PASSAPORTO VERDE: PERCHÉ NON
C’È UNA REGOLA UNICA EUROPEA?
Se c’è stato un evento che ha dimostrato come l’esistenza di mille
stati e staterelli al mondo conta pressoché zero, niente di meglio che
una pandemia poteva esserne la dimostrazione. La quale ha avuto la
sfortuna però di incocciare in una organizzazione della sanità che da
un lato ha nella chimica, nella diagnostica e nei PC l’unico modo di
decidere e procedere ragione per cui davanti al covid 19 – la mancanza
della chimica: la classica pastiglia da dare al malato- ha fatto
saltare il sistema sanitario internazionale. Mancando la “pastiglia”
risolutiva a valle è saltata tutta l’organizzazione sanitaria: dai
posti in terapia intensiva (rivelatisi abbastanza inutili visto che
8:10 di quelli che ci sono finiti se ne sono andati al creatore) che
s’era costruita un proprio tranquillo tran tran trasformando un posto
di lavoro normalmente mitizzato dal popolo bove in un semplice impiego
come tanti.
La pandemia poi ha incocciato anche con una organizzazione della sanità
distribuita sul territorio –praticamente in tutti gli stati UE- per
evidenti ragioni clientelari in primis e –secondo- perché siccome
chimica diagnostica e PC sono uguali dappertutto, tanto vale la mano e
l’intelligenza dell’uomo.
Neanche con l’arrivo dei vaccini l’UE ha saputo trattenersi dal marcare
le proprie differenze al suo interno visto che Inghilterra e Germania
hanno fatto incetta di vaccini oltre le quantità formalmente acquistate
e distribuite dall’UE. La Germania si è subito assicurata una quota
aggiuntiva di 30 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech, il primo
a essere distribuito nella Ue dopo il via libera dell’Agenzia europea
del farmaco prima di Natale. A confermarlo è stato un portavoce
dell’esecutivo in una conferenza stampa, a Berlino, sottolineando come
fosse già nota l’ordinazione «per via bilaterale» di uno stock da 30
milioni da sommare agli oltre 55 milioni già assicurati da Bruxelles.
L’Inghilterra non ha parlato ma è noto che il Regno Unito attualmente
abbia ricevuto assai in anticipo quantià e qualità di due vaccini già
approvati dall'authority: quello di Pfizer BioNTech, importato dallo
stabilimento di Puurs in Belgio; e quello di Oxford AstraZeneca,
prodotto in Gran Bretagna da Oxford Biomedica e da Cobra Biologics.
Un'altra società, la Wockhardt, riempie le fiale e le confeziona per
l'uso finale.
A metà del processo di vaccinazione di massa nell’UE scoppia la
faccenda del “passaporto vaccinale”. A metà marzo 2021 la Commissione
europea ha presentato la proposta legislativa di creare un certificato
vaccinale, il "Digital Green Certificate", per facilitare la libera
circolazione sicura all'interno dell'Ue in tempi di pandemia di
Covid-19. Non si limiterà a dimostrare il vaccino ma fornirà anche
dettagli (in assenza della vaccinazione) sul test negativo al Covid
(compresi quelli rapidi) oppure sulla presenza di anticorpi da
guarigione. In vigore entro metà giugno, sarà disponibile,
gratuitamente, in formato digitale o cartaceo.
Questo sarebbe un bel primo passo unitario in ambito UE salvo scoprire
che p.e. anche se ce l’hai, per andare in Grecia dall’Italia occorre il
PLF. Il modulo deve essere compilato prima dell’ingresso nel Paese in
cui si sta viaggiando(e quindi in caso di volo aereo, per esempio,
prima dell’imbarco e dopo il check-in). Alcuni Stati, come la Grecia,
richiedono che venga compilato con un certo anticipo: il modulo deve
essere pronto e scaricato entro le 23:59 del giorno antecedente la
partenza.
Il Plf (Passenger locator form) può essere chiesto a chiunque entri in
uno dei Paesi dell’Unione europea, su qualsiasi mezzo (aereo, nave,
auto). Fa parte di una serie di misure varate dalla Commissione europea
il 17 marzo 2021 e che dovevano entrare in vigore entro l’estate 2021.
