A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1267 DEL 01SETTEMBRE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.


















FONTE ISTAT-31 AGOSTO 2020

IDEE FOLLI: MALATI DEPORTATI&TAMPONI A CASO
Le date due pubblicazione dei delle due notizie non sono casuali: sabato 29 e domenica sera del 30 agosto. In mezzo a un mezzo disastro ambientale per via di una serie di temporali e grandinate spaventose che hanno perfino costretto a cambiare la direzione di atterraggio degli aerei al Caravaggio (da est ed ovest). Nel giorno del rientro di massa dalle ferie tra  le alluvioni al nord e gli incendi al centro sud.
La prima notizia è la decisione dell'welfare lombardo di concentrare in cinque ospedali le rianimazioni per i malati  di Covid19. Tutti ospedali pubblici nonostante che il 40% della sanità lombarda sia privata quando invece ci dovevano stare almeno due ospedali privati. Il poderoso articolo di Matteo Trebeschi sul Corriere pare un comunicato della Regione e lo potete leggere in testata.
Formalmente tutto il ragionamento che sostiene la scelta di concentrare i malati gravi di covid19 in 5 soli centri specializzati fino al numero di 150 appare ragionevole sotto il profilo economico (per la Regione) e organizzativo (dentro gli ospedali). Ma quando si ribalta il problema dal punto di vista del malato e dei suoi famigliari la faccenda appare in tutt'altra luce: sono malati DEPORTATI. I parenti saranno costretti a lunghissimi viaggi: immaginiamo un malato di Valbondione portato a Brescia. I suoi parenti dovrebbero sobbarcarsi 260 km di viaggio per  andare a trovarlo. Anche perché una simile decisione dovrebbe –perlomeno adesso dopo le esperienze pregresse- essere completata dalla  dotazione ad ogni malato ricoverato lontano da casa di un collegamento audio-video ininterrotto con la famiglia.
(...)

RETE UNICA? PRIMA SI SONO SVENATI
ADESSO SI METTONO D’ACCORDO. NAH...
Di questa faccenda della creazione della società proprietaria e gestora dellarete unica in fibra finora ho capito alcune cose:
(1) per adesso hanno creato una nuova società –FiberCop- e quindi hanno moltiplicato le poltrone .
(2) il maggiore azionista privato della Telecom-TIM è la francese Vivendi col  23,94% .
(3) Vivendi possiede anche il 28,80% delle azioni Mediaset anche se possiede diritto di voto solo per il 9,98%.
(4) non capisco la ragione per cui il fondo di investimento americano Kkr ha recapitato a Telecom Italia un'offerta vincolante per rilevare una quota di minoranza della sua rete secondaria (Fibercop), ovvero quella in rame e fibra che dall'armadietto in strada entra nelle case degli italiani. Magari lo si comprende fin troppo bene.
(5) magari non ha importanza ma nel 2018 Fca ha ceduto la Magneti Marelli al fondo Kkr per 6,2 miliardi di euro.
(6) da quel che si vede ci sono centinaia di aziende “locali” che interrano le proprie linee di fibra ottica salvo poi finire col cappio telecom nell'ultimo quarto di chilometro.
(7) A fine giugno 2020 il Debito finanziario lordo contabile rettificato ammontava a € 31.544 milioni. Di cui 20.505 detenuti dal parco buoi.
(8) la creazione della rete unica renderà inutile i doppioni di rete in fibra e quindi anche li ci sono debiti da scaricare.
(9) anche nella vicenda della rete in fibra le banche hanno dimostrato di non avere la minima capacità di fare il proprio mestiere con una visone di lungo periodo, badando solo al profitto trimestrale.
(10) senza contare che nel settore operano anche quelli wifi e il 5G, ragion per cui a oggi non si sa come si integreranno fibra ottica 1Gb/100Mb con l'WiFi e il 5G. Ovvio che il mercato “non butta via niente” ma è evidente che in un Paese messo non proprio bene come il nostro, forse una “accurata” locazione del risparmio non è una faccenda da scartare.
(11) la tencnologia Fiber to the home che sostituisce il rame (Ftth, ndr) la usa solo Open Fiber e non Tim. Inoltre, mentre l'ex Telecom punta alla trasformazione della vecchia infrastruttura in rame in fibra, Open Fiber parte da zero, direttamente con la fibra, dunque time-line diverse.
(12) C'è un modello che permetterebbe di assicurare la tenuta del progetto rete unica, garantendo lo sviluppo e l'avanzamento dello stesso: é il modello Terna, che ricalca un po' quello della public company. Dove cioè c'è un controllo relativo della società da parte del pubblico, ma dinnanzi a un azionariato molto frammentato e per giunta collocato in Borsa che garantisce una vigilanza da parte del mercato. Il problema è che i costi ai consumatori di terna appaiono eccessivi nella bolletta elettrica: non sarebbe il caso si riproponesse anche in AccessCo (come si chiamerà la futura linea unica).
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
































































































































































































































