A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1355 DEL 25 MAGGIO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















ASTINO:45MILIONI DI INVESTIMENTI PUBBLICI
MA PER I CITTADINI NON C’È UN POSTO
PER STENDERSI AL SOLE
Scrive Benedetta Ravizza sul Bugiardino che ad Astino “dal 2007 a oggi sono stati investiti per il re­cupero oltre 27 milioni di euro; (e sono) già in programma un ulteriore pacchetto da 8 milioni di euro. Fondi della Mia, eccetto un con­tributo di 4,5 milioni (da Diocesi, Ubi Banca e Regione) stanziato nella prima fase. Ma da qui a fine mandato (settembre 2024) il Cda della Fondazione ha già nuo­ve idee in cantiere. Dal 24 maggio inizierà la posa della «Domus Bergamo» (già in piazza Dante) come cen­tro servizi del parcheggio Ripa Pasqualina (140 mila euro). Il restauro della cappella dedicata al dome­nicano vescovo di Brescia beato Guala, dovrebbe essere il primo a partire per una spesa di circa 95 mila euro di pre­ventivo . Altri 300 mila euro sono destinati al recupero degli ambienti al primo piano della Chiesa del Santo Sepolcro. Qualche anticipazione sul nuovo allestimento sulla ter­razza di 630 metri quadri (con una pavimentazione in terra solida totalmente rinnovata, a basso impatto ambientale e drenante): «Non ci sarà una tensostruttura - spiega il di­rettore della Mia Giuseppe Epinati - ma tre-quattro caset­te in legno, ciascuna dedicata a uno specifico prodotto». Nuo­vi camminamenti con pietre di recupero dalle vecchie cascine bergamasche renderanno an­cora più piacevole passeggiare tra i chiostri del monastero”.

Il lettore faccia qualche conto e vedrà quanto denaro pubblico –la MIA è un “bene pubblico” infornato dentro una società formalmente privata ma i suoi scopi statutari, la sua organizzazione e il suo governo la assimilano a un soggetto pubblico- quanto denaro pubblico è stato investito per approdare al restauro di un compendio che viene sostanzialmente affittato a dei privati e quindi sottratto al godimento continuo dei cittadini. Il compendio del monastero gran parte è in mano a privati fittavoli ma anche tutta la campagna, tranne il piccolo spazio della c.d. Valle della Biodiversità è affittato a vari soggetti privati.
(...)

A PENSAR MALE QUALCHE VOLTA SI INDOVINA
Alle madamine della giunta Gamba deve essere apparso un plus l'occasione di intitolare l'auditorium a DeAndre e celebrarlo con Crêuza de mä chiamando un professore di filosofia del diritto all'UniBG a fare la sua allocuzione. Tanto per non scordarsi bisogna dire che  il disco uscì nel 1984. In effetti (ci ripetiamo) Carlo Massarini scriveva che l'album Crêuza de mä (e già qui nessuno sa cosa significhi davvero)  di De André era-è-sarebbe un'odissea moderna nel Mar Mediterraneo. Album incomprensibile e autentico, una sorta di miscuglio di fantasie espresse in sette canzoni con cui il cantautore svela nuovi mondi da cui farsi ammaliare e lungo i quali sognare.
DeAndre diceva che nella stessa Genova qualcuno gli chiedesse “ma in che lingua hai cantato?”. Rispose “in una lingua del sogno che suonasse come idioma comune a tutti i popoli del Mediterraneo”. Anche quella speranza si è ovviamente rivelata un sogno… Le ho scritte per molti motivi, fra cui riconoscermi in una etnìa in un universo più vasto, quello del Mar Mediterraneo.
Poi, perché la mia bussola mi ha sempre indicato qualsiasi direzione che non fosse la più sicura, quella scelta dalla maggioranza, mi ha sempre indicato mondi marginali, minoranze, differenze dalla norma, anche linguistiche: quei suoni strani, quelle parole inusuali che sembravano strappi di arpa, richiami di volpe, fruscii di foglie, sono sicuramente più vicini agli echi della natura di quanto non suonino le parole delle lingue colte…». Terminando il pensiero con una citazione dedotta da Pasolini: «Il dialetto è l'autenticità».
Di questi tempi il Mediterraneo è attraversato da barche di disperati che dal sud e dall'est di quel mare vogliono approdare in Italia ed è seminato da centinaia di migliaia di morti, ricordare questo lavoro sembrerebbe qualcosa di attuale. Ecco perché brillavano gli occhietti alle madamine: cosa poteva essere migliore celebrazione della convivenza tra i popoli e la loro mescolanza di un disco cantato in una lingua che era la somma di cento dialetti di cento popoli sulle rive del  Mediterraneo?
Peccato che nel 1984 nessuno  immaginava che trenta quaranta anni dopo dal sud del Mediterraneo non sarebbero arrivati solo petrolio e gas ma qualche milione di persone.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






































































































































































































































