PASSATEMPI GIOVANILI
IN TEMPI DI LOKDOWN
Una cosa è certa: chi ha messo a segno un discreto lancio di uova
(magare öff sculubiù?) sul ingresso del personale del comune se ne è
fregato alla grande delle telecamere piazzate dall'assessore Cavagna
e dei Carabinieri alloggiati nella palazzina di fronte. Tanto per
dare soddisfazione a quelli che invocano telecamere dappertutto. [A
proposito di telecamere: l'appalto e l'istallato coincidono?] Adesso
vedremo se le costosissime telecamere stellari renderanno possibile
beccare i mascalzoncelli. Il Comune ha impiegato almeno quattro cinque
ore per decidersi a pubblicare la news e fossimo stati negli
amministratori non l'avremmo nemmeno pubblicata.
Da qualche tempo ci sono cittadini malmostosi che si lamentano per la
chiassate dei ragazzini in certe vie (ormai i ragazzini sono nel mirino
di troppi…) e siccome ci sarà stato qualche “disturbo” da parte dei
vigili verso i casinisti, ecco che scatta una reazione ben mirata: la
porta d'ingresso dei dipendenti comunali. Messaggio inequivocabile.
Certo è che dopo un anno di abbandono da parte degli adulti nei
confronti dei ragazzi (tranne un po' d'estate) c'è da restare stupiti
che esistano persone che protestano CONTRO il casino di pochi
giovanissimi. C'è stato e c'è tuttora un evidente ritardo da
parte delle associazioni sportive, della scuola e del comune nel
pensare (soluzioni) che non è possibile “tenere fermi” dei ragazzi che
non vanno più a scuola, non vanno più a fare sport e non si incontrano
neppure fisicamente coi coetanei. Solita scusa: i DPCM. Come se
prendere una dozzina di ragazzini e fare un giro sulle sponde del
Brembo o per i Colli fosse un delitto di leso DPCM. Ah! Già: è inverno
e i ragazzi si sporcano. Va bene. I cani si i ragazzini no.
La reazione della sindaca manifesta la difficoltà di dialogare e capire
la popolazione da parte della maggioranza che non ha quel minimo di
empatia per cui sia credibile: quando una sindaca lamenta che “non
sappiamo cosa si possa fare di più per avere la possibilità di un
confronto civile” vuol dire che sono arrivati alla classica frutta.
Vuol dire che c'è una parte della popolazione che non sopporta più
l'ipocrisia di una sindaca che colloquia solo con chi vuole lei e solo
sugli argomenti che sceglie lei. Oppure costringe i cittadini a
comprare un settimanale proto-leghista per sapere cosa combina il
Comune. Oppure costringe i cittadini ad accontentarsi delle sedute
censurate o depurate delle sedute consigliari pubblicate anche due mesi
di ritardo: per chi ci crede. La Serra prima e la Gamba dopo sono
riuscite a disfare tutto l'associazionismo sostituendolo con dei
lanzichenecchi stipendiati dieci euro l'ora. Avanti così che dopo le
uova, nel frigo di casa c'é sempre qualcosa di scorta.
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CONTI, GAMBA E SERRA CI LASCIANO
UN PAESE DA RIMETTERE IN PIEDI
Basta fare un giro per il paese per vedere la quantità di opere lavori
e mancate manutenzioni che le due sindacature Serra e Gamba con la
coppia degli assessori addetti Conti&Cavagna lasceranno in eredità
a chi verrà dopo di loro, l'anno venturo. Senza contare le 19 opere
incompiute che elenchiamo a parte: opere per le quali sono già stati
investiti centinaia di migliaia di euro per progetti studi tempo
impiegato (da parte degli uffici) e lavori e che non si sa che destino
avranno.
Non c'è niente da fare: la tragiche esperienze della mala gestione dei
lavori della biblioteca e della nuova Rodari non hanno insegnato nulla
ne alla politica e neppure ai due dirigenti che sostanzialmente hanno
avuto in mano dette opere e le attuali “incompiute”. Anzi: nemmeno
iniziate.
Il bello è che i due dirigenti che hanno avuto in mano quei due lavori
sono ancora li al proprio posto. Colpa di tutti e quindi di nessuno:
salvo che le imprese ci hanno fatto il paiolo e il comune ha dovuto
pagare.
