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MAXI AGGREGATI DI SPESA E INVESTIMENTI: SU QUEI NUMERI OCCORRE UNA RIFLESSIONE
Può sembrare la tabella dei principi nutritivi che troviamo sulle
confezioni dei prodotti alimentari: energia, grassi, carboidrati,
fibre, proteine, sale, vitamine, minerali che sono tutti componenti
buoni ed utili o necessari ma quel che conta è che alla fine il
prodotto dopo la digestione ti manda KO.
Ricostruendo la tabella del Piano esecutivo di gestione 2020 del Comune
di Curno mettendo in ordine i principali gruppi di spesa e di
investimento si riescono a cogliere aspetti del governo del paese –al
di la delle scelte politiche legittime: faccio questo e quello e non
faccio quell'altro- che dimostrano la scarsa capacità politica di
governo dell'attuale maggioranza.
Qualunque azienda di fronte a 150mila euro di spesa di metano, 115 mila
euro di spesa per energia elettrica, 104 mila euro per i telefoni e
187mila euro di cablaggi e componenti assimilati si porrebbe il
problema prima di tutto di ridurre al massimo quelle spese –specie le
prime due per fare una bella figura di ambientalista- e come secondo
obiettivo quello di ottimizzare l'insieme con un sistema globale di
produzione accumulazione distribuzione controllo manutenzione
dell'energia da solare.
Alcuni edifici comunali sono stati dotati di pannelli solari ma se vai
a vedere l'istallazione degli stessi –specie quelli sulle scuole- ha
seguito il banale principio della villetta single di dieci anni or
sono: produrre corrente quando c'è il sole che picchia dritto sui
pannelli , usare quella poca corrente che serve e cederne gran parte
all'enel visto gli orari di utilizzo di quegli ambienti.
Una impresa normale si sarebbe fatta fare un piano energetico (orami
l'illuminazione pubblica ha preso altra strada) globale per il comune
per arrivare a quantificare la quantità di kw necessari per ogni ora
lungo tutto l'anno per poi verificare p.e. quanti metri quadrati di
pannelli solari montati su girasoli sarebbe necessari e quante
batterie altrettanto necessarie per conservare e poi distribuire
l'energia necessaria. A questo punto il progetto individua la
localizzazione dei girasoli ed arriva ad un preventivo.
(...)
CASO MORRA SANTELLI: IO STO CON MORRA
(...)
Noi siamo del parere che quando una persona si candida ad una carica
elettiva –non è obbligatorio candidarsi!- che dura cinque anni si
stipula un contratto coi cittadini in base al quale ci si dedicherà a
quell’impegno con dedizione ed onore. La Santelli sapeva perfettamente
da sei anni che ogni ora poteva essere l’ultima ora della sua vita.
Candidandosi ha sostanzialmente fregato i suoi elettori – consapevoli o
meno che fossero della sua malattia- dal momento che conosceva
benissimo quali problemi poneva alla Calabria la sua eventuale
scomparsa.
La sua scomparsa ha aperto un vaso di vipere con l’avvento temporaneo
di un vicepresidente di vivacissima intelligenza che da solo squalifica
anche la minoranza sessuale di cui si bulleggia far parte ma poi in
cascata sono seguiti gli episodi Cotticelli, Zuccatelli e Gaudio.
Il primo non sapeva di dover preparare il Piano anti covid19 e siccome
è (stato) nientemeno che un generale di corpo d’armata dei carabinieri
lo confessa in diretta TV senza neanche accorgersi del bordello che
scatenerà. Il secondo Giuseppe Zuccatelli, non è da meno: in un video
diventato virale in poche ore il professore mesi fa sosteneva che «le
mascherine non servono…». Il terzo – Gaudio ex rettore della Sapienza-
si dimette a 24 ore dalla nomina: “Non ho intenzione di aprire una
crisi familiare”. Nega che sia una rinuncia dovuta a motivi giudiziari:
“L’indagine di Catania sui concorsi universitari? Il procuratore ha
appena detto al mio avvocato che chiederà l’archiviazione”.
(...)
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PDF: 4,6Mb
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Caso Morra-Santelli. Io sto con Morra.
