A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1371 DEL 20 LUGLIO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















LA BEGA GRILLO-CONTE
NEI CINQUE STELLE
RICORDA LE SCOPE LEGHISTE
(...)
Una interpretazione benevola di queste due potenti crisi politiche di due dei maggiori partiti italiani –in meno di dieci anni!- che in certi momenti hanno toccato e superato il 30% dei consensi elettorali porta a pensare che anche nei peggiori uomini politici ci sia un barlume di buona volontà, magari giustificata solo dall’utilità di non perdere i vantaggi economici goduti  al momento. E non solo  lo stipendio da parlamentare. L’unica differenza che si può rilevare nei tempi è che il crollo della Lega bossiana avviene  quasi nel silenzio dei social mentre lo sfascio del M5S avviene tutto in epoca social. Vero anche che l’Italia del 2012 era profondamente in crisi economica mentre l’Italia del 2020-2021 s’è brutalmente scrollata di dosso un pezzo di generazioni socialmente costose e forse porta a casa i fondi del PNRR. Però è evidente che c’è una mano che guida questi stravolgimenti senza sangue per le strade. Forse è l’Europa che vigila oppure la Presidenza della Repubblica. O entrambe.

NEI CRE NON ESISTE
IL RISPETTO DELLE NORME
CONTRO IL COVID
(...)

PASSAPORTO VERDE: PERCHÉ NON
C’È UNA REGOLA UNICA EUROPEA?
Se c’è stato un evento che ha dimostrato come l’esistenza di mille stati e staterelli al mondo conta pressoché zero, niente di meglio che una pandemia poteva esserne la dimostrazione. La quale ha avuto la sfortuna però di incocciare in una organizzazione della sanità che da un lato ha nella chimica, nella diagnostica e nei PC l’unico modo di decidere e procedere ragione per cui davanti al covid 19 – la mancanza della chimica: la classica pastiglia da dare al malato- ha fatto saltare il sistema sanitario internazionale. Mancando la “pastiglia” risolutiva a valle è saltata tutta l’organizzazione sanitaria: dai posti in terapia intensiva (rivelatisi abbastanza inutili visto che 8:10 di quelli che ci sono finiti se ne sono andati al creatore) che s’era costruita un proprio tranquillo tran tran trasformando un posto di lavoro normalmente mitizzato dal popolo bove in un semplice impiego come tanti.
La pandemia poi ha incocciato anche con una organizzazione della sanità distribuita sul territorio –praticamente in tutti gli stati UE- per evidenti ragioni clientelari in primis e –secondo- perché siccome chimica diagnostica e PC sono uguali dappertutto, tanto vale la mano e l’intelligenza dell’uomo.
(...)

LA PANTEGANA SARDAGNOLA
E' USCITA DALLA FOGNA
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, il sardagnolo Claudio Piga uno che ha fatto il classico in un liceo di (ex) preti e il Poli milanese non si sa bene quando, é ben noto alle cronache locali in quanto spin-doctor del sindaco decaduto Gandolfi.  Non poteva  perdere l'occasione di commentare la notizia che la Corte d'Appello di Milano «ha sostanzialmente confermato le condanne per falso e peculato nei confronti di una cinquantina fra ex consiglieri ed ex assessori regionali protagonisti, loro malgrado, della cosiddetta “rimborsopoli lombarda».  Tra cui il curnese Pedretti, leader  (in)contrastato della Lega curnese dopo la dipartita del padre, dell'ex sindaco Bianchi, dei Domenghini Manzoni e Agazzi. Cioè la “prima” Lega che conquistò il comune dopo la tangentopoli curnese culminata con la condanna del suo più prestigioso leader Arnoldi e (forse) finita coi 600 o 700 mila euro di debito fuori bilancio piombati addosso al Comune pochi anni or sono per via di una condanna a risarcire una occupazione abusiva di un'area privata trasformata in strada comunale a vantaggio del centro commerciale senza pagare a suo tempo il dovuto per i terreni.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!








































































































































































































































