A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1258 DEL 09 AGOSTO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.





















COVID&ZONA ROSSA-1
Per merito della Fondazione Einaudi dalla sera del 05 agosto sono stati trasmessi tramite PEC dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli agli avvocati Enzo Palumbo, Andrea Pruiti Ciarello e Rocco Mauro Todero le copie dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico n.12 del 28.2.2020; n.14 dell'1.3.2020; n.21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e n.49 del 9.4.2020.
Il Governo ha pertanto deciso di rivedere la propria posizione, anticipando il prevedibile esito dell'udienza collegiale fissata per il 10 settembre 2020, innanzi alla Terza Sezione del Consiglio di Stato e aderire alle richieste del pool di giuristi della Fondazione Luigi Einaudi.
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COVID&ZONA ROSSA-2
Non ce l’abbiamo con l’on. Carnevali eletta nelle liste PD nel collegio di Bergamo ma questa signora merita uno stop alla prossima tornata elettorale per via di due “incidenti” di percorso che non vanno dimenticati. Del primo leggiamo il Corriere. Tutto parte da alcune intercettazioni. Il cellulare di Bruno Goisis, dal 2009 presidente della cooperativa Ruah , è sotto controllo. Le indagini sono iniziate nel 2017 e pochi giorni fa sono sfociate in un terremoto giudiziario che ha coinvolto un’ottantina di persone. Ha portato a tre arresti e all’emissione di 38 avvisi di garanzia. Tra gli indagati c’è anche Goisis, che dal 1991 è in prima linea sul fronte dell’accoglienza. Tra i reati ipotizzati per lui c’è anche l’associazione a delinquere. Gli investigatori, infatti, sono convinti che facesse parte di una sorta di un sistema che sfruttava i profughi per fare soldi.
A chiamare è proprio la Carnevali, come ricostruito da La Verità. "Ciao, senti", dice a Goisis, "ho un’urgenza e ho bisogno di chiederti una mano in questo senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di avere tre, tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio di ore, che mi aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi tu a trovare il modo?".
La deputata chiede l'impiego di tre o quattro persone con mansioni di confezionamento, stampa e volantinaggio di manifesti elettorali. Goisis accetta: "Sì, non ti preoccupare, dove?", risponde. La Carnevali gli spiega i dettagli: "Allora, se puoi, se possiamo, dalle tre alle sei in federazione al Pd, prendiamo un po’ di ragazzi che non sanno magari eh, e poi io il contributo economico lo do a te, te lo do nella formula...".
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LA RUMENTA CURNESE
Non possiamo pretendere da una consigliera delegata alla rumenta laureata in lingue e letteratura straniere ne la capacità di conoscere certi meccanismi politici economici attraverso i quali “il capitale” decide di mandare a ramengo un buon sistema a favore di uno più profittevole e neppure una adeguata  capacità comunicativa ma l'articolo sul “Curno in Comune” è un esempio di disinformazione visto che la consigliera Serra ha alle spalle qualche lustro  sia come consigliera comunale provinciale assessore comunale e provinciale nonché segretaria provinciale di quel qualcosa che adesso è il PD. Quindi tutt'altro che neofita alla politica: semmai una furba visto che oltretutto appartiene all'area dei c.d. cattoprogressisti dai quali il custode della latrina di Nusquamia ci avverte di starcene bene lontani ed accorti.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!































