A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1280 DEL 29SETTEMBRE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.























L D.LGS. 18 APRILE 2016 N. 50-CODICE APPALTI
UNA PACCHIA PER LA POLITICA
Il governo Renzi è stato il sessantatreesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il secondo della XVII legislatura. Il governo rimase in carica dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, per un totale di 1 024 giorni, ovvero 2 anni, 9 mesi e 20 giorni. È stato finora il quarto governo più longevo della storia della Repubblica Italiana. Tra i suoi lasciti va annoverato il lussuoso “Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50. Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”.
Il decreto ricevette grandi lodi dai giornali padronali quando venne approvato.
La Repubblica del 15 aprile 2016: Il governo dà il via libera al nuovo Codice degli appalti, Presentato da Renzi e Delrio: "E' un'operazione per sbloccare i lavori in Italia e una grande battaglia alla corruzione". Il premier è tornato a battere i tasti della necessità di sbloccare e accelerare i lavori: "Noi abbiamo un sistema che parte da 36mila stazioni appaltanti, con 14 anni di media per realizzare un'opera pubblica superiore ai 100 milioni, una follia totale", ha rimarcato Renzi. "In 14 anni - ha aggiunto - i tempi morti della busocrazia pesano per oltre un terzo: significa che di 14 anni, ne butti via 4 di burocrazia, una cosa allucinante. Non solo, ma è un sistema talmente complicato e arzigogolato che la corruzione si annida".
(...)

NON É UNA SORPRESA DOPO L’ALTRA:
UNA TRINCEA DELLA TREVIOLO-PALADINA
ALLAGATA DA 7 MILIONI DI MC DI ACQUA
Era atteso e inevitabile: Giove pluvio ha voluto dare una costosissima legnata ai tecnici i cui calcoli o conti funzionano sempre sulla carta e assai di meno sulla natura. La trincea di nordest del sottopasso tra la Dalmine-Sombreno lato Pascolo dei Tedeschi è stata allagata dicunt i tecnici da sette milioni di metri cubi di acqua piovana che è scesa dai colli occidentali di Bergamo e non esisteva scarico  a valle (nel torrente Quisa). Ma pensa te cosa succede d'autunno! Piove a dirotto e se non ci sono gli scarichi l'acqua riempie le buche più in basso. E' una novità  che non si studia a scuola: per questo i tecnici che hanno progettato e seguono i lavori per conto del committente non lo sapevano. Nessun professore glielo aveva insegnato. Elegante  bugia consolatoria dell'impresa che già si sta fregando le zampine per i maggiori costi che potrà fatturare alla Provincia-Anas: “Il progetto della Treviolo-Paladina prevede sistemi di pompe idrauliche e vasche di raccolta per scongiurare rischi di allagamento. «Ma questi sistemi – spiegano dalla Vitali spa di Cisano, l'impresa che sta eseguendo i lavori – sono tarati sulla quantità di acqua piovana che potrebbe riversarsi sulla parte di asfalto non coperta della strada, 52 mila metri quadri, e non certo su quella proveniente dalle circostanti superfici non drenanti, di tre, quattro volte superiore». Il problema è noto in Via Tasso, dove si stava approfondendo la questione piana e rischio allagamenti ancora prima che il cantiere della parte in trincea della strada in costruzione si allagasse”.
Ancora una volta Giove pluvio ce l'ha fatta.
(...)