PASSAPORTO VERDE: PERCHÉ NON
C’È UNA REGOLA UNICA EUROPEA?
Se c’è stato un evento che ha dimostrato come l’esistenza di mille stati e staterelli al mondo conta pressoché zero, niente di meglio che una pandemia poteva esserne la dimostrazione. La quale ha avuto la sfortuna però di incocciare in una organizzazione della sanità che da un lato ha nella chimica, nella diagnostica e nei PC l’unico modo di decidere e procedere ragione per cui davanti al covid 19 – la mancanza della chimica: la classica pastiglia da dare al malato- ha fatto saltare il sistema sanitario internazionale. Mancando la “pastiglia” risolutiva a valle è saltata tutta l’organizzazione sanitaria: dai posti in terapia intensiva (rivelatisi abbastanza inutili visto che 8:10 di quelli che ci sono finiti se ne sono andati al creatore) che s’era costruita un proprio tranquillo tran tran trasformando un posto di lavoro normalmente mitizzato dal popolo bove in un semplice impiego come tanti.
La pandemia poi ha incocciato anche con una organizzazione della sanità distribuita sul territorio –praticamente in tutti gli stati UE- per evidenti ragioni clientelari in primis e –secondo- perché siccome chimica diagnostica e PC sono uguali dappertutto, tanto vale la mano e l’intelligenza dell’uomo.

Neanche con l’arrivo dei vaccini l’UE ha saputo trattenersi dal marcare le proprie differenze al suo interno visto che Inghilterra e Germania hanno fatto incetta di vaccini oltre le quantità formalmente acquistate e distribuite dall’UE. La Germania si è subito assicurata una quota aggiuntiva di 30 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech, il primo a essere distribuito nella Ue dopo il via libera dell’Agenzia europea del farmaco prima di Natale. A confermarlo è stato un portavoce dell’esecutivo in una conferenza stampa, a Berlino, sottolineando come fosse già nota l’ordinazione «per via bilaterale» di uno stock da 30 milioni da sommare agli oltre 55 milioni già assicurati da Bruxelles.
L’Inghilterra non ha parlato ma è noto che il Regno Unito attualmente abbia ricevuto assai in anticipo quantià e qualità di due vaccini già approvati dall'authority: quello di Pfizer BioNTech, importato dallo stabilimento di Puurs in Belgio; e quello di Oxford AstraZeneca, prodotto in Gran Bretagna da Oxford Biomedica e da Cobra Biologics. Un'altra società, la Wockhardt, riempie le fiale e le confeziona per l'uso finale.

A metà del processo di vaccinazione di massa nell’UE scoppia la faccenda del “passaporto vaccinale”. A metà marzo 2021 la Commissione europea ha presentato la proposta legislativa di creare un certificato vaccinale, il "Digital Green Certificate", per facilitare la libera circolazione sicura all'interno dell'Ue in tempi di pandemia di Covid-19. Non si limiterà a dimostrare il vaccino ma fornirà anche dettagli (in assenza della vaccinazione) sul test negativo al Covid (compresi quelli rapidi) oppure sulla presenza di anticorpi da guarigione. In vigore entro metà giugno, sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo.
Questo sarebbe un bel primo passo unitario in ambito UE salvo scoprire che p.e. anche se ce l’hai, per andare in Grecia dall’Italia occorre il PLF. Il modulo deve essere compilato prima dell’ingresso nel Paese in cui si sta viaggiando(e quindi in caso di volo aereo, per esempio, prima dell’imbarco e dopo il check-in). Alcuni Stati, come la Grecia, richiedono che venga compilato con un certo anticipo: il modulo deve essere pronto e scaricato entro le 23:59 del giorno antecedente la partenza.
Il Plf (Passenger locator form) può essere chiesto a chiunque entri in uno dei Paesi dell’Unione europea, su qualsiasi mezzo (aereo, nave, auto). Fa parte di una serie di misure varate dalla Commissione europea il 17 marzo 2021 e che dovevano entrare in vigore entro l’estate 2021.
Le regole variano da Paese a Paese, non c’è una norma univoca, ma dipende da cosa ha deciso il Paese in cui dobbiamo entrare (o rientrare, nel caso sia la fine delle vacanze e dobbiamo ritornare a casa). Per verificare se nello Stato membro dell’Ue in cui si desidera viaggiare sono in vigore restrizioni per quanto riguarda gli ingressi, si può visitare il sito dell’Unione Europea Re-open EU, dove è possibile consultare le regole per i singoli Paesi.