IDEE FOLLI: MALATI DEPORTATI&TAMPONI A CASO
Le date due pubblicazione dei delle due notizie non sono casuali: sabato 29 e domenica sera del 30 agosto. In mezzo a un mezzo disastro ambientale per via di una serie di temporali e grandinate spaventose che hanno perfino costretto a cambiare la direzione di atterraggio degli aerei al Caravaggio (da est ed ovest). Nel giorno del rientro di massa dalle ferie tra  le alluvioni al nord e gli incendi al centro sud.
La prima notizia è la decisione dell'welfare lombardo di concentrare in cinque ospedali le rianimazioni per i malati  di Covid19. Tutti ospedali pubblici nonostante che il 40% della sanità lombarda sia privata quando invece ci dovevano stare almeno due ospedali privati. Il poderoso articolo di Matteo Trebeschi sul Corriere pare un comunicato della Regione e lo potete leggere in testata.
Formalmente tutto il ragionamento che sostiene la scelta di concentrare i malati gravi di covid19 in 5 soli centri specializzati fino al numero di 150 appare ragionevole sotto il profilo economico (per la Regione) e organizzativo (dentro gli ospedali). Ma quando si ribalta il problema dal punto di vista del malato e dei suoi famigliari la faccenda appare in tutt'altra luce: sono malati DEPORTATI. I parenti saranno costretti a lunghissimi viaggi: immaginiamo un malato di Valbondione portato a Brescia. I suoi parenti dovrebbero sobbarcarsi 260 km di viaggio per  andare a trovarlo. Anche perché una simile decisione dovrebbe –perlomeno adesso dopo le esperienze pregresse- essere completata dalla  dotazione ad ogni malato ricoverato lontano da casa di un collegamento audio-video ininterrotto con la famiglia.
Già è QUASI assurdo immaginare di concentrare i malati gravi in UN solo ospedale a livello provinciale, qui si arriva addirittura che a decidere la deportazione del malato  sia una scelta del POTERE politico. Con questa decisione viene tolta al malato, sotto ricatto: o così o muori!, la libertà di scelta del luogo di cura.

La seconda notizia è l'intervista di Michela Nicolussi Moro al professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova e «papà» della strategia «tamponi a tutti» pubblicata domenica pomeriggio – è un caso?- sul sito del Corriere on line. Dice Crisanti: “il mio piano prevede di attivare venti nuovi laboratori in ogni regione, in grado di arrivare a processare io mila tamponi al giorno e coordinati dal governo. L'idea base è passare dai 70-75 mila tamponi al giorno in Italia, con punte sporadiche di 90 mila, a 300 mila. È indispensabile soprattutto in questa fase intermedia tra i casi legati ai rientri dalle vacanze e la vigilia della riapertura delle scuole. Dobbiamo prevenire, per limitare nuove chiusure e quarantene».
Parliamo di strutture fisse e mobili, cioè tir attrezzati per andare a fare i tamponi e ad analizzarli subito in aree remote 0 in difficoltà». Si tratta di un progetto di tre pagine da quattro giorni al vaglio del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico. Prevede una spesa iniziale di 40 milioni di euro, più 1,5 milioni al giorno per la gestione.

Anche in questo caso la lettura dell'articolo notizia da la sensazione di grandi sicurezza e tranquillità pragmatismo: qualcosa che piace a chi vive con le news lette sul cellulare o commentate nelle trasmissioni televisive della mattina. Gente pratica, quella del fare senza contare che tra il promettere e il fare in Italia c'è sempre di mezzo un oceano che inghiotte tutto. A parte il fatto che per arrivare a 90mila tamponi al giorni  il sistema sanitario nazional-regionale ha impiegato sei mesi lasciandosi indietro 35mila morti si da il caso che per moltiplicarli per tre nel caos attuale occorreranno da un anno a 18 mesi e in questo periodo nessuno sa cosa potrebbe accadere. In teoria dovrebbe arrivare il vaccino stando sempre alle previsioni degli addetti ai lavori: quindi a che servono 300mila tamponi pro.die?.
Oltre ai costi previsti in 40 milioni di euro come investimento iniziale, più 1,5 milioni al giorno per la gestione, nella proposta Crisanti  sono dimenticati i costi indiretti visto che quell'1-2% di cristiani trovati positivi debbono immediatamente astenersi dal lavoro e chiudersi in casa in quarantena. Anche questi costi sarebbero sopportabili  ma la questione è che in questo modo si gestisce l'attualità e si previene casualmente il danno futuro.

Riavvolgendo la storia a nostro avviso occorre tenere aperte almeno una terapia intensiva per ciascuna provincia col 40% dei posti dalla sanità privata. Sulla questione dei tamponi mi pare  per primo aspetto che vadano meglio “mirati” (adesso sostanzialmente sono fatti a caso) e poi incrementati ma non più che triplicati di numero. Non ultima va riavviata la campagna di informazione prevenzione e punizione per chi non si adegua alle poche regole fondamentali. Perché ai tempi della quarantena c'erano mille occhi repressivi che adesso sono scomparsi?.

