A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1332  DEL 16 MARZO 2021

























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















IN UN ANNO HANNO CREATO IL VACCINO. IN UN ANNO NON RIESCONO A VACCINARE TUTTI
Tutto prevedibile. (Quasi) tutto programmato. Basta osservare com’è organizzata la sanità dal punto di vista della chimica, della diagnostica e degli operatori. Il sistema è collaudato da trent’anni dappertutto e quindi funziona (quasi) benissimo. Si autoregola sia pure non proprio celermente e quindi lascia indietro un discreta moria. Basta che i media non ne parlino troppo. La sanità oggi è in mano sostanzialmente alla diagnostica ed alla clinica: gli operatori non devono necessariamente più riflettere e ragionare. Diagnostica e chimica danno automaticamente la soluzione. La catena di montaggio che sono gli ospedali è un ottimo sistema per fare soldi e quando ne guadagnano troppo pochi ricorrono ad altri mezzi: basta leggere i giornali. Siccome le soluzioni al problema sono tutte certificate da migliaia di casi, anche gli operatori sono sollevati dall’uso della riflessione e dell’intelligenza. Vanno in automatico pensando ai fatti propri. Quindi tutto si programma automaticamente : gli interventi della diagnostica, quelli sul fisico (eventualmente) e l’apporto quali quantitativo della chimica. Ovvio che in questo caso anche la presenza degli operatori si programma e di riflesso pure gli operatori programmano la loro vita fatta di amori figli vacanze assenze sesso preghiere. Il problema della sanità è che nella catena di montaggio non venga a mancare qualche “pezzo” perché il programma di gestione non prevede alternative.
 Nella catena di montaggio di un’auto se non arrivano le luci posteriori si deve fermare tutto perché la vettura non si può completare salvo rimetterla in catena per montare un domani le luci quando saranno arrivate da una fabbrica che magari sta in Cina. Purtroppo non si può rimetterla in catena.
L’insieme (ospedale) riscuote vasto consenso perché nella regione che contribuisce al 20% del PIL nazionale, i soldi girano in alto e in basso e semmai ci pensano le raccolte dei preti a colmare i buchi.
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IL PICCOLO COMMERCIO NON E' IN CRISI SOLO NELLA PARTE VECCHIA DEL PAESE
I bottegai curnesi sono nel cuore di maggioranza ed opposizione. In consiglio comunale hanno due referenti brillanti. Nella maggioranza c'è l'ass. Cavagna sicuramente dotato di grande specializzazione in tema in quanto ha fatto il sindacalista prima nel settore grafici e poi nel commercio. Ma dalla parte dei dipendenti: non delle partite IVA. Non è un delitto. Il secondo è figlio di un macellaio locale che aveva  bottega in una delle vie  più antiche del paese, di fronte alla filanda e a pochi metri dal pozzo pubblico che poi diventato la prima fontana pubblica. Nel tempo si sarebbe verificato che –il padre macellaio- combinava affari immobiliari col genitore dell'attuale assessore all'urbanistica nonché vicesindaco della maggioranza. Non è un delitto nemmeno questo. E deve essere pure un puro caso se il figlio di piccoli impresari edili locali da sempre a cavalcioni dell'ombelico democristiano sia un laureato nel mattone esattamente come il figlio del macellaio sia un diplomato sempre nel mattone. Il primo è in consiglio comunale o da quelle parti da trent'anni.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
































