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QUESTA SAREBBE L'ITALIA CHE VUOLE RIPARTIRE?
Sono stato a un funerale in alta Valle Seriana (fortunatamente non per
covid19 e di una persona di 94 anni…) percorrendo l'asse interurbano e
poi il tratto Seriate-Albino e su per la Valle. La mia valle. Da alcuni
anni non risalivo la valle e quindi è stata una scoperta vedere i
parcheggi delle industrie del tutto vuoti di auto. Segno inequivocabile
che non si lavora. Dovrei anche sottolineare le pessime condizioni del
manto stradale, le sue innumerevoli deformazioni ed avvallamenti che
non avevo mai sentito nei decenni passati. Insomma la valle è ferma.
Sulla strada vedi solo autocarri frigoriferi che portano derrate
alimentari. In due ore di viaggio non è visto nessun tir di
autotrasporto merci varie. Sono tornato con un magone grosso così,
esattamente come quello che mi venne un 4 agosto 2008 quando nella
prima industria di gru semoventi italiana si teneva una assemblea nel
cortile cogli operai addossati ai capannoni per stare in ombra. Chiesi
se ci fosse stato un incidente: chiude, mi risposero. Per fortuna non
ha chiuso ma ancora adesso lavorano tre giorni per settimana. E' una
azienda che progetta macchine, fa costruire i vari pezzi in altre
aziende (italiane e tedesche) e li assembla qui.
(...)
VISCONTI DIAkONIA CARITAS, ZANOTTI, GORI, CARNEVALI, ECC.
Qualcuno spieghi a Visconti, Diakonia, Caritas, Gori, Zanotti, Carnevali
ed a tutti gli altri (pare siano una quarantina in totale) che sono
coinvolti nell'inchiesta in corso sull'accoglienza in bergamasca dei
clandestini approdati sulle coste siciliane che quando si legge quel
che alcuni di loro dicono nelle intercettazioni, beh… non cascano solo
le braccia ma qualcosa di ben più pesante a sfracellare non i
pollicioni dei piedi ma qualcosa di ben più importante e in…alto.
Visconti capo della Caritas bergamasca fino a due anni or sono correva
il serio rischio di finire sugli altari prima di [essere morto ed]
avere compiuto qualche miracolo. Invece da settembre 2018 è stato
destinato come operatore alla Pastorale italiana di Bruxelles.
Provvidenziale. Adesso si leggono le intercettazioni. Il Corriere:la
figura di don Visconti è centrale. Se sia stato, come da ipotesi
d'indagine, il promotore di un'associazione per delinquere o, come
direttore della Caritas, sia il prete dal piglio manageriale preso da
mille progetti che molti conoscono, lo stabilirà la magistratura.
Comunque, dall'indagine esce una figura al comando con il pugno duro.
Alcuni suoi collaboratori sanno che si arrabbiò quando, a marzo 2018,
uno di loro andò in Prefettura, convocato da una funzionaria, per
discutere alcune questioni sempre sull'accoglienza dei migranti.
Avrebbe dovuto dirglielo, anzi chiederglielo, prima. Perché il suo
approccio era chiaro: «Dobbiamo dare un segnale che siamo padroni in
casa nostra». E nel caso non fosse chiaro, anche questo aveva ribadito:
«La Caritas decide quello che vuole».
(...)
QUANDO IL TUO E' MIO
Immaginate che esista un cittadino che non ha mai recintato la sua
proprietà ne con un muro, con una barriera o anche solo con un nastro
colorato perché pensa che anche gli altri cittadini abbiano la
sensibilità e il rispetto di non entrare e invaderla: ma di vederla e
goderne.
A Curno invece c'è qualche cittadino il quale ha deciso di entrare
nella proprietà altrui, armato di falcetto, a tagliare l'erba e i rami
che a suo insindacabile giudizio non sono di suo gradimento. Non entra
da solo ma ci va pure con un simpatico cagnone, di quelle razze
leggermente inoffensive come le femmine di pitt bull, giustappunto
perché faccia i suoi (della pitbull e del cittadino) bisogni e comodi
in riva al fiume.
(...)
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PDF: 4,0Mb
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QUESTA SAREBBE L'ITALIA CHE VUOLE RIPARTIRE?
