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COVID&ZONA ROSSA-1
Per merito della Fondazione Einaudi dalla sera del 05 agosto sono stati
trasmessi tramite PEC dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli
agli avvocati Enzo Palumbo, Andrea Pruiti Ciarello e Rocco Mauro Todero
le copie dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico n.12 del
28.2.2020; n.14 dell'1.3.2020; n.21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e
n.49 del 9.4.2020.
Il Governo ha pertanto deciso di rivedere la propria posizione,
anticipando il prevedibile esito dell'udienza collegiale fissata per il
10 settembre 2020, innanzi alla Terza Sezione del Consiglio di Stato e
aderire alle richieste del pool di giuristi della Fondazione Luigi
Einaudi.
(...)
COVID&ZONA ROSSA-2
Non ce l’abbiamo con l’on. Carnevali eletta nelle liste PD nel collegio
di Bergamo ma questa signora merita uno stop alla prossima tornata
elettorale per via di due “incidenti” di percorso che non vanno
dimenticati. Del primo leggiamo il Corriere. Tutto parte da alcune
intercettazioni. Il cellulare di Bruno Goisis, dal 2009 presidente
della cooperativa Ruah , è sotto controllo. Le indagini sono iniziate
nel 2017 e pochi giorni fa sono sfociate in un terremoto giudiziario
che ha coinvolto un’ottantina di persone. Ha portato a tre arresti e
all’emissione di 38 avvisi di garanzia. Tra gli indagati c’è anche
Goisis, che dal 1991 è in prima linea sul fronte dell’accoglienza. Tra
i reati ipotizzati per lui c’è anche l’associazione a delinquere. Gli
investigatori, infatti, sono convinti che facesse parte di una sorta di
un sistema che sfruttava i profughi per fare soldi.
A chiamare è proprio la Carnevali, come ricostruito da La Verità.
"Ciao, senti", dice a Goisis, "ho un’urgenza e ho bisogno di chiederti
una mano in questo senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di
avere tre, tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio
di ore, che mi aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi
tu a trovare il modo?".
La deputata chiede l'impiego di tre o quattro persone con mansioni di
confezionamento, stampa e volantinaggio di manifesti elettorali. Goisis
accetta: "Sì, non ti preoccupare, dove?", risponde. La Carnevali gli
spiega i dettagli: "Allora, se puoi, se possiamo, dalle tre alle sei in
federazione al Pd, prendiamo un po’ di ragazzi che non sanno magari eh,
e poi io il contributo economico lo do a te, te lo do nella formula...".
(...)
LA RUMENTA CURNESE
Non possiamo pretendere da una consigliera delegata alla rumenta
laureata in lingue e letteratura straniere ne la capacità di conoscere
certi meccanismi politici economici attraverso i quali “il capitale”
decide di mandare a ramengo un buon sistema a favore di uno più
profittevole e neppure una adeguata capacità comunicativa ma
l'articolo sul “Curno in Comune” è un esempio di disinformazione visto
che la consigliera Serra ha alle spalle qualche lustro sia come
consigliera comunale provinciale assessore comunale e provinciale
nonché segretaria provinciale di quel qualcosa che adesso è il PD.
Quindi tutt'altro che neofita alla politica: semmai una furba visto che
oltretutto appartiene all'area dei c.d. cattoprogressisti dai quali il
custode della latrina di Nusquamia ci avverte di starcene bene lontani
ed accorti.
(...)
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PDF:4,7Mb
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LA RUMENTA CURNESE
Non possiamo pretendere da una consigliera delegata alla rumenta
laureata in lingue e letteratura straniere ne la capacità di conoscere
certi meccanismi politici economici attraverso i quali “il capitale”
decide di mandare a ramengo un buon sistema a favore di uno più
profittevole e neppure una adeguata capacità comunicativa ma
l'articolo sul “Curno in Comune” è un esempio di disinformazione visto
che la consigliera Serra ha alle spalle qualche lustro sia come
consigliera comunale provinciale assessore comunale e provinciale
nonché segretaria provinciale di quel qualcosa che adesso è il PD.