HANNO TAROCCATO IL FILMATO CANCELLANDO LE PORCATE

SE TAPPI LA ROGGIA COI BLOCCHI DI CEMENTO ALLAGHI LONGUELO E QUINDI FAI LE VASCHE DI CONTENIMENTO
































































































































































































IN UN ANNO HANNO CREATO IL VACCINO. IN UN ANNO NON RIESCONO A VACCINARE TUTTI
Tutto prevedibile. (Quasi) tutto programmato. Basta osservare com’è organizzata la sanità dal punto di vista della chimica, della diagnostica e degli operatori. Il sistema è collaudato da trent’anni dappertutto e quindi funziona (quasi) benissimo. Si autoregola sia pure non proprio celermente e quindi lascia indietro un discreta moria. Basta che i media non ne parlino troppo. La sanità oggi è in mano sostanzialmente alla diagnostica ed alla clinica: gli operatori non devono necessariamente più riflettere e ragionare. Diagnostica e chimica danno automaticamente la soluzione. La catena di montaggio che sono gli ospedali è un ottimo sistema per fare soldi e quando ne guadagnano troppo pochi ricorrono ad altri mezzi: basta leggere i giornali. Siccome le soluzioni al problema sono tutte certificate da migliaia di casi, anche gli operatori sono sollevati dall’uso della riflessione e dell’intelligenza. Vanno in automatico pensando ai fatti propri. Quindi tutto si programma automaticamente : gli interventi della diagnostica, quelli sul fisico (eventualmente) e l’apporto quali quantitativo della chimica. Ovvio che in questo caso anche la presenza degli operatori si programma e di riflesso pure gli operatori programmano la loro vita fatta di amori figli vacanze assenze sesso preghiere. Il problema della sanità è che nella catena di montaggio non venga a mancare qualche “pezzo” perché il programma di gestione non prevede alternative.
 Nella catena di montaggio di un’auto se non arrivano le luci posteriori si deve fermare tutto perché la vettura non si può completare salvo rimetterla in catena per montare un domani le luci quando saranno arrivate da una fabbrica che magari sta in Cina. Purtroppo non si può rimetterla in catena.
L’insieme (ospedale) riscuote vasto consenso perché nella regione che contribuisce al 20% del PIL nazionale, i soldi girano in alto e in basso e semmai ci pensano le raccolte dei preti a colmare i buchi.



L’insieme funziona bene finché ci sono le risorse economiche fisiche morali per mandarlo avanti ma con la crisi che attanaglia il mondo da 12 anni pure la Lombardia comincia a dare segnali di cedimento. Poi per caso all’improvviso “lo spillover zoonotico, quindi il salto dall’animale all’uomo, ha perciò implicato una modifica di tali strutture che sono così divenute compatibili con le cellule umane. Tale modifica è plausibilmente avvenuta all’interno di un ospite intermedio appartenente ad un’altra specie, con ogni probabilità attraverso il pangolino. Forme virali presenti in pangolini importati illegalmente in Cina sono risultate vicine al nuovo coronavirus e il pangolino è ampiamente utilizzato a scopo alimentare e nella farmacopea tradizionale di quel Paese, fatto che spiega le modalità di passaggio dall’animale all’uomo.” E fu lo sconquasso.
Anche se finora nessuno è riuscito a dimostrare davvero donde provenga questa pandemia. Dove c’è da usare l’intelligenza piuttosto che affidarsi alla diagnostica ed alla chimica la ricerca fa cilecca: non ci sono i programmi per i PC.

In meno di un anno l’industria chimica ha realizzato tre vaccini già somministrabili e ne sta realizzando un’altra quindicina che saranno testati positivamente e disponibili entro fine 2021. Poiché il vaccino non è qualcosa che può essere scelto dal singolo cittadino come un paio di scarpe, siccome un vaccino è una merce che deve essere assunta (quasi) obbligatoriamente da tutta la popolazione mondiale è evidente che il mercato tende o cerca di equilibrare –armi in pugno…- produzione profitti distribuzione. Sinteticamente. Le due dozzine di produttori mondiali non gradiscono certo che un vmRNA-1273  sia somministrato a troppa gente a svantaggio di uno UB-612: che sarebbe l’ultimo arrivato.
E’ all’interno di questo quadro complesso che già in situazioni non pandemiche risulta abbastanza zoppicante (pensiamo al casino col vaccino antinfluenzale che si ripete ogni anno) che si collocano le mancate consegne delle dosi contrattualizzate, l’enfasi sui danni che il tuo vaccino crea rispetto al mio che non ne crea, la sostanza è che le aziende hanno firmato contratti sapendo che gli impianti non sarebbero stati in grado di produrre le quantità promesse e poi per primi vanno a soddisfare quelli che li pagano di più ed hanno gli euro-dollari.
Non stupisce quindi che l’azienda anglo-svedese abbia venduto milioni di dosi agli inglesi ed asserisca perentoriamente che i casi pericolosi sono  del tutto insignificanti mentre in UE accade che se ne sospenda la somministrazione. Per caso l’Inghilterra non è uscita dall’UE il primo gennaio?. Una sorta di America first coniugata come UK first: siamo sempre li al campanile. Purtroppo di popoli con l’atomica.

