A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1239 DEL 11 GIUGNO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















PIANO COLAO?
NON L’HANNO FATTO IN 70 ANNI
E NON LO FARANNO NEMMENO ADESSO
Diciamo la nostra sul Piano Colao ovvero sulle sei pale del ventilatore “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022" nel momento in cui trepidamente l’Italia sta mettendo fuori il naso dalla quarantena come una lumaca quando allunga i suoi tentacoli al vertice dei quali ci sono gli occhi. Spaventati dall’inefficienza della sanità ad affrontare la pandemia scoperta del tutto sguarnita di ogni elementare bene necessario a proteggersi e proteggerci e mazzuolati continuamente da virologi e politici “state a casa, lavatevi le mani, mette le mascherine, usate i guanti”  adesso gli italiani leggono stupiti  le 121 pagine del Piano Colao e si domandano: ma l’Italia non “dovrebbe” già stare messa così?.
Quando l’abbiamo letto la prima volta alla fine quella è stata la nostra prima riflessione, ancora prima di pensare ai parecchi punti  che  sembrano ghiaccioli infilati nella schiena a natale.
No: l’Italia se stesse come raccomanda il Piano Colao starebbe decisamente meglio ma siccome l’Italia è piena di debito pubblico e di risparmio privato, i pochi o tanti  suggerimenti di buonsenso dati dalle due dozzine di esperti (in realtà sono meno: 20) certificano il fallimento della classe politica italiana nei primi 75 anni di Repubblica ed anche il doppio gioco degli italiani che li hanno eletti.
Infatti la classe politica, anche a partire dall’ultimo parvenu della politica l’avvocato del popolo, non l’ha granche gradito. Se non addirittura sgradito.
Alle sei pale del ventilatore del Piano Colao a me pare  ne manchi una: quella della riduzione dell’evasione fiscale anche se qualche suggerimento in ordine al tema c’è sparso nelle 12 pagine ma non sono suggerimenti proprio ammodo. Diciamolo esplicitamente: inaccettabili.
(...)

ADESSO PENSANO DI CAVARE UN PO’ DI SOLDI
ALLA REGIONE E AL GOVERNO
Quello che sia successo ad Alzano e Nembro ormai è stato abbondantemente chiarito dai media e si può sintetizzare così:
(1) Non può esistere nel 2020 un mini ospedale come quello di Alzano.
(2) Il sistema da Roma fino a Milano fino a Seriate (la salute della Valle Seriana fa capo all' ASST Bergamo EST di Seriate che comprende 94 Comuni, con una popolazione complessiva di 386.865 abitanti (dato ISTAT al 1.1.2014 ) sui circa 1.100.000 della bergamasca ) non è stato in grado di cogliere e affrontare il problema non per cattiva volontà o inefficienza ma perché… un mulo non è Varenne. Ma il mulo non era ad Alzano ma tra Roma e Milano.
(3) Non è vero che rafforzando la medicina di base si migliorerebbe il risultato finale dal momento che “la scuola” da cui escono i medici sia dentro l'ospedale che negli ambulatori è la medesima. Vale a dire: occorre ribaltare tutta la formazione del medico a partire dall'università e dalle scuole di specializzazione.
(4) C'è stata una evidente sottovalutazione dell'avvento del covid19 da parte della politica per una ragione culturale prima che politica. I millenials della politica sono stati allevati  coltivando l'idea  dell'immortalità.
(5) La dichiarazione di “zona rossa” non è solo un atto sanitario ma anche di ordine pubblico e conseguente assunzione di responsabilità politica degli oneri dell'ordine. Chiarissimo che a Milano come a Roma nessun politico abbia voluto muovere per primo la mano a mettere la firma. Altrettanto chiara la responsabilità del sistema produttivo contrario alla chiusura (che significava bloccare non solo i due comuni ma l'intera Valle Seriana).
(6) Alla fine della fiera sono stati i lombardi che hanno votato Fontana. Che hanno scelto chi doveva governare la propria salute. Sono stati in massa gli abitanti dei comuni dell'ASST Bergamo est che hanno votato sindaci di centrodestra e leghisti che governano l'ASST.
(...)

