e stazionava giorno e notte nel campo
all'esterno dell'abitazione. La situazione era assurda dal
momento che questi agenti non avevano un gabinetto, non c'era
illuminazione notturna del lotto dove sorgeva la casa del magistrato e
gli agenti… non potevano entrare almeno nel vasto giardino della
villetta.
Una mattina si ritrovarono nel campo decine di agenti e i
massimi dirigenti della PS, della GdF, dei CC assieme al Questore
(Colucci) ci si avvide dello stato disastroso di tutta questa pseudo
organizzazione dove tutti si interrogavano l'un l'altro sul che fare.
Mentre l'indimenticabile comandante dei vigili di Curno pareva essere
il regista della (mala) parata.
Davanti a questo gruppone di personaggi spaventati e senza alcuna idea
da mettere in atto detti il mio assenso – del tutto stupito del casino
che c'era in aria- ad occupare parte del campo dove doveva stazionare
la vettura delle guardie.
Un anno dopo ricevo una telefonata dalla segreteria di Colucci il quale
mi invita in Questura perché vuole conoscermi e ringraziarmi. Rimasi
nell'ufficio per tre quarti d'ora faccia a faccia col questore e mentre
lui continuava a spiegare cosa stessero facendo i militari sul posto
gli dissi chiaramente che (1) avevano bisogno di una latrina (2)
avevano bisogno di un container isolato (3) occorreva istallare
un sistema di illuminazione della zona (4) i militari dovevano
perlustrare il sedime dall'interno. Colucci mentre gli
manifestato i problemi dei suoi uomini mi guardava come stessi parlando
cinese.
La faccenda venne poi in parte risolta NON per iniziativa del Ministero
degli Interni (ma del Comando provinciale dei CC a seguito di un
incontro occasionale col capitano comandante) ma questo sostanzialmente
ordinò al Comune di Curno di fare tutti i lavori che avevo suggerito (a
spese del comune e MAI rimborsate) mentre DiPietro rifiutò di
fare accedere le guardie all'interno del giardino di casa. Una delle
tante cazzate del PM.
Il Ministero dell'Interno non pagò mai la corrente consumata ne la
rimozione del box ne la sistemazione dell'area compromessa. A
dimostrare che lo Stato di queste vicende non aveva ne la minima idea
ne la minima buona volontà.
Colucci al momento del fine visita mi regalò un quaderno per appunti a righe della Polizia.Come le suore OrsolinE.
re di Genova proprio nell'anno del primo G8 italiano ai tempi del governo Berlusconi II.
Fu Massimo D'Alema, presidente del Consiglio dal 1998 al 2000, a
indicare la città come sede per il G8 del 2001 ma fu poi Silvio
Berlusconi, divenuto presidente del Consiglio l'11 giugno 2001, a
gestire la sicurezza dell'evento e l'arrivo dei leader internazionali.
Prima dell'evento Berlusconi, accompagnato dal ministro dell'Interno,
fece tre sopralluoghi in città, sorvolandola a lungo in elicottero.
Visitò la nave European Vision che poi ospitò quasi tutte le
delegazioni straniere. Si occupò prevalentemente dell'aspetto estetico:
ordinò per esempio che venissero tolti i panni stesi alle finestre e
fece dipingere la facciata di un edificio di fronte a Palazzo Ducale,
dove si sarebbero tenuti i vertici. Analizzò i campioni delle tende
poste in piazzale Matteotti, e scelse le piante che dovevano coprire
quelli che giudicò «orribili inestetismi». Niente doveva sembrare fuori
posto nella “Fortezza Genova”, come fu soprannominata la “zona rossa”
entro la quale si sarebbero svolti gli eventi del G8.
L'obiettivo dichiarato del summit degli otto leader era “sconfiggere la
povertà”. E cioè, era scritto nei comunicati ufficiali, «individuare
misure atte a sostenere l'economia dei paesi più fragili secondo una
strategia integrata, specie per quanto riguarda commercio e
investimenti sociali».
Mentre all'interno di Palazzo Ducale capi di stato e di governo
discutevano di questo obiettivo, fuori, per le strade di Genova, nella
scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, il livello di violenza
cresceva di ora in ora. Per tre giorni lo stato di diritto venne meno
in molte delle situazioni che si crearono. Chi doveva vigilare non lo
fece o fece finta di non vedere, e in molti casi incoraggiò le forze
dell'ordine ad agire senza alcuna regola, facendo dell'uso della forza,
della prevaricazione e dell'umiliazione fisica e psicologica la propria
norma di comportamento. Amnesty International sostenne in seguito che
quella che ebbe luogo a Genova in quei giorni fu la «più grave
sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la
Seconda guerra mondiale».