L’ultima tragicomica sono gli annunci dei politici dei professoroni, dei presidenti di regione italiani che annunciano un giorno si e l’altro pure milioni di vaccinazioni prossime venture salvo smentirsi mezz’ora dopo perché le case non consegnano il materiale. Se alla casalinga di Voghera avessero promesso una consegna e poi le avessero tirato mezzo bidone (anzi: anche peggio…) c’è da stare certi che non avrebbe mai più aperto bocca e ripetere come un pappagallo le promesse dei pinocchi delle varie Pfizer, Astra Zeneca, e via elencando Moderna o Johnson&Johnson. Invece i nostri politici professoroni giornalisti compaiono decine di volte ogni giorno in TV a promettere e smentirsi, come trattassero della partita di  calcio del Blello contro il Valsecca.
Ormai le TV hanno esaurito tutti i primari delle infettive degli ospedali italiani: non ne scovano più nemmeno uno che non sia già apparso ennemila volta a dire la sua. Poi è arrivato il generale con una tappezzata di decorazioni che per spiegarle non basta un’ora e… il giorno dopo la comparsata in è pompa magna del centro vaccinale dell’esercito a Trenno: inaugurato e subito chiuso. Mancano i vaccini. Fanculo.

IL PICCOLO COMMERCIO NON E' IN CRISI SOLO NELLA PARTE VECCHIA DEL PAESE
I bottegai curnesi sono nel cuore di maggioranza ed opposizione. In consiglio comunale hanno due referenti brillanti. Nella maggioranza c'è l'ass. Cavagna sicuramente dotato di grande specializzazione in tema in quanto ha fatto il sindacalista prima nel settore grafici e poi nel commercio. Ma dalla parte dei dipendenti: non delle partite IVA. Non è un delitto. Il secondo è figlio di un macellaio locale che aveva  bottega in una delle vie  più antiche del paese, di fronte alla filanda e a pochi metri dal pozzo pubblico che poi diventato la prima fontana pubblica. Nel tempo si sarebbe verificato che –il padre macellaio- combinava affari immobiliari col genitore dell'attuale assessore all'urbanistica nonché vicesindaco della maggioranza. Non è un delitto nemmeno questo. E deve essere pure un puro caso se il figlio di piccoli impresari edili locali da sempre a cavalcioni dell'ombelico democristiano sia un laureato nel mattone esattamente come il figlio del macellaio sia un diplomato sempre nel mattone. Il primo è in consiglio comunale o da quelle parti da trent'anni.

Sostanzialmente il Comune  di Curno è sempre stato in mano ai bottegai bianchi rossi neri ed alle piccole imprese edili. Anche adesso. I primi saccheggiavano le paghe degli operai e in tempo di guerra  con giuste dosi di mercato nero compravano le terre e  le case delle vedove (di guerra). Il mood tipico del tempo era il bottegaio con la bigarola blu in piedi fuori la sua bottega che controllava il traffico pedonale nella via: lui sapeva a priori chi sarebbe arrivata quella mattina a fare la spesa e cosa avrebbe comprato. Lui sapeva chi dare credito e chi no.
Curno non ebbe bisogno di ricostruzione bellica perché fortunatamente non venne bombardata ma gli anni '60 videro la dismissione di ampi terreni da parte degli industriali della ValSeriana e dei fascistoni indigeni che divennero edificabili. Li sbocciò la nuova classe di impresette che si maritarono coi bottegai già solidamente  incistati.
Non è un caso che ancora oggi il segretario del PD sia un ex barista che ha venduto il bar ai cinesi. Non è un caso che l'attuale capogruppo di minoranza sia figlio di un macellaio. Non è un caso che la volontà di un Foiadelli di avere la bottega proprio sulla piazza –come il bar  dei comunisti in mano per mezzo secolo al segretario del PCI locale - decise che il palazzo di prisme aggettasse direttamente sulla piazza per uccellare mattino e sera mamme e ragazzi che andavano a scuola in via DeAmicis.

Finchè la DC provinciale mandò un avvocato bellissimo perfino più bello di Agnelli che su mandato di Confindustria fece arrivare a Curno la Curno Shopping Center figlia della Rinascente che al tempo era della Fiat. Amen. Il tipo convinse bianchi rossi e rosa e soprattutto le fighe che c'era pane e companatico per tutti e i Curnesi, per non smentirsi, lo uccisero (politicamente non fisicamente) proprio da un bottegaio come loro. Però laureato dentista urbanista. Cose da democristiani insomma.

