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BENESSERE TEDESCO
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LA PISTA CICLABILE LUNGOFIUME NON È AGIBILE
AI PORTATORI DI HANDICAP. DOPO 11 ANNIDALLA RETE
ECOLOGICA REGIONALE LA REGIONE NON HA INVESTITO UN EURO
Seduta consigliare del 13 luglio u.s. dedicata all'approvazione (tra
l'altro) del “progetto definitivo dei lavori di realizzazione pista
ciclopedonale lungo il fiume Brembo - 1° lotto - da Via Brembo a
Treviolo - dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità ed
urgenza”.
Ha esordito l'ass. Conti con un mega pistolotto di 19 minuti in cui ha
ricostruito in dettaglio tutte le deliberazioni che dall'autunno 2017
all'estate 2021 hanno (forse?) condotto questo progetto alla messa in
appalto. Lo scopo del lungo pistolotto – raccontato solo alla fine
dello stesso- è stato quello di smentire la (nostra) tesi secondo la
quale sostanzialmente questa operazione poggia sul nulla (anzi,
peggio…) mentre invece starebbe all'interno di programmazioni regionali
RER provinciali (fascia pedecollinare) e intercomunali (dalle Alpi al
Lilibeo si potrebbe dire visto che ci sono di mezzo comuni come Mapello
–Monte Canto di Pontida e Castelnuovo Bocca d'Adda che sta al confine
col Piacentino, ne manca uno in alta ValBrembana e uno in Valtellina)
col supporto finanziario della Fondazione Cariplo e del BIM.
Dietro la RER- Rete Ecologica Regionale e dietro l'idea di
interconnettere con una serie di spazi naturali il Monte Canto (tra
Pontida e Sotto il Monte e i Bedeschi) col Brembo e il Parco dei Colli
dopo quattro anni c'è ancora niente di concreto tranne una inutile
montagna di carta PDF compilata da bravi professionisti (!) che hanno
copiato-incollato studi di altri studiosi (e non) per costruire una
storia che non esiste dal momento che … basta un'occhiata a google maps.
In realtà questa operazione era ed è mirata esclusivamente a
distribuire risorse pubbliche – i soldi della Fondazione Cariplo sono
pubblici anche se forniti dai profitti della Banca- a decine di
professionisti disoccupati che sopravvivono compilando studi –appunto-
copia incollando lavori già fatti e pubblicati da altri. Magari decenni
or sono.
(...)
CENTRO VIVERE INSIEME 2: LA «GALLINA DALLE UOVA D’ORO»
AFFITTATA PER LE CIFRA ENORME DI 15MILA EURO L’ANNO
LA GIUNTA GAMBA NON NE HA CENTRATA UNA CHE SIA UNA
Il delitto (quasi) perfetto s'è compiuto: assegnato tra soli due
concorrenti soltanto l'affitto del CVI2 ad una cooperativa (c'era da
scommettere?) per l'enorme cifra annuale di 15mila euro. Se poi ci
aggiungi i contributi che la coop riceverà extra per il CRE ed altro
ancora, in pratica il CVI2 è regalato via. Tanto valeva lasciarlo in
mano al GS Marigolda che l'aveva inventato creato costruito gestito ed
aveva soddisfatto migliaia di cittadini mentre adesso sono scappati
quasi tutti come le galline di un pollaio dove piombi una volpe o un
lupo. Ma va bene: colpa dell'UE sostiene la sindaca Gamba e la sua
ossequiosa maggioranza. Che non raccoglieranno una messe di voti la
prossima volta dalle parti della Marigolda.
Alla gara hanno partecipato due soli soggetti – la coop di Bergamo
nella solita via Bonomini ed una srl romana che ha sede dentro un
convento- ed ha vinto la coop bergamasca per meriti funzionali
piuttosto che economici. Che strano una srl romana che partecipa ad una
gara di gestione di un microcentro sportivo nel paese bello da vivere:
vuol dire che siamo davvero diventati internazionali e mica solo per i
centri commerciali.
