A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1337 DEL 31 MARZO 2021 |
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Di cosa parliamo in questa pagina. |
INDICE 3 |
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HANNO AFFIDATO LA TRANSIZIONE DIGITALE A CHI IN SEDICI ANNI NON L'HA MAI FATTA Al termine di un anno che ha visto il Comune produrre una raffica di determinazioni per comprare impianti, stendere cavi, collegarli tra di loro e i computer, fare costosi quanto inutili abbonamenti, senza contare i consumi elettrici ed energetici (riscaldamento) nonché la produzione e gestione dell'energia dai pannelli solari istallati sugli edifici comunali e dopo avere ricevuto una lettera durissima di contestazione – chissà se hanno compreso che era un'autotutela…- di questa raffica di spese “ad capocchiam” visto che non esiste un “progetto di digitalizzazione dei servizi comunali e di produzione e consumo dell'energia da impianti propri, uno immagina che il Comune dia incarico ad un'azienda specializzata – che so una Vodafone piuttosto che una Planetel o una Eolo o una Linkem senza contare che ne esistono moltissime di alto livello nazionale ed europeo- di allestire un progetto complessivo che verrà valutato sia per i costi che per il contenuto da una commissione ad hoc (di professori universitari non dei miei amici di qualche coop o onlus parrocchiale…) e poi il Comune si da un breve periodo –due anni- per realizzare il tutto. Probabile che la posa della fibra ottica tra tutti i punti pubblici e la posa dei cavi elettrici allunghi a tre anni: ma questo non sarebbe grave. In questo quadro l'impresa che fa il progetto verificherebbe anche i consumi energetici (sopra tutto elettrici) degli edifici e impianti comunali e stenderebbe anche un piano per la produzione e l'accumulo di quanto ragionevolmente possibile. (,,,) REGIONI E OSPEDALI NON HANNO MOSSO UN DITO TRA PRIMA E SECONDA ONDATA DEL COVID19 Comincio col dire (1) si deve sempre indossare la museruola chirurgica quando si sta vicino ad altra gente o in luoghi pubblici chiusi vuoti o con delle persone (2) frequentare il meno possibili mezzi di trasporto pubblico e centri commerciali (3) stare molto all'aperto meglio se al sole (4) lavarsi le mani quando si toccano oggetti e spazi non personali (5) fare il vaccino (influenza e covid19) appena possibile (6) se si hanno patologie gravi o meno usare sempre scrupolosamente le cure prescritte. Tolto il dente… i dottori basta farli parlare e si comprendono molte cose. Leggiamo sul Bugiardino di oggi 26 marzo. Turnover costante. «La pressione si sente, se qualche minimo calo c'è, è nei ricoveri ordinari e non nelle Terapie intensive. In media, ogni giorno ricoveriamo tra le 10 e le 15 persone e almeno 2-3 poi finiscono nell'Area critica - sottolinea Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell'Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo La gravità della malattia non è affatto cambiata rispetto alle ondate precedenti, ma si sta abbassando l'età dei ricoverati: in Terapia intensiva abbiamo persone sui 65-70 anni, e anche qualche caso sui 30 e sui 40. Attualmente siamo a 42 posti occupati, ne abbiamo messi a disposizione 52, il turn over è praticamente costante, se esce qualcuno in meno di 24 ore il posto è già occupato. Se dovessimo allargare ulteriormente i posti di Area critica destinati al Covid, e vorremmo invece restare sui 52, saremmo costretti a ridurre ancora l'attività chirurgica e ordinaria: siamo già al 50%, dovremmo calare al 30%. E questo sarebbe un grossissimo problema: su 70 posti di Terapia intensiva totali, dobbiamo preservarne una quota per le altre patologie e le urgenze: siamo hub per i casi tempo-dipendenti, ictus e infarti in primis, va garantita anche questa assistenza. E vero che la maggior parte dei pazienti che accogliamo in Terapia intensiva arrivano da fuori provincia, prima da Brescia e ora da Mantova, Crema e Cremona, ma facciamo anche una media di almeno 4-5 ricoveri ordinari giornalieri di pazienti che vengono dalla Bergamasca». (...) |