Quindi tutt'altro che neofita alla politica: semmai una furba visto che
oltretutto appartiene all'area dei c.d. cattoprogressisti dai quali il
custode della latrina di Nusquamia ci avverte di starcene bene lontani
ed accorti.
Sostanzialmente nell'articolo ci viene detto che nonostante
l'introduzione del contenitore con Rfid e la previsione di introdurre
nel 2021 la tariffa puntuale non dobbiamo attenderci una riduzione
della bolletta TARI ma un suo (quasi) sicuro aumento perché –ecco la
tabella vera ma imbrogliona- dalla separazione dei rifiuti non caveremo
qualche guadagno ma maggiori costi. Testuale: Come accennato nel
precedente articolo, però, le aspettative di risparmio del Piano
finanziario 2020 rispetto a quello del 2019 sono deluse a causa di
fattori esterni, solo in parte mitigati dalle nostre scelte
amministrative e dai comportamenti virtuosi dei cittadini: la causa
principale risiede nella variazione significativa dei costi di
smaltimento e nella forte riduzione dei ricavi per il recupero dei
materiali che si sono verificati nel corso del 2019; MAGGIORI SPESE +
MINORI RICAVI = COSTI MAGGIORI RISPETTO ALLE PREVISIONI (le cifre di
costi e ricavi sono espressi in euro per tonnellata).
Uno si aspettava che la tabella anziché indicare le variazioni dello
smaltimento/ricavi per tonnellata ci desse l'ammontare curnese e invece
nisba. Ragione per cui la tabella sarebbe veritiera (sarebbe perché non
c'è un riferimento controllabile) ma sostanzialmente fasulla se non
inutile.
In sovrappiù –dopo quindici anni che la Serra sta in comune- ci viene
detto o promesso sia un nuovo regolamento TARI che un puntuale
aggiornamento del catasto degli utenti (che dovrebbe essere aggiornato
in tempo reale…).
Quando Vivere Curno decise di passare alla tariffa puntuale con un
sistema di raccolta e smaltimento “in house” la dirigente che stilò la
perizia concluse che nel mercato della rumenta sostanzialmente vigeva
un cartello dei prezzi (le mitiche privatizzazioni del piacentino…) ed
infatti tra i costi affidati ad un esterno e quelli in house la
differenza non superava i 6-7mila euro.
Il sistema di raccolta e smaltimento in house di fronte alla
crisi (sia economica di lungo periodo che della pandemia)
evidentemente ha visto contrarsi ogni mercato delle materie seconde e
quindi –proprio perché il sistema è in house- ci dobbiamo fare carico
dei problemi del mercato anziché lasciarli alla responsabilità di una
ditta esterna.
La consigliera Serra ha una cultura tutta sua dell'ambientalismo
e dei problemi connessi . Una persona normale non si sognerebbe mai di
andare a raccogliere la rumenta nel fiume dove scorrono le fogne della
valle e dove sui rami degli alberi c'è la relativa merda essicata. Lei
ci fa una giornata in pompa magna e per di più trascina anche degli
ingenui. Una persona normale davanti a una relazione in cui c'è
scritto che nel mercato della rumenta sostanzialmente esiste un
cartello tra le ditte, andrebbe dal procuratore capo a chiedere lumi e
consigli. Invece lei tosta persegue l'idea del bidoncino microcippato.
Per la Serra contano di più le forme, gli annunci le esibizioni che la
sostanza dei problemi: il che è un tratto tipico del soggetto come
quando, di fronte a una relazione contraddittoria sull'allagamento
della new Rodari, pur di aprire la scuola costi quel che
costi, anziché chiedere un perizia terza ha deciso di fare
assumere al comune i costi del danno dell'alluvione in attesa di
qualche rimborso regionale (mai arrivato). Cascami del
sessantotto.