Non contenti di questo ennesimo casino non poteva scoppiare la questione  degli spazi in cui per accedervi occorre disporre del passaporto sanitario. E qui si sono scatenate le forze politiche ragion per cui per Salvini il PS non deve valere per accedere a ristornati mentre per Letta  si per tutti i locali chiusi. Basta scorrere i giornali di martedì 20 per avere il quadro completo delle polemiche interne.
A questo punto uno si domanda: (1) perché la UE non ha fatto una campagna informativa sulla necessità del PLF? (2) perché la UE non ha dato disposizioni comuni per l’applicazione degli accessi agli spazi pubblici con o senza PS?.

NEI CRE NON ESISTE
IL RISPETTO DELLE NORME
CONTRO IL COVID
Non bastassero le dichiarazioni del prof. Locatelli: I dati indicano una ripresa netta della circolazione virale nel Paese. Come ha documentato la Cabina di regia, l’età mediana dei contagiati è 28 anni, dato che dimostra come i contagi siano legati in buona parte alla popolazione giovane in ragione della maggior socializzazione del periodo estivo, un po’ come è successo l’anno scorso».
Non bastasse che abbiamo circa 5 milioni di persone sopra i 50 anni non vaccinate. Il tasso di letalità tra i 60 e i 69 anni è tra il 2,7 e il 2,8%, e tra 50 e 59 anni dello 0,6%.
Non bastasse che le regole ancora vigenti prevedono ancora il distanziamento, la mascherina, il lavarsi le mani.
Non bastasse  la certezza che i  giovanissimi sono inconsapevoli veicoli dell’infezione virale verso gli adulti che li frequentano.
Non bastasse che vista l’età dei partecipanti ai vari CRE (di chiesa o laici che siano) fa supporre che i genitori appartengano al numero di quelli che oggi appaiono positivi all’infezione .
Non bastasse un peggioramento veloce in 18 regioni, coi giovani e i giovanissimi (tra i 10 e i 29 anni) diventati primo bersaglio, con un’età media dei ricoverati scesa a 50 anni e la previsione di un aumento di 5 volte dei casi entro fine mese.
Non bastassero i 127.864 morti “ufficialmente” afflitti dal covid19 al 17 luglio ’21. Dimenticando le migliaia non contabilizzati.
Ripeto: non bastasse questo quadro che -senza fare gli spaventati inutili- sta li a dimostrare che l’infezione  non è  ne isolata ne sconfitta ecco che dobbiamo mettere in conto la “Messa all’aperto” di metà luglio 2020 celebrata in  piazza come se ci fossimo liberati dell’ultimo flagello celeste (impero…). Poi ci sono state le Messe in chiesa per la prima comunione con un affollamento malamente gestito visto e giustificato.
Adesso salta fuori questa del CRE estivo presso l’Oratorio che appare chiaramente se ne impipa sia delle norme ancora vigenti che del buonsenso.
Ripetiamo: senza fare gli inutili spaventati.
Senza contare che qualcosa di identico accade anche nel CRE laico gestito dalle solite coop-onlus.
Tutto questo accade sotto gli occhi compiaciuti dei genitori che manco si rendono conto del pericolo in cui hanno messo i propri figli e il proprio futuro. Va bene: probabile che chi manda i figli al CRE della parrocchia sia talmente cristiano  da ritenersi protetto di quel certo quid in più proprio perché cristiano.
Però è ora che la sindaca e il parroco diano un colpo di freno a questo andazzo.
La sindaca per due ragioni. (1) un sindaco è responsabile della sanità pubblica nel territorio comunale:” In materia di igiene  e  sanità  pubblica  spetta  al  sindaco l'emanazione  delle ordinanze di carattere contingibile e urgente con efficacia estesa al territorio comunale, a norma dell'art.  32  della legge  n.  833  del  1978  nonchè l'emanazione di provvedimenti, ivi compresi quelli gia' demandati ai medici provinciali e agli ufficiali sanitari, che comportano l'uso dei poteri autorizzativi, prescrittivi e di concessione, che non siano conseguenti a  mera  ricognizione  di presupposti  fissati  da  legge  o da regolamento.
 e (2) il Comune co-finanzia i CRE gestiti dalla parrocchia e dalle varie onlus-coop private.

