A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1289 DEL 26 OTTOBRE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















C'ERO ANCH'IO!
POI SIAMO DIVENTATI ANZIANI ASSIEME




QUELLA GRAN RAMAZZA CHE E' IL COVID

Trascorso il primo lokdown adesso c'è cascata addosso questa seconda tegola.
A noi pare che avere consentito il riempimento dei mezzi di trasporto (80%? in certi orari siamo al solito pienone di sempre) combinato con  l'apertura delle scuole abbia rimesso in moto quel potente  ventilatore che disperde generosamente l'infezione con una celerità che  hai voglia di mettere la museruola.
Chissà se qualche ATS o Università si siano preoccupate di prelevare dei campioni d'aria nei treni dei pendolari e nelle metropolitane oppure nei bus degli studenti della ValSeriana per verificare quanta infezione vi sia contenuta e quindi venga inalata da chi ci sta. Anche indossando la museruola perché bisogna pure respirare anche con quella.
Però andando a leggere il sito epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2 si colgono alcune informazioni che la massa di  specialisti che  televisioni e i giornali ci sbattono in faccia ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, con diritto di re-visione su raipaly non ci raccontano mai: infettarsi e morire di covid19 è l'ultimo tratto vitale del nostro benessere abusato.
(...)

CHIUDIAMO LE RSA PER SEMPRE!

In questi giorni di recrudescenza della pandemia non si può tacere un dramma vissuto da molti, benché sia il più possibile occultato. Un dramma carico di dolore e sofferenza, di fronte al quale è nostra responsabilità reagire, per quanto possibile, in modo da contrastare il male che colpisce persone, famiglie e convivenze. Un dramma che non osservo dall'esterno ma nel quale mi sono trovato coinvolto in prima persona.
Una persona a me familiare, vedova e senza figli, verso gli ottant'anni è stata colpita da demenza senile.
Fino ad allora autonoma e piena di forze, seppur in una vita solitaria in casa, riusciva a vivere in pienezza relazioni con i vicini e i compaesani. Siccome nessuno poteva ospitarla, le si è provveduta una badante, ma la malattia, con manifestazioni anche violente, non permetteva questo tipo di assistenza. Così la si è dovuta per forza portare in una Rsa, dove però è peggiorata, sempre più estranea a questo mondo e, pur visitata da parenti, ha deciso di rifiutare il cibo fino a morire.
«Non si poteva far altro», abbiamo detto tutti, con l'esperienza di aver accettato nei decenni precedenti questo cammino per molti dei nostri vecchi. Gli anziani sono ritenute persone che stanno per uscire dalla vita, e ad essi non solo non si riconosce più la saggezza dell'esperienza ma vengono considerati unicamente dal punto di vista demografico: quanto pesa la loro percentuale sulla società a livello medico; quale impegno comporta la loro assistenza; quale costo rappresentano per la società.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






















NON CI RESTA CHE PIANGERE?
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QUELLA GRAN RAMAZZA CHE E' IL COVID

Trascorso il primo lokdown adesso c'è cascata addosso questa seconda tegola.
A noi pare che avere consentito il riempimento dei mezzi di trasporto (80%? in certi orari siamo al solito pienone di sempre) combinato con  l'apertura delle scuole abbia rimesso in moto quel potente  ventilatore che disperde generosamente l'infezione con una celerità che  hai voglia di mettere la museruola.
Chissà se qualche ATS o Università si siano preoccupate di prelevare dei campioni d'aria nei treni dei pendolari e nelle metropolitane oppure nei bus degli studenti della ValSeriana per verificare quanta infezione vi sia contenuta e quindi venga inalata da chi ci sta. Anche indossando la museruola perché bisogna pure respirare anche con quella.
Però andando a leggere il sito epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2 si colgono alcune informazioni che la massa di  specialisti che  televisioni e i giornali ci sbattono in faccia ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, con diritto di re-visione su raipaly non ci raccontano mai: infettarsi e morire di covid19 è l'ultimo tratto vitale del nostro benessere abusato.
Se si leggono in parallelo la tabella delle “Patologie preesistenti osservate più frequentemente per sesso pazienti deceduti e positivi all'infezione da SARS-CoV-2” e quella del “Numero di decessi per fascia di età pazienti deceduti e positivi all'infezione da SARS-CoV-2”  ci si rende conto che (a) l'ipertensione arteriosa seguito dal (b) diabete mellito di tipo 2, seguito dalle (c) cardiopatie ischemiche e poi (d) dalla fibrillazione atriale queste quattro patologie pre-esistenti sono fatali quando compaiono in quattro-tre sul paziente anziano e lo mandano semplicemente al creatore senza alcuna possibilità di salvargli la pelle.
Quindi sicuramente è necessario evitare che la diffusione del covid19 INNESCHI la condizione perché assieme alla gravi patologie pre esistenti determini la fine dell'ammalato.
La faccenda è  che nessuno dei dottori e dei giornalisti spelacchiati (vedi gli inviati nelle varie città: paiono pidocchi scappati alla lisciva…) che fanno infodemia (circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento) non hanno il coraggio di dire alla gente che se hanno svaccato fino ieri a partire da qualche decennio indietro – dieci venti trenta quaranta cinquanta anni- si debbono rimpinzare di qualche decina di pillole per tenere sotto controllo una due tre quattro di quelle patologie prima scritte, non c'è ospedale e nemmeno buondio che ti salva dal covid19.
Insomma finchè la popolazione non comprenderà che la svolta finale per eradicare il covid19 non sarà una vaccinazione  ogni anno (semmai arriverà per il covid19: io ho qualche dubbio…) parte dal piatto che sbafano –oh i mitici hamburger multipiano e le appetitosissime patatine!- e dal troppo stare svaccati sul divano, non ci sarà sconfitta per il covid19.
Il covid19 è per certi versi come il riscaldamento globale del pianeta.
Non esiste una soluzione oggi per domani ma la soluzione deve essere applicata ogni giorno a partire – se ci riferiamo alle 4 patologie che fanno schiattare chi s'infetta di covid19- dal primo sorso di latte (materno).
L'unica notizia positiva nella tragedia odierna sta nel fatto che di covid19 muoiono pochissime persone e generalmente per quelle persone la soluzione è una liberazione. No: non siamo cinici. Prima di tutto se avete notato nelle tabelle che danno quotidianamente su malati guariti morti infetti e via contando NON compare mai la percentuale riferita alla popolazione della zona. Che sono risibili rispetto alle morti GIA' causate dalla quattro mega-patologie di cui é affetta la (quasi) totalità dei candidati a infettarsi. Basta che trovino l'innesco e sono fregati.
Per esempio la Lombardia ha dieci milioni di residenti (in realtà ci sono almeno due milioni di presenti in più ogni giorno) ed ha avuto 17.235 morti per covid1: vale a dire 0,14% su dodici milioni.
Sempre per stare in Lombardia leggiamo che finora sono stati effettuati finora  2.715.71 tamponi (non sono compresi i casi del secondo tampone). Due virgola sette milioni di tamponi su una popolazione presente prossima ai dodici milioni dopo sette mesi di pandemia. Adelante Pedro con juicio: siamo sempre li.

