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REPUBBLICA ALLA FIAT
I SOLDI DELLA CRISI ALLA FIAT
Quando si perde il giornale di riferimento.
Ho sempre comprato e letto un quotidiano da quando sono diventato
grande, vale a dire ho potuto fare la patente e disporre di un libretto
di risparmio personale. Viaggiando o leggendo le pagine tempestose del
Manifesto Unità Repubblica Epoca (i reportages di Bonatti!) ed anche
L’Eco di Bergamo. Ne compravo uno solo per via delle finanze limitate.
Col tempo Unità e Repubblica restarono in campo poi la prima venne
suicidata ed anche la seconda mi sa che farà la stessa fine. Ti rendi
conto che un giornale si vuota quando riesci a leggere meno di
cinque articoli e il resto è esattamente identico a quello che trovi
sui concorrenti. L’avvento dell’editoria on line che si finanzia
con invadente e mostruosa pubblicità che ti fa venir voglia di darle
fuoco ha talmente ampliato (in meglio) l’offerta informativa di qualità
che l’esistenza di un quotidiano stampato su carta probabilmente non ha
neppure senso. Oggi. Oggi poi che la crisi economica ha ridotto le
entrate pubblicitarie per i giornali di carta ti domandi se chi fa un
giornale di carta lavori per se oppure non serva a produrre profitti a
tutt’altra gente.
Oggi non sento più la necessità di un giornale cartaceo e gradirei
potere fare un abbonamento agli articoli di un bene identificato numero
di giornalisti ed autori.
Era evidente che Repubblica man mano avanzava l’età del fondatore
e del proprietario –due persone che uniscono intelligenza
originalità e durezza esagerate- unitamente alla crisi del settore
finisse nelle mani di chi ha sempre avuto un sacco di palanche ed usa i
giornali per tutelare i propri interessi.
Ovviamente il sistema capitalistico non butterà via testate come
Repubblica o La Stampa (cartacee) perché il capitale non butta mai via
nulla. Pensate che fino al 1980 ascoltavamo la musica alla radio oppure
dai vinile e dai nastri magnetici. Quando uscì il CD si scatenarono i
media ad avvisare che sarebbero scomparsi nastri vinili: la
riproduzione perfetta era arrivata!. A distanza di 40 anni vivono
benissimo nastri, vinili, dat, cd.sacd e soprattutto vive
benissimo la musica digitale della quale si compera solo il diritto di
ascolto. Un tempo compravi il padellone e lo potevi rivendere senza che
nessuno potesse contestarti nulla: oggi non puoi vendere un brano
comperato e scaricato digitalmente in maniera perfettamente legale. Tu
comperi solo il diritto di ascoltarlo.
Vero che un giornale non sono solo poche decine di grammi di carta
stampata ma è un circolo dove si ritrovano persone di comune
sentire e quindi l’idea che uno si abboni agli articoli di una ventina
di autori “preferiti” ha tutto il sapore del fighetto originale ma del
resto questo succede da sempre. I grandi giornalisti e i politici hanno
le segretarie che ritagliano collezionano conservano catalogano ragion
per cui ieri c’erano un Biagi mentre oggi hai una Berlinguer o una
Merlino oppure un Floris oppure una Gruber ma ti rendi conto alla
svelta che gli archivi di riferimento sono davvero poveri e
leggerini e quindi l’esito del programma non merita il tempo di visione.
Ci sono le conferme sulla richiesta di prestito, garantito da SACE,
fatta da FCA a Intesa Sanpaolo. E’ stata la stessa azienda con sede a
Torino a diradare definitivamente i dubbi sulla vicenda, confermando
l’avvenuta richiesta (avanzata a fine aprile), l’ammontare del prestito
e le motivazioni che l’hanno spinta a questo passo.
Come si legge nel comunicato del Lingotto, i passati tre mesi sono
stati “un periodo senza precedenti, in cui le azioni tempestive messe
in atto per mettere al sicuro dipendenti, famiglie e comunità durante
l’emergenza da Covid-19, hanno comportato il totale blocco della
produzione e delle attività di vendita di FCA in Italia“. E ora che la
produzione può riprendere, la consociata italiana di FCA (la holding
del gruppo, che ha sede legale nei Paesi Bassi e sede fiscale a Londra)
ha necessità di liquidità per sostenere tutte le aziende dell’indotto,
evitando ritardi nei pagamenti ai fornitori.
