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IN UN ANNO HANNO CREATO IL VACCINO. IN UN ANNO NON RIESCONO A VACCINARE TUTTI
Tutto prevedibile. (Quasi) tutto programmato. Basta osservare com’è
organizzata la sanità dal punto di vista della chimica, della
diagnostica e degli operatori. Il sistema è collaudato da trent’anni
dappertutto e quindi funziona (quasi) benissimo. Si autoregola sia pure
non proprio celermente e quindi lascia indietro un discreta moria.
Basta che i media non ne parlino troppo. La sanità oggi è in mano
sostanzialmente alla diagnostica ed alla clinica: gli operatori non
devono necessariamente più riflettere e ragionare. Diagnostica e
chimica danno automaticamente la soluzione. La catena di montaggio che
sono gli ospedali è un ottimo sistema per fare soldi e quando ne
guadagnano troppo pochi ricorrono ad altri mezzi: basta leggere i
giornali. Siccome le soluzioni al problema sono tutte certificate da
migliaia di casi, anche gli operatori sono sollevati dall’uso della
riflessione e dell’intelligenza. Vanno in automatico pensando ai fatti
propri. Quindi tutto si programma automaticamente : gli interventi
della diagnostica, quelli sul fisico (eventualmente) e l’apporto quali
quantitativo della chimica. Ovvio che in questo caso anche la presenza
degli operatori si programma e di riflesso pure gli operatori
programmano la loro vita fatta di amori figli vacanze assenze sesso
preghiere. Il problema della sanità è che nella catena di montaggio non
venga a mancare qualche “pezzo” perché il programma di gestione non
prevede alternative.
Nella catena di montaggio di un’auto se non arrivano le luci
posteriori si deve fermare tutto perché la vettura non si può
completare salvo rimetterla in catena per montare un domani le luci
quando saranno arrivate da una fabbrica che magari sta in Cina.
Purtroppo non si può rimetterla in catena.
L’insieme (ospedale) riscuote vasto consenso perché nella regione che
contribuisce al 20% del PIL nazionale, i soldi girano in alto e in
basso e semmai ci pensano le raccolte dei preti a colmare i buchi.
(...)
IL PICCOLO COMMERCIO NON E' IN CRISI SOLO NELLA PARTE VECCHIA DEL PAESE
I bottegai curnesi sono nel cuore di maggioranza ed opposizione. In
consiglio comunale hanno due referenti brillanti. Nella maggioranza c'è
l'ass. Cavagna sicuramente dotato di grande specializzazione in tema in
quanto ha fatto il sindacalista prima nel settore grafici e poi nel
commercio. Ma dalla parte dei dipendenti: non delle partite IVA. Non è
un delitto. Il secondo è figlio di un macellaio locale che aveva
bottega in una delle vie più antiche del paese, di fronte alla filanda
e a pochi metri dal pozzo pubblico che poi diventato la prima fontana
pubblica. Nel tempo si sarebbe verificato che –il padre macellaio-
combinava affari immobiliari col genitore dell'attuale assessore
all'urbanistica nonché vicesindaco della maggioranza. Non è un delitto
nemmeno questo. E deve essere pure un puro caso se il figlio di piccoli
impresari edili locali da sempre a cavalcioni dell'ombelico
democristiano sia un laureato nel mattone esattamente come il figlio
del macellaio sia un diplomato sempre nel mattone. Il primo è in
consiglio comunale o da quelle parti da trent'anni.
(...)
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IN UN ANNO HANNO CREATO IL VACCINO. IN UN ANNO NON RIESCONO A VACCINARE TUTTI
Tutto prevedibile. (Quasi) tutto programmato. Basta osservare com’è
organizzata la sanità dal punto di vista della chimica, della
diagnostica e degli operatori. Il sistema è collaudato da trent’anni
dappertutto e quindi funziona (quasi) benissimo. Si autoregola sia pure
non proprio celermente e quindi lascia indietro un discreta moria.
Basta che i media non ne parlino troppo. La sanità oggi è in mano
sostanzialmente alla diagnostica ed alla clinica: gli operatori non
devono necessariamente più riflettere e ragionare. Diagnostica e
chimica danno automaticamente la soluzione. La catena di montaggio che
sono gli ospedali è un ottimo sistema per fare soldi e quando ne
guadagnano troppo pochi ricorrono ad altri mezzi: basta leggere i
giornali. Siccome le soluzioni al problema sono tutte certificate da
migliaia di casi, anche gli operatori sono sollevati dall’uso della
riflessione e dell’intelligenza. Vanno in automatico pensando ai fatti
propri. Quindi tutto si programma automaticamente : gli interventi
della diagnostica, quelli sul fisico (eventualmente) e l’apporto quali
quantitativo della chimica. Ovvio che in questo caso anche la presenza
degli operatori si programma e di riflesso pure gli operatori
programmano la loro vita fatta di amori figli vacanze assenze sesso
preghiere. Il problema della sanità è che nella catena di montaggio non
venga a mancare qualche “pezzo” perché il programma di gestione non
prevede alternative.
