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QUELLA GRANDE SCOPA CHE E' IL COVID
Scrivevamo il 28 novembre sulla pagina 1301 che il covid19 e' una malattia da benessere.
I numeri nella loro brutalità sono come una mano: chi vedesse solo il
dorso non saprebbe mai com'è fatto ed esiste anche un palmo. Per
esempio dei 3131 decessi per covid 19 in Bergamasca nel bimestre
21 settembre > 21 novembre ben 2960 (il 94%) si stima fossero
pensionati e di questi ben 2551 (l'86% dei potenziali pensionati)
erano malati cronici di qualche patologia.
Nel dettaglio, sul campione analizzato, 168 pazienti (il 3,5% del
campione) non presentavano patologie pregresse, 631 (il 13,3%)
presentavano una sola patologia, 928 (il 19,6%) presentavano 2
patologie e 3011 (il 63,6%) presentavano 3 o più patologie. Sempre
secondo questi dati aggiornati al 22 ottobre 2020 e su un campione di
36. 806 pazienti deceduti, nelle donne il numero medio di patologie
osservate è di 3,6 negli uomini il numero medio di patologie osservate
è di 3,4.
Se questo è il dorso della mano il palmo della stessa ci dice
brutalmente che l'INPS dovrà pagare 2960 pensioni di meno e il servizio
sanitario nazionale non dovrà più pagare medicinali cure medici
condotti a 2551 persone.
Fortuna anche maggiore – sia per le RSA e per i Comuni – visto che gran
parte di loro costituiva la porzione più gravosa-costosa
dell'accudimento nelle RSA e gravavano anche sui Comuni.
Chi segue le statistiche sanitarie potrebbe benissimo calcolare quante
risorse economiche si siano liberate con quella maledetta “scopa” che
è il covid19.
Se poi si abbandona il politicamente corretto per cui non si può
mai guardare in faccia alla realtà e soprattutto raccontarla anche ai
parenti dei morti (non riusciamo a chiamarli “vittime”) , gran parte
delle patologie che hanno accompagnato alla morte queste persone sono
tutte patologie frutto del benessere in cui viviamo da mezzo secolo.
Basta guardare la tabella che abbiamo estratto da una pagina dell'ISTAT.
In linea più generale, per malattie del benessere si intendono tutte
quelle patologie legate all'abbondanza del cibo ed alla scarsa mobilità
delle persone: patologie cardiovascolari (ipertensione,
arteriosclerosi, angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebri,
stasi venosa) tumori (in particolare al colon, stomaco, seno,
endometrio, cistifellea, prostata e utero), diabete, gotta, patologie
autoimmuni (dolori articolari, lupus, sclerosi) sono quelle che oggi
vengono definite le malattie del benessere. Cause comuni di tali
malattie sono oltre ad una alimentazione eccessiva, anarchica,
squilibrata e disordinata, l'abuso di sostanze voluttuarie (the, caffè,
sigarette, alcolici) e la sedentarietà.
Adesso il conto è arrivato sia pure di traverso e siccome l'industria
farmaceutica e la sanità privata sopravvivono comodamente proprio su
questo mazzo di patologie e su questo mazzo ci costruiscono le proprie
fortune, si può dire che il Paese non c'ha perso del tutto: tutto fa
PIL. Morti compresi.
Scrivevamo il 28 novembre sulla pagina 1301 che il covid19 e' una malattia da benessere.
I numeri nella loro brutalità sono come una mano: chi vedesse solo il
dorso non saprebbe mai com'è fatto ed esiste anche un palmo. Per
esempio dei 3131 decessi per covid 19 in Bergamasca nel bimestre
21 settembre > 21 novembre ben 2960 (il 94%) si stima fossero
pensionati e di questi ben 2551 (l'86% dei potenziali pensionati)
erano malati cronici di qualche patologia.
Nel dettaglio, sul campione analizzato, 168 pazienti (il 3,5% del
campione) non presentavano patologie pregresse, 631 (il 13,3%)
presentavano una sola patologia, 928 (il 19,6%) presentavano 2
patologie e 3011 (il 63,6%) presentavano 3 o più patologie. Sempre
secondo questi dati aggiornati al 22 ottobre 2020 e su un campione di
36. 806 pazienti deceduti, nelle donne il numero medio di patologie
osservate è di 3,6 negli uomini il numero medio di patologie osservate
è di 3,4.
Se questo è il dorso della mano il palmo della stessa ci dice
brutalmente che l'INPS dovrà pagare 2960 pensioni di meno e il servizio
sanitario nazionale non dovrà più pagare medicinali cure medici
condotti a 2551 persone.
Fortuna anche maggiore – sia per le RSA e per i Comuni – visto che gran
parte di loro costituiva la porzione più gravosa-costosa
dell'accudimento nelle RSA e gravavano anche sui Comuni.