Nicola Morra nasce a Genova il 5 luglio del 1963. Si laurea in
filosofia presso La Sapienza-Università di Roma, e si specializza in
Bioetica all'Università degli Studi di Bari. Si trasferisce in
Calabria, dove lavora come docente di storia e filosofia, prima per il
Liceo Scientifico G. B. Scorza di Cosenza poi per il Liceo Classico
Lombardi Satriani di Cassano allo Ionio e poi per il Liceo classico
Bernardino Telesio di Cosenza. Pentastellato dal 2011 in questa
legislatura è presidente della commissione parlamentare antimafia.
Poche ore oro sono è balzato agli onori della cronaca per le sue
dichiarazioni in ordine alle tragic(omic)he vicende calabresi.
Mai avrei immaginato di concordare con la ruvida opinione di questo
professore di filosofia eletto nei 5S e questo pezzo intendevo
scriverlo già quando Jole Santelli presidente della Regione Calabria
per otto mesi, morì il 15 ottobre u.s. Jole Santelli classe 1968 di
professione è stata un'avvocatessa: dopo essersi laureata in
giurisprudenza nel 1992 e specializzata in diritto e procedura penale
presso l'Università di Roma La Sapienza, iniziò la pratica forense con
Tina Lagostena Bassi, quindi con Vincenzo Siniscalchi infine entrò
nello studio di Cesare Previti. Era nubile e senza figli. È deceduta
improvvisamente, all'età di 51 anni, mentre era presidente della
Calabria, il 15 ottobre 2020 nella sua casa di Cosenza, a causa di
un'emorragia interna dovuta a patologie tumorali di cui soffriva dal
2014.
Noi siamo del parere che quando una persona si candida ad una carica
elettiva –non è obbligatorio candidarsi!- che dura cinque anni si
stipula un contratto coi cittadini in base al quale ci si dedicherà a
quell’impegno con dedizione ed onore. La Santelli sapeva perfettamente
da sei anni che ogni ora poteva essere l’ultima ora della sua vita.
Candidandosi ha sostanzialmente fregato i suoi elettori – consapevoli o
meno che fossero della sua malattia- dal momento che conosceva
benissimo quali problemi poneva alla Calabria la sua eventuale
scomparsa.
La sua scomparsa ha aperto un vaso di vipere con l’avvento temporaneo
di un vicepresidente di vivacissima intelligenza che da solo squalifica
anche la minoranza sessuale di cui si bulleggia far parte ma poi in
cascata sono seguiti gli episodi Cotticelli, Zuccatelli e Gaudio.
Il primo non sapeva di dover preparare il Piano anti covid19 e siccome
è (stato) nientemeno che un generale di corpo d’armata dei carabinieri
lo confessa in diretta TV senza neanche accorgersi del bordello che
scatenerà. Il secondo Giuseppe Zuccatelli, non è da meno: in un video
diventato virale in poche ore il professore mesi fa sosteneva che «le
mascherine non servono…». Il terzo – Gaudio ex rettore della Sapienza-
si dimette a 24 ore dalla nomina: “Non ho intenzione di aprire una
crisi familiare”. Nega che sia una rinuncia dovuta a motivi giudiziari:
“L’indagine di Catania sui concorsi universitari? Il procuratore ha
appena detto al mio avvocato che chiederà l’archiviazione”.
Non bastasse questo ecco che poche ore or sono Domenico Tallini,
esponente di Forza Italia, rieletto nel consiglio regionale calabro con
la bellezza di 8mila preferenze e presidente del consiglio regionale,
viene messo agli arresti domiciliari e contro di lui è stata formulata
l'ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa e
scambio elettorale. L'operazione "FarmaBusiness" dei carabinieri di
Catanzaro si incentra sulla costituzione di una società, con sede nel
capoluogo calabrese, finalizzata alla distribuzione all'ingrosso di
prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da
farmacie e parafarmacie (20 in Calabria, 2 in Puglia e 1 in Emilia
Romagna) che la cosca Grande Aracri di Cutro avrebbe utilizzato
per riciclare capitali illeciti.