IL VUOTO DI GORI E VALESINI
I maliziosi sostengono che le nuove piazze del trio Gori Valesini Brembilla le disegnino  gli autisti delle spazzatrici dell'A2A. Spianate sterminate di cemento: Piazza della Carrara, Piazzale degli Alpini, l'esterno della stazione ferroviaria. Piazza Risorgimento pare l'abbiano disegnati alla Lego. A confermare che le piazze cittadine sono disegnate per comodo dell'A2A basta osservare la carenza di rastrelliere per le biciclette. In città alta non esistono (tranne fuori le scuole: generalmente massacrate e inutilizzate). I bergamaschi costretti a  visitare la città, stretti tra quell'autostrada che è viale Papa Giovanni oppure via Paleocapa non senza dimenticare Tiraboschi e Camozzi adesso cominciano a godersi anche i carpini messi dentro le maxi ciotole marroni di via Tiraboschi. Se non ricordiamo male un carpino può raggiungere altezze notevoli: vuol dire che ogni dieci anni  li dovranno cambiare. Giusto così: questa è la cultura del verde dei millenials. Usa e getta. Ogni tanto bisognerà ricordarsi di gettare nell'indifferenziata anche qualche millenials: però.
(...)


PDF: 8,4Mb














































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

































































































































































































































PIANO COLAO?
NON L’HANNO FATTO IN 70 ANNI
E NON LO FARANNO NEMMENO ADESSO

Diciamo la nostra sul Piano Colao ovvero sulle sei pale del ventilatore “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022" nel momento in cui trepidamente l’Italia sta mettendo fuori il naso dalla quarantena come una lumaca quando allunga i suoi tentacoli al vertice dei quali ci sono gli occhi. Spaventati dall’inefficienza della sanità ad affrontare la pandemia scoperta del tutto sguarnita di ogni elementare bene necessario a proteggersi e proteggerci e mazzuolati continuamente da virologi e politici “state a casa, lavatevi le mani, mette le mascherine, usate i guanti”  adesso gli italiani leggono stupiti  le 121 pagine del Piano Colao e si domandano: ma l’Italia non “dovrebbe” già stare messa così?.
Quando l’abbiamo letto la prima volta alla fine quella è stata la nostra prima riflessione, ancora prima di pensare ai parecchi punti  che  sembrano ghiaccioli infilati nella schiena a natale.
No: l’Italia se stesse come raccomanda il Piano Colao starebbe decisamente meglio ma siccome l’Italia è piena di debito pubblico e di risparmio privato, i pochi o tanti  suggerimenti di buonsenso dati dalle due dozzine di esperti (in realtà sono meno: 20) certificano il fallimento della classe politica italiana nei primi 75 anni di Repubblica ed anche il doppio gioco degli italiani che li hanno eletti.
Infatti la classe politica, anche a partire dall’ultimo parvenu della politica l’avvocato del popolo, non l’ha granche gradito. Se non addirittura sgradito.
Alle sei pale del ventilatore del Piano Colao a me pare  ne manchi una: quella della riduzione dell’evasione fiscale anche se qualche suggerimento in ordine al tema c’è sparso nelle 12 pagine ma non sono suggerimenti proprio ammodo. Diciamolo esplicitamente: inaccettabili.

Facciamo un passo indietro ricordando dei fatti.
Nella giornata di venerdì 29 maggio sono stati piazzati sui mercati 4 miliardi di euro in Btp a dieci anni e 2,5 miliardi di Btp con scadenza quinquennale, oltre a 1 miliardo di Ccteu: una nuova massa di 7,5 miliardi di euro di titoli che dimostrano quanto per Roma sia favorevole l’emissione di titoli sovrani. Dalla sponda Bce a quella delle istituzioni finanziarie attratte dal rendimento non indifferente (1,42% per il decennale) della cedola italiana il Paese può sfruttare, come detto, l’appoggio della fiducia nelle sue obbligazioni sovrane.
Anche in questo caso constatiamo un eccesso di domanda rispetto all’offerta: del 27% per quanto concerne i titoli decennali e del 40% nel contesto delle emissioni quinquennali. aggiungendo oltre 2 miliardi di euro alla conta della domanda di titoli italiani inevasa, che all’ultima asta del Btp Italia ammontava a 192 miliardi complessivi di titoli eccedenti da inizio anno ad oggi.