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza! |
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BELLEZZE CURNESI |
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REGIONI E OSPEDALI NON HANNO MOSSO UN DITO TRA PRIMA E SECONDA ONDATA Comincio col dire (1) si deve sempre indossare la museruola chirurgica quando si sta vicino ad altra gente o in luoghi pubblici chiusi vuoti o con delle persone (2) frequentare il meno possibili mezzi di trasporto pubblico e centri commerciali (3) stare molto all'aperto meglio se al sole (4) lavarsi le mani quando si toccano oggetti e spazi non personali (5) fare il vaccino (influenza e covid19) appena possibile (6) se si hanno patologie gravi o meno usare sempre scrupolosamente le cure prescritte. Tolto il dente… i dottori basta farli parlare e si comprendono molte cose. Leggiamo sul Bugiardino di oggi 26 marzo. Turnover costante. «La pressione si sente, se qualche minimo calo c'è, è nei ricoveri ordinari e non nelle Terapie intensive. In media, ogni giorno ricoveriamo tra le 10 e le 15 persone e almeno 2-3 poi finiscono nell'Area critica - sottolinea Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell'Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo La gravità della malattia non è affatto cambiata rispetto alle ondate precedenti, ma si sta abbassando l'età dei ricoverati: in Terapia intensiva abbiamo persone sui 65-70 anni, e anche qualche caso sui 30 e sui 40. Attualmente siamo a 42 posti occupati, ne abbiamo messi a disposizione 52, il turn over è praticamente costante, se esce qualcuno in meno di 24 ore il posto è già occupato. Se dovessimo allargare ulteriormente i posti di Area critica destinati al Covid, e vorremmo invece restare sui 52, saremmo costretti a ridurre ancora l'attività chirurgica e ordinaria: siamo già al 50%, dovremmo calare al 30%. E questo sarebbe un grossissimo problema: su 70 posti di Terapia intensiva totali, dobbiamo preservarne una quota per le altre patologie e le urgenze: siamo hub per i casi tempo-dipendenti, ictus e infarti in primis, va garantita anche questa assistenza. E vero che la maggior parte dei pazienti che accogliamo in Terapia intensiva arrivano da fuori provincia, prima da Brescia e ora da Mantova, Crema e Cremona, ma facciamo anche una media di almeno 4-5 ricoveri ordinari giornalieri di pazienti che vengono dalla Bergamasca». Leggiamo il 29 marzo su Repubblica. Roberto Fumagalli è direttore del reparto di Anestesia e rianimazione dell'ospedale Niguarda e professore all'università Bicocca di Milano. Da oltre un anno è in prima linea nei reparti dove ci sono i malati più gravi. Com'é è la situazione delle terapie intensive? «Siamo in decisa sofferenza. Il carico che abbiamo oggi dipende dagli accessi ai pronto soccorso di 7-14 giorni fa. Nella nostra regione ci sono quasi 900posti letto occupati da pazienti Covid nelle terapie intensive, potremmo arrivare a quota mille nelle prossime settimane». E rispetto a marzo dello scorso anno? «Allora eravamo arrivati a oltre 1300, ora i numeri sono inferiori. Se si sommano la seconda e la terza ondata i numeri sono comunque alti spalmati però su un periodo di tempo maggiore. E c'è poi un altro problema tecnico da tener presente. I pazienti che finiscono in terapia intensiva rimangono per molto tempo e quindi i posti letto non si liberano in fretta. Quando abbiamo affrontato la terza ondata ne avevamo 360 occupati Per questo non possiamo permetterci una nuova risalita a breve». Quindi sulle riaperture cosa dobbiamo pensare? «È necessario resistere ancora per un po', speriamo non per molto, ma si deve. I comportamenti virtuosi e le chiusure finora hanno pagato, evitando il picco come lo scorso anno. Purtroppo siamo ancora in una fase di crescita dei ricoveri in terapia intensiva, a fronte di un plateau degli accessi nei pronto soccorso o addirittura una modesta diminuzione. E dal nostro osservatorio vediamo che la situazione non è positiva, finché i numeri non calano non possiamo stare tranquilli. Speriamo che tra una settimana le cose vadano