Le regole variano da Paese a Paese, non c’è una norma univoca, ma
dipende da cosa ha deciso il Paese in cui dobbiamo entrare (o
rientrare, nel caso sia la fine delle vacanze e dobbiamo ritornare a
casa). Per verificare se nello Stato membro dell’Ue in cui si desidera
viaggiare sono in vigore restrizioni per quanto riguarda gli ingressi,
si può visitare il sito dell’Unione Europea Re-open EU, dove è
possibile consultare le regole per i singoli Paesi.
Non contenti di questo ennesimo casino non poteva scoppiare la
questione degli spazi in cui per accedervi occorre disporre del
passaporto sanitario. E qui si sono scatenate le forze politiche ragion
per cui per Salvini il PS non deve valere per accedere a ristornati
mentre per Letta si per tutti i locali chiusi. Basta scorrere i
giornali di martedì 20 per avere il quadro completo delle polemiche
interne.
A questo punto uno si domanda: (1) perché la UE non ha fatto una
campagna informativa sulla necessità del PLF? (2) perché la UE non ha
dato disposizioni comuni per l’applicazione degli accessi agli spazi
pubblici con o senza PS?.
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NEI CRE NON ESISTE
IL RISPETTO DELLE NORME
CONTRO IL COVID
Non bastassero le dichiarazioni del prof. Locatelli: I dati indicano
una ripresa netta della circolazione virale nel Paese. Come ha
documentato la Cabina di regia, l’età mediana dei contagiati è 28 anni,
dato che dimostra come i contagi siano legati in buona parte alla
popolazione giovane in ragione della maggior socializzazione del
periodo estivo, un po’ come è successo l’anno scorso».
Non bastasse che abbiamo circa 5 milioni di persone sopra i 50 anni non
vaccinate. Il tasso di letalità tra i 60 e i 69 anni è tra il 2,7 e il
2,8%, e tra 50 e 59 anni dello 0,6%.
Non bastasse che le regole ancora vigenti prevedono ancora il distanziamento, la mascherina, il lavarsi le mani.
Non bastasse la certezza che i giovanissimi sono
inconsapevoli veicoli dell’infezione virale verso gli adulti che li
frequentano.
Non bastasse che vista l’età dei partecipanti ai vari CRE (di chiesa o
laici che siano) fa supporre che i genitori appartengano al numero di
quelli che oggi appaiono positivi all’infezione .
Non bastasse un peggioramento veloce in 18 regioni, coi giovani e i
giovanissimi (tra i 10 e i 29 anni) diventati primo bersaglio, con
un’età media dei ricoverati scesa a 50 anni e la previsione di un
aumento di 5 volte dei casi entro fine mese.
Non bastassero i 127.864 morti “ufficialmente” afflitti dal covid19 al
17 luglio ’21. Dimenticando le migliaia non contabilizzati.
Ripeto: non bastasse questo quadro che -senza fare gli spaventati
inutili- sta li a dimostrare che l’infezione non è ne
isolata ne sconfitta ecco che dobbiamo mettere in conto la “Messa
all’aperto” di metà luglio 2020 celebrata in piazza come se ci
fossimo liberati dell’ultimo flagello celeste (impero…). Poi ci sono
state le Messe in chiesa per la prima comunione con un affollamento
malamente gestito visto e giustificato.
Adesso salta fuori questa del CRE estivo presso l’Oratorio che appare
chiaramente se ne impipa sia delle norme ancora vigenti che del
buonsenso.
Ripetiamo: senza fare gli inutili spaventati.
Senza contare che qualcosa di identico accade anche nel CRE laico gestito dalle solite coop-onlus.
Tutto questo accade sotto gli occhi compiaciuti dei genitori che manco
si rendono conto del pericolo in cui hanno messo i propri figli e il
proprio futuro. Va bene: probabile che chi manda i figli al CRE della
parrocchia sia talmente cristiano da ritenersi protetto di quel
certo quid in più proprio perché cristiano.
Però è ora che la sindaca e il parroco diano un colpo di freno a questo andazzo.
La sindaca per due ragioni. (1) un sindaco è responsabile della sanità
pubblica nel territorio comunale:” In materia di igiene e
sanità pubblica spetta al sindaco
l'emanazione delle ordinanze di carattere contingibile e urgente
con efficacia estesa al territorio comunale, a norma dell'art.
32 della legge n. 833 del 1978
nonchè l'emanazione di provvedimenti, ivi compresi quelli gia'
demandati ai medici provinciali e agli ufficiali sanitari, che
comportano l'uso dei poteri autorizzativi, prescrittivi e di
concessione, che non siano conseguenti a mera
ricognizione di presupposti fissati da
legge o da regolamento.
e (2) il Comune co-finanzia i CRE gestiti dalla parrocchia e dalle varie onlus-coop private.