PDF: 4,2 Mb















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





































AVVISO A
ZINGARETTI


























































































































































































IL D.LGS. 18 APRILE 2016 N. 50-CODICE APPALTI
UNA PACCHIA PER LA POLITICA

Il governo Renzi è stato il sessantatreesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il secondo della XVII legislatura. Il governo rimase in carica dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, per un totale di 1 024 giorni, ovvero 2 anni, 9 mesi e 20 giorni. È stato finora il quarto governo più longevo della storia della Repubblica Italiana. Tra i suoi lasciti va annoverato il lussuoso “Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50. Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”.
Il decreto ricevette grandi lodi dai giornali padronali quando venne approvato.
La Repubblica del 15 aprile 2016: Il governo dà il via libera al nuovo Codice degli appalti, Presentato da Renzi e Delrio: "E' un'operazione per sbloccare i lavori in Italia e una grande battaglia alla corruzione". Il premier è tornato a battere i tasti della necessità di sbloccare e accelerare i lavori: "Noi abbiamo un sistema che parte da 36mila stazioni appaltanti, con 14 anni di media per realizzare un'opera pubblica superiore ai 100 milioni, una follia totale", ha rimarcato Renzi. "In 14 anni - ha aggiunto - i tempi morti della busocrazia pesano per oltre un terzo: significa che di 14 anni, ne butti via 4 di burocrazia, una cosa allucinante. Non solo, ma è un sistema talmente complicato e arzigogolato che la corruzione si annida".
Oppure Il Sole 24 ore: Cdm, ok definitivo al codice appalti. Renzi: «Altro passo per sbloccare l’Italia» «Il Codice degli appalti rappresenta un passaggio in avanti tutt'altro che secondario è un’operazione che continua nella direzione di sbloccare i lavori in Italia». Lo ha affermato il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a palazzo Chigi, al termine della riunione del Cdm che ha dato il via libera definitivo del consiglio dei ministri al nuovo codice degli appalti. «La settimana è iniziata con l'approvazione della più importante riforma costituzionale e si chiude con l'approvazione della mastodontica approvazione del codice appalti» ha aggiunto Renzi.Renzi: norme più semplici sono grande battaglia contro corruzione.
Il nuovo codice degli appalti «ha meno norme», cosa che permetterà una «grande battaglia contro la corruzione, che si combatte con norme più semplici non più complicate» ha detto il presidente del Consiglio. «Avevamo qualcosa - ha aggiunto - come un vecchio codice che aveva 660 articoli e 1500 commi, più norme successive, passiamo a un codice con 217 articoli, con linee di indirizzi che vengono affidate al lavoro dell'Anac e quindi semplificano moltissimo. È una riforma strutturale, un passo avanti notevole».

Fu una gran festa in tutte le amministrazioni pubbliche –dai vertici politici all’ultimo nettacessi- dal momento che –finalmente!- si restituiva alla politica il diritto di scegliere i professionisti e le imprese amiche cui affidare incarichi forniture lavori pubblici. Ovviamente era dato per scontato che non ci fosse scambio di favori: chi poteva permettersi di dubitare della moglie di Cesare?! Avranno ben paura di fare peccato!. Superato dopo oltre mezzo secolo il banale clientelismo democristiano  adesso finalmente il sindaco nominava REGOLAR- MENTE il dirigente dell’ufficio e questi ESEGUIVA o SEGUIVA coerentemente i suggerimenti di chi aveva in mano il diritto di capicollarlo.

Non c’era nemmeno da far finta dal momento che il Parlamento italiano da quando c’è stata la crisi del 2008 ha avuto come primo scopo quello di salvaguardare gli interessi della categoria dei liberi professionisti di media età che galleggiavano cambiando di volta in volta il colletto bianco, quello nero, quello azzurro, quello rosso. Tutta la sequenza di leggi emanate con la scusa di semplificare la vita dei cittadini e degli imprenditori era sostanzialmente mirata a creare lavoro per le categorie protette da consorzi famiglie curatele il cui accesso era curato la loro stessi.

Su queste pagine abbiamo segnalato più volte come  anche nel paese in cui sarebbe bello vivere le scelte dei fornitori e delle imprese per eseguire servizi e lavori sostanzialmente erano fatte nella privatezza degli uffici comunali in maniera del tutto riservata agli occhi dei cittadini. Non è MAI stato motivato UNA sola volta la ragione per cui per un incarico professionale fornitura servizio fossero state chiamate certe partite iva anziché seguire la banale regola di mettere in concorrenza il maggior numero di partite iva, inserendo nel bando alcune regole principi valori in modo che la scelta potesse essere orientata e quindi motivata anziché essere sempre e solo a capocchia del dirigente.

Il divertente è sempre stato che formalmente il tutto era ineccepibile: la politica formalmente non appare mai a indicare consigliare supportare questa o quella partita iva ma lo sanno anche i sassi come si danno gli ordini e i suggerimenti in maniera pulita.