meglio». Guai è la mortalità dei pazienti che finiscono in terapia intensiva? «È purtroppo molto alta. Il 36-38 percento di chi entra non sopravvive. L'anno scorso moriva il 42 per cento». A cosa è dovuto il lieve miglioramento? «Ancora non c'è una spiegazione per questo». Poi se andiamo a vedere la pagina 2 di Repubblica (29 marzo) in alto troviamo i dati di occupazione delle terapie intensive di ciascuna Regione e basta dare un'occhiata tenendo conto della popolazione di ciascuna –un Molise col 41% di TI occupata non si può paragonare ad un Lazio col 39% visto che l'enorme differenza di popolazione tra le due Regioni. Poi se leggiamo più avanti scopriamo che era stato approvato (dopo la prima pandemia) un "Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale" e serviva per rafforzare tutti quei nosocomi che erano in sofferenza. A dicembre tutti i 21 lotti d'intervento erano stati assegnati per una cifra complessiva di 713,2 milioni di euro ma ad oggi nessun cantiere, o quasi, è partito. In Emilia, nel Lazio e in Sicilia non sono neanche stati presentati i progetti esecutivi. "I soldi non ci sono - spiega a Repubblica uno degli imprenditori vincitori del bando - le Regioni pensavano di ricevere subito i 700 milioni dalla Struttura commissariale, invece non è arrivato neanche un euro". Quindi i posti letto aggiuntivi non sono ancora stati realizzati. Mentre in compenso, ne sono stati creati di virtuali. Il livello di occupazione delle terapie intensive è, infatti, uno dei principali indicatori per la classificazione delle Regioni in giallo, arancione e rosso. Oltre quelli virtuali creati anche per incassare denari dalle Regioni i posti letto in TI sono stati ricavati sottraendo posti letto per altre patologie altrettanto se non più gravi. Il quadro finale che ne esce è sconsolante. Passata la prima ondata le Regioni non hanno aumentato materialmente di un solo letto i posti in TI che originalmente dovevano crescere del 50% . Dei 713,2 milioni destinati non è stato speso un solo euro. Mentre quotidianamente viene sventolata dai media l'alta percetuale di occupazioni delle TI che s'approssima o superano quel 40% massimo ammissibile prima di far passare la regione in fascia rossa NON hanno nemmeno messo in atto quei processi di redistribuzione dei malati tra le regioni per coprire il più uniformemente possibile i posti e il personale disponibile. Gli spostamenti avvengono al massimo tra ospedali all'interno della regione. Nella prima ondata della pandemia c'era stato il “soccorso straniero” ed anche un vasto reclutamento di personale che stavolta non è accaduto. Come al solito il processo di vaccinazione non ha incontrato solo il blocco per la mancata fornitura della materia prima (i vaccini) ma anche perché in un anno non s'erano stipulati i contratti di lavoro e compenso coi medici di base e non c'erano nemmeno i contatti per i centri vaccinali che si sono via via creati soprattutto per merito delle autorità comunali. Appare evidente come il Governo e le Regioni non hanno preso coscienza che questa pandemia non è una delle solite patologie che si debbono curare il più velocemente possibile per liberare posti letto negli ospedali (e ridurre così i costi) ma che ha bisogno di un completo ribaltamento della prospettiva –non è più l'ospedale l'alfa/omega del malato di covid19- ma è fuori (dall'ospedale) che si batte-abbatte da prima l'infezione. Così tutto resta in mano ai volenterosi laddove ci sono e dove ci sono solo dei medici burocrati questi sbolognano il malato all'ospedale e se la filano. In questa situazione il malato (vero o potenziale che sia) che ha maggiori occasioni di relazioni contatti istruzione informazione può sperare di farcela mentre chi ha perso relazioni contatti istruzione informazione (e gli anziani in maggioranza stanno tra questi) va nella lista di quegli uno su tre citata dal primario Fumagalli. Ancora adesso dopo tre mesi dall'inizio della campagna vaccinale non tutti i centri sono pronti, hanno il personale e soprattutto ad oggi 29 marzo 2021 nonostante la dichiarazione