CONGRATULAZIONI


























































































































































































LA RUMENTA CURNESE
Non possiamo pretendere da una consigliera delegata alla rumenta laureata in lingue e letteratura straniere ne la capacità di conoscere certi meccanismi politici economici attraverso i quali “il capitale” decide di mandare a ramengo un buon sistema a favore di uno più profittevole e neppure una adeguata  capacità comunicativa ma l'articolo sul “Curno in Comune” è un esempio di disinformazione visto che la consigliera Serra ha alle spalle qualche lustro  sia come consigliera comunale provinciale assessore comunale e provinciale nonché segretaria provinciale di quel qualcosa che adesso è il PD. Quindi tutt'altro che neofita alla politica: semmai una furba visto che oltretutto appartiene all'area dei c.d. cattoprogressisti dai quali il custode della latrina di Nusquamia ci avverte di starcene bene lontani ed accorti.
Sostanzialmente nell'articolo ci viene detto che nonostante l'introduzione del contenitore con Rfid e la previsione di introdurre nel 2021 la tariffa puntuale non dobbiamo attenderci una riduzione della bolletta TARI ma un suo (quasi) sicuro aumento perché –ecco la tabella vera ma imbrogliona- dalla separazione dei rifiuti non caveremo qualche guadagno ma maggiori costi. Testuale: Come accennato nel precedente articolo, però, le aspettative di risparmio del Piano finanziario 2020 rispetto a quello del 2019 sono deluse a causa di fattori esterni, solo in parte mitigati dalle nostre scelte amministrative e dai comportamenti virtuosi dei cittadini: la causa principale risiede nella variazione signi­ficativa dei costi di smaltimento e nella forte riduzione dei ricavi per il recupero dei materiali che si sono verificati nel corso del 2019; MAGGIORI SPESE + MINORI RICAVI = COSTI MAGGIORI RISPETTO ALLE PREVISIONI (le cifre di costi e ricavi sono espressi in euro per tonnellata).
Uno si aspettava che la tabella anziché indicare le variazioni dello smaltimento/ricavi per tonnellata ci desse l'ammontare curnese e invece nisba. Ragione per cui la tabella sarebbe veritiera (sarebbe perché non c'è un riferimento controllabile) ma sostanzialmente fasulla se non inutile.
In sovrappiù –dopo quindici anni che la Serra sta in comune- ci viene detto o promesso sia un nuovo regolamento TARI che un puntuale aggiornamento del catasto degli utenti (che dovrebbe essere aggiornato in tempo reale…).
Quando Vivere Curno decise di passare alla tariffa puntuale con un sistema di raccolta e smaltimento “in house” la dirigente che stilò la perizia concluse che nel mercato della rumenta sostanzialmente vigeva un cartello dei prezzi (le mitiche privatizzazioni del piacentino…) ed infatti tra i costi affidati ad un esterno e quelli in house la differenza non superava i 6-7mila euro.
Il sistema di raccolta e smaltimento in house di fronte alla crisi  (sia economica di lungo periodo che della pandemia) evidentemente ha visto contrarsi ogni mercato delle materie seconde e quindi –proprio perché il sistema è in house- ci dobbiamo fare carico dei problemi del mercato anziché lasciarli alla responsabilità di una ditta esterna.
La  consigliera Serra ha una cultura tutta sua dell'ambientalismo e dei problemi connessi . Una persona normale non si sognerebbe mai di andare a raccogliere la rumenta nel fiume dove scorrono le fogne della valle e dove sui rami degli alberi c'è la relativa merda essicata. Lei ci fa una giornata in pompa magna e per di più trascina anche degli ingenui. Una persona normale davanti a una relazione  in cui c'è scritto che nel mercato della rumenta sostanzialmente esiste un cartello tra le ditte, andrebbe dal procuratore capo a chiedere lumi e consigli. Invece lei tosta persegue l'idea del bidoncino microcippato. Per la Serra contano di più le forme, gli annunci le esibizioni che la sostanza dei problemi: il che è un tratto tipico del soggetto come quando, di fronte a una relazione contraddittoria sull'allagamento della new Rodari,  pur di aprire la scuola costi quel che costi,  anziché chiedere un perizia terza ha deciso di fare assumere al comune i costi del danno dell'alluvione in attesa di qualche rimborso regionale (mai arrivato).  Cascami del sessantotto.
Detto questo sostanzialmente il sistema rumenta nel nostro comune funziona bene, tranne tre particolari:  l'accesso alla stazione ecologica rispetto alla dislocazione dei cassoni è completamente errato, la copertura dei cassoni è insufficiente, varrebbe la pena che il comune mantenesse pulito dalla sterpaglia  sia sotto il ponte dell'asse interurbano che le ripe (vero che tocca alla provincia-anas ma si può trovare un accordo dopo vent'anni…)

