A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1367 DEL 08LUGLIO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















ESTATE CURNESE: PER I GRANDI NON C'E' NULLA TRANNE I RAVIOLI DELLA TERSA DE LOI
Per i ragazzini delle scuole ci sono i CRE che sono delle copie esatte del doposcuola: tanta sedentarietà e poco sport e vita all'aria aperta. Costa la vita all'aria aperta dicono organizzatori e comune che cofinanzia l'operazione.
Siamo ormai a metà luglio e il Comune ha dimenticato l'estate per la popolazione anziana: stiano a casa a guardare la TV e stiano attenti alla variante delta. In effetti   ha appaltato alla parrocchia le due settimane della festa patronale, se non altro per finanziarla.
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I SINDACI SI LAMENTANO
QUALCUNO LI AVVISI CHE SONO TROPPI E PROCO PREPARATI
Mercoledi 600 sindaci da tutta Italia sono chiamati a Roma dall'ANCI per protestare contro un ordinamento degli enti locali che li rende quotidianamente obiettivo determinato di ogni fulmine: da quello dei singoli cittadini a quelli della magistratura e tutto questo in cambio di una cronica mancanza di personale per gli uffici e una “paga da fame” che tocca ai primi cittadini i quali debbono far fronte a proprie spese anche di un assicurazione per eventuali danni che potrebbero arrecare nella gestione del comune. Pare che ci sia una sorta di rinuncia di massa alla candidatura proprio per questi motivi. Vediamo alcuni dei punti delle lamentele dei sindaci e dei loro assessori.
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COSI' PARLO' IL RETTORE
Finalmente abbiamo scoperto chi è stato l'ideatore dell'università diffusa nella città così come s'è venuta articolando dal 1968 in avanti UniBG: fu il primo rettore Vittore Branca probabilmente indicato alla carica da uno dei due sindaci del tempo Clauser e Pezzotta.
Non c'è da dimenticare che dal febbraio 1966 al giugno 1968 fu ministro della PI l'on. Gui padovano ed a seguire Gui fu l'on. Scaglia, bergamasco doc, dal giugno 68 fino al dicembre dello stesso anno. In quella (provincia)  che allora veniva gentilmente chiamata “la sacrestia del vaticano” non ci vuole molto a collegare amicizia provenienza appartenenza e… incarichi rettoriali del Branca.
Purtroppo rispetto alla splendida biografia personale intellettuale docente di Vittore Branca quella dei suoi successori non paiono all'altezza. Nel '68 ( intesa come era geologica scolastica) l'idea tutta e solo democrazia cristiana era quella di affrontare il tema dell'accesso di massa all'università (di quegli anni la possibilità anche per i diplomati di scriversi direttamente all'università) diffondendo l'università nelle cento città d'Italia per smontare l'onda d'urto del movimento studentesco concentrato nella grandi e maggiori università metropolitane.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!








































































































































































































































ESTATE CURNESE: PER I GRANDI NON C'E' NULLA TRANNE I RAVIOLI DELLA TERSA DE LOI
Per i ragazzini delle scuole ci sono i CRE che sono delle copie esatte del doposcuola: tanta sedentarietà e poco sport e vita all'aria aperta. Costa la vita all'aria aperta dicono organizzatori e comune che cofinanzia l'operazione.