Quanto alla Parrocchia anche li proprio non ci siamo. Possiamo ammettere che il Parroco proveniente da una lunga esperienza missionaria non si sia ancora sintonizzato sull’organizza- zione statuale italiana ma ci sono due curati uno ha conseguito nientemeno che il «baccellierato canonico in teologia che è un diploma canonico corrispondente ad una laurea di primo livello in teologia cattolica» mentre l’altro è un insegnante (di non si sa bene cosa) presso il Seminario diocesano dal 2004.

E’ arrivato il momento di fermare questa deriva di irresponsabilità che combina il pubblico col privato. Con le strutture pubbliche e i genitori che manco gli importa  di cosa succede ai figli salvo poi – succedesse un focolaio- eccoli partire in quarta con una causa per risarcimento danni. E gli altri cittadini, che magari si sono preoccupati di vaccinarsi per se e gli altri, che  si beccano l’infezione di nuovo per via di un  nipote che se l’infezione se l’é beccata al CRE senza nemmeno accorgersi.

LA BEGA GRILLO-CONTE
NEI CINQUE STELLE
RICORDA LE SCOPE LEGHISTE
Voi ricorderete come al 10 aprile 2012 –neanche dieci anni or sono!- ci fu un’assemblea alla Fiera di Bergamo dove Bossi si presentò dimissionario come segretario  e vennero nominati  Maroni Calderoli DaLago a capo del partito. La Lega in versione primavera 2012 offriva uno spettacolo da Prima Repubblica. Uno spettacolo davanti al quale la storica base leghista, quella che affollava le piazze al minimo cenno del Capo, aveva perso ogni speranza. I sondaggi davano il Carroccio in picchiata, anche i più ostinati difensori di Bossi dovettero arrendersi all’evidenza, accettando il fallimento del sistema. Un fallimento davanti al quale lo stesso Senatùr si vide costretto a rimette il proprio mandato di segretario nelle mani del partito, aprendo la strada al congresso federale che mancava da dieci anni. Per Roberto Maroni, in quel momento, fu facile agitare le ramazze chiamando a raccolta i suoi barbari, in nome di una nuova Lega, più pulita e meritocratica, capace di spazzare via la vecchia classe dirigente con tutti i suoi vizi. Così, il 10 aprile, alla Fiera di Bergamo, dopo che la valanga giudiziaria e il tifone mediatico avevano ormai ridotto in brandelli la Lega, Roberto Maroni è salito sul palco assieme a un Umberto Bossi in lacrime, irriconoscibile, prendendosi la guida di quel che restava del partito. La Lega di Bossi finiva la sua prima parte di storia inn un fiorire di scandali
Il 7 dicembre del 2013 le primarie degli iscritti alla Lega furono vinte da Matteo Salvini, appoggiato da Maroni, proprio contro Umberto Bossi: Salvini fu eletto segretario federale del partito sostenendo da subito una nuova linea e facendo prevalere la propria posizione su quella di Maroni, che pure lo aveva sostenuto, e dell’allora sindaco di Verona Flavio Tosi, che volevano portare la Lega a posizioni più moderate e centriste. Secondo Salvini, invece, la Lega poteva crescere soltanto occupando lo spazio che si era liberato a destra con la scomparsa di Alleanza Nazionale e con l’ulteriore spostamento al centro di Berlusconi. Nel dicembre del 2017 Salvini chiuse formalmente con la vecchia Lega – per le questioni di bilancio di cui sopra, ma facilitando anche così un più rapido cambiamento del partito – fondando un nuovo partito nazionale, la “Lega per Salvini premier”. Che oggi è data al 20,% di voti.
Vero che Salvini ha sostanzialmente raddoppiato i consensi della Lega rispetto  anche alla media alta della prima Lega, ma il disegno di aggregare la destra estrema di derivazione fascista gli è sostanzialmente fallito visti i successi di FdI.
La Lega con Bossi era si un partito personale del fondatore ma  essendo in una fase di crescita sostanzialmente la lotta interna per una democrazia era qualcosa in atto mentre la Lega di Salvini è un partito fortemente personale e basta osservare il distacco o la freddezza di vari leader interni di ben maggiore caratura di Salvini – siano deputati siano governatori regionali siano sindaci- per verificarlo.

