A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1287 DEL 21 OTTOBRE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















IL CONCUBINO!




IL COVID19 HA FATTO CRESCERE DI 1.900 MILIARDI
I DEPOSITI BANCARI . UNA MASSA ENORME DI DENARO
CHE NON TROVA INVESTIMENTI UTILI NELLE IMPRESE ITALIANE
BANCHE E GOVERNO NON STIMOLANO L’IMPIEGO
PERCHÉ SONO SENZA PROGETTI E IDEE
Racconta il Dizionario storico della Svizzera che durante i lunghi an­ni della Guerra Fredda la Confede­razione promuoveva campagne informative periodiche per spingere i citta­dini ad accumulare quelle che venivano chiamate “scorte d'emergenza”, o in modo più evocativo “saggia previdenza”. Tutti erano invitati a preservare in casa conserve di carne e pesce, formaggio, biscotti, zuc­chero e cioccolato. Nell'Italia delle crisi fi­nanziarie che schiaffeggiano l'economia or­mai da dodici anni, alle quali da febbraio si è aggiunta la pandemia, le famiglie stanno reagendo con una forma tutta loro di “previ­denza”, che non è detto sia “saggia” ma ri­sponde certamente al timore di poter anda­re incontro a difficoltà: accumulano rispar­mi. Alcuni dati. Tra fine 2019 e il luglio scor­so, i depositi delle famiglie sui conti corren­ti delle banche italiane sono aumentati di oltre 36 miliardi di euro, raggiungendo la stratosferica cifra di 1.136 miliardi.
Mettere i soldi sul conto, una modalità che conge­la i risparmi e non rende nulla, è una tendenza che prosegue ormai da anni, e che non si è arrestata neppure quando il lockdown e la recessione hanno fal­cidiato i redditi di intere categorie di lavoratori, costringendo molti a toccare quanto avevano messo da parte. Fatto sta che nella “media del pollo” fra chi si è impoverito e chi ha preferito risparmiare - o vi è stato costretto - hanno prevalso i secondi, con i depositi in banca del­le famiglie che sono saliti di quasi 17 miliardi anche da marzo a luglio.
(...)

LA VARIANTE TIRONI AL PGT-TS1
Prosegue l'idea di trasformare l'area commerciale di via Fermi-Europa in qualcosa che ne tenti perlomeno la sopravvivenza da qui a dieci anni. Covid ed Amazon permettendo.  La sostanza di questa ideona poggia su pochi principi. Il primo è quello di trasformare quell'autostrada che sono via Fermi-Europa nel simbolo della zona nonostante che in vent'anni (gli operatori e il comune) non siano riusciti a creare un logo unico  per rappresentarsi in ambito sovra comunale. Una autostrada affiancata da marciapiedi con istallate decine di chioschi a vendere qualcosa. Vedere Colle Aperto per capire.
La seconda idea è che un'accoz zaglia di capannoni imbellettati da sovrastrutture in facciata dove ciascun proprietario ha esercitato il proprio gusto possa fare finalmente il paiolo all'Oriocenter. La terza ideona è che del polo commerciale di Curno non si comprende cosa voglia fare da grande visto che ormai è più che maggiorenne.
Dopo il SUAP della Losma approvato pochi mesi or sono, ecco che arriva –in un percorso procedurale che sostanzialmente s'è sovrapposto alla procedura rapida del SUAP Losma- questa proposta di variante al PGT-TS1 vigente che modificando il piano precedente prevede una normale lottizzazione   per fabbricare quattro capannoni da 3319, 2193, 2298 e 3994 mq (totale 11.804 mq di commerciale di varia natura) su un'area di 29.134 mq comprensiva di spazi morti fino all'asse interurbano  fino a 44.211 mq.
La variante proposta sostanzialmente non muta granchè l'orribilia delle precedenti destinazioni e sarà di alto gradimento alle madamine che governano il paese bello da vivere visto che potranno incassare una camionata di oneri da destinare in beneficenza, elemento che fonda e contraddistingue la loro azione. Alto gradimento anche per l'assessore Conti, procuratore di oneri per la sindaca Gamba prima ancora che assessore deputato a fare davvero di Curno un paese… bello da vivere. Anzi: pare proprio che la sua azione vada ostinatamente in direzione contraria.
Diamo per scontato che approvato un PGT o dei piani particolari (qui il TS1) , all'atto pratico si debbano-possano fare aggiustamenti ma nel fare un aggiornamento o un aggiustamento bisogna avere un'idea che nel caso non esiste.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






