La sindaca Gamba tutta golotta golotta petto in fuori s'era permessa di
entrare in casa altrui (senza domandare) per farsi fare un'intervista
per annunciare che l'indomani li si sarebbe realizzato niente meno che
“l'approdo al Brembo” ma dopo cinque anni di chiacchiere sue e tre anni
di chiacchiere della sua predecessora Serra la fine delle due
sindacature non vedrà ne la pista ciclabile lungofiume e neppure
l'approdo che pare nel frattempo, dal fondo pista sia stato
spostato in testa della medesima.
Come non vedranno un mattone mosso nella palazzina dell'asl destinata
ancora non sanno bene per cosa e nel tabiotto di via Marconi-Gamba che
tanto intrippa l'ass. Conti che dopo avere rovinato le piazze del paese
non vede l'ora di mettere a posto anche quel tabiotto.
Quello che stupisce di più sono i lavori male conclusi, finiti male
apposta, dimenticati a metà. Vedi come hanno permesso alla provincia di
finire l'opera del sottopasso di via Brembo: a che è servito ampliarlo
e la strada resta sempre della medesima strettezza? Forse perché
c'è qualche giardino di un importante elettore leghista legato all'ex
assessore che con la lista civetta della Carrara ha fatto vincere la
Gamba?. Che dire della pista ciclabile di via Marconi all'altezza di
casa Farina con quelle tre-quattro villette costruite in maniera tale
che adesso hai voglia di allargare la strada. Che dire della balla
spacciata dal Conti sul sottopasso alla ferrovia in via Mascagni verso
la Esselunga che aveva giustificato il maxi intervento di villette a
schiera adiacente, del tutto casualmente nel terreno di un elettore
piddino?. E cosa uscirà della pista ciclabile in via Ruffilli che
dovrebbe condurre quella di via Marconi oltre la Roggia Serio?. E la
storiaccia letteralmente folle del c.d raddoppio della ferrovia da
Montello a Ponte che si ridurrà al tratto Bergamo- Curno con la
stazione nel “Prato degli asinelli”?. E che verrà fuori dei due
sottopassi alla ferrovia in via Roma e Fermi di cui finora si sono
visti solo planimetrie cartacee?. E quanto tempo dovranno ancora
aspettare gli abitanti della Merena Marigolda e Lungobrembo per avere
una pista ciclabile fino in centro al paese?. E cosa ne sarà della ex
scuola Rodari, della palazzina ASL e del c.d “Oratorio Comunale” dietro
le case popolari di via S. Jesus?. E che ne sarà delle stesse case
popolari che hanno mezzo secolo (1975-2021) e che dovrebbero essere
ribaltate e rifatte ex novo?. E la zona delle Crocette ridotta
come una periferia niuiorchese dove l'ultima pavimentazione venne
eseguita prima che slattassero i quattro: Conti Cavagna Serra e Gamba?.
E sarà vero che il futuro gestore del CVI potrebbe proporre al
comune di fabbricare un palazzo sull'ex parcheggio del CVI1?. E il
casino in cui si sono ficcati con la storia della pista ciclabile
lungofiume?. Li s'è visto di nuovo come l'inefficienza politica e
tecnica del come il comune ha affrontato un problema certamente
complesso che se fosse stato gestito da personale politico e
professionale adeguato dopo quasi sei-sette anni di cartoffie
pareri incontri scontri che girano sarebbe stato risolto mentre la
combinazione tra la testardaggine e l'impreparazione ha fatto si
che ancora una volta il comune dovrà calare le braghe riuscendo a
scontentare tutte le parti in causa. Figuratevi che hanno deciso
un'opera SENZA tenere conto che nelle zone lungofiume dove sono
previste esondazioni ad alto livello e intensità non si possono
tracciare percorsi stabili mentre hanno escogitato trovate degne della
fiaba dei sette mani e di cappuccetto rosso.
Il casino nel comune di Curno specie adesso che c'è la sindaca Gamba è
arrivato a tale livello che perfino la segretaria comunale scrive che
in comune “sono inoltre state depositate alcune richieste di mobilità
in uscita da parte di dipendenti del settore urbanistica e lavori
pubblici e del settore polizia locale e protezione civile” senza
contare le figure professionali che proprio da li sono scappate già due
o tre funzionari.
Nel Comune di Curno, maggioranza minoranza e dipendenti sono ormai
cotti e stracotti. Tranne pochi di loro. Il paese li ha sorpassati e
loro non se ne sono nemmeno resi conto che stanno li a mangiare la
polvere senza neppure sapere che è polvere.
