A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1370 DEL 17 LUGLIO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















BENESSERE TEDESCO

LA PISTA CICLABILE LUNGOFIUME NON È AGIBILE
AI PORTATORI DI HANDICAP. DOPO 11 ANNIDALLA RETE
ECOLOGICA REGIONALE LA REGIONE NON HA INVESTITO UN EURO

Seduta consigliare del 13 luglio u.s. dedicata all'approvazione (tra l'altro) del “progetto definitivo dei lavori di realizzazione pista ciclopedonale lungo il fiume Brembo - 1° lotto - da Via Brembo a Treviolo - dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità ed urgenza”.

Ha esordito l'ass. Conti con un mega pistolotto di 19 minuti in cui ha ricostruito in dettaglio tutte le deliberazioni che  dall'autunno 2017 all'estate 2021 hanno (forse?) condotto questo progetto alla messa in appalto. Lo scopo del lungo pistolotto – raccontato solo alla fine dello stesso- è stato quello di smentire la (nostra) tesi secondo la quale sostanzialmente questa operazione poggia sul nulla (anzi, peggio…) mentre invece starebbe all'interno di programmazioni regionali RER provinciali (fascia pedecollinare) e intercomunali (dalle Alpi al Lilibeo si potrebbe dire visto che ci sono di mezzo comuni come Mapello –Monte Canto di Pontida e   Castelnuovo Bocca d'Adda che sta al confine col Piacentino, ne manca uno in alta ValBrembana e uno in Valtellina) col supporto finanziario della Fondazione Cariplo e del BIM.

Dietro la RER- Rete Ecologica Regionale e dietro l'idea di interconnettere  con una serie di spazi naturali il Monte Canto (tra Pontida e Sotto il Monte e i Bedeschi) col Brembo e il Parco dei Colli  dopo quattro anni c'è ancora niente di concreto tranne una inutile montagna di carta PDF compilata da bravi professionisti (!) che hanno copiato-incollato studi di altri studiosi (e non) per costruire una storia che non esiste dal momento che … basta un'occhiata a google maps.
In realtà questa operazione era ed è mirata esclusivamente a distribuire risorse pubbliche – i soldi della Fondazione Cariplo sono pubblici anche se forniti dai profitti della Banca- a decine di professionisti disoccupati che sopravvivono compilando studi –appunto- copia incollando lavori già fatti e pubblicati da altri. Magari decenni or sono.
(...)

CENTRO VIVERE INSIEME 2: LA «GALLINA DALLE UOVA D’ORO»
AFFITTATA PER LE CIFRA ENORME DI 15MILA EURO L’ANNO
LA GIUNTA GAMBA NON NE HA CENTRATA UNA CHE SIA UNA

Il delitto (quasi) perfetto s'è compiuto: assegnato tra soli due concorrenti soltanto l'affitto del CVI2 ad una cooperativa (c'era da scommettere?) per l'enorme cifra annuale di 15mila euro. Se poi ci aggiungi i contributi che la coop riceverà extra per il CRE ed altro ancora, in pratica il CVI2 è regalato via. Tanto valeva lasciarlo in mano al GS Marigolda che l'aveva inventato creato costruito gestito ed aveva soddisfatto migliaia di cittadini mentre adesso sono scappati quasi tutti come le galline di un pollaio dove piombi una volpe o un lupo. Ma va bene: colpa dell'UE sostiene la sindaca Gamba e la sua ossequiosa maggioranza. Che non raccoglieranno una messe di voti la prossima volta dalle parti della Marigolda.
Alla gara hanno partecipato due soli  soggetti – la coop di Bergamo nella solita via Bonomini ed una srl romana che ha sede dentro un convento-  ed ha vinto la coop bergamasca per meriti funzionali  piuttosto che economici. Che strano una srl romana che partecipa ad una gara di gestione di un microcentro sportivo nel paese bello da vivere: vuol dire che siamo davvero diventati internazionali e mica solo per i centri commerciali.