La vicenda dei 5S sebbene abbia una vita più breve di quella leghista e non si sia arrotolata in vicende di sistematiche ruberie da prima repubblica fino ai 49 milioni fatti scomparire dalla coppia Bossi-Salvini dopo il crollo elettorale del M5S e le dimissioni di Conte hanno visto –esattamente come fu per la Lega nel 2012- un movimento-partito completamente nel caos con suo co-fondatore definiva nientemeno che l’ex presidente del consiglio scovato chissà dove: "Vanno affrontate le cause per risolvere l'effetto ossia i problemi politici, idee, progetti, visione, e i problemi organizzativi, merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente. E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha nè visione politica, nè capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l'ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi", scrive il cofondatore del Movimento dopo l'iniziale silenzio. Non possiamo lasciare che un Movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”. Così Grillo il 30 giugno.
Passano le prime due settimane e le gazzette celebrano l’incontro in un ristorante di Marina di Bibbona dei due. Numerosi i commenti alla foto postata da Grillo sul social. Tra questi anche quelli di alcuni esponenti pentastellati che esprimono soddisfazione per la ritrovata sintonia tra i due.  "Una bellissima immagine. E' un momento storico, che sigla la rinascita del MoVimento 5 Stelle. Ritroviamo il vero e sano entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto". "Avanti così! Insieme e uniti si vince!". "Sono sempre stato convinto che la vostra complementarietà sarebbe stata la nostra forza. Adesso avanti uniti!".
L'incontro tra Conte e Grillo era particolarmente atteso nel M5S. Il garante e il leader in pectore, da quando domenica è stato siglato l'accordo sul nuovo statuto, hanno ripreso a sentirsi. "I rapporti sono migliorati", hanno spiegato fonti del Movimento. Certo, ora l'accordo va chiuso con un faccia a faccia (e possibilmente anche con la foto di rito), avevano sostenuto sempre le stesse fonti. Foto che è poi è arrivata. Solo dopo l'incontro potrà essere lanciata la votazione sul nuovo statuto e dopo i 15 giorni previsti dall'attuale regolamento gli iscritti saranno chiamati ad approvarlo (questa settimana) sulla nuova piattaforma SkyVote Cloud.

Una interpretazione benevola di queste due potenti crisi politiche di due dei maggiori partiti italiani –in meno di dieci anni!- che in certi momenti hanno toccato e superato il 30% dei consensi elettorali porta a pensare che anche nei peggiori uomini politici ci sia un barlume di buona volontà, magari giustificata solo dall’utilità di non perdere i vantaggi economici goduti  al momento. E non solo  lo stipendio da parlamentare. L’unica differenza che si può rilevare nei tempi è che il crollo della Lega bossiana avviene  quasi nel silenzio dei social mentre lo sfascio del M5S avviene tutto in epoca social. Vero anche che l’Italia del 2012 era profondamente in crisi economica mentre l’Italia del 2020-2021 s’è brutalmente scrollata di dosso un pezzo di generazioni socialmente costose e forse porta a casa i fondi del PNRR. Però è evidente che c’è una mano che guida questi stravolgimenti senza sangue per le strade. Forse è l’Europa che vigila oppure la Presidenza della Repubblica. O entrambe.

