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IL MALSAGOMATO
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IL NUOVO CENTRO DI BERGAMO -1
Si chiama (discretamente) Progetto di valorizzazione del Centro
Piacentiniano di Bergamo-ambito 2 relativo a via Sentierone e piazza
Cavour preparato dall'Area Politiche del Territorio Direzione LL PP.
Edifici e monumenti ed ha come Responsabile Unico del Procedimento
l'Arch. Angelo Brena. Praticamente l'area che collega le Colonne di
Prato all'inizio di via XX Settembre alla Chiesa di s. Bartolomeo. La
zona “usata” attorno a quest'area è destinata nei prossimi anni a
perdere importanza con l'avvento delle fibra ottica e quanto ne deriva
in ordine alla redistribuzione delle funzioni pubbliche e private e dei
posti di lavoro. Inimmaginabile che tutte le volumetrie pubbliche e
private presenti in questa zona risulteranno ancora occupate o che
possano diventare –in epoca di elevata mobilità e del commercio on
line- qualcosa di attrattivo per i cittadini e la provincia. Non è
neppure questione di parcheggi come sostiene la Lega: la fibra ottica,
il G5 e il commercio on line hanno fatto decadere l'idea stessa di
città intesa come una volta. Prima ancora che si stabilizzeranno le
nuove alberature che la giunta Gori intende piantare a disdoro della
solita claque di madamine che se gli tocchi l'albero fa una petizione
su change.org questo cimitero sarà quello che è: un cimitero. Facciamo
mezzo cimitero, dai.
Il primo problema del c.d. Sentierone è che deve-vuole collegare due
spazi nati in due epoche diverse, spazi segati brutalmente in due dalla
massiccia via Roma (noi continuiamo a chiamarla così). Purtroppo il
Sentierone di ieri, di oggi e quello del nuovo progetto resta un legame
troppo debole tra quelle due parti e non le ricuci se mantieni via
Roma tal quale.
Il secondo problema è che partendo da Piazzale della Repubblica,
Palazzo e Piazza della Libertà, Tribunale, Piazza Dante,
Quadriportico, Sentierone ed Teatro Donizetti c'è un insieme di stili
funzioni viabilità che bisogna decidere “cosa saranno da grandi”.
(...)
CONOSCERE DAL VERO PER DECIDERE CONSAPEVOLMENTE
Le due foto orizzontali appartengono a una gita di due classi della
scuola media di Curno (quando la prof. Morelli era ancora vicepreside)
a Merano per visitare i magazzini e le linee di lavorazione
impacchettamento e conservazione della frutta (mele…) di una
cooperativa (oggi CAFA) di Maia bassa. Assieme alle due classi c'erano
degli adulti appartenenti al Gruppo Anziani. La visita era stata
organizzata dal GAP /gruppo anziani e pensionati di Curno assieme alla
scuola e prevedeva prima di tutto la visita presso la cooperativa dove
nonni e nipoti vedevano come veniva “lavorata” la frutta quando
–arrivando dai campi appena raccolta- si trasformava nelle confezioni
che le famiglie acquistavano al mercato. I ragazzi sarebbero rimasti
ospiti a pranzo presso la mensa della cooperativa mentre i nonni si
distribuivano nelle osterie di via Portici per pranzare pure loro. Al
pomeriggio nonni e nipoti si sarebbero goduti un concerto dell'organo
del Duomo di Merano… suonato apposta per i visitatori polentoni. Fu
una gita piuttosto faticosa sia per i nonni che i ragazzi, forse un po'
tribolata per le due insegnanti ma di grande soddisfazione per entrambe
le classi d'età.