Queste pagine hanno a lungo rendicontato tutte le avventure e le giravolte del Comune dopo che il GS Marigolda, giunto a fine della concessione, s'era sentito sbattuto fuori dalla gestione di un CVI2 che aveva ideato, aveva contribuito con un immane lavoro a costruirlo e gestirlo anche profondendo risorse economiche con la nemmeno troppo velata accusa di averne approfittato visto ch'era ritenuto dal segretario del partito maggiore sponsor politico dell'attuale maggioranza come  “una gallina dalle uova d'oro”. Con tutti i sottintesi di una simile battuta.
Quando il GS Marigolda riconsegna il centro al Comune basta vedere le foto allegate al progetto di ristrutturazione per capire come il Comune avesse costruito ed affidato qualcosa di indecente per un paese civile. L'unica struttura decente era il  c.d. padiglione pagoda, peraltro nemmeno finito di costruire rispetto al progetto originario e quindi ampiamente sottoutilizzato.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!










































LE PRIME ROSSE DI ROVETTA































































































































































































LA PISTA CICLABILE LUNGOFIUME NON È AGIBILE
AI PORTATORI DI HANDICAP. DOPO 11 ANNIDALLA RETE
ECOLOGICA REGIONALE LA REGIONE NON HA INVESTITO UN EURO

Seduta consigliare del 13 luglio u.s. dedicata all'approvazione (tra l'altro) del “progetto definitivo dei lavori di realizzazione pista ciclopedonale lungo il fiume Brembo - 1° lotto - da Via Brembo a Treviolo - dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità ed urgenza”.

Ha esordito l'ass. Conti con un mega pistolotto di 19 minuti in cui ha ricostruito in dettaglio tutte le deliberazioni che  dall'autunno 2017 all'estate 2021 hanno (forse?) condotto questo progetto alla messa in appalto. Lo scopo del lungo pistolotto – raccontato solo alla fine dello stesso- è stato quello di smentire la (nostra) tesi secondo la quale sostanzialmente questa operazione poggia sul nulla (anzi, peggio…) mentre invece starebbe all'interno di programmazioni regionali RER provinciali (fascia pedecollinare) e intercomunali (dalle Alpi al Lilibeo si potrebbe dire visto che ci sono di mezzo comuni come Mapello –Monte Canto di Pontida e   Castelnuovo Bocca d'Adda che sta al confine col Piacentino, ne manca uno in alta ValBrembana e uno in Valtellina) col supporto finanziario della Fondazione Cariplo e del BIM.

Dietro la RER- Rete Ecologica Regionale e dietro l'idea di interconnettere  con una serie di spazi naturali il Monte Canto (tra Pontida e Sotto il Monte e i Bedeschi) col Brembo e il Parco dei Colli  dopo quattro anni c'è ancora niente di concreto tranne una inutile montagna di carta PDF compilata da bravi professionisti (!) che hanno copiato-incollato studi di altri studiosi (e non) per costruire una storia che non esiste dal momento che … basta un'occhiata a google maps.
In realtà questa operazione era ed è mirata esclusivamente a distribuire risorse pubbliche – i soldi della Fondazione Cariplo sono pubblici anche se forniti dai profitti della Banca- a decine di professionisti disoccupati che sopravvivono compilando studi –appunto- copia incollando lavori già fatti e pubblicati da altri. Magari decenni or sono.

Un esempio. Il primo studio della flora dell'Isolotto venne eseguito dal … becchino di Curno negli anni '80. Il becchino era uno studente di un istituto svizzero (lavorava e viveva in Svizzera prima di vincere il concorso a Curno) che aveva avuto assegnata la stesura di una breve tesi scolastica. Rivoltosi al Rocco Zambelli questi gli suggerì l'idea mentre al sottoscritto toccò il compito di fotografare le varie specie botaniche rilevate.
Da allora tutta una serie di coglioncelli si rincorrono a documentare le orchidee  presenti sull'Isolotto senza mai domandarsi come mai siano… nate e finite li.
Un altro esempio. C'era l'accordo tra i comuni di Presezzo Ponte san Pietro e Curno perché Ponte divensise capifila per la progettazione delle due passerelle sui torrenti Quisa e Dordo. Il Comune di Presezzo ha deciso di non costruire la passerella. Che tra l'altro aveva il bellissimo scopo di collegare il parcheggio del cimitero di Presezzo con la morgue dell'ospedale di Ponte san Pietro.

