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I SOLDI DISTRIBUITI PER LA PANDEMIA:
SOSTANZIALMENTE NON SI COMPRENDE COME
TUTTO AFFIDATO AL SEGRETO DELLE CARTE
Nella Delibera del Consiglio Comunale n.8 del 26 giugno 2020 a pagina 2 c'è scritto:
“L'Assessore Rota procede a fare un resoconto della erogazione dei
buoni partendo dal numero di domande arrivate, pari a 171 ed a quelle
raccolte pari a 129. Indica e spiega quali siano stati i criteri di
accesso secondo il bando e le modalità di accoglimento e poi
distribuzione spiegando che su ogni domanda è stata dunque fatta una
verifica”.
Il cittadino va a risentire la registrazione della seduta relativa a
quel punto per scoprire che… due terzi della seduta non si sente. Tra
silenzi e chiacchiere non si è compreso per esempio se i 49 destinatari
della raccolta nei negozi (mezza tonnellata ha detto l'ass. Cavagna:
equivalente quindi a 10 kg ciascuna famiglia) stiano nei 129 indicati
sopra o siano da aggiungere agli stessi. Il che fa il paio con la
vicenda delle bombole di ossigeno che a detta dell'ufficio avrebbero
comportato un problema megalattico quando poi i necessitati furono solo
otto o nove.
In un paese di 7564 abitanti e 3311 famiglie (2019) la situazione di
disagio economico avrebbe coinvolto l'1,7% della popolazione, il che
costituisce una bella notizia e mostra come tutta la drammatizzazione
presente nel racconto della sindaca per l'avvento del covid19 sia stata
enfatizzata irragionevolmente. Come è stato enfatizzato il lavoro dei
servizi sociali e del volontariato visti i modesti numeri in ballo.
Questa tragedia, che purtroppo non è ancora conclusa, non ha comunque
stimolato il nostro Comune ad una disamina corretta e
responsabile dei numeri in ballo. Per esempio ogni volta che il
cittadino si rivolge ai servizi sociali per un problema e ne viene
preso in carico, questo diventa un numero. Ma il numero varia di volta
in volta progressivamente ragione per cui alla fine dell'anno ci
saranno tot interventi che non corrispondono in realtà al numero dei
cittadini necessitati (che è sempre uguale o minore).
Conoscendo il criterio di “condivisione” che la maggioranza applica c'è
da scommettere che i necessitati siano stati bene incasellati ai fini
dello scambio elettorale mentre non vengono rese note quelle
informazioni generali che inquadrano il disegno-danno della pandemia
nella società. Enfatizzazioni che servono solo a costruire il classico
altarino dell'oh! come siamo stati bravi noi!.
Fortunatamente in paese avremmo avuto “solo” 45 defunti ufficiali
per covid19 ma probabilmente il covid19 ha portato alla tomba almeno
cinque dozzine di concittadini come causa ultima delle altre patologie
di cui era afflitto il malato.
Morale della favola: che cacchio di comune è quello che esce dalla
pandemia sapendo di avere dato aiuti economici a 129 famiglie, avere
avuto 45 defunti e raccolto mezza tonnellata di viveri ceduti a 49
famiglie?. Siamo nel medio evo della statistica (semmai sappiano cosa
serve la statistica in queste situazioni)?.
Insomma siamo un paese che arranca col fiato corto sia per la parte
politica che per quella organizzativa amministrativa. E non è una
novità da covid19.
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SIGNIFICATIVE ASSENZE DI QUESTA MAGGIORANZA
SUI PROBLEMI IMPORTANTI PER QUESTO PAESE
Quando hanno avviato il cantiere della Dalmine-Almè (la SP470dir) con
quasi venti anni di ritardo in provincia c'era una maggioranza
pastrocchio tra PD e CDX e la sindaca (di allora) di Curno era
assessore all'istruzione o qualcosa del genere (il consiglio
provinciale è eletto solo dai e tra i sindaci e consiglieri comunali
della provincia). Oggi Curno non ha più un rappresentante i consiglio
provinciale ma la maggioranza pastrocchio esiste ancora anche se con un
presidente un po' più a destra rispetto al piddino precedente che non
era certamente di sinistra e quanto a combinare casini nel PD s'è
dimostrato un gran maestro. Se prendiamo in mano il progetto originale
con la quale la Vitali –subentrata alla Fabiani- aveva cominciato i
lavori e cosa ne è uscito c'è da restare esterrefatti sia a Curno che a
Mozzo-Valbrembo. Intanto che il tempo scorreva inutilmente in attesa
che qualche impresa cominciasse i lavori, anche il tempo meteo ha
cambiato registro ed ha dato una mazzata mortale al progetto: la
soluzione trovata per lo svincolo tra la Dalmine-Paladina e la strada
verso il ponte di Briolo (a servizio principalmente del Parco delle
Cornelle) ha fatto sforare i conti di 21 milioni. Più del prezzo
appaltato.