Nella catena di montaggio di un’auto se non arrivano le luci
posteriori si deve fermare tutto perché la vettura non si può
completare salvo rimetterla in catena per montare un domani le luci
quando saranno arrivate da una fabbrica che magari sta in Cina.
Purtroppo non si può rimetterla in catena.
L’insieme (ospedale) riscuote vasto consenso perché nella regione che
contribuisce al 20% del PIL nazionale, i soldi girano in alto e in
basso e semmai ci pensano le raccolte dei preti a colmare i buchi.
L’insieme funziona bene finché ci sono le risorse economiche fisiche
morali per mandarlo avanti ma con la crisi che attanaglia il mondo da
12 anni pure la Lombardia comincia a dare segnali di cedimento. Poi per
caso all’improvviso “lo spillover zoonotico, quindi il salto
dall’animale all’uomo, ha perciò implicato una modifica di tali
strutture che sono così divenute compatibili con le cellule umane. Tale
modifica è plausibilmente avvenuta all’interno di un ospite intermedio
appartenente ad un’altra specie, con ogni probabilità attraverso il
pangolino. Forme virali presenti in pangolini importati illegalmente in
Cina sono risultate vicine al nuovo coronavirus e il pangolino è
ampiamente utilizzato a scopo alimentare e nella farmacopea
tradizionale di quel Paese, fatto che spiega le modalità di passaggio
dall’animale all’uomo.” E fu lo sconquasso.
Anche se finora nessuno è riuscito a dimostrare davvero donde provenga
questa pandemia. Dove c’è da usare l’intelligenza piuttosto che
affidarsi alla diagnostica ed alla chimica la ricerca fa cilecca: non
ci sono i programmi per i PC.
In meno di un anno l’industria chimica ha realizzato tre vaccini già
somministrabili e ne sta realizzando un’altra quindicina che saranno
testati positivamente e disponibili entro fine 2021. Poiché il vaccino
non è qualcosa che può essere scelto dal singolo cittadino come un paio
di scarpe, siccome un vaccino è una merce che deve essere assunta
(quasi) obbligatoriamente da tutta la popolazione mondiale è evidente
che il mercato tende o cerca di equilibrare –armi in pugno…- produzione
profitti distribuzione. Sinteticamente. Le due dozzine di produttori
mondiali non gradiscono certo che un vmRNA-1273 sia somministrato
a troppa gente a svantaggio di uno UB-612: che sarebbe l’ultimo
arrivato.
E’ all’interno di questo quadro complesso che già in situazioni non
pandemiche risulta abbastanza zoppicante (pensiamo al casino col
vaccino antinfluenzale che si ripete ogni anno) che si collocano le
mancate consegne delle dosi contrattualizzate, l’enfasi sui danni che
il tuo vaccino crea rispetto al mio che non ne crea, la sostanza è che
le aziende hanno firmato contratti sapendo che gli impianti non
sarebbero stati in grado di produrre le quantità promesse e poi per
primi vanno a soddisfare quelli che li pagano di più ed hanno gli
euro-dollari.
Non stupisce quindi che l’azienda anglo-svedese abbia venduto milioni
di dosi agli inglesi ed asserisca perentoriamente che i casi pericolosi
sono del tutto insignificanti mentre in UE accade che se ne
sospenda la somministrazione. Per caso l’Inghilterra non è uscita
dall’UE il primo gennaio?. Una sorta di America first coniugata come UK
first: siamo sempre li al campanile. Purtroppo di popoli con l’atomica.
L’ultima tragicomica sono gli annunci dei politici dei professoroni,
dei presidenti di regione italiani che annunciano un giorno si e
l’altro pure milioni di vaccinazioni prossime venture salvo smentirsi
mezz’ora dopo perché le case non consegnano il materiale. Se alla
casalinga di Voghera avessero promesso una consegna e poi le avessero
tirato mezzo bidone (anzi: anche peggio…) c’è da stare certi che non
avrebbe mai più aperto bocca e ripetere come un pappagallo le promesse
dei pinocchi delle varie Pfizer, Astra Zeneca, e via elencando Moderna
o Johnson&Johnson. Invece i nostri politici professoroni
giornalisti compaiono decine di volte ogni giorno in TV a promettere e
smentirsi, come trattassero della partita di calcio del Blello
contro il Valsecca.