COVID&ZONA ROSSA-1
Per merito della Fondazione Einaudi dalla sera del 05 agosto sono stati trasmessi tramite PEC dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli agli avvocati Enzo Palumbo, Andrea Pruiti Ciarello e Rocco Mauro Todero le copie dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico n.12 del 28.2.2020; n.14 dell'1.3.2020; n.21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e n.49 del 9.4.2020.
Il Governo ha pertanto deciso di rivedere la propria posizione, anticipando il prevedibile esito dell'udienza collegiale fissata per il 10 settembre 2020, innanzi alla Terza Sezione del Consiglio di Stato e aderire alle richieste del pool di giuristi della Fondazione Luigi Einaudi.

La trasparenza è un principio imprescindibile delle liberal-democrazie, che impone la pubblicazione di tutti gli atti riguardanti la compressione, più o meno incisiva, di diritti e libertà di rango costituzionale.
Da qualche giorno è in atto la solita prevedibile polemica tra maggioranza ed opposizione in ordine alla tempestività della proclamazione della zona rossa nei comuni bergamaschi di Alzano Lombardo Nembro (ed Albino) che il Comitato Tecnico Scientifico aveva suggerito di attuare dal 03 marzo 2020 spedendo però il verbale della seduta non al Governo ma al Ministero della Salute il quale l'avrebbe poi trasmesso al PdC Conte il 05 marzo 2020. Ma Giuseppe Conte ha dichiarato che quel verbale (l'unico rimasto «nascosto» rispetto a quelli dei giorni successivi che giovedì sono stati diffusi da Fondazione Einaudi) non lo ha visto il 3 marzo ma ne è venuto a conoscenza due giorni dopo, il 5. A cosa è dovuto quel «buco nero» di informazioni? Cosa è successo? Di quel verbale il presidente del Consiglio ha parlato con gli inquirenti di Bergamo, sentito nell'inchiesta sulla mancata zona rossa di Alzano e Nembro, ma sui dettagli si è trincerato: «Ho il vincolo del segreto istruttorio».
Quindi un fatto è certo: che della condizione pericolosissima in cui si trovava quella zona di Bergamo il 3 marzo erano informati tutti, la Regione, l'Istituto superiore di sanità, il Comitato tecnico scientifico e anche il governo tramite il Ministero della Salute.

Quindi: l'alert del 3 marzo, la riunione del 4 marzo in Regione di cui è stato diffuso l'audio, in cui l'assessore al Welfare Gallera e il presidente Attilio Fontana parlano al ministro Speranza segnalando che nella zona di Alzano la gente «continua ad andare in giro», quindi il 5 Conte dice di aver avuto in mano il verbale, chiesto un supplemento di valutazione al Cts e poi deciso per la chiusura di tutta la Lombardia perché «la situazione era compromessa». Era il 7 marzo, il 9 viene chiusa tutta l'Italia.
Fuori dubbio che se tutt'Italia fosse stata messa in quarantena fin dalla sera del 03 marzo magari non avremmo salvato “migliaia” di vite ma anche se ne avessimo salvata una sola, ne valeva la pena.

Non mettiamo le nostre fauci alle calcagna di Conte e del suo governo – saranno i giudici  che decideranno se processare o meno chi tocca per questo ritardo- ma sarebbe interessante (anche se impossibile: figurarsi!?)  che il Parlamento autorizzasse la magistratura ad ascoltare tutte le telefonate arrivate ai 945 deputati&senatori da parte di mille soggetti portatori di interessi vari per invitare a soprassedere o ritardare il più possibile ogni quarantena locale regionale nazionale per capire le mille facce della politica in questa vicenda.

