A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1248 DELLO 09 LUGLIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















Doxa, indagine choc: il 60% delle famiglie non arriva a fine mese
di Giuliana Ferraino
La pandemia creata dal coronavirus non ha intaccato solo la salute fisica ma anche la salute finanziaria delle famiglie. Secondo un'indagine commissionata a Doxa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin), quasi il 60% delle famiglie italiane dichiara di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, in particolare quelle residenti al Sud, chi ha un basso livello di istruzione, i giovani e le donne. A causa dell'emergenza sanitaria e della conseguente crisi economica, le famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese sono passate infatti dal 46 al 58%, un aumento di ben 12 punti percentuali.
L'indagine è stata condotta tra il 27 maggio e il 10 giugno su un campione rappresentativo di 5 mila famiglie attraverso la somministrazione di un questionario, con l'obiettivo di misurare conoscenze, comportamenti, attitudini finanziarie degli Italiani anche a seguito dell'emergenza Covid-19. I dati dimostrano che esisteva una fragilità finanziaria già prima della crisi. Ancora prima dell'emergenza sanitaria, più di un terzo delle famiglie (36,6%) non avrebbe avuto le risorse per affrontare la mancanza di reddito un periodo superiore ai due mesi. Ma questa vulnerabilità si è notevolmente acuita con la crisi: molte famiglie stanno già intaccando i loro risparmi o fanno molta più fatica a risparmiare.
La fragilità finanziaria copre ampi strati della popolazione ma è anche distribuita in modo ineguale. Se 3 italiani su 10 (il 30,7%) dichiarano di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 2 mila euro nell'arco di un mese, questo vale in particolare per i giovani con un'età compresa tra i 18 e i 34 anni (38,9%), per le donne (38,5%), per i residenti al Sud e nelle Isole (33,8%) e per coloro che hanno un basso livello d'istruzione (35,8%)...


L'ASSEMBLEA DI CHIUSURA DEL SOTTOPASSO DI VIA BREMBO
La sindaca Gamba aveva chiamato a Canossa –alias CVI2- Provincia e Impresa Vitali che stanno eseguendo i lavori di ampliamento del sottopasso di via Brembo alla via Dalmine (la SP Dalmine-Almè) per giustificare e spiegare i ritardi nella riapertura del sottopasso ma la Provincia non s'è vista e l'impresa ha recitato un copione che pare sia stato scritto assieme a quello del Comune. Si sono supportati spalla a spalla.
Ne l'impresa ne il Comune hanno detto una parola sul contenzioso tra Provincia e Impresa per quei 21milioni di “maggiori costi” per i lavori che l'impresa avrebbe realizzato oltre il progetto in contratto. Maggiori lavori che determinarono il fermo dei lavori fino all'accordo che ha visto modificare pesantemente il progetto iniziale.

A detta dell'impresa le ragioni del ritardo sarebbero imputabili al maltempo del mese di giugno u.s., al ritardo nella consegna dei guardrail che le tre imprese produttrici consegnerebbero solo per il Ponte di Genova, alla delicatezza dell'intervento di Curno  a ridosso della casa di mattoni nell'angolo SE della via e –ultima o prima – la necessità di rifare tutti i “sottoservizi” che passano sotto il ponte.
Il fatto è che ieri sera prima dell'assemblea abbiamo fatto un sopralluogo e di lavori a ridosso della casa di mattoni rossi non c'è traccia come – lo si vede benissimo dalle tubazioni presenti – quei benedetti o maledetti sottoservizi in realtà sono stati rifatti SOLO per la parte di nuova costruzione ma NON per la parte più vecchia. Significativo che  in cantiere ci siano tubazioni di metallo che andranno posate proprio sotto la parte vecchia del tunnel.
Oltretutto di sottoservizi pare che proprio non ce ne siano visto che alla parte ovest del paese non è mai mancata acqua gas luce telefoni fognatura.
Se magari il Comune si facesse dare le foto durante l'esecuzione dei lavori per scovare quanti siano…
L'impresa ha poi promesso (attenti al dettaglio della dichiarazione…) che per metà luglio  provvederà a creare un passaggio pedociclabile largo fino a tre metri per consentire il passaggio est-ovest alla persone. Cioè: parlo solo per dove lavoro io.
Le immagini di questo pezzo dicono tutto e basta la loro illustrazione per capire lo stato (infelice) della situazione.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!




































































































































































































































