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ASTINO:45MILIONI DI INVESTIMENTI PUBBLICI
MA PER I CITTADINI NON C’È UN POSTO
PER STENDERSI AL SOLE
Scrive Benedetta Ravizza sul Bugiardino che ad Astino “dal 2007 a oggi
sono stati investiti per il recupero oltre 27 milioni di euro; (e
sono) già in programma un ulteriore pacchetto da 8 milioni di euro.
Fondi della Mia, eccetto un contributo di 4,5 milioni (da Diocesi, Ubi
Banca e Regione) stanziato nella prima fase. Ma da qui a fine mandato
(settembre 2024) il Cda della Fondazione ha già nuove idee in
cantiere. Dal 24 maggio inizierà la posa della «Domus Bergamo» (già in
piazza Dante) come centro servizi del parcheggio Ripa Pasqualina (140
mila euro). Il restauro della cappella dedicata al domenicano vescovo
di Brescia beato Guala, dovrebbe essere il primo a partire per una
spesa di circa 95 mila euro di preventivo . Altri 300 mila euro sono
destinati al recupero degli ambienti al primo piano della Chiesa del
Santo Sepolcro. Qualche anticipazione sul nuovo allestimento sulla
terrazza di 630 metri quadri (con una pavimentazione in terra solida
totalmente rinnovata, a basso impatto ambientale e drenante): «Non ci
sarà una tensostruttura - spiega il direttore della Mia Giuseppe
Epinati - ma tre-quattro casette in legno, ciascuna dedicata a uno
specifico prodotto». Nuovi camminamenti con pietre di recupero dalle
vecchie cascine bergamasche renderanno ancora più piacevole
passeggiare tra i chiostri del monastero”.
Il lettore faccia qualche conto e vedrà quanto denaro pubblico –la MIA
è un “bene pubblico” infornato dentro una società formalmente privata
ma i suoi scopi statutari, la sua organizzazione e il suo governo la
assimilano a un soggetto pubblico- quanto denaro pubblico è stato
investito per approdare al restauro di un compendio che viene
sostanzialmente affittato a dei privati e quindi sottratto al godimento
continuo dei cittadini. Il compendio del monastero gran parte è in mano
a privati fittavoli ma anche tutta la campagna, tranne il piccolo
spazio della c.d. Valle della Biodiversità è affittato a vari soggetti
privati.
(...)
A PENSAR MALE QUALCHE VOLTA SI INDOVINA
Alle madamine della giunta Gamba deve essere apparso un plus
l'occasione di intitolare l'auditorium a DeAndre e celebrarlo con
Crêuza de mä chiamando un professore di filosofia del diritto all'UniBG
a fare la sua allocuzione. Tanto per non scordarsi bisogna dire che il
disco uscì nel 1984. In effetti (ci ripetiamo) Carlo Massarini scriveva
che l'album Crêuza de mä (e già qui nessuno sa cosa significhi
davvero) di De André era-è-sarebbe un'odissea moderna nel Mar
Mediterraneo. Album incomprensibile e autentico, una sorta di miscuglio
di fantasie espresse in sette canzoni con cui il cantautore svela nuovi
mondi da cui farsi ammaliare e lungo i quali sognare.
DeAndre diceva che nella stessa Genova qualcuno gli chiedesse “ma in
che lingua hai cantato?”. Rispose “in una lingua del sogno che suonasse
come idioma comune a tutti i popoli del Mediterraneo”. Anche quella
speranza si è ovviamente rivelata un sogno… Le ho scritte per molti
motivi, fra cui riconoscermi in una etnìa in un universo più vasto,
quello del Mar Mediterraneo.
Poi, perché la mia bussola mi ha sempre indicato qualsiasi direzione
che non fosse la più sicura, quella scelta dalla maggioranza, mi ha
sempre indicato mondi marginali, minoranze, differenze dalla norma,
anche linguistiche: quei suoni strani, quelle parole inusuali che
sembravano strappi di arpa, richiami di volpe, fruscii di foglie, sono
sicuramente più vicini agli echi della natura di quanto non suonino le
parole delle lingue colte…». Terminando il pensiero con una citazione
dedotta da Pasolini: «Il dialetto è l'autenticità».
