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DESIGN URBANO CURNESE
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UNA GENERAZIONE FALLITA
La tragicomica fine dei penta stellati la si attendeva da tempo come
certe trasmissioni della RAI che finiscono con le scuole perché a Roma
si usa così. La struttura fuorilegge che teneva in piedi quel movimento
– una società privata padrona del simbolo e dell'organizzazione
finanziata dai parlamentari e da privati- nessuno saprebbe dire se si
sia sfracellata da sola oppure semplicemente perché davanti alla storia
non c'è bluff che tenga. Un branco di ignoranti degli elementi
fondamentali della democrazia e della grammatica politica, ignoranti su
tutto anche del prezzo del pane e del sale, ha creduto di mettere in
piedi una nuova repubblica come se fosse un talkshow. Hanno saputo
interpretare esattamente l'idea che ha il popolino televisivo, quello
che si trova e si legge abitualmente nella pagine face book. Non li ha
salvati nemmeno un presidente del consiglio scovato nelle sacrestie del
sottopotere, usato una prima volta e riusato una seconda volta. Un
brav'uomo inutile che da bravo cattolico sapeva fin dal battesimo che
non bisogna mai scartare nessuna occasione. Le migliaia di bravate che
la stampa ha elencato via via da parte dei vari ministri sottosegretari
portavoce e gruppo cantante e plaudente non sono però un aspetto
isolato. Peggio. Sono l'immagine della società. Basta un'assemblea
condominale oppure una delle rare assemblee “politiche” che capitano
ancora ogni tanto per verificarlo.
(...)
UCINA NAZIONALE
1 - Il seguente pezzo non c’entra niente col titolo in testata.
L’aspetto più prosaico del progetto di federazione tra Lega e Forza
Italia è che il creatore-padrone di FI ha pensato bene di consegnare la
sua creatura ormai senza eredi al suo naturale riferimento: uno del
nord in cambio della elezione a PdR. Ma è abbastanza probabile che il
padrone di FI schiatti prima della scadenza del mandato di Mattarella:
si infittiscono troppo i ricoveri improvvisi al san Raffaele.
Carlo Galli scrive oggi su Repubblica che “ il ceto politico
giallorosso vince il Covid ma pare destinato, secondo i sondaggi, a
perdere le elezioni politiche, quando si terranno. E a consegnare
l’Italia alle destre, che alla guerra alla pandemia hanno [fintamente:
questo lo diciamo noi] preso parte, ma senza entusiasmo. Molti umori
antisistema circolavano già da tempo prima della pandemia; sopiti
durante i mesi più duri, privati di un loro importante referente, il
M5S, che non ha retto davanti alla politica reale, mentre la Lega ha
fornito una prova contraddittoria [di cui l’elettorato in genere non
prende nemmeno nota alla luce del pessimo servizio della RAI e dei
media in generale]. Sono umori che attraversano vari ceti: dagli
esclusi e dai meno garantiti a coloro che, fin troppo inclusi, non
vedono oltre il proprio particolarismo corporativo”. Continua Galli: a
queste pulsioni, infatti, il centrosinistra non ha potuto né saputo
prestare attenzione, se non tentando un’alleanza con il più debole dei
contenitori dello scontento, il M5S. Mentre le destre — che derivano da
partiti strutturati, ben più efficaci dei "movimenti" — sono state
pronte a raccoglierle, che ne avessero titolo o no: tanto la Lega, che
ha scelto di essere di lotta e di governo — scelta astuta e
preveggente, ma non molto pagante in termini di consenso — , quanto
FdI, che ha optato per l’opposizione "patriottica", premiata da un
successo quasi imbarazzante.
(...)
