A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1350 DEL 10MAGGIO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















IL MALSAGOMATO

IL NUOVO CENTRO DI BERGAMO -1
Si chiama (discretamente) Progetto di valorizzazione del Centro Piacentiniano di Bergamo-ambito 2 relativo a via Sentierone e piazza Cavour preparato dall'Area Politiche del Territorio Direzione LL PP. Edifici e monumenti  ed ha come Responsabile Unico del Procedimento l'Arch. Angelo Brena. Praticamente l'area che collega le Colonne di Prato all'inizio di via XX Settembre alla Chiesa di s. Bartolomeo. La zona “usata” attorno a quest'area è destinata nei prossimi anni a perdere importanza con l'avvento delle fibra ottica e quanto ne deriva in ordine alla redistribuzione delle funzioni pubbliche e private e dei posti di lavoro. Inimmaginabile che tutte le volumetrie pubbliche e private presenti in questa zona risulteranno ancora occupate o che possano diventare –in epoca di  elevata mobilità e del commercio on line- qualcosa di attrattivo per i cittadini e la provincia. Non è neppure questione di parcheggi come sostiene la Lega: la fibra ottica, il G5 e il commercio on line hanno fatto decadere l'idea stessa di città intesa come una volta. Prima ancora che si stabilizzeranno le nuove alberature che la giunta Gori intende piantare a disdoro della solita claque di madamine che se gli tocchi l'albero fa una petizione su change.org questo cimitero sarà quello che è: un cimitero. Facciamo mezzo cimitero, dai.
Il primo problema del c.d. Sentierone è che deve-vuole collegare due spazi nati in due epoche diverse, spazi segati brutalmente in due dalla massiccia via Roma (noi continuiamo a chiamarla così). Purtroppo il Sentierone di ieri, di oggi e quello del nuovo progetto resta un legame troppo debole  tra quelle due parti e non le ricuci se mantieni via Roma tal quale.
Il secondo problema è che partendo da Piazzale della Repubblica, Palazzo e Piazza della Libertà,  Tribunale, Piazza Dante, Quadriportico, Sentierone ed Teatro Donizetti c'è un insieme di stili funzioni viabilità che bisogna decidere “cosa saranno da grandi”.
(...)

CONOSCERE DAL VERO PER DECIDERE CONSAPEVOLMENTE
Le due foto orizzontali appartengono a una gita di due classi della scuola media di Curno (quando la prof. Morelli era ancora vicepreside) a Merano per visitare i magazzini e le linee di lavorazione impacchettamento e conservazione della frutta (mele…) di una cooperativa (oggi CAFA) di Maia bassa. Assieme alle due classi c'erano degli adulti appartenenti al Gruppo Anziani. La visita era stata organizzata dal GAP /gruppo anziani e pensionati di Curno assieme alla scuola e prevedeva prima di tutto la visita presso la cooperativa dove nonni e nipoti vedevano come veniva “lavorata” la frutta quando –arrivando dai campi appena raccolta- si trasformava nelle confezioni che le famiglie acquistavano al mercato. I ragazzi sarebbero rimasti ospiti a pranzo presso la mensa della cooperativa mentre i nonni si distribuivano nelle osterie di via Portici per pranzare pure loro. Al pomeriggio nonni e nipoti si sarebbero goduti un concerto dell'organo del Duomo di Merano… suonato apposta per  i visitatori polentoni. Fu una gita piuttosto faticosa sia per i nonni che i ragazzi, forse un po' tribolata per le due insegnanti ma di grande soddisfazione per entrambe le classi d'età.
Quest'idea di organizzare gite mettendo assieme nonni e nipoti (ce ne fu una anche al macello di Pegognaga ed alla Latteria di Soresina)  oltre ad essere occasione di  incontro e scambio tra due età serviva anche a dare l'idea di come nascevano (si fa per dire) i principali prodotti alimentari presenti sulle nostre mense e –tenendo conto degli anni-  era utile vedere sia gli ambienti di lavoro che le ottime condizioni igieniche in cui si lavoravano quegli alimenti. Da non dimenticare che era incombente anche il pericolo per i visitatori –specie quelli piccoli- dal momento che si trattava di posti di lavoro con macchine in movimento. Insomma un atto di coraggio e di responsabilità complessiva da parte della scuola, degli anziani e soprattutto delle aziende che ci hanno ospitato.
Parecchi ragazzini ed anche i loro genitori ci hanno raccontato negli anni a seguire che le rispettive famiglie erano tornate sui posti visitati quando quelle strutture erano di nuovo “aperte al pubblico”.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
