LA PANTEGANA SARDAGNOLA
E' USCITA DALLA FOGNA
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, il sardagnolo Claudio Piga uno che ha fatto il classico in un liceo di (ex) preti e il Poli milanese non si sa bene quando, é ben noto alle cronache locali in quanto spin-doctor del sindaco decaduto Gandolfi.  Non poteva  perdere l'occasione di commentare la notizia che la Corte d'Appello di Milano «ha sostanzialmente confermato le condanne per falso e peculato nei confronti di una cinquantina fra ex consiglieri ed ex assessori regionali protagonisti, loro malgrado, della cosiddetta “rimborsopoli lombarda».  Tra cui il curnese Pedretti, leader  (in)contrastato della Lega curnese dopo la dipartita del padre, dell'ex sindaco Bianchi, dei Domenghini Manzoni e Agazzi. Cioè la “prima” Lega che conquistò il comune dopo la tangentopoli curnese culminata con la condanna del suo più prestigioso leader Arnoldi e (forse) finita coi 600 o 700 mila euro di debito fuori bilancio piombati addosso al Comune pochi anni or sono per via di una condanna a risarcire una occupazione abusiva di un'area privata trasformata in strada comunale a vantaggio del centro commerciale senza pagare a suo tempo il dovuto per i terreni.
In effetti ci sarebbe anche un intermezzo culminato con un poderoso rimborso di spese legali toccato ad un esponente piddino e poi –altro intermezzo- anche una variantona del commerciale di via Fermi risolto dalla maggioranza piddina con 300 o 350 mila metri cubi aggiuntivi. Cinque o sei volte quella criticata.
Il Claudio Piga non ha mai avuta la trasparenza di pubblicare le sentenza di condanna che avrebbe colpito il suo avversario Pedretti e come tutti i bulli di provincia ha fatto sfoggio di grande potenza aumentando i suoi avversari attribuendoci nientemeno che (1) l'incarico di avvocato difensore del Pedretti medesimo e (2) di essere un teorico della delazione. Della serie: tanti nemici tanto onore come ben gli si pennella.
Significativo che ne il sardAgnolo abduano così come pure il segretario piddino curnese (che uscì vincitore dalla  mega causa per danni per una malmessa critica alla proposta di variante del piano del centro commerciale) abbiano sentito il dovere di pubblicare le sentenze  visto che non si trattava di un furto di polli ma eminentemente di politica.
Naturalmente non smentiamo nemmeno di non essere stati  l'avvocato difensore del Pedretti perché basterebbe conoscere il Pedretti –che non è certo il tipo da accettare consigli da chicchessia- e le date dei fatti per capire dove stavamo noi in quel tempo. Ma tanto vale: sfidiamo il sardegnolo a pubblicare le prove delle sue balle.
Quanto all'essere delatori –chi scrive le notizie sono tutti delatori?- comprendiamo che gli abbia fatto molto male la pubblicazione della notizia – peraltro reperibile al tempo in rete- che il Piga (al tempo in cui il sardAgnolo faceva lo spin doctor del sindaco Gandolfi) era socio col Gandolfi in una società per la pubblicazione di carte glorie aziendali alloggiata- udite udite- niente meno che dentro il negozio di fiorista del padre del Gandolfi. Società di cui non abbiamo mai trovato traccia in rete della partita IVA e del CF. Pare che la giunta Serra gli abbia dato una bella palpatina fiscale quando lesse la notizia e nel frattempo  aveva levato le tende anche la ragioniera del comune. Si sa che il sardAgnolo è assai sensibile ai soldi.
Comprendiamo del resto la feroce incazzatura dell'ingegnere sardAgno lo il quale  arrivato a Curno col preciso disegno di cuccarsi ogni mese una paghetta da 1.500 euro come redattore del giornale comunale “in lode del suo socio Gandolfi” ma venne ben presto dimissionato dallo stesso sindaco (dopo due mesi) perdendo la non disprezzabile prebenda di 1500x12x5=90.000 euro nel quinquennio perché  la Lega e buona parte di FI mise il sindaco davanti all'out out: o butti fuori il Piga o buttiamo fuori te. Ovviamente il coraggioso Gandolfi preferì tenersi il proprio di stipendio mensile  e fare perdere quello dell'amico-socio.
Ma il Gandolfi e il Piga, nonostante le opacità dell'ecomostro su casa Naldi oppure quella  della variante del centro commerciale firmata da Botta, oppure quella del “ecomostro” firmato dal lecchese Bodega, nonostante  abbiano dimenticato nel cassetto i soldi per terminare la biblioteca, nonostante abbiano tentato di fermare il cantiere della nuova scuola elementare sono usciti sconfitti personalmente  e politicamente dalla loro avventura. Come è uscito sconfitto politicamente anche il Pedretti che credette di potersi fare Re della Lega curnese e bergamasca finendo per scivolare sulla buccia dei rimborsi indebitamente spesi.