Coglioncelli per coglioncelli adesso qualcuno di loro s'è presa la briga di isolare con fettucce gli spazi dove fioriscono le specie protette col bel risultato che quando i bravi cittadini vedono il recinto… s'avventano dentro per “cogliere il fior”.

Comprendiamo la sboronata dell'ass. Conti dal momento che il codice dei contratti (è del 2016) prevede una selva di progetti per ogni opera pubblica visto che è frutto malefico della categoria (cui appartengono anche i dirigenti degli uffici: ovviamente) fatto per fare soldi in epoca di crisi economica. Il fatto è che a contraddire tutto l'elenco di leggi e conseguenti determinazioni del comune elencato dal Conti (non l'ha scritto lui: glielo hanno scritto la segretaria comunale e la dirigente dei LLPP) c'è il fatto che ancora nel 2017 un progetto di una pista ciclabile poteva essere fatto subito esecutivo senza  girovagare (e pagare…) per quattro passaggi progettuali (alcuni particolarmente  esoterici) come ha fatto il Comune di Curno. Bisogna essere forti per trattare il progetto di una pista ciclabile in piano come quello di un'autostrada o di un tratto di TAC-TAV.

 Alla lunga sboronata di Conti ha fatto seguito la solita polemica del capogruppo del centrodestra Locatelli senza i fratellini d'Italia della fascio femminista Carrara che come al solito –per mascherare la volontà di bloccare l'opera per avere qualche motivo di polemica elettorale domani-  s'è impantanato in disquisizioni legali urbanistiche con la sindaca che gli rispondeva: non ci siamo affidati solo al parere della dirigente dell'ufficio tecnico ma abbiamo chiesto anche un parere legale. Ottimo: sapete a chi si sono rivolti?. Allo studio dove lavora un avvocato che fu candidato di FI come sindaco di Ponte san Pietro. Da spanciarsi. Esattamente come c'era da spanciarsi quando una comune amministrato dal centrosinistra (uno a caso: Curno) aveva come dirigente dei lavori pubblici un sindaco di centrodestra leghista di un comune vicino e casualmente per realizzare  una biblioteca e una scuola elementare impiegarono un quarto di secolo o giù di li.

L'ora di dibattito politico ha anche  rivelato che esiste un accordo segreto tra il Comune ed uno dei proprietari dei terreni su cui sorgerà la pista ciclabile che andrà esaminato con attenzione viste le intorcionate che  regolarmente combinano nel Comune di Curno. A nostro avviso quell'accordo andava approvato dal consiglio comunale immediatamente dopo il punto  all'OdG iniziale ma invece resta ancora nascosto nei cassetti della giunta.

In tutto questo svolazzare di carte nessuno ha sollevato la questioncella per cui la pista non sarà percorribile p.e. da un handicappato in carrozzina ed è neanche immaginabile che questo arrivato all'altezza di via Brembo abbia l'ardire di volere attraversare  sulla passerella il torrente Quisa per arrivare all'Isolotto e quindi a Ponte san Pietro. Infatti il percorso è del tutto impossibile –vedi foto- e il Comune di Curno – che s'è fatto assegnare dal Demanio il bosco tra la pista e la passerella, in quel bosco può al massimo togliere i rovi e raccogliere i rami secchi degli alberi presenti.
Che senso ha nell'anno 2021 tracciare una pista ciclabile che non sia percorribile da una carrozzina?. Forse che le carrozzine degli handicappati debbono stare in strada per arrotarli più facilmente?.

La discussione del punto all'OdG si è conclusa con una dichiarazione della sindaca Gamba la quale ha  manifestato la soddisfazione ricordando come lei ed altri suoi amici nel lontano 2010 (avete letto giusto: undici anni or sono) costituirono il “Comitato per il Parco del Brembo” a Curno. Bisogna comprenderla: in campo ambientale ecologista i figli e le figlie di Geo&Geo si credono sempre quelli che hanno scoperto l'America.