Queste pagine hanno a lungo rendicontato tutte le avventure e le
giravolte del Comune dopo che il GS Marigolda, giunto a fine della
concessione, s'era sentito sbattuto fuori dalla gestione di un CVI2 che
aveva ideato, aveva contribuito con un immane lavoro a costruirlo e
gestirlo anche profondendo risorse economiche con la nemmeno troppo
velata accusa di averne approfittato visto ch'era ritenuto dal
segretario del partito maggiore sponsor politico dell'attuale
maggioranza come “una gallina dalle uova d'oro”. Con tutti i
sottintesi di una simile battuta.
Quando il GS Marigolda riconsegna il centro al Comune basta vedere le
foto allegate al progetto di ristrutturazione per capire come il Comune
avesse costruito ed affidato qualcosa di indecente per un paese civile.
L'unica struttura decente era il c.d. padiglione pagoda, peraltro
nemmeno finito di costruire rispetto al progetto originario e quindi
ampiamente sottoutilizzato.
(...)
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LA PISTA CICLABILE LUNGOFIUME NON È AGIBILE
AI PORTATORI DI HANDICAP. DOPO 11 ANNIDALLA RETE
ECOLOGICA REGIONALE LA REGIONE NON HA INVESTITO UN EURO
Seduta consigliare del 13 luglio u.s. dedicata all'approvazione (tra
l'altro) del “progetto definitivo dei lavori di realizzazione pista
ciclopedonale lungo il fiume Brembo - 1° lotto - da Via Brembo a
Treviolo - dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità ed
urgenza”.
Ha esordito l'ass. Conti con un mega pistolotto di 19 minuti in cui ha
ricostruito in dettaglio tutte le deliberazioni che dall'autunno
2017 all'estate 2021 hanno (forse?) condotto questo progetto alla messa
in appalto. Lo scopo del lungo pistolotto – raccontato solo alla fine
dello stesso- è stato quello di smentire la (nostra) tesi secondo la
quale sostanzialmente questa operazione poggia sul nulla (anzi,
peggio…) mentre invece starebbe all'interno di programmazioni regionali
RER provinciali (fascia pedecollinare) e intercomunali (dalle Alpi al
Lilibeo si potrebbe dire visto che ci sono di mezzo comuni come Mapello
–Monte Canto di Pontida e Castelnuovo Bocca d'Adda che sta
al confine col Piacentino, ne manca uno in alta ValBrembana e uno in
Valtellina) col supporto finanziario della Fondazione Cariplo e del BIM.
Dietro la RER- Rete Ecologica Regionale e dietro l'idea di
interconnettere con una serie di spazi naturali il Monte Canto
(tra Pontida e Sotto il Monte e i Bedeschi) col Brembo e il Parco dei
Colli dopo quattro anni c'è ancora niente di concreto tranne una
inutile montagna di carta PDF compilata da bravi professionisti (!) che
hanno copiato-incollato studi di altri studiosi (e non) per costruire
una storia che non esiste dal momento che … basta un'occhiata a google
maps.
In realtà questa operazione era ed è mirata esclusivamente a
distribuire risorse pubbliche – i soldi della Fondazione Cariplo sono
pubblici anche se forniti dai profitti della Banca- a decine di
professionisti disoccupati che sopravvivono compilando studi –appunto-
copia incollando lavori già fatti e pubblicati da altri. Magari decenni
or sono.
Un esempio. Il primo studio della flora dell'Isolotto venne eseguito
dal … becchino di Curno negli anni '80. Il becchino era uno studente di
un istituto svizzero (lavorava e viveva in Svizzera prima di vincere il
concorso a Curno) che aveva avuto assegnata la stesura di una breve
tesi scolastica. Rivoltosi al Rocco Zambelli questi gli suggerì l'idea
mentre al sottoscritto toccò il compito di fotografare le varie specie
botaniche rilevate.
Da allora tutta una serie di coglioncelli si rincorrono a documentare
le orchidee presenti sull'Isolotto senza mai domandarsi come mai
siano… nate e finite li.
Un altro esempio. C'era l'accordo tra i comuni di Presezzo Ponte san
Pietro e Curno perché Ponte divensise capifila per la progettazione
delle due passerelle sui torrenti Quisa e Dordo. Il Comune di Presezzo
ha deciso di non costruire la passerella. Che tra l'altro aveva il
bellissimo scopo di collegare il parcheggio del cimitero di Presezzo
con la morgue dell'ospedale di Ponte san Pietro.
