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L'INFEZIONE SI PROPAGA E SI ALIMENTA CIRCOLARMENTE DAL LAVORO ALLE SCUOLE E ALLE FAMIGLIE
(....)
Basta osservare qualsiasi cantiere oppure andare in un capannone per
verificare come nessuno indossi la mascherina e curi men che meno il
distanziamento.
Sostanzialmente in questo momento è passato il messaggio nella
popolazione che il covid19 non è poi così pericoloso come veniva
descritto, che adesso sta arrivando il vaccino, che il decesso per
covid 19 è soprattutto legato all'avanzata età ed alla compresenza di
quelle fatidiche 3-4 patologie tipiche di una società anziana che ha
sganassato nel benessere e risulta essere tra le categorie più
disordinate nell'assunzione dei farmaci necessari a ridurre i danni
delle 3-4 patologie coesistenti all'infezione dal virus .
E quindi…
Scuola e lavoro sono sostanzialmente dei potenti omogeneizzatori
(perchè le persone stanno insieme molte ore) che continuano a
disseminare infezione. La dimostrazione la si evince in maniera chiara
leggendo sul sito ISS come il 42,9% delle infezioni rilevate avvengano
nella fascia d'età tra i 19 e i 50 cui si aggiunge un 29,2% nella
fascia d'età tra i 51 e i 70 anni. Quindi il 72,1% delle infezioni
avvengono proprio in età lavorativa e poi dalle famiglie si spandono
nelle scuole per tornare nelle famiglie.
La questione è che finora non si dispone di alcune informazioni fondamentali che non sono nemmeno raccolte.
Per esempio non sappiamo in che attività sono coinvolti quel 72,1% di infettati.
Per esempio non sappiamo la concentrazione di virus nell'aria dei
supermercati normalmente aperti. Concentrazione che ovviamente comporta
danni differenti in base alle condizioni della clientela presente.
Tutto questo indipendentemente dal fatto che quel 72,1% abbia sempre
indossato la museruola. Museruola che impedisce la diffusione diretta
del virus (non ce lo si sputa in faccia…) ma che non impedisce che
l'aria inspirata ed espirata dalle persone si omogeneizzi ben bene
nell'ambiente chiuso. Non solo i bus.
DALL'AMBITO LOCALE A QUELLO NAZIONALE E VICEVERSA
Fuori dubbio che l'avvento del covid19 abbia imposto una pesante prova
di organizzazione e riorganizzazione anche della politica locale.
Ancora più pesante per gli enti locali dove il personale è abituato da
secoli a una dipendenza pressoché totale dalla politica.
(...)
Come si comprende benissimo mentre le famiglie italiane coll'avvento
della pandemia ha mutato in maniera sostanziale il proprio modo di
gestire le proprie risorse economiche, il Comune di Curno ha preso
un'altra direzione.
Invece di concentrare gli investimenti sugli elementi fondamentali
tenendo anche conto che nessuno finora può fare previsioni sul futuro,
decide di spendere generosamente per i circenses ovviamente applicando
la motivazione che lo sport ha una fondamentale importanza sociale. Che
è come dire che quando piove non c'è il sole.
Uno immaginerebbe che un Comune davanti ad una legnata come il covid19
sospenda per qualche tempo ogni investimento sportivo e si concentri
sulla scuola e sulla qualità dell'ambiente.
Tornano quindi d'attualità che nel nostro comune le scuole per
l'infanzia siano frequentate solo per il 75% degli aventi diritto: i
bambini della primaria frequentino solo al 68% mentre quelli della
secondaria di primo grado (le medie) crollino al 60%.
C'è quindi la necessità che invece di due nuovi impianti sportivi il
Comune abbia un edificio di proprietà pubblica dove ospitare la scuola
per l'infanzia e tra l'altro, con una intelligente operazione di
scambio d'uso ed una buona ristrutturazione, il Comune potrebbe
scambiare l'edificio della S.G.B. con la vecchia Rodari (ristrutturata
dal Comune) e destinare l'attuale S.G.B. come centro anziani del paese
vecchio.