Di questi tempi il Mediterraneo è attraversato da barche di disperati
che dal sud e dall'est di quel mare vogliono approdare in Italia ed è
seminato da centinaia di migliaia di morti, ricordare questo lavoro
sembrerebbe qualcosa di attuale. Ecco perché brillavano gli occhietti
alle madamine: cosa poteva essere migliore celebrazione della
convivenza tra i popoli e la loro mescolanza di un disco cantato in una
lingua che era la somma di cento dialetti di cento popoli sulle rive
del Mediterraneo?
Peccato che nel 1984 nessuno immaginava che trenta quaranta anni dopo
dal sud del Mediterraneo non sarebbero arrivati solo petrolio e gas ma
qualche milione di persone.
(...)
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ASTINO:45MILIONI DI INVESTIMENTI PUBBLICI
MA PER I CITTADINI NON C’È UN POSTO
PER STENDERSI AL SOLE
Scrive Benedetta Ravizza sul Bugiardino che ad Astino “dal 2007 a oggi
sono stati investiti per il recupero oltre 27 milioni di euro; (e
sono) già in programma un ulteriore pacchetto da 8 milioni di euro.
Fondi della Mia, eccetto un contributo di 4,5 milioni (da Diocesi, Ubi
Banca e Regione) stanziato nella prima fase. Ma da qui a fine mandato
(settembre 2024) il Cda della Fondazione ha già nuove idee in
cantiere. Dal 24 maggio inizierà la posa della «Domus Bergamo» (già in
piazza Dante) come centro servizi del parcheggio Ripa Pasqualina (140
mila euro). Il restauro della cappella dedicata al domenicano vescovo
di Brescia beato Guala, dovrebbe essere il primo a partire per una
spesa di circa 95 mila euro di preventivo . Altri 300 mila euro sono
destinati al recupero degli ambienti al primo piano della Chiesa del
Santo Sepolcro. Qualche anticipazione sul nuovo allestimento sulla
terrazza di 630 metri quadri (con una pavimentazione in terra solida
totalmente rinnovata, a basso impatto ambientale e drenante): «Non ci
sarà una tensostruttura - spiega il direttore della Mia Giuseppe
Epinati - ma tre-quattro casette in legno, ciascuna dedicata a uno
specifico prodotto». Nuovi camminamenti con pietre di recupero dalle
vecchie cascine bergamasche renderanno ancora più piacevole
passeggiare tra i chiostri del monastero”.
Il lettore faccia qualche conto e vedrà quanto denaro pubblico –la MIA
è un “bene pubblico” infornato dentro una società formalmente privata
ma i suoi scopi statutari, la sua organizzazione e il suo governo la
assimilano a un soggetto pubblico- quanto denaro pubblico è stato
investito per approdare al restauro di un compendio che viene
sostanzialmente affittato a dei privati e quindi sottratto al godimento
continuo dei cittadini. Il compendio del monastero gran parte è in mano
a privati fittavoli ma anche tutta la campagna, tranne il piccolo
spazio della c.d. Valle della Biodiversità è affittato a vari soggetti
privati.
Quindi l'accesso dei cittadini a questo bene non è consentito nelle
campagne (quind i non puoi stenderti a prendere il sole e nemmeno
camminarvi), non è consentito in gran parte del monastero se non
“pagando” delle costosissime cene dei ristoranti ivi alloggiati. Anche
le manifestazioni c.d. culturali che vengono organizzate dentro
la parte residua del monastero in buona sostanza sono solo di supporto
agli affari dei ristoratori dal momento che Astino è IN-accessibile sia
in auto che a piedi salvo parcheggiare a pagamento e percorrere un
viottolo in mezzo ai campi. Che non è proprio il massimo in certe
stagioni e momenti piovosi. Perfino via Astino è orlata da una
piantumazione di rara bruttezza esotericità.
Per colmare la misura sotto quello che fu l'hortus conclusus hanno
pensato bene di creare il sistema di riscaldamento e condizionamento
dell'intero compendio. Poi sopra via hanno steso una piattaforma di
terra battuta sovrastata da “tre-quattro casette in legno, ciascuna
dedicata a uno specifico prodotto”. Una finezza.