Noi siamo del parere che l'assoluta maggioranza  dei parlamentari ed anche la maggioranza delle categorie professionali imprenditoriali sindacali (del territorio, regionali e nazionali)  fossero contrari alla quarantena. Non solo per gli interessi economici ma soprattutto per una questione ideologica sociale e culturale: pochissimi italiani erano convinti che fosse un male incurabile e quindi che in poco tempo “la scienza avrebbe risolto il problema”.

Idea che è quella poi che sta alla base del sistema sanitario nazionale: bastano gli ospedali e i dottori sul territorio si limitino a compilare (il numero inferiore possibile di) ricette per medicinali ed esami.
Idea che è inculcata ferramente nelle steste dei cittadini, dei medici di base e nella stragrande maggioranza dei medici negli ospedali .Altrimenti se non fanno guadagnare l'ospedale o i suoi padroni, vengono gentilmente messi alla porta anche se sono bravini.

C'è un'altra ricerca che meriterebbe di essere effettuata ma che non si farà mai e sarebbe quella di  incrociare i livelli di istruzione e informazione dei cittadini  defunti (sicuramente) per covid19 e delle relative famiglie col voto espresso perché “anche” la morte per covid19 finora non ha solo una accentuazione sull'età e sul numero di patologie associate ma ne ha di molto “pesanti” che chiamano in causa quei tre fattori: istruzione, voto politico, informazione.
In questa c.d. terza fase parrebbe che la combinazione di quei tre fattori con l'infezione (fortunatamente adesso si ammalano ma non così violentemente come prima: forse perché hanno mediamente vent'anni di meno?) dia risultati differenti.
Comunque nella prima fase di estrema aggressività dell'infezione è stato evidente come questa abbia funzionato da potente spazzatrice di soggetti già annientati e sostanzialmente in attesa di una morte se non immediata assai prossima. Poi è evidente che non sono ragionamenti assolutistici ma i grandi numeri indicano questo.

COVID&ZONA ROSSA-2
Non ce l’abbiamo con l’on. Carnevali eletta nelle liste PD nel collegio di Bergamo ma questa signora merita uno stop alla prossima tornata elettorale per via di due “incidenti” di percorso che non vanno dimenticati. Del primo leggiamo il Corriere. Tutto parte da alcune intercettazioni. Il cellulare di Bruno Goisis, dal 2009 presidente della cooperativa Ruah , è sotto controllo. Le indagini sono iniziate nel 2017 e pochi giorni fa sono sfociate in un terremoto giudiziario che ha coinvolto un’ottantina di persone. Ha portato a tre arresti e all’emissione di 38 avvisi di garanzia. Tra gli indagati c’è anche Goisis, che dal 1991 è in prima linea sul fronte dell’accoglienza. Tra i reati ipotizzati per lui c’è anche l’associazione a delinquere. Gli investigatori, infatti, sono convinti che facesse parte di una sorta di un sistema che sfruttava i profughi per fare soldi.
A chiamare è proprio la Carnevali, come ricostruito da La Verità. "Ciao, senti", dice a Goisis, "ho un’urgenza e ho bisogno di chiederti una mano in questo senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di avere tre, tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio di ore, che mi aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi tu a trovare il modo?".
La deputata chiede l'impiego di tre o quattro persone con mansioni di confezionamento, stampa e volantinaggio di manifesti elettorali. Goisis accetta: "Sì, non ti preoccupare, dove?", risponde. La Carnevali gli spiega i dettagli: "Allora, se puoi, se possiamo, dalle tre alle sei in federazione al Pd, prendiamo un po’ di ragazzi che non sanno magari eh, e poi io il contributo economico lo do a te, te lo do nella formula...".
Goisis pare proprio deciso a non farsi pagare. Il 26 febbraio, come scrive La Verità, i due si sentono ancora. Carnevali: "Vi lascio 200?" Goisis: "A chi?" Carnevali: "Te lo vedi tu? A te da dare ai ragazzi". Goisis: "No, non funziona così, onorevole non funziona così. Tu non preoccuparti, tu fagli fare le cose che servono poi ci vediamo". Carnevali: "Sì, ma io ho capito, mi devi fare non so un qualcosa, non so, vabbè". Goisis: "Allora, sono miei dipendenti, punto". Carnevali: "Sono tuoi dipendenti. Alessandro Redondi (commercialista Pd) chiama te e vi arrangiate voi due?" Goisis: "Brava, ci arrangiamo noi due".
Al telefono con il commercialista del Pd, Goisis ribadisce che a lui non interessa che i richiedenti asilo siano pagati. A lui importa che la Carnevali sia rieletta. Poi specifica che ai migranti non devono essere dati soldi. Ma anche grazie al lavoro di quei migranti, la campagna elettorale finisce bene per la Carnevali. Lei a distanza di qualche tempo fa un bonifico alla Ruah e viene accreditata la somma di 150 euro con la causale "Erogazione liberale per Orto Botanico". I richiedenti asilo hanno lavorato per la campagna elettorale Pd e non sono stati pagati. La coop ha preso, al contempo, denaro. Scambio di favori? Si tratta di un illecito? Lo stabilirà la magistratura.