E’ dei primi di giugno la notizia che il Tesoro è riuscito a collocare 14 miliardi di titoli con scadenza decennale con la consolazione che per tre quarti della cifra la richiesta è arrivata dall’estero. In una manciata di ore ha raccolto ordini per 108 miliardi di euro. Un record, per un titolo italiano collocato con il metodo della "sindacazione". L’oggetto del desiderio è stato il nuovo Btp a dieci anni, scadenza primo dicembre 2030. Che ha visto una netta preponderanza di ordini dall’estero: si sono fatti avanti 40 paesi diversi, con richieste provenienti da 500 investitori, per tre quarti stranieri (come era già successo per le ultime emissioni del Btp a 5 e a 30 anni). Due giorni fa era stato anticipato dal Mef, ieri è stato collocato e già dalle prime battute ha avuto un’accoglienza trionfale. Tanto che il Mef è riuscito a ridurre in rapida successione la prima ipotesi di rendimento - inizialmente 15 punti base più del Btp che scade nell’agosto 2030 - ai nove punti base della cedola finale. ». L’aspetto più importante, secondo gli investitori, è che i nuovi bond non andranno ad appesantire il debito pubblico peggiorando ulteriormente il rapporto debito/Pil, che comunque a seconda delle stime passerà dal 135% attuale al 155-160% a fine 2020.

L’altro ieri -8 giugno- il Tesoro  ha deciso di tornare alla carica dei risparmi privati. Si chiamerà Btp Futura il nuovo titolo di Stato che il Tesoro  intende lanciare per raccogliere risorse finalizzate a finanziare i provvedimenti del governo in chiave anti-pandemica. Sarà destinato esclusivamente agli investitori retail e prevederà un premio legato alla crescita che il Paese sarà in grado di esprimere durante la durata del titolo: una scommessa sul futuro, da cui il nome. Sarà un Btp di durata di otto-dieci anni (la scelta definitiva sulla scadenza avverrà il 19 giugno) destinato espressamente agli investitori retail, i piccoli risparmiatori che hanno già risposto con una domanda record all'ultima edizione del Btp Italia anti-Covid. "Attualmente i piccoli risparmiatori sono detentori diretti dei titoli di Stato nell'ordine del 4%, mentre ai primi anni Duemila eravamo sopra il 10%", ha ricordato il dg del Tesoro, Alessandro Rivera. I piccoli risparmiatori sono dunque la leva sulla quale il Tesoro vuole fare affidamento per diversificare i canali di finanziamento del bilancio pubblico, con le esigenze di chiedere denaro al mercato esplose per la pandemia. Il nuovo titolo sarà in collocamento tra lunedì 6 e venerdì 10 luglio, una finestra più ampia rispetto a quel che avviene solitamente nella prima fase di vendita dei Btp Italia (quella dedicata al ratail, cui fa seguito quella per gli investitori istituzionali che per il Btp Futura non ci sarà). Tutte le domande (previsto un lotto minimo di 1.000 euro) presentate saranno accontentate, ma il Tesoro avrà la possibilità di chiudere anticipatamente l'offerta qualora raggiunga i propri obiettivi di raccolta prima del previsto.

