|
|
A
CURNO LE MADAMINE ISTALLANO I PANNELLI SOLARI PER VENDERE LA CORRENTE
ALL'ENEL ALTROVE OTTENGONO I FONDI GRATIS PER L'ACCUMUMULO DEL
FOTOVOLTAICO
E così alle madamine amministratrici del comune bello da vivere hanno
“bagnato il naso”* un'altra volta. Quando hai a che fare con delle
amministratrici bulle e incompetenti e dei dirigenti altrettanto
incompetenti, stai sicuro che sei di Curno. Basta leggere l'articolo di
oggi sul Bugiardino e se pensiamo che quasi tutti gli edifici comunali
hanno appiccicato sul tetto qualche dozzina di pannelli solari, scopri
che quando noi scrivevamo che il Comune di Curno produceva corrente per
venderla (praticamente a gratis) all'Enel avevamo visto giusto.
Ci deve essere una solida manina che guida non vista quelle (le
amministratrici) che s'inventano e i dirigenti (maschi o femmine
che siano) redigono le determinazioni costosissime per istallare
pannelli solari comunali sugli edifici comunali perché solo delle
autentiche genialità possono immaginare di istallare (a pagamento)
pannelli solari che producono corrente in massima parte quando… non
serve e quindi la immettono in rete vendendola all'enel. IMHO
l'operazione serve a pagare quegli uffici tecnici che redigono i
progetti e danno le consulenze… inutili. Che ci sia una manina
proveniente anche dal consiglio comunale?.
Sostanzialmente i consumi correnti di energia elettrica negli edifici
non coincidono coi momenti di produzione da parte dei pannelli solari.
Non solo per via dell'alternanza notte-giorno ma per il fatto che per
esempio nelle scuole la maggiore produzione di energia elettrica
avviene nella stagione in cui le scuole sono chiuse. Lo stesso per i
centri sportivi i quali operano prevalentemente di sera oppure nei due
giorni di fine settimana. Idem per la pubblica illuminazione.
Un Comune per operare con debita intelligenza ed economia deve fare un
bilancio dei propri consumi energetici elettrici (da tutti i punti di
prelievo intestati al comune) registrandoli ora minuto per minuto in
una annata “normale” (il 2020 NON è stata un'annata “normale”…) e da li
partire per fare un progetto che calcoli quanti mq di pannelli solari
istallati su tetti fissi o su girasoli, quante batterie d'accumulo deve
istallare per distribuire l'energia auto-prodotta ed accumulata e
crearsi una linea propria di alimentazione dei propri edifici e
infrastrutture in modo da garantirsi una autonomia. Ovvio che un
investimento del genere, del tutto sostenibile da parte di un comune
come il nostro, si può realizzare anche passo passo in due-tre anni. E
si poteva già realizzare quando il Comune ha messo all'incanto la
ristrutturazione dell'impianto di illuminazione pubblica.
La questione è che non si sa se la consigliera Serra (delegata allo
“sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente”) abbia
anche questo compito oppure che addirittura non esista un politico
delegato allo scopo. Sappiamo che la Serra è stata una delle
sostenitrici del progetto di affidare l'illuminazione pubblica
attraverso un contrato ad hoc salvo poi scoprire che l'ha vinto una
società produttrici di energia elettrica ma il comune acquista la
corrente dall'enel. Un mistero. nDel resto, tanto per capire cosa
intende la Serra per “competenza” la stesura dell'appalto di affido
della pubblica illuminazione NON è stato affidato a un ingegnere
elettrotecnico o almeno un perito (elettrotecnico e non un dentista) ma
a un… geometra. Perché costava di meno. Hai voglia!.
Leggiamo sul Bugiardino che “Sul piatto poco meno di 200.000 euro per i
nuovi impianti per centro socioculturale, auditorium, municipio,
palestra, scuola elementare, centro civico e centro sportivo di
Barzana; 118.000 per le scuole primarie e secondarie di Brembate Sopra;
64.000 per i sistemi di accumulo di municipio e biblioteca di Calusco
d'Adda; 37.576 per quello del palasport di Mapello; 22.240 per il
risparmio energetico del palazzo comunale di Bottanuco e 39.772 per la
manutenzione dell'impianto fotovoltaico già esistente a Chignolo
d'Isola.