di ieri da parte del commissario per l'emergenza Covid, Frances- co Paolo Figliuolo, in visita all'hub vaccinale di Messina: "Nella settimana tra il 29 marzo e il 3 aprile arriveranno in Italia un milione di dosi Pfizer, 500mila dosi di Moderna e un milione e trecentomila dosi di Astrazeneca" e "questo ci permetterà di avere un massiccio afflusso di dosi" penso siano pochi gli italiani disposti a scommetterci un euro che si, quelle dosi arriveranno. Di bidoni ne abbiamo subiti troppi. La riflessione da fare non riguarda più solo “il qualcosa che non ha funzionato” perché stavolta nell'arco di un anno abbiamo assistito al mezzo disastro dei contratti UE per i vaccini e poi via via ai disastri delle regioni anche quelle che fino rieri stavano davanti al mondo a sventolare il bandierone della propria supremazia. Questa non è una crisi organizzativa (come tante altre) ma è una crisi di egemonia. Mentre l'industria della chimica dell'elettronica della diagnostica ha messo a punto numerosi vaccini in pochi mesi, le nazioni –la politica- ha fatto flop. La mitica figura del medico che indaga e cura non esiste più: tutto è consegnato nelle mani della diagnostica, della chimica, dei PC che accumulano informazioni ed elaborano la soluzione. Ultima c'è la chirurgia se occorre. Il medico e il personale non sono più attori in primo piano ma sono solo interpreti ed applicatori di quel che gli viene detto e risolto attraverso uno schermo e una intelligenza che sta altrove e che loro debbono solo interpretare. Sostanzialmente oggi la salute non è in mano ne al medico ne agli ospedali: questi sono solo i bracci operativi sul territorio in mano all'industria che risolvono (o prolungano…) i problemi al solo vantaggio dell'industria. Che poi il paziente guarisca anche… è tutta pubblicità. |
CUCINA CASALINGA A - Quella che vedete è la struttura della palestra della nuova scuola secondaria di primo grado in costruzione in via Adriano 60, a Crescenzago nel Municipio 2 Milano. Nei giorni scorsi sono state montate le cinque maxi-travi in legno, lunghe 32 metri e del peso di 150 quintali, destinate a reggere la copertura della palestra. Basta dare un'occhiata ai lavori per la costruzione della palestra della nuova scuola elementare Rodari in via Gandhi per capire che al mondo ci sono cittadini di Serie A e quelli di Serie Z. Non solo quanto a ricchezza economica ma soprattutto di materia grigia. B- I muri esterni della nuova palestra in via Gandhi (vedi sopra) sono formati da blocchi prodotti YTONG che sono in Calcestruzzo Aerato Autoclavato – un materiale totalmente naturale con tutte le caratteristiche richieste dal moderno concetto di costruzione efficiente. Il calcestruzzo cellulare è costituito da materiali naturali – sabbia, calce, cemento, acqua – miscelati e lasciati maturare. La reazione che ha luogo in fase di maturazione produce delle microbolle d'aria che restano imprigionate nella materia. Sono queste particelle che fanno di YTONG un materiale altamente prestazionale: leggero, facile da lavorare, resistente, isolante. Fin qui niente di particolare salvo che il produttore non è italiano ma tedesco: Xella è il risultato di una fusione tra la società di Duisburg, Haniel-Bau Industrie GmbH e la società di Monaco, Ytong AG con Fets-Werke GmbH a Goslar. Oggi la sede si trova a Duisburg. Dal 2016 la Xella-Ytong appartiene al fondo Lone Star Funds , con sede a Dallas, ovviamente negli USA. Certo è che ci vuole un gran bel coraggio nel sapere che mentre costruisce una palestra a Curno e pensi di fare lavorare e guadagnare delle aziende italiane scopri che stai facendo i soldi per un fondo americano. Va da vià i ciapp!. C – Paesaggio urbano del paese bello da vivere. Non so se si possa definire “urbano” piuttosto che… “paesano”. Certo è che solo dei Curnesi potevano immaginarsi 25 anni or sono di costruire un palazzo in pieno centro con delle prisme come si facevano al tempo i capannoni di via Fermi. Del resto se osserviamo le capitozzature cui sono stai sottoposte le alberature in piazza (per farne degli