Del secondo leggiamo sempre il Corriere.
Un’eccellenza dell’industria bergamasca, la Persico spa di Nembro, citata da più parti e da più indiscrezioni sul caso della mancata zona rossa in Val Seriana per presunte pressioni — sempre peraltro smentite — è stata tra i finanziatori della campagna elettorale 2018 di Elena Carnevali, deputata del Pd. Una circostanza a cui faceva allusione un comunicato dei parlamentari leghisti giovedì, senza riferimenti espliciti, dopo che la notizia è circolata informalmente via internet.
Diecimila euro da Persico su un totale di 50 mila ricevuti «da terzi» per la campagna elettorale del 2018 per le Politiche. «I contributi elettorali sono trasparenti e pubblici, tutto alla luce del sole», ha commentato ieri Carnevali, confermando l’informazione. La stessa cifra, tra l’altro, era andata dalla Persico a Giorgio Gori per le Regionali, sempre 2018, come pubblicato dal Corrieregià alla fine di quell’anno.
Ieri, Carnevali ha smentito qualsiasi tipo di pressione: «In quel periodo nessun imprenditore mi chiese di non fare la zona rossa, nemmeno i titolari della Persico di Nembro». Alcune istanze, riferisce la deputata del Pd, arrivarono solo successivamente, da più imprese: «Le richieste riguardarono la possibilità di far rientrare alcune aziende in quelle di carattere strategico di livello internazionale, anche se non erano produttrici di beni essenziali. Furono respinte». Il riferimento di Carnevali è a un periodo già successivo ai giorni caldi sulla zona rossa, tra il 3 e il 7 marzo, e si riferisce alla fase successiva in cui si creò una certa confusione sui codici Ateco delle aziende che potevano scegliere di restare aperte o dovevano chiudere. Ma il riferimento ai primi giorni di marzo invece è chiaro: «Nessuna pressione dall'azienda di Nembro».

Torniamo  restiamo sempre nel fatidico campo delle cinque pertiche. Se oltre ai verbali delle sedute del CTS non rendiamo note le telefonate intercorse tra la “politica nazionale regionale locale” e le forze sociali ed economiche del territorio, non sapremo mai chi ha fatto chi. Noi siamo del parere che tutti, ma proprio tutti, potevano in cuor loro ammettere che bisognava dichiararsi sconfitti di fronte alla pandemia. Poi c’era davanti la prospettiva di dichiarare la quarantena di 2-3 comuni posti all’inizio della Valle Seriana: decisione che avrebbe comportato la quarantena di tutta la valle visto che in quei comuni ci passano strade ferrovia l’acquedotto della città.
Nessun politico a Bergamo Milano e Roma aveva il coraggio di bloccare una valle: meglio bloccare il Paese… con tre giorni di ritardo.