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GOVERNO DRAGHI UNO: UN VIA-VAI DI GENERALI
Con Draghi è arrivata l’ora dei generali. Era ora!. I politici
spediscono i generali in ignote missioni all’estero di cui
nessuno deve sapere il meno possibile tranne che della patria e
dell’esercito bisogna sempre parlare bene. Ma questo Figliuolo
–generale a tre stelle- vanta un pedregre di tutto rispetto. Prima di
tutto è nato a Potenza esattamente come il ministro della salute
Speranza. Secondo è un generale dell’artiglieria alpina uscito
dall’Accademia di Modena e giustamente è degli Alpini visto che Potenza
è una città a 819 metri di altezza sul livello del mare. Quarto è un
generale che meno male non ha mai fatto la guerra: ai miei tempi
generali così erano chiamati “della sussistenza”. S e fossero stati
soldati semplici sarebbero stati graziosamente nominati come
“sciaquini”. Quinto non si capisce cosa serva nel 2021 l’artiglieria
alpina ma questa è una domanda retorica altrimenti gli alpini
s’incazzano (p.s.: siamo stati alpini). Ultimo e forse il primo motivo
è che l’esercito al tempo della pandemia non è stato con le zampine
congiunte. In sei mesi il bravo Figliuolo ha dovuto ricostruire la
sanità militare, praticamente smantellata dai tagli dell’ultimo
decennio: il policlinico romano del Celio è stato rivitalizzato;
l’ospedale di Milano è stato rimesso in funzione e sono stati creati 43
ambulatori specializzati. Allo stesso tempo, ha garantito gli
interventi in sostegno della popolazione: i medici e gli infermieri con
le stellette mandati nelle corsie e negli ospizi, gli ospedali da
campo, l’allestimento dei 140 “Drive Through” per i tamponi in tutta la
Penisola. Sempre lui poi ha supervisionato l’operazione vaccini,
smistando nelle Regioni le forniture che sbarcano nella base di Pratica
di Mare: nello scorso weekend 838.700 dosi in poche ore sono state
trasferite in 102 destinazioni.
Per un generale (Figliuolo) che arriva un generale se ne va: Salvatore
Farina, capo di stato maggiore dell’Esercito, affronta la settimana più
lunga della sua vita: lunedì per volontà del ministro Guerini sono
partite le vaccinazioni anti-Covid alla città militare
Il governo ha appena nominato il generale Pietro Serino suo successore.
Ma per il generale Farina, 63 anni, sarà una settimana speciale anche
perché venerdì prossimo scoccherà per lui l’ora della pensione: «D’ora
in avanti seguirò le vicende del mio Paese dagli spalti, non più in
prima linea, sicuro di aver fatto il mio dovere fino in fondo. E con
l’amore immutato di un soldato che s’è sentito sempre ricambiato». A
questo punto, però, nell’ora dei ricordi e dei bilanci, è impossibile
evitare di chiedergli dell’operazione Fidelium, scattata il 21 marzo di
un anno fa, quando 100 uomini e 50 veicoli vennero impiegati per
aiutare la Prefettura di Bergamo nell’opera di movimentazione di 957
feretri in poco più di un mese: quell’immagine tremenda delle bare a
bordo dei camion militari che lasciano di notte il cimitero comunale
diretti verso altre province e regioni del Nord Italia rimarrà impressa
per sempre negli occhi di tutti. «Quella notte — ricorda il generale —
la passai davanti al televisore, anch’io ero ammalato di Covid a quel
tempo e stavo nella mia stanza in isolamento. Normale la commozione,
perché dentro quelle bare, pensavo, c’erano tanti nonni d’Italia,
uomini e donne vinti dalla malattia. Così ai miei uomini ordinai una
cosa soltanto: il silenzio. Nessuna intervista, nessuna dichiarazione
pubblica, solo rispetto e riservatezza. Furono i soldati a tributare
l’estremo saluto a quelle povere salme, private fino all’ultimo del
conforto dei propri cari. Suonando per loro il silenzio militare
d’ordinanza».
Ma quell’operazione non doveva essere effettuata così. L’idea di
usare quei mastodontici autocarri dell’esercito caricati peraltro
ciascuno di poche bare è stato un errore grandissimo e gravissimo sotto
tutti i punti di vista. Etico comunicativo formale. Anche un bambino
avrebbe compreso che una sfilata di autocarri dell’esercito avrebbe
messo ulteriormente in ginocchio un Paese proprio in un momento in cui
occorreva semmai seminare certezza e speranza. Chiunque sia stato ad
avere quell’idea meriterebbe il licenziamento immediato. Uno Stato che
si era mostrato incapace di curare e salvare la sua gente la portava
via cadavere in un mega silenzioso fracasso sperando che la cosa
filasse via senza clamore. Ovvio che non poteva essere e così e proprio
l’utilizzo di mezzi militari avrebbe generato ancora più paura di non
farcela. Non ci voleva molto a trovare una decina di autocarri
frigoriferi CIVILI e allestirli all’esterno in maniera acconcia. E
farli filare via, previa adeguata informazione ai famigliari dei
defunti, uno ad uno, il più possibile alla spicciolata senza che
l’evento diventasse un MEGA trasporto bestiame fintamente anonimo. Non
fosse bastata la orribile cazzata dei camion militari ecco che
addirittura le televisioni furono lasciate entrare nei cimiteri dove
c’erano i forni crematori. Divieto ai parenti e si alle televisioni.