Ormai le TV hanno esaurito tutti i primari delle infettive degli
ospedali italiani: non ne scovano più nemmeno uno che non sia già
apparso ennemila volta a dire la sua. Poi è arrivato il generale con
una tappezzata di decorazioni che per spiegarle non basta un’ora e… il
giorno dopo la comparsata in è pompa magna del centro vaccinale
dell’esercito a Trenno: inaugurato e subito chiuso. Mancano i vaccini.
Fanculo.
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IL PICCOLO COMMERCIO NON E' IN CRISI SOLO NELLA PARTE VECCHIA DEL PAESE
I bottegai curnesi sono nel cuore di maggioranza ed opposizione. In
consiglio comunale hanno due referenti brillanti. Nella maggioranza c'è
l'ass. Cavagna sicuramente dotato di grande specializzazione in tema in
quanto ha fatto il sindacalista prima nel settore grafici e poi nel
commercio. Ma dalla parte dei dipendenti: non delle partite IVA. Non è
un delitto. Il secondo è figlio di un macellaio locale che aveva
bottega in una delle vie più antiche del paese, di fronte alla
filanda e a pochi metri dal pozzo pubblico che poi diventato la prima
fontana pubblica. Nel tempo si sarebbe verificato che –il padre
macellaio- combinava affari immobiliari col genitore dell'attuale
assessore all'urbanistica nonché vicesindaco della maggioranza. Non è
un delitto nemmeno questo. E deve essere pure un puro caso se il figlio
di piccoli impresari edili locali da sempre a cavalcioni dell'ombelico
democristiano sia un laureato nel mattone esattamente come il figlio
del macellaio sia un diplomato sempre nel mattone. Il primo è in
consiglio comunale o da quelle parti da trent'anni.
Sostanzialmente il Comune di Curno è sempre stato in mano ai
bottegai bianchi rossi neri ed alle piccole imprese edili. Anche
adesso. I primi saccheggiavano le paghe degli operai e in tempo di
guerra con giuste dosi di mercato nero compravano le terre
e le case delle vedove (di guerra). Il mood tipico del tempo era
il bottegaio con la bigarola blu in piedi fuori la sua bottega che
controllava il traffico pedonale nella via: lui sapeva a priori chi
sarebbe arrivata quella mattina a fare la spesa e cosa avrebbe
comprato. Lui sapeva chi dare credito e chi no.
Curno non ebbe bisogno di ricostruzione bellica perché fortunatamente
non venne bombardata ma gli anni '60 videro la dismissione di ampi
terreni da parte degli industriali della ValSeriana e dei fascistoni
indigeni che divennero edificabili. Li sbocciò la nuova classe di
impresette che si maritarono coi bottegai già solidamente
incistati.
Non è un caso che ancora oggi il segretario del PD sia un ex barista
che ha venduto il bar ai cinesi. Non è un caso che l'attuale capogruppo
di minoranza sia figlio di un macellaio. Non è un caso che la volontà
di un Foiadelli di avere la bottega proprio sulla piazza –come il
bar dei comunisti in mano per mezzo secolo al segretario del PCI
locale - decise che il palazzo di prisme aggettasse direttamente sulla
piazza per uccellare mattino e sera mamme e ragazzi che andavano a
scuola in via DeAmicis.
Finchè la DC provinciale mandò un avvocato bellissimo perfino più bello
di Agnelli che su mandato di Confindustria fece arrivare a Curno la
Curno Shopping Center figlia della Rinascente che al tempo era della
Fiat. Amen. Il tipo convinse bianchi rossi e rosa e soprattutto le
fighe che c'era pane e companatico per tutti e i Curnesi, per non
smentirsi, lo uccisero (politicamente non fisicamente) proprio da un
bottegaio come loro. Però laureato dentista urbanista. Cose da
democristiani insomma.
Tornando al tema generale la maggioranza -a causa della pandemia- ha
messo a disposizioni somme non indifferenti 100mila euro arrivati dalla
Regione e 50mila dalle sole casse comunali. Come si legge sulle
determinazioni il cavallo… non beve: i negozianti e le partite iva non
presentano nemmeno domanda così alla prima occasione dei 50mila
disponibili ne sono stati assegnati solo il 40%. Poi hanno ritentato ma
la situazione non è granche cambiata.