Doxa, indagine choc: il 60% delle famiglie non arriva a fine mese
di Giuliana Ferraino

La pandemia creata dal coronavirus non ha intaccato solo la salute fisica ma anche la salute finanziaria delle famiglie. Secondo un'indagine commissionata a Doxa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin), quasi il 60% delle famiglie italiane dichiara di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, in particolare quelle residenti al Sud, chi ha un basso livello di istruzione, i giovani e le donne. A causa dell'emergenza sanitaria e della conseguente crisi economica, le famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese sono passate infatti dal 46 al 58%, un aumento di ben 12 punti percentuali.
L'indagine è stata condotta tra il 27 maggio e il 10 giugno su un campione rappresentativo di 5 mila famiglie attraverso la somministrazione di un questionario, con l'obiettivo di misurare conoscenze, comportamenti, attitudini finanziarie degli Italiani anche a seguito dell'emergenza Covid-19. I dati dimostrano che esisteva una fragilità finanziaria già prima della crisi. Ancora prima dell'emergenza sanitaria, più di un terzo delle famiglie (36,6%) non avrebbe avuto le risorse per affrontare la mancanza di reddito un periodo superiore ai due mesi. Ma questa vulnerabilità si è notevolmente acuita con la crisi: molte famiglie stanno già intaccando i loro risparmi o fanno molta più fatica a risparmiare.
La fragilità finanziaria copre ampi strati della popolazione ma è anche distribuita in modo ineguale. Se 3 italiani su 10 (il 30,7%) dichiarano di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 2 mila euro nell'arco di un mese, questo vale in particolare per i giovani con un'età compresa tra i 18 e i 34 anni (38,9%), per le donne (38,5%), per i residenti al Sud e nelle Isole (33,8%) e per coloro che hanno un basso livello d'istruzione (35,8%)..
Dall'inizio dell'emergenza Covid, circa 4 famiglie su 10 dichiarano di aver rivisto i loro obiettivi di lungo periodo del tutto o in parte. Inoltre, una famiglia su 4 dichiara di non avere obiettivi di medio-lungo termine. Ma la crisi crea anche ansia: la prova il 35% delle famiglie pensando alla propria situazione finanziaria. E circa un italiano su due valuta questa situazione emergenziale come una grave minaccia per il proprio benessere finanziario.
L'indagine dimostra, però, che una buona conoscenza finanziaria può fare la differenza e aiutare a essere meno fragili: il 49,5% di coloro che dichiara di essere finanziariamente alfabetizzato sarebbe capace di gestire una spesa improvvisa di 2 mila euro, contro il 27,7% del campione meno alfabetizzato. Un'altra prova: il 63% degli intervistati con un basso livello di cultura finanziaria ha difficoltà ad arrivare a fine mese contro il 43,8% di coloro che sostengono di possedere elevate conoscenze finanziarie.
Essere informati non è sufficiente. Gli interventi pubblici offerti in supporto alla famiglie sono in gran parte conosciuti dalle famiglie, con in testa ecobonus per le ristrutturazioni immobiliari, bonus vacanze, bonus bici (noti all'81,8% degli intervistati), ma esiste «una potenziale debolezza di fondo nelle famiglie italiane dettata dalla bassa conoscenza finanziaria, anche dei concetti più elementarie alla base delle principali decisioni finanziarie», sottolinea il Rapporto. Meno di un terzo degli intervistati (29%) conosce concetti base della finanza come tasso d'interesse semplice, tasso d'interesse composto, relazione rischio-rendimento. La conoscenza è bassa anche sui temi relativi ai concetti di previdenza. Solo il 27% sa cosa sia il rischio di longevità e meno della metà del (45%) conosce gli strumenti di previdenza complementare.
«L'indagine dimostra la stretta correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e capacità di far fronte a momenti di crisi e di difficoltà: chi ha maggiori conoscenze dei concetti finanziari di base sa affrontare meglio uno choc grande e improvviso, come quello ad esempio dovuto al Covid-19, fronteggia meglio situazioni di stress economico e risulta in definitiva avere un maggior grado di resilienza. Per questo è necessario rafforzare e mettere a sistema le iniziative volte ad aumentare le conoscenze finanziarie degli italiani», sostiene Annamaria Lusardi, direttrice del Comitato Edufin. E annuncia che quest'anno il «Mese dell'educazione finanziaria», in programma a ottobre ,sarà perciò incentrato sulle scelte finanziarie delle famiglie ai tempi del Covid-19. In particolare, dal 26 al 31 ottobre, si svolgerà per la prima volta la settimana dell'educazione previdenziale. Con l'obiettivo di aumentare la cultura previdenziale dei cittadini, che come dimostrano anche i dati di questa indagine, occorre migliorare affinché le famiglie italiane possano pianificare con lungimiranza l'allocazione del proprio risparmio e assicurarsi un futuro più sereno .