Detto questo sostanzialmente il sistema rumenta nel nostro comune
funziona bene, tranne tre particolari: l'accesso alla stazione
ecologica rispetto alla dislocazione dei cassoni è completamente
errato, la copertura dei cassoni è insufficiente, varrebbe la pena che
il comune mantenesse pulito dalla sterpaglia sia sotto il ponte
dell'asse interurbano che le ripe (vero che tocca alla provincia-anas
ma si può trovare un accordo dopo vent'anni…)
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COVID&ZONA ROSSA-1
Per merito della Fondazione Einaudi dalla sera del 05 agosto sono stati
trasmessi tramite PEC dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli
agli avvocati Enzo Palumbo, Andrea Pruiti Ciarello e Rocco Mauro Todero
le copie dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico n.12 del
28.2.2020; n.14 dell'1.3.2020; n.21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e
n.49 del 9.4.2020.
Il Governo ha pertanto deciso di rivedere la propria posizione,
anticipando il prevedibile esito dell'udienza collegiale fissata per il
10 settembre 2020, innanzi alla Terza Sezione del Consiglio di Stato e
aderire alle richieste del pool di giuristi della Fondazione Luigi
Einaudi.
La trasparenza è un principio imprescindibile delle liberal-democrazie,
che impone la pubblicazione di tutti gli atti riguardanti la
compressione, più o meno incisiva, di diritti e libertà di rango
costituzionale.
Da qualche giorno è in atto la solita prevedibile polemica tra
maggioranza ed opposizione in ordine alla tempestività della
proclamazione della zona rossa nei comuni bergamaschi di Alzano
Lombardo Nembro (ed Albino) che il Comitato Tecnico Scientifico aveva
suggerito di attuare dal 03 marzo 2020 spedendo però il verbale della
seduta non al Governo ma al Ministero della Salute il quale l'avrebbe
poi trasmesso al PdC Conte il 05 marzo 2020. Ma Giuseppe Conte ha
dichiarato che quel verbale (l'unico rimasto «nascosto» rispetto a
quelli dei giorni successivi che giovedì sono stati diffusi da
Fondazione Einaudi) non lo ha visto il 3 marzo ma ne è venuto a
conoscenza due giorni dopo, il 5. A cosa è dovuto quel «buco nero» di
informazioni? Cosa è successo? Di quel verbale il presidente del
Consiglio ha parlato con gli inquirenti di Bergamo, sentito
nell'inchiesta sulla mancata zona rossa di Alzano e Nembro, ma sui
dettagli si è trincerato: «Ho il vincolo del segreto istruttorio».
Quindi un fatto è certo: che della condizione pericolosissima in cui si
trovava quella zona di Bergamo il 3 marzo erano informati tutti, la
Regione, l'Istituto superiore di sanità, il Comitato tecnico
scientifico e anche il governo tramite il Ministero della Salute.
Quindi: l'alert del 3 marzo, la riunione del 4 marzo in Regione di cui
è stato diffuso l'audio, in cui l'assessore al Welfare Gallera e il
presidente Attilio Fontana parlano al ministro Speranza segnalando che
nella zona di Alzano la gente «continua ad andare in giro», quindi il 5
Conte dice di aver avuto in mano il verbale, chiesto un supplemento di
valutazione al Cts e poi deciso per la chiusura di tutta la Lombardia
perché «la situazione era compromessa». Era il 7 marzo, il 9 viene
chiusa tutta l'Italia.
Fuori dubbio che se tutt'Italia fosse stata messa in quarantena fin
dalla sera del 03 marzo magari non avremmo salvato “migliaia” di vite
ma anche se ne avessimo salvata una sola, ne valeva la pena.
Non mettiamo le nostre fauci alle calcagna di Conte e del suo governo –
saranno i giudici che decideranno se processare o meno chi tocca
per questo ritardo- ma sarebbe interessante (anche se impossibile:
figurarsi!?) che il Parlamento autorizzasse la magistratura ad
ascoltare tutte le telefonate arrivate ai 945 deputati&senatori da
parte di mille soggetti portatori di interessi vari per invitare a
soprassedere o ritardare il più possibile ogni quarantena locale
regionale nazionale per capire le mille facce della politica in questa
vicenda.
