A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1224 DEL 09 MAGGIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















CONTRORDINE:L’OSPEDALE IN FIERA
DIVENTA UN AMBULATORIO
1 - L’avvio del pezzo di L’Eco è di quelli che fanno il pelo e il contro pelo: “in ogni caso, proprio l’Agenzia di tutela della salute fa sapere che ad oggi sono 7.212 i test sierologici effettuati nella Bergamasca dal 23 aprile al 6 maggio su cittadini e operatori sanitari. Nella prima settimana di indagine – dal 23 al 29 aprile - i prelievi hanno riguardato 1.054 cittadini della Valle Seriana e 1.527 operatori sanitari delle Asst Papa Giovanni XXIII, Bergamo Est e Bergamo Ovest: gli esiti dimostrano che il 62% dei cittadini è risultato positivo agli anticorpi, percentuale che scende invece al 23% fra i sanitari. Nella seconda settimana – dal 30 aprile al 6 maggio – sono state testate altre 1.549 persone fra Valle Brembana, Dalmine, Seriate e 3.082 operatori sanitari: ad aver sviluppato anticorpi il 57% dei cittadini e il 24% dei sanitari”.
Praticamente la popolazione è stata abbandonata a se stessa e sta raggiungendo a proprie spese l’immunità di gregge. Stile dell’inglese Boris Johnson. Vero che dal 62% al 95% c’è ancora un bel salto, ma se in piena quarantena abbiamo raggiunto quel livello, c’è da immaginare che adesso si farà anche meglio.
Alla faccia di chi loda quegli angeli che avrebbero fatto  miracoli negli ospedali mentre si lamentavano l’abbandono delle superiori autorità senza dpi e senza tute: infatti loro esposti al rischio sono immuni solo al 24%. Quindi i normali cittadini hanno avuto meno fortuna di loro e maggiore esposizione. Diciamo che pure L’Eco ha svelato la balla.
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MANCANO OPERE ESSELI
E NE PROGETTANO DI INUTILI
Ennesima lite tra maggioranza ed opposizione in Parlamento per il finanziamento della ferrovia dal Caravaggio alla stazione di Bergamo RFI. Adesso quest'opera entra nel gruppo delle opere strategiche per le prossime Olimpiadi invernali te. Un fatto che non cambia la sostanza delle cose, secondo la maggioranza Pd-M5S: l'opera resta in programma e finanziata. Ma trasloca: dal contratto di programma, tra Rfi (gruppo Fs) e ministero, alla legge Olimpiadi.  Un'altra opera che dovrebbe finire nel capitolo olimpico (Milano-Cortina 2026) è la va­riante di Trescore, un centina­io di milioni di euro di lavori. Per il collegamento ferrovia­rio per Orio ne servono 170. E la Regione teme che risorse per entrambi i cantieri non ce ne siano. «Le opere sono fi­nanziate — ribadisce Martina — ma bisogna anche chieder­si esattamente cosa stia facen­do la Regione per realizzarle». si è sempre detto che gli investimenti pubblici ma a carico delle Regioni PER LE Olimpiadi 2026 dovevano ammontare a poco più di 350 milioni di euro. Invece Lombardia e Veneto ricevono addirittura un miliardo, distribuiti negli anni. Nel finanziamento si suggerisce anche la destinazione, ma tenendosi il più vago possibile: potranno essere utilizzati per gli impianti previsti dal dossier, ma visto che lì i soldi avanzerebbero, anche per “opere connesse”, o ancora più genericamente “opere di contesto”. Quindi praticamente tutto. Dalle prime indiscrezioni, dovrebbero essere investiti principalmente sulla rete viaria. Sta ai governatori Zaia e Fontana, d'intesa col ministero delle Infrastrutture (che fa capo alla ministra De Micheli) stilare la lista della spesa: di fatto grazie alle Olimpiadi le due Regioni più ricche d'Italia potranno rifarsi il look.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

































































































































































































