Sono stato a un funerale in alta Valle Seriana (fortunatamente non per
covid19 e di una persona di 94 anni…) percorrendo l'asse interurbano e
poi il tratto Seriate-Albino e su per la Valle. La mia valle. Da alcuni
anni non risalivo la valle e quindi è stata una scoperta vedere i
parcheggi delle industrie del tutto vuoti di auto. Segno inequivocabile
che non si lavora. Dovrei anche sottolineare le pessime condizioni del
manto stradale, le sue innumerevoli deformazioni ed avvallamenti che
non avevo mai sentito nei decenni passati. Insomma la valle è ferma.
Sulla strada vedi solo autocarri frigoriferi che portano derrate
alimentari. In due ore di viaggio non è visto nessun tir di
autotrasporto merci varie. Sono tornato con un magone grosso così,
esattamente come quello che mi venne un 4 agosto 2008 quando nella
prima industria di gru semoventi italiana si teneva una assemblea nel
cortile cogli operai addossati ai capannoni per stare in ombra. Chiesi
se ci fosse stato un incidente: chiude, mi risposero. Per fortuna non
ha chiuso ma ancora adesso lavorano tre giorni per settimana. E' una
azienda che progetta macchine, fa costruire i vari pezzi in altre
aziende (italiane e tedesche) e li assembla qui.
Ieri sera facendo l'inventario della giornata mi tornavano in mente
anche due episodi che ancora mi stanno sgarugando perché non sono
finiti.
Porto la macchina in da un pompista Bosch (quindi non da
mia bisnonna che faceva la pompista sulla Dalmine/ Almè) perché
ha dei problemi nell'alimentazione ed quel tecnico (55 anni) mi
consiglia”visto che la macchina ha percorsi pochi chilometri ma ha
alcuni anni, meglio portarla da un meccanico e fare svuotare e pulire
sia il serbatoio carburante che la pompa del gasolio dentro il
serbatoio perché potrebbe essersi depositata della sporcizia che crea
problemi”. Uno dei tecnici va a recuperare un boccettino di smalto per
le unghie, solleva il sedile posteriore dell'auto ed applica una goccia
di smalto in un punto che non vedo. Porto la vettura da una
officina autorizzata Fiat nel paese bello da vivere che ha alle spalle
60 anni di storia (almeno così c'è scritto nella pagina FB) indicando
su un foglio le due operazioni da effettuare e perché.
L'officina Fiat mi restituisce la vettura dicendomi che il
serbatoio e la pompa sono sostanzialmente puliti. La riporto a casa e
torno dal pompista per riferire il risultato e concordare il che
fare. Il pompista solleva il sedile posteriore e
trova del tutto intonso il gibollino di vernice trasparente che
aveva applicato per verificare se avevano smontato il coperchio della
pompa carburante nel serbatoio. Messa la vettura sul ponte, si verifica
che non c'è stato nessun accesso anche dal fondo.
Il tecnico Bosch mi guarda sconsolato e: non mi pare che abbiano verificato se il serbatoio sia o meno privo di sporcizia.
Chiamo l'officina e segnalo che a mio avviso non hanno fatto i lavori
richiesti. Mi smentiscono immediatamente asserendo “abbiamo le foto
eseguite durante i lavori”. Me le spediscono e non si vede alcuna
relazione con la vettura da cui sono state fatte. Potrebbero
essere di chissà quale veicolo. Il direttore dell'officina Fiat
mi richiama immaginando che mi scusi per la gaffe e quando gli faccio
notare che ho le foto del prima e del dopo che dimostrano
che non hanno eseguito i lavori perché il tutto è esattamente
intonso come prima mi risponde che “se la mette sulla fiducia, allora
non ci intendiamo più. Gli rispondo seccamente che la Fiat e loro hanno
perduto un cliente.
Sempre legato a questa vettura un giorno la porto in carrozzeria per
rimuovere alcuni segni sul parafango. La prima carrozzeria mi fa un
preventivo di 457 euro. La seconda me ne fa uno di 453 euro. Una terza
carrozzeria me ne fa uno di 460 euro. Le carrozzerie stanno tra Mozzo
Curno, Treviolo. Antiche carrozzerie passate di padre in figlio. Del
tutto casualmente un giorno sono in coda sul provinciale tra Dalmine e
Osio perché c'è un'autobotte che ha stretto troppo su un rotonda e c'è
un bel rallentamento. Osservo il paesaggio e vedo nei capannoni di lato
della statale una carrozzeria. Decido di entrare e l'addetto alla
mia richiesta di sistemare le rigature mi spara un preventivo di 250
euro e “se ha mezzora gliela faccio subito”. Decido che al posto di
stare in coda mi faccio rifare gli sfrizzi sul parafango, mi stacca uno
scontrino iva compresa di 270 euro e quando il tutto è sistemato la
coda sul provinciale non s'é ancora risolta.