Davanti alla Commissione della Camera che lo interrogava sui
delitti di Genova riferì che quanto alla perquisizione alle
scuole del Genoa Social Forum, l'operazione che ha dato il via alle
polemiche più feroci, la decisione fu presa nel suo ufficio durante una
riunione con l'ex vicario della polizia, Ansoino Andreassi, l'ex capo
dell' Antiterrorismo, La Barbera, il capo dello Sco, Gratteri, il
funzionario della Digos, Luperi. E che alla fine fu avvisato anche
Gianni De Gennaro, mentre agli agenti fu raccomandata moderazione e
prudenza. Raccomandazione non ascoltata, ma Colucci avanza una
giustificazione: "singoli episodi di violenza, mai giustificati,
possono comunque essere attribuiti ai prolungati turni di servizio" cui
sono stati sottoposti gli operatori di Polizia.
Non è mai venuta alla luce la sequenza criminale di ordini che
determinò l'assalto poliziesco ma ci sono delle certezze. A Genova ci
fu una parte politica bene individuata nei fascisti di Fini con la
copertura di FI e della Lega che garantì la copertura a vita
della polizia per l'assalto che mise in atto.
Il governo Berlusconi II (11 giugno 2001 - 22 aprile 2005) è il primo
della XIV legislatura e viene dopo quelli della XIII Legislatura:
Prodi-I (17 maggio 1996 - 20 ottobre 1998) D'Alema-I (21 ottobre 1998 -
21 dicembre 1999) D'Alema-II (22 dicembre 1999 - 25 aprile 2000) e
Amato-II (26 aprile 2000 - 10 giugno 2001)
E' necessario ricordare e ripetere che nei giorni di Genova Gianfranco
Fini, presente in prefettura e per alcune ore nella caserma dei
carabinieri di Forte San Giuliano, è stato costantemente informato
degli avvenimenti. E così il ministro di Grazia e Giustizia Castelli
(Lega Nord) , in visita alla "Bolzaneto" fino a poco prima dell'inizio
dei pestaggi. E così i parlamentari guidati da Filippo Ascierto (An)
che stazionavano nella sala operativa delle forze dell'ordine.
C'era quindi la massima copertura politica di ogni azione compiuta
dalla polizia cui venne sostanzialmente garantita l'impunità che verrà
solo scalfita ai bassi livelli di comando e tutto questo avvenne per
l'intima collocazione ideale e politica del modo di intendere l'ordine
pubblico che era proprio si un sistema fascista che tale era rimasto in
vigore anche dopo il 25 aprile 1945.
Paolo Farinella (Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 21. Rispondo che io
c'ero, ho visto e vissuto tante cose e, a distanza di anni, dopo molte
sentenze in tribunale, compresa l'ultima del 18/07 della Corte di
Giustizia Europea che ha respinto il ricorso dei militi che le si sono
rivolti, possiamo forse capire il senso di quanto successo. Non fu
impreparazione o incapacità, ma l'assalto armato e le conseguenti
macellerie e torture furono una decisione politica di appropriazione
dello Stato da parte di un governo – al tempo governo Berlusconi, Bossi
e il fascista Fini – per vedere fino a che punto si poteva spingere per
eliminare la Democrazia e lo Stato di Diritto, orpelli senza valore. Si
volle la guerra e ci fu la guerra di uno Stato contro i propri
cittadini migliori, usando corpi dello Stato per impedire l'esercizio
di diritti sacrosanti.
Chi salvò la Democrazia fu Carlo Giuliani che, morendo, bloccò il
processo dissoluto e mise paura. Aggiunsi che, oggi, a distanza di
vent'anni, bisogna scegliere tra una rievocazione romantica, farcita da
luoghi comuni, imposta dal calendario, o fare memoria nel contesto di
quello che successe allora. Non solo, oggi si devono collocare quei
fatti nel contesto di quanto accadde “dopo”, perché oggi viviamo le
conseguenze visibili di quei giorni che non sono finiti, perché
Giustizia non è stata fatta, ma è stata volutamente negata. Non si
possono non ricordare, oggi, le sentenze dei tribunali che hanno
sancito la trattativa con la Mafia e accertato i rapporti di Dell'Utri
per conto di Berlusconi con essa, e fare due più due non solo è lecito,
ma forse anche doveroso.
