UOMINI D'ONORE 1,2
a il 7 dicembre del 2018 quando il generale (di corpo d’armata) dei
Carabinieri Saverio Cotticelli veniva nominato commissario alla sanità
calabrese. Una carica ottenuta dopo l’uscita di scena di Massimo Scura,
in contrasto con l’allora presidente di giunta Oliveiro e, dato ancor
più rilevante, inviso ai Cinque Stelle. In quell’occasione fu proprio
l’ex ministra della salute pentastellata Giulia Grillo a presentare con
toni trionfalistici il generale Cotticelli, definendo quella del neo
commissario come una «nomina cruciale per il territorio», l’uomo che
finalmente avrebbe messo a posto la sanità calabrese. Adesso non passa
giorno che non ci si metta, metaforicamente e non, le mani nei capelli.
Il commissario alla Sanità calabrese (ex) Saverio Cotticelli che cade
dalle nuvole, balbetta, si imperla, si agita, e poi si difende (in
tivù) dicendo che “non ero io” e “forse sono stato drogato”, è caso
così ridicolo e clamoroso da farne una specie di paradigma. Cotticelli
non era un piantone qualsiasi di una caserma in cima alla valle ma è
stato il potentissimo comandante del comando unità mobili e speciali
“Palidoro”, il reparto da cui dipendono tutti i reparti speciali
dell’Arma, dal Nas, al Noe, al Tpc, al Ros, e, appunto i contingenti
destinati a garantire l’ordine pubblico in Italia e nelle missioni
all’estero. Ma non solo. Cotticelli è stato anche il capo del Cocer,
prima della sentenza della Consulta che sdoganerà l’associazionismo con
le stellette, il sindacato unico dell’Arma. Divenuto a ottobre del 2008
comandante della Legione Lazio, Cotticelli non viene neppure
lontanamente sfiorato da quello che accade nelle caserme a poche
centinaia di metri dal suo ufficio. Durante il suo periodo di comando
si verificano due episodi che segneranno per sempre la storia
dell’Arma. La morte di Stefano Cucchi e il porno ricatto al presidente
della regione Lazio Piero Marrazzo.
2 - Sta facendo discutere il video dell'audizione di venerdì scorso
davanti alla commissione Affari Costituzionali della Camera dei
Deputati, in cui si vede Giuseppe Tiani, segretario nazionale del
sindacato di Polizia Siap e presidente di Innovapuglia, la società in
house che gestisce gli appalti sotto il controllo della Regione Puglia,
presentare un ciondolo "neutralizzatore di batteri".
"Oggi porto al collo questo micro purificatore d’aria che costa 50
euro, di tecnologia israeliana, che per un metro cubo attorno a chi lo
indossa genera cationi che inibiscono qualsiasi virus abbia segno
positivo". Verso la fine del suo intervento, Siani ha poi illustrato le
presunte proprietà e utilità del 'ciondolo': "E' una tecnologia che
andrebbe distribuita alle forze di polizia e a tutti i sanitari
impegnati perché ci darebbe una mano a fare il nostro lavoro. E' un
neutralizzatore di batteri”.
Il video è diventato virale in un batter d'occhio, facendo il giro
della rete. Nel pomeriggio è arrivata la replica dello stesso Tiani
all'agenzia di stampa Ansa: "Non è mai stato fatto alcun accostamento
tra l'utilizzo del purificatore d'aria individuale di ultima
generazione ed il contrasto al Covid-19.
La proposta, ripete il sindacalista e presidente di InnovaPuglia, "era
chiaramente finalizzata alla sanificazione a largo spettro individuale
e degli ambienti ove lavorano gli operatori di polizia, e soltanto a
causa del poco tempo a disposizione e dell'interruzione non è stato
possibile argomentarla al meglio".
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COVID&DINTORNI
Scrive il prof. Paolo Buonanno, ordinario di Economia all'Università di
Bergamo nello studio del Covid 19 in proposito dell'avvento della
seconda ondata della pandemia che proietta un'immagine della stessa
regione in due versioni che paiono l'una il negativo dell'altra a
distanza di sei mesi che gli paiono emergere due fattori (ma separati):
«Una sorta di maggiore immunità in quella popolazione dove nella prima
fase il virus si era diffuso di più e gli aspetti di natura
comportamentale. Ovvero quella particolare attenzione all'uso della
mascherina o al distanziamento: un livello di attenzione più alto e
quasi automatico, frutto dall'essere stati più esposti nella prima
fase». Va vanti nel suo ragionamento ed a proposito descrive di
un effetto comportamentale (che lo studio definisce «capitale civico»)
emerso in modo evidente nello studio «insieme appunto al probabile
fatto che la popolazione più colpita nella prima fase abbia sviluppato
una maggiore immunità». Del resto, come si legge «alcune province
lombarde hanno riportato livelli molto elevati di infezioni previste:
considerando un ipotetico tasso di mortalità dell'1%, la quota di
popolazione contagiata si stima essere il 40% in provincia di Bergamo,
36% Cremona, 29% in Lodi e il 19% a Brescia». Un fattore «che ha
rallentato in modo significativo la diffusione del virus in questi
territori nella seconda ondata».