DOPO NOVE MESI SONO COMINCIATI I LAVORI

INVECE QUESTI SONO PARTITI A RAZZO E FINITI: I PARCHEGGI DELLA BAMBOLA







LA PROSSIMA VOLTA LI INGOZZERANNO
COME LE ANATRE DA FOIEGRAS






























































































































































































IL COVID19 HA FATTO CRESCERE DI 1.900 MILIARDI
I DEPOSITI BANCARI . UNA MASSA ENORME DI DENARO
CHE NON TROVA INVESTIMENTI UTILI NELLE IMPRESE ITALIANE
BANCHE E GOVERNO NON STIMOLANO L’IMPIEGO
PERCHÉ SONO SENZA PROGETTI E IDEE
Racconta il Dizionario storico della Svizzera che durante i lunghi an­ni della Guerra Fredda la Confede­razione promuoveva campagne informative periodiche per spingere i citta­dini ad accumulare quelle che venivano chiamate “scorte d'emergenza”, o in modo più evocativo “saggia previdenza”. Tutti erano invitati a preservare in casa conserve di carne e pesce, formaggio, biscotti, zuc­chero e cioccolato. Nell'Italia delle crisi fi­nanziarie che schiaffeggiano l'economia or­mai da dodici anni, alle quali da febbraio si è aggiunta la pandemia, le famiglie stanno reagendo con una forma tutta loro di “previ­denza”, che non è detto sia “saggia” ma ri­sponde certamente al timore di poter anda­re incontro a difficoltà: accumulano rispar­mi. Alcuni dati. Tra fine 2019 e il luglio scor­so, i depositi delle famiglie sui conti corren­ti delle banche italiane sono aumentati di oltre 36 miliardi di euro, raggiungendo la stratosferica cifra di 1.136 miliardi.
Mettere i soldi sul conto, una modalità che conge­la i risparmi e non rende nulla, è una tendenza che prosegue ormai da anni, e che non si è arrestata neppure quando il lockdown e la recessione hanno fal­cidiato i redditi di intere categorie di lavoratori, costringendo molti a toccare quanto avevano messo da parte. Fatto sta che nella “media del pollo” fra chi si è impoverito e chi ha preferito risparmiare - o vi è stato costretto - hanno prevalso i secondi, con i depositi in banca del­le famiglie che sono saliti di quasi 17 miliardi anche da marzo a luglio.
Elisa Coletti, responsabile della Banking Research alla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, osserva che «il calo dei consumi nei primi due trimestri di quest'an­no è stato più forte della riduzione del reddito disponibile e questo ha causato un aumento della propen­sione al risparmio che in Italia è ar­rivata nel secondo trimestre fino al 18,6%, secondo i dati Istat». Si trat­ta di un livello molto più alto dell'intero triennio precedente, quando era attorno all'8%, e che ri­flette quando avvenuto in tutta l'Eurozona dove, aggiunge Coletti, sempre nel secondo trimestre «la propensione al risparmio è stata del 24% ».
Marcello Messori, professore al­la Luiss e uno dei massimi esperti italiani del sistema finanziario, ri­tiene che i dati sull'aumento della ricchezza finanziaria in un periodo così travagliato rendano evidenti diversi fenomeni. Innanzitutto «la crescente divaricazione fra quanti hanno continuato a percepire red­diti medio-alti e a risparmiare e quanti avevano già redditi bassi e hanno subito ulteriori perdite di reddito: la ricchezza finanziaria totale, concentrata nelle mani dei pri­mi, non ha risentito dell'impoveri­mento dei secondi». Per giunta l'in­certezza, la riduzione dei consumi e la conseguente caduta della do­manda «hanno indotto il crollo de­gli investimenti da parte delle im­prese private, che hanno così ac­cantonato risorse finanziarie». A ciò si aggiunga che «l'aumentata ricchezza è stata in parte impiega­ta per acquistare attività finanzia­rie con rendimenti non negativi - da cui la sorprendente tenuta degli investimenti azionari - e in larga parte in forma liquida».

Qui si apre la grande questione di come il sistema italiano non rie­sca a convogliare questa ricchezza nel finanziamento dell'economia reale. Non solo i depositi in banca ma anche gli investimenti finanzia­ri delle famiglie in questo 2020 co­sì travagliato sono infatti aumenta­ti. I fondi comuni tra gennaio e ago­sto hanno raccolto in Italia risorse nette per 8,6 miliardi, mentre nei primi otto mesi del 2019 i disinvesti­menti avevano superato le sotto- scrizioni per 984 milioni (stime Assogestioni).

Va detto che gli addetti ai lavori vedono molto di buono nel com­portamento tenuto dai risparmia­tori nella tempesta. Con il crollo delle quotazioni delle Borse tra fi­ne febbraio e inizio marzo «ci si at­tendeva che l'impatto negativo sa­rebbe stato più prolungato, invece dopo che in marzo la raccolta netta dei fondi era risultata negativa c'è stata un'immediata ripresa», dice Elisa Coletti, osservando che «men­tre in passato si era registrato un impatto persistente degli eventi ne­gativi sulle scelte d'investimento, quest'anno non si è verificato il co­siddetto “effetto memoria”: i rispar­miatori hanno visto che le perdite dei fondi erano contenute e hanno mantenuto la posizione».

Resta il fatto, però, che gran par­te del sistema produttivo italiano fatica a connettersi con i flussi de­gli investimenti. Anche per le ban­che, osserva Marcello Messori, ac­cumulare depositi è un problema: «Per il settore nel suo insieme i de­positi diventano riserve presso la Bce, che danno interessi negativi». La concentrazione poi di buona parte della ricchezza in impieghi li­quidi fa il resto: «La totale eteroge­neità tra gli investimenti finanziari delle famiglie e le richieste di finan­ziamento delle nostre imprese ostacola l'attuazione delle iniziati­ve di medio-lungo periodo che sa­rebbero essenziali per lo svilup­po», dice l'economista.