Adesso che stanno per piovere nel cielo del Belpaese i tir di euro del Recovery Fund di cui all’Italia arriveranno ben 209 miliardi (il Paese più ‘premiato’), di cui 81,4 come trasferimenti diretti e 127 come prestiti. Un pacchetto vale, nel complesso, circa il 12% del Pil italiano l’intero mondo delle aprtite IVA si  fa sentire per non verdersi escluso in gran parte se non appartiene agli “ammanigliati”.
Poi ci saranno i 37 miliardi del Mes sulla sanità che può arrivare al massimo per il 2% del Pil del Paese che lo richiede con una scadenza per la restituzione da definire, ma che potrebbe essere a 10 o più anni. I tassi sarebbero circa otto volte inferiori a quelli che l’Italia avrebbe normalmente sul mercato.
Infine arriva anche la linea di credito Bei, la Banca europea per gli investimenti, con una nuova linea di credito da 200 miliardi, che si aggiunge a quella già attiva. Si tratta di una mutualizzazione dei costi degli investimenti resa possibile grazie alle garanzie fornite dai Paesi meno indebitati. Permetterebbe di garantire un aiuto allo Stato italiano per attivare i prestiti ponte per le imprese: all’Italia potrebbero arrivano fino a 40 miliardi di euro.
Non ci addentriamo sul fondo Sure per la disoccupazione ma anche li ci sarebbe da ragionare assai.

E’ di oggi l’ultimo allarme di progettisti e costruttori che denunciano un drastico calo dei bandi in luglio e agosto: “Per quanto riguarda i progetti ha alzato la soglia sotto cui non si devono fare le gare pubbliche ma si può andare ad affidamento diretto (secco o dopo aver invitato un numero ridotto di aziende ad arbitrio dell’amministrazione) da 40 mila a 150 mila euro. Per quanto riguarda le opere vere e proprie, ha fatto qualcosa di più complicato: lo riassume l’info- grafica qui a lato, ma in sostanza ha fissato che al di sotto della soglia stabilita dall’Ue perché un’opera diventi di interesse europeo, ossia sopra un valore di realizzazione di 5,3 milioni di euro, non c’è più bisogno di fare gare. «Non c’è più obbligo di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il massimo della pubblicità è dar notizia del bando sul proprio sito istituzionale - spiega Edoardo Bianchi, vicepresidente Ance - Poi, a seconda dell’importo, si invitano un numero crescente di aziende, ma fino ad un massimo di 15, in modo diretto. Insomma, non c’è più trasparenza. E poiché le stazioni appaltanti italiane sono circa 16 mila, la cosa diventa di fatto impossibile. Passi forse per le grandi aziende, che devono tener d’occhio una trentina tra le maggiori stazioni appaltanti, ma per quelle più piccole è un problema reale. E poi di fatto portando la soglia sotto la quale non c’è obbligo di bandire una gara pubblica fino al limite della soglia europea, significa di fatto dire che tutto il mercato nazionale si aggiudica senza gara: più che una semplificazione questa è una deregualtion».
La motivazione di questa deregulation starebbe nella lunghezza dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche ma uno studio di Bankitalia pubblicato a dicembre scorso su “Tempi di realizzazione delle opere pubbliche” stabili¬sce che i ritardi nel compimento delle opere sono dovuti ai cosiddetti “tempi di attraversamento” tra una fase e l’altra. Quasi il 70% del tempo si perde per passare dalla fase di pro¬getto al bando di gara. Le gare in sé assorbono il 17% dei tempi e la fase esecutiva è quelle che richiede meno tempo di tutti, appena il 16%. Le lungaggini insomma si concentrano all’inizio, specie nella fase delle richieste autorizzative a tutte le varie amministrazioni interessate ad un’opera, sia per i tempi di risposta che per le modifiche che vengono costantemente richieste costringendo così i progettisti ad un estenuante gioco dell’oca. «A permettere la ricostruzione record del ponte Morandi di Genova - spiega Bianchi - ha giocato soprattutto il fatto che lo si è rico-struito sul medesimo tracciato e questo ha permesso di non dover richiedere una lunga serie di autorizzazioni».

Noi del Paese bello da Vivere abbiamo un esempio clamoroso in merito: la storia della passerella sul Quisa e della pista pedociclabile tra Treviolo-Curno-Ponte san Pietro. Dopo cinque anni di carte non è stato posato nemmeno un mattone ma sono stati distribuiti a pioggia decine di migliaia di euro per studi e progetti senza arrivare al dunque ma inventandone man mano di nuovi sempre per tirarla lunga e dare micro-appaltini con soglie infime.