Lombardi buoni o perlomeno opportunisti che si riparano rispetto ad altri lombardi più approssimativi e assai disattenti.
Mah.
Ricondurre tutto ad un mero fattore comportamentale da parte di
una popolazione che per lavoro ricchezza abitudini relazioni appartiene
alla parte più mobile dell'intera Europa mi pare più una speranza che
una certezza scientifica: perché poi il covid ha ranzato solo un certo
tipo di popolazione : anziana e con due tre o più patologie- che con la
realtà lombarda di un paese mobilissimo ha solo rapporti famigliari.
Poi si dimenticano sempre di dire per una ragione di “correttezza
politica” due altri fattori propri della popolazione ranzata
massicciamente dal covid19: la scarsa cultura o scolarizzazione e
un certa tendenza politica abbastanza omogenea.
Bonanno a mio avviso sottovaluta che proprio la ranzata inflitta la
prima volta in certi territori prima di tutto ha esaurito le proprie
“prede” ed ha educato i loro eredi e vicini ad un comportamento “forse”
(con le virgolette perché interrogativo) più attento nei mesi
successivi: ma non esiste alcuna prova che lo siano davvero stati
tenendo anche conto che per esempio le valli lombarde hanno avuto un
revival turistico inatteso questa estate.
In questa seconda fase la situazione s'è capovolta prima di tutto
perché il sistema industriale della regione s'è
completamente rimesso in moto come testimoniano i dati economici del
terzo trimestre e nel frattempo il covid19 ha cominciato a girare
forsennatamente coll'avvio delle scuole e dei trasporti connessi
allo spostamento degli alunni. Che sono minimi laddove –nelle valli per
esempio- minima è la popolazione.
Un terzo aspetto da tenere conto è che dopo sei mesi di infezione nella
regione sono arrivati a tamponare meno di un decimo della
popolazione e forse meno di un dodicesimo della popolazione
presente. Cioè troppo pochi visto che pressochè la totalità della
popolazione è venuta a contato col virus e vi ha reagito diversamente
non tanto per la museruola indossata, il distanziamento e le mani
lavate spesso ma per un migliore stato della propria salute.
Scuola trasporti affollati e rimessa in moto dell'intero sistema
produttivo sono stati la centrifuga che hanno inflitto alla parte di
regione non troppo mazzuolata nella prima fase la pandemia.
Probabilmente occorreva decidere di rafforzare il sistema trasporti
aggiungendo al trasporto normale i bus turistici fermi nei depositi.
Occorreva decidere che a scuola (almeno dalla scuola media in su) ci si
andasse in doppi turni e che una settimana le lezioni fossero in
presenza e l'altra settimana in dad. Buon ultimo chiudere gli spazi di
assembramento dalle 20 in avanti.
Inoltre erano tutti da rivedere gli impianti di riscaldamento e
trattamento aria dei grandi magazzini e impianti collettivi (sport,
aziende, ecc.) perché a nostro avviso proprio quelli
contribuiscono ad omogeneizzare concentrare e diffondere massicciamente
il virus: ma non si può dire sennò ci sono problemi di finanze dopo
l'adozione dello scontrino elettronico (dei cui risultati siamo
tagliati fuori da qualche mese…).
Un'ultima stupidaggine nei DPCM è stata la quarantena rispetto
all'attività motoria. La popolazione doveva essere lasciata libera
di fare sport all'aperto –anche semplicemente camminare specie se
anziani- anche lontano da casa
Detto questo stiamo sentendo da qualche giorno che a gennaio 2021 ci
saranno (almeno) due vaccini avviati alla produzione e quindi
disponibili.
Non ci crediamo: ci speriamo solo.
La nostra idea è che oltre alle balle della politica a questa pandemia
cominceremo a sopportarla dopo la terza ondata di infezione combinata
con la vaccinazione. Mettiamoci quindi il cuore in pace rispettando le
quattro regolette che ci insegnarono (in prima elementare): mani
pulite, stare lontani uno dagli altri, museruola,vivere in ambienti con
aria pulita.