Poi c'è la questione del c.d. “Orto Botanico” vale a dire l'ampia zona
pubblica e privata incuneata tra il centro storico, il centro
commerciale, il CVI1 e via Curnasco. Una zona sostanzialmente sotto
utilizzata (se non semiabbandonata) sia per la parte pubblica che
quella privata che in tempi di Next Generetion EU –PNRR bisognerebbe
che il Comune si desse maledettamente da fare per portare a casa
progetto soldi interventi mentre invece la maggioranza resta li ad
emettere raffiche di determinazioni che danno piccoli piccoli e grandi
premi alle clientele elettorali.
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PDF: 4,2Mb
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Certo
è che con 7-800 morti al giorno (media di una decina per provincia
italiana…) per covid19 e con l'indice di contagio Rt che passa da 0,91
a 0,82 (ma non viene specificata la variazione che potrebbe anche
arriva da zero a due) come si legge nel report settimanale
dell'Istituto superiore di sanità (diffuso venerdì 11 e che si
riferisce al periodo 18 novembre-1 dicembre) non siamo proprio messi
bene.
Come sappiamo l'indice Rt, pur essendo molto affidabile, non può essere
l'unico parametro da prendere in considerazione per assumere decisioni
importanti, che impattano sulla vita di tutti. L'Rt viene calcolato
solo sui sintomatici, ovvero sui pazienti che, trasferiti in ospedale o
rimasti a casa, hanno avuto sintomi riconducibili al Covid. Non vengono
presi in considerazione gli asintomatici che, come sappiamo,
costituiscono una grande fetta dei positivi. La scelta di non
considerare gli asintomatici è saggia perché in questo modo l'indice Rt
viene calcolato con criteri stabili nel tempo: la popolazione degli
asintomatici, invece, non può essere stimata con certezza.[
Scrivevano l'altroieri Guido Artom e Robetto Battiston che in Lombardia
per esempio sta accadendo qualcosa di strano: da una decina di giorni,
nella regione l'indice Rt, ha smesso di scendere. Dopo aver raggiunto
intorno al 25 novembre il valore minimo dall'inizio dell'autunno, sotto
0.7, l'indice Rt continua ad oscillare attorno a 0,8 mentre in molte
altre regioni continua a scendere verso valori più bassi. Si tratta di
, soprattutto perché non risulta facile spiegare la ragione di questa
stasi. Proseguivano i due: “Se consideriamo che il numero di infetti
rappresenta l'effetto di dinamiche sociali risalenti a una decina di
giorni precedenti, si capisce come la rapida ripresa del contagio avuta
dall'inizio di ottobre e che identifichiamo come 'seconda ondata' non
sia dovuta ai comportamenti estivi, bensì a quanto è accaduto nelle
nostre città a partire da metà settembre, vale a dire alla riapertura
degli uffici e alla ripresa dell'attività scolastica”, scrivono
Battiston e Artom sul Corriere. Dal 27 novembre l'Rt si blocca, non
scende più. Ma qual è la ragione? Gli scienziati ipotizzano: “Non si
può escludere che le nuove misure abbiano avuto effetti
controproducenti: costringere gli abitanti di città medio-grandi entro
i confini dei propri comuni può aver in qualche modo favorito nuovi
contatti o assembramenti tali da determinare una ripresa del contagio”.
Ovviamente un fenomeno così complesso non deriva da un solo fattore ma
la conclusione del duo Artom-Battistom ci pare non tenga conto
del fatto che il contagio non viene diffuso e si mantiene alto assieme
alle vittime per via degli apericena abusivi ma nasce e si mantiene sui
luoghi di lavoro e nella scuola.
Basta osservare qualsiasi cantiere oppure andare in un capannone per
verificare come nessuno indossi la mascherina e curi men che meno il
distanziamento.
