A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1244 DEL 28 GIUGNO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.




















QUESTA SAREBBE L'ITALIA CHE VUOLE RIPARTIRE?
Sono stato a un funerale in alta Valle Seriana (fortunatamente non per covid19 e di una persona di 94 anni…) percorrendo l'asse interurbano e poi il tratto Seriate-Albino e su per la Valle. La mia valle. Da alcuni anni non risalivo la valle e quindi è stata una scoperta vedere i parcheggi delle industrie del tutto vuoti di auto. Segno inequivocabile che non si lavora. Dovrei anche sottolineare le pessime condizioni del manto stradale, le sue innumerevoli deformazioni ed avvallamenti che non avevo mai sentito nei decenni passati. Insomma la valle è ferma. Sulla strada vedi solo autocarri frigoriferi che portano derrate alimentari. In due ore di viaggio non è visto nessun tir di autotrasporto merci varie. Sono tornato con un magone grosso così, esattamente come quello che mi venne un 4 agosto 2008 quando nella prima industria di gru semoventi italiana si teneva una assemblea nel cortile cogli operai addossati ai capannoni per stare in ombra. Chiesi se ci fosse stato un incidente: chiude, mi risposero. Per fortuna non ha chiuso ma ancora adesso lavorano tre giorni per settimana. E' una azienda che progetta macchine, fa costruire i vari pezzi in altre aziende (italiane e tedesche) e li assembla qui.
(...)

VISCONTI DIAkONIA CARITAS, ZANOTTI, GORI, CARNEVALI, ECC.
Qualcuno spieghi a Visconti, Diakonia, Caritas, Gori, Zanotti, Carnevali ed a tutti gli altri (pare siano una quarantina in totale) che sono coinvolti nell'inchiesta in corso sull'accoglienza in bergamasca dei clandestini approdati sulle coste siciliane che quando si legge quel che alcuni  di loro dicono nelle intercettazioni, beh… non cascano solo le braccia ma qualcosa di ben più pesante a sfracellare non i pollicioni dei piedi ma qualcosa di ben più importante e in…alto.
Visconti capo della Caritas bergamasca fino a due anni or sono correva il serio rischio di finire sugli altari prima di [essere morto ed] avere compiuto qualche miracolo. Invece da settembre 2018 è stato destinato come operatore alla Pastorale italiana di Bruxelles. Provvidenziale. Adesso si leggono le intercettazioni. Il Corriere:la figura di don Visconti è centrale. Se sia stato, come da ipotesi d'indagine, il promotore di un'associazione per delinquere o, come direttore della Caritas, sia il prete dal piglio manageriale preso da mille progetti che molti conoscono, lo stabilirà la magistratura. Comunque, dall'indagine esce una figura al comando con il pugno duro. Alcuni suoi collaboratori sanno che si arrabbiò quando, a marzo 2018, uno di loro andò in Prefettura, convocato da una funzionaria, per discutere alcune questioni sempre sull'accoglienza dei migranti. Avrebbe dovuto dirglielo, anzi chiederglielo, prima. Perché il suo approccio era chiaro: «Dobbiamo dare un segnale che siamo padroni in casa nostra». E nel caso non fosse chiaro, anche questo aveva ribadito: «La Caritas decide quello che vuole».
(...)

QUANDO IL TUO E' MIO
Immaginate che esista un cittadino che non ha mai recintato la sua proprietà ne con un muro, con una barriera o anche solo con un nastro colorato perché pensa che anche gli altri cittadini abbiano la sensibilità e il rispetto di non entrare e invaderla: ma di vederla e goderne.
A Curno invece c'è qualche cittadino il quale ha deciso di entrare nella proprietà altrui, armato di falcetto, a tagliare l'erba e i rami che a suo insindacabile giudizio non sono di suo gradimento. Non entra da solo ma ci va pure con un simpatico cagnone, di quelle razze leggermente inoffensive come le femmine di pitt bull, giustappunto perché faccia i suoi (della pitbull e del cittadino) bisogni e comodi in riva al fiume.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






























100 anni!