Così in questi mesi chi ha soste­nuto lo sforzo maggiore sono state proprio le banche, grazie anche al­le garanzie pubbliche predisposte dal governo. «Un robusto sviluppo richiederebbe, invece, che una quota maggiore delle imprese ita­liane riesca ad accedere ai mercati dei capitali e ai prestiti non banca­ri», dice Messori. Una svolta che per essere compiuta richiede mol­to lavoro. L'economista della Luiss indica due obiettivi che sarebbe ne­cessario perseguire. Il primo è favo­rire il finanziamento delle imprese da parte di investitori istituzionali come i fondi pensione e le assicura­zioni vita, che avrebbero bisogno di regole «meno strette» per sotto­scrivere obbligazioni o azioni emesse da attività di media dimen­sione. Il secondo è di superare uno dei principali ostacoli che allonta­nano le piccole imprese dai merca­ti finanziari, ossia la coincidenza fra chi ha la proprietà e chi gestisce l'impresa: «Gli strumenti per finan­ziare le imprese anche piccole or­mai esistono, e andrebbero al mas­simo potenziati o resi più efficaci. Ora più che mai, però, è il momen­to di darsi da fare».

Francesca Vercesi
Luca Piana

LA VARIANTE TIRONI AL PGT-TS1
Prosegue l'idea di trasformare l'area commerciale di via Fermi-Europa in qualcosa che ne tenti perlomeno la sopravvivenza da qui a dieci anni. Covid ed Amazon permettendo.  La sostanza di questa ideona poggia su pochi principi. Il primo è quello di trasformare quell'autostrada che sono via Fermi-Europa nel simbolo della zona nonostante che in vent'anni (gli operatori e il comune) non siano riusciti a creare un logo unico  per rappresentarsi in ambito sovra comunale. Una autostrada affiancata da marciapiedi con istallate decine di chioschi a vendere qualcosa. Vedere Colle Aperto per capire.
La seconda idea è che un'accoz zaglia di capannoni imbellettati da sovrastrutture in facciata dove ciascun proprietario ha esercitato il proprio gusto possa fare finalmente il paiolo all'Oriocenter. La terza ideona è che del polo commerciale di Curno non si comprende cosa voglia fare da grande visto che ormai è più che maggiorenne.
Dopo il SUAP della Losma approvato pochi mesi or sono, ecco che arriva –in un percorso procedurale che sostanzialmente s'è sovrapposto alla procedura rapida del SUAP Losma- questa proposta di variante al PGT-TS1 vigente che modificando il piano precedente prevede una normale lottizzazione   per fabbricare quattro capannoni da 3319, 2193, 2298 e 3994 mq (totale 11.804 mq di commerciale di varia natura) su un'area di 29.134 mq comprensiva di spazi morti fino all'asse interurbano  fino a 44.211 mq.
La variante proposta sostanzialmente non muta granchè l'orribilia delle precedenti destinazioni e sarà di alto gradimento alle madamine che governano il paese bello da vivere visto che potranno incassare una camionata di oneri da destinare in beneficenza, elemento che fonda e contraddistingue la loro azione. Alto gradimento anche per l'assessore Conti, procuratore di oneri per la sindaca Gamba prima ancora che assessore deputato a fare davvero di Curno un paese… bello da vivere. Anzi: pare proprio che la sua azione vada ostinatamente in direzione contraria.
Diamo per scontato che approvato un PGT o dei piani particolari (qui il TS1) , all'atto pratico si debbano-possano fare aggiustamenti ma nel fare un aggiornamento o un aggiustamento bisogna avere un'idea che nel caso non esiste.
Brutta era la prima soluzione, resta brutta anche adesso. Semmai vedrà un futuro dal momento che il futuro in mani alla pandemia non è proprio un futuro: anche se le banche piene di soldi  sono disposte a darne senza nemmeno pensare al futuro.
Già immaginiamo cosa sarà quel bosco a valle dell'insediamento che arriverà fino all'asse interurbano: speriamo che non diventi un bosco delle siringhe.
La questione è che tutto il TS1 non prevede una solida cucitura coll'asse interurbano ma sostanzialmente tra il TS1 e l'AI si crea una zona morta che come accade  dappertutto sulle grandi strade italiane, sono un deposito di monnezza varia che cambia man mano viene raccattata quella vecchia. Senza contare che sono zone a manutenzione zero visto che i bordi dell'AI sono delle discariche variabili.
Di bello o semplicemente di curioso è che i capannoni avranno una o due falde. Uno di loro assomiglia maledettamente alla prima stalla razionale (per vacche da latte a stabulazione libera) che venne edificata  nel paese bello da vivere… nel 1970. Insomma le buone idee non crepano mai: nemmeno dopo mezzo secolo.