NON É UNA SORPRESA DOPO L’ALTRA:
UNA TRINCEA DELLA TREVIOLO-PALADINA
ALLAGATA DA 7 MILIONI DI MC DI ACQUA
Era atteso e inevitabile: Giove pluvio ha voluto dare una costosissima legnata ai tecnici i cui calcoli o conti funzionano sempre sulla carta e assai di meno sulla natura. La trincea di nordest del sottopasso tra la Dalmine-Sombreno lato Pascolo dei Tedeschi è stata allagata dicunt i tecnici da sette milioni di metri cubi di acqua piovana che è scesa dai colli occidentali di Bergamo e non esisteva scarico  a valle (nel torrente Quisa). Ma pensa te cosa succede d'autunno! Piove a dirotto e se non ci sono gli scarichi l'acqua riempie le buche più in basso. E' una novità  che non si studia a scuola: per questo i tecnici che hanno progettato e seguono i lavori per conto del committente non lo sapevano. Nessun professore glielo aveva insegnato. Elegante  bugia consolatoria dell'impresa che già si sta fregando le zampine per i maggiori costi che potrà fatturare alla Provincia-Anas: “Il progetto della Treviolo-Paladina prevede sistemi di pompe idrauliche e vasche di raccolta per scongiurare rischi di allagamento.
«Ma questi sistemi – spiegano dalla Vitali spa di Cisano, l'impresa che sta eseguendo i lavori – sono tarati sulla quantità di acqua piovana che potrebbe riversarsi sulla parte di asfalto non coperta della strada, 52 mila metri quadri, e non certo su quella proveniente dalle circostanti superfici non drenanti, di tre, quattro volte superiore». Il problema è noto in Via Tasso, dove si stava approfondendo la questione piana e rischio allagamenti ancora prima che il cantiere della parte in trincea della strada in costruzione si allagasse”.
Ancora una volta Giove pluvio ce l'ha fatta.

La questione è che tutto il nuovo progetto dello svincolo della Curno-Sombreno per le Cornelle è una cappellata grande come una casa per demerito prima di tutto del Parco dei Colli che sostanzialmente ha imposto il percorso in trincea-galleria, poi per la presenza del torrente Riolo  e infine di una mega linea elettrica. Buon ultimo la timidezza della Provincia-Anas che di fronte all'enorme aumento dei costi per quella soluzione non è stata in grado di chiedere una congrua compartecipazione alle spese al Parco delle Cornelle la cui proprietà di fedelissima fede leghista i cui interessi sono difesi da un ex  consigliere regionale sempre leghista.
La costosa e inutile deviazione e allargamento del torrente Riolo è stato il primo errore  dal momento che l'opera eseguita è sicuramente insufficiente ed occorreva semmai  scavare con una talpa una galleria di 2-3 metri di diametro  sotto la Via per Briolo fino al torrente Quisa. Alla fine dell'opera sarebbe costata di meno della soluzione adottata e dei maggiori costi imposti allo svincolo e sarebbe stata una “soluzione definitiva” quanto a sicurezza dell'evacuazione delle acque piovane della conca  del Pascolo dei Tedeschi.
Quanto alla rustica craponeria del Parco dei Colli anziché impuntarsi sull'interramento bastava che se ne accontentasse di 1/3 sotto e 2/3 in rilevato con adeguata ricostruzione paesaggistica. Soluzione che non avrebbe coinvolto la mega linea elettrica presente.
Infine la Provincia e l'Anas dovevano chiedere un sostanzioso contributo al parco delle Cornelle visto che il problema traffico su quello svincolo è per l'80 generato dallo stesso.

Conclusione della faccenda. I lavori costeranno qualche milione in più (della serie: chissenefrega tanto sono debito pubblico…);  di sicuro il sistema viario interrato resterà perennemente in pericolo di allagamento e –terzo ma italiano- cavolacci dei Bergamaschi che sono pieni di soldi risparmiati gelosamente conservati in banca a tasso negativo e non si peritano di sollecitare la politica a investirli almeno in opere per il bene locale. Quando si è testicoli, si riesce ad esserlo sempre fino in fondo.lico accollato a tutti gli italiani.