Tornando al tema generale la maggioranza -a causa della pandemia- ha messo a disposizioni somme non indifferenti 100mila euro arrivati dalla Regione e 50mila dalle sole casse comunali. Come si legge sulle determinazioni il cavallo… non beve: i negozianti e le partite iva non presentano nemmeno domanda così alla prima occasione dei 50mila disponibili ne sono stati assegnati solo il 40%. Poi hanno ritentato ma la situazione non è granche cambiata.
La minoranza consigliare per bocca del suo capogruppo Locatelli ha avuto occasione di criticare per l'ennesima volta l'adozione da parte della maggioranza di un piano che prevede la rea­lizzazione di due supermer­cati, un "Lidi" e un "Banco Fresco - Il Mercato del gusto - Le Cirque du Soleil. Questo con buona pace dei commer­cianti del centro paese, che si vedranno probabilmente sot­trarre i pochi clienti rimasti».
Facendo poi riferimento al contributo a fondo perduto stanziato dall'amministrazio­ne, sottolinea: «L'irrisorio im­porto a cui hanno potuto ac­cedere solo 23 commercianti, per un totale complessivo di 12 mila euro lordi a fronte di un bando pubblicato dal Co­mune che prevedeva l'asse­gnazione di 50 mila euro di­mostra, ancora una volta, l'in­capacità di questa Ammini­strazione di assistere i piccoli commercianti e i piccoli ar­tigiani. Il motivo è noto a tutti. Erano talmente tanti, com­plessi e cavillosi i documenti da compilare, che l'esercente avrebbe dovuto spendere l'eventuale contributo ottenu­to per pagare il commercia­lista per l'assistenza presta­ta».
Il volantino della minoranza ha sollevato un po' di rumore e s'è compreso benissimo che alla maggioranza è andata a fuoco la coda di paglia. Perché settimana scorsa il settimanale proto leghista che fa da portavoce della maggioranza s'era permesso di pubblicare una pagina di lamentazione dei negozianti curnesi: “piano piano, con l'av­vento del centro commercia­le a due passi , con la chiusura della via per lavori, con l'accesso consentito ai non residenti solo in deter­minati orari, l'istituzione del senso unico e l'eliminazione della metà dei parcheggi, si è arrivati a fare i conti con le criticità che i negozianti della zona stanno vivendo tuttora.
«Il binomio centro com­merciale e limitazione del traffico nella via hanno dato il colpo di grazia alle attività commerciali. Ci ha messo in ginocchio e, nel nostro caso, siamo stati costretti a trovare un'altra soluzione per poter andare avanti».

Diciamo che la situazione dei commercianti locali è esattamente la stessa in cui versano i loro colleghi anche quelli che non stanno nel comune  “più commerciale” della provincia. I bottegai indigeni non hanno mai prestato attenzione (giustamente loro prestano attenzione a quanto c'è nel cassetto alla sera) al notevole ricambio di autorizzazioni commerciali che investono tutti gli spazi commerciali nel paese. Siano quelli dei negozi dentro il primo centro siano quelli dispersi nei vari capannoni che allignano su via Fermi e su via Bergamo. C'è una pagina web del  comune “impresa in un giorno” dal quale è possibile rilevare quanti negozi-partite iva- chiudono e quanti aprono.
Quindi il problema non deriva dalla presenza dei centri commerciali –grandi medi i piccoli che siano- ma il sta “nel manico”. Una volta circolava una battuta: se mi metto a fare il parrucchiere di sicuro gli uomini nascono senza crapa”. Cioè senza capelli e barba da tagliare: spiegazione necessaria.
Il problema non sta neppure nel contenimento del transito e della sosta il Largo Vittoria i Piazza della Chiesa ma sta appunto  “nel manico”. Anzi: nel manico due volte.
E “il manico” lo si comprende per esempio leggendo chi abbia chiesto il contributo ex covid e l'abbia ottenuto: basta farci una visita per capirlo.
Ai negozianti di Curno che si lamentano racconto una aspetto che investì il supermercato che era ospitato nel centro commerciale di via Fermi. Centro voluto dalla Fiat-Rinascente quindi supermercato popolare tipico del modello Rinascente. Dopo due-tre anni il supermercato andò in crisi mentre la Esseleunga viaggiava sempre a  gonfie vele. La ragione era semplice: nella zona  era di comune sentire che chi faceva la spesa al centro commerciale era “un povero” mentre chi faceva la spesa alla Esselunga era uno che stava bene. Un ricco. Quindi se venivi visto uscire dal centro commerciale col carrello pieno eri un poveretto. Se uscivi dalla Esselunga eri un ricco. La Rinascente dovette  cambiare completamente il tipo di merce proposta in vendita, anche rialzando i prezzi e allineandoli a quelli della Esselunga, ma sostanzialmente quando nasci con un marchio infame non te ne liberi più. Tanto è vero che alla fine è stato smantellato e ribaltato ed affidato ai padroncini del Conad.
Naturalmente do per scontato che i commercianti di Curno comprendano l'esempio che ho raccontato.