Mozzo, autorevole e antico artigiano riparatore ufficiale di grandi
marche di elettrodomestici. Vi porto un forno combinato elettrico e
microonde: non funziona più il micro-onde. Al momento del deposito –c'è
un baldo ragazzetto che riceve- chiede 30 euro come eventuale rimborso
del tempo impiegato per verificare l'eventuale guasto nel caso non
faccia la riparazione. I 30 euro nel caso di riparazione saranno
scontati. Dopo una settimana non avendo avuto notizie chiamo e il
ragazzetto mi risponde che non l'hanno ancora guardato.
Dopo 14 giorni (dalla prima consegna) richiamo, aspetto cinque minuti
al telefono e mi risponde che la riparazione costa 120 euro e mi fa
l'elenco dei materiali da sostituire. Rispondo mi mandi il preventivo
che gli confermo la riparazione. Incredulo ricevo davvero il preventivo
in formato pdf: verrebbero cambiate 4 pezzi più la manodopera. Rispondo
ordinando la riparazione. Ventinove giorni dopo la consegna telefono
per sapere se la riparazione è stata effettuata e il ragazzetto mi
risponde che è pronto da cinque giorni. Mi permetto: avvisare che era
pronto sarebbe stato troppo impegnativo? Risposta del ragazzetto: il
forno non è nostro. Vado in laboratorio a ritirare il forno
riparato e con lo scontrino in mano chiedo di avere i pezzi rotti e
sostituiti. Risposta del ragazzetto: non possiamo consegnarli al
cliente perché vanno smaltiti secondo legge da parte nostra che siamo i
soli ad avere autorizzazione per lo smaltimento.
Morale delle quattro storie. Questa sarebbe l'Italia che vuole ripartire?.
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VISCONTI DIAkONIA CARITAS, ZANOTTI, GORI, CARNEVALI, ECC.
Qualcuno spieghi a Visconti, Diakonia, Caritas, Gori, Zanotti, Marchesi
ed a tutti gli altri (pare siano una quarantina in totale) che sono
coinvolti nell'inchiesta in corso sull'accoglienza in bergamasca dei
clandestini approdati sulle coste siciliane che quando si legge quel
che alcuni di loro dicono nelle intercettazioni, beh… non cascano
solo le braccia ma qualcosa di ben più pesante a sfracellare non i
pollicioni dei piedi ma qualcosa di ben più importante e in…alto.
Visconti capo della Caritas bergamasca fino a due anni or sono correva
il serio rischio di finire sugli altari prima di [essere morto ed]
avere compiuto qualche miracolo. Invece da settembre 2018 è stato
destinato come operatore alla Pastorale italiana di Bruxelles.
Provvidenziale. Adesso si leggono le intercettazioni. Il Corriere:la
figura di don Visconti è centrale. Se sia stato, come da ipotesi
d'indagine, il promotore di un'associazione per delinquere o, come
direttore della Caritas, sia il prete dal piglio manageriale preso da
mille progetti che molti conoscono, lo stabilirà la magistratura.
Comunque, dall'indagine esce una figura al comando con il pugno duro.
Alcuni suoi collaboratori sanno che si arrabbiò quando, a marzo 2018,
uno di loro andò in Prefettura, convocato da una funzionaria, per
discutere alcune questioni sempre sull'accoglienza dei migranti.
Avrebbe dovuto dirglielo, anzi chiederglielo, prima. Perché il suo
approccio era chiaro: «Dobbiamo dare un segnale che siamo padroni in
casa nostra». E nel caso non fosse chiaro, anche questo aveva ribadito:
«La Caritas decide quello che vuole».
Se fino a qualche anno or sono qualche bergamasco si fosse
misurato nell'alzare il dito a fare domande sul Visconti sarebbe stato
ranzato alzo zero. Per non parlare di quelle (intercettazioni) del
frate fondatore della comunità e della cooperativa Rinnovamento, di
Romano di Lombardia, padre Antonio Zanotti, l'economo Giovanni Trezzi e
la presidente Anna Maria Preceruti finiti agli arresti domiciliari.
Già di per se una diocesi non appena balza fuori dal gregge uno che
vuole mettere in piedi una comunità di giovini maschi derelitti
dovrebbe spedirlo in Patagonia oppure in Groenlandia e ridurlo allo
stato di laico. Applicando una sorta di versione del cinese che
picchia la moglie ogni volta che rientra in casa, debitamente declinata.
