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NON SI ESCE DALLA CRISI SENZA UN GOVERNO
IN MANO A UOMINI E REGIONI DEL NORD
(E NON C’È BISOGNO DELLA LEGA)
Ieri è andata in scena al Senato una delle sceneggiate preferite
dai parlamentari: una mozione di sfiducia (stavolta erano ben due)
verso un ministro. Non uno qualsiasi: quello della giustizia e per di
più la figura che all'interno della s-compagine dei 5S aveva proposto
come presidente del consiglio Conte. Bonafede basta ascoltarlo per
sentirti prudere le mani e siccome non è politicamente corretto
prendere a sberle un ministro (della giustizia…) al massimo gli si
molla un buffetto come hanno fatto nonna Bonino e zio Renzi. E
lui è uscito dall'aula levando argutamente il pollice in alto per chi
non conoscesse il personaggio.
Oggi tutti i commentatori sui quotidiano sfanculano sia il ministro che
la sua maggioranza e l'opposizione dal momento che in questo momento
nessuna forza politica ha il coraggio di affrontare una crisi politica
e delle nuove elezioni soprattutto per via del TIR di miliardi che c'è
da gestire (leggere: distribuire). Soprattutto perché nessuno –politica
e scienziati- sanno quali saranno gli sviluppi di questa pandemia
e quindi tutti fermi a fare l'ammuina sperando nel buondio.
Ovviamente nemmeno noi sappiamo come uscirà il mondo post covid19 però
di questo governo abbiamo due certezze. La prima è che ha ragione Renzi
quando dice –intervista di oggi su Repubblica- quando afferma che in
caso di crisi di governo nello spazio di un quarto d'ora si trova
un'altra maggioranza. La seconda è che questo governo non può reggere
senza che il Nord non sia adeguatamente rappresentato. Non può esistere
che le Regioni che reggono il Paese col Pil, con la bilancia
commerciale, generano surplus e sostanzialmente garantiscono il debito
nazionale nel contesto internazionale non abbiano in mano le redini del
Paese. E sia ben chiaro: non è questione di fare le elezioni per
consegnare il paese alla Lega coi FdI e il resti di FI.
La questione è che questo governo non rappresenta il Paese non perché
–si legge oggi l'ultima proiezione elettorale- la Lega sarebbe al
24,9%, seguita dal PD al 22,9%, dal 5S al 16,8% e Fdi al 14,8% ma
perché è formato da personale tutto meridionale che non ha alcun
sentore della parte più importante del Paese: quel nord che è stato
falciato alzo zero dalla pandemia.
Lo abbiamo già scritto ma lo ripetiamo. Di seguito la galleria dei
principali soggetti che governano il Paese nell'era infausta del
covid19.
Domenico Arcuri, laurea in economia e commercio, grand commis dello
Stato, classe 1963, calabrese di Melito Porto Salvo, neo commissario
per l'emergenza.
Angelo Borrelli, classe 1964 da Santa Cosma e Damiano di Latina,
commercialista capo del Dipartimento della Protezione Civile.
Guido Bertolaso, classe 1950, da Roma, consulente Regione Lombardia per il covid19 e l'ospedale in Fiera di Milano.
Roberto Speranza, classe 1979, da Potenza, laureato in scienze politiche, ministro della salute.
Roberto Gualtieri, classe 1966, Roma, laurea il lettere e storia, ministro dell'economia e finanze.
Luigi DiMaio, classe 1986, da Avellino, ministro degli Esteri.
Giuseppe Conte, classe 1964, da Volturara Appula, Foggia ,
avvocato, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica
Italiana dal 1º giugno 2018.
Sergio Mattarella, classe 1941, Palermo, avvocato, Presidente della Repubblica.
Alfonso Bonafede classe 1956 da Mazara del Vallo ministro della giustizia.
Luciana Lamorgese classe 1953 da Potenza ministro dell'Interno.
Federico Boccia classe 1968 da Biscegli ministro degli Affari regionali
Giuseppe Provenzano, classe 1982 da Milena (CL) ministro per il Sud e la coesione territoriale
Lorenzo Fieramonti, classe 1977 da Roma, ministro dell'istruzione università ricerca.
Teresa Bellanova, classe 1958 da Ceglie Messapica, ministro delle politiche agricole alimentari.