Sostanzialmente in questo momento è passato il messaggio nella
popolazione che il covid19 non è poi così pericoloso come veniva
descritto, che adesso sta arrivando il vaccino, che il decesso per
covid 19 è soprattutto legato all'avanzata età ed alla compresenza di
quelle fatidiche 3-4 patologie tipiche di una società anziana che ha
sganassato nel benessere e risulta essere tra le categorie più
disordinate nell'assunzione dei farmaci necessari a ridurre i danni
delle 3-4 patologie coesistenti all'infezione dal virus .
E quindi…
Scuola e lavoro sono sostanzialmente dei potenti omogeneizzatori
(perchè le persone stanno insieme molte ore) che continuano a
disseminare infezione. La dimostrazione la si evince in maniera chiara
leggendo sul sito ISS come il 42,9% delle infezioni rilevate avvengano
nella fascia d'età tra i 19 e i 50 cui si aggiunge un 29,2% nella
fascia d'età tra i 51 e i 70 anni. Quindi il 72,1% delle infezioni
avvengono proprio in età lavorativa e poi dalle famiglie si spandono
nelle scuole per tornare nelle famiglie.
La questione è che finora non si dispone di alcune informazioni fondamentali che non sono nemmeno raccolte.
Per esempio non sappiamo in che attività sono coinvolti quel 72,1% di infettati.
Per esempio non sappiamo la concentrazione di virus nell'aria dei
supermercati normalmente aperti. Concentrazione che ovviamente comporta
danni differenti in base alle condizioni della clientela presente.
Tutto questo indipendentemente dal fatto che quel 72,1% abbia sempre
indossato la museruola. Museruola che impedisce la diffusione diretta
del virus (non ce lo si sputa in faccia…) ma che non impedisce
che l'aria inspirata ed espirata dalle persone si omogeneizzi ben bene
nell'ambiente chiuso. Non solo i bus.
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Dall'ambito generale passiamo in ambito locale.
Fuori dubbio che l'avvento del covid19 abbia imposto una pesante prova
di organizzazione e riorganizzazione anche della politica locale.
Ancora più pesante per gli enti locali dove il personale è abituato da
secoli a una dipendenza pressoché totale dalla politica.
Il Paese Bello da Vivere –Curno- ha ricevuto nei primi 10 mesi della
pandemia e per “merito” della medesima l'enorme somma di 1.049.112,92
euro. Adesso ne dovrebbero arrivare altri 40mila. Dalle imprese locali
sono arrivati pochissimi denari: meno di 15mila euro. Finora non esiste
un quadro dettagliato di come sono state utilizzate queste
risorse. Per raccapezzarsi bisogna fare un percorso ad ostacoli nella
ricerca delle mille delibere-determinazioni e la sindaca ne ha dato una
sommaria spiegazione verbale in una seduta consigliare. Strano che
una così amante delle diapositive non ne abbia presentata una ad
hoc.
Sempre a fine ottobre di quest'anno il comune del “Paese Bello da
Vivere” ha stanziato 2.368.741,43 euro (tra risorse proprie e risorse
da regione e privati:830mila euro) destinati a investimenti per il
rifacimento di gran parte degli impianti sportivi nei due CVI.
Poi abbiamo leggiamo sul Sole24Ore: Le famiglie italiane reggono alla
crisi, complici i risparmi dovuti al lockdown. In aumento i nuclei con
una situazione economica positiva (41%), in calo quelli in difficoltà
(dal 21 al 18%). Sale dall'8 al 19% la propensione al risparmio e la
preferenza per la liquidità. Il 65% degli italiani ha paura dei contagi
dal Covid. E su BII: Con la pandemia del Covid-19 aumenta il denaro sui
conti correnti, di ben 126 miliardi nel giro di un anno. È una delle
tendenze che emergono dall'Indagine sul risparmio e le scelte
finanziarie degli italiani nel 2020, curata dalla Direzione studi e
ricerche di Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi. “Nonostante una
riduzione del Pil che dovrebbe essere valutata in circa 168 miliardi di
euro (122 dei quali già accertati nei primi nove mesi dell'anno) – si
legge nello studio – sono disponibili sui conti 126 miliardi in più a
settembre 2020″ rispetto a un anno prima.