Siamo ormai a metà luglio e il Comune ha dimenticato l'estate per la popolazione anziana: stiano a casa a guardare la TV e stiano attenti alla variante delta. In effetti   ha appaltato alla parrocchia le due settimane della festa patronale, se non altro per finanziarla. Cosa c'entri il Comune col Redentore lo sanno solo  quelli della giunta Gamba e le varie pie donne e piissimi maschi che vi collaborano.  Farebbero meglio a formicare per dare figli alla patria vista la denatalità ma anche i figli costano: meglio fare i ravioli che fanno guadagnare  la parrocchia e il paradiso. Forse, se non se lo sono dimenticati come l'anno scorso, ci sarà il concerto di ferragosto, anche quella trasato (leggasi: smerdato) come fanno abitualmente l'assessora Bellezza e la sua collega Rota. Una professoressa che è riuscita come assessora a far perdere un quarto della popolazione scolastica alla scuola pubblica. Di botto: in un anno.
 Il bello è che il Comune è pieno di soldi ottenuti per merito di quelli che sono schiattati per il covid19 ma non trova uno straccio di programma per fare uscire gli anziani da casa anziché lasciarli attaccati alla tivù, al ventilatore, al condizionatore per i più fortunati.
Dalla prima di luglio alla prima settimana di  settembre occorreva  programmare almeno una iniziativa alla settimana per togliere di casa queste persone che hanno dovuto vivere prigioniere  da diciotto mesi e invece nulla. State a casa vecchiacci sennò schiattate!.
Cancellato il cinema estivo con grande soddisfazione degli amici cittadini (cioè della città di Bergamo)  della Serra così si sono eliminati un antipatico concorrente. Cancellati anche i concerti nei cortili e nei CVI che ormai sono cimiteri. Uno immagina che almeno di mattina presto ci sia qualche giro su per i colli o lungo il fiume: niente anche li.
Un paese morto: per fare qualcosa debbono mettersi le gambe in spalla ed arrangiarsi altrove.
Adesso naturalmente scoppia la solita polemica di quelli che avendo sboronato urbi et orbi per essersi comprati la casa in piazza si lamentano che pure a mezzanotte ci siano ragazzini che fanno caciara. Poi ci sarà la polemica contro i ladri che nottetempo rapinano la pensione alla vecchietta arrampicandosi per la condotta delle acque piovane fino al decimo piano.
Ah! l’estate curnese.


AL PROTESTA DEI SINDACI
Nei giorni scorsi è stato firmato l'accordo bonario tra l'ultima proprietà interpellata dal Comune per la cessione delle aree che verranno occupate per la costruzione della pista ciclabile lungo il fiume Brembo. Il Comune corrisponderà ai due proprietari delle aree un prezzo vile di 11 euro al mq, nascondendosi dietro una valutazione fatta dall'AdE che è come chiedere all'oste  se vende vino buono.
L'operazione pista ciclabile era iniziata da parte del Comune di Curno nell'autunno 2017 con la richiesta al Demanio di messa a disposizione di un'area dentro il letto del fiume Brembo (e del torrente Quisa)  di 4200 mq e nel frattempo s'intreccia con l'operazione di audace spoliazione dei fondi della Fondazione Cariplo per la finta creazione di un finto “CORRIDOIO ECOLOGICO DI CONNESSIONE TRA ADDA E BREMBO- Fattibilità degli interventi per la realizzazione della Rete ecologica territoriale intercomunale (RETI)” che tuttora è composto solo da…carta (anzi: solo documenti PDF) vale a dire studi affidati a vari  professionisti i quali si sono esercitati ad assemblare materiale di varia provenienza frutto sempre di studi effettuati anni prima da altri soggetti. A scuola si dice copiare.
L'operazione messa in atto dal Comune di Curno siccome c'erano di mezzo due+1 proprietari delle aree interessate alla creazione di un percorso dall'ex frantoio Benzoni all'Isolotto di Ponte san Pietro si attua in diversi passi. La prima operazione consiste farsi assegnare un pezzo di corso del fiume costituito dagli antichi alvei del torrente Quisa che il Demanio concede alla condizione che il Comune manutenzioni il bosco esistente e si assuma la responsabilità se qualcuno entrando annega nella piena del fiume o del torrente. Un'ideona. Naturalmente il Comune non toccherà neanche un rametto bene attento a non spendere soldi. La seconda operazione consiste nel fare un accordo col Comune di Ponte per la creazione di una passerella pedociclabile sul torrente Quisa e questa operazione è andata in porto visto che era assegnata  per l'attuazione al Comune di… Ponte san Pietro. Per non farsi mancare niente ne viene progettata una che potrebbe sopportare anche un Leopard. La passerella adesso c'è, secondo noi troppo bassa rispetto alle potenziali alluvioni del torrente (l'ultima del 2014) e… mentre dalla parte di Ponte san Pietro-Isolotto è collegata con una esistente strada agrosilvo pastorale, dalla parte di Curno finisce nell'ex letto del torrente Quisa in mezzo al boschetto. Intimità bucolica.