RETE UNICA? PRIMA SI SONO SVENATI
ADESSO SI METTONO D’ACCORDO. NAH...
Di questa faccenda della creazione della società proprietaria e gestora dellarete unica in fibra finora ho capito alcune cose:
(1) per adesso hanno creato una nuova società –FiberCop- e quindi hanno moltiplicato le poltrone .
(2) il maggiore azionista privato della Telecom-TIM è la francese Vivendi col  23,94% .
(3) Vivendi possiede anche il 28,80% delle azioni Mediaset anche se possiede diritto di voto solo per il 9,98%.
(4) non capisco la ragione per cui il fondo di investimento americano Kkr ha recapitato a Telecom Italia un'offerta vincolante per rilevare una quota di minoranza della sua rete secondaria (Fibercop), ovvero quella in rame e fibra che dall'armadietto in strada entra nelle case degli italiani. Magari lo si comprende fin troppo bene.
(5) magari non ha importanza ma nel 2018 Fca ha ceduto la Magneti Marelli al fondo Kkr per 6,2 miliardi di euro.
(6) da quel che si vede ci sono centinaia di aziende “locali” che interrano le proprie linee di fibra ottica salvo poi finire col cappio telecom nell'ultimo quarto di chilometro.
(7) A fine giugno 2020 il Debito finanziario lordo contabile rettificato ammontava a € 31.544 milioni. Di cui 20.505 detenuti dal parco buoi.
(8) la creazione della rete unica renderà inutile i doppioni di rete in fibra e quindi anche li ci sono debiti da scaricare.
(9) anche nella vicenda della rete in fibra le banche hanno dimostrato di non avere la minima capacità di fare il proprio mestiere con una visone di lungo periodo, badando solo al profitto trimestrale.
(10) senza contare che nel settore operano anche quelli wifi e il 5G, ragion per cui a oggi non si sa come si integreranno fibra ottica 1Gb/100Mb con l'WiFi e il 5G. Ovvio che il mercato “non butta via niente” ma è evidente che in un Paese messo non proprio bene come il nostro, forse una “accurata” locazione del risparmio non è una faccenda da scartare.
(11) la tencnologia Fiber to the home che sostituisce il rame (Ftth, ndr) la usa solo Open Fiber e non Tim. Inoltre, mentre l'ex Telecom punta alla trasformazione della vecchia infrastruttura in rame in fibra, Open Fiber parte da zero, direttamente con la fibra, dunque time-line diverse.
(12) C'è un modello che permetterebbe di assicurare la tenuta del progetto rete unica, garantendo lo sviluppo e l'avanzamento dello stesso: é il modello Terna, che ricalca un po' quello della public company. Dove cioè c'è un controllo relativo della società da parte del pubblico, ma dinnanzi a un azionariato molto frammentato e per giunta collocato in Borsa che garantisce una vigilanza da parte del mercato. Il problema è che i costi ai consumatori di terna appaiono eccessivi nella bolletta elettrica: non sarebbe il caso si riproponesse anche in AccessCo (come si chiamerà la futura linea unica).

Il processo di privatizzazione della Telecom è servito ai caporioni della razza padrona italiana (ma anche spagnoli e francesi) di svenarla caricandole addosso un mare di debiti – 31.5 miliardi a oggi- che formalmente sono garantiti dalla rete, il cui valore col passaggio alla FTTH e l'avvento del 5G, non si sa bene  di quanto diminuirebbe: con chissà quanta soddisfazione dei suoi creditori, specie il parco buoi. Diciamo che il valore della rete in rame dovrebbe scomparire entro i prossimi cinque anni dal momento che non servirebbe più: al massimo resterebbero utili le tubazioni dove oggi passa il doppino che verrebbe sostituito dalla fibra. Per alcuni aspetti la vicenda della Telecom  sembra simile alla storia delle Autostrade: siccome la società rendeva  assai e la razza padrona ci si buttava, anche il parco buoi si è buttato e adesso ci sono questi due nodi (autostrade e telecom) che il governo non è in grado di risolvere con un adeguato colpo d'accetta. Che è poi del tutto simile alla vicenda Italsider e Taranto.
I governi che hanno fatto le privatizzazioni e le hanno man mano seguite o sono stati incapaci di valutare il bene in cessione oppure hanno sostanzialmente sottinteso un patto coi compratori: dateci i soldi e poi fate quel che volete. Salvo il fatto che adesso problemi come l'ILVA, la nuova rete in fibra con annessi e connessi, Autostrade, le centrali elettriche private restano sulla scrivania del governo  e passano da uno all'altro senza trovare soluzione.
Non contenti di questo casino che si trascina ormai da trent'anni ci sono ancora in ballo 150 crisi aziendali di varia grandezza (si parla del numero dei dipendenti che rischiano il licenziamento) che il governo non riesce a risolvere.