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Doxa, indagine choc: il 60% delle famiglie non arriva a fine mese
di Giuliana Ferraino
La pandemia creata dal coronavirus non ha intaccato solo la salute
fisica ma anche la salute finanziaria delle famiglie. Secondo
un'indagine commissionata a Doxa dal Comitato per la programmazione e
il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato
Edufin), quasi il 60% delle famiglie italiane dichiara di non riuscire
ad arrivare alla fine del mese, in particolare quelle residenti al Sud,
chi ha un basso livello di istruzione, i giovani e le donne. A causa
dell'emergenza sanitaria e della conseguente crisi economica, le
famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese sono passate
infatti dal 46 al 58%, un aumento di ben 12 punti percentuali.
L'indagine è stata condotta tra il 27 maggio e il 10 giugno su un
campione rappresentativo di 5 mila famiglie attraverso la
somministrazione di un questionario, con l'obiettivo di misurare
conoscenze, comportamenti, attitudini finanziarie degli Italiani anche
a seguito dell'emergenza Covid-19. I dati dimostrano che esisteva una
fragilità finanziaria già prima della crisi. Ancora prima
dell'emergenza sanitaria, più di un terzo delle famiglie (36,6%) non
avrebbe avuto le risorse per affrontare la mancanza di reddito un
periodo superiore ai due mesi. Ma questa vulnerabilità si è
notevolmente acuita con la crisi: molte famiglie stanno già intaccando
i loro risparmi o fanno molta più fatica a risparmiare.
La fragilità finanziaria copre ampi strati della popolazione ma è anche
distribuita in modo ineguale. Se 3 italiani su 10 (il 30,7%) dichiarano
di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 2 mila
euro nell'arco di un mese, questo vale in particolare per i giovani con
un'età compresa tra i 18 e i 34 anni (38,9%), per le donne (38,5%), per
i residenti al Sud e nelle Isole (33,8%) e per coloro che hanno un
basso livello d'istruzione (35,8%)...
L'ASSEMBLEA DI CHIUSURA DEL SOTTOPASSO DI VIA BREMBO
La sindaca Gamba aveva chiamato a Canossa –alias CVI2- Provincia e
Impresa Vitali che stanno eseguendo i lavori di ampliamento del
sottopasso di via Brembo alla via Dalmine (la SP Dalmine-Almè) per
giustificare e spiegare i ritardi nella riapertura del sottopasso ma la
Provincia non s'è vista e l'impresa ha recitato un copione che pare sia
stato scritto assieme a quello del Comune. Si sono supportati spalla a
spalla.
Ne l'impresa ne il Comune hanno detto una parola sul contenzioso tra
Provincia e Impresa per quei 21milioni di “maggiori costi” per i lavori
che l'impresa avrebbe realizzato oltre il progetto in contratto.
Maggiori lavori che determinarono il fermo dei lavori fino all'accordo
che ha visto modificare pesantemente il progetto iniziale.
A detta dell'impresa le ragioni del ritardo sarebbero imputabili al
maltempo del mese di giugno u.s., al ritardo nella consegna dei
guardrail che le tre imprese produttrici consegnerebbero solo per il
Ponte di Genova, alla delicatezza dell'intervento di Curno a ridosso
della casa di mattoni nell'angolo SE della via e –ultima o prima – la
necessità di rifare tutti i “sottoservizi” che passano sotto il ponte.
Il fatto è che ieri sera prima dell'assemblea abbiamo fatto un
sopralluogo e di lavori a ridosso della casa di mattoni rossi non c'è
traccia come – lo si vede benissimo dalle tubazioni presenti – quei
benedetti o maledetti sottoservizi in realtà sono stati rifatti SOLO
per la parte di nuova costruzione ma NON per la parte più vecchia.
Significativo che in cantiere ci siano tubazioni di metallo che
andranno posate proprio sotto la parte vecchia del tunnel.
Oltretutto di sottoservizi pare che proprio non ce ne siano visto che
alla parte ovest del paese non è mai mancata acqua gas luce telefoni
fognatura.
Se magari il Comune si facesse dare le foto durante l'esecuzione dei lavori per scovare quanti siano…
L'impresa ha poi promesso (attenti al dettaglio della dichiarazione…)
che per metà luglio provvederà a creare un passaggio pedociclabile
largo fino a tre metri per consentire il passaggio est-ovest alla
persone. Cioè: parlo solo per dove lavoro io.