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UNA GENERAZIONE FALLITA
La tragicomica fine dei penta stellati la si attendeva da tempo come
certe trasmissioni della RAI che finiscono con le scuole perché a Roma
si usa così. La struttura fuorilegge che teneva in piedi quel movimento
– una società privata padrona del simbolo e dell'organizzazione
finanziata dai parlamentari e da privati- nessuno saprebbe dire se si
sia sfracellata da sola oppure semplicemente perché davanti alla storia
non c'è bluff che tenga. Un branco di ignoranti degli elementi
fondamentali della democrazia e della grammatica politica, ignoranti su
tutto anche del prezzo del pane e del sale, ha creduto di mettere in
piedi una nuova repubblica come se fosse un talkshow. Hanno saputo
interpretare esattamente l'idea che ha il popolino televisivo,
quello che si trova e si legge abitualmente nella pagine face book. Non
li ha salvati nemmeno un presidente del consiglio scovato nelle
sacrestie del sottopotere, usato una prima volta e riusato una seconda
volta. Un brav'uomo inutile che da bravo cattolico sapeva fin dal
battesimo che non bisogna mai scartare nessuna occasione. Le migliaia
di bravate che la stampa ha elencato via via da parte dei vari ministri
sottosegretari portavoce e gruppo cantante e plaudente non sono
però un aspetto isolato. Peggio. Sono l'immagine della società. Basta
un'assemblea condominale oppure una delle rare assemblee “politiche”
che capitano ancora ogni tanto per verificarlo.
Il buono dei figli del baby boom e dei loro padri fu che furono
allevati dalla gavetta nelle lotte per i diritti alla salute al salario
nelle fabbriche nelle assemblee studentesche, nei cortei e nei mille e
mille gruppi spontanei. Furono allevati nelle sezioni dei partiti fosse
il PCI o la DC dove esisteva una gerarchia tra chi aveva fondato e
combattuto e chi arrivava fresco e nuovo dalla società. Fare politica
per i figli del baby boom era un cursus honorum che partiva dalla
realtà di ciascuno per imparare per anni e anni per arrivare non dico
in Parlamento ma anche solo in un consiglio comunale a… Morterone
(47 abitanti) o Blello (34 abitanti).
Basterebbe disporre della registrazione della seduta di un consiglio
comunale fino al 2000 e confrontarla con un consiglio retto da
una Serra o da una Gamba per restare attoniti rispetto al nulla di
adesso. Tutta la struttura dei programmi attuali delle forze
politiche è ancora quella che inventarono –letteralmente!- quei
consiglieri che neanche la metà (al tempo il consiglio comunale era di
venti) aveva frequentato la terza media. Quei consigli comunali erano
un coro mentre adesso è un monologo della sindaca e gli assessori
parlano a comando sindacale su testo scritto ed approvato dalla
sindaca. Gli altri zitti e mosca: per fortuna c'è la rete a consolarli
durante le sedute dove il massimo sforzo è quello di alzare il braccino
a comando. Altrimenti si addormenterebbero.
Il governo Draghi è l'ultima dimostrazione della ferocia delle
fauci della politica per azzannare parte di quei 240 miliardi del
PNRR europeo e nazionale. FdI (Fratelli d'Italia) che formalmente
sta all'opposizione in realtà è quella più ammanicata visto che
in massima parte l'alta burocrazia statale è ancora nera o
nerissima così come massima parte della magistratura. Del resto FdI
esattamente come i 5S e buona parte della Lega non hanno il personale
preparati per lo scopo. Non ne hanno uno nemmeno per fare il sindaco di
Milano o Roma. Al massimo è gente che rallenta ferma spartisce. Le due
misure politiche del Conte uno hanno contribuito a creare un sommerso
composto da pensionati e/o percettori del RdC che alimentano l'evasione
fiscale e contributiva delle imprese marginali e del terziario.
Poi è arrivato il covid19 che ha fatto fallire tutto un mondo c.d.
“imprenditoriale” del tutto marginale ed evasore e quei pochi che
valevano qualcosa hanno subito cercato fortuna altrove (e l'hanno
trovata) mentre adesso il problema della Lega e dei 5S è quello di
ricostruire una certa convivenza tra il mondo degli sfruttatori-evasori
e quello degli schiavi ma col RdC.
Non è il salario giusto quello che si aspetta un lavoratore ma il
“giusto” rapporto tra quanto gli da lo schiavizzatore e quello che lo
schiavo percepisce come regalia dallo stato. In fondo il
ragionamento degli schiavi è “sensato”: visto che tu
schiavizzatore sei anche un evasore devi accettare che se io becco solo
i 500 euro tuoi come salario mi devo permettere l'aggiunta della
regalia statale del RdC. Evadi tu, perché non potrei evadere anch'io?.