CONTRORDINE:L’OSPEDALE IN FIERA
DIVENTA UN AMBULATORIO
1 - L’avvio del pezzo di L’Eco è di quelli che fanno il pelo e il contro pelo: “in ogni caso, proprio l’Agenzia di tutela della salute fa sapere che ad oggi sono 7.212 i test sierologici effettuati nella Bergamasca dal 23 aprile al 6 maggio su cittadini e operatori sanitari. Nella prima settimana di indagine – dal 23 al 29 aprile - i prelievi hanno riguardato 1.054 cittadini della Valle Seriana e 1.527 operatori sanitari delle Asst Papa Giovanni XXIII, Bergamo Est e Bergamo Ovest: gli esiti dimostrano che il 62% dei cittadini è risultato positivo agli anticorpi, percentuale che scende invece al 23% fra i sanitari. Nella seconda settimana – dal 30 aprile al 6 maggio – sono state testate altre 1.549 persone fra Valle Brembana, Dalmine, Seriate e 3.082 operatori sanitari: ad aver sviluppato anticorpi il 57% dei cittadini e il 24% dei sanitari”.
Praticamente la popolazione è stata abbandonata a se stessa e sta raggiungendo a proprie spese l’immunità di gregge. Stile dell’inglese Boris Johnson. Vero che dal 62% al 95% c’è ancora un bel salto, ma se in piena quarantena abbiamo raggiunto quel livello, c’è da immaginare che adesso si farà anche meglio.
Alla faccia di chi loda quegli angeli che avrebbero fatto  miracoli negli ospedali mentre si lamentavano l’abbandono delle superiori autorità senza dpi e senza tute: infatti loro esposti al rischio sono immuni solo al 24%. Quindi i normali cittadini hanno avuto meno fortuna di loro e maggiore esposizione. Diciamo che pure L’Eco ha svelato la balla.
La questione è che adesso le ATS-Regione hanno smesso di fare tamponi e prove sierologiche se non a pagamento oppure quando hai dei sintomi ben precisi della pandemia: se li vuoi fare devi pagare di tasca tua. Epilogo atteso di cui i Bergamaschi, fierissimi ed orgogliosi elettori del governo di centrodestra in Regione si  sono meritati assieme agli oltre 3.000 morti. Che hanno alleggerito di spese privati regione comuni inps. Una fortuna insperata per le casse pubbliche e private. Soprattutto per gli ospedali che per il 40% in Lombardia sono privati.

Quel 62% di cittadino con anticorpi e quel 24% nel personale  (medico e infermieristico) contraddice (almeno per metà di sicuro) un autorevole scritto del direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi con i medici Stefano Fagiuoli e Luca Lorini che in un articolo sul New England Journal of Medicine illustrano le possibili cause della larga diffusione di Covid 19 a Bergamo e provincia, puntando il dito contro la mancata zona rossa e i pochi test effettuati sul personale sanitario.
Sulla mancata dichiarazione della zona rossa nei paesi all’imbocco della Valle Seriana se ne è discusso abbastanza  ma – ci scommettiamo gli attributi- nessuno ma proprio nessuno avrebbe avuto il coraggio di firmare il blocco perché significava isolare l’intera valle.
Sulla seconda parte  per la risposta all’articolo bastano i numeri delle prove ATS.
 Il dott. Lorini è  quello che sempre in un articolo-intervista su BGnews diceva/prescriveva/ suggeriva che  i contagiati dovevano stare isolati dagli altri, dimenticando il piccolo particolare che se un marito o un figlio sono contagiati, delle due l’una: o vanno a dormire sotto un ponte per non infettare il resto della famiglia oppure sbattevano fuori casa la famiglia. Qualche volta anche se sei un primario varrebbe la pena di fare mente locale: ma questo modo di ragionare è abbastanza tipico dei primari che vedono solo i problemi da PROPRIO punto di vista e non dal punto di vista del malato e della sua  famiglia.
Senza contare il fine linguaggio poetico  nell’illustrare le sentenze di morte: Le decisioni difficili su quali pazienti sarebbero stati assegnati ai ventilatori sono state prese usando un punteggio cumulativo per i pazienti che ha tenuto conto dell’urgenza delle necessità di ciascun paziente e delle possibilità del paziente di beneficiare del trattamento.  Morale della favola ecco il risultato: Dei primi 510 pazienti con Covid-19 confermati che sono stati ammessi, il 30% è deceduto. Ale!.