La terza parte dell'operazione consiste nella progettazione da parte del Comune di Curno di una pista ciclabile che per circa 100 mt utilizza una strada di servizio dell'A2A per la gestione del vaglio della fognatura di Curno e per i restanti 8-900 mt di nuovo tracciato. Il quale nuovo tracciato non arriva fino alla passerella sul Quisa ma si ferma all'altezza della strada privata che dalla via Brembo entra in una proprietà privata. Dalla quale poi si può anche passare nel boschetto detto sopra.
Magari il lettore immagina che il Comune con tutta questa strategia sia riuscito ad ottenere dei fondi per pagare la sua metà della passerella e una parte della  futura pista ciclabile.
Per adesso il Comune non ha chiesto ne ottenuto un euro uno  dalla provincia regione stato. In compenso si è esercitato nel farsi fare tre progetti della pista ciclabile che sono sempre lo stesso ripetuto tre volte dal momento che sono inutilizzabili ed infatti adesso c'è bisogno di un VERO progetto esecutivo.
Con grande disinvoltura il Comune di Curno ha pagato generosamente dei progetti inutili (quando anche per legge ne bastava uno solo già esecutivo) mentre  ha lesinato fino alla vergogna nel risarcire i proprietari delle aree pagando ben 11 euro a metro quadro. Il Comune s'è dissanguato (per i professionisti, però…).  Ovvio che sia così: chi decide la pratica di fare eseguire quattro progetti è un professionista delle medesime categorie dei dirigenti che hanno adottato tale prassi. Come si dice: cane non mangia cane.
Ed infatti alla fine tutto questo generoso sventolio di progetti si condensa in un articolo della convenzione che recita: a fine lavori saranno fatte le misure degli ingombri delle opere e liquidate le spettanze.
Intanto che il Comune faceva svolazzare le carte dei progetti veniva aggiornato il piano previsionale delle zone alluvionabili ragion per cui sostanzialmente sia la passerella (costo 250mila euro da dividere in due comuni) sia la traccia di sentiero dentro gli ex alvei del torrente Quisa che anche alcuni tratti della  nuova pista stanno dentro aree alluvionabili. Seguendo l'italico stellone … che Dio ce la mandi buona.
Il bello è che il Coune nel boschetto che orla gli ex letti del Quisa NON può toccare un sasso: può al massimo raccogliere i rami secchi che cascano dagli alberi e piantare cartelli.
In tutto questo quadretto c'è sempre un particolare mai spiegato dalla giunta Gamba: come mai la pista ciclabile non penetra nella proprietà dell'ex frantoio Cavagna-Regazzoni per collegarsi con la passerella ( e stare così quasi in sicurezza). Magari questo signore ha qualche potente santo protettore nella persona di un ex consigliere regionale leghista indigeno, quello che ha fatto i volantini elettorali  per spostare parecchi voti della Lega sulla candidata fasciofemminista oggi di FdI  contribuendo alla sconfitta del candidato ufficiale Fi+Lega ( quindi alla vittoria della Gamba?) ?. Lo sa solo Iddio.

COSI' PARLO' IL RETTORE
Finalmente abbiamo scoperto chi è stato l'ideatore dell'università diffusa nella città così come s'è venuta articolando dal 1968 in avanti UniBG: fu il primo rettore Vittore Branca probabilmente indicato alla carica da uno dei due sindaci del tempo Clauser e Pezzotta.
Non c'è da dimenticare che dal febbraio 1966 al giugno 1968 fu ministro della PI l'on. Gui padovano ed a seguire Gui fu l'on. Scaglia, bergamasco doc, dal giugno 68 fino al dicembre dello stesso anno. In quella (provincia)  che allora veniva gentilmente chiamata “la sacrestia del vaticano” non ci vuole molto a collegare amicizia provenienza appartenenza e… incarichi rettoriali del Branca.
Purtroppo rispetto alla splendida biografia personale intellettuale docente di Vittore Branca quella dei suoi successori non paiono all'altezza. Nel '68 ( intesa come era geologica scolastica) l'idea tutta e solo democrazia cristiana era quella di affrontare il tema dell'accesso di massa all'università (di quegli anni la possibilità anche per i diplomati di scriversi direttamente all'università) diffondendo l'università nelle cento città d'Italia per smontare l'onda d'urto del movimento studentesco concentrato nella grandi e maggiori università metropolitane.