Il contributo più corposo va ad Ambivere con circa 212.000 euro, a
fronte dei 233.000 richiesti, per la realizzazione d'impianti
fotovoltaici con sistema di accumulo a centro socioculturale, centro
sportivo, municipio e scuola primaria «Papa Giovanni XXIII». Finanziati
con circa 182.000 euro anche i progetti di Villa d'Adda per centro
sportivo, municipio e scuola media. Centosessantamila euro invece per
il Comune di Carvico, per interventi pari a 172.000 euro su scuola
materna, scuola media e palestra di via Gramsci. Quattro i progetti
finanziati di Sotto il Monte con 178.000 euro complessivi a fronte dei
196.000 necessari per gli impianti di sala civica, centro sportivo,
scuola primaria e secondaria. Il bando finanzia con 166.000 euro dei
172.000 necessari anche i progetti di Presezzo che interessano gli
impianti di municipio, falde est e ovest del bocciodromo, scuole medie
ed elementari, palestra e cimitero. A Palazzago un contributo di
121.000 euro per gli impianti di municipio ed elementari. E infine
20.000 euro per scuole medie e protezione civile di Cisano, con il
Comune che parteciperà alla spesa con i 4.000 mancanti a coprire il
costo totale degli interventi.” C'è da aggiungere che pure Cavernago ha
partecipato al bando ed otterrà 140mila euro a fondo perduto.
Del resto lo stesso casino è successo con la parte hardware della
digitalizzazione del Comune. Anche li uno immagina che il Comune si
faccia fare un progetto complessivo da parte di una azienda di livello
internazionale (e non dall'elettricista vicino di casa di qualche
addetto) e poi istalli la fibra ottica, usando anche i cavidotti
esistenti, per mettere in rete tutto gli edifici comunali e le scuole.
Niente di tutto questo è accaduto: invece hanno messo insieme un
patchwork che va un po' a pedali e poco a F1.
Sia nel caso dei pannelli solari che nel caso dell'hardware della
digitalizzazione il Comune non ha svolto il ruolo di esempio e di
traino ma è stato “al traino” degli interessi della mafietta
professionale e artigianale che ha in mano il settore. Mafietta che non
consente che si faccia un salto di uno step tecnologico ma ti
impone che si percorra tutto l'itinerario di spesa (progetti e impianti
e manutenzione e softwhare) che fanno comodo loro perché così
s'ingrassano tanto paga sempre pantalone.
E così succede che per misteriosi misteri scopriamo che proprio i
comuni bergamaschi che stanno dieci punti indietro la media delle
vaccinazioni contro il covid19 sono riusciti a battere in tema di
utilizzo razionale dell'energia solare il comune “bello di
vivere” retto da uno stuolo di madamine che si credono l'alfa e l'omega
della scienza della democrazia della partecipazione.
*[«ti hanno bagnato il naso» è un modo di dire che qualcuno ti ha superato in qualcosa cui tenevi molto]
|
|
MORANDI PIOLTELLO MOTTARONE: NON CI SONO CON LA TESTA MA COL PORTAFOGLIO SI
Davanti ad una strage con 14 ammazzati attorno alla quale i media si
sono avventati come lupi sulle tre prede ci sarebbe poco da aggiungere
tranne due considerazioni che non mi pare siano state prese in
considerazione dagli imbrattacarte.
La prima considerazione parte da un fatto banale: chi ha una caldaia a
gas per il riscaldamento domestico è obbligato ad effettuare ogni due
anni la manutenzione ordinaria e il controllo fumi. In genere il
tecnico che fa queste due verifiche alla fine rilascia la ricevuta di
pagamento e il bollino affisso alla caldaia. La domanda che sorge
immediatamente è: se il giorno successivo alla manutenzione la
caldaia scoppia facendo danni enormi alla casa ed alle persone
chi paga?. Al cittadino non viene rilasciata nessuna indicazione per
trovare il contratto di assicurazione che il manutentore dovrebbe
possedere. Basterebbe un qrcode ma quel contratto nessuno lo conosce.
Io sono convinto che nella maggioranza dei casi le caldaie domestiche
stanno più o meno nella stessa situazione della funivia del Mottarone.
Tutte le carte sono a posto ma nessuno sa se sia davvero a posto la
caldaia domestica così come gli utenti della funivia del Mottarone non
potevano leggere prima dell'acquisto del biglietto il contratto di
assicurazione del gestore nei confronti dei viaggiatori e la
dichiarazione di conformità dell'impianto rispetto alle normative
vigenti.
E non è privo di significato il fatto che dopo mezzo secolo
dell'avvento del riscaldamento a metano o dopo un secolo dalla
costruzione delle funivie non sia MAI diventato OBBLIGATORIO esporre
sia il contratto di assicurazione che le autorizzazioni necessarie alle
scadenze obbligatorie.