2 - Stefano Serpellini ieri su L’Eco scriveva a proposito dell’ospedale alla Fiera di Bergamo:
«La speranza è che non serva più», confida il responsabi¬le sanitario dell’ANA Oliviero Valoti. E co¬sì, l’ospedale da campo dell’Asso¬ciazione nazionale alpini (Ana) allestito alla Fiera di Bergamo potrebbe avviarsi verso la chiu¬sura. «L’obiettivo è di tenerlo operativo sino alla fine di maggio - spiega Valoti -, poi valuteremo in base a quanto sarà accaduto da qui ad allora. È un presidio stra¬tegico, che s’era prospettato di realizzare per de¬congestionare gli ospedali bergama¬schi nel momento di massima affluenza di pazienti Covid, ma che fin dall’inizio s’era deciso di tenere aperto per motivi precauzionali anche una volta terminato il picco dell’emergenza”. L’ospedale Ana alla Fiera è stato definito la nona torre del «Papa Giovanni» di Bergamo (l’ottava è il nosocomio di San Giovanni Bianco che fa parte del¬la stessa Asst), del quale è in pra¬tica un reparto esterno di terapia intensiva. Erano 142 i posti letto previsti originaria¬mente, ma il presidio Ana ha sempre ospi¬tato non più di una quarantina di pa¬zienti. «Attualmente ne sono ricoverati 36. Non siamo mai arrivati all’operativi¬tà massima perché non serviva, per fortuna - ragiona Valoti, che dell’Asst Papa Giovanni è direttore dell’Emer¬genza intra-extra ospedaliera -. Non è questione di numeri risica¬ti nel personale: se fossero serviti più medici e infermieri, la Protezione civile era infatti pronta a fornirceli per portarci a pieno regime». Affermazione non dimostrata dal momento che  il presidio ha funzionato per merito dei medici e infermieri di MSF piuttosto di quelli arrivati fuori tempo massimo dalla Protezione Civile nazionale.
Il dg del Papa Giovanni ribadisce il concetto: «Il presidio in Fiera non perderà la sua funzione, che è quella di restare prudenzialmente allestito in vista di una possibile ripresa del virus, e di essere impiegato per tutti quei bisogni, ambulatoriali soprattutto, legati alla Fase 2. Il Covid è una malattia che richiede anche controlli successivi alla dimissione e grazie a questa struttura avremo ulteriori spazi da utilizzare in tal senso». Certo, a patto che Protezione civile e Ana continuino a fare la loro parte. «Resteremo in Fiera sicuramente fino al 31 luglio (la data dell’ordinanza di requisizione dell’immobile, ndr) e c’è un’ipotesi concreta di proseguire fino al 31 dicembre», afferma il capo della Sanità alpina Sergio Rizzini.
Quello di cui nessuno vuole parlare –altrimenti se ne deve caricare l’incombenza economica- si chiamano “costi materiali” per il funzionamento della struttura. Del resto il messaggio di ieri di Valoti che nemmeno troppo   velatamente annunciava lo smantellamento della struttura era proprio quello: chi paga per andare avanti? Chi paga per la sostituzione degli impianti consumati o rovinati?. Il messaggio di Valoti aveva spaventato due volte sia la direttrice Maria Beatrice Stasi del Papa Giovanni che la Regione di Fontana e Gallera e della Terzi (bergamasca di Dalmine).
Come se la permanenza fino a dicembre fosse una questione banale alla luce della vicenda sui danni che l’ente di gestione delle manifestazioni aveva già messo in campo fin da questa prima occupazione dell’immobile: le banche che hanno finanziato l’opera vogliono le rate del mutuo e quindi qualcuno dovrà pagare l’ente mutuatario.

3 - Non contenti di questo caso eccone scodellato un altro. L’ATS ferma i test sierologici. Anche i medici di base sono critici. Il perché è presto detto. Il 30 aprile i medici del territorio ricevono una comunicazione da Ats Bergamo nella quale si informa che ciascun dottore potrà segnalare un elenco di pazienti titolati a fare i test sierologici . La missiva arriva ai medici giovedì 30 aprile sul far del tardo pomeriggio: mancano poche ore al ponte del 1° maggio e non tutti i medici vedono la mail subito. Sta di fatto che il primo giorno lavorativo utile, ovvero lunedì 4, i medici tornati alla scrivania vedono l’informativa. E, dopo aver composto la lista di pazienti titolati a fare il test, iniziano a caricare sul portale nomi e cognomi. «Peccato che, dopo qualche ora, attorno alle 17 di lunedì 4, ci viene mandata un’altra comunicazione – spiega la bergamasca Paola Pedrini, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale –. Il campione di persone da testare è stato raggiunto e non ci è più possibile indicare nostri pazienti. Io, per esempio, sono riuscita ad indicarne uno solo. Chi è stato fortunato e ha inserito i pazienti nel weekend ha potuto farlo senza limite. Per chi se n’è occupato lunedì, invece, c’è stato pochissimo tempo a disposizione. Il risultato è che adesso i medici non possono più segnalare i pazienti che hanno diritto a questo esame».