Genova fu teatro di prova generale. Non fu sospesa la Democrazia, fu
massacrata, perché la stessa sera, il governo al completo prese le
difese dei poliziotti, carabinieri e soldati traditori, arrivando anche
a promuoverli nei mesi e negli anni successivi. Poi aggiunsi alcuni
particolari di cui fui testimone e conclusi che oggi vivo in Italia, ma
rifiuto lo Stato che torturò e macellò il suo popolo migliore, abolendo
la Costituzione.
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LA TERRA DI MAPELLO PER RENDERE ANCORA PIUì BELLO IL PAESE BELLO DA VIVERE
Chi l'avrebbe mai pensato! Stanno importando terra da Mapello per fare
ancora più bello il paese già bello di vivere. Un momento. La Valle san
Martino è stata formata da uno dei mammelloni del ghiacciaio dell'Adda
che infilandosi tra il Monte Canto (che è poi una collina di ferretto e
argilla) e il dorso meridionale della valle del Dordogna –le colline
viticole di Pontida- ha contribuito alla creazione del Dordo, torrente
o buliga affluente della sponda destra di Brembo come viene nominato in
zona. Scavando in zona spesso vengono trovati dei badalöcc,
termine comune per indicare i massi erratici (di granito) che presenti
nel ghiacciaio sono stati trascinati a valle dallo stesso. In tutta la
zona dell'Isola se ne trovano parecchi.
Accade che l'impresa Vitali che sta facendo i lavori per lo sfortunato
tratto della Dalmine-Almè ha concordato con la Provincia di utilizzare
i lobi dei quadrifogli di intersezione della SP470 coll'asse
interurbano e la ex Briantea per creare della colline dove ammucchiare
il terreno scavato a Valbrembo per interrare la SP470. Sorvoliamo sulle
ragioni di questo “interramento” come sulla rotonda tra Mozzo e
Valbrembo. Potenza della politica.
Che è che non è una mattina mi sono svegliato in mezzo a un gran
frastuono ed ho scoperto che la Vitali ha aperto un maxi cantiere
per costruire villette in quel di Mapello e sta scavando sottoterra e
porta l'ottimo terreno depositato dal ghiaccio ennemila anni or sono a
Curno. Precisamente nel lobo di SE del quadrifoglio tra l'AI e la
SP470. Tutti a Curno!. Tutti a Curno!.
Architetto M.O., architetto M.O., architetto M.O.: era un nome che
avevo letto come progettista dei lavori di rifacimento del tetto della
Torre di Adalberto in Colle Aperto, e poi scoprire che ha lo studio a
Curno, che ha capeggiato una lista Insieme per Berbenno nel 2014 e
adesso è stato preso dal Comune di Curno “in quanto tecnico in possesso
della qualifica necessaria per l'espletamento dell'incarico come da
curriculum agli atti, il quale si è reso disponibile all'espletamento
del servizio facendo pervenire un disciplinare di incarico che prevede
il servizio di supporto al RUP ed assistenza tecnica, amministrativa ed
informatica alle procedure di appalto, compreso l'esecuzione dei
servizi di rendicontazione dei contributi concessi per le opere
pubbliche in corso, con organizzazione di mezzi e risorse a totale
cura, spese e rischio di esecuzione della prestazione, da parte del
professionista incaricato” il tutto per un totale di n. 300 ore, alle
condizioni previste nel disciplinare d'incarico depositato agli atti
dell'ufficio, che prevede un costo orario pari a €30,00 per una spesa
pari a € 9.000,00 oltre contributo 4% e Iva 22% per un totale di €
11.419,20.
Insieme per Curno, Insieme per Berbenno, Insieme per Scanzo, Insieme
per Bottanuco, Insieme per Vighera: se stai insieme per
qualcuno-qualcosa hai una certezza: un incarico al Comune di Curno.
Insieme per.
L'UUTT comunale si riconferma di funzionare meglio della stazione dei
treni di Bergamo come traffico di professionisti addetti part time.
Gente che se ne va, gente che arriva resta qualche mese e poi via anche
quella. Sostanzialmente oggi nessuno dei laureati presenti in
quell'ufficio è a tempo pieno e quindi SOLO dipendente del Comune di
Curno. L'andazzo dura da parecchi anni [il caso è privo di
significato?] anche se la colpa è sempre solo del Governo che non
consente assunzioni. Chissà il perché di tutto 'sto casino!?. Il
problema non starà nel manico di un assessore da trent'anni presente in
politica?.