Che struttura produttiva e industriale uscirà dalla pandemia se il
vaccino ridurrà a numeri insignificanti (!?) i ricoveri nessuno sa
prevederlo anche perché bisogna verificare l'effetto della spesa data
dal PNRR. Resta il fatto che il problema occupazione in Italia deriva
da diversi fattori. La popolazione che lavora è troppo anziana e meno
orientata alla riprofessionalizzazione. La preparazione dei giovani ad
entrare nel lavoro qualificato (quello che consente ad un'impresa di
stare in Europa) è ancora troppo poca. Nel senso che ancora troppi
giovani hanno un corso di studi interessanti per loro ma privi di
sbocchi lavorativi. Insomma non siamo una nazione industriale e
creativa. Tutto il settore dei servizi (ristorazione, cura della
persona, servizi ambientali, professioni) è sostanzialmente una vandea.
Stato ed enti locali, anche quelli che spendono di più, non hanno la
più pallida idea di come sia il mercato del lavoro delle donne e del
tipo di organizzazione sociale da mettere in campo per favorirla
conservarla. Oltre tutto proprio i servizi alle famiglie (organizzati
dai comuni) nel settore scuola si scontra con una “scuola” che un
marasma. Infine c'è nel Paese (ma penso esista dappertutto) un'area
sociale che non il minimo di cultura istituzionale: sopravvive nella
società senza conoscere i propri diritti e neppure i propri doveri.
Quel che viene viene. Il nodo di fondo è la professionalità sia
dell'imprenditore che del lavoratore. La crisi del settore servizi
deriva proprio dalla scarsa qualità professionale dell'insieme.
Soprattutto perché il settore servizi negli enti locali sono in gran
parte invenzioni di soggetti che usano la politica per collocarsi
tanto la politica non da mai un rendiconto ai cittadini del risultato
della spesa.
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CUCINA NAZIONALE
1 - Il seguente pezzo non c’entra niente col titolo in testata.
L’aspetto più prosaico del progetto di federazione tra Lega e Forza
Italia è che il creatore-padrone di FI ha pensato bene di consegnare la
sua creatura ormai senza eredi al suo naturale riferimento: uno del
nord in cambio della elezione a PdR. Ma è abbastanza probabile
che il padrone di FI schiatti prima della scadenza del mandato di
Mattarella: si infittiscono troppo i ricoveri improvvisi al san
Raffaele.
Carlo Galli scrive oggi su Repubblica che “ il ceto politico
giallorosso vince il Covid ma pare destinato, secondo i sondaggi, a
perdere le elezioni politiche, quando si terranno. E a consegnare
l’Italia alle destre, che alla guerra alla pandemia hanno [fintamente:
questo lo diciamo noi] preso parte, ma senza entusiasmo. Molti umori
antisistema circolavano già da tempo prima della pandemia; sopiti
durante i mesi più duri, privati di un loro importante referente, il
M5S, che non ha retto davanti alla politica reale, mentre la Lega ha
fornito una prova contraddittoria [di cui l’elettorato in genere non
prende nemmeno nota alla luce del pessimo servizio della RAI e dei
media in generale]. Sono umori che attraversano vari ceti: dagli
esclusi e dai meno garantiti a coloro che, fin troppo inclusi, non
vedono oltre il proprio particolarismo corporativo”. Continua Galli: a
queste pulsioni, infatti, il centrosinistra non ha potuto né saputo
prestare attenzione, se non tentando un’alleanza con il più debole dei
contenitori dello scontento, il M5S. Mentre le destre — che derivano da
partiti strutturati, ben più efficaci dei "movimenti" — sono state
pronte a raccoglierle, che ne avessero titolo o no: tanto la Lega, che
ha scelto di essere di lotta e di governo — scelta astuta e
preveggente, ma non molto pagante in termini di consenso — , quanto
FdI, che ha optato per l’opposizione "patriottica", premiata da un
successo quasi imbarazzante.