L’Italia vive oggi sotto l’effetto di un colossale, costosissimo, inevitabile, ingiusto antidolorifico. Quasi tutte le ferite aperte nelle imprese, nelle banche e nei redditi delle famiglie sono state sedate con uno tsunami di sussidi che stanno raggiungendo capillarmente stati vastissimi della società. Il trauma della recessione è attutito dall’effetto potente e diseguale della spesa pubblica, per ora.
Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), calcola che le erogazioni del governo in questi mesi stanno raggiungendo un terzo delle famiglie italiane. I redditi più alti riescono a intercettare una fetta sorprendentemente larga dei sussidi di emergenza. Secondo l’Upb, sta ricevendo sussidi una ogni quattro del 10% delle famiglie con maggiori entrate nel Paese; la fetta riservata a questi redditi più alti d’Italia (l’8,8% del totale dei trasferimenti) è pari alla fetta dedicata al 10% delle famiglie che guadagnano di meno.
Ma ora la domanda più urgente riguarda il panorama nel Paese quando lo tsunami delle tutele pubbliche si sarà ritirato. Quel giorno non è lontano: le misure di cassa integrazione straordinaria legate alla pandemia sono arrivate a coinvolgere sette milioni di lavoratori — un aumento del tremila per cento sul 2019 — ma sono finanziate solo per nove settimane. Le indennità degli artigiani durano due mesi, così come il reddito di emergenza per chi non ha altre forme di ricavi. Nel frattempo il 17 agosto scade il congelamento per legge dei licenziamenti, mentre filiere vitali e collegate come l’automobile e l’acciaio faticano a ripartire. Senza nuovi sussidi — che implicano più deficit e più debito — a settembre l’Italia rischia di trovarsi di fronte a un muro di disoccupazione e stress sociale. La Commissione europea stima che quest’anno si perderà «il 5% o più» dell’occupazione esistente, almeno 1,2 milioni di posti.
A settembre l’Italia potrebbe quindi trovarsi di fronte a un muro di disoccupazione. E nessuno oggi in Italia sa dire cosa accadrà dopo il 30 settembre: quel giorno scade la moratoria su circa 240 miliardi di rimborsi di interesse e capitale dovuti dalle aziende alle banche sui loro debiti preesistenti a Covid. Se non si fa nulla, quel momento può segnare un enorme aumento delle tensioni finanziarie delle imprese e un deterioramento dei bilanci bancari. Per non parlare delle tensioni nella finanza dei Comuni attenuate solo dall’aumento dei fondi perequativi, ma tutt’altro che risolte in vista dei prossimi mesi.
Il sedativo dei sussidi e dei rinvii per ora ha tenuto insieme il Paese, ma sta per venir meno. Presto serviranno altre risorse a debito, tante. Rinunciare anche a un solo euro a disposizione, fosse anche del Meccanismo europeo di stabilità, è un atto temerario.