ASTINO:45MILIONI DI INVESTIMENTI PUBBLICI
MA PER I CITTADINI NON C’È UN POSTO
PER STENDERSI AL SOLE
Scrive Benedetta Ravizza sul Bugiardino che ad Astino “dal 2007 a oggi sono stati investiti per il re­cupero oltre 27 milioni di euro; (e sono) già in programma un ulteriore pacchetto da 8 milioni di euro. Fondi della Mia, eccetto un con­tributo di 4,5 milioni (da Diocesi, Ubi Banca e Regione) stanziato nella prima fase. Ma da qui a fine mandato (settembre 2024) il Cda della Fondazione ha già nuo­ve idee in cantiere. Dal 24 maggio inizierà la posa della «Domus Bergamo» (già in piazza Dante) come cen­tro servizi del parcheggio Ripa Pasqualina (140 mila euro). Il restauro della cappella dedicata al dome­nicano vescovo di Brescia beato Guala, dovrebbe essere il primo a partire per una spesa di circa 95 mila euro di pre­ventivo . Altri 300 mila euro sono destinati al recupero degli ambienti al primo piano della Chiesa del Santo Sepolcro. Qualche anticipazione sul nuovo allestimento sulla ter­razza di 630 metri quadri (con una pavimentazione in terra solida totalmente rinnovata, a basso impatto ambientale e drenante): «Non ci sarà una tensostruttura - spiega il di­rettore della Mia Giuseppe Epinati - ma tre-quattro caset­te in legno, ciascuna dedicata a uno specifico prodotto». Nuo­vi camminamenti con pietre di recupero dalle vecchie cascine bergamasche renderanno an­cora più piacevole passeggiare tra i chiostri del monastero”.

Il lettore faccia qualche conto e vedrà quanto denaro pubblico –la MIA è un “bene pubblico” infornato dentro una società formalmente privata ma i suoi scopi statutari, la sua organizzazione e il suo governo la assimilano a un soggetto pubblico- quanto denaro pubblico è stato investito per approdare al restauro di un compendio che viene sostanzialmente affittato a dei privati e quindi sottratto al godimento continuo dei cittadini. Il compendio del monastero gran parte è in mano a privati fittavoli ma anche tutta la campagna, tranne il piccolo spazio della c.d. Valle della Biodiversità è affittato a vari soggetti privati.
Quindi l'accesso dei cittadini a questo bene non è consentito nelle campagne (quind i non puoi stenderti a prendere il sole e nemmeno camminarvi), non è consentito in gran parte del monastero se non “pagando” delle costosissime cene dei ristoranti ivi alloggiati. Anche le manifestazioni c.d. culturali che vengono organizzate dentro  la parte residua del monastero in buona sostanza sono solo di supporto agli affari dei ristoratori dal momento che Astino è IN-accessibile sia in auto che a piedi salvo parcheggiare a pagamento e percorrere un viottolo in mezzo ai campi. Che non è proprio il massimo in certe stagioni e momenti piovosi. Perfino via Astino è orlata da una piantumazione di rara bruttezza esotericità.
Per colmare la misura sotto quello che fu l'hortus conclusus hanno pensato bene di creare il sistema di riscaldamento e condizionamento dell'intero compendio. Poi sopra via hanno steso una piattaforma di terra battuta sovrastata da “tre-quattro caset­te in legno, ciascuna dedicata a uno specifico prodotto”. Una finezza.