2 - A me pare che il maggior problema di Salvini non stia tanto nel
sorpasso elettorale della Meloni ma nel fatto che il suo elettorato si
sta svegliando e il partito –la Lega- va anch’essa in altra direzione.
Salvini appare come quel cane che rincorre maldestramente la preda
zizzagando mentre altri suoi colleghi – uno Zaia o un Giorgetti proprio
confidando nella riuscita del PNRR e quindi nel pieno riconoscimento
del ruolo dell’Europa- abbiano preso tutt’altra direzione.
Un vecchio troione sta cedendo il “suo” partito ad un erede
estraneo alla propria famiglia e questo erede ha capito che l’avvento
del governo Draghi gli ha smontato tutti i suoi giocattoli politici:
immigrazione clandestini Europa debito pubblico quota 100 RdC.
3 - L’ultima gabola creata dalla politica è l’annuncio che la Rai
creerà una sede al Portello (che non c’è ancora) annuncio che ha creato
un sacco di polemiche: Zingaretti presidente della Regione Lazio ed ex
segretario del partito è contrario all’operazione attesa e rinviata da
anni al grido: «Roma resti la capitale dell’audiovisivo». Il
trasferimento della Rai, con tanto di centro di produzione, necessario
per la scadenza dell'affitto in via Mecenate fissata per il 2025, era
stato bloccato dal covid, perché quegli spazi sono serviti anche a
realizzare l'ospedale "ad hoc" in Fiera, anche in questo caso con
polemiche annesse. Infine il via libera del cda della televisione
pubblica, atteso da tempo, con il 2025 come termine massimo previsto
per il trasferimento. Tutta la produzione si sposterà in Fiera,
ridimensionando gli spazi di corso Sempione.
In RAI l’ad Fabrizio Salini (voluto dal Movimento 5 Stelle) e il
presidente Marcello Foa (scelto dalla Lega) lasceranno le loro poltrone
entro giugno, nessuna proroga in vista. Ci sarà un nuovo consiglio di
amministrazione, un nuovo presidente della Commissione di Vigilanza. È
cambiato il governo, è cambiata la maggioranza, è cambiata
l’opposizione, è cambiato anche il segretario del Partito Democratico.
Come può non cambiare la Rai? La partita dovrebbe essere guidata da
Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e
braccio destro di Draghi, e da Alessandro Ravera, uomo di Daniele
Franco al Mef. Sullo sfondo, mica tanto, Giancarlo Giorgetti che dal
Mise proverà ad incidere sulle dinamiche del servizio pubblico.
A questa prima gabola in tema RAI s’aggiunge che il 30 marzo è stato pubblicato l’ avviso
per la presentazione di candidatura a componente del consiglio di
amministrazione della RAI-Radiotelevisione Italiana S.p.A. ai fini
dell'elezione da parte del Senato e della Camera della Repubblica .
Sarebbero arrivati tra le 180 e 200 candidature al Senato ed alla
Camera. Un esercito.
4 - Come avevamo scritto a suo tempo il governo Conte 1 e Conte 2 erano
composti in massima parte da gente di origine scuola frequentazioni
della società meridionale. Gente che non “sentiva ne comprendeva” lo
spirito del nord. Non puoi fare un governo da cui sono
tagliati fuori i rappresentati di quella parte del paese che crea
due terzi del PIL. Ovvio che un fatto del genere non lo capiscano
gli imbecilli penta stellati. Meno ovvio che non lo capisca un PD ormai
rintronato. Col governo Draghi la situazione si è fortunatamente
riequilibrata (ma perché non c’è mai un PdC nato cresciuto scolarizzato
al di sopra dell’Arno?) ma l’uscita di Zingaretti, magari su un
tema certamente non importante come quello dei ministri e dei grand
commiss di stato, ha confermato quella che secondo me è la principale
malattia della politica italiana. Non c’è solo una questione di genere
nella composizione del governo e dei grand commis ma bisogna che la
politica si convinca una volta per tutte che il paese lo governa chi
produce ricchezza e non chi ne è fuori. Visto che poi tranne il
RdC non sanno creare e farsi bastare altro.
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