La seconda osservazione che mi viene da fare sulla tragedia del
Mottarone è la quantità di tronchi segati a macchina (con motosega,
quindi non caduti per la tempesta Vaia) distesi lungo il percorso dove
s'è sfracellata a terra la cabina. Si sono visti benissimo nei
filmati dei vigili del fuoco e nelle numerose fotografie pubblicate dai
giornali. Mi pare ovvio che quella strage di alberi abbandonati a
terra da chissà quanti mesi od anni siano stati visti dai passeggeri
oltre che dai chi li aveva tagliati e NON raccolti. Tra l'altro proprio
nel corridoio di passaggio della funivia. La mancata raccolta e
sgombero di quegli abeti e pini accelera l'infezione da bostrico. Ma
tanto vale: se non importa nulla tenere sotto controllo una funivia
volete che abbiano qualche timore che il bostrico distrugga le selve?.
Stamane Ezio Mauro scrive ci sarebbe stato “uno scambio — l'ennesimo —
tra sicurezza e profitto, come se sotto l'urto della crisi le due
ragioni non riuscissero più a comporsi e a stare insieme. Una logica
privata portata agli estremi, con effetti pubblici imprevisti e
devastanti.
(…) Forse non abbiamo misurato fino in fondo gli effetti della
pandemia, ipnotizzati dal contagio. Siamo schiacciati da tre crisi, una
sanitaria, con l'assedio del virus, una sociale, con la nuova distanza
fisica e psicologica tra gli individui, una economica, con l'attività
produttiva e commerciale disarticolata e soffocata, e l'occupazione
minacciata e colpita di conseguenza. Questa emergenza cambia la scala
delle nostre priorità, com'è ovvio e come sappiamo: ma questo
sommovimento nella gerarchia di valori, impegni, obblighi e opportunità
sta mutando anche la nostra sensibilità sociale, la relazione tra noi e
gli altri, il rapporto tra gli interessi e gli obblighi. (…)Nell'ansia
di riaprire (finalmente), di ripartire, di recuperare il tempo e il
guadagno perduto, la sicurezza diventa comprimibile, le misure che
comporta sono rinviabili, le compatibilità tra le garanzie e il lavoro
possono essere modificate. I diritti nati nel lavoro, come i diritti
mai nati del cittadino-consumatore di beni e servizi, diventano una
variabile dipendente della crisi, diritti-ombra, o almeno diritti-nani,
comprimibili e sacrificabili nelle fasi di difficoltà: come se
riguardassero soltanto i loro diretti beneficiari, e non fossero invece
espressione della cifra complessiva di qualità di una democrazia”.
Noi non crediamo che sia colpa della pandemia e della necessità e della
avventatezza di volere ripartire e guadagnare. Indubbiamente c'è
di mezzo anche la necessità di tornare a guadagnare ma al Mottarone
come per il viadotto Morandi oppure per l'incidente ferroviario
di Pioltello si sommano una serie di concause che non hanno solo il
denaro come molla scatenante ma soprattutto il pressapochismo di chi
deve gestire certi servizi senza averne la necessaria cultura
preparazione affidabilità provata.
In tutti questi casi chi sapeva doveva recarsi dai carabinieri ed
avvisare che per il Morandi era stata preparato un progetto di riarmo
per il pericolo di crollo imminente che venne abbandonato nel cassetto:
ma il progettista che doveva essere il primo a cantare era stata pagato
la prestazione. A Pioltello il problema era già stato indivdutao dal
manutentore della linea che aveva provveduto a…calare un pezzo di asse
per ridurre le vibrazioni del binario rotto in testata. Qualcuno sapeva
ma non ha parlato. Al Mottarone addirittura c'erano probabilmente
una dozzina di persone che sapevano che la funivia ogni tanto si
bloccava inavvertitamente. Ma la Leitner aveva soprasseduto perché
non era stata pagata e quindi il problema era rimasto in mano ai
locali i quali … se il freno si blocca senza ragioni che
facciamo? Impediamo al freno di bloccare. Seguono 14 morti che potevano
essere 15.
Il tragico è che perfino chi aveva manomesso il sistema aveva utilizzato la funivia per se e la sua famiglia.
Un po' come quei manutentori di RFI che sapevano, viaggiavano e… tanto
tocca agli altri. Stessa storia del Morandi: lo sapeva il progettista
che aveva raccomandato il che fare.
Lo sapeva l'ANAS quando aveva ceduto le autostrade e il Morandi ai
Benetton e dintorni. Lo sapevano i padroni di Autostrade che avevano
affrontato il problema alla pila 11. Sapevano che lo stesso problema
c'era per la pila 10 e la 9. I padroni dell'autostrada avevano fatto
fare il progetto per sistemare le due pile ma poi… lasciamolo li che
tanto se non è successo niente finora cosa vuoi che succeda d'ora in
poi?!.
Ecco: non c'entra la pandemia. E' solo una questione da 'mpustur catolec”.
|
|
|