Ed anche quella frase di Elena Carnevali varrebbe la pena di
sentirla in viva voce perché a noi – che pure quanto a linguaggio crudo
e diretto non lesiniamo- non verrebbe in mente di usare con chichessia.
Al telefono poi.
Tutto parte da alcune intercettazioni del cellulare di Bruno Goisis,
dal 2009 presidente della cooperativa RUAH, cellulare che è sotto
controllo. A chiamare è proprio la Carnevali: “Ciao, senti”, dice a
Goisis, “ho un'urgenza e ho bisogno di chiederti una mano in questo
senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di avere tre, tre
braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio di ore, che mi
aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi tu a trovare il
modo?”. Goisis pare proprio deciso a non farsi pagare. Poi da li parte
tutta una manfrina tra responsabili amministrativi che alla fine
avrebbe fatto pervenire alla RUAH 200 euro. Al telefono con il
commercialista del Pd, Goisis ribadisce che a lui non interessa che i
richiedenti asilo siano pagati. A lui importa che la Carnevali sia
rieletta. Poi specifica che ai migranti non devono essere dati soldi.
Ci ha colpito moltissimo quella specificazione della carnevali quando
chiede “tre o quattro esseri umani “ perché ci leggiamo una discreta
dose di razzismo politicamente corretto. Capito la richiesta?
Esseri umani, mica sub-umani se non addirittura bestie. Ma oh!: siete
fuori?.
Sopra tutto questo c'è un altro aspetto. Ricordiamo tutti la polemica
violentissima che c'era in quegli anni da parte della CDX leghista
verso il CSX in merito all'accoglienza dei migranti. E questi qua hanno
in piedi un affare che era arrivato (2017) a 11 milioni di euro come
valore della produzione senza nemmeno immaginare che qualcuno
volesse metterci il naso. Segno evidente e gravissimo di chi si
sente legibus solutus.
Il tempo dirà cosa ne esce di illegale e cosa esce sul limite
legale/illegale, però le intercettazioni sono pietre scolpite che
fanno perdere non solo “l'innocenza” a quei nomi ed alle rispettive
società. E non ne esce bene nemmeno la Chiesa di Bergamo che non ha
saputo vigilare com'era suo dovere.
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QUANDO IL TUO E' MIO
Immaginate che esista un cittadino che non ha mai recintato la sua
proprietà ne con un muro, con una barriera o anche solo con un nastro
colorato perché pensa che anche gli altri cittadini abbiano la
sensibilità e il rispetto di non entrare e invaderla: ma di vederla e
goderne.
A Curno invece c'è qualche cittadino il quale ha deciso di entrare
nella proprietà altrui, armato di falcetto, a tagliare l'erba e i rami
che a suo insindacabile giudizio non sono di suo gradimento. Non entra
da solo ma ci va pure con un simpatico cagnone, di quelle razze
leggermente inoffensive come le femmine di pitt bull, giustappunto
perché faccia i suoi (della pitbull e del cittadino) bisogni e comodi
in riva al fiume.
Cioè: immaginate che voi lasciate aperto il cancello di casa e vi
trovate in giardino uno che vi taglia i rami di qualche albero, perché
a lui non stanno bene. E assieme c'ha pure una pittbull.
E immaginate anche che, proprio perché non c'è recinzione, ci siano dei
cittadini che vengono a fare footing nel vostro giardino o nella vostra
proprietà.
Purtroppo è accaduto che il cittadino potatore dei rami altrui assieme
al suo cagnone è cascato nel fiume ed è affogato. Non sai per un malore
o un movimento avventato. Il cagnone non è cascato nel fiume: meno male.
Questo accade perché oggi come oggi la gggente sull'onda propria e di
qualche amministratore immagina che tutto quel che non è chiuso a
chiave e difeso da un pittbull oppure da videocamere o da uno armato di
mitra sia… di proprietà comune. Di tutti. Fino al punto che uno si
sente autorizzato a entrare in casa altrui a tagliare i rami che lo
disturbano quando porta il cane a cacare oppure va a correre lungo il
fiume.
Bella educazione dei cittadini e degli amministratori che propalano
questi modo di stare al mondo con ordinanze “tagliate l'erba e i rami”.
Che qualcuno interpreta allargandone il significato correndo il rischio
che caschino nel fiume ed affoghino. RIP.
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