100 anni!































































































































































































QUESTA SAREBBE L'ITALIA CHE VUOLE RIPARTIRE?
Sono stato a un funerale in alta Valle Seriana (fortunatamente non per covid19 e di una persona di 94 anni…) percorrendo l'asse interurbano e poi il tratto Seriate-Albino e su per la Valle. La mia valle. Da alcuni anni non risalivo la valle e quindi è stata una scoperta vedere i parcheggi delle industrie del tutto vuoti di auto. Segno inequivocabile che non si lavora. Dovrei anche sottolineare le pessime condizioni del manto stradale, le sue innumerevoli deformazioni ed avvallamenti che non avevo mai sentito nei decenni passati. Insomma la valle è ferma. Sulla strada vedi solo autocarri frigoriferi che portano derrate alimentari. In due ore di viaggio non è visto nessun tir di autotrasporto merci varie. Sono tornato con un magone grosso così, esattamente come quello che mi venne un 4 agosto 2008 quando nella prima industria di gru semoventi italiana si teneva una assemblea nel cortile cogli operai addossati ai capannoni per stare in ombra. Chiesi se ci fosse stato un incidente: chiude, mi risposero. Per fortuna non ha chiuso ma ancora adesso lavorano tre giorni per settimana. E' una azienda che progetta macchine, fa costruire i vari pezzi in altre aziende (italiane e tedesche) e li assembla qui.

Ieri sera facendo l'inventario della giornata mi tornavano in mente anche due episodi che ancora mi stanno sgarugando perché non sono finiti.
Porto la  macchina in da un pompista Bosch (quindi non da  mia bisnonna che faceva la pompista sulla Dalmine/ Almè)  perché ha dei problemi  nell'alimentazione ed quel tecnico (55 anni) mi consiglia”visto che la macchina ha percorsi pochi chilometri ma ha alcuni anni, meglio portarla da un meccanico e fare svuotare e pulire sia il serbatoio carburante che la pompa del gasolio dentro il serbatoio perché potrebbe essersi depositata della sporcizia che crea problemi”. Uno dei tecnici va a recuperare un boccettino di smalto per le unghie, solleva il sedile posteriore dell'auto ed applica una goccia di smalto in un punto che non vedo.  Porto la vettura da una officina autorizzata Fiat nel paese bello da vivere che ha alle spalle 60 anni di storia (almeno così c'è scritto nella pagina FB) indicando su un foglio le due operazioni da effettuare e perché.
L'officina Fiat mi restituisce la vettura dicendomi che  il serbatoio e la pompa sono sostanzialmente puliti. La riporto a casa e torno dal pompista per riferire il risultato e concordare il che fare.   Il pompista solleva il sedile posteriore  e trova del tutto intonso il gibollino di vernice trasparente  che aveva applicato per verificare se avevano smontato il coperchio della pompa carburante nel serbatoio. Messa la vettura sul ponte, si verifica che non c'è stato nessun accesso anche dal fondo.
Il tecnico Bosch mi guarda sconsolato e: non mi pare che abbiano verificato se il serbatoio sia o meno privo di sporcizia.
Chiamo l'officina e segnalo che a mio avviso non hanno fatto i lavori richiesti. Mi smentiscono immediatamente asserendo “abbiamo le foto eseguite durante i lavori”. Me le spediscono e non si vede alcuna relazione con la vettura da cui sono state fatte. Potrebbero essere  di chissà quale veicolo. Il direttore dell'officina Fiat mi richiama immaginando che mi scusi per la gaffe e quando gli faccio notare che ho le foto del prima e del dopo  che dimostrano che  non hanno eseguito i lavori perché il tutto è esattamente intonso come prima mi risponde che “se la mette sulla fiducia, allora non ci intendiamo più. Gli rispondo seccamente che la Fiat e loro hanno perduto un cliente.

Sempre legato a questa vettura un giorno la porto in carrozzeria per rimuovere alcuni segni sul parafango. La prima carrozzeria mi fa un preventivo di 457 euro. La seconda me ne fa uno di 453 euro. Una terza carrozzeria me ne fa uno di 460 euro. Le carrozzerie stanno tra Mozzo Curno, Treviolo. Antiche carrozzerie passate di padre in figlio. Del tutto casualmente un giorno sono in coda sul provinciale tra Dalmine e Osio perché c'è un'autobotte che ha stretto troppo su un rotonda e c'è un bel rallentamento. Osservo il paesaggio e vedo nei capannoni di lato della statale una carrozzeria. Decido di entrare e l'addetto  alla mia richiesta di sistemare le rigature mi spara un preventivo di 250 euro e “se ha mezzora gliela faccio subito”. Decido che al posto di stare in coda mi faccio rifare gli sfrizzi sul parafango, mi stacca uno scontrino iva compresa di 270 euro e quando il tutto è sistemato la coda sul provinciale non s'é ancora risolta.