Non c’è nulla di più intimo e privato della morte e quelle persone
erano trapassate sole come animali nel canile. Il funerale che doveva
essere un momento altrettanto intimo diventato una parata
militare. L’ultimo atto sotto gli occhi delle telecamere. Quei convogli
non furono ne un ultimo gesto d’amore ne un atto di pietà. Solo una
vergogna.
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L'E' PROPE DE FER
Il bello della nuova passerella sul Quisa per la pedociclabile da Curno
all'Isolotto di Ponte è che proprio per essere ECO non è proprio
a chilometri zero. L'hanno realizzata a 69 km di distanza. Se poi
consideriamo che gran parte del pesantissimo manufatto è costituito da
tre tubi in quattro sezioni ciascuno, probabile che quelli provengano
da stabilimenti della bassa: altri 70 km. Non bastasse questo
chilometraggio le due imprese edili che hanno vinto l'appalto sono una
dell'alto Varesotto e l'altra della Valle Seriana: chissà come si sono
conosciute e incontrate. Primo o ultimo il progettista è un architetto
di cui non compare da nessuna parte l'indirizzo dello studio. Forse ce
l'ha nel cloud.
La passerella contrariamente a quanto scritto sulle gazzette non è
tutta del prezioso acciaio corten. Di corten non c'è nemmeno il 10%. La
struttura portante pare di acciaio normale zincato mentre in corten
sono solo i pretenziosi “baffetti” che fanno da seconda balaustra.
Utili per impiccarsi.
Bisogna dire che il carpentiere Damioli di Darfo in Valcamonica ha
lavorato molto bene. Fare dell'arte con la tecnologia. Osservando il
progetto della passerella non ci pare sia stata una grande idea. Non
certo per ragioni di bassa spesa dal momento che pare fatto apposta per
pesare molte tonnellate e quindi dare consistenza all'appalto ed alla
parcella del progetto. Senza contare il piccolo problema della
dilatazione del metallo sotto l'azione della temperatura visto che pare
fissato da una selva di viti alle due estremità. Inoltre sarebbe
difficile levarlo di mezzo per salvarlo in caso ci sia una piena
del torrente.
Una struttura inutilmente massiccia rispetto ai carichi potenziali con un disegno primitivo.
Come abbiamo già scritto una passerella su un torrente come il Quisa
–basta scorrere le immagini di Google Earth e dell'IGM per
verificarne la cattiveria- doveva essere impostato come il viadotto
dell'asse interurbano sul Brembo. Un pilastro circolare per ogni sponda
bene arretrati rispetto al letto del Quisa con sopra poggiato un arco
costituito da un unico pezzo di tubo piegato ad arco su cui erano
saldate le ali per creare la pista pedociclabile. L'arco poggiava
dentro due forcelle in testa ai due pilastri circolari in maniera da
essere completamente libero nella flessione per i carichi e le
deformazioni.
Poi siccome siamo in una zona classificata ad alto pericolo di
esondazione del torrente Quisa e del fiume Brembo (così classificato da
una legge nazionale), la passerella doveva partire dal prato del
Colombi (lato Curno) e atterrare alla prima curva della stradina lato
Isolotto. Cogli attuali livelli della passerella potrebbe accadere che
una piena del Quisa (l'ultima piena che abbiamo visto superava di un
paio di metri il livello più basso degli accessi sulla passerella
attuale) renda impossibile accedere alla passerella a meno di… entrare
in mezzo alla corrente. Che non è proprio una bella idea. Anche la
passerella ne sarebbe travolta.
Buon ultimo (o primo…) il Comune di Curno NON ha idea di come collegare
la passerella alla pista ciclabile proveniente dai terreni Merelli a
valle di quelli del Colombi. L'ass. Conti ha dichiarato che faranno un
sentierino nel bosco: vedremo come si concretizzerà la trovata.elli a
valle di quelli del Colombi.
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