4 - Sempre ieri mette i piedi nel piatto già dolente anche il professor Roberto De Vogli dell’ Università di Padova il quale sottolinea come non si consoce ne si comprende la ratio con cui è stato messo assieme il comitato tecnico scientifico dal momento che le figure selezionate non sembrano essere state scelte in base ai criteri di esperienza e capacità su temi cruciali come la valutazione di efficacia degli interventi di salute pubblica a livello di popolazione, l’epidemiologia, la salute globale, le politiche sanitarie e la sorveglianza delle malattie infettive.
Borrelli ad esempio, responsabile di nominare il comitato stesso, è un dottore commercialista esperto in terremoti! La sensazione che si ha, leggendo i nomi dei membri del comitato, è che la selezione sia avvenuta dando priorità agli aspetti “politico-personali” più che tecnico-scientifici. E’ singolare poi il fatto che 18 componenti su 20 lavorino a Roma.
E Andrea Crisanti, che da mesi consiglia il paese di usare più tamponi e ha salvato migliaia di vite in Veneto grazie alla sua strategia indipendente,come mai non trova spazio nel comitato? Ranieri Guerra, del comitato tecnico scientifico e direttore aggiunto Oms, affermava che i test di massa (agli asintomatici) erano “scientificamente inutili” e “logisticamente impossibili” mentre Walter Ricciardi, rappresentante italiano del comitato esecutivo dell’Oms, rimproverava la strategia di Crisanti in Veneto per aver disatteso le linee guida del comitato tecnico scientifico e Oms.
Ora però il governo (e il comitato tecnico scientifico?) ha annunciato 5 milioni di tamponi e test della app a fine maggio. Come diceva lo stesso Crisanti, con le direttive dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms si è perso almeno un mese: “Non si è capito che fare i tamponi, e particolarmente farli ai contatti e a quelli che potenzialmente sono entrati in contatto con la persona infetta, abbatte la trasmissione.”
La nuova strategia sui tamponi è una buona notizia, ma allo stesso tempo è la prova che davvero il comitato tecnico scientifico ha perso almeno un mese (ad essere generosi), prima di adottare una misura già scientificamente considerata efficace dopo l’esperimento di Vo’ e la pubblicazione di articoli su riviste scientifiche internazionali peer reviewed come Science e Nature (il caso della Sud Corea, Taiwan, Singapore e Hong Kong).

5 - Concludendo la cronaca delle ultime e penultime ventiquattro ore appare evidente un fatto: la bassa utilità dei due ospedali da campo allestiti alla Fiera di Milano e Bergamo (ne bastava uno ed avanzava metà anche di quello). La necessità di investire immediatamente sia per produrre dpi che  di effettuare quanti più tamponi possibili non tanto per avere un quadro maggiormente attendibile ma per dare ai cittadini l’informazione necessaria per un maggiore rispetto della quarantena. Se lo sai che sei infettante stai a casa con maggiore sollecitudine che col solo sospetto che forse anche tu potresti.
Infine emerge ancora una volta la cieca fiducia nella chimica e nelle macchine prima che nella conoscenza e nella prevenzione. Anche fare i tamponi a livello di grandi numeri è prevenzione ed infatti proprio l’esperienza di Vò l’ha dimostrato.
Ma la questione è che bisogna fare girare le palanche e queste girano solo negli ospedali e negli ordini di materiali ed attrezzature. A pensare male si fa peccato, ma poi qualcuno farà i conti di quanto è costata alla sanità regionale questo covid19 e quanto si sono spartiti gli ospedlai pubblici e quelli privati. Tempo al tempo sapremo tutto.