Accanto alle mega spese sul monastero e la vicina Cascina Convento ci sono poi da aggiungere le spese sostenute dal Comune di Bergamo e dal Consorzio di Bonifica per rimediare agli allagamenti che ha subito (e forse subirà ancora: speriamo di no…) il quartiere di Longuelo.  Leggiamo cosa scriveva Fabio Paravisi a marzo 2018 sempre sul Bugiardino:” Ma per risolvere il problema degli allagamenti di Longuelo servono le vasche di laminazione, che raccolgono l'acqua in eccesso per rilasciarla un po' alla volta. Dopo molte discussioni su numero, misure, collocazione e tipologia (a cielo aperto o interrate) sono emerse le scelte definitive. Si tratterà di tre vasche a cielo aperto senza cemento: in condizioni normali avranno l'aspetto di avvallamenti profondi in media un metro e mezzo, coperti di erba e circondati da alberi. Le sponde saranno come rampe non ripide e rinforzate da pietre, terra e pali di legno.
La prima vasca sarà rettangolare, lunga un centinaio di metri e con una capienza di 20 mila metri cubi. Sarà realizzata su un terreno venduto dalla Val d'Astino (per 1 milione e 125 mila euro) a sinistra della strada da Longuelo al monastero. In questo momento c'è solo uno studio di fattibilità ma Sergio Papiri dell'Università di Pavia sta preparando il progetto esecutivo che sarà pronto entro fine aprile. Ai primi di maggio sarà analizzato in una conferenza dei servizi. Solo a questo punto, dalle eventuali modifiche da apportare, si capirà quando i lavori potranno partire. Il tutto costerà 3 milioni e 320 mila euro.
Il costo dell'intervento complessivo è invece di 9 milioni e 170 mila euro, e comprende altre due vasche. La prima è da 25 mila metri cubi su terreni in corso di acquisizione da privati ai bordi di via del Celtro, la seconda di 10 mila metri cubi in un'area ancora non identificata che potrebbe anche essere all'interno del Golf Club. Rientrano nei progetti anche lavori al tratto finale del Rio Lavanderio con rifacimento dell'attraversa- mento di via Astino, e interventi alla Curna e altre rogge. In tutto questo si riuscirà anche a salvare la rana di Lataste: i canneti in cui vive l'anfibio potrebbero essere risparmiati o al massimo tolti e ripiantati.

Aggiornando la situazione al maggio 2021 si legge che la prima vasca di laminazione della volumetria di 16,5mila mc è in via di realizzazione nell'angolo di NO della campagna e costerà 1,9 milioni di euro che saranno recuperati con le bollette a carico degli abitanti di Longuelo. Altri 800mila euro saranno spesi dal Comune di Bergamo per la pulizia e lo sterramento del canale-tombato che da via Astino sottopassa un pezzo di Longuelo e poi scorre sottoterra laterale a via Bellini.
Nel frattempo hanno dovuto rilevare (dietro nostra segnalazione con tanto di fotografie fatte rimuovere velocemente da Google maps)  che i terreni attraversati dalla Roggia Curno sono inquinati di materiali probabilmente pericolosi che si “sarebbero” accumulati nel tempo perché la roggia attraversava compendi artigianali e industriali  della città che vi avrebbero scaricato materiali adesso fuorilegge. Noi invece pensiamo che vi sia stata una cava di argilla (per la fornace di via del Coppo) poi riempita di  qualcosa di indicibile visto che le percolazioni rilevate sulle sponde della roggia Curno provenivano tutte dalla sponda a nord e non da quella a sud.