Dall'anno 2000  esisteva un gruppo informale di amici (Curno, Dalmine, Osio Sopra, Filago, Solza, Sotto il Monte: tutta gente che lavorava in fabbriche chimiche e che avevano la battaglia per la salute nel sangue) che avevano tracciato il percorso pedonale e ciclabile sulla sponda sinistra del fiume Brembo partendo dal parco Callioni fino alle foci del Brembo nell'Adda. Ed avevano anche messo a posto un percorso fuoristrada sulla sponda destra (tranne tra Brembate e Filago dov'è impossibile) operando di  piccone badile falcetto pighess.
Poi addirittura nel 2003  (17 anni or sono…) quando la Provincia di Bergamo decise la costruzione delle condotte dell'acqua potabile dai pozzi dei gokart di Curno all'acquedotto dell'Isola e le condotte delle fogne di Curno alla condotta nell'Isola verso il depuratore di Brembate chi scrive queste note pretese che  nel cedere le aree necessarie a quelle condotte  la relativa strada d'accesso venisse concessa in uso gratuito a tutti gli enti pubblici che avessero voluto creare una pista ciclabile. Ed infatti furono i primi e ancora unici cento metri di pista esistente.

Intento cominciava anche la moda –decennio '90- della bici da fuoristrada ragione per cui quegli spazi cominciarono a essere percorsi anche da ciclisti visto che di spini che stracciavano carni e foravano gomme non ce n'erano troppi.
A loro importava poco la dichiarazione di Parco dal momento che la legislazione esistente bastava visto che di professionalità e fondi per la gestione del territorio a parco non ce n'erano. O facevano cacare com'era quella del PLIS Parco Del Basso Brembo. Del resto  basta osservare adesso: che fine ha fatto la RER? Non aggiornano più nemmeno il sito dopo tre anni. Morti: tanto le parcelle ai professionisti sono state ormai pagate.

CENTRO VIVERE INSIEME 2: LA «GALLINA DALLE UOVA D’ORO»
AFFITTATA PER LE CIFRA ENORME DI 15MILA EURO L’ANNO
LA GIUNTA GAMBA NON NE HA CENTRATA UNA CHE SIA UNA

Il delitto (quasi) perfetto s'è compiuto: assegnato tra soli due concorrenti soltanto l'affitto del CVI2 ad una cooperativa (c'era da scommettere?) per l'enorme cifra annuale di 15mila euro. Se poi ci aggiungi i contributi che la coop riceverà extra per il CRE ed altro ancora, in pratica il CVI2 è regalato via. Tanto valeva lasciarlo in mano al GS Marigolda che l'aveva inventato creato costruito gestito ed aveva soddisfatto migliaia di cittadini mentre adesso sono scappati quasi tutti come le galline di un pollaio dove piombi una volpe o un lupo. Ma va bene: colpa dell'UE sostiene la sindaca Gamba e la sua ossequiosa maggioranza. Che non raccoglieranno una messe di voti la prossima volta dalle parti della Marigolda.
Alla gara hanno partecipato due soli  soggetti – la coop di Bergamo nella solita via Bonomini ed una srl romana che ha sede dentro un convento-  ed ha vinto la coop bergamasca per meriti funzionali  piuttosto che economici. Che strano una srl romana che partecipa ad una gara di gestione di un microcentro sportivo nel paese bello da vivere: vuol dire che siamo davvero diventati internazionali e mica solo per i centri commerciali.

Queste pagine hanno a lungo rendicontato tutte le avventure e le giravolte del Comune dopo che il GS Marigolda, giunto a fine della concessione, s'era sentito sbattuto fuori dalla gestione di un CVI2 che aveva ideato, aveva contribuito con un immane lavoro a costruirlo e gestirlo anche profondendo risorse economiche con la nemmeno troppo velata accusa di averne approfittato visto ch'era ritenuto dal segretario del partito maggiore sponsor politico dell'attuale maggioranza come  “una gallina dalle uova d'oro”. Con tutti i sottintesi di una simile battuta.
Quando il GS Marigolda riconsegna il centro al Comune basta vedere le foto allegate al progetto di ristrutturazione per capire come il Comune avesse costruito ed affidato qualcosa di indecente per un paese civile. L'unica struttura decente era il  c.d. padiglione pagoda, peraltro nemmeno finito di costruire rispetto al progetto originario e quindi ampiamente sottoutilizzato.