Le immagini di questo pezzo dicono tutto e basta la loro illustrazione per capire lo stato (infelice) della situazione.
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PDF: 3,5Mb
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Doxa, indagine choc: il 60% delle famiglie non arriva a fine mese
di Giuliana Ferraino
La pandemia creata dal coronavirus non ha intaccato solo la salute
fisica ma anche la salute finanziaria delle famiglie. Secondo
un'indagine commissionata a Doxa dal Comitato per la programmazione e
il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato
Edufin), quasi il 60% delle famiglie italiane dichiara di non riuscire
ad arrivare alla fine del mese, in particolare quelle residenti al Sud,
chi ha un basso livello di istruzione, i giovani e le donne. A causa
dell'emergenza sanitaria e della conseguente crisi economica, le
famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese sono passate
infatti dal 46 al 58%, un aumento di ben 12 punti percentuali.
L'indagine è stata condotta tra il 27 maggio e il 10 giugno su un
campione rappresentativo di 5 mila famiglie attraverso la
somministrazione di un questionario, con l'obiettivo di misurare
conoscenze, comportamenti, attitudini finanziarie degli Italiani anche
a seguito dell'emergenza Covid-19. I dati dimostrano che esisteva una
fragilità finanziaria già prima della crisi. Ancora prima
dell'emergenza sanitaria, più di un terzo delle famiglie (36,6%) non
avrebbe avuto le risorse per affrontare la mancanza di reddito un
periodo superiore ai due mesi. Ma questa vulnerabilità si è
notevolmente acuita con la crisi: molte famiglie stanno già intaccando
i loro risparmi o fanno molta più fatica a risparmiare.
La fragilità finanziaria copre ampi strati della popolazione ma è anche
distribuita in modo ineguale. Se 3 italiani su 10 (il 30,7%) dichiarano
di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 2 mila
euro nell'arco di un mese, questo vale in particolare per i giovani con
un'età compresa tra i 18 e i 34 anni (38,9%), per le donne (38,5%), per
i residenti al Sud e nelle Isole (33,8%) e per coloro che hanno un
basso livello d'istruzione (35,8%)..
Dall'inizio dell'emergenza Covid, circa 4 famiglie su 10 dichiarano di
aver rivisto i loro obiettivi di lungo periodo del tutto o in parte.
Inoltre, una famiglia su 4 dichiara di non avere obiettivi di
medio-lungo termine. Ma la crisi crea anche ansia: la prova il 35%
delle famiglie pensando alla propria situazione finanziaria. E circa un
italiano su due valuta questa situazione emergenziale come una grave
minaccia per il proprio benessere finanziario.
L'indagine dimostra, però, che una buona conoscenza finanziaria può
fare la differenza e aiutare a essere meno fragili: il 49,5% di coloro
che dichiara di essere finanziariamente alfabetizzato sarebbe capace di
gestire una spesa improvvisa di 2 mila euro, contro il 27,7% del
campione meno alfabetizzato. Un'altra prova: il 63% degli intervistati
con un basso livello di cultura finanziaria ha difficoltà ad arrivare a
fine mese contro il 43,8% di coloro che sostengono di possedere elevate
conoscenze finanziarie.
Essere informati non è sufficiente. Gli interventi pubblici offerti in
supporto alla famiglie sono in gran parte conosciuti dalle famiglie,
con in testa ecobonus per le ristrutturazioni immobiliari, bonus
vacanze, bonus bici (noti all'81,8% degli intervistati), ma esiste «una
potenziale debolezza di fondo nelle famiglie italiane dettata dalla
bassa conoscenza finanziaria, anche dei concetti più elementarie alla
base delle principali decisioni finanziarie», sottolinea il Rapporto.
Meno di un terzo degli intervistati (29%) conosce concetti base della
finanza come tasso d'interesse semplice, tasso d'interesse composto,
relazione rischio-rendimento. La conoscenza è bassa anche sui temi
relativi ai concetti di previdenza. Solo il 27% sa cosa sia il rischio
di longevità e meno della metà del (45%) conosce gli strumenti di
previdenza complementare.