Che il governo Conte sia un governo di sbandati incollati solo dal
temuto crollo in caso di nuove elezioni e che non si parlano nemmeno
tra di loro non è una novità ma riuscire a infilare tutta una serie di
errori marchiani come quelli sui commissari, ci vuole davvero arte.
Detto questo è evidente che il merito o il demerito di avere eletto da
qualche lustro in qua dei consigli regionali con maggioranze così
inefficienti (siamo cortesi) da mettere KO la sanità calabrese (oltre a
tutto il resto: non c’è settore regionale che non sia sconvolto) merito
o colpa sono TUTTI degli elettori calabresi, esattamente come il caso
nella sanità lombarda gli esiti nella pandemia derivano dalle scelte
elettorali degli elettori lombardi.
Non va dimenticato che gli elettori lombardi (non tutti ovviamente
esattamente come non tutti i calabresi hanno votato Santelli)
proprio nel momento in cui la sanità lombarda non curava i malati di
covid19 decidevano di regalare alla stessa sanità la bellezza di 200
milioni (erano 185 milioni agli inizi di settembre): vale a dire negli
italiani persiste la ferrea volontà di dare soldi agli assassini dei
propri cari e riconfermarli elettoralmente.
Poi posiamo discettare se la vicenda Formigoni o quella del S. Raffaele
o della Maugeri in Lombardia siano episodi “più gravi” rispetto a
quella del Domenico Tallini (che però non è stato ancora condannato,
quindi…) ma se non sono gli elettori calabresi che sbaraccano dal
consiglio regionale e dal governo certa gente, inutile arrabbiarsi se
qualcuno denuncia che il re è nudo.
La vicenda di una persona che si candida a presidente di regione
sapendo di avere le ore contate non è scollegata dall’episodio del neo
presidente del consiglio regionale messo ai domiciliari e nemmeno ai
delitti e puttanate compiute dai commissari e potenziali commissari
alla sanità e nemmeno allo stato di prostazione dei servizi in quella
Regione: li tutto si tiene.
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Può
sembrare la tabella dei principi nutritivi che troviamo sulle
confezioni dei prodotti alimentari: energia, grassi, carboidrati,
fibre, proteine, sale, vitamine, minerali che sono tutti componenti
buoni ed utili o necessari ma quel che conta è che alla fine il
prodotto dopo la digestione ti manda KO.
Ricostruendo la tabella del Piano esecutivo di gestione 2020 del Comune
di Curno mettendo in ordine i principali gruppi di spesa e di
investimento si riescono a cogliere aspetti del governo del paese –al
di la delle scelte politiche legittime: faccio questo e quello e non
faccio quell'altro- che dimostrano la scarsa capacità politica di
governo dell'attuale maggioranza.
Qualunque azienda di fronte a 150mila euro di spesa di metano, 115 mila
euro di spesa per energia elettrica, 104 mila euro per i telefoni e
187mila euro di cablaggi e componenti assimilati si porrebbe il
problema prima di tutto di ridurre al massimo quelle spese –specie le
prime due per fare una bella figura di ambientalista- e come
secondo obiettivo quello di ottimizzare l'insieme con un sistema
globale di produzione accumulazione distribuzione controllo
manutenzione dell'energia da solare.
Alcuni edifici comunali sono stati dotati di pannelli solari ma se vai
a vedere l'istallazione degli stessi –specie quelli sulle scuole- ha
seguito il banale principio della villetta single di dieci anni or
sono: produrre corrente quando c'è il sole che picchia dritto sui
pannelli , usare quella poca corrente che serve e cederne gran parte
all'enel visto gli orari di utilizzo di quegli ambienti.
Una impresa normale si sarebbe fatta fare un piano energetico (orami
l'illuminazione pubblica ha preso altra strada) globale per il comune
per arrivare a quantificare la quantità di kw necessari per ogni ora
lungo tutto l'anno per poi verificare p.e. quanti metri quadrati di
pannelli solari montati su girasoli sarebbe necessari e quante
batterie altrettanto necessarie per conservare e poi distribuire
l'energia necessaria. A questo punto il progetto individua la
localizzazione dei girasoli ed arriva ad un preventivo.