La giunta Gamba prima ebbe l'idea di fare ristrutturare il centro del tutto a carico dell'affittuario che si sarebbe ripagato l'investimento in vent'anni di gestione sulla base di un PEF redatto da un illustre tecnico. Idea immediatamente sfanculata dalla gara andata vuoto. L'operazione venne ritentata con un progetto di investimento di minore ammontare ma sopraggiunse il covid e andò tutto a monte anche quello. Alla fine il Comune aveva deciso di ristrutturare a proprio spese il centro (sbagliando  in tre punti il progetto) e di assegnarlo interamente in affitto sfruttando  sia un contributo regionale sia i risparmi delle proprie entrate visti i fondi arrivati al comune per via della pandemia. Brutalmente il comune ha usato i soldi arrivati da stato e regione (quindi tutto a debito pubblico…) per via del covid per andare avanti ed ha usato i soldi propri per finanziare la ristrutturazione sia del CVI2 che del CVI1.

Nel frattempo il GS Marigolda se n'è andato per i fatti propri cercando gli spazi dei propri atleti presso altre strutture mentre il centro è stato assegnato alla coop attuale vincitrice della gara per l'affitto. Il CVI2 è stato così avviato verso la morte dal momento che quando a un quartiere togli la sua creatura, evidente che cerca alternative  amori e stima altrove. Finora il comune non ha avuto il coraggio di pubblicare i dati degli accessi agli impianti e gli incassi. Insomma una strage prima minacciata, poi realizzata e adesso –persa l'anima- chissà cosa ne uscirà dalla gestione della solita coop. A Curno se non sei una coop non lavori per il comune nel sociale.

Noi immaginavamo che vista la svolta di 180 gradi decisa dalla giunta Gamba –cioè il passare dalla ristrutturazione a completo carico del gestore al semplice affitto- che il GS Marigolda o qualcuno dei suoi soci si facesse avanti e invece il disprezzo della società civile verso l'amministrazione comunale ha avuto il sopravvento.

Anche questo segnale non è stato colto dalla sindaca e dalla sua imbelle maggioranza ormai succube della gestione autoritaria della Gamba. Da un lato il volontariato che animava il GS Marigolda ha colto l'impossibilità di andare avanti a gestire qualcosa che non aveva più senso rispetto alle esigenze attuali della popolazione mentre la maggioranza che governa il comune, ottusamente legata a schemi post bellici, ha creduto che rimettere a nuovo una cinquecento degli anni '60 avrebbe trovato chissà quali successi. Infatti una è arrivata anche da Roma: e chissà chi sono. O se magari è stato un gioco di coppia.

Bene o male ormai il CVI2 è stato svenduto per un decennio a questa coop che navigando nel mare magnum dei mille contratti di lavori esistenti nel settore forse saprà stare a galla anche se ormai un centro con questo tipo di impianti è fuori mercato. Noi scommettiamo comunque che la gestione non arriverà a fine dei dieci anni di contratto: scapperà prima lasciando il nuovo rudere nelle mani del comune.

Un Comune con un minimo di intelligenza ripenserebbe la localizzazione dei suoi servizi dopo oltre mezzo secolo. Ne toglie e ne aggiunge, amplia gli spazi acquistandone di vicini e incorporando quelli pubblici prossimi. Insomma costruisce un futuro guardando a come si orienta la società anziché rifare la cinquecento di mezzo secolo prima.

A noi vien da ridere quando pensiamo alla sindaca Gamba che illustrando il suo primo mitico PEF-CVI2 sfotteva qualche consigliere di minoranza accusandolo di non sapere nemmeno cosa fosse un PEF. Un PEF dopo l'altro  gliene hanno sfanculati tre ed alla fine ha dovuto calare le braghe e regalare via il CVI2. Forse quello era il suo disegno originario mascherato dal solito jngle: “lo vuole l'UE”.