Quanto alla Parrocchia anche li proprio non ci siamo. Possiamo
ammettere che il Parroco proveniente da una lunga esperienza
missionaria non si sia ancora sintonizzato sull’organizza- zione
statuale italiana ma ci sono due curati uno ha conseguito nientemeno
che il «baccellierato canonico in teologia che è un diploma canonico
corrispondente ad una laurea di primo livello in teologia cattolica»
mentre l’altro è un insegnante (di non si sa bene cosa) presso il
Seminario diocesano dal 2004.
E’ arrivato il momento di fermare questa deriva di irresponsabilità che
combina il pubblico col privato. Con le strutture pubbliche e i
genitori che manco gli importa di cosa succede ai figli salvo poi
– succedesse un focolaio- eccoli partire in quarta con una causa per
risarcimento danni. E gli altri cittadini, che magari si sono
preoccupati di vaccinarsi per se e gli altri, che si beccano
l’infezione di nuovo per via di un nipote che se l’infezione se
l’é beccata al CRE senza nemmeno accorgersi.
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LA BEGA GRILLO-CONTE
NEI CINQUE STELLE
RICORDA LE SCOPE LEGHISTE
Voi ricorderete come al 10 aprile 2012 –neanche dieci anni or sono!- ci
fu un’assemblea alla Fiera di Bergamo dove Bossi si presentò
dimissionario come segretario e vennero nominati Maroni
Calderoli DaLago a capo del partito. La Lega in versione primavera 2012
offriva uno spettacolo da Prima Repubblica. Uno spettacolo davanti al
quale la storica base leghista, quella che affollava le piazze al
minimo cenno del Capo, aveva perso ogni speranza. I sondaggi davano il
Carroccio in picchiata, anche i più ostinati difensori di Bossi
dovettero arrendersi all’evidenza, accettando il fallimento del
sistema. Un fallimento davanti al quale lo stesso Senatùr si vide
costretto a rimette il proprio mandato di segretario nelle mani del
partito, aprendo la strada al congresso federale che mancava da dieci
anni. Per Roberto Maroni, in quel momento, fu facile agitare le ramazze
chiamando a raccolta i suoi barbari, in nome di una nuova Lega, più
pulita e meritocratica, capace di spazzare via la vecchia classe
dirigente con tutti i suoi vizi. Così, il 10 aprile, alla Fiera di
Bergamo, dopo che la valanga giudiziaria e il tifone mediatico avevano
ormai ridotto in brandelli la Lega, Roberto Maroni è salito sul palco
assieme a un Umberto Bossi in lacrime, irriconoscibile, prendendosi la
guida di quel che restava del partito. La Lega di Bossi finiva la sua
prima parte di storia inn un fiorire di scandali
Il 7 dicembre del 2013 le primarie degli iscritti alla Lega furono
vinte da Matteo Salvini, appoggiato da Maroni, proprio contro Umberto
Bossi: Salvini fu eletto segretario federale del partito sostenendo da
subito una nuova linea e facendo prevalere la propria posizione su
quella di Maroni, che pure lo aveva sostenuto, e dell’allora sindaco di
Verona Flavio Tosi, che volevano portare la Lega a posizioni più
moderate e centriste. Secondo Salvini, invece, la Lega poteva crescere
soltanto occupando lo spazio che si era liberato a destra con la
scomparsa di Alleanza Nazionale e con l’ulteriore spostamento al centro
di Berlusconi. Nel dicembre del 2017 Salvini chiuse formalmente con la
vecchia Lega – per le questioni di bilancio di cui sopra, ma
facilitando anche così un più rapido cambiamento del partito – fondando
un nuovo partito nazionale, la “Lega per Salvini premier”. Che oggi è
data al 20,% di voti.
Vero che Salvini ha sostanzialmente raddoppiato i consensi della Lega
rispetto anche alla media alta della prima Lega, ma il disegno di
aggregare la destra estrema di derivazione fascista gli è
sostanzialmente fallito visti i successi di FdI.