Intanto che il comune distribuisce l'ennesimo incarico professionale ad
ore per mandare avanti l'ufficio tecnico comunale la
fognatura del sottopasso di via Europa alla Dalmine-Almè non funziona
ancora nonostante due interventi già effettuati da pochi mesi. Adesso
hanno deciso che manderanno dentro il tubo una telecamera (una tlc
cinese?) per cercare di capire come mai la fogna non scarica. Chissà se
in Comune qualcuno ha capito che se su una strada passano solo
carrozzine per bambini la fogna basta posarla sul terreno mentre se ci
passano dei TIR lunghi 17 metri stracarichi e per di più in curva,
forse non è (solo) la fogna da rifare ma è l'INTERA strada che non è
costruita in maniera adeguata a reggere quei pesi.
Non c'è solo la fognatura di via Europa che non funziona ma ci sono
anche le condotte fognarie e delle acque chiare dentro la nuovissima
scuola Rodari che altrettanto non funzionano e quindi ecco che il
consulente tecnico indicato dal tribunale nella bega tra comune e
impresa (questa delle fogne della new Rodari che non funzionano è una
novità a parte il doppio allacciamento effettuato qualche annetto or
sono) ha scelto per il“servizio di video ispezione per verifica
maschiature e quote tubazioni presso la scuola elementare G.Rodari ”
un'impresa di propria fiducia che costerà €1.970,00 oltre IVA. Cioè:
anche qui le condotture si sono sprofondate?.
Viste le due notizie sopra riportate un cittadino normopensante
immagina che lo stesso lavoro in via Europa e nella nuova Rodari
potesse essere svolto dalla medesima ditta. Invece NO!. Perché i lavori
in via Europa sono stati decisi e la ditta scelta dalla dirigente
dell'ufficio tecnico mentre quelli nella nuova Rodari sono stati decisi
dall'ex dirigente sempre dei elleellepipi. Che non è la pipi dei
bambini. A ciascuno il suo.
L'utilità di disporre di un segretario comunale donna che costa sui
10mila euro al mese sta p.e. nel fatto che la giunta ha deciso di
richiedere un supporto alla società PUBLIKA SPA al fine di definire le
capacità assunzionali del Comune ai sensi della normativa di cui sopra,
che si è resa disponibile ad offrire il servizio richiesto dietro
compenso di € 550,00 al netto dell'IVA. Suggeriamo un'ideuzza: dare un
incarico a qualche ditta –meglio una coop o una onlus – per mettere a
posto i rotoli di carta da culo nei cessi comunali. Un appaltino non si
nega a nessuno, no?.
La giunta Gamba ha deciso di affidare il servizio di progettazione e
direzione lavori dei lavori di sistemazione delle aree verdi comunali
allo studio G.P.T. di Bergamo per una maxispesa di ben € 5.226,48.. Lo
studio GPT non è uno qualsiasi ma dal 2011 lo Studio GPT organizza il
Landscape Festival 'I Maestri del Paesaggio', per diffondere i temi del
paesaggio e del giardino. Le attrazioni principali sono la
trasformazione per più di 20 giorni di Piazza Vecchia a Bergamo Alta in
grande giardino temporaneo, la Green Square e l'International Meeting
che ospita ogni anno i più grandi paesaggisti del mondo. Noi li
giudichiamo come progettisti del verde pubblico dei bravi e volenterosi
ragazzi ma non di eccelsa creatività tranne il seguire la moda attuale
delle erbacce. Che venivano usate per non dovere irrigare ma che
piantate alla pene di cane come avviene adesso dappertutto… bisogna
irrigarle eccome se occorre irrigarle.
Ovviamente in delibera non compaiono ne le indicazioni delle aree
da riprogettare e nemmeno la spesa potenziale (che vista la parcella
non arriva a 60mila euro) e quindi trattasi di nozze con (mezzi) fichi
secchi visto che il c.d. verde di Curno va rifatto da cima a fondo
essendo nato per mano dei villettari e quindi ci sarebbe più da
lavorare d'accetta (per levare) che di vanga (per piantare). Se il
verde di Curno – perfino quello dietro i palazzi del Chiesa- fosse
assunto come segno dell'intelligenza e della cultura delle classi
politiche che hanno governato il paese nei 70 anni di Repubblica non
sarebbe un bel biglietto da visita.
Speriamo che GPT riesca almeno in qualche posto a dare una svolta.