attaccapanni) , questa capitozzatura sta perfettamente allineata quanto a stile – o povertà di idee- alle prisme in piazza. Importante MAI smentirsi nei secoli. D – Devi spostare un grande albero? Pronti via! C'abbiamo perfino l'impresa in casa. Per esempio in via Donizetti c'è una denso filare di carpini che si potrebbe-dovrebbe diradare spostando quelli in sovrannumero per costituire p.e. una doppia alberatura nella strada che da via IV Novembre arriva alla Scuola Media creando così un impianto significativo a valorizzare le due scuole, la biblioteca e l'auditorium e il CVI1. Meglio che non la legga il duo Cavagna-Conti altrimenti combinano un macello come per la sistemazione della zona e dei fabbricati adiacenti. Ha da passà la nuttata: credo si dica-scriva così. HANNO AFFIDATO LA TRANSIZIONE DIGITALE A CHI IN SEDICI ANNI NON L'HA MAI FATTA Al termine di un anno che ha visto il Comune produrre una raffica di determinazioni per comprare impianti, stendere cavi, collegarli tra di loro e i computer, fare costosi quanto inutili abbonamenti, senza contare i consumi elettrici ed energetici (riscaldamento) nonché la produzione e gestione dell'energia dai pannelli solari istallati sugli edifici comunali e dopo avere ricevuto una lettera durissima di contestazione – chissà se hanno compreso che era un'autotutela…- di questa raffica di spese “ad capocchiam” visto che non esiste un “progetto di digitalizzazione dei servizi comunali e di produzione e consumo dell'energia da impianti propri, uno immagina che il Comune dia incarico ad un'azienda specializzata – che so una Vodafone piuttosto che una Planetel o una Eolo o una Linkem senza contare che ne esistono moltissime di alto livello nazionale ed europeo- di allestire un progetto complessivo che verrà valutato sia per i costi che per il contenuto da una commissione ad hoc (di professori universitari non dei miei amici di qualche coop o onlus parrocchiale…) e poi il Comune si da un breve periodo –due anni- per realizzare il tutto. Probabile che la posa della fibra ottica tra tutti i punti pubblici e la posa dei cavi elettrici allunghi a tre anni: ma questo non sarebbe grave. In questo quadro l'impresa che fa il progetto verificherebbe anche i consumi energetici (sopra tutto elettrici) degli edifici e impianti comunali e stenderebbe anche un piano per la produzione e l'accumulo di quanto ragionevolmente possibile. Invece la montagna ha partorito il topolino ino ino ino: con una delibera di giunta lunga quattro pagine piena zeppa di copia-incolla di spezzoni di leggi regolamenti ha nominato il segretario comunale (che a Curno è una donna) “di nominare, ai sensi dell'art. 17 comma 1 del rinnovato D.Lgs. 82/2005, Codice dell'Amministrazione Digitale, quale Responsabile della Transizione Digitale, il Segretario Comunale dott.ssa Maria Grazia Criscuoli, cui sono affidati i compiti di conduzione del processo di transizione alla modalità operativa digitale e dei conseguenti processi di riorganizzazione, finalizzati alla realizzazione di un'amminis trazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attraverso una maggiore efficienza ed economicità”. Avete letto bene: ai sensi di un articolo di un decreto legislativo dell'anno duemilacinque: SEDICI anni or sono. Risulta che qualche cittadino abbia chiesto al Prefetto la sostituzione dell'attuale segretario comunale alla luce dei gravissimi ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche e nel dissesto dell'ufficio tecnico comunale, c'è da restare soddisfatti della deliberazione di giunta perché anche questo NON progetto finirà nel polverone come dove ammuffiscono anche gli altri. Domanda banale: ma la giunta Gamba avendo constatato che dopo 16 anni (2021-2005=16) sono approdati al “fai da te” digitale per cui ogni terzo giorno aggiustano qualcosa, comperano qualcosa, assegnano un contrattino, non sarà passato per la crapa di Gamba Luisa, Rota Ivana e Cavagna Claudio l'idea che il problema non può risolverlo colei che dopo 16 anni non l'ha risolto?. |
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