Accanto alle mega spese sul monastero e la vicina Cascina Convento ci
sono poi da aggiungere le spese sostenute dal Comune di Bergamo e dal
Consorzio di Bonifica per rimediare agli allagamenti che ha subito (e
forse subirà ancora: speriamo di no…) il quartiere di Longuelo.
Leggiamo cosa scriveva Fabio Paravisi a marzo 2018 sempre sul
Bugiardino:” Ma per risolvere il problema degli allagamenti di Longuelo
servono le vasche di laminazione, che raccolgono l'acqua in eccesso per
rilasciarla un po' alla volta. Dopo molte discussioni su numero,
misure, collocazione e tipologia (a cielo aperto o interrate) sono
emerse le scelte definitive. Si tratterà di tre vasche a cielo aperto
senza cemento: in condizioni normali avranno l'aspetto di avvallamenti
profondi in media un metro e mezzo, coperti di erba e circondati da
alberi. Le sponde saranno come rampe non ripide e rinforzate da pietre,
terra e pali di legno.
La prima vasca sarà rettangolare, lunga un centinaio di metri e con una
capienza di 20 mila metri cubi. Sarà realizzata su un terreno venduto
dalla Val d'Astino (per 1 milione e 125 mila euro) a sinistra della
strada da Longuelo al monastero. In questo momento c'è solo uno studio
di fattibilità ma Sergio Papiri dell'Università di Pavia sta preparando
il progetto esecutivo che sarà pronto entro fine aprile. Ai primi di
maggio sarà analizzato in una conferenza dei servizi. Solo a questo
punto, dalle eventuali modifiche da apportare, si capirà quando i
lavori potranno partire. Il tutto costerà 3 milioni e 320 mila euro.
Il costo dell'intervento complessivo è invece di 9 milioni e 170 mila
euro, e comprende altre due vasche. La prima è da 25 mila metri cubi su
terreni in corso di acquisizione da privati ai bordi di via del Celtro,
la seconda di 10 mila metri cubi in un'area ancora non identificata che
potrebbe anche essere all'interno del Golf Club. Rientrano nei progetti
anche lavori al tratto finale del Rio Lavanderio con rifacimento
dell'attraversa- mento di via Astino, e interventi alla Curna e altre
rogge. In tutto questo si riuscirà anche a salvare la rana di Lataste:
i canneti in cui vive l'anfibio potrebbero essere risparmiati o al
massimo tolti e ripiantati.
Aggiornando la situazione al maggio 2021 si legge che la prima vasca di
laminazione della volumetria di 16,5mila mc è in via di realizzazione
nell'angolo di NO della campagna e costerà 1,9 milioni di euro che
saranno recuperati con le bollette a carico degli abitanti di Longuelo.
Altri 800mila euro saranno spesi dal Comune di Bergamo per la pulizia e
lo sterramento del canale-tombato che da via Astino sottopassa un pezzo
di Longuelo e poi scorre sottoterra laterale a via Bellini.
Nel frattempo hanno dovuto rilevare (dietro nostra segnalazione con
tanto di fotografie fatte rimuovere velocemente da Google maps)
che i terreni attraversati dalla Roggia Curno sono inquinati di
materiali probabilmente pericolosi che si “sarebbero” accumulati nel
tempo perché la roggia attraversava compendi artigianali e
industriali della città che vi avrebbero scaricato materiali
adesso fuorilegge. Noi invece pensiamo che vi sia stata una cava di
argilla (per la fornace di via del Coppo) poi riempita di
qualcosa di indicibile visto che le percolazioni rilevate sulle sponde
della roggia Curno provenivano tutte dalla sponda a nord e non da
quella a sud.
Di oggi, sempre sul Bugiardino, l'esilarante intervista a Barbara
Toce, presidente della Commissione di monitoraggio del Congresso dei
poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, nonché membro della
giuria che ha preso in esame i progetti candidati al «Landscape
Award»,il Premio europeo del Paesaggio, di cui la Valle d'Astino è il
candidato italiano 2021, dopo la vittoria del Premio nazionale del
ministero della Cultura per la quale Barbara Toce “Il progetto di
Astino è un buon esempio da esportare in altre città italiane, ma che
adesso deve farsi conoscere anche dall'Europa e dal turismo
internazionale». La presidente continua: “oggi in tanti rifuggono dai
luoghi in cui si concentra il turismo di massa. Si sta riscoprendo il
piacere di assaporare delle emozioni, legate per esempio all'arte o
alla cucina II turismo sta diventando esperienziale; si stanno aprendo
dei fronti importanti, soprattutto per i piccoli borghi, ed è
necessario riuscire a capire quali potrebbero essere i punti di forza
anche per questo tipo di promozione».