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PNRR: SE IL PAESE BELLO DA VIVERE
CONTINUA A PERDERE OCCASIONI.
IERI L’ORTO BOTANICO E OGGI
LA CASA DELLA SALUTE
Non c'è molto da bene sperare. Il governo del paese bello da vivere per
quasi due terzi di secolo in mano alternativamente ai bottegai bianchi
poi diventati verde-neri, con qualche lungo intermezzo dei bottegai
rossi per finire in mano alla stirpe delle maestre e delle
professoresse alla fine della fiera sta in piedi per i soldi che gli
arrivano dai centri commerciali. In mezzo secolo sono stati capaci di
lasciare andare in malora le scuole e i centri sportivi e perfino quel
poco di verde che gli era capitato addosso. Sorvolando sulle vicende
della biblioteca, della nuova Rodari, della sentenza Leggeri.
Gli amministratori di Curno hanno sempre avuto l'istinto gregario della
pecora che si getta col gregge nel burrone. Non hanno mai avuto
l'istinto della capra che s'inerpica dappertutto.
Da quasi trent'anni c'è in mezzo al paese un'area vastissima composta
dal vivaio forestale e dalla vicina area Curnis destinate a “giardino
botanico” ma il comune non ha mai mosso un dito per trovare fondi
progetti e dargli corpo. Non parliamo poi dell'odio che il
centrosinistra e in generale la generazione di sindache donne e
professoresse verso quest'idea (che faceva e fa il paio col loro odio
verso la biblioteca auditorium). Non parliamo poi del cordone
ombelicale della sindaca cittadina Serra verso tutto quel che è
cittadino in netta contrapposizione con quello che era
l'interesse del comune che ha amministrato. I legami della Serra e
della sua crapa anticurnese sono leggibili nelle sue frequentazioni
religiose e relazioni professionali con un direttore dell'orto botanico
oppure col responsabile comunicazione ERSAF Lombardia, l'ente che
è proprietario e gestore del vivaio forestale di Curno che doveva
essere –con fondi europei nazionali e regionali- il motore della
creazione dell'orto botanico a Curno.
Ovvio che la città cerchi di agguantare ogni occasione per fare soldi e
se poi le maggioranze cittadine –leggasi: Gori- sono espressione degli
interessi dei bottegai e degli affittacamere pro studenti dell'UniBG-
ovvio che tutto dovrà ruotare attorno alla città, alle sue Mura
abbandonate in mano ai volontario di Orobica Ambiente ma con
tanto di mega parcheggio, a tutta una serie di iniziative “per
finta” vale a dire “i maestri del paesaggio” come la “valle della
biodiversità” (su terreni in affitto e precario di soggetti
terzi) oppure il mini orto botanico in cima al baluardo di
Castagneta che riesce a deludere tutti quelli che affrontano la scalata
per raggiungerlo.
Era scontato che la creazione di un Orto Botanico a Curno di
quattro ettari accessibile dall'asse interurbano e dalla ferrovia
e confinante con centro commerciale avrebbe significato la
perdita di ruolo dei signori citati perché sarebbe arrivato –
Franceschini docet- un direttore straniero piuttosto che dei
chierichetti bianchi o rossi indigeni.
Scontato anche che una classe politica (curnese) composta fino ieri in
maggioranza da bottegai la cui prospettiva è il cassetto pieno (di
soldi) a fine giornata non abbia nemmeno l'idea di progettarsi un
futuro che vada al di la del quotidiano. Oltre a non avere nemmeno mai
visto un orto botanico di quelli veri.
Adesso è arrivato anche il PNRR e l'orto botanico poteva
benissimo essere inserito in quel contesto ma vigliacco iddio se gli
amministratori curnesi e regionali hanno levato un sopracciglio. Sono
talmente fuori dal contesto che non riescono nemmeno a chiedere in uso
l'area l'idea dello spazio dentro il vivaio forestale per farne un
parco giochi temporaneo. Del resto basta vedere che strage hanno fatto
attorno alla vecchia Rodari o l'abbandono dell'enorme spazio verde
attorno alla scuola elementare di via Abruzzi (non le hanno dato
nemmeno una intitolazione tanto la prendono come uno scarto!).
Eppure in Lombardia non esiste un Orto Botanico di quattro ettari e
quando penso alla storia della creazione di tutto quanto è stato creato
attorno all'Eden Projet di Bodelva in Cornovaglia (la sua storia
inizia con l'idea dell'orto botanico a Curno…)Tutto quello in
Cornovaglia è stato realizzato con fondi UE.
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