Noi siamo abbastanza convinti che sostanzialmente col solare ed
un investimento di 150mila euro l'anno per dieci anni il Comune sarebbe
del tutto autosufficiente quanto a consumi elettrici sia per
l'illuminazione degli edifici che per quella stradale che per il
trattamento riscaldamento e raffrescamento aria nei principali
edifici. A parte l'infrastruttura di base – che verrebbe tutta
interrata su sedime pubblico- e va realizzata per prima, in cinque
tappe si potrebbe raggiungere l'obiettivo.
Non vale la pena di istallare pannelli solari per cedere gran parte dell'energia all'enel.
E' chiaro che un progetto globale di questa portata si può fare
soltanto partendo dalle autocandidature delle aziende europee
specializzate da cui estrarre a sorte la decina (o anche solo 5)
che dietro un compenso fisso presentino una prima bozza di progetto e
relativo preventivo di massima. Qui c'è tutto il casino imposto dalla
legge mafiosa sugli appalti e contratti ma si può superare senza
violarla.
In questo modo alla fine del progetto-lavori il Comune si trova
completamente cablato, con un'azienda che gli garantisce dieci anni di
manutenzioni e aggiornamenti, e si libera di autentiche vergogne come
quei… 1250 euro di utenze telefoniche per la piazzola ecologica che
gridano vendetta al cospetto di dio esattamente come tutte le spese
telefoniche di scuole ed uffici e centri comunali.
In buona sostanza le prime 21 voci possono rientrare tutte in un
medesimo appalto sia per la progettazione che per la realizzazione che
per la manutenzione e possono essere finanziate con una contrato
decennale che ogni grande impresa del settore potrebbe ben volentieri
finanziare alla luce del basso costo del denaro e della scarsità di
lavoro complessiva.
Oltre tutto accade normalmente che queste imprese poi deleghino imprese
minori locali per realizzare gran parte del tutto e quindi da un lato
il comune si libererebbe dalla gestione di ennemila appalti e
ennemila progetti da seguire uno per uno e dall'altro avrebbe un unico
interlocutore MA con la certezza che tutto l'investimento resta di
proprietà del comune, cioè dei cittadini e non è un qualcosa prestato
noleggiato affittato alla cittadinanza.
Se badiamo alle ennemila delibere di giunta e alle ennemila
determinazioni emanate dal comune ci accorgiamo come queste anziché
mirare all'obiettivo, l'obiettivo è quello narcisistico dei burocrati
di infarcire le medesime di massicce citazioni di articoli di legge (si
confronti anche solo come esempio Curno con Treviolo dove ci sono
due segretari comunali femmine…) in primis per pararsi il c.d.
fondoschiena salvo che lo spirito della norma alla fine viene del
tutto eluso perché se la nuova legislazione sui contrati mira ad una
maggiore trasparenza e celerità nella decisione e nella scelta
(dell'assegnatario del progetto o del lavoro) alla fine di quelle
lunghe encicliche che sono le delibere e le determinazione la sostanza
è sempre e solo una: non si sa perché il funzionario ha chiamato
PROPRIO quegli studi o quelle imprese anzichè ALTRI studi e imprese e
NON viene nemmeno scritto in determina l'entità dell'offerta dei
FORTUNATI scelti dal funzionario.
Tutto resta sepolto nelle carte conoscibili solo dal funzionario segretario e sindaco. Forse.
Del resto le modifiche introdotte via via dal governo Letta (aprile
2013) Renzi (febbraio 2014), Gentiloni (dicembre 2016) e Conte (giungo
2018) nella normativa sui contratti e sugli appalti in buona sostanza è
–brutalmente- stato un via libera alla corruzione ed alla mafia perché
sostanzialmente si è ridotta la concorrenza e nel contempo si sono
limitati gravemente i controlli qualitativi sul prodotto. Basta leggere
l'ultima Legge 11 settembre 2020, n. 120 perché ogni impresa che non
sia come minimo “ammanigliata” decida di eludere ogni incarico ed
appalto pubblico. I buoni scappano.
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