Chi segue le statistiche sanitarie potrebbe benissimo calcolare quante
risorse economiche si siano liberate con quella maledetta “scopa” che
è il covid19.
Se poi si abbandona il politicamente corretto per cui non si può
mai guardare in faccia alla realtà e soprattutto raccontarla anche ai
parenti dei morti (non riusciamo a chiamarli “vittime”) , gran parte
delle patologie che hanno accompagnato alla morte queste persone sono
tutte patologie frutto del benessere in cui viviamo da mezzo secolo.
Basta guardare la tabella che abbiamo estratto da una pagina dell'ISTAT.
In linea più generale, per malattie del benessere si intendono tutte
quelle patologie legate all'abbondanza del cibo ed alla scarsa mobilità
delle persone: patologie cardiovascolari (ipertensione,
arteriosclerosi, angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebri,
stasi venosa) tumori (in particolare al colon, stomaco, seno,
endometrio, cistifellea, prostata e utero), diabete, gotta, patologie
autoimmuni (dolori articolari, lupus, sclerosi) sono quelle che oggi
vengono definite le malattie del benessere. Cause comuni di tali
malattie sono oltre ad una alimentazione eccessiva, anarchica,
squilibrata e disordinata, l'abuso di sostanze voluttuarie (the, caffè,
sigarette, alcolici) e la sedentarietà.
Adesso il conto è arrivato sia pure di traverso e siccome l'industria
farmaceutica e la sanità privata sopravvivono comodamente proprio su
questo mazzo di patologie e su questo mazzo ci costruiscono le proprie
fortune, si può dire che il Paese non c'ha perso del tutto: tutto fa
PIL. Morti compresi.
Facciamo un salto ad oggi e vediamo che la situazione è del tutto
identica a quella di novembre dell'anno passato. Però andando a leggere
il sito epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2 si colgono alcune
informazioni che la massa di specialisti che televisioni e
i giornali ci sbattono in faccia ogni giorno, ogni ora, ogni minuto,
con diritto di re-visione su raipaly non ci raccontano mai: infettarsi
e morire di covid19 è l'ultimo tratto vitale del nostro benessere
abusato.
Se si leggono in parallelo la tabella delle “Patologie preesistenti
osservate più frequentemente per sesso pazienti deceduti e positivi
all'infezione da SARS-CoV-2” e quella del “Numero di decessi per fascia
di età pazienti deceduti e positivi all'infezione da SARS-CoV-2”
ci si rende conto che (1) l'ipertensione arteriosa seguito dal (2)
diabete mellito di tipo 2, seguito dalle (3) cardiopatie ischemiche e
poi (4) dalla fibrillazione atriale queste quattro patologie
pre-esistenti sono fatali quando compaiono in due-tre-quattro casi sul
paziente anziano e lo mandano semplicemente al creatore senza alcuna
possibilità di salvargli la pelle.
Quindi sicuramente è necessario evitare che la diffusione del covid19
INNESCHI la condizione perché assieme alla gravi patologie pre
esistenti determini la fine dell'ammalato.
La faccenda è che nessuno dei dottoroni e dei giornalisti
spelacchiati (vedi gli inviati nelle varie città: paiono pidocchi
scappati alla lisciva…) che fanno infodemia (circolazione di una
quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con
accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato
argomento) non hanno il coraggio di dire alla gente che se ha svaccato
fino ieri a partire da qualche decennio indietro – dieci venti trenta
quaranta cinquanta anni- e adesso si debbono rimpinzare di qualche
decina di pillole per tenere sotto controllo una due tre quattro di
quelle patologie prima scritte, non c'è ospedale e nemmeno buondio che
li salva dal covid19.
Insomma finchè la popolazione non comprenderà che la svolta finale per
eradicare il covid19 non sarà una vaccinazione ogni anno parte
dal piatto che sbafano –oh i mitici hamburger multipiano e le
appetitosissime patatine!- e dal troppo stare svaccati sul divano, non
ci sarà sconfitta per il covid19.
Il covid19 è per certi versi come il riscaldamento globale del pianeta.
Non esiste una soluzione oggi (il vaccino) per domani ma la soluzione
deve essere applicata ogni giorno a partire – se ci riferiamo alle 4
patologie che fanno schiattare chi s'infetta di covid19- dal primo
sorso di latte (materno).
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QUEL BALLISTA DI SPERANZA
Con un'intervista alla Stampa di fine anno, il ministro della Sanità
Roberto Speranza aveva promesso solennemente che entro marzo sarebbero
stati vaccinati tredici milioni di italiani. A ieri, otto marzo 2021,
sono soltanto 5.417.678 gli italiani che hanno ricevuto almeno una dose
di vaccino, il 9 per cento della popolazione, mentre solo 1.652.031
sono quelli a cui sono state somministrate entrambe le dosi.