Tradotto in soldoni, sono 6.3 miliardi di euro di finanziamenti
concessi da Intesa Sanpaolo e un pool di altre banche con lo Stato
(attraverso il “braccio operativo” di SACE) che farebbe da garante per
l’80% dell’ammontare. Ossia, nel caso in cui FCA Italy non fosse in
grado di ripagare il debito, le casse dell’erario potrebbero essere
costrette a restituire 5 miliardi di euro alle banche creditrici.
Fiat, Mediaset, Enel: quali sono le aziende italiane che hanno scelto il paradiso fiscale dell'Olanda
Il diritto societario dei Paesi Bassi è estremamente semplificato e con
una tassazione sugli utili finanziari quasi nulla: le plusvalenze
restano nelle tasche dei proprietari delle aziende
Andrea Greco scrive oggi su Repubblica che non c’è in campo solo Fca.
Nei 18 miliardi di euro di prestiti bancari controgarantiti da Sace
alla grande industria ci sono 250 “operazioni ordinarie” in cantiere,
quelle rivolte a gruppi con ricavi oltre 1,5 miliardi, più di 5 mila
dipendenti e che richiedano almeno 375 milioni.
Un elenco preliminare e ufficioso comprende Fincantieri, Aspi, Costa
Crociere, Maire Tecnimont, Api, Alpitour, Autogrill, Adr, Magneti
Marelli, Kos, Sogefi, Unieuro, La Rinascente, Ovs, Ariston, Safilo.
L’elenco cresce giornalmente, anche se finora i finanziamenti sbloccati
da Sace si fermano a 100 milioni perché le banche erogatrici devono
riunire i cda deliberativi. Nel palleggio di carte tra Roma e i
maggiori istituti si stima comunque che nei prossimi mesi non sarà
difficile prestare ai richiedenti del caso i 200 miliardi previsti dal
dl Liquidità: sia il terzo (circa) destinato a migliaia di Pmi e
coperto dal Fondo di garanzia Mcc, sia i due terzi che consentiranno a
centinaia di medie e 150 grandi imprese (tanti i potenziali richiedenti
cui serve autorizzazione per decreto ministeriale) di finanziarsi in
modo sicuro e a tassi medi più che dimezzati rispetto a quelli spuntati
sul mercato.
Adesso sorge una domanda: possibile che di tutte le società italiane
con sede fiscale in Olanda e Inghilterra si discuta soltanto di
FCA-Fiat?. E se ne discuta “solo” dopo?.
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CHE FORTE QUEL GORI!
Berghem come Venice, cosa volete di più? Uno spritz!? La fervida mente
della coppia Gori&Angeloni ha partorito l'ultima trovata del reame:
il senso unico in high city dalla Cittadella fino in Piazza Vecchia.
Ritorno sempre a senso unico discesa per via S. Lorenzo e
risalita per Via del Vagine: dove stazionerà una croce rossa per via
degli infarti eventuali. In alternativa giro della basilica di S. Maria
Maggiore e ritorno per via Arena, discesa sulle Mura, Baluardo di S.
Giovanni e Colle Aperto.
Questa rivoluzione pedonale non sarà ovviamente rispettata dalle auto
dei residenti e tanto meno dei settemila furgoni che assediano la
strada dalla Torre del Gombito fino a Piazza Mascheroni. I furgoni sono
intoccabili così come le auto dei negozianti che vanno e vengono per
portare l'abitino ye-ye dal magazzino fuori città alla bottega in
corsarola. Il senso unico è anche colpa dei troppi visitatori i
quali anziché rifugiarsi negli accoglienti bar ristoranti pizzerie
panetterie, osano perfino camminare a piedi leccandosi un gelato.
Per non dire male dei ciclisti cui la coppia Gori&Angeloni non
hanno ancora predisposto le rastrelliere in vari piazze della
città. Giusto perché è noto come i ciclisti siano dei poveracci o
dei fighettoni che non spendono e quindi fo di bale.