Mozzo, autorevole e antico artigiano riparatore ufficiale di grandi marche di elettrodomestici. Vi porto un forno combinato elettrico e microonde: non funziona più il micro-onde. Al momento del deposito –c'è un baldo ragazzetto che riceve- chiede 30 euro come eventuale rimborso del tempo impiegato per verificare l'eventuale guasto nel caso non faccia la riparazione. I 30 euro nel caso di riparazione saranno  scontati. Dopo una settimana non avendo avuto notizie chiamo e il ragazzetto mi  risponde che  non l'hanno ancora guardato. Dopo 14 giorni (dalla prima consegna) richiamo, aspetto cinque minuti al telefono e mi risponde che la riparazione costa 120 euro e mi fa l'elenco dei materiali da sostituire. Rispondo mi mandi il preventivo che gli confermo la riparazione. Incredulo ricevo davvero il preventivo in formato pdf: verrebbero cambiate 4 pezzi più la manodopera. Rispondo ordinando la riparazione. Ventinove giorni dopo la consegna telefono per sapere se la riparazione è stata effettuata e il ragazzetto mi risponde che è pronto da cinque giorni. Mi permetto: avvisare che era pronto sarebbe stato troppo impegnativo? Risposta del ragazzetto: il forno non è nostro. Vado in laboratorio  a ritirare il forno riparato e con lo scontrino in mano chiedo di avere i pezzi rotti e sostituiti. Risposta del ragazzetto: non possiamo consegnarli al cliente perché vanno smaltiti secondo legge da parte nostra che siamo i soli ad avere autorizzazione per lo smaltimento.

Morale delle quattro storie. Questa sarebbe l'Italia che vuole ripartire?.

VISCONTI DIAkONIA CARITAS, ZANOTTI, GORI, CARNEVALI, ECC.
Qualcuno spieghi a Visconti, Diakonia, Caritas, Gori, Zanotti, Marchesi ed a tutti gli altri (pare siano una quarantina in totale) che sono coinvolti nell'inchiesta in corso sull'accoglienza in bergamasca dei clandestini approdati sulle coste siciliane che quando si legge quel che alcuni  di loro dicono nelle intercettazioni, beh… non cascano solo le braccia ma qualcosa di ben più pesante a sfracellare non i pollicioni dei piedi ma qualcosa di ben più importante e in…alto.
Visconti capo della Caritas bergamasca fino a due anni or sono correva il serio rischio di finire sugli altari prima di [essere morto ed] avere compiuto qualche miracolo. Invece da settembre 2018 è stato destinato come operatore alla Pastorale italiana di Bruxelles. Provvidenziale. Adesso si leggono le intercettazioni. Il Corriere:la figura di don Visconti è centrale. Se sia stato, come da ipotesi d'indagine, il promotore di un'associazione per delinquere o, come direttore della Caritas, sia il prete dal piglio manageriale preso da mille progetti che molti conoscono, lo stabilirà la magistratura. Comunque, dall'indagine esce una figura al comando con il pugno duro. Alcuni suoi collaboratori sanno che si arrabbiò quando, a marzo 2018, uno di loro andò in Prefettura, convocato da una funzionaria, per discutere alcune questioni sempre sull'accoglienza dei migranti. Avrebbe dovuto dirglielo, anzi chiederglielo, prima. Perché il suo approccio era chiaro: «Dobbiamo dare un segnale che siamo padroni in casa nostra». E nel caso non fosse chiaro, anche questo aveva ribadito: «La Caritas decide quello che vuole».
Se fino a qualche anno or sono qualche bergamasco  si fosse misurato nell'alzare il dito a fare domande sul Visconti sarebbe stato ranzato alzo zero. Per non parlare di quelle (intercettazioni) del frate fondatore della comunità e della cooperativa Rinnovamento, di Romano di Lombardia, padre Antonio Zanotti, l'economo Giovanni Trezzi e la presidente Anna Maria Preceruti finiti agli arresti domiciliari.
Già di per se una diocesi non appena balza fuori dal gregge uno che vuole mettere in piedi una comunità di giovini maschi derelitti dovrebbe spedirlo in Patagonia oppure in Groenlandia e ridurlo allo stato  di laico. Applicando una sorta di versione del cinese che picchia la moglie ogni volta che rientra in casa, debitamente declinata.
Ed anche quella frase  di Elena Carnevali varrebbe la pena di sentirla in viva voce perché a noi – che pure quanto a linguaggio crudo e diretto non lesiniamo- non verrebbe in mente di usare con chichessia. Al telefono poi.
Tutto parte da alcune intercettazioni del cellulare di Bruno Goisis, dal 2009 presidente della cooperativa RUAH, cellulare che è sotto controllo. A chiamare è proprio la Carnevali: “Ciao, senti”, dice a Goisis, “ho un'urgenza e ho bisogno di chiederti una mano in questo senso, eh, tu riesci a darmi la disponibilità di avere tre, tre braccia, cioè tre o quattro esseri umani domani, un paio di ore, che mi aiutano ad imbustare poi io i soldi li do a te ci pensi tu a trovare il modo?”. Goisis pare proprio deciso a non farsi pagare. Poi da li parte tutta una manfrina tra responsabili amministrativi che alla fine avrebbe fatto pervenire alla RUAH 200 euro. Al telefono con il commercialista del Pd, Goisis ribadisce che a lui non interessa che i richiedenti asilo siano pagati. A lui importa che la Carnevali sia rieletta. Poi specifica che ai migranti non devono essere dati soldi.
Ci ha colpito moltissimo quella specificazione della carnevali quando chiede “tre o quattro esseri umani “ perché ci leggiamo una discreta dose di razzismo politicamente  corretto. Capito la richiesta? Esseri umani, mica sub-umani se non addirittura bestie. Ma oh!: siete fuori?.
Sopra tutto questo c'è un altro aspetto. Ricordiamo tutti la polemica violentissima che c'era in quegli anni da parte della CDX leghista verso il CSX in merito all'accoglienza dei migranti. E questi qua hanno in piedi un affare che era arrivato (2017) a 11 milioni di euro come valore della produzione  senza nemmeno immaginare che qualcuno volesse metterci il naso. Segno evidente e  gravissimo di chi si sente legibus solutus.
Il tempo dirà cosa ne esce di illegale e cosa esce sul limite legale/illegale, però le intercettazioni  sono pietre scolpite che fanno perdere non solo “l'innocenza” a quei nomi ed alle rispettive società. E non ne esce bene nemmeno la Chiesa di Bergamo che non ha saputo vigilare com'era suo dovere.