La minoranza consigliare per bocca del suo capogruppo Locatelli ha
avuto occasione di criticare per l'ennesima volta l'adozione da parte
della maggioranza di un piano che prevede la realizzazione di due
supermercati, un "Lidi" e un "Banco Fresco - Il Mercato del gusto - Le
Cirque du Soleil. Questo con buona pace dei commercianti del centro
paese, che si vedranno probabilmente sottrarre i pochi clienti
rimasti».
Facendo poi riferimento al contributo a fondo perduto stanziato
dall'amministrazione, sottolinea: «L'irrisorio importo a cui hanno
potuto accedere solo 23 commercianti, per un totale complessivo di 12
mila euro lordi a fronte di un bando pubblicato dal Comune che
prevedeva l'assegnazione di 50 mila euro dimostra, ancora una volta,
l'incapacità di questa Amministrazione di assistere i piccoli
commercianti e i piccoli artigiani. Il motivo è noto a tutti. Erano
talmente tanti, complessi e cavillosi i documenti da compilare, che
l'esercente avrebbe dovuto spendere l'eventuale contributo ottenuto
per pagare il commercialista per l'assistenza prestata».
Il volantino della minoranza ha sollevato un po' di rumore e s'è
compreso benissimo che alla maggioranza è andata a fuoco la coda di
paglia. Perché settimana scorsa il settimanale proto leghista che fa da
portavoce della maggioranza s'era permesso di pubblicare una pagina di
lamentazione dei negozianti curnesi: “piano piano, con l'avvento del
centro commerciale a due passi , con la chiusura della via per lavori,
con l'accesso consentito ai non residenti solo in determinati orari,
l'istituzione del senso unico e l'eliminazione della metà dei
parcheggi, si è arrivati a fare i conti con le criticità che i
negozianti della zona stanno vivendo tuttora.
«Il binomio centro commerciale e limitazione del traffico nella via
hanno dato il colpo di grazia alle attività commerciali. Ci ha messo in
ginocchio e, nel nostro caso, siamo stati costretti a trovare un'altra
soluzione per poter andare avanti».
Diciamo che la situazione dei commercianti locali è esattamente la
stessa in cui versano i loro colleghi anche quelli che non stanno nel
comune “più commerciale” della provincia. I bottegai indigeni non
hanno mai prestato attenzione (giustamente loro prestano attenzione a
quanto c'è nel cassetto alla sera) al notevole ricambio di
autorizzazioni commerciali che investono tutti gli spazi commerciali
nel paese. Siano quelli dei negozi dentro il primo centro siano quelli
dispersi nei vari capannoni che allignano su via Fermi e su via
Bergamo. C'è una pagina web del comune “impresa in un giorno” dal
quale è possibile rilevare quanti negozi-partite iva- chiudono e quanti
aprono.
Quindi il problema non deriva dalla presenza dei centri commerciali
–grandi medi i piccoli che siano- ma il sta “nel manico”. Una volta
circolava una battuta: se mi metto a fare il parrucchiere di sicuro gli
uomini nascono senza crapa”. Cioè senza capelli e barba da tagliare:
spiegazione necessaria.
Il problema non sta neppure nel contenimento del transito e della sosta
il Largo Vittoria i Piazza della Chiesa ma sta appunto “nel
manico”. Anzi: nel manico due volte.
E “il manico” lo si comprende per esempio leggendo chi abbia chiesto il
contributo ex covid e l'abbia ottenuto: basta farci una visita per
capirlo.
Ai negozianti di Curno che si lamentano racconto una aspetto che
investì il supermercato che era ospitato nel centro commerciale di via
Fermi. Centro voluto dalla Fiat-Rinascente quindi supermercato popolare
tipico del modello Rinascente. Dopo due-tre anni il supermercato andò
in crisi mentre la Esseleunga viaggiava sempre a gonfie vele. La
ragione era semplice: nella zona era di comune sentire che chi
faceva la spesa al centro commerciale era “un povero” mentre chi faceva
la spesa alla Esselunga era uno che stava bene. Un ricco. Quindi se
venivi visto uscire dal centro commerciale col carrello pieno eri un
poveretto. Se uscivi dalla Esselunga eri un ricco. La Rinascente
dovette cambiare completamente il tipo di merce proposta in
vendita, anche rialzando i prezzi e allineandoli a quelli della
Esselunga, ma sostanzialmente quando nasci con un marchio infame non te
ne liberi più. Tanto è vero che alla fine è stato smantellato e
ribaltato ed affidato ai padroncini del Conad.
Naturalmente do per scontato che i commercianti di Curno comprendano l'esempio che ho raccontato.
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