Improbabile, all'attuale ritmo di 100 mila vaccini a settimana, che in
tre settimane si vaccinino altri otto milioni di persone.
Sempre il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Mezz'ora in più
condotto da Lucia Annunziata su Rai3 domenica scorsa:"Pensiamo che il
prossimo trimestre sia quello decisivo per le vaccinazioni. Dal 1
aprile inizia il secondo trimestre in cui ci aspettiamo l'arrivo di
oltre 50 milioni di dosi, e puntiamo a raggiungere almeno metà della
popolazione. Tra queste dosi ci sarà anche il vaccino di J&J che è
monodose. quindi alla fine del secondo trimestre dell'anno ci troveremo
in una situazione in cui la maggioranza sarà vaccinata e entro l'Estate
conto che tutti gli italiani che lo vorranno potranno essere
vaccinati".
Insomma di promessa in promessa intanto si vaccina pochissimo e
soprattutto i soliti raccomandati presi ovviamente come essenziali per
la vita del paese.
Non guardiamo Israele, per carità, una nazione sempre straordinaria che
ha già vaccinato il 98 per cento dei suoi cittadini, ma negli Stati
Uniti dell'odiosa sanità privata e dell'assenza di uno stato sociale,
se non proprio di uno Stato, in un paese peraltro colpito dalla
pandemia parecchi mesi dopo di noi e governato fino all'altro ieri da
un negazionista del virus, sono oltre novanta milioni i vaccinati, più
del 27 per cento della popolazione, con oltre due milioni di
somministrazioni al giorno che, di questo passo, porteranno
all'immunità di gregge a luglio, tanto che le autorità federali hanno
già diramato le linee guida per il ritorno alla vita normale e senza
mascherina dei vaccinati.
Noi siamo indietro, indietrissimo, dotati di regole grottesche per cui
un professore di 39 anni è stato già vaccinato, nonostante le scuole
siano chiuse, e molti ottantenni ancora no. Secondo un sito che calcola
i tempi di attesa, io che ho appena compiuto 53 anni riceverò la prima
dose di vaccino tra novembre 2021 e aprile 2022. Anche se poi c'è da
considerare la variabile regionale, perché le Regioni fanno ciascuna
come gli pare, con modalità diverse e confuse, grazie a quell'altra
volta, precedente alla mutilazione del Parlamento di settembre scorso,
che la sinistra decise di assecondare il populismo e cambiò il Titolo V
della Costituzione con i disastrosi risultati di autonomia federale cui
stiamo assistendo.
Ci sono il Lazio di Zingaretti e il Veneto di Zaia che procedono bene e
la Lombardia di Fontana e la Sicilia di Musumeci in condizioni
allarmanti, eppure ancora non sono state centralizzate le attività anti
Covid, come suggerito autorevolmente da Sabino Cassese e come previsto
dagli articoli 117 e 120 della Costituzione in caso di profilassi
internazionale, cioè di una pandemia, e di pericolo grave per
l'incolumità e la sicurezza pubblica.
Mario Draghi ha da poco accentrato le operazioni di approvvigionamento
e di somministrazione dei vaccini, ha nominato il generale Antonio
Figliuolo Commissario straordinario all'emergenza al posto di Domenico
Arcuri e ha cambiato il vertice della Protezione civile, con Speranza
rimasto a prendere appunti per un secondo volume di memorie su come ha
guarito il paese.
Che cosa stiano davvero preparando i nuovi vertici di Palazzo Chigi non
si sa, perché la linea di comunicazione è quella spiegata ieri da
Draghi in un video messaggio in occasione della festa dell'otto marzo:
«Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile».
Benissimo. Nessuno ha nostalgia delle tonitruanti promesse quotidiane
dei narcisi che lo hanno preceduto, ma siamo sicuri che sia
rassicurante, che sia sufficiente?
Il punto è che al ritmo attuale anche noi raggiungeremo l'immunità di
gregge a luglio, come gli Stati Uniti, ma dell'anno successivo, del
2022. Quanti altri lockdown ci possiamo permettere da qui a luglio 2022?
Forse sarebbe il caso di accelerare, di dare il segno di una svolta
visibile, magari schierando l'esercito per strada, utilizzando le
farmacie, gli oratori, i teatri, i cinema, i palazzi dello sport, con i
militari, i medici di famiglia, gli studenti di medicina e i volontari
impegnati in una grande campagna nazionale di vaccinazione di massa di
stampo bellico, operativa ininterrottamente ventiquattrore su
ventiquattro, sette giorni su sette, quartiere per quartiere, casa per
casa, non con venti diversi sistemi di prenotazione online progettati
dagli assessori regionali. E, soprattutto, senza lasciare nei
frigoriferi milioni di dose perché si procede burocraticamente con
orari da ufficio pubblico. Mandi l'esercito, presidente Draghi.
Christian Rocca
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