Se la linea europea è quella di escludere la popolazione dalla
fruizione di questi bene mantenuti tutti a spese pubbliche,
presumibilmente c'è da aspettarsi presto un assalto ai palazzi del
governo coi forconi. E quale modello di “fruizione di massa” hanno
questi luoghi e questi programmi lo si rileva dalla terza foto,
sostanzialmente si tratta della solita gente da ZTL. Infatti questi
hanno i soldi per andare dalle parti di Capalbio o in Provenza
Lampedusa e Riace per portare la propria testimonianza e vicinanza e
vengono qui a imparare a fare l'orto in città e recuperare un po' di
verdura aggratis mentre il popolo bove che non ha uno stipendio
pubblico o una pensione sicura non ha nemmeno i soldi per andare alle
piscine. Gli basterebbe un prato per stendersi al sole, una doccia e un
cesso.
Sempre il Bugiardino di questa settimana ci avvisa che “il primo
giugno, giorno dell'attesa riapertura della stagione ad Astino, torna
in loco il mega dipinto l'«Ultima Cena» di Alessandro Allori
ricollocato nel Refettorio del monastero. È la fine del viaggio per il
«capolavoro errante» che — grazie a Mia, Comune di Bergamo e
Fondazione Credito Bergamasco — ritorna «a casa». Si legge che La tela
viene commissionata nel 1580 da Calisto Solari, abate di Astino, su
modello del Cenacolo di Andrea del Sarto. Alessandro Allori, il
principale artista fiorentino dell'epoca, tradisce del Sarto e subisce
la fascinazione della omonima impresa su parete di Leonardo da Vinci,
nella milanese Santa Maria della Grazie. I monaci che per primi videro
l'opera di Allori compiuta e posizionata, «rimasero stupefatti».
L'impatto è potente anche oggi: per le dimensioni, la potenza del
soggetto iconico, la simbologia. Dal monastero, l'«Ultima Cena» ha poi
soggiornato nelle camere del Comune di Bergamo, negli spazi della
Biblioteca Angelo Mai, a Palazzo della Ragione. Grazie al comodato
d'uso concesso dall'amministrazione comunale, oggi il cerchio si
chiude.
Diciamo che nessuno soggetto pubblico -a partire dall'Acca- demia
Carrara- aveva interesse ad accasarsi quella mezza crostone oltretutto
di dimensioni imponenti e difficile cura e quindi alla fine,
esattamente come accade da sempre nella Bergamo cattolica, tutto quello
che non si può vendere o svendere finisce alla MIA oppure alla
Fondazione Istituti Educativi.
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A PENSAR MALE QUALCHE VOLTA SI INDOVINA
Alle madamine della giunta Gamba deve essere apparso un plus
l'occasione di intitolare l'auditorium a DeAndre e celebrarlo con
Crêuza de mä chiamando un professore di filosofia del diritto all'UniBG
a fare la sua allocuzione. Tanto per non scordarsi bisogna dire
che il disco uscì nel 1984. In effetti (ci ripetiamo) Carlo
Massarini scriveva che l'album Crêuza de mä (e già qui nessuno sa cosa
significhi davvero) di De André era-è-sarebbe un'odissea moderna
nel Mar Mediterraneo. Album incomprensibile e autentico, una sorta di
miscuglio di fantasie espresse in sette canzoni con cui il cantautore
svela nuovi mondi da cui farsi ammaliare e lungo i quali sognare.
DeAndre diceva che nella stessa Genova qualcuno gli chiedesse “ma in
che lingua hai cantato?”. Rispose “in una lingua del sogno che suonasse
come idioma comune a tutti i popoli del Mediterraneo”. Anche quella
speranza si è ovviamente rivelata un sogno… Le ho scritte per molti
motivi, fra cui riconoscermi in una etnìa in un universo più vasto,
quello del Mar Mediterraneo.