C'è solo da sperare che il PD cittadino non sia così imbecille da
sottoscrivere questa trovata e, proprio perché Gori è al suo ultimo
mandato, il PD lo sfanculi discretamente. Lui e l'Angeloni.
Chi immaginava una estate silenziosa con le Mura rispettate
dall'invasione della movida deve ravvedersi: i locali
cittadini che non potranno allargarsi sugli spazi pubblici esterni –già
immaginano il suk in Piazza Vecchia o dalle parti di Piazza Pontida-
potranno allestire un insediamento nei parchi cittadini purchè…
coi cancelli d'ingresso. Stile barocco rococo.
Ma arrivano i designers: mica paglia!. Architetti e Maestri del Paesaggio
valuteranno i nuovi maxi de hors. Qui occorre una maxi citazione: (si)
prevede una riorganizzazione degli spazi pubblici all'aperto per
permettere a chi ha un'attività di allargarsi all'esterno, visto che le
misure anti contagio hanno ridotto la capienza dentro i locali. Il
Comune ha invitato l'Ordine degli Architetti di Bergamo e
l'Associazione I Maestri del Paesaggio a lavorare insieme per scrivere
le linee guida da seguire per queste occupazioni temporanee del suolo
pubblico. «Questa collaborazione — dice l'assessore alla
Riqualificazione urbana Francesco Valesini — è preziosa per riuscire a
conciliare la rapidità delle decisioni, nell'interesse dei commercianti
che ora vogliono riprendere la propria attività, e l'attenzione alla
qualità degli spazi pubblici».
Verranno indicate le tipologie di strutture ammesse, le attrezzature e
i materiali vegetali da usare. Si tratta di linee guida che dovranno
essere seguite sia da chi ha già un dehors ma vuole allargarlo, sia da
chi chiede lo spazio per la prima volta. L'Ordine degli Architetti e I
Maestri del Paesaggio valuteranno le richieste insieme al Comune, anche
per velocizzare le pratiche e concedere presto i permessi.
«Dialogare e condividere è il primo vero successo di questo programma
che noi alimenteremo con un successivo laboratorio progettuale», spiega
il presidente dell'Ordine degli Architetti, Gianpaolo Gritti. Durante
il laboratorio, verranno raccolte idee operative per cinque zone
individuate con l'amministrazione, da sintetizzare poi in una specie di
«cassetta degli attrezzi» da usare per intervenire sullo spazio urbano.
«Daremo il nostro aiuto — aggiunge Maurizio Vegini, presidente di
Arketipos (l'associazione dei Maestri del Paesaggio, ndr) — per
un'iniziativa che, ci auguriamo, porti maggiore vivibilità nelle piazze
e nelle vie e qualità complessiva, che significano benessere e
rafforzano ”Bergamo Città del Paesaggio”».
Il messaggio è chiaro. Buttare fuori da città alta chi non spende e
trasformarla in una grande circo alla faccia del covid19 tanto se
dovesse ri-comparire la politica- Gori in testa-ha già pronto i
colpevoli da mirare: la gggente. Tanto lui è all'ultima tornata come
sindaco e quindi chissenefrega del dopo.
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DUE HATER: CHI LI MANDA?
Che ci stanno a fare due hater – un anziano di Calusco d'Adda e l'altro (pure anziano) di Mozzo- sul sito Sei di Curno se?.
Quello di Calusco d'Adda tale Sperandio Mangili è un iscritto al PD, ha
avuto responsabilità nel PD caluschese e milita nella c.d.
sinistra del partito, quella che p.e. esempio in consiglio comunale di
Bergamo sostiene la lista Cremaschi. Quando è stato beccato come hater
ha provveduto a ripulire dalla rete tutto quel che poteva: era
divertente leggere il suo profilo nella pagina FB personale,
intestazione cambiata poche ore or sono.
L'altro hater è Luigi Rota è di Mozzo ed annovera molti amici nella
combriccola della sinistra piddina è il classico storico
paesan-parrocchiale. Un tempo questo ruolo lo ricoprivano i prevosti
che avevano accesso e compilavano il cronicon. Lui fa anche di
peggio in quanto non avendo la benché minima formazione culturale
(almeno i prevosti erano bene indottrinati da chi di dovere) , la va a
pescare in rete senza capire il senso di quel che legge e
copia&incolla.
