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L D.LGS. 18 APRILE 2016 N. 50-CODICE APPALTI
UNA PACCHIA PER LA POLITICA
Il governo Renzi è stato il sessantatreesimo esecutivo della Repubblica
Italiana, il secondo della XVII legislatura. Il governo rimase in
carica dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, per un totale di 1 024
giorni, ovvero 2 anni, 9 mesi e 20 giorni. È stato finora il quarto
governo più longevo della storia della Repubblica Italiana. Tra i suoi
lasciti va annoverato il lussuoso “Decreto legislativo 18 aprile 2016,
n. 50. Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE
sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti
pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori
dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché
per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”.
Il decreto ricevette grandi lodi dai giornali padronali quando venne approvato.
La Repubblica del 15 aprile 2016: Il governo dà il via libera al nuovo
Codice degli appalti, Presentato da Renzi e Delrio: "E' un'operazione
per sbloccare i lavori in Italia e una grande battaglia alla
corruzione". Il premier è tornato a battere i tasti della necessità di
sbloccare e accelerare i lavori: "Noi abbiamo un sistema che parte da
36mila stazioni appaltanti, con 14 anni di media per realizzare
un'opera pubblica superiore ai 100 milioni, una follia totale", ha
rimarcato Renzi. "In 14 anni - ha aggiunto - i tempi morti della
busocrazia pesano per oltre un terzo: significa che di 14 anni, ne
butti via 4 di burocrazia, una cosa allucinante. Non solo, ma è un
sistema talmente complicato e arzigogolato che la corruzione si annida".
(...)
NON É UNA SORPRESA DOPO L’ALTRA:
UNA TRINCEA DELLA TREVIOLO-PALADINA
ALLAGATA DA 7 MILIONI DI MC DI ACQUA
Era atteso e inevitabile: Giove pluvio ha voluto dare una costosissima
legnata ai tecnici i cui calcoli o conti funzionano sempre sulla carta
e assai di meno sulla natura. La trincea di nordest del sottopasso tra
la Dalmine-Sombreno lato Pascolo dei Tedeschi è stata allagata dicunt i
tecnici da sette milioni di metri cubi di acqua piovana che è scesa dai
colli occidentali di Bergamo e non esisteva scarico a valle (nel
torrente Quisa). Ma pensa te cosa succede d'autunno! Piove a dirotto e
se non ci sono gli scarichi l'acqua riempie le buche più in basso. E'
una novità che non si studia a scuola: per questo i tecnici che hanno
progettato e seguono i lavori per conto del committente non lo
sapevano. Nessun professore glielo aveva insegnato. Elegante bugia
consolatoria dell'impresa che già si sta fregando le zampine per i
maggiori costi che potrà fatturare alla Provincia-Anas: “Il progetto
della Treviolo-Paladina prevede sistemi di pompe idrauliche e vasche di
raccolta per scongiurare rischi di allagamento. «Ma questi sistemi – spiegano dalla Vitali spa di Cisano, l'impresa che
sta eseguendo i lavori – sono tarati sulla quantità di acqua piovana
che potrebbe riversarsi sulla parte di asfalto non coperta della
strada, 52 mila metri quadri, e non certo su quella proveniente dalle
circostanti superfici non drenanti, di tre, quattro volte superiore».
Il problema è noto in Via Tasso, dove si stava approfondendo la
questione piana e rischio allagamenti ancora prima che il cantiere
della parte in trincea della strada in costruzione si allagasse”.
Ancora una volta Giove pluvio ce l'ha fatta.
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PDF: 4,2 Mb
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IL D.LGS. 18 APRILE 2016 N. 50-CODICE APPALTI
UNA PACCHIA PER LA POLITICA
Il governo Renzi è stato il sessantatreesimo esecutivo della Repubblica
Italiana, il secondo della XVII legislatura. Il governo rimase in
carica dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, per un totale di 1 024
giorni, ovvero 2 anni, 9 mesi e 20 giorni. È stato finora il quarto
governo più longevo della storia della Repubblica Italiana. Tra i suoi
lasciti va annoverato il lussuoso “Decreto legislativo 18 aprile 2016,
n. 50. Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE
sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti
pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori
dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché
per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”.
Il decreto ricevette grandi lodi dai giornali padronali quando venne approvato.