Noi siamo del parere che l'assoluta maggioranza dei parlamentari
ed anche la maggioranza delle categorie professionali imprenditoriali
sindacali (del territorio, regionali e nazionali) fossero
contrari alla quarantena. Non solo per gli interessi economici ma
soprattutto per una questione ideologica sociale e culturale:
pochissimi italiani erano convinti che fosse un male incurabile e
quindi che in poco tempo “la scienza avrebbe risolto il problema”.
Idea che è quella poi che sta alla base del sistema sanitario
nazionale: bastano gli ospedali e i dottori sul territorio si limitino
a compilare (il numero inferiore possibile di) ricette per medicinali
ed esami.
Idea che è inculcata ferramente nelle steste dei cittadini, dei medici
di base e nella stragrande maggioranza dei medici negli ospedali
.Altrimenti se non fanno guadagnare l'ospedale o i suoi padroni,
vengono gentilmente messi alla porta anche se sono bravini.
C'è un'altra ricerca che meriterebbe di essere effettuata ma che non si
farà mai e sarebbe quella di incrociare i livelli di istruzione e
informazione dei cittadini defunti (sicuramente) per covid19 e
delle relative famiglie col voto espresso perché “anche” la morte per
covid19 finora non ha solo una accentuazione sull'età e sul numero di
patologie associate ma ne ha di molto “pesanti” che chiamano in causa
quei tre fattori: istruzione, voto politico, informazione.
In questa c.d. terza fase parrebbe che la combinazione di quei tre
fattori con l'infezione (fortunatamente adesso si ammalano ma non così
violentemente come prima: forse perché hanno mediamente vent'anni di
meno?) dia risultati differenti.
Comunque nella prima fase di estrema aggressività dell'infezione è
stato evidente come questa abbia funzionato da potente spazzatrice di
soggetti già annientati e sostanzialmente in attesa di una morte se non
immediata assai prossima. Poi è evidente che non sono ragionamenti
assolutistici ma i grandi numeri indicano questo.
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COVID&ZONA ROSSA-2
Non ce l’abbiamo con l’on. Carnevali eletta nelle liste PD nel collegio
di Bergamo ma questa signora merita uno stop alla prossima tornata
elettorale per via di due “incidenti” di percorso che non vanno
dimenticati. Del primo leggiamo il Corriere. Tutto parte da alcune
intercettazioni. Il cellulare di Bruno Goisis, dal 2009 presidente
della cooperativa Ruah , è sotto controllo. Le indagini sono iniziate
nel 2017 e pochi giorni fa sono sfociate in un terremoto giudiziario
che ha coinvolto un’ottantina di persone. Ha portato a tre arresti e
all’emissione di 38 avvisi di garanzia. Tra gli indagati c’è anche
Goisis, che dal 1991 è in prima linea sul fronte dell’accoglienza. Tra
i reati ipotizzati per lui c’è anche l’associazione a delinquere. Gli
investigatori, infatti, sono convinti che facesse parte di una sorta di
un sistema che sfruttava i profughi per fare soldi.
A chiamare è proprio la Carnevali, come ricostruito da La Verità.
"Ciao, senti", dice a Goisis, "ho un’urgenza e ho bisogno di chiederti
una mano in questo senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di
avere tre, tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio
di ore, che mi aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi
tu a trovare il modo?".
La deputata chiede l'impiego di tre o quattro persone con mansioni di
confezionamento, stampa e volantinaggio di manifesti elettorali. Goisis
accetta: "Sì, non ti preoccupare, dove?", risponde. La Carnevali gli
spiega i dettagli: "Allora, se puoi, se possiamo, dalle tre alle sei in
federazione al Pd, prendiamo un po’ di ragazzi che non sanno magari eh,
e poi io il contributo economico lo do a te, te lo do nella formula...".
Goisis pare proprio deciso a non farsi pagare. Il 26 febbraio, come
scrive La Verità, i due si sentono ancora. Carnevali: "Vi lascio 200?"
Goisis: "A chi?" Carnevali: "Te lo vedi tu? A te da dare ai ragazzi".