A Curno abbiamo avuto come fotografo ufficial-popolare il mitico Leidi,
il quale era un bravo fotografo “ufficiale del potere”,
aveva fondato gli “Amici della Lirica” ed era un abile
preparatore di tutti i mezzi di riproduzione sonori e illuminotecnici
necessari quando c'era una manifestazione pubblica. Sempre a Curno
abbiamo avuto gli storici ufficiali che furono un cartolaio
democristiano, un intellettuale socialista che fece la Resistenza
nascosto nel fienile della morosa, un esploratore di caverne di
provenienza cittadina che perlomeno ne ha indovinate qualcuna.
Ovviamente c'abbiamo anche dei testi ufficiali scritti da professoroni
con tanto di imprimatur del Comune. Tutti testi redatti da persone che
avevano imparato la storia sul sillabario delle elementari e sul
mini-testi-depurati delle superiori.
Come gli straventi d'estate, sulla pagina FB di “sei di Curno se” si
avventano contro di noi su argomenti eterogenei soggetti provenienti
da parti diverse che hanno amicizie con persone dentro il PD o
che fiancheggiano il Pd. Chissà perché. Partito del quale ce ne
siamo liberati dal momento che è meglio sbagliare da soli che
ragliare in compagnia. Però questo blog da fastidio sia alla
maggioranza che amministra il paese bello da vivere –un
insieme di madamine modello Caritas illuminate ovviamente dalla Spirito
santo- e quindi da questa maggioranza politica e dal suo maggiore
azionista elettorale –il PD appunto- promana «l’ordine» –che era il
ritornello dell'attuale segretario piddino curnese semmai il covid19
l'abbia conservato- che saremmo degli ignoranti e racconteremmo
un sacco di balle. I due haters hanno lo stesso linguaggio.
Il fatto è che da sempre il cemento che tiene assieme destra centro e
sinistra (semmai il PCI curnese in mano per mezzo secolo da
Giuseppe Pelizzoli fosse un partito comunista) è cementato nelle
fondamenta del centro commerciale di via Fermi quando nacque come
figlio della Rinascente-Fiat e fu costruito da una società della Lega
delle Coop emiliane (che ne restò comproprietaria per alcuni anni) su
un terreno di un caporione missino che diventerà ministro degli
esteri nel governo Monti. Del tutto “casualmente” il caporione missino
era anche un ambasciatore dell'Italia a NewYork ed aveva come avvocato
di fiducia (perfino nella pratica di divorzio) un ex deputato
bergamasco del…PCI.
Non ci vuole molto a capire che quando riveli questo segreti (li
leggi su Dagospia...) diventi obiettivo di tutto quel
mischiotto che è oggi il PD e dei suoi killers o haters.
Se poi le schegge di quel disastro –l'alleanza dc+psi+pci- che
partorì il centro commerciale e la conseguente pioggia di benefici a
tutti i partiti annessi e connessi arrivano fragorosamente fino
ai giorni nostri –nell'ultima sindacatura della Serra- con una
bottarella di diecimila euro pagati dal comune per l'occupazione
di un suolo sempre di proprietà del ministro aennino sostenuto nella
pratica sempre dall'avvoca to ex deputato PCI oppure
–l'altr'anno- arriva sul groppone del comune –sindacatura Gamba- una
sentenza che costa 650mila euro per una delibera approvata da
molti dc (non tutti)+psi (tutti)+ pci (non tutti: le donne no e poi se
ne vanno dalla sezione) in danno di un privato per favorire la
costruzione del centro commerciale, si comprende che ogni occasione
per mazzuolare chi pubblica tali notizie è buona. Se non altro
perché arriverà pure un giudice di Roma che chiederà a tutti quegli ex
consiglieri che votarono la delibera di restituire somme interessi
rivalutazione danno morale al comune e via cantando e sommando. Magari
li chiederanno pure agli eredi. Quindi anche se parla d'altro meglio
mazzolare in anticipo per fargli ricordare la lezione.
Naturalmente i diretti interessati non si espongono mai ma mandano avanti i killer o gli hater. .
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