La Repubblica del 15 aprile 2016: Il governo dà il via libera al nuovo
Codice degli appalti, Presentato da Renzi e Delrio: "E' un'operazione
per sbloccare i lavori in Italia e una grande battaglia alla
corruzione". Il premier è tornato a battere i tasti della necessità di
sbloccare e accelerare i lavori: "Noi abbiamo un sistema che parte da
36mila stazioni appaltanti, con 14 anni di media per realizzare
un'opera pubblica superiore ai 100 milioni, una follia totale", ha
rimarcato Renzi. "In 14 anni - ha aggiunto - i tempi morti della
busocrazia pesano per oltre un terzo: significa che di 14 anni, ne
butti via 4 di burocrazia, una cosa allucinante. Non solo, ma è un
sistema talmente complicato e arzigogolato che la corruzione si annida".
Oppure Il Sole 24 ore: Cdm, ok definitivo al codice appalti. Renzi:
«Altro passo per sbloccare l’Italia» «Il Codice degli appalti
rappresenta un passaggio in avanti tutt'altro che secondario è
un’operazione che continua nella direzione di sbloccare i lavori in
Italia». Lo ha affermato il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a
palazzo Chigi, al termine della riunione del Cdm che ha dato il via
libera definitivo del consiglio dei ministri al nuovo codice degli
appalti. «La settimana è iniziata con l'approvazione della più
importante riforma costituzionale e si chiude con l'approvazione della
mastodontica approvazione del codice appalti» ha aggiunto Renzi.Renzi:
norme più semplici sono grande battaglia contro corruzione.
Il nuovo codice degli appalti «ha meno norme», cosa che permetterà una
«grande battaglia contro la corruzione, che si combatte con norme più
semplici non più complicate» ha detto il presidente del Consiglio.
«Avevamo qualcosa - ha aggiunto - come un vecchio codice che aveva 660
articoli e 1500 commi, più norme successive, passiamo a un codice con
217 articoli, con linee di indirizzi che vengono affidate al lavoro
dell'Anac e quindi semplificano moltissimo. È una riforma strutturale,
un passo avanti notevole».
Fu una gran festa in tutte le amministrazioni pubbliche –dai vertici
politici all’ultimo nettacessi- dal momento che –finalmente!- si
restituiva alla politica il diritto di scegliere i professionisti e le
imprese amiche cui affidare incarichi forniture lavori pubblici.
Ovviamente era dato per scontato che non ci fosse scambio di favori:
chi poteva permettersi di dubitare della moglie di Cesare?! Avranno ben
paura di fare peccato!. Superato dopo oltre mezzo secolo il banale
clientelismo democristiano adesso finalmente il sindaco nominava
REGOLAR- MENTE il dirigente dell’ufficio e questi ESEGUIVA o SEGUIVA
coerentemente i suggerimenti di chi aveva in mano il diritto di
capicollarlo.
Non c’era nemmeno da far finta dal momento che il Parlamento italiano
da quando c’è stata la crisi del 2008 ha avuto come primo scopo quello
di salvaguardare gli interessi della categoria dei liberi
professionisti di media età che galleggiavano cambiando di volta in
volta il colletto bianco, quello nero, quello azzurro, quello rosso.
Tutta la sequenza di leggi emanate con la scusa di semplificare la vita
dei cittadini e degli imprenditori era sostanzialmente mirata a creare
lavoro per le categorie protette da consorzi famiglie curatele il cui
accesso era curato la loro stessi.
Su queste pagine abbiamo segnalato più volte come anche nel paese
in cui sarebbe bello vivere le scelte dei fornitori e delle imprese per
eseguire servizi e lavori sostanzialmente erano fatte nella privatezza
degli uffici comunali in maniera del tutto riservata agli occhi dei
cittadini. Non è MAI stato motivato UNA sola volta la ragione per cui
per un incarico professionale fornitura servizio fossero state chiamate
certe partite iva anziché seguire la banale regola di mettere in
concorrenza il maggior numero di partite iva, inserendo nel bando
alcune regole principi valori in modo che la scelta potesse essere
orientata e quindi motivata anziché essere sempre e solo a capocchia
del dirigente.
Il divertente è sempre stato che formalmente il tutto era ineccepibile:
la politica formalmente non appare mai a indicare consigliare
supportare questa o quella partita iva ma lo sanno anche i sassi come
si danno gli ordini e i suggerimenti in maniera pulita.