ADESSO PENSANO DI CAVARE UN PO’ DI SOLDI
ALLA REGIONE E AL GOVERNO


Quello che sia successo ad Alzano e Nembro ormai è stato abbondantemente chiarito dai media e si può sintetizzare così:
(1) Non può esistere nel 2020 un mini ospedale come quello di Alzano.
(2) Il sistema da Roma fino a Milano fino a Seriate (la salute della Valle Seriana fa capo all' ASST Bergamo EST di Seriate che comprende 94 Comuni, con una popolazione complessiva di 386.865 abitanti (dato ISTAT al 1.1.2014 ) sui circa 1.100.000 della bergamasca ) non è stato in grado di cogliere e affrontare il problema non per cattiva volontà o inefficienza ma perché… un mulo non è Varenne. Ma il mulo non era ad Alzano ma tra Roma e Milano.
(3) Non è vero che rafforzando la medicina di base si migliorerebbe il risultato finale dal momento che “la scuola” da cui escono i medici sia dentro l'ospedale che negli ambulatori è la medesima. Vale a dire: occorre ribaltare tutta la formazione del medico a partire dall'università e dalle scuole di specializzazione.
(4) C'è stata una evidente sottovalutazione dell'avvento del covid19 da parte della politica per una ragione culturale prima che politica. I millenials della politica sono stati allevati  coltivando l'idea  dell'immortalità.
(5) La dichiarazione di “zona rossa” non è solo un atto sanitario ma anche di ordine pubblico e conseguente assunzione di responsabilità politica degli oneri dell'ordine. Chiarissimo che a Milano come a Roma nessun politico abbia voluto muovere per primo la mano a mettere la firma. Altrettanto chiara la responsabilità del sistema produttivo contrario alla chiusura (che significava bloccare non solo i due comuni ma l'intera Valle Seriana).
(6) Alla fine della fiera sono stati i lombardi che hanno votato Fontana. Che hanno scelto chi doveva governare la propria salute. Sono stati in massa gli abitanti dei comuni dell'ASST Bergamo est che hanno votato sindaci di centrodestra e leghisti che governano l'ASST. E' scritto nella legge: Le Assemblee dei Sindaci del Distretto ASST sono composte dai rappresentanti dei Comuni ricompresi nel territorio dei Distretti ASST in cui è suddivisa l'ATS di Città Metropolitana di Milano.
L'Assemblea dei Sindaci del Distretto ha il compito prioritario di definire il raccordo e l'integrazione della programmazione sociale territoriale con gli interventi sanitari e sociosanitari di competenza del distretto ATS e dell'ASST.
L'Assemblea di Distretto ASST sviluppa la sua azione principale nella governance della gestione associata e territoriale delle funzioni sociali e nella programmazione degli aspetti gestionali - operativi di coordinamento e sviluppo dei servizi sociali territoriali, in integrazione con il sistema sanitario e sociosanitario, nonché con le politiche del lavoro, della formazione professionale, dell'istruzione, dell'educazione, della sicurezza e della pianificazione territoriale.

IL VUOTO DI GORI E VALESINI


I maliziosi sostengono che le nuove piazze del trio Gori Valesini Brembilla le disegnino  gli autisti delle spazzatrici dell'A2A. Spianate sterminate di cemento: Piazza della Carrara, Piazzale degli Alpini, l'esterno della stazione ferroviaria. Piazza Risorgimento pare l'abbiano disegnati alla Lego. A confermare che le piazze cittadine sono disegnate per comodo dell'A2A basta osservare la carenza di rastrelliere per le biciclette. In città alta non esistono (tranne fuori le scuole: generalmente massacrate e inutilizzate). I bergamaschi costretti a  visitare la città, stretti tra quell'autostrada che è viale Papa Giovanni oppure via Paleocapa non senza dimenticare Tiraboschi e Camozzi adesso cominciano a godersi anche i carpini messi dentro le maxi ciotole marroni di via Tiraboschi. Se non ricordiamo male un carpino può raggiungere altezze notevoli: vuol dire che ogni dieci anni  li dovranno cambiare. Giusto così: questa è la cultura del verde dei millenials. Usa e getta. Ogni tanto bisognerà ricordarsi di gettare nell'indifferenziata anche qualche millenials: però.
L'elemento più sgradevole in città sono le auto che però sono preziose più della propria  moglie, e quindi uno immagina che –parliamo di via Tiraboschi p.e.-  che quel bel marciapiedi recentemente rifatto   sul lato meridionale, abbia lungo la via una bella siepe di carpen fer (sono i carpini utilizzati nelle passate o i roccoli)  in maniera che lo spazio pedonale sia separato anche visivamente dalla vista delle auto. Quei carpini se vengono lavorati con perizia diventano cogli anni delle vere e proprie sculture oltre al fatto che hanno un bel fogliame che dura  a lungo, verde o secco ed ha la buona educazione di cascare tutto assieme nello spazio di una settimana riducendo così tempi e costi di manutenzione.
Se proprio non si voleva una siepe tra il marciapiedi e la strada potevano istallare dei box alti come le persone da orlare con dei fiori di basso costo: magari ciascun negozio se lo poteva prendere in carico per la lunghezza del proprio affaccio.
Non. La scelta è stata ancora dello pseudo verde usa&getta. Speriamo faccia meglio il successore di Gori.