Non è un elenco esaustivo ma pensiamo che rappresenti il NUCLEO del potere oggi nel governo del Paese.
Il Paese in mano a escvlusivamente a gente del sud non va avanti.
L'attuale maggioranza se vuole sopravvivere deve cambiare almeno tre
quarti di questi uomini con personale politico che abbia orecchio
occhio e cuore del nord.
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UN VACCINO PER IL COVID19?
NON CONVIENE ALLE INDUSTRIE
Vi spiego perché non arriverà il vaccino per il covid19. Non me l’ha
detto mia nonna e neppure un bianco d’uovo che è affondato in acque di
fonte vergine in una notte di luna nuova. Mi viene suggerito da
alcune tra le numerose verità (che non erano affatto tali) che mi
hanno appioppato e fatto credere finora. Una riguarda la coppia
cancro-tumori e la seconda riguarda l’aids. Finora ed anche domani
viene e verrà venduta la notizia che “la scienza fa progressi enormi” e
quindi basta avere un po’ di pazienza e troveranno le cure per i primi
ed il secondo.
A tutt’oggi la coppia criminale cancro-tumori viene combattuta (e
risolta) (a) con un adeguato stile di vita fin dalla
nascita (b) con la prevenzione (c) con l’esistenza di mezzi diagnostici
molto efficaci e meno dannosi e fin qui sostanzialmente siamo di fronte
a costi assolutamente sostenibili sia dal cittadino che dalle
istituzioni. Poi (d) con dei nuovi farmaci. Leggiamo sul sito IEO:
(l’istituto ha il compito di) accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci
antitumorali in tutti i tumori solidi ed ematologici (compresi agenti
biologici e terapie cellulari) in grado di migliorare la qualità di
vita e la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Il programma di
sviluppo di farmaci ha l’obiettivo principale di offrire una reale,
concreta speranza a chi soffre per un tumore.
- Migliorare la qualità di vita e la salute delle persone affette da
cancro grazie a un modello di percorso alternativo, personalizzato,
orientato allo sviluppo di farmaci antitumorali mirati nei confronti di
bersagli specifici di ogni malattia.
- Sviluppare terapie per specifiche sottopopolazioni definite da
determinati biomarcatori con l’obiettivo di offrire terapie mediche “su
misura” per ogni singolo paziente. Con il programma di screening
molecolare i pazienti identificati con presunte mutazioni “druggable”
potranno accedere a una forma di trattamento mirata nell’ambito di uno
studio clinico. Tale modello basato su profili molecolari offrirà
una strategia terapeutica alternativa, per migliorare la sopravvivenza
globale dei pazienti.
E così oggi si cominciano a effettuare analisi preventive in
laboratorio sulle caratteristiche biomolecolari di un determinato
paziente affetto da una determinata malattia: queste analisi permettono
di prevedere la reazione del soggetto a un farmaco specifico.
Attraverso questi studi sulle singolarità di ogni paziente si può
dunque determinare una terapia farmacologica ad hoc, paziente per
paziente e caso per caso, aumentandone l’efficacia e riducendo sprechi
e disagi. La tendenza è quindi quella di utilizzare un approccio
patient oriented.
Anche l’oncologia si sta dirigendo verso cure sempre più mirate, come
ad esempio le terapie a bersaglio molecolare. Le soluzioni come la
chemioterapia colpiscono, oltre a quelle tumorali, tutte le cellule che
si riproducono velocemente, con effetti collaterali per pelle, capelli,
pareti dell’intestino ecc… Nuovi farmaci intelligenti riescono invece a
interferire esclusivamente con le cellule tumorali, riducendo gli
effetti collaterali. In futuro, la medicina di precisione si potrebbe
spingere ancora oltre, andando ad analizzare quello che si chiama
“epigenoma”. Con questo termine si indica l’insieme dei fattori che
modificano il DNA senza intaccarne la sequenza, ma regolando la sua
espressione (l’aspetto dell’organismo, le caratteristiche morfologiche
del corpo, ecc). Cosa c’entra l’epigenoma con la medicina di precisione
e con la cura dei tumori? Per prima cosa, dobbiamo ricordare che le
malattie non sono causate solo dai geni, ma anche dall’ambiente. Ed è
proprio l’ambiente che va a modificare l’epigenoma. Quindi, se un
giorno saremo in grado di leggere questi due grandi codici, quello
genetico e quello ambientale, potremo studiare dei farmaci ancora più
mirati per ogni singolo caso. Siamo ancora nell’ambito delle ipotesi,
ma dato che la ricerca sta investendo sempre di più sulla medicina di
precisione, ci sono buone probabilità che nei prossimi anni quelle che
ora sono solo congetture diventino soluzioni concrete.