La soluzione adottata per stare nei maggiori costi ha comportato
spiacevoli risultati anche nel paese bello da vivere tra i quali si
annoverano le due mega colline di materiali di riporto su due lobi del
quadrifoglio tra la via Lecco e la SP470dir e la semplificazione di un
sostanzioso sistema viario comunale parallelo alla SP tra via Marigolda
e via Brembo.
Ne la maggioranza a sindaco Serra (che sedeva come assessora nella
giunta Rossi) ne la maggioranza a sindaco Gamba hanno MAI informato i
cittadini di cosa avrebbe comportato sia il progetto originale che le
modifiche introdotte “per stare nei costi”. Il caso vuole che sia ai
tempi della Serra che della Gamba ci sia sempre l'ass. Conti come
responsabile della politica urbanistica e lavori pubblici del Comune.
L'unica assemblea pubblica della giunta Gamba per la prolungata
chiusura del sottopasso di via Brembo s'è dimostrata alla fine una
presa per il culo nei confronti dei cittadini dal momento che tutte le
promesse fatte dall'impresa in quella riunione, l'unico risultato è
l'apertura di un passaggio pedociclabile (che a breve verrà chiuso
quando poseranno l'impalcato sulla metà orientale dell'ampliamento).
Identico menefreghismo da parte delle due giunte Serra e Gamba
anche sul raddoppio delle ferrovia che all'inizio era una…
Montello-Ponte san Pietro con tanto di stazione a… Curno. Poi nel
frattempo pure il ponte di Paderno ha dato forfait e per due anni è
stato chiuso, hanno costruito la stazione dell'ospedale che
serva meno di duecento passeggeri al giorno e l'ultima
certezza è che… il raddoppio comincia a Seriate e finisce in centro di
Curno, la stazione di Curno sarà quasi a Bergamo nei pressi del
passaggio a livello di via Fermi (cioè INUTILE ai Curnesi) e come
legnata finale verranno aboliti i passaggi a livello. In via Roma verrà
creato un sottopasso pedociclabile di progetto ignoto ed anche quello
di via Fermi è altrettanto ignoto il progetto per via della
presenza di importanti sottoservizi, tra cui nientemeno che uno
scaricatore della Roggia Curna. Pudicamente i progettisti di RFI hanno
introdotto anche una rotonda tra via Marconi e via Fermi ma non
si sa come verrà risolta la “strecia di asen” vale a dire all'altezza
dei civici 63-75 dove dovrebbe starci pure una pista pedociclabile.
Nella “strecia di asen” si fronteggiano interessi non comuni.
Altra chicca a dimostrare come al Comune di Curno importi zero la
collaborazione coi comuni vicini e la provincia è la pista
pedociclabile su cui correranno le bici-croci-rosse da Curno per
l'ospedale Giovanni XXIII.
L'ass. Conti noto universalmente come quello che traccia e fa costruire
piste ciclabili che cominciano qui e finiscono e si spiaccicano
su uno stradone, ha ideato una pista che proseguendo quella di via
Marconi su via Ruffilli (all'incrocio ci dovrebbe stare la
rotonda immaginata da RFI…), scavalca con un ponticello la doppia
canalizzazione della Roggia Serio Grande e piomba sulla strada di
servizio delle due rogge... che però è in comune di Treviolo. Nelle
delibere non c'è traccia di accordi con Treviolo e nemmeno con
Consorzio di Bonifica dal momento che la strada che da li arriva
all'ospedale è sterrata e quindi bisognerà darci una sistemata e
metterci pure l'illuminazione. C'è da stare sicuri conoscendo i nostri
amministratori che la pista ciclabile scavalcherà i due canali ma… il
resto è nelle mani del buondio.
Infine. La Provincia ha finanziato e fatot costruire una mega
passerella di robustissimo calcestruzzo e una notevole dose di
ferro zincato che scavalca l'asse interurbano a fianco del ponte di via
Carlinga. L'opera è terminata ma non esiste il progetto da parte del
Comune di Curno per realizzare i due pezzi di pista che
dalla passerella si collegano con Albegno e con –non si sa cosa-
su via Carlinga verso via Gandhi.