Per meglio comprendere la portata del fenomeno, può essere utile
ricordare i dati forniti a settembre dalla Banca d'Italia, che alla
fine dello scorso giugno fotografavano la presenza di quasi 1.904
miliardi di euro sui depositi bancari (contando anche Bancoposta) degli
italiani, prendendo in considerazione sia le famiglie sia le imprese
(1.160 miliardi circa riconducibili alle sole famiglie).
Sempre nei 12 mesi terminati a settembre, dall'indagine emerge che il
reddito medio mensile disponibile dichiarato dagli intervistati è
cresciuto da 2.157 a 2.329 euro, superando il precedente massimo del
2004 pari a 2.253 euro. “Tuttavia – precisa lo studio – a inizio 2020,
il saldo tra la percentuale degli intervistati che giudicavano il
proprio reddito sufficiente a sostenere il tenore di vita corrente
scende leggermente a causa del rallentamento dell'economia in corso”.
Più nel dettaglio, il saldo di intervistati che dichiara che le entrate
correnti sono sufficienti a sostenere il tenore di vita corrente è
passato dal 66,1 al 63,8% del campione, mentre la quota campionaria che
dichiara di aver perduto completamente le entrate normali è del 3,1 per
cento. In definitiva, tira le somme lo studio, “considerando i 25,8
milioni di famiglie italiane, stimiamo tra 600 mila e 700 mila le
famiglie che sono entrate in concreta difficoltà economica”. Ebbene,
dall'indagine firmata da Intesa e Centro Einaudi viene fuori per gli
intervistati una ricchezza finanziaria media pari a 116 mila euro (4,1
volte il reddito medio, in crescita rispetto al 3,9 del 2019), mentre
quella immobiliare auto-stimata è pari a 162 mila euro. Ne deriva una
ricchezza complessiva per intervistato di 278 mila euro, in aumento di
8 mila euro rispetto alla stima del 2019.
Come si comprende benissimo mentre le famiglie italiane
coll'avvento della pandemia ha mutato in maniera sostanziale il
proprio modo di gestire le proprie risorse economiche, il Comune di
Curno ha preso un'altra direzione.
Invece di concentrare gli investimenti sugli elementi fondamentali
tenendo anche conto che nessuno finora può fare previsioni sul
futuro, decide di spendere generosamente per i circenses ovviamente
applicando la motivazione che lo sport ha una fondamentale importanza
sociale. Che è come dire che quando piove non c'è il sole.
Uno immaginerebbe che un Comune davanti ad una legnata come il covid19
sospenda per qualche tempo ogni investimento sportivo e si concentri
sulla scuola e sulla qualità dell'ambiente.
Tornano quindi d'attualità che nel nostro comune le scuole per
l'infanzia siano frequentate solo per il 75% degli aventi diritto: i
bambini della primaria frequentino solo al 68% mentre quelli della
secondaria di primo grado (le medie) crollino al 60%.
C'è quindi la necessità che invece di due nuovi impianti sportivi
il Comune abbia un edificio di proprietà pubblica dove ospitare la
scuola per l'infanzia e tra l'altro, con una intelligente operazione di
scambio d'uso ed una buona ristrutturazione, il Comune potrebbe
scambiare l'edificio della S.G.B. con la vecchia Rodari (ristrutturata
dal Comune) e destinare l'attuale S.G.B. come centro anziani del
paese vecchio.
Poi c'è la questione del c.d. “Orto Botanico” vale a dire l'ampia zona
pubblica e privata incuneata tra il centro storico, il centro
commerciale, il CVI1 e via Curnasco. Una zona sostanzialmente sotto
utilizzata (se non semiabbandonata) sia per la parte pubblica che
quella privata che in tempi di Next Generetion EU –PNRR bisognerebbe
che il Comune si desse maledettamente da fare per portare a casa
progetto soldi interventi mentre invece la maggioranza resta li ad
emettere raffiche di determinazioni che danno piccoli piccoli e grandi
premi alle clientele elettorali.
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