Senza contare che da gennaio 2021 comincerà nel BelPaese un'altra lagna: il crollo delle nascite.
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IL FUTURO DI BERGAMO
Bergamo si appresta a riprogettare il proprio futuro dei prossimi dieci
anni e sul Bugiardino Benedetta Ravizza scrive: La città della
ripartenza. È quella che disegna il Pgt, il nuovo piano di governo del
territorio che immagina Bergamo da qui a dieci anni. Quando il peggio
del Covid sarà passato, e bisognerà fare i conti con l'eredità (nel
bene e nel male) che la pandemia ci ha lasciato. «Lavoriamo perché il
Piano venga adottato nell'autunno del 2021 ed entri in vigore a inizio
2022 - l'assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini
scandisce la tabella di marcia -. Sarà uno strumento per una vera e
propria “ricostruzione”, dando risposte a quei fenomeni che erano già
in corso e che l'esperienza tragica che stiamo vivendo ha accelerato».
Scrive la Ravizza raccontando le parole del sindaco Gori “Non
siamo più di fronte a una città che si espande, basti vedere il trend
di crescita economica e demografica. È una città che guarda se stessa,
in chiave di rigenerazione e riuso, a zero consumo di suolo».
L'amministrazione Gori mette a sistema quanto fatto nei primi cinque
anni di mandato. «Un esempio su tutti è l'Ambito 1, il polo dell'arte,
della cultura e del tempo libero, con Montelungo, Gamec e Parco Suardi
- spiega l'ass.Valesini -. A breve acquisiremo la proprietà dell'area
degli orti di San Tomaso e quindi avremo tutti gli ingredienti per
quella che definirei la “terza gamba” della città, dopo il centro
piacentiniano e Città Alta». Un progetto che condensa i temi
fondamentali del futuro: «I contenitori culturali come traino per una
nuova identità della città (nuova Gamec e Carrara), spazio pubblico
aperto (la corte della Montelungo) e il verde (con l'ampliamento del
parco Suardi in un continuum con l'ex caserma e piazzale Oberdan)».
Diciamo che se il Gori 1 e il Gori 2 riusciranno nella ventura a
concludere una città che attraverso tre grandi poli di attrazione
riesce alla fine a darsi un'anima che leghi passato presente e futuro
sarà un grande risultato. Una città alta che sbocca da sant'Agostino
verso il polo culturale della Carrara che si stende fino all'università
della Montelungo e penetra nel centro cittadino attraverso i parchi
Suardi Marenzi Caprotti fino in via Tasso e al Teatro Donizzetti con
davanti il Centro Piacentiniano costituiranno un quid che poche città
potranno disporre ed offrire sia ai Bergamaschi che al milione di
visitatori che transitano ogni mese dal Caravaggio.
Avessero perfino l'idea –magari definibile dozzinale contadina
pauperistica di creare un percorso con una pavimentazione unica che da
Porta Nuova arriva fino a San Vigilio- sarebbe come prendere per mano
il visitatore e mostrargli il bello e il buono di casa.
Sono transitati nel 2019…
E quanto a infrastrutture e accessibilità Valesini aggiunge. La «scelta
forte» del Pgt è legare i progetti di rigenerazione urbana alle
infrastrutture del trasporto pubblico su ferro, in particolare le linee
del tram T1 e T2. «Sono le dorsali lungo cui si concentreranno le
future trasformazioni della città», conferma Valesini. Due già in
corso, come il cantiere di Chorus Life (ex Ote) e la riqualificazione
dello stadio. E una per eccellenza, in prospettiva: Porta Sud. Il Pgt
pone l'accento sull'accessibilità, declinata in una doppia scala: le
grandi infrastrutture, come appunto la T1 e la T2, ma anche le opere a
misura di quartiere. Dove entra in gioco lo slogan del «position paper»
della Giunta: «La città in 15 minuti». «Un'idea tutta da sviluppare -
entra nel merito Valesini -, incrementando la dotazione dei servizi e
la qualità dello spazio pubblico». Un ruolo chiave lo avranno ad
esempio le scuole, oggi edifici utilizzati solo per la formazione, in
futuro immaginate con una funzione più continuativa.
Sulle infrastrutture a nostro avviso Gori sbaglia alla grande partendo
da un'idea errata enunciata all'inizio: «Non siamo più di fronte a una
città che si espande, basti vedere il trend di crescita economica e
demografica. È una città che guarda se stessa, in chiave di
rigenerazione e riuso, a zero consumo di suolo».