Giuliana Ferraino

L'ASSEMBLEA DI CHIUSURA DEL SOTTOPASSO DI VIA BREMBO


La sindaca Gamba aveva chiamato a Canossa –alias CVI2- Provincia e Impresa Vitali che stanno eseguendo i lavori di ampliamento del sottopasso di via Brembo alla via Dalmine (la SP Dalmine-Almè) per giustificare e spiegare i ritardi nella riapertura del sottopasso ma la Provincia non s'è vista e l'impresa ha recitato un copione che pare sia stato scritto assieme a quello del Comune. Si sono supportati spalla a spalla.
Ne l'impresa ne il Comune hanno detto una parola sul contenzioso tra Provincia e Impresa per quei 21milioni di “maggiori costi” per i lavori che l'impresa avrebbe realizzato oltre il progetto in contratto. Maggiori lavori che determinarono il fermo dei lavori fino all'accordo che ha visto modificare pesantemente il progetto iniziale.

A detta dell'impresa le ragioni del ritardo sarebbero imputabili al maltempo del mese di giugno u.s., al ritardo nella consegna dei guardrail che le tre imprese produttrici consegnerebbero solo per il Ponte di Genova, alla delicatezza dell'intervento di Curno  a ridosso della casa di mattoni nell'angolo SE della via e –ultima o prima – la necessità di rifare tutti i “sottoservizi” che passano sotto il ponte.
Il fatto è che ieri sera prima dell'assemblea abbiamo fatto un sopralluogo e di lavori a ridosso della casa di mattoni rossi non c'è traccia come – lo si vede benissimo dalle tubazioni presenti – quei benedetti o maledetti sottoservizi in realtà sono stati rifatti SOLO per la parte di nuova costruzione ma NON per la parte più vecchia. Significativo che  in cantiere ci siano tubazioni di metallo che andranno posate proprio sotto la parte vecchia del tunnel.
Oltretutto di sottoservizi pare che proprio non ce ne siano visto che alla parte ovest del paese non è mai mancata acqua gas luce telefoni fognatura.
Se magari il Comune si facesse dare le foto durante l'esecuzione dei lavori per scovare quanti siano…
L'impresa ha poi promesso (attenti al dettaglio della dichiarazione…) che per metà luglio  provvederà a creare un passaggio pedociclabile largo fino a tre metri per consentire il passaggio est-ovest alla persone. Cioè: parlo solo per dove lavoro io.
Le immagini di questo pezzo dicono tutto e basta la loro illustrazione per capire lo stato (infelice) della situazione.

Comune e impresa hanno preso per il naso i cittadini, raccontando ciascuno la propria parte di verità che però è –in realtà- come infilare un piede taglia 46 dentro una scarpa taglia 23.
Infatti è vero che “SOTTO” il NUOVO tunnel  sarà possibile ricavare un marciapiedi largo fino a tre metri: ma sotto il tunnel i lavori sono di “competenza” della provincia-impresa.
La questione è che quando sarà rifatto anche la parte di vecchio tunnel, il mitico marciapiedi largo tre metri andrà A SBATTERE contro un muro perché li esiste SOLO il marciapiedi attuale del Comune di Curno. Un “marcia piedino”  dove se si incontrano due persone debbono mettersi di lato e se passa una carrozzina, il pedone deve scendere dal marciapiede.
Quindi per chi deve venire a Curno (o scendere alla Marigolda a piedi o in bici) NON cambia NULLA.