Sinteticamente questo è il quadro. Poi se si esaminano i singoli casi
in dettaglio NESSUNO ma proprio NESSUNO risolve definitivamente UN
problema. E' solo uno spendere i soldi e arrivati al dunque piantano il
cavicchio per terra. Ci penserà qualcun altro a risolvere o
finire.
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AUTOSTRADA BERGAMO TREVIGLIO
IL SECONDO PROGETTO
E' PEGGIORE DEL PRIMO
Già il primo progetto uscito dalla conferenza dei servizi nel lontano
2012 gridava vendetta al cospetto di Dio perché inseriva una mega
struttura viaria nella zona della provincia maggiormente urbanizzata e
quindi in un paesaggio urbano e rurale completamente da ricostruire ma
siccome conveniva a tutto l'etablissement uscito con le ossa rotte
dalla crisi edilizia ed economica dal 2008 in avanti, ovvio che avesse
avuto la maggioranza dei consensi delle c.d. “categorie
interessate”. Del resto la classe politica ed affaristica è
abituata di mattino ad adottare le autostrade e di pomeriggio nel
lodare l'European Green Deal. Poi ci penseranno gli impaginatori a
collocare sul Bugiardino la notizia della nuova autostrada in una
pagina differente rispetto al quella dell'EGD.
La faccenda è che in otto anni non hanno realizzato ne il progetto
definitivo ne qualcosa d'altro salvo consumare soldi per convegni
chiacchiere a favore della solita platea di professionisti ammanigliati
alla politica.
Le uniche novità intervenute in otto anni sono che la Regione ha deciso
di regalare 130 milioni di euro nonostante l'autostrada dovrebbe
pagarsi coi proventi dei suoi utilizzatori. La seconda novità è che
nella società Autostrade Bergamasche, l'incorporazione di BPI dentro
Intesa ne ha fatto il terzo azionista col 18%.
Chi conosce il territorio oltre vedere quanto sia urbanizzato sa che
sostanzialmente il primo tracciato della nuova autostrada attraversava
una sorta di dorsale per sfociare nella pianura gerunda a ridosso alla
Brebemi. Già quel progetto intercettava e tagliava tutta una serie di
opere irrigue che derivano in qualche maniera dal Brembo a
fecondare quelle pianure.
Adesso salta fuori l'idea per cui dei 18 km del nuovo tracciato gran
parte degli stessi saranno interrati e l'andamento aumenta la
sinuosità. Probabile sia anche più lunga del primo tracciato.
La Bergamasca ha già patito l'esperienza di cosa significhi alterare il sistema idrico del suo
lo e sottosuolo con la costruzione del tunnel da Calusco alla cava di
Col Pedrino. A seguire –un po' meno- il canale che porta l'acqua
dall'Adda all'Oglio. Adesso arriva quest'idea di massacrare
definitivamente tutto il sistema idrico della zona. Lo scopo è
evidente. Aumenta spropositatamente il costo dell'opera (non per nulla
chi sapeva la cosa ha fatto arrivare anche i 130 milioni della
Regione…), crea le condizioni perché –riducendo le produzioni agricole
della zona in carenza di una adeguata struttura irrigua- gli operatori
decidano di vendere e orientarsi verso la mera speculazione. Terzo: una
struttura in trincea e sottoterra ha dei costi di manutenzione e
mantenimento più elevati di una struttura viaria rasoterra.
Tutti contenti insomma, tranne il fatto che interrompere il sistema
idrico sotterraneo della zona comporterà inevitabilmente un aumento
della temperatura, con grande soddisfazione di chi vende energia
elettrica.
Noi abbiamo avanzato l'idea di spostare la struttura più ad est lungo
l'asse Stezzano Cologno Pagazzano Fornovo e realizzarla tutta fuori
terra col sistema Ponte san Giorgio. Una zona dove esistono
grandi strutture semi abbandonate che si potrebbero recuperare ma
evidente che il sistema economico è attratto sicuramente verso la
Brebemi e il Milanese anche se esporta maggiormente verso … l'area
economica della Germania.
Hanno fatto finta perfino di non vedere che la ferrovia arriva dentro
la Dalmine e quindi valeva la pena –nel riprogettare la Dalmine-Almè
Valle Brembana, di unirvi un sedime ferroviario in maniera da collegare
quella valle col milanese oltre che la città. Il fatto è che banche e
rednita immobiliare guardano al risultato trimestrale semestrale
annuale e non hanno uno sguardo di lungo periodo in quanto vedono nel
fare e disfare (meglio a distanza di pochi lustri) un sistema semplice
per guadagnarci sempre.
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