QUANDO IL TUO E' MIO
Immaginate che esista un cittadino che non ha mai recintato la sua proprietà ne con un muro, con una barriera o anche solo con un nastro colorato perché pensa che anche gli altri cittadini abbiano la sensibilità e il rispetto di non entrare e invaderla: ma di vederla e goderne.
A Curno invece c'è qualche cittadino il quale ha deciso di entrare nella proprietà altrui, armato di falcetto, a tagliare l'erba e i rami che a suo insindacabile giudizio non sono di suo gradimento. Non entra da solo ma ci va pure con un simpatico cagnone, di quelle razze leggermente inoffensive come le femmine di pitt bull, giustappunto perché faccia i suoi (della pitbull e del cittadino) bisogni e comodi in riva al fiume.

Cioè: immaginate che  voi lasciate aperto il cancello di casa e vi trovate in giardino uno che vi taglia i rami di qualche albero, perché a lui  non stanno bene. E assieme c'ha pure una pittbull.
E immaginate anche che, proprio perché non c'è recinzione, ci siano dei cittadini che vengono a fare footing nel vostro giardino o nella vostra proprietà.
Purtroppo è accaduto che il cittadino potatore dei rami altrui assieme al suo cagnone è cascato nel fiume ed è affogato. Non sai per un malore o un movimento avventato. Il cagnone non è cascato nel fiume: meno male.
Questo accade perché oggi come oggi la gggente sull'onda propria e di qualche amministratore immagina che tutto quel che non è chiuso a chiave e difeso da un pittbull oppure da videocamere o da uno armato di mitra sia… di proprietà comune. Di tutti. Fino al punto che uno si sente autorizzato a entrare in casa altrui a tagliare i rami che lo disturbano quando porta il cane a cacare oppure va a correre lungo il fiume.
Bella educazione dei cittadini e degli amministratori che propalano questi modo di stare al mondo con ordinanze “tagliate l'erba e i rami”. Che qualcuno interpreta allargandone il significato correndo il rischio che caschino nel fiume ed affoghino. RIP.