CHIUDIAMO LE RSA PER SEMPRE!

In questi giorni di recrudescenza della pandemia non si può tacere un dramma vissuto da molti, benché sia il più possibile occultato. Un dramma carico di dolore e sofferenza, di fronte al quale è nostra responsabilità reagire, per quanto possibile, in modo da contrastare il male che colpisce persone, famiglie e convivenze. Un dramma che non osservo dall'esterno ma nel quale mi sono trovato coinvolto in prima persona.
Una persona a me familiare, vedova e senza figli, verso gli ottant'anni è stata colpita da demenza senile.
Fino ad allora autonoma e piena di forze, seppur in una vita solitaria in casa, riusciva a vivere in pienezza relazioni con i vicini e i compaesani. Siccome nessuno poteva ospitarla, le si è provveduta una badante, ma la malattia, con manifestazioni anche violente, non permetteva questo tipo di assistenza. Così la si è dovuta per forza portare in una Rsa, dove però è peggiorata, sempre più estranea a questo mondo e, pur visitata da parenti, ha deciso di rifiutare il cibo fino a morire.
«Non si poteva far altro», abbiamo detto tutti, con l'esperienza di aver accettato nei decenni precedenti questo cammino per molti dei nostri vecchi. Gli anziani sono ritenute persone che stanno per uscire dalla vita, e ad essi non solo non si riconosce più la saggezza dell'esperienza ma vengono considerati unicamente dal punto di vista demografico: quanto pesa la loro percentuale sulla società a livello medico; quale impegno comporta la loro assistenza; quale costo rappresentano per la società.
Molti sono soli, abbandonati, senza nessuno che li cerchi o li riconosca, invisibili e quasi senza nome, visto che nessuno più li chiama. In quest'ora di pandemia vivono la clausura e, nonostante quanto si è vissuto in primavera e la previsione della seconda ondata, nulla è stato approntato affinché l'isolamento potesse essere alleviato da possibili visite, in strutture apposite che permettano, senza il pericolo del contagio, di incontrarsi, vedersi, sorridersi e parlarsi.
E così la solitudine imposta diventa desolazione e ben presto disperazione. Sono queste le parole che ascolto più spesso da quegli anziani che mi telefonano dalle Rsa per sentire una voce amica. Forse perché ho molto ascoltato il grande teologo e visionario Ivan Illich, mio amico, ho sempre diffidato della "istituzione della carità": non solo perché è una carità "presbite", che demanda ad altri di stare vicino a chi noi teniamo lontano, ma perché istituzionalizzare orfani, malati e anziani significa ritenerli scarti, fuori dal giro della vita.
Abbiamo chiuso le case per malati mentali, abbiamo chiuso gli orfanotrofi: cerchiamo di chiudere presto anche le Rsa! Contrastiamo la follia che ci conduce a una vecchiaia artificiale di solitudine e di non vita, impegnandoci a percorrere vie diverse, come in altri Paesi: convivenze, condomini protetti, comunità, domiciliarità.
Altrimenti succederà sempre più ciò che molti vecchi mi hanno confidato: chiedono di non venire più curati e di essere lasciati morire al più presto. Povera umanità!


L'autore Enzo Bianchi 77 anni saggista e monaco laico ha fondato la Comunità monastica di Bose in Piemonte