Quest'idea di organizzare gite mettendo assieme nonni e nipoti (ce ne
fu una anche al macello di Pegognaga ed alla Latteria di Soresina)
oltre ad essere occasione di incontro e scambio tra due età serviva
anche a dare l'idea di come nascevano (si fa per dire) i principali
prodotti alimentari presenti sulle nostre mense e –tenendo conto degli
anni- era utile vedere sia gli ambienti di lavoro che le ottime
condizioni igieniche in cui si lavoravano quegli alimenti. Da non
dimenticare che era incombente anche il pericolo per i visitatori
–specie quelli piccoli- dal momento che si trattava di posti di lavoro
con macchine in movimento. Insomma un atto di coraggio e di
responsabilità complessiva da parte della scuola, degli anziani e
soprattutto delle aziende che ci hanno ospitato.
Parecchi ragazzini ed anche i loro genitori ci hanno raccontato negli
anni a seguire che le rispettive famiglie erano tornate sui posti
visitati quando quelle strutture erano di nuovo “aperte al pubblico”.
(...)
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20.5MB
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IL NUOVO CENTRO DI BERGAMO -1
Si chiama (discretamente) Progetto di valorizzazione del Centro
Piacentiniano di Bergamo-ambito 2 relativo a via Sentierone e piazza
Cavour preparato dall'Area Politiche del Territorio Direzione LL PP.
Edifici e monumenti ed ha come Responsabile Unico del
Procedimento l'Arch. Angelo Brena. Praticamente l'area che collega le
Colonne di Prato all'inizio di via XX Settembre alla Chiesa di s.
Bartolomeo. La zona “usata” attorno a quest'area è destinata nei
prossimi anni a perdere importanza con l'avvento delle fibra ottica e
quanto ne deriva in ordine alla redistribuzione delle funzioni
pubbliche e private e dei posti di lavoro. Inimmaginabile che tutte le
volumetrie pubbliche e private presenti in questa zona risulteranno
ancora occupate o che possano diventare –in epoca di elevata
mobilità e del commercio on line- qualcosa di attrattivo per i
cittadini e la provincia. Non è neppure questione di parcheggi come
sostiene la Lega: la fibra ottica, il G5 e il commercio on line hanno
fatto decadere l'idea stessa di città intesa come una volta. Prima
ancora che si stabilizzeranno le nuove alberature che la giunta Gori
intende piantare a disdoro della solita claque di madamine che se gli
tocchi l'albero fa una petizione su change.org questo cimitero sarà
quello che è: un cimitero. Facciamo mezzo cimitero, dai.
Il primo problema del c.d. Sentierone è che deve-vuole collegare due
spazi nati in due epoche diverse, spazi segati brutalmente in due dalla
massiccia via Roma (noi continuiamo a chiamarla così). Purtroppo il
Sentierone di ieri, di oggi e quello del nuovo progetto resta un legame
troppo debole tra quelle due parti e non le ricuci se mantieni
via Roma tal quale.
Il secondo problema è che partendo da Piazzale della Repubblica,
Palazzo e Piazza della Libertà, Tribunale, Piazza Dante,
Quadriportico, Sentierone ed Teatro Donizetti c'è un insieme di stili
funzioni viabilità che bisogna decidere “cosa saranno da grandi”.
Il terzo problema sta nel dare un significato forte alla Piazza
Matteotti per significare meglio la presenza del Comune politico e
quello amministrativo. Oggi sembrano due cose differenti.
L'ultimo problema è che in questa zona : da Piazzale della Repubblica a
via Camozzi bisogna demolire parecchia volumetria per mettere in
risalto una serie di edifici e funzioni che hanno ed avranno in futuro
maggiore significato politico. Volumetria che si demolisce e si sposta
nella zona della ferrovia.