Adesso che stanno per piovere nel cielo del Belpaese i tir di euro del
Recovery Fund di cui all’Italia arriveranno ben 209 miliardi (il Paese
più ‘premiato’), di cui 81,4 come trasferimenti diretti e 127 come
prestiti. Un pacchetto vale, nel complesso, circa il 12% del Pil
italiano l’intero mondo delle aprtite IVA si fa sentire per non
verdersi escluso in gran parte se non appartiene agli “ammanigliati”.
Poi ci saranno i 37 miliardi del Mes sulla sanità che può arrivare al
massimo per il 2% del Pil del Paese che lo richiede con una scadenza
per la restituzione da definire, ma che potrebbe essere a 10 o più
anni. I tassi sarebbero circa otto volte inferiori a quelli che
l’Italia avrebbe normalmente sul mercato.
Infine arriva anche la linea di credito Bei, la Banca europea per gli
investimenti, con una nuova linea di credito da 200 miliardi, che si
aggiunge a quella già attiva. Si tratta di una mutualizzazione dei
costi degli investimenti resa possibile grazie alle garanzie fornite
dai Paesi meno indebitati. Permetterebbe di garantire un aiuto allo
Stato italiano per attivare i prestiti ponte per le imprese: all’Italia
potrebbero arrivano fino a 40 miliardi di euro.
Non ci addentriamo sul fondo Sure per la disoccupazione ma anche li ci sarebbe da ragionare assai.
E’ di oggi l’ultimo allarme di progettisti e costruttori che denunciano
un drastico calo dei bandi in luglio e agosto: “Per quanto riguarda i
progetti ha alzato la soglia sotto cui non si devono fare le gare
pubbliche ma si può andare ad affidamento diretto (secco o dopo aver
invitato un numero ridotto di aziende ad arbitrio dell’amministrazione)
da 40 mila a 150 mila euro. Per quanto riguarda le opere vere e
proprie, ha fatto qualcosa di più complicato: lo riassume l’info-
grafica qui a lato, ma in sostanza ha fissato che al di sotto della
soglia stabilita dall’Ue perché un’opera diventi di interesse europeo,
ossia sopra un valore di realizzazione di 5,3 milioni di euro, non c’è
più bisogno di fare gare. «Non c’è più obbligo di pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale, il massimo della pubblicità è dar notizia del bando
sul proprio sito istituzionale - spiega Edoardo Bianchi, vicepresidente
Ance - Poi, a seconda dell’importo, si invitano un numero crescente di
aziende, ma fino ad un massimo di 15, in modo diretto. Insomma, non c’è
più trasparenza. E poiché le stazioni appaltanti italiane sono circa 16
mila, la cosa diventa di fatto impossibile. Passi forse per le grandi
aziende, che devono tener d’occhio una trentina tra le maggiori
stazioni appaltanti, ma per quelle più piccole è un problema reale. E
poi di fatto portando la soglia sotto la quale non c’è obbligo di
bandire una gara pubblica fino al limite della soglia europea,
significa di fatto dire che tutto il mercato nazionale si aggiudica
senza gara: più che una semplificazione questa è una deregualtion».
La motivazione di questa deregulation starebbe nella lunghezza dei
tempi di realizzazione delle opere pubbliche ma uno studio di
Bankitalia pubblicato a dicembre scorso su “Tempi di realizzazione
delle opere pubbliche” stabili¬sce che i ritardi nel compimento delle
opere sono dovuti ai cosiddetti “tempi di attraversamento” tra una fase
e l’altra. Quasi il 70% del tempo si perde per passare dalla fase di
pro¬getto al bando di gara. Le gare in sé assorbono il 17% dei tempi e
la fase esecutiva è quelle che richiede meno tempo di tutti, appena il
16%. Le lungaggini insomma si concentrano all’inizio, specie nella fase
delle richieste autorizzative a tutte le varie amministrazioni
interessate ad un’opera, sia per i tempi di risposta che per le
modifiche che vengono costantemente richieste costringendo così i
progettisti ad un estenuante gioco dell’oca. «A permettere la
ricostruzione record del ponte Morandi di Genova - spiega Bianchi - ha
giocato soprattutto il fatto che lo si è rico-struito sul medesimo
tracciato e questo ha permesso di non dover richiedere una lunga serie
di autorizzazioni».
Noi del Paese bello da Vivere abbiamo un esempio clamoroso in merito:
la storia della passerella sul Quisa e della pista pedociclabile tra
Treviolo-Curno-Ponte san Pietro. Dopo cinque anni di carte non è stato
posato nemmeno un mattone ma sono stati distribuiti a pioggia decine di
migliaia di euro per studi e progetti senza arrivare al dunque ma
inventandone man mano di nuovi sempre per tirarla lunga e dare
micro-appaltini con soglie infime.