Formalmente è vero che Bergamo non cresce come non cresce la provincia
e nemmeno l'Italia ma puntare sulla T1-T2 quali grandi infrastrutture
ci pare troppo modesto. La città è ferma perché ci sono due potenti
infrastrutture che la bloccano ai piedi della collina: la ferrovia e
l'A4 e l'idea goriana di fare invadere i due fondovalli dalla città con
le due T è una visione miope. Miopissima.
Bergamo deve avere il coraggio di interrare la ferrovia da Mozzo
a Seriate e cancellarla dal paesaggio . L'A4 deve terminare a
Dalmine e proseguire lungo la circonvallazione sud fino a Seriate dove
si reinnesta dell'attuale A4.
Questa scelta non prefigura una distesa di costruzioni ma la
“liberazione” della città che potrà così' destinare molte aree troppo
dense a verde. Non più la città arroccata ai piedi della collina
blindata da RFI ed A4 che aggredisce e staripa nei due fondovalli
ma una città più ampia, che respira senza quell'autostrada che è il
viale Papa Giovanni.
Del resto Caravaggio, G5, banda larga e Freccia Rossa saranno le
arterie che la legheranno all'Europa ed al mondo mentre. L'idea di una
città che stia ancora al vertice economico politico industriale
terziario nella provincia con quelle quattro funzioni - Caravaggio, G5,
banda larga e Freccia Rossa- ne ridurranno significato e valore anche
perché i poli commerciali che le sorgono attorno ormai rendono obsoleta
anche l'idea di uno schopping da 10mila euro nelle botteghe di via XX
settembre
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UOMINI D'ONORE 3
Theodore McCarrick, classe 1930, ex cardinale americano accusato di
aver compiuto abusi su giovani seminaristi e su minorenni, privato
della porpora da papa Francesco nel luglio 2018 e, un anno dopo al
termine di un processo canonico, ridotto a laico. 2020 meno 1930
fanno 90 anni in cui sua eccellenza ha potuto scorazzare liberamente
nell’abuso sessuale. Probabilmente reduce da uno o più casi identici
proprio durante la sua vita prima (e dopo) di entrare in seminario. Nel
1977, McCarrick, fu promosso da papa Paolo VI vescovo ausiliare di New
York; nel 1981, da Giovanni Paolo II vescovo di Metuchen; nel 1986,
arcivescovo metropolita di Newark; nel 2000, arcivescovo metropolita di
Washington e, nel 2001, fu innalzato a cardinale.
Papa Francesco ha ridotto allo stato laicale l’ex cardinale Theodore
Edgar McCarrick per pedofilia. Un provvedimento che non ha precedenti
nella storia della Chiesa cattolica. Era stato lo stesso Bergoglio, nel
luglio 2018, a togliere la porpora a McCarrick. Un provvedimento,
quello di togliere la porpora a un membro del Collegio cardinalizio,
che non veniva applicato dal 1927, ovvero da quando Pio XI tolse la
berretta rossa al cardinale francese Louis Billot, ma per motivi
politici. “In data 11 gennaio 2019, – si legge in un comunicato
vaticano – il Congresso della Congregazione per la dottrina della fede
ha emanato il decreto conclusivo del processo penale a carico di
Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, D.C., con
il quale l’accusato è stato dichiarato colpevole dei seguenti delitti
perpetrati da chierico: sollecitazione in confessione e violazioni del
sesto comandamento del decalogo con minori e adulti, con l’aggravante
dell’abuso di potere, pertanto gli è stata imposta la pena della
dimissione dallo stato clericale.
Francesco, appena verificata la veridicità delle accuse di abusi
sessuali su minori, ha tolto immediatamente la porpora a McCarrick e,
al termine del processo della Congregazione per la dottrina della fede,
lo ha ridotto allo stato laicale. Una decisione che arriva alla vigilia
del vertice sulla pedofilia del clero convocato dal Papa in Vaticano e
al quale prenderanno parte tutti i presidenti delle Conferenze
episcopali del mondo. Ma anche all’indomani della nomina a camerlengo
di Santa Romana Chiesa del cardinale Kevin Joseph Farrell, che fu
ordinato vescovo proprio da McCarrick e che fu suo ausiliare a
Washington. Farrell, che nella capitale degli Stati Uniti ha condiviso
l’appartamento insieme con McCarrick, è stato accusato più volte di
aver coperto gli abusi commessi dall’ex cardinale di Washington.
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