6 - Bergamo città. Due pensionati di 72 e 77 anni usciti di casa si riposano su due panchine distanti almeno otto metri e chiacchierano a distanza, mascherino muniti. Sul marciapiedi tra i due anziani seduti arriva un tipo prestante su un vespa, si toglie il casco, gli cade la mascherina dal volto perché ha un legaccio rotto e rivolto ai due: non potete stare seduti  sulle panchine!. Uno dei pensionati gli chiede chi sia e quello si presenta: sono il comandante della stazione dei carabinieri. Un carabinieri in moto sul marciapiedi senza mascherina?. Poiché  intanto che stavano seduti sono già transitati due vigili in auto ed anche una pattuglia di PS che adesso sta rimbrottando due ragazze che –sull’altro lato della strada- sbafano due portentose coppette di gelato sedute quasi gomito a gomito e nessuna guardia li aveva richiamati, uno dei due domanda come facciamo a sapere che lei è davvero chi dice di essere?. Il tipo prestante vespista sul  marciapiedi senza mascherina ripete di essere il comandante della vicina caserma dei carabinieri. Uno dei due  pensionati comincia ad armeggiare col cellulare per immortalare il prestante vespista con la moto sul marciapiedi senza mascherina e quello di nuovo ordina: dovete camminare, non stare fermi a prendere il sole. Peccato che entrambi fossero seduti del tutto in ombra. Tra parentesi: il prestante vespista in moto sul marciapiedi senza mascherina è davvero il comandante della vicina stazione dei carabinieri. Pare che la foto del prestante vespista a cavallo della moto di fronte e di retro sia stata spedita al comandante provinciale dei CC.

MANCANO OPERE ESSELI
E NE PROGETTANO DI INUTILI
Ennesima lite tra maggioranza ed opposizione in Parlamento per il finanziamento della ferrovia dal Caravaggio alla stazione di Bergamo RFI. Adesso quest'opera entra nel gruppo delle opere strategiche per le prossime Olimpiadi invernali te. Un fatto che non cambia la sostanza delle cose, secondo la maggioranza Pd-M5S: l'opera resta in programma e finanziata. Ma trasloca: dal contratto di programma, tra Rfi (gruppo Fs) e ministero, alla legge Olimpiadi.  Un'altra opera che dovrebbe finire nel capitolo olimpico (Milano-Cortina 2026) è la va­riante di Trescore, un centina­io di milioni di euro di lavori. Per il collegamento ferrovia­rio per Orio ne servono 170. E la Regione teme che risorse per entrambi i cantieri non ce ne siano. «Le opere sono fi­nanziate — ribadisce Martina — ma bisogna anche chieder­si esattamente cosa stia facen­do la Regione per realizzarle». si è sempre detto che gli investimenti pubblici ma a carico delle Regioni PER LE Olimpiadi 2026 dovevano ammontare a poco più di 350 milioni di euro. Invece Lombardia e Veneto ricevono addirittura un miliardo, distribuiti negli anni. Nel finanziamento si suggerisce anche la destinazione, ma tenendosi il più vago possibile: potranno essere utilizzati per gli impianti previsti dal dossier, ma visto che lì i soldi avanzerebbero, anche per “opere connesse”, o ancora più genericamente “opere di contesto”. Quindi praticamente tutto. Dalle prime indiscrezioni, dovrebbero essere investiti principalmente sulla rete viaria. Sta ai governatori Zaia e Fontana, d'intesa col ministero delle Infrastrutture (che fa capo alla ministra De Micheli) stilare la lista della spesa: di fatto grazie alle Olimpiadi le due Regioni più ricche d'Italia potranno rifarsi il look.
Intanto anche Autostrade Bergamasche che dovrebbe realizzare in projet financing  la Bergamo-Treviglio chiede alla Regione  la bellezza di 130 milioni e questo scatena la reazione dei sindaci  sia di quelli favorevoli che vorrebbero maggiori vantaggi e controlli per gli utenti vista la compartecipazione pubblica alla spesa che da parte dei numerosi sindaci contrari all'opera.
«Siamo sempre stati con­trari a quest'opera — spiega il sindaco di Stezzano Simone Tangorra —. Il nostro territo­rio verrebbe tagliato in due in una zona sensibile come quella del Santuario della Ma­donna dei Campi. Ora di fron­te al lievitare in maniera espo­nenziale del contributo pub­blico siamo ancora più con­trari. Con 130 milioni si può mettere mano a una viabilità alternativa come si è sempre ipotizzato».
Sulla stessa linea il Comune di Levate, da sempre tra i più critici. Perplessa  anche il sindaco di Pontirolo Gigliola Breviario e il sindaco di Ver­dello Fabio Mossali: «Come molti amministra­tori — dice — siamo perplessi dall'entità del con­tributo chiesto per un'opera che non si sa se funzionerà. Con molto meno si potrebbe­ro chiudere situazioni di via­bilità aperte da tempo a parti­re dalla nostra tangenziale. Con un milione di euro in più si potrebbe fare tutta”.