Come si vede sta è finito il periodo in cui al malato veniva
somministrata una pillola fintanto che la malattia regrediva fino
a cessare. L’apparizione dei c.d. farmaci generici formalmente
presentata come derivata dalla cessazione dei diritti di sfruttamento
da parte delle aziende creatrici è vera in piccola parte e contribuisce
senza dubbio ancora ai fatturati delle aziende ma ormai sono proprio le
terapie personalizzate che riescono ad affrontare le parti finali
di una malattia inesorabile come potevano essere certi tumori.
Qualcosa del genere è successo con l’aids di cui si preconizzò per
decenni la creazione e l’avvento di un vaccino o di una cura salvo
concludere quaranta anni dopo che non hanno trovato nel il
vaccino e nemmeno il farmaco risolutivo. Oggi chi è colpito dall’aids
se l’infezione viene trovata precocemente sopravvive (abbastanza )
bene. Tuttora proseguono le ricerche per trovare un vaccino contro
l’infezione ma molto più concretamente solo la terapia antiretrovirale
(ART) può rallentare efficacemente la replicazione del virus
nell’organismo. I farmaci antiretrovirali concorrono anche a rallentare
il danno al sistema immunitario. Ma, ad oggi, non esiste una terapia in
grado di eradicare l’HIV dall’organismo. Per questa ragione, è
importante la prevenzione e sviluppare un vaccino contro l’HIV/AIDS.
La ricerca sui farmaci anti-HIV ha sviluppato con successo farmaci
potenti ed efficaci per il controllo della replicazione virale, per
ridurre i danni al sistema immunitario e per prevenire o trattare la
maggior parte delle infezioni opportunistiche. Le terapie
antiretrovirali hanno apportato significativi miglioramenti
all’aspettativa e alla qualità di vita dei pazienti affetti da AIDS.
Tuttavia, queste medicine non sono in grado di eradicare il virus
dall’organismo, e alcune infezioni opportunistiche continuano ad essere
molto difficili da curare. Inoltre, bisogna sottolineare che solo una
piccola parte delle decine di milioni di persone sieropositive nel
mondo ha accesso alla terapia antiretrovirale. La maggior parte degli
individui che hanno accesso a queste cure vivono nei Paesi
industrializzati. Per tutti questi motivi, è urgente potenziare la
prevenzione tramite l’informazione al fine di evitare comportamenti a
rischio e sviluppare un vaccino efficace contro l’HIV.
Al momento, il costo finale dei farmaci antivirali diretti è
ufficialmente sconosciuto agli stessi medici che li prescrivono, poiché
l'accordo tra l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e le aziende
produttrici prevede una clausola di riservatezza, necessaria, secondo
quanto ha recentemente affermato il direttore dell'agenzia Luca Pani,
per ottenere un prezzo più conveniente dalle aziende, a beneficio del
sistema sanitario nazionale. Molto più concretamente il costo di queste
cure varia in relazione al livello di ricchezza dei malati nei
rispettivi paesi e quindi sarà più alto nei paesi occidentali e più
basso nei paesi a redito inferiore. Una ricerca in rete indica anche
differenze di grandezza 1:10:20.
Con l’avvento del covid19 pensiamo che tramonti definitivamente l’idea
del vaccino di poche decine di euro somministrato gratuitamente dalla
sanità nazionale in via preventiva. Il covid19 è una occasione troppo
ghiotta per le aziende farmaceutiche per seguire il lucroso criterio
del farmaco e della cura personalizzata anche perché il lockdown
ha creato uno stato di crisi tale che ormai le persone sono disposte a
sopportare tutto non solo in cambio di lavoro (e relativo compenso) ma
per via della libertà personale che hanno provato a perdere.
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