Coglioncelli per coglioncelli adesso qualcuno di loro s'è presa la
briga di isolare con fettucce gli spazi dove fioriscono le specie
protette col bel risultato che quando i bravi cittadini vedono il
recinto… s'avventano dentro per “cogliere il fior”.
Comprendiamo la sboronata dell'ass. Conti dal momento che il codice dei
contratti (è del 2016) prevede una selva di progetti per ogni opera
pubblica visto che è frutto malefico della categoria (cui appartengono
anche i dirigenti degli uffici: ovviamente) fatto per fare soldi in
epoca di crisi economica. Il fatto è che a contraddire tutto l'elenco
di leggi e conseguenti determinazioni del comune elencato dal Conti
(non l'ha scritto lui: glielo hanno scritto la segretaria comunale e la
dirigente dei LLPP) c'è il fatto che ancora nel 2017 un progetto di una
pista ciclabile poteva essere fatto subito esecutivo senza
girovagare (e pagare…) per quattro passaggi progettuali (alcuni
particolarmente esoterici) come ha fatto il Comune di Curno.
Bisogna essere forti per trattare il progetto di una pista ciclabile in
piano come quello di un'autostrada o di un tratto di TAC-TAV.
Alla lunga sboronata di Conti ha fatto seguito la solita polemica
del capogruppo del centrodestra Locatelli senza i fratellini d'Italia
della fascio femminista Carrara che come al solito –per mascherare la
volontà di bloccare l'opera per avere qualche motivo di polemica
elettorale domani- s'è impantanato in disquisizioni legali
urbanistiche con la sindaca che gli rispondeva: non ci siamo affidati
solo al parere della dirigente dell'ufficio tecnico ma abbiamo chiesto
anche un parere legale. Ottimo: sapete a chi si sono rivolti?. Allo
studio dove lavora un avvocato che fu candidato di FI come sindaco di
Ponte san Pietro. Da spanciarsi. Esattamente come c'era da spanciarsi
quando una comune amministrato dal centrosinistra (uno a caso: Curno)
aveva come dirigente dei lavori pubblici un sindaco di centrodestra
leghista di un comune vicino e casualmente per realizzare una
biblioteca e una scuola elementare impiegarono un quarto di secolo o
giù di li.
L'ora di dibattito politico ha anche rivelato che esiste un
accordo segreto tra il Comune ed uno dei proprietari dei terreni su cui
sorgerà la pista ciclabile che andrà esaminato con attenzione viste le
intorcionate che regolarmente combinano nel Comune di Curno. A
nostro avviso quell'accordo andava approvato dal consiglio comunale
immediatamente dopo il punto all'OdG iniziale ma invece resta
ancora nascosto nei cassetti della giunta.
In tutto questo svolazzare di carte nessuno ha sollevato la
questioncella per cui la pista non sarà percorribile p.e. da un
handicappato in carrozzina ed è neanche immaginabile che questo
arrivato all'altezza di via Brembo abbia l'ardire di volere
attraversare sulla passerella il torrente Quisa per arrivare
all'Isolotto e quindi a Ponte san Pietro. Infatti il percorso è del
tutto impossibile –vedi foto- e il Comune di Curno – che s'è fatto
assegnare dal Demanio il bosco tra la pista e la passerella, in quel
bosco può al massimo togliere i rovi e raccogliere i rami secchi degli
alberi presenti.
Che senso ha nell'anno 2021 tracciare una pista ciclabile che non sia
percorribile da una carrozzina?. Forse che le carrozzine degli
handicappati debbono stare in strada per arrotarli più facilmente?.
La discussione del punto all'OdG si è conclusa con una dichiarazione
della sindaca Gamba la quale ha manifestato la soddisfazione
ricordando come lei ed altri suoi amici nel lontano 2010 (avete letto
giusto: undici anni or sono) costituirono il “Comitato per il Parco del
Brembo” a Curno. Bisogna comprenderla: in campo ambientale ecologista i
figli e le figlie di Geo&Geo si credono sempre quelli che hanno
scoperto l'America.
