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COI SOLDI DEL COVID19
LA GIUNTA GAMBA SPENDE 800MILA EURO AL CVI2
COME SE LA FIAT FABBRICASSE LA 500 DEL ‘57 NEL 2020
Che colpo –letteralmente!- di fortuna la pandemia per la giunta Gamba,
alla faccia delle quattro dozzine di morti !. Il Comune al 20 luglio
s'è portato a casa 988mila euro per il covid19 ed ha deciso di buttarne
803mila nel CVI2. Ovvero come trasformare un doppio fallimento della
politica sfruttando l'avvento della pandemia e la gran massa di soldi
arrivati al Comune per essa.
La giunta Gamba c'aveva provato a trovare un pollo che fosse disposto
ad investire una somma enorme -oltre 600 mila euro in questi chiari di
luna- in cambio di una sostanziale co-gestione col comune del CVI2
ricostruito esattamente come mezzo secolo or sono. Nessuno l'aveva
filata: la gara era andata a vuoto.
Non contenta di questo primo fallimento giustificato come del tutto
regolare con una gran massa di incarichi ad avvocati commercialisti
architetti (tutti appalti dati sostanzialmente senza alcuna gara aperta
a TUTTI i potenziali concorrenti ma scelti dentro un schiera ristretta
di soggetti) e chi più ne metta (la minoranza parla di 100mila euro
buttati in cartaccia inutile) da parte della sindaca Gamba –mitiche le
litigate con la minoranza sul mitico PEF e spese inutili- la
maggioranza aveva deciso che un pezzo (la metà) della ristrutturazione
sarebbe stata effettuata dal Comune – sostanzialmente il comune si
metteva a fare da banca [usando i 350mila euro stanziati dalla Regione
il 04 maggio 2020: in piena pandemia) per chi avesse inteso partecipare
alla gara- ma complice l'avvento della pandemia e nonostante un
allungamento dei tempi di partecipazione alla gara, nessuno ha
presentato offerte neppure la seconda volta.
Quella che per i cittadini è stata una grande tragedia pagata con una
cinquantina di morti, per la giunta Gamba l'avvento della pandemia è
stata davvero un colpo di fortuna. L'Italia s'é via via
indebitata e nelle casse del comune sono arrivati almeno 988mila euro:
che potete leggere nella tabella.
E così mentre il CVI2 s'é spento del tutto perché la gente della
Marigolda si è sentita espropriata dal Comune coll'avvento di una
estranea coop per mano di due altrettanto disistimate: la sindaca
e la dirigente dei servizi sociali, ecco che la maggioranza di Vivere
Insieme decide di gettare tutte le risorse inaspettatamente arrivate
nelle casse comunali in questa spesa per la ristrutturazione del CVI2.
Non valutiamo il progetto di ristrutturazione che prevede
“l'affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria del Centro
Vivere Insieme n. 2" per un importo dei lavori posto a base d'appalto
pari a € 739.357,90 Iva 22% compresa di cui € 16.680,00 per costi della
sicurezza non soggetti a ribasso mediante la procedura prevista dal
nuovo Codice degli appalti (D.Lgs. 50/2016 e smi) alle condizioni di
cui al progetto tecnico approvato con deliberazione della Giunta
Comunale n. 82 del 06.06.2019. La Giunta ha anche messo a disposizione
la somma di € 223.968,94 per integrare eventuali maggiori costi e
integrazioni.
L'appalto prevede anche (e questo manderà a nostro avviso a vuoto
la gara) che l'impresa aggiudicataria dovrà dare avvio all'esecuzione
dei lavori anche in pendenza del contratto, al fine di rispettare la
scadenza del 15.10.2020 pena decadenza del contributo concesso con L.R.
9/2020, che viene contestualmente accertato con la presente
determinazione al capitolo 233 del PEG 2020 - 2022 annualità 2020 per €
350.000,00.
Esaminando il progetto di ristrutturazione appare evidente come gran
parte degli impianti e degli edifici (ciò che va ristrutturato) sia
stata fatta col braccino corto e il pugno chiuso (mitica la cantina del
bar interrata e senza cavedio attorno, oppure gli spogliatoi che
notoriamente sono una pentola a pressione senza ricambio forzato d'aria
e con una volumetria del tutto insufficiente: tanto per dirne
due) ed anche la manutenzione –che ovviamente doveva esser
maggiore per la cattiva progettazione, non è stata all'altezza per la
persistente bega tra Gruppo sportivo e Comune: il primo a chiedere e il
secondo a lesinare.
La ristrutturazione del CVI2 che mira a rimettere a posto quel che
esiste già cambiando lo stretto necessario è un megalattico errore dal
momento che il CVI2 è nato quando la società aveva certe idee e certi
bisogni che oggi non esistono sostanzialmente più o appartengono ad una
minoranza.
Non ci vuole il pallottoliere per verificare come la frequenza
del centro sportivo su via Fermi sia dieci volte superiore a quella del
CVI2 sebbene il primo non sia “proprio” economico.
La questione è che la ristrutturazione progettata per il CVI2 appare
come se la Fiat decidesse nel 2020 di rimettere in produzione tal quale
la 500 del 1957.
L'unico aspetto positivo della faccenda è che la gara d'appalto dei
lavori viene affidato alla Centrale Unica di Committenza Area Vasta
Provincia di Brescia, vale a dire che stavolta hanno evitato il solito
affidamento all'impresa scelta dal gruppetto di imprese deciso dal
dirigente.
Probabile che le nostre continue osservazioni ed anche il timore che
qualche impresa facesse ricorso e quindi bloccasse l'iter facendo
perdere al Comune quei famosi 350mila euro della regione, abbiano
convinto sindaca segretario comunale e dirigente dell'ufficio a fare
una gara aperta a tutte le potenziali imprese.