La Lega con Bossi era si un partito personale del fondatore ma
essendo in una fase di crescita sostanzialmente la lotta interna per
una democrazia era qualcosa in atto mentre la Lega di Salvini è un
partito fortemente personale e basta osservare il distacco o la
freddezza di vari leader interni di ben maggiore caratura di Salvini –
siano deputati siano governatori regionali siano sindaci- per
verificarlo.
La vicenda dei 5S sebbene abbia una vita più breve di quella leghista e
non si sia arrotolata in vicende di sistematiche ruberie da prima
repubblica fino ai 49 milioni fatti scomparire dalla coppia
Bossi-Salvini dopo il crollo elettorale del M5S e le dimissioni di
Conte hanno visto –esattamente come fu per la Lega nel 2012- un
movimento-partito completamente nel caos con suo co-fondatore definiva
nientemeno che l’ex presidente del consiglio scovato chissà dove:
"Vanno affrontate le cause per risolvere l'effetto ossia i problemi
politici, idee, progetti, visione, e i problemi organizzativi, merito,
competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente.
E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha nè visione
politica, nè capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni,
né capacità di innovazione. Io questo l'ho capito, e spero che possiate
capirlo anche voi", scrive il cofondatore del Movimento dopo l'iniziale
silenzio. Non possiamo lasciare che un Movimento nato per diffondere la
democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito
unipersonale governato da uno statuto seicentesco”. Così Grillo il 30
giugno.
Passano le prime due settimane e le gazzette celebrano l’incontro in un
ristorante di Marina di Bibbona dei due. Numerosi i commenti alla foto
postata da Grillo sul social. Tra questi anche quelli di alcuni
esponenti pentastellati che esprimono soddisfazione per la ritrovata
sintonia tra i due. "Una bellissima immagine. E' un momento
storico, che sigla la rinascita del MoVimento 5 Stelle. Ritroviamo il
vero e sano entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto". "Avanti così!
Insieme e uniti si vince!". "Sono sempre stato convinto che la vostra
complementarietà sarebbe stata la nostra forza. Adesso avanti uniti!".
L'incontro tra Conte e Grillo era particolarmente atteso nel M5S. Il
garante e il leader in pectore, da quando domenica è stato siglato
l'accordo sul nuovo statuto, hanno ripreso a sentirsi. "I rapporti sono
migliorati", hanno spiegato fonti del Movimento. Certo, ora l'accordo
va chiuso con un faccia a faccia (e possibilmente anche con la foto di
rito), avevano sostenuto sempre le stesse fonti. Foto che è poi è
arrivata. Solo dopo l'incontro potrà essere lanciata la votazione sul
nuovo statuto e dopo i 15 giorni previsti dall'attuale regolamento gli
iscritti saranno chiamati ad approvarlo (questa settimana) sulla nuova
piattaforma SkyVote Cloud.
Una interpretazione benevola di queste due potenti crisi politiche di
due dei maggiori partiti italiani –in meno di dieci anni!- che in certi
momenti hanno toccato e superato il 30% dei consensi elettorali porta a
pensare che anche nei peggiori uomini politici ci sia un barlume di
buona volontà, magari giustificata solo dall’utilità di non perdere i
vantaggi economici goduti al momento. E non solo lo
stipendio da parlamentare. L’unica differenza che si può rilevare nei
tempi è che il crollo della Lega bossiana avviene quasi nel
silenzio dei social mentre lo sfascio del M5S avviene tutto in epoca
social. Vero anche che l’Italia del 2012 era profondamente in crisi
economica mentre l’Italia del 2020-2021 s’è brutalmente scrollata di
dosso un pezzo di generazioni socialmente costose e forse porta a casa
i fondi del PNRR. Però è evidente che c’è una mano che guida questi
stravolgimenti senza sangue per le strade. Forse è l’Europa che vigila
oppure la Presidenza della Repubblica. O entrambe.