Di oggi, sempre sul Bugiardino, l'esilarante intervista  a Barbara Toce, presidente della Commissione di monitoraggio del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, nonché membro della giuria che ha preso in esame i progetti candidati al «Landscape Award»,il Premio europeo del Paesaggio, di cui la Valle d'Astino è il candidato italiano 2021, dopo la vittoria del Premio nazionale del ministero della Cultura per la quale Barbara Toce “Il progetto di Astino è un buon esempio da esportare in altre città italiane, ma che adesso deve farsi conoscere anche dal­l'Europa e dal turismo internazio­nale». La presidente continua: “oggi in tanti rifuggono dai luo­ghi in cui si concentra il turismo di massa. Si sta riscoprendo il pia­cere di assaporare delle emozioni, legate per esempio all'arte o alla cucina II turismo sta diventando esperienziale; si stanno aprendo dei fronti importanti, soprattutto per i piccoli borghi, ed è necessario riuscire a capire quali potrebbero essere i punti di forza anche per questo tipo di promozione».
Se la linea europea è quella di escludere la popolazione dalla fruizione di questi bene mantenuti tutti a spese pubbliche, presumibilmente c'è da aspettarsi presto un assalto ai palazzi del governo coi forconi. E quale modello di “fruizione di massa” hanno questi luoghi e questi programmi lo si rileva dalla terza foto, sostanzialmente si tratta della solita gente da ZTL. Infatti questi hanno i soldi per andare dalle parti di Capalbio o in Provenza  Lampedusa e Riace per portare la propria testimonianza e vicinanza e vengono qui a imparare a fare l'orto in città e recuperare un po' di verdura aggratis mentre il popolo bove che non ha uno stipendio pubblico o una pensione sicura non ha nemmeno i soldi per andare alle piscine. Gli basterebbe un prato per stendersi al sole, una doccia e un cesso.

Sempre il Bugiardino di questa settimana ci avvisa che “il pri­mo giugno, giorno del­l'attesa riapertura della stagione ad Astino, torna in loco il mega dipinto l'«Ultima Cena» di Alessandro Allori ricollocato nel Refettorio del monastero. È la fine del viaggio per il «ca­polavoro errante» che — gra­zie a Mia, Comune di Berga­mo e Fondazione Credito Bergamasco — ritorna «a ca­sa». Si legge che La tela viene commissiona­ta nel 1580 da Calisto Solari, abate di Astino, su modello del Cenacolo di Andrea del Sarto. Alessandro Allori, il principale artista fiorentino dell'epoca, tradisce del Sarto e subisce la fascinazione del­la omonima impresa su pare­te di Leonardo da Vinci, nella milanese Santa Maria della Grazie. I monaci che per pri­mi videro l'opera di Allori compiuta e posizionata, «ri­masero stupefatti». L'impat­to è potente anche oggi: per le dimensioni, la potenza del soggetto iconico, la simbolo­gia. Dal monastero, l'«Ultima Cena» ha poi soggiornato nelle camere del Comune di Bergamo, negli spazi della Bi­blioteca Angelo Mai, a Palaz­zo della Ragione. Grazie al comodato d'uso concesso dall'amministrazione comu­nale, oggi il cerchio si chiude.
Diciamo che nessuno soggetto  pubblico -a partire dall'Acca- demia Carrara- aveva interesse ad accasarsi quella mezza crostone oltretutto di dimensioni imponenti e difficile cura e quindi alla fine, esattamente come accade da sempre nella Bergamo cattolica, tutto quello che non si può vendere o svendere finisce alla MIA oppure alla Fondazione Istituti Educativi.