C'è poi un altro aspetto che vedete nella foto. Adesso l'impresa deve demolire la parte vecchia del tunnel e ricostruirlo nuovo ampio come quello appena fatto e… quanti mesi saranno necessari visto che ci sono le ferie e poi comincia l'autunno e l'inverno?.

Morale della favola.
La sindaca Gamba  voleva mettere in mora provincia e impresa per i ritardi ma all'atto pratico si scopre che:
1.    il Comune non ha controllato che “sottoservizi” ci siano sotto il ponte e quanti e come ne abbiano effettivamente rifatti.
2.    La storia dei sottoservizi è stata una mera scusa per tirarla in lungo coi lavori e il Comune è complice del ritardo visto che dispone di assessori e dirigenti in grado di valutare la situazione.
3.    NONOSTANTE l'ampliamento della via Dalmine sia all'odg da vent'anni  il Comune di Curno NON ha trovato la soluzione per ampliare il marciapiedi della via Brembo dall'incrocio con via DeAmicis fino al sottopasso così che ad opera finita ne uscirà… uno zoccolo comunale ed una scarpa provinciale. Il famoso piede tagli 46 dentro la scarpa taglia 23. 'Na figura.
4.    Bene che vada per passare in auto sotto il novo ponte bisognerà attendere dopo Natale 2020 sperando non succedano altri contenziosi tra impresa e provincia.

L'assemblea –presenti una cinquantina di persone in massima parte anziane- ha avuto momento topici. La prima avvisaglia è stata nella difficoltà di  collegare un PC col proiettore e li si sono persi tre quarti d'ora. Poi un tosto carpentiere incazzato nero e se n'è andato perché non c'era la Provincia. La parte più esilarante è stata quella di un pensionato enel  che ha la casa (sua, di suo padre, del figlio geometra) che danno proprio sulla via Dalmine. Già sfigato per avere la casa su una autostrada questi era incazzatissimo per le collinette di terreno di scavo (da Mozzo) create dall'impresa nei lobi orientali del quadrifoglio di via Dalmine con via Lecco. Le due curiose collinette sono state create pare nell'ambito dell'arco tra provincia e impresa in merito al contenzioso economico detto prima. Il terreno andava portato nella ex cava di Cisano ma per risparmiare soldi hanno deciso di posarlo qui. More solito quella che poteva essere una buona idea ha avuto una pessima realizzazione: le collinette si sciolgono sotto l'azione dell'acqua piovana colando sulla pubblica via. Il pensionato enel – che la sindaca non ha maltrattato nonostante le contestazioni- si è anche lamentato perché le barriere antirumore avrebbero dovuto essere chiuse nella parte bassa e trasparenti nella parte alta e invece sono tutte cieche. L'ultima chicca è che il figlio del pensionato risulta essere uno dei progettisti della pista ciclopedonale lungofiume Brembo. Dev'essere un caso.

Indimenticabile anche l'intervento dell'assessore Conti –quello che per primo doveva vigilare sul tema- nel quale (intervento) ha spaziato dalla pista ciclabile verso l'ospedale alla rotonda su via Lecco alla pista verso Albegno (lavori fermi per bega tra impresa e provincia…) e per un altro migliaio di piste sparse per ogni dove nel paese bello da vivere. Insomma un minestrone per confondere la situazione e distogliere l'attenzione dei cittadini dal fatto che salendo da via Brembo verso il paese a piedi o in bici andranno a… sbattere contro il muro perché mai e poi mai  Conti e le giunte di cui fa parte  si permetteranno di acquisire –nemmeno si parli di espropriare!- quei pochi metri quadrati per fare i lavori… come dio comanda. In fondo a lui non importa nulla di via Brembo: lui abita in via Zaccagnini. Quindi.

Più o meno questo è tutto.