Dall'anno 2000 esisteva un gruppo informale di amici (Curno,
Dalmine, Osio Sopra, Filago, Solza, Sotto il Monte: tutta gente che
lavorava in fabbriche chimiche e che avevano la battaglia per la salute
nel sangue) che avevano tracciato il percorso pedonale e ciclabile
sulla sponda sinistra del fiume Brembo partendo dal parco Callioni fino
alle foci del Brembo nell'Adda. Ed avevano anche messo a posto un
percorso fuoristrada sulla sponda destra (tranne tra Brembate e Filago
dov'è impossibile) operando di piccone badile falcetto pighess.
Poi addirittura nel 2003 (17 anni or sono…) quando la Provincia
di Bergamo decise la costruzione delle condotte dell'acqua potabile dai
pozzi dei gokart di Curno all'acquedotto dell'Isola e le condotte delle
fogne di Curno alla condotta nell'Isola verso il depuratore di Brembate
chi scrive queste note pretese che nel cedere le aree necessarie
a quelle condotte la relativa strada d'accesso venisse concessa
in uso gratuito a tutti gli enti pubblici che avessero voluto creare
una pista ciclabile. Ed infatti furono i primi e ancora unici cento
metri di pista esistente.
Intento cominciava anche la moda –decennio '90- della bici da
fuoristrada ragione per cui quegli spazi cominciarono a essere percorsi
anche da ciclisti visto che di spini che stracciavano carni e foravano
gomme non ce n'erano troppi.
A loro importava poco la dichiarazione di Parco dal momento che la
legislazione esistente bastava visto che di professionalità e fondi per
la gestione del territorio a parco non ce n'erano. O facevano cacare
com'era quella del PLIS Parco Del Basso Brembo. Del resto basta
osservare adesso: che fine ha fatto la RER? Non aggiornano più nemmeno
il sito dopo tre anni. Morti: tanto le parcelle ai professionisti sono
state ormai pagate.
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CENTRO VIVERE INSIEME 2: LA «GALLINA DALLE UOVA D’ORO»
AFFITTATA PER LE CIFRA ENORME DI 15MILA EURO L’ANNO
LA GIUNTA GAMBA NON NE HA CENTRATA UNA CHE SIA UNA
Il delitto (quasi) perfetto s'è compiuto: assegnato tra soli due
concorrenti soltanto l'affitto del CVI2 ad una cooperativa (c'era da
scommettere?) per l'enorme cifra annuale di 15mila euro. Se poi ci
aggiungi i contributi che la coop riceverà extra per il CRE ed altro
ancora, in pratica il CVI2 è regalato via. Tanto valeva lasciarlo in
mano al GS Marigolda che l'aveva inventato creato costruito gestito ed
aveva soddisfatto migliaia di cittadini mentre adesso sono scappati
quasi tutti come le galline di un pollaio dove piombi una volpe o un
lupo. Ma va bene: colpa dell'UE sostiene la sindaca Gamba e la sua
ossequiosa maggioranza. Che non raccoglieranno una messe di voti la
prossima volta dalle parti della Marigolda.
Alla gara hanno partecipato due soli soggetti – la coop di
Bergamo nella solita via Bonomini ed una srl romana che ha sede dentro
un convento- ed ha vinto la coop bergamasca per meriti
funzionali piuttosto che economici. Che strano una srl romana che
partecipa ad una gara di gestione di un microcentro sportivo nel paese
bello da vivere: vuol dire che siamo davvero diventati internazionali e
mica solo per i centri commerciali.
Queste pagine hanno a lungo rendicontato tutte le avventure e le
giravolte del Comune dopo che il GS Marigolda, giunto a fine della
concessione, s'era sentito sbattuto fuori dalla gestione di un CVI2 che
aveva ideato, aveva contribuito con un immane lavoro a costruirlo e
gestirlo anche profondendo risorse economiche con la nemmeno troppo
velata accusa di averne approfittato visto ch'era ritenuto dal
segretario del partito maggiore sponsor politico dell'attuale
maggioranza come “una gallina dalle uova d'oro”. Con tutti i
sottintesi di una simile battuta.
Quando il GS Marigolda riconsegna il centro al Comune basta vedere le
foto allegate al progetto di ristrutturazione per capire come il Comune
avesse costruito ed affidato qualcosa di indecente per un paese civile.