Goisis: "No, non funziona così, onorevole non funziona così. Tu non
preoccuparti, tu fagli fare le cose che servono poi ci vediamo".
Carnevali: "Sì, ma io ho capito, mi devi fare non so un qualcosa, non
so, vabbè". Goisis: "Allora, sono miei dipendenti, punto". Carnevali:
"Sono tuoi dipendenti. Alessandro Redondi (commercialista Pd) chiama te
e vi arrangiate voi due?" Goisis: "Brava, ci arrangiamo noi due".
Al telefono con il commercialista del Pd, Goisis ribadisce che a lui
non interessa che i richiedenti asilo siano pagati. A lui importa che
la Carnevali sia rieletta. Poi specifica che ai migranti non devono
essere dati soldi. Ma anche grazie al lavoro di quei migranti, la
campagna elettorale finisce bene per la Carnevali. Lei a distanza di
qualche tempo fa un bonifico alla Ruah e viene accreditata la somma di
150 euro con la causale "Erogazione liberale per Orto Botanico". I
richiedenti asilo hanno lavorato per la campagna elettorale Pd e non
sono stati pagati. La coop ha preso, al contempo, denaro. Scambio di
favori? Si tratta di un illecito? Lo stabilirà la magistratura.
Del secondo leggiamo sempre il Corriere.
Un’eccellenza dell’industria bergamasca, la Persico spa di Nembro,
citata da più parti e da più indiscrezioni sul caso della mancata zona
rossa in Val Seriana per presunte pressioni — sempre peraltro smentite
— è stata tra i finanziatori della campagna elettorale 2018 di Elena
Carnevali, deputata del Pd. Una circostanza a cui faceva allusione un
comunicato dei parlamentari leghisti giovedì, senza riferimenti
espliciti, dopo che la notizia è circolata informalmente via internet.
Diecimila euro da Persico su un totale di 50 mila ricevuti «da terzi»
per la campagna elettorale del 2018 per le Politiche. «I contributi
elettorali sono trasparenti e pubblici, tutto alla luce del sole», ha
commentato ieri Carnevali, confermando l’informazione. La stessa cifra,
tra l’altro, era andata dalla Persico a Giorgio Gori per le Regionali,
sempre 2018, come pubblicato dal Corrieregià alla fine di quell’anno.
Ieri, Carnevali ha smentito qualsiasi tipo di pressione: «In quel
periodo nessun imprenditore mi chiese di non fare la zona rossa,
nemmeno i titolari della Persico di Nembro». Alcune istanze, riferisce
la deputata del Pd, arrivarono solo successivamente, da più imprese:
«Le richieste riguardarono la possibilità di far rientrare alcune
aziende in quelle di carattere strategico di livello internazionale,
anche se non erano produttrici di beni essenziali. Furono respinte». Il
riferimento di Carnevali è a un periodo già successivo ai giorni caldi
sulla zona rossa, tra il 3 e il 7 marzo, e si riferisce alla fase
successiva in cui si creò una certa confusione sui codici Ateco delle
aziende che potevano scegliere di restare aperte o dovevano chiudere.
Ma il riferimento ai primi giorni di marzo invece è chiaro: «Nessuna
pressione dall'azienda di Nembro».
Torniamo restiamo sempre nel fatidico campo delle cinque
pertiche. Se oltre ai verbali delle sedute del CTS non rendiamo note le
telefonate intercorse tra la “politica nazionale regionale locale” e le
forze sociali ed economiche del territorio, non sapremo mai chi ha
fatto chi. Noi siamo del parere che tutti, ma proprio tutti, potevano
in cuor loro ammettere che bisognava dichiararsi sconfitti di fronte
alla pandemia. Poi c’era davanti la prospettiva di dichiarare la
quarantena di 2-3 comuni posti all’inizio della Valle Seriana:
decisione che avrebbe comportato la quarantena di tutta la valle visto
che in quei comuni ci passano strade ferrovia l’acquedotto della città.
Nessun politico a Bergamo Milano e Roma aveva il coraggio di bloccare
una valle: meglio bloccare il Paese… con tre giorni di ritardo.
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