«L'indagine dimostra la stretta correlazione tra alfabetizzazione
finanziaria e capacità di far fronte a momenti di crisi e di
difficoltà: chi ha maggiori conoscenze dei concetti finanziari di base
sa affrontare meglio uno choc grande e improvviso, come quello ad
esempio dovuto al Covid-19, fronteggia meglio situazioni di stress
economico e risulta in definitiva avere un maggior grado di resilienza.
Per questo è necessario rafforzare e mettere a sistema le iniziative
volte ad aumentare le conoscenze finanziarie degli italiani», sostiene
Annamaria Lusardi, direttrice del Comitato Edufin. E annuncia che
quest'anno il «Mese dell'educazione finanziaria», in programma a
ottobre ,sarà perciò incentrato sulle scelte finanziarie delle famiglie
ai tempi del Covid-19. In particolare, dal 26 al 31 ottobre, si
svolgerà per la prima volta la settimana dell'educazione previdenziale.
Con l'obiettivo di aumentare la cultura previdenziale dei cittadini,
che come dimostrano anche i dati di questa indagine, occorre migliorare
affinché le famiglie italiane possano pianificare con lungimiranza
l'allocazione del proprio risparmio e assicurarsi un futuro più sereno .
Giuliana Ferraino
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L'ASSEMBLEA DI CHIUSURA DEL SOTTOPASSO DI VIA BREMBO
La sindaca Gamba aveva chiamato a Canossa –alias CVI2- Provincia e
Impresa Vitali che stanno eseguendo i lavori di ampliamento del
sottopasso di via Brembo alla via Dalmine (la SP Dalmine-Almè) per
giustificare e spiegare i ritardi nella riapertura del sottopasso ma la
Provincia non s'è vista e l'impresa ha recitato un copione che pare sia
stato scritto assieme a quello del Comune. Si sono supportati spalla a
spalla.
Ne l'impresa ne il Comune hanno detto una parola sul contenzioso tra
Provincia e Impresa per quei 21milioni di “maggiori costi” per i lavori
che l'impresa avrebbe realizzato oltre il progetto in contratto.
Maggiori lavori che determinarono il fermo dei lavori fino all'accordo
che ha visto modificare pesantemente il progetto iniziale.
A detta dell'impresa le ragioni del ritardo sarebbero imputabili al
maltempo del mese di giugno u.s., al ritardo nella consegna dei
guardrail che le tre imprese produttrici consegnerebbero solo per il
Ponte di Genova, alla delicatezza dell'intervento di Curno a
ridosso della casa di mattoni nell'angolo SE della via e –ultima o
prima – la necessità di rifare tutti i “sottoservizi” che passano sotto
il ponte.
Il fatto è che ieri sera prima dell'assemblea abbiamo fatto un
sopralluogo e di lavori a ridosso della casa di mattoni rossi non c'è
traccia come – lo si vede benissimo dalle tubazioni presenti – quei
benedetti o maledetti sottoservizi in realtà sono stati rifatti SOLO
per la parte di nuova costruzione ma NON per la parte più vecchia.
Significativo che in cantiere ci siano tubazioni di metallo che
andranno posate proprio sotto la parte vecchia del tunnel.
Oltretutto di sottoservizi pare che proprio non ce ne siano visto che
alla parte ovest del paese non è mai mancata acqua gas luce telefoni
fognatura.
Se magari il Comune si facesse dare le foto durante l'esecuzione dei lavori per scovare quanti siano…
L'impresa ha poi promesso (attenti al dettaglio della dichiarazione…)
che per metà luglio provvederà a creare un passaggio
pedociclabile largo fino a tre metri per consentire il passaggio
est-ovest alla persone. Cioè: parlo solo per dove lavoro io.
Le immagini di questo pezzo dicono tutto e basta la loro illustrazione per capire lo stato (infelice) della situazione.
Comune e impresa hanno preso per il naso i cittadini, raccontando
ciascuno la propria parte di verità che però è –in realtà- come
infilare un piede taglia 46 dentro una scarpa taglia 23.
Infatti è vero che “SOTTO” il NUOVO tunnel sarà possibile
ricavare un marciapiedi largo fino a tre metri: ma sotto il tunnel i
lavori sono di “competenza” della provincia-impresa.