Cercando di cogliere tre frutti con un'idea.
Il primo frutto consisteva nella diluizione dell'impatto mediatico nazionale dei moti studenteschi. Il secondo frutto consisteva nel ridurre l'onere dello Stato di dare accoglienza agli studenti fuori sede. Il terzo frutto era quello di smaltire la gran massa di aspiranti docenti costretti a fare la fila per il posto (in attesa che schiattasse il titolare) e che quindi andavano a ingrossare il movimento studentesco.
Come accade nella burocrazia nazional fascista quella che doveva diventare una prassi consolidata –la creazione di cento università una per provincia-  si applicava brevi manu anche nel locale ragion per cui il gran numero di edifici fatiscenti e semiabbandonati di proprietà pubblica e privata che la forsennata speculazione edilizia di quegli anni rendeva inappetibili, questi edifici diventavano automaticamente dei contenitori da riempire con le sedi universitarie. In questo modo il pubblico riceveva i fondi per il risanamento e l'adattamento e spesso risolveva anche problemi immobiliari a dei privati che si disfacevano di qualcosa di non altrimenti sfruttabile.

Dice il rettore Morzenti che “Branca non con­siderava applicabile il model­lo del campus americano alla nostra realtà, non gli piaceva l'idea di un luogo appartato, di un mondo a parte per gli studenti dove trovare di tutto, dalla piscina al bar al cinema alla discoteca, oltre ai luoghi di studio e di lezione, magari fuori dalla città, alla perife­ria». E Branca  «Sosteneva che nelle no­stre città storiche i muri stes­si, le vie, le piazze sono ele­menti educativi, esprimono cultura, intelligenza. Sono parte fondamentali della pre­parazione degli studenti, quindi elemento fondamen­tale dell'università”.
Branca non aveva colto la grande differenza tra le città che lui aveva frequentato come docente universitario rispetto al paesone ch'era ancora Bergamo nel 1960-70. Non aveva colto che i mille anni della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Crusca, dell'Accademia d'Italia, dell'Università di Firenze e infine dell'Università di Padova erano tutti concentrati in quegli spettacolari campus che erano quelle università, tutt'altro che sparpagliate  a caso com'è adesso UniBG. Tutto quello che lui descrive come componente importante dei “campus isolati” come lo sport, la residenza, il tempo libero  in quelle città erano venuti DOPO la creazione di quelle università.
A Bergamo la città c'era già ed arrivava una università. Le università dove lui aveva studiato ed aveva insegnato erano dei veri e propri campus che avevano caratteri assolutamente opposti a quelli che lui pensò per la sua ultima creatura universitaria.

Il bellissimo disegno di Luca Nosari nell'articolo di Aresi su Prima Bergamo dove c'è l'intervista al rettore di UniBG indica chiaramente come l'università  bergamasca sia fatta di tante unità isolate una dall'altra. Unità che sono sostanzialmente la controfigura delle scuole superiori che costellano il panorama cittadino e segnano una soluzione di continuità per molti studenti che trovano all'università gli stessi compagni delle superiori. Invece il '68 fu un potente omogeneizzatore di culture uomini donne provenienti da ogni dove italiano e straniero.
Non siamo quindi solo all'università diffusa che riempie spazi inutilizzati dal pubblico e dal privato ma siamo alla proliferazione di tanti MINI-campus che non s'annusano neppure l'un l'altro.

Mentre il grande valore formativo –non solo culturale ma CIVILE- delle università che aveva frequentato e dove aveva insegnato Vittore Branca: della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Crusca, dell'Accademia d'Italia, dell'Università di Firenze e infine dell'Università di Padova  [ se vi paiono scartini…] era-è ormai accertato ed accettato universalmente lo sparpagliamento delle sedi applicato all'UniBG ne ha ridotto il valore e la potenzialità proprio perché viene a mancare quello che frequentare Padova o Pisa o Firenze nel 1968!) ne era il valore aggiunto. Che cosa ha in comune uno che frequenterà l'università in via Statuto con quello che frequenta Dalmine? E che valore aggiunto!.