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LA PANTEGANA SARDAGNOLA
E' USCITA DALLA FOGNA
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, il sardagnolo Claudio Piga uno
che ha fatto il classico in un liceo di (ex) preti e il Poli milanese
non si sa bene quando, é ben noto alle cronache locali in quanto
spin-doctor del sindaco decaduto Gandolfi. Non poteva
perdere l'occasione di commentare la notizia che la Corte d'Appello di
Milano «ha sostanzialmente confermato le condanne per falso e peculato
nei confronti di una cinquantina fra ex consiglieri ed ex assessori
regionali protagonisti, loro malgrado, della cosiddetta “rimborsopoli
lombarda». Tra cui il curnese Pedretti, leader
(in)contrastato della Lega curnese dopo la dipartita del padre, dell'ex
sindaco Bianchi, dei Domenghini Manzoni e Agazzi. Cioè la “prima” Lega
che conquistò il comune dopo la tangentopoli curnese culminata con la
condanna del suo più prestigioso leader Arnoldi e (forse) finita coi
600 o 700 mila euro di debito fuori bilancio piombati addosso al Comune
pochi anni or sono per via di una condanna a risarcire una occupazione
abusiva di un'area privata trasformata in strada comunale a vantaggio
del centro commerciale senza pagare a suo tempo il dovuto per i
terreni.
In effetti ci sarebbe anche un intermezzo culminato con un poderoso
rimborso di spese legali toccato ad un esponente piddino e poi –altro
intermezzo- anche una variantona del commerciale di via Fermi risolto
dalla maggioranza piddina con 300 o 350 mila metri cubi aggiuntivi.
Cinque o sei volte quella criticata.
Il Claudio Piga non ha mai avuta la trasparenza di pubblicare le
sentenza di condanna che avrebbe colpito il suo avversario Pedretti e
come tutti i bulli di provincia ha fatto sfoggio di grande potenza
aumentando i suoi avversari attribuendoci nientemeno che (1) l'incarico
di avvocato difensore del Pedretti medesimo e (2) di essere un teorico
della delazione. Della serie: tanti nemici tanto onore come ben gli si
pennella.
Significativo che ne il sardAgnolo abduano così come pure il segretario
piddino curnese (che uscì vincitore dalla mega causa per danni
per una malmessa critica alla proposta di variante del piano del centro
commerciale) abbiano sentito il dovere di pubblicare le sentenze
visto che non si trattava di un furto di polli ma eminentemente di
politica.
Naturalmente non smentiamo nemmeno di non essere stati l'avvocato
difensore del Pedretti perché basterebbe conoscere il Pedretti –che non
è certo il tipo da accettare consigli da chicchessia- e le date dei
fatti per capire dove stavamo noi in quel tempo. Ma tanto vale:
sfidiamo il sardegnolo a pubblicare le prove delle sue balle.
Quanto all'essere delatori –chi scrive le notizie sono tutti delatori?-
comprendiamo che gli abbia fatto molto male la pubblicazione della
notizia – peraltro reperibile al tempo in rete- che il Piga (al tempo
in cui il sardAgnolo faceva lo spin doctor del sindaco Gandolfi) era
socio col Gandolfi in una società per la pubblicazione di carte glorie
aziendali alloggiata- udite udite- niente meno che dentro il negozio di
fiorista del padre del Gandolfi. Società di cui non abbiamo mai trovato
traccia in rete della partita IVA e del CF. Pare che la giunta Serra
gli abbia dato una bella palpatina fiscale quando lesse la notizia e
nel frattempo aveva levato le tende anche la ragioniera del
comune. Si sa che il sardAgnolo è assai sensibile ai soldi.
Comprendiamo del resto la feroce incazzatura dell'ingegnere sardAgno lo
il quale arrivato a Curno col preciso disegno di cuccarsi ogni
mese una paghetta da 1.500 euro come redattore del giornale comunale
“in lode del suo socio Gandolfi” ma venne ben presto dimissionato dallo
stesso sindaco (dopo due mesi) perdendo la non disprezzabile prebenda
di 1500x12x5=90.000 euro nel quinquennio perché la Lega e buona
parte di FI mise il sindaco davanti all'out out: o butti fuori il Piga
o buttiamo fuori te. Ovviamente il coraggioso Gandolfi preferì tenersi
il proprio di stipendio mensile e fare perdere quello
dell'amico-socio.
Ma il Gandolfi e il Piga, nonostante le opacità dell'ecomostro su casa
Naldi oppure quella della variante del centro commerciale firmata
da Botta, oppure quella del “ecomostro” firmato dal lecchese Bodega,
nonostante abbiano dimenticato nel cassetto i soldi per terminare
la biblioteca, nonostante abbiano tentato di fermare il cantiere della
nuova scuola elementare sono usciti sconfitti personalmente e
politicamente dalla loro avventura. Come è uscito sconfitto
politicamente anche il Pedretti che credette di potersi fare Re della
Lega curnese e bergamasca finendo per scivolare sulla buccia dei
rimborsi indebitamente spesi.
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