L'unica struttura decente era il c.d. padiglione pagoda, peraltro
nemmeno finito di costruire rispetto al progetto originario e quindi
ampiamente sottoutilizzato.
La giunta Gamba prima ebbe l'idea di fare ristrutturare il centro del
tutto a carico dell'affittuario che si sarebbe ripagato l'investimento
in vent'anni di gestione sulla base di un PEF redatto da un illustre
tecnico. Idea immediatamente sfanculata dalla gara andata vuoto.
L'operazione venne ritentata con un progetto di investimento di minore
ammontare ma sopraggiunse il covid e andò tutto a monte anche quello.
Alla fine il Comune aveva deciso di ristrutturare a proprio spese il
centro (sbagliando in tre punti il progetto) e di assegnarlo
interamente in affitto sfruttando sia un contributo regionale sia
i risparmi delle proprie entrate visti i fondi arrivati al comune per
via della pandemia. Brutalmente il comune ha usato i soldi arrivati da
stato e regione (quindi tutto a debito pubblico…) per via del covid per
andare avanti ed ha usato i soldi propri per finanziare la
ristrutturazione sia del CVI2 che del CVI1.
Nel frattempo il GS Marigolda se n'è andato per i fatti propri cercando
gli spazi dei propri atleti presso altre strutture mentre il centro è
stato assegnato alla coop attuale vincitrice della gara per l'affitto.
Il CVI2 è stato così avviato verso la morte dal momento che quando a un
quartiere togli la sua creatura, evidente che cerca alternative
amori e stima altrove. Finora il comune non ha avuto il coraggio di
pubblicare i dati degli accessi agli impianti e gli incassi. Insomma
una strage prima minacciata, poi realizzata e adesso –persa l'anima-
chissà cosa ne uscirà dalla gestione della solita coop. A Curno se non
sei una coop non lavori per il comune nel sociale.
Noi immaginavamo che vista la svolta di 180 gradi decisa dalla giunta
Gamba –cioè il passare dalla ristrutturazione a completo carico del
gestore al semplice affitto- che il GS Marigolda o qualcuno dei suoi
soci si facesse avanti e invece il disprezzo della società civile verso
l'amministrazione comunale ha avuto il sopravvento.
Anche questo segnale non è stato colto dalla sindaca e dalla sua
imbelle maggioranza ormai succube della gestione autoritaria della
Gamba. Da un lato il volontariato che animava il GS Marigolda ha colto
l'impossibilità di andare avanti a gestire qualcosa che non aveva più
senso rispetto alle esigenze attuali della popolazione mentre la
maggioranza che governa il comune, ottusamente legata a schemi post
bellici, ha creduto che rimettere a nuovo una cinquecento degli anni
'60 avrebbe trovato chissà quali successi. Infatti una è arrivata anche
da Roma: e chissà chi sono. O se magari è stato un gioco di coppia.
Bene o male ormai il CVI2 è stato svenduto per un decennio a questa
coop che navigando nel mare magnum dei mille contratti di lavori
esistenti nel settore forse saprà stare a galla anche se ormai un
centro con questo tipo di impianti è fuori mercato. Noi scommettiamo
comunque che la gestione non arriverà a fine dei dieci anni di
contratto: scapperà prima lasciando il nuovo rudere nelle mani del
comune.
Un Comune con un minimo di intelligenza ripenserebbe la localizzazione
dei suoi servizi dopo oltre mezzo secolo. Ne toglie e ne aggiunge,
amplia gli spazi acquistandone di vicini e incorporando quelli pubblici
prossimi. Insomma costruisce un futuro guardando a come si orienta la
società anziché rifare la cinquecento di mezzo secolo prima.
A noi vien da ridere quando pensiamo alla sindaca Gamba che illustrando
il suo primo mitico PEF-CVI2 sfotteva qualche consigliere di minoranza
accusandolo di non sapere nemmeno cosa fosse un PEF. Un PEF dopo
l'altro gliene hanno sfanculati tre ed alla fine ha dovuto calare
le braghe e regalare via il CVI2. Forse quello era il suo disegno
originario mascherato dal solito jngle: “lo vuole l'UE”.
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