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CON UN USO PIÙ ACCORTO DELLE RISORSE
POTEVAMO GIÀ DISPORRE DI DUE PISTE
CICLABILI DALLA MERENA ALLA ROTONDA LOCATELLI
E DAL SERE A LARGO VITTORIA E VIA MEUCCI
Potevamo già disporre di una pista ciclabile che dalla Merena arrivava
fino alla ex Zopfi di Bergamo e invece abbiamo decine di segmenti di
pista pedonale (forse e) ciclabile che non portano da nessuna
parte tranne brevi percorsi che non stimolano le persone a usare il
mezzo.
Dalla Merena, davanti alla panetteria Finardi c'è un ampio sedime
dell'ex tranvia che arriva fino all'uscita della via Dalmine (salendo
da sud) su via Lecco.
I lavori per adattare questo percorso sarebbero modesti come costi e
tempistica e sostanzialmente servirebbero sia la Merena che la
Marigolda che il Lungobrembo.
Ci starebbe anche un deposito coperto delle bici appese e messe in sicurezza all'altezza delle Merena verso il marmista.
L'intervento più complesso ci sarebbe tra l'uscita della via
Dalmine (salendo da sud) su via Lecco fino all'incrocio di via Buelli
con via Lecco dove occorre tagliare un pezzo di ripa e
sottomurarla e ricavare quel 250 cm per le due corsie della pista
pedociclabile. Usiamo questo aggettivo per intendere che i pedoni
hanno la prevalenza rispetto alle biciclette e monopattini.
Una galleria ricavata a fianco del sottopasso attuale di via Lecco alla
ferrovia sul lato sud ne consente il passaggio e poi la corsia è
prevista in una rampa che a pendenza corretta arriva sulla stradina
sopra via Lecco lato sud. Fa più impressione dirla che realizzarla.
Con qualche aggiustamento si arriva in sede protetta alle Crocette.
Dalle Crocette a via Meucci potrebbe correre sul lato nord della
via Bergamo e poi da via Meucci una sostanzialmente banale
adeguamento la pista arriva a collegarsi con quella che proviene dal
Loreto ed oggi arriva fino alla Rotonda Locatelli.
Tra l'altro dagli impianti sportivi di Loreto adesso esiste un passaggio pedociclabile che arriva all'Ospedale.
Certamente in certi punti occorre una progettazione accurata (il
sottopasso della ferrovia e la salita fino alla stradina parallela a
via Lecco fino alle Crocette) ma non dubitiamo che ci siano dei manici
professionalmente adatti alla bisogna.
Poi si poteva-doveva immaginare una pista pedociclabile interna che
partendo dal Sere salendo via Brembo e passando per Largo Vittoria
prosegua per via Marconi e Donizetti e poi si sarebbe visto “come
butta” la vicenda del raddoppio della ferrovia e la questione del
sottopasso SI&NO. Intanto passano il PL e vanno fino alla rotonda
di via Meucci-Bergamo dove incontrano quella descritta sopra e poi si
vedrà.
Queste due piste sostanzialmente rappresentano la spina dorsale di
altre piste a direzione nord-sud che portano i vari quartieri del paese
verso le stesse e servono anche a Ponte san Pietro, la Merena di Mozzo,
la Dorotina.
Conclusione. Con le somme spese finora dal Comune per i mille
segmenti inutili di piste adesso si potevano GIA' avere queste
due spine dorsali fatte e finite, tranne il tratto di via Brembo tra la
santella di via DeAmicis/Carlinga e il sottopasso della via Dalmine.
Ma all'ass. Conti non frega nulla di costruire un paese COMODO e bello
da viverci: tutti i segmenti delle vie pedociclabili sono stati
realizzati come donazioni o scomputi di oneri edilizi con grande gioia
e comodo di chi li ha pagati. Lui asserisce di esser riuscito a scucire
soldi in più agli operatori: infatti li vedi tutti in giro (tra)vestiti
da Babbo Natale.
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LA PASSERELLA SUL QUISA: PROMESSA DA CINQUE ANNI MA NON SI VEDE
Passerella sul torrente Quisa tra l'Isolotto di Ponte san Pietro e
Curno. Il volo del drone nella stagione invernale aveva rivelato una
boscaglia impercorribile lungo tutte le sponde tra il borlotto di Ponte
e il viadotto dell'asse interurbano ed uno stato dell'Isolotto come
sempre trasandato in attesa del prossimo incendio. Negli ultimi dieci
anni le sponde del fiume si sono riempite della normali alberature di
nessun valore legnoso che hanno ristretto pericolosamente la sezione
del letto del fiume trasformandolo in un canale ampio meno della metà
rispetto al 2010. Abbiamo quindi dciso una ispezione mattutina a scanso
di tafani e zanzare al posto dove dovrebbe sorgere la passerella del
percorso pedociclabile da Curno all'Isolotto e le due foto sono
significative.
L'immagine di sinistra è scatta dalla sponda destra della Quisa (lato
Isolotto) e ritrae il leto del torrente e la sponda sinistra del
medesimo (lato di Curno). Dal sentiero in primo piano al fondo del
letto del torrente i potenti mezzi delle app hanno misurato più o
meno quattro metri di dislivello. Dall'altra parte ne hanno
misurati 6-7.
L'immagine a destra ritrae il letto del fiume Brembo a monte verso Ponte san Pietro.
Stante la curvatura del letto non si vede lo sbarramento per la
centralina elettrica che ha creato un bel lago a monte dove potrebbero
stare qualche dozzina di germani reali. Forse anche una coppia di cigni.
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