A nostro avviso la vasta area da Piazzale della Repubblica, Palazzo e
Piazza della Libertà, Tribunale, Piazza Dante, Quadriportico,
Sentierone ed Teatro Donizetti deve avere solo gli edifici e tutta la
viabilità interna e di contorno deve essere esclusivamente pedonale. Il
bergamasco che viene in città ed anche il milione di turisti che ogni
mese passano dal Caravaggio e fanno un salto in centro e città alta
devono essere in grado di “leggere” la presenza forte di uno stato che
governa: immaginate il colpo d'occhio di uno spazio interamente
pedonalizzato che dal Piazzale della Repubblica arriva fino al Teatro
Donizetti finalmente liberato di tutti gli edifici che l'assediano e
danno su via Camozzi. I due edifici storici (Palazzo ex INA e del
Consorzio) si possono smontare e spostare e liberare tutto lo spazio
fino al sottopassaggio tra Piazza Cavour e via Camozzi. Davanti al
Teatro occorre una piazza che lo lega al quadriportico altrimenti resta
sempre il solito edifico messo “da parte”. La soluzione impostata dal
progetto Gori ha questo enorme difetto: il Donizetti non viene messo in
giusto risalto come struttura pubblica nel sistema che da Piazzale
della Repubblica arriva a Porta Nuova.
Via Roma va interrata dalla Chiesa delle Grazie fino a via Zelasco in
modo che dai propilei fino a via Zelasco non vi sia più traffico
automobilistico su viale Roma e vie adiacenti. Lo stesso le
vie Tiraboschi e Camozzi vanno interrate all'incrocio davanti ai
propilei. In questo modo le due piazze pavimentate ai piedi della Torre
dei Caduti e quella verso il quadriportico possono essere
strutturate in maniera uniforme ai due spazi esterni al palazzo
degli uffici comunale e ad ovest del teatro. Si crea uno spazio
pedonale incrociato e le due parti del centro sono collegate da due
legami forti che i progettisti internazionali potranno meglio proporre.
Già sentiamo levarsi la solita domanda: dove si trovano i soldi per
queste opere?. Direi che il primo problema tenuto conto che questo
intervento comporta almeno dieci anni di lavori, occorre trovare un
accordo tra le diverse forse politiche perché tra un Gori che vuole
sistemarsi il giardinetto della villetta a schiera perchè piace alle
sue madamine e una Lega che sogna ancora i bottegai sulla porta della
bottega a uccellare i valligiani che cascano in città, c'è poco da
sperare. L'unico punto su cui Gori e la Lega vanno d'accordo è sulla
utilità di uccellare gli uccelli di passo al Caravaggio. Tanti ma
sostanzialmente poveracci e quindi ci puoi cavare al massimo una pizza
e una birra consumata seduti fuori dalla Mai.
I soldi ci sono e stanno massicciamente nei risparmi dei Bergamaschi:
basta che il governo autorizzi l'emissione di titoli di debito locali
con un piccolo vantaggio economico per i residenti che investono.
Purtroppo la vicenda dell'ospedale in fiera (la bega tra l'ente gestore
e chi gestisce l'ospedale) ci dice che a Bergamo non riescono mai a
combinare qualcosa di buono. Begano sempre su tutto.
Poi ci sarebbe da aggiungere che Bergamo ha bisogno di interrare la
ferrovia dall'ospedale al confine con Seriate. Che ha bisogno di
spostare l'A4 sulla circonvallazione sud da Dalmine-Zanica-
Seriate e abolire il tratto di A4 da Dalmine a Bergamo a Seriate.
Levarsi di dosso questi DUE MURI invalicabili. Occorrono soldi anche
qui e un accordo politico di lunga durata.
Invece come niente fosse trovano mezzo miliardo di euro per
l'autostrada Treviglio Bergamo che messa così, oltre ai danni nella
pianura, costringe la città ad arroccarsi ancora di più nelle due
vallate.
Bergamaschi scarpe grosse cervello fino? C'è da dubitare.