NON SONO LE PISTE CICLABILI
DI CURNO













































































































































































































IL NUOVO CENTRO DI BERGAMO -1
Si chiama (discretamente) Progetto di valorizzazione del Centro Piacentiniano di Bergamo-ambito 2 relativo a via Sentierone e piazza Cavour preparato dall'Area Politiche del Territorio Direzione LL PP. Edifici e monumenti  ed ha come Responsabile Unico del Procedimento l'Arch. Angelo Brena. Praticamente l'area che collega le Colonne di Prato all'inizio di via XX Settembre alla Chiesa di s. Bartolomeo. La zona “usata” attorno a quest'area è destinata nei prossimi anni a perdere importanza con l'avvento delle fibra ottica e quanto ne deriva in ordine alla redistribuzione delle funzioni pubbliche e private e dei posti di lavoro. Inimmaginabile che tutte le volumetrie pubbliche e private presenti in questa zona risulteranno ancora occupate o che possano diventare –in epoca di  elevata mobilità e del commercio on line- qualcosa di attrattivo per i cittadini e la provincia. Non è neppure questione di parcheggi come sostiene la Lega: la fibra ottica, il G5 e il commercio on line hanno fatto decadere l'idea stessa di città intesa come una volta. Prima ancora che si stabilizzeranno le nuove alberature che la giunta Gori intende piantare a disdoro della solita claque di madamine che se gli tocchi l'albero fa una petizione su change.org questo cimitero sarà quello che è: un cimitero. Facciamo mezzo cimitero, dai.
Il primo problema del c.d. Sentierone è che deve-vuole collegare due spazi nati in due epoche diverse, spazi segati brutalmente in due dalla massiccia via Roma (noi continuiamo a chiamarla così). Purtroppo il Sentierone di ieri, di oggi e quello del nuovo progetto resta un legame troppo debole  tra quelle due parti e non le ricuci se mantieni via Roma tal quale.
Il secondo problema è che partendo da Piazzale della Repubblica, Palazzo e Piazza della Libertà,  Tribunale, Piazza Dante, Quadriportico, Sentierone ed Teatro Donizetti c'è un insieme di stili funzioni viabilità che bisogna decidere “cosa saranno da grandi”.
Il terzo problema sta nel dare un significato forte alla Piazza Matteotti per significare meglio la presenza del Comune politico e quello amministrativo. Oggi sembrano due cose differenti.
L'ultimo problema è che in questa zona : da Piazzale della Repubblica a via Camozzi bisogna demolire parecchia volumetria per mettere in risalto una serie di edifici e funzioni che hanno ed avranno in futuro maggiore significato politico. Volumetria che si demolisce e si sposta nella zona della ferrovia.

A nostro avviso la vasta area da Piazzale della Repubblica, Palazzo e Piazza della Libertà,  Tribunale, Piazza Dante, Quadriportico, Sentierone ed Teatro Donizetti deve avere solo gli edifici e tutta la viabilità interna e di contorno deve essere esclusivamente pedonale. Il bergamasco che viene in città ed anche il milione di turisti che ogni mese passano dal Caravaggio e fanno un salto in centro e città alta devono essere in grado di “leggere” la presenza forte di uno stato che governa: immaginate il colpo d'occhio di uno spazio interamente pedonalizzato che dal Piazzale della Repubblica arriva fino al Teatro Donizetti finalmente liberato di tutti gli edifici che l'assediano e danno su via Camozzi.  I due edifici storici (Palazzo ex INA e del Consorzio) si possono smontare e spostare e liberare tutto lo spazio fino al sottopassaggio tra Piazza Cavour e via Camozzi. Davanti al Teatro occorre una piazza che lo lega al quadriportico altrimenti resta sempre il solito edifico messo “da parte”. La soluzione impostata dal progetto Gori ha questo enorme difetto: il Donizetti non viene messo in giusto risalto come struttura pubblica nel sistema che da Piazzale della Repubblica arriva a Porta Nuova.

Via Roma va interrata dalla Chiesa delle Grazie fino a via Zelasco in modo che dai propilei fino a via Zelasco non vi sia più traffico automobilistico su viale Roma e vie adiacenti.  Lo stesso  le vie Tiraboschi e Camozzi vanno interrate all'incrocio davanti ai propilei. In questo modo le due piazze pavimentate ai piedi della Torre dei Caduti e quella verso il quadriportico possono essere strutturate  in maniera uniforme ai due spazi esterni al palazzo degli uffici comunale e ad ovest del teatro. Si crea uno spazio pedonale incrociato e le due parti del centro sono collegate da due legami forti che i progettisti internazionali potranno meglio proporre.

Già sentiamo levarsi la solita domanda: dove si trovano i soldi per queste opere?. Direi che il primo problema tenuto conto che questo intervento comporta almeno dieci anni di lavori, occorre trovare un accordo tra le diverse forse politiche perché tra un Gori che vuole sistemarsi il giardinetto della villetta a schiera perchè piace alle sue madamine e una Lega che sogna ancora i bottegai sulla porta della bottega a uccellare i valligiani che cascano in città, c'è poco da sperare. L'unico punto su cui Gori e la Lega vanno d'accordo è sulla utilità di uccellare gli uccelli di passo al Caravaggio. Tanti ma sostanzialmente poveracci e quindi ci puoi cavare al massimo una pizza e una birra consumata seduti fuori dalla Mai.
I soldi ci sono e stanno massicciamente nei risparmi dei Bergamaschi: basta che il governo autorizzi l'emissione di titoli di debito locali con un piccolo vantaggio economico per i residenti che investono. Purtroppo la vicenda dell'ospedale in fiera (la bega tra l'ente gestore e chi gestisce l'ospedale) ci dice che a Bergamo non riescono mai a combinare qualcosa di buono. Begano sempre su tutto.