Poi, perché la mia bussola mi ha sempre indicato qualsiasi direzione
che non fosse la più sicura, quella scelta dalla maggioranza, mi ha
sempre indicato mondi marginali, minoranze, differenze dalla norma,
anche linguistiche: quei suoni strani, quelle parole inusuali che
sembravano strappi di arpa, richiami di volpe, fruscii di foglie, sono
sicuramente più vicini agli echi della natura di quanto non suonino le
parole delle lingue colte…». Terminando il pensiero con una citazione
dedotta da Pasolini: «Il dialetto è l'autenticità».
Di questi tempi il Mediterraneo è attraversato da barche di disperati
che dal sud e dall'est di quel mare vogliono approdare in Italia ed è
seminato da centinaia di migliaia di morti, ricordare questo lavoro
sembrerebbe qualcosa di attuale. Ecco perché brillavano gli occhietti
alle madamine: cosa poteva essere migliore celebrazione della
convivenza tra i popoli e la loro mescolanza di un disco cantato in una
lingua che era la somma di cento dialetti di cento popoli sulle rive
del Mediterraneo?
Peccato che nel 1984 nessuno immaginava che trenta quaranta anni
dopo dal sud del Mediterraneo non sarebbero arrivati solo petrolio e
gas ma qualche milione di persone.
Quella che doveva essere nelle intenzioni delle madamine della giunta
Gamba uno spot a favore dell'immigrazione contro Lega e FdI al
momento della sua concretizzazione s'è scontrato con “il fatto non
sussiste” che ha mandato assolto il Salvini per il caso Gregoretti e in
aggiunta che al 24 maggio 2021 (cioè in 5 mesi) erano sbarcati 13.766
migranti rispetto ai 4.724 di tutto il 2020 ed ai 1.436 del 2019.
Non era il caso di cantare a volume troppo elevato anche perché la Lega
fa parte dei quel pasticcio nazionale che è il governo Draghi assieme
al PD che è il maggiore azionista elettorale delle madamine indigene.
E così nella conferenza del professore di filosofia del diritto non s'è
capito bene dove intendesse andare a parare: forse era meglio
chiamare un semiologo uscito dalla scuola di Umberto Eco. Che perlomeno
aveva la “patente” repubblicana per essere autorizzato a parlare
sull'argomento mentre il bravo professore non ci pare sia stato nemmeno
all'altezza dei giornalisti delle riviste musicali alternative.
La seconda moglie di de André, Dori Ghezzi, è stata invitata
all'inaugurazione ed eccola rappresentata a fianco della
sindaca con in mano entrambe un mazzo di calle o belledonne bianche
probabilmente cresciute nelle aiuole di casa . Abbiamo notato con
piacere che la sindaca si sia riappacificata con le calle dal momento
che fummo protagonisti di un episodio sgradevole. Tra il sottoscritto e
la sindaco nel corso di un dibattito ci fu uno leggere scontro politico
che pensai di smorzare regalandole un bouquet floreale. Vado dal
fiorista in piazza e siccome siamo prossimo al mezzogiorno di un sabato
di bouquet di fiori pronti ne sono rimasti due: uno con delle
margherite (i fiur di morcc) e un altro più eterogeneo con una calla
blu o nera. Regalare in mazzo di fiur di morcc (le margherite) non era
il caso ma anche un mazzo con una calla non era proprio di buon
gusto per una donna e per i motivi detti sopra. Il fiorista decide per
il bouquet con la calla blu-nera. Apriti cielo! Appena la sindaca
riceve quel mazzo fila dai carabinieri a denunciare segnalare
lamentarsi del malaugurio infertole (ce l'ha scritto lei…) con una
calla nera. Nei giorni successivi abbiamo atteso di essere chiamati dal
maresciallo della caserma ma la protesta della sindaca deve
essere apparsa del tutto fuori luogo anche a lui. O forse pure la Gamba
ha capito che aveva fatto una cacchiata.
Siamo contenti che si sia riappacificata con le calle. Anche se non è
proprio un fiore da regalare a una donna. Ad una amante invece si.
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