A PENSAR MALE QUALCHE VOLTA SI INDOVINA
Alle madamine della giunta Gamba deve essere apparso un plus l'occasione di intitolare l'auditorium a DeAndre e celebrarlo con Crêuza de mä chiamando un professore di filosofia del diritto all'UniBG a fare la sua allocuzione. Tanto per non scordarsi bisogna dire che  il disco uscì nel 1984. In effetti (ci ripetiamo) Carlo Massarini scriveva che l'album Crêuza de mä (e già qui nessuno sa cosa significhi davvero)  di De André era-è-sarebbe un'odissea moderna nel Mar Mediterraneo. Album incomprensibile e autentico, una sorta di miscuglio di fantasie espresse in sette canzoni con cui il cantautore svela nuovi mondi da cui farsi ammaliare e lungo i quali sognare.
DeAndre diceva che nella stessa Genova qualcuno gli chiedesse “ma in che lingua hai cantato?”. Rispose “in una lingua del sogno che suonasse come idioma comune a tutti i popoli del Mediterraneo”. Anche quella speranza si è ovviamente rivelata un sogno… Le ho scritte per molti motivi, fra cui riconoscermi in una etnìa in un universo più vasto, quello del Mar Mediterraneo.
Poi, perché la mia bussola mi ha sempre indicato qualsiasi direzione che non fosse la più sicura, quella scelta dalla maggioranza, mi ha sempre indicato mondi marginali, minoranze, differenze dalla norma, anche linguistiche: quei suoni strani, quelle parole inusuali che sembravano strappi di arpa, richiami di volpe, fruscii di foglie, sono sicuramente più vicini agli echi della natura di quanto non suonino le parole delle lingue colte…». Terminando il pensiero con una citazione dedotta da Pasolini: «Il dialetto è l'autenticità».
Di questi tempi il Mediterraneo è attraversato da barche di disperati che dal sud e dall'est di quel mare vogliono approdare in Italia ed è seminato da centinaia di migliaia di morti, ricordare questo lavoro sembrerebbe qualcosa di attuale. Ecco perché brillavano gli occhietti alle madamine: cosa poteva essere migliore celebrazione della convivenza tra i popoli e la loro mescolanza di un disco cantato in una lingua che era la somma di cento dialetti di cento popoli sulle rive del  Mediterraneo?
Peccato che nel 1984 nessuno  immaginava che trenta quaranta anni dopo dal sud del Mediterraneo non sarebbero arrivati solo petrolio e gas ma qualche milione di persone.
Quella che doveva essere nelle intenzioni delle madamine della giunta Gamba uno spot  a favore dell'immigrazione contro Lega e FdI al momento della sua concretizzazione s'è scontrato con “il fatto non sussiste” che ha mandato assolto il Salvini per il caso Gregoretti e in aggiunta che al 24 maggio 2021 (cioè in 5 mesi) erano sbarcati 13.766 migranti rispetto ai 4.724 di tutto il 2020 ed ai 1.436 del 2019.
Non era il caso di cantare a volume troppo elevato anche perché la Lega fa parte dei quel pasticcio nazionale che è il governo Draghi assieme al PD che è il maggiore azionista elettorale delle madamine indigene.
E così nella conferenza del professore di filosofia del diritto non s'è capito bene dove intendesse  andare a parare: forse era meglio chiamare un semiologo uscito dalla scuola di Umberto Eco. Che perlomeno aveva la “patente” repubblicana per essere autorizzato a parlare sull'argomento mentre il bravo professore non ci pare sia stato nemmeno all'altezza dei giornalisti delle riviste musicali alternative.



La seconda moglie di de André, Dori Ghezzi, è  stata invitata all'inaugurazione  ed  eccola rappresentata a fianco della sindaca con in mano entrambe un mazzo di calle o belledonne bianche probabilmente  cresciute nelle aiuole di casa . Abbiamo notato con piacere che la sindaca si sia riappacificata con le calle dal momento che fummo protagonisti di un episodio sgradevole. Tra il sottoscritto e la sindaco nel corso di un dibattito ci fu uno leggere scontro politico che pensai di smorzare regalandole un bouquet floreale. Vado dal fiorista in piazza e siccome siamo prossimo al mezzogiorno di un sabato di bouquet di fiori pronti ne sono rimasti due: uno con delle margherite (i fiur di morcc) e un altro più eterogeneo con una calla blu o nera. Regalare in mazzo di fiur di morcc (le margherite) non era il caso  ma anche un mazzo con una calla non era proprio di buon gusto per una donna e per i motivi detti sopra. Il fiorista decide per il bouquet con la calla blu-nera. Apriti cielo! Appena la sindaca riceve quel mazzo fila dai carabinieri a denunciare segnalare lamentarsi del malaugurio infertole (ce l'ha scritto lei…) con una calla nera. Nei giorni successivi abbiamo atteso di essere chiamati dal maresciallo della caserma ma  la protesta della sindaca deve essere apparsa del tutto fuori luogo anche a lui. O forse pure la Gamba ha capito che aveva fatto una cacchiata.
Siamo contenti che si sia riappacificata con le calle. Anche se non è proprio un fiore da regalare a una donna. Ad una amante invece si.