Poi ci sarebbe da aggiungere che Bergamo ha bisogno di interrare la ferrovia dall'ospedale al confine con Seriate. Che ha bisogno di spostare l'A4  sulla circonvallazione sud da Dalmine-Zanica- Seriate e abolire il tratto di A4 da Dalmine a Bergamo a Seriate. Levarsi di dosso questi DUE MURI invalicabili. Occorrono soldi anche qui e un accordo politico di lunga durata.
Invece come niente fosse trovano mezzo miliardo di euro per l'autostrada Treviglio Bergamo che messa così, oltre ai danni nella pianura, costringe la città ad arroccarsi ancora di più nelle due vallate.
Bergamaschi scarpe grosse cervello fino? C'è da dubitare.

CONOSCERE DAL VERO PER DECIDERE CONSAPEVOLMENTE
Le due foto orizzontali appartengono a una gita di due classi della scuola media di Curno (quando la prof. Morelli era ancora vicepreside) a Merano per visitare i magazzini e le linee di lavorazione impacchettamento e conservazione della frutta (mele…) di una cooperativa (oggi CAFA) di Maia bassa. Assieme alle due classi c'erano degli adulti appartenenti al Gruppo Anziani. La visita era stata organizzata dal GAP /gruppo anziani e pensionati di Curno assieme alla scuola e prevedeva prima di tutto la visita presso la cooperativa dove nonni e nipoti vedevano come veniva “lavorata” la frutta quando –arrivando dai campi appena raccolta- si trasformava nelle confezioni che le famiglie acquistavano al mercato. I ragazzi sarebbero rimasti ospiti a pranzo presso la mensa della cooperativa mentre i nonni si distribuivano nelle osterie di via Portici per pranzare pure loro. Al pomeriggio nonni e nipoti si sarebbero goduti un concerto dell'organo del Duomo di Merano… suonato apposta per  i visitatori polentoni. Fu una gita piuttosto faticosa sia per i nonni che i ragazzi, forse un po' tribolata per le due insegnanti ma di grande soddisfazione per entrambe le classi d'età.
Quest'idea di organizzare gite mettendo assieme nonni e nipoti (ce ne fu una anche al macello di Pegognaga ed alla Latteria di Soresina)  oltre ad essere occasione di  incontro e scambio tra due età serviva anche a dare l'idea di come nascevano (si fa per dire) i principali prodotti alimentari presenti sulle nostre mense e –tenendo conto degli anni-  era utile vedere sia gli ambienti di lavoro che le ottime condizioni igieniche in cui si lavoravano quegli alimenti. Da non dimenticare che era incombente anche il pericolo per i visitatori –specie quelli piccoli- dal momento che si trattava di posti di lavoro con macchine in movimento. Insomma un atto di coraggio e di responsabilità complessiva da parte della scuola, degli anziani e soprattutto delle aziende che ci hanno ospitato.
Parecchi ragazzini ed anche i loro genitori ci hanno raccontato negli anni a seguire che le rispettive famiglie erano tornate sui posti visitati quando quelle strutture erano di nuovo “aperte al pubblico”.

Oggi invece i ragazzini vengono condotti a visitare le brutte copie degli orti delle nonne allestiti coi soldi pubblici dove si spaccia l'idea che gli alimenti provengano appunto “dagli orti” facendo crescere seminando l'idea che esista una continuità tra il pomodoro e il broccolo raccolto ad Astino con quello che mangiano ogni giorno in mensa ed a casa. Come si spaccia l'idea che sulla loro mensa ci sia una vasta biodiversità che invece non ha nulla a che vedere tra quel che è presente sugli scaffali dei grandi supermercati e quello che viene mostrato loro nell'orto della nonna. Perché quello che cresce nell'orto della nonna non è che la miliardesima parte di TUTTO quel che mangiano gli italiani ogni giorno.
Oggi è in atto una vasta campagna pubblicitaria assai bene mascherata e fortemente sostenuta da trasmissioni televisive da parte delle grandi imprese che vendono sementi concimi raccolgono lavorano distribuiscono frutta e verdura che mira a far credere ai consumatori che quel che trovano al supermercato ecco… lo vedi anche nell'orto della nonna ad Astino.

Portando i ragazzini nella sede della CAFA (dove negli anni successivi sarebbe nata la mitica golden delicious “Marlene”) si smantellava il falso della mela del contadino come portando i ragazzini alla Latteria Soresina si smontava il mito del formaggio del pastore (due trasmissioni al giorno su geo&geo…) e portando sempre i nonni (i ragazzini non hanno acconsentito per motivi di igiene e sicurezza) al macello di Pegognaga comprendevano come di un animale si utilizzasse tutto ma proprio tutto: dalla bistecca per il nonno alle crocchette per il micio.
E soprattutto non volevamo che i consumatori fossero infinocchiati da falsi grossolani: il cibo era “quello” e la varietà non era determinata dai conservatori di sementi ma dal… mercato. Solo conoscendolo potevano maturare scelte consapevoli.