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NON É UNA SORPRESA DOPO L’ALTRA:
UNA TRINCEA DELLA TREVIOLO-PALADINA
ALLAGATA DA 7 MILIONI DI MC DI ACQUA
Era atteso e inevitabile: Giove pluvio ha voluto dare una costosissima
legnata ai tecnici i cui calcoli o conti funzionano sempre sulla carta
e assai di meno sulla natura. La trincea di nordest del sottopasso tra
la Dalmine-Sombreno lato Pascolo dei Tedeschi è stata allagata dicunt i
tecnici da sette milioni di metri cubi di acqua piovana che è scesa dai
colli occidentali di Bergamo e non esisteva scarico a valle (nel
torrente Quisa). Ma pensa te cosa succede d'autunno! Piove a dirotto e
se non ci sono gli scarichi l'acqua riempie le buche più in basso. E'
una novità che non si studia a scuola: per questo i tecnici che
hanno progettato e seguono i lavori per conto del committente non lo
sapevano. Nessun professore glielo aveva insegnato. Elegante
bugia consolatoria dell'impresa che già si sta fregando le zampine per
i maggiori costi che potrà fatturare alla Provincia-Anas: “Il progetto
della Treviolo-Paladina prevede sistemi di pompe idrauliche e vasche di
raccolta per scongiurare rischi di allagamento.
«Ma questi sistemi – spiegano dalla Vitali spa di Cisano, l'impresa che
sta eseguendo i lavori – sono tarati sulla quantità di acqua piovana
che potrebbe riversarsi sulla parte di asfalto non coperta della
strada, 52 mila metri quadri, e non certo su quella proveniente dalle
circostanti superfici non drenanti, di tre, quattro volte superiore».
Il problema è noto in Via Tasso, dove si stava approfondendo la
questione piana e rischio allagamenti ancora prima che il cantiere
della parte in trincea della strada in costruzione si allagasse”.
Ancora una volta Giove pluvio ce l'ha fatta.
La questione è che tutto il nuovo progetto dello svincolo della
Curno-Sombreno per le Cornelle è una cappellata grande come una casa
per demerito prima di tutto del Parco dei Colli che sostanzialmente ha
imposto il percorso in trincea-galleria, poi per la presenza del
torrente Riolo e infine di una mega linea elettrica. Buon ultimo
la timidezza della Provincia-Anas che di fronte all'enorme aumento dei
costi per quella soluzione non è stata in grado di chiedere una congrua
compartecipazione alle spese al Parco delle Cornelle la cui proprietà
di fedelissima fede leghista i cui interessi sono difesi da un ex
consigliere regionale sempre leghista.
La costosa e inutile deviazione e allargamento del torrente Riolo è
stato il primo errore dal momento che l'opera eseguita è
sicuramente insufficiente ed occorreva semmai scavare con una
talpa una galleria di 2-3 metri di diametro sotto la Via per
Briolo fino al torrente Quisa. Alla fine dell'opera sarebbe costata di
meno della soluzione adottata e dei maggiori costi imposti allo
svincolo e sarebbe stata una “soluzione definitiva” quanto a sicurezza
dell'evacuazione delle acque piovane della conca del Pascolo dei
Tedeschi.
Quanto alla rustica craponeria del Parco dei Colli anziché impuntarsi
sull'interramento bastava che se ne accontentasse di 1/3 sotto e 2/3 in
rilevato con adeguata ricostruzione paesaggistica. Soluzione che non
avrebbe coinvolto la mega linea elettrica presente.
Infine la Provincia e l'Anas dovevano chiedere un sostanzioso
contributo al parco delle Cornelle visto che il problema traffico su
quello svincolo è per l'80 generato dallo stesso.
Conclusione della faccenda. I lavori costeranno qualche milione in più
(della serie: chissenefrega tanto sono debito pubblico…); di
sicuro il sistema viario interrato resterà perennemente in pericolo di
allagamento e –terzo ma italiano- cavolacci dei Bergamaschi che sono
pieni di soldi risparmiati gelosamente conservati in banca a tasso
negativo e non si peritano di sollecitare la politica a investirli
almeno in opere per il bene locale. Quando si è testicoli, si riesce ad
esserlo sempre fino in fondo.lico accollato a tutti gli italiani.
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