UniBG –ma forse è solo l'ambizione personale di Morzenti- sta percorrendo il progetto di ingigantirsi facendo affluire metà della sua popolazione studentesca da altre provincie italiane attratte dalla basse tasse e anche dalla maggiore possibilità di trovare lavoro in Lombardia. Morzenti aspira a diventare per la seconda volta una università che dopo due suoi mandati abbia 40mila studenti. Tutto lecito ovviamente. Ma il valore di un campus unico non sta solo nella concentrazione dei servizi. C'è di più. Molto di più.

I SINDACI SI LAMENTANO
QUALCUNO LI AVVISI CHE SONO TROPPI E PROCO PREPARATI
Mercoledi 600 sindaci da tutta Italia sono chiamati a Roma dall'ANCI per protestare contro un ordinamento degli enti locali che li rende quotidianamente obiettivo determinato di ogni fulmine: da quello dei singoli cittadini a quelli della magistratura e tutto questo in cambio di una cronica mancanza di personale per gli uffici e una “paga da fame” che tocca ai primi cittadini i quali debbono far fronte a proprie spese anche di un assicurazione per eventuali danni che potrebbero arrecare nella gestione del comune. Pare che ci sia una sorta di rinuncia di massa alla candidatura proprio per questi motivi. Vediamo alcuni dei punti delle lamentele dei sindaci e dei loro assessori.
La lettura delle due pagine del Corriere odierno sul tema è abbastanza significativo del modo di ragionare da capetto della maggioranza dei sindaci: la colpa è tutta e sempre delle Regioni Stato Parlamento Magistratura cittadini  dal dente avvelenato e MAI e poi MAI che ce ne sia anche qualcuna di loro.
Il primo problema  italiano dei sindaci è che sono troppi. Non per una questione di costi ma perché sono troppi i comuni: che dovrebbero avere almeno una dimensione di almeno 50mila abitanti ed un consiglio di 40 consiglieri comprensivi della giunta e del sindaco. A seguire massimo di cinque stazioni appaltanti ogni due milioni di cittadini specializzate.
Simmetricamente anche il numero dei segretari comunali potrebbe bastare visto che diventano titolari in un solo comune.
Il secondo problema dei sindaci è che in nome della democrazia possono fare il sindaco anche degli emeriti impreparati. Non scriviamo ignoranti per carità cristiana. Non sono fuori seminato nell'affermare che neanche l'1% dei sindaci italiani conosce le leggi urbanistiche, il codice dei contratti e le regole del bilancio. Se non conosci le leggi non hai nemmeno i termini di riferimento per l'azione politica e quindi è ovvio che puoi combinarti guai. Se ti devi affidare sempre e soltanto a dei funzionari o al segretario comunale è evidente che vai dove vogliono loro: in primis salvare da grane loro stessi. Soluzione? Bisogna creare una vera e propria università triennale per la formazione degli amministratori locali perché l'attuale (mal) costume di affidarsi a dei candidati c.d. civici è una delle primi ragioni di crisi politica degli enti locali. Non siamo più nell'Italia del 25 aprile 1945.
Il terzo problema dei sindaci è che non hanno assessori preparati se non a soddisfare le clientele che li hanno eletti.
Il quarto problema dei sindaci sono i funzionari impreparati: ecco un'altra ragione per diminuire il numero dei comuni e quindi chiedere maggiore professionalità nei concorsi per l'assunzione.
Penultimo problema dei sindaci italiani sta nel codice dei contratti fatto apposta per premiare professioni ed attività inutili sovraccaricando i comuni di burocrazia solo per pagare parcelle. L'ultimo problema dei sindaci è l'impossibilità di licenziare e di mettere in cassa integrazione i dipendenti.
Ormai i bilanci dei comuni sono in gran parte nella mani di potenti idrovore che succhiano  risorse a prescindere. Dalla manutenzione dei beni pubblici, alla rumenta, al piano del diritto allo studio, ai consumi energetici, ai servizi sociali questi sono ormai servizi esternalizzati dove non c'è neanche l'ombra della concorrenza e nemmeno una occhiuta verifica della qualità delle prestazioni.
Ovvio che in questo quadro nazionale quando un Paese deve  pagare il compenso a 7904 sindaci e circa il triplo di assessori in Italia si applica una riduzione qualunquista delle somme abbinate come compensi: col bel risultato che è facile incocciare in furbi o in coglionI.