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CONOSCERE DAL VERO PER DECIDERE CONSAPEVOLMENTE
Le due foto orizzontali appartengono a una gita di due classi della
scuola media di Curno (quando la prof. Morelli era ancora vicepreside)
a Merano per visitare i magazzini e le linee di lavorazione
impacchettamento e conservazione della frutta (mele…) di una
cooperativa (oggi CAFA) di Maia bassa. Assieme alle due classi c'erano
degli adulti appartenenti al Gruppo Anziani. La visita era stata
organizzata dal GAP /gruppo anziani e pensionati di Curno assieme alla
scuola e prevedeva prima di tutto la visita presso la cooperativa dove
nonni e nipoti vedevano come veniva “lavorata” la frutta quando
–arrivando dai campi appena raccolta- si trasformava nelle confezioni
che le famiglie acquistavano al mercato. I ragazzi sarebbero rimasti
ospiti a pranzo presso la mensa della cooperativa mentre i nonni si
distribuivano nelle osterie di via Portici per pranzare pure loro. Al
pomeriggio nonni e nipoti si sarebbero goduti un concerto dell'organo
del Duomo di Merano… suonato apposta per i visitatori polentoni.
Fu una gita piuttosto faticosa sia per i nonni che i ragazzi, forse un
po' tribolata per le due insegnanti ma di grande soddisfazione per
entrambe le classi d'età.
Quest'idea di organizzare gite mettendo assieme nonni e nipoti (ce ne
fu una anche al macello di Pegognaga ed alla Latteria di
Soresina) oltre ad essere occasione di incontro e scambio
tra due età serviva anche a dare l'idea di come nascevano (si fa per
dire) i principali prodotti alimentari presenti sulle nostre mense e
–tenendo conto degli anni- era utile vedere sia gli ambienti di
lavoro che le ottime condizioni igieniche in cui si lavoravano quegli
alimenti. Da non dimenticare che era incombente anche il pericolo per i
visitatori –specie quelli piccoli- dal momento che si trattava di posti
di lavoro con macchine in movimento. Insomma un atto di coraggio e di
responsabilità complessiva da parte della scuola, degli anziani e
soprattutto delle aziende che ci hanno ospitato.
Parecchi ragazzini ed anche i loro genitori ci hanno raccontato negli
anni a seguire che le rispettive famiglie erano tornate sui posti
visitati quando quelle strutture erano di nuovo “aperte al pubblico”.
Oggi invece i ragazzini vengono condotti a visitare le brutte copie
degli orti delle nonne allestiti coi soldi pubblici dove si spaccia
l'idea che gli alimenti provengano appunto “dagli orti” facendo
crescere seminando l'idea che esista una continuità tra il pomodoro e
il broccolo raccolto ad Astino con quello che mangiano ogni giorno in
mensa ed a casa. Come si spaccia l'idea che sulla loro mensa ci sia una
vasta biodiversità che invece non ha nulla a che vedere tra quel che è
presente sugli scaffali dei grandi supermercati e quello che viene
mostrato loro nell'orto della nonna. Perché quello che cresce nell'orto
della nonna non è che la miliardesima parte di TUTTO quel che mangiano
gli italiani ogni giorno.
Oggi è in atto una vasta campagna pubblicitaria assai bene mascherata e
fortemente sostenuta da trasmissioni televisive da parte delle grandi
imprese che vendono sementi concimi raccolgono lavorano distribuiscono
frutta e verdura che mira a far credere ai consumatori che quel che
trovano al supermercato ecco… lo vedi anche nell'orto della nonna ad
Astino.
Portando i ragazzini nella sede della CAFA (dove negli anni successivi
sarebbe nata la mitica golden delicious “Marlene”) si smantellava il
falso della mela del contadino come portando i ragazzini alla Latteria
Soresina si smontava il mito del formaggio del pastore (due
trasmissioni al giorno su geo&geo…) e portando sempre i nonni (i
ragazzini non hanno acconsentito per motivi di igiene e sicurezza) al
macello di Pegognaga comprendevano come di un animale si utilizzasse
tutto ma proprio tutto: dalla bistecca per il nonno alle crocchette per
il micio.
E soprattutto non volevamo che i consumatori fossero infinocchiati da
falsi grossolani: il cibo era “quello” e la varietà non era determinata
dai conservatori di sementi ma dal… mercato. Solo conoscendolo potevano
maturare scelte consapevoli.
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