La questione è che quando sarà rifatto anche la parte di vecchio
tunnel, il mitico marciapiedi largo tre metri andrà A SBATTERE contro
un muro perché li esiste SOLO il marciapiedi attuale del Comune di
Curno. Un “marcia piedino” dove se si incontrano due persone
debbono mettersi di lato e se passa una carrozzina, il pedone deve
scendere dal marciapiede.
Quindi per chi deve venire a Curno (o scendere alla Marigolda a piedi o in bici) NON cambia NULLA.
C'è poi un altro aspetto che vedete nella foto. Adesso l'impresa deve
demolire la parte vecchia del tunnel e ricostruirlo nuovo ampio come
quello appena fatto e… quanti mesi saranno necessari visto che ci sono
le ferie e poi comincia l'autunno e l'inverno?.
Morale della favola.
La sindaca Gamba voleva mettere in mora provincia e impresa per i ritardi ma all'atto pratico si scopre che:
1. il Comune non ha controllato che “sottoservizi” ci
siano sotto il ponte e quanti e come ne abbiano effettivamente rifatti.
2. La storia dei sottoservizi è stata una mera scusa
per tirarla in lungo coi lavori e il Comune è complice del ritardo
visto che dispone di assessori e dirigenti in grado di valutare la
situazione.
3. NONOSTANTE l'ampliamento della via Dalmine sia
all'odg da vent'anni il Comune di Curno NON ha trovato la
soluzione per ampliare il marciapiedi della via Brembo dall'incrocio
con via DeAmicis fino al sottopasso così che ad opera finita ne uscirà…
uno zoccolo comunale ed una scarpa provinciale. Il famoso piede tagli
46 dentro la scarpa taglia 23. 'Na figura.
4. Bene che vada per passare in auto sotto il novo
ponte bisognerà attendere dopo Natale 2020 sperando non succedano altri
contenziosi tra impresa e provincia.
L'assemblea –presenti una cinquantina di persone in massima parte
anziane- ha avuto momento topici. La prima avvisaglia è stata nella
difficoltà di collegare un PC col proiettore e li si sono persi
tre quarti d'ora. Poi un tosto carpentiere incazzato nero e se n'è
andato perché non c'era la Provincia. La parte più esilarante è stata
quella di un pensionato enel che ha la casa (sua, di suo padre,
del figlio geometra) che danno proprio sulla via Dalmine. Già sfigato
per avere la casa su una autostrada questi era incazzatissimo per le
collinette di terreno di scavo (da Mozzo) create dall'impresa nei lobi
orientali del quadrifoglio di via Dalmine con via Lecco. Le due curiose
collinette sono state create pare nell'ambito dell'arco tra provincia e
impresa in merito al contenzioso economico detto prima. Il terreno
andava portato nella ex cava di Cisano ma per risparmiare soldi hanno
deciso di posarlo qui. More solito quella che poteva essere una buona
idea ha avuto una pessima realizzazione: le collinette si sciolgono
sotto l'azione dell'acqua piovana colando sulla pubblica via. Il
pensionato enel – che la sindaca non ha maltrattato nonostante le
contestazioni- si è anche lamentato perché le barriere antirumore
avrebbero dovuto essere chiuse nella parte bassa e trasparenti nella
parte alta e invece sono tutte cieche. L'ultima chicca è che il figlio
del pensionato risulta essere uno dei progettisti della pista
ciclopedonale lungofiume Brembo. Dev'essere un caso.
Indimenticabile anche l'intervento dell'assessore Conti –quello che per
primo doveva vigilare sul tema- nel quale (intervento) ha spaziato
dalla pista ciclabile verso l'ospedale alla rotonda su via Lecco alla
pista verso Albegno (lavori fermi per bega tra impresa e provincia…) e
per un altro migliaio di piste sparse per ogni dove nel paese bello da
vivere. Insomma un minestrone per confondere la situazione e
distogliere l'attenzione dei cittadini dal fatto che salendo da via
Brembo verso il paese a piedi o in bici andranno a… sbattere contro il
muro perché mai e poi mai Conti e le giunte di cui fa parte
si permetteranno di acquisire –nemmeno si parli di espropriare!- quei
pochi metri quadrati per fare i lavori… come dio comanda. In fondo a
lui non importa nulla di via Brembo: lui abita in via Zaccagnini.
Quindi.
Più o meno questo è tutto.
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