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FASE2 PER LA SCUOLA? DOPPI TURNI, DOPPIO DI INSEGNANTI
SABATO E DOMENICA A SCUOLA, NIENTE TEMPO PIENO
SPORT DUE VOLTE ALLA SETTIMANA, COMPITI A CASA
METÀ ORARIO DI LAVORO A UN GENITORE
I principali problemi della Fase2 sono la scuola e i trasporti pubblici
che essendo fisicamente immodificabili, per mantenere la distanza tra
le persone bisognerà ridurre la con-presenza nelle stesse in spazi
fisici come le aule o le vetture. Assieme alla decisione di sopportare
qualche rischio da tenere sotto controllo più del resto: un maggiore
affollamento e quindi la dotazione di mascherine che non siamo
puramente di facciata. Perlomeno delle FP2 che filtrano il 92% verso
l'sterno e verso chi le indossa.
Dimezzare e controllare l'accesso dei passeggeri sui mezzi pubblici si
può fare benissimo anche con qualche ammennicolo elettronico applicato
presso le porte – vale a dire dei contatori che calcolano quanti
salgono e quanti scendono (già immaginano l'Arcuri alle prese di questa
app…)- e la chiusura automatica delle porte magari non a scatto tipo
cesoia come sono adesso.
Poi i mezzi pubblici potrebbero essere dotati di nebulizzatori a
bassissimo dosaggio negli impianti di areazione in modo da mantenere
migliori condizioni in funzione del carico di passeggeri.
Indubbiamente non è una soluzione totale ma avrebbe dei costi
sopportabili per le aziende di trasporto –la soluzione potrebbe essere
unica a livello nazionale- e senza rendere necessario un massiccio
acquisto di vetture.
Va da se che un sistema del genere, se bene implementato,
potrebbe consentire un controllo prossimo ai 99% del possesso del
titolo di viaggio dei passeggeri visto che fare dialogare il cellulare
con un rilevatore sul bus consente le verifica e l'eventuale addebito
del costo della corsa (su un credito o sulla bolletta dell'acqua o
della luce…).
Per la scuola già immaginiamo la levata di scudi degli insegnanti
davanti all'idea di dividere il proprio orario nelle due mezze giornate
(che poi se sono bravi decidono se stare solo da una parte: ma abbiamo
dei dubbi in merito) e poi aggiungervi magari anche il sabato e
la domenica mattina.
Non c'è molto da fare se vogliamo dimezzare la con-presenza degli
allievi nelle aule. Che poi comporta anche qualche rischio che comunque
con adeguati DPI-FP2 si può anche correre, così come si può anche
accettare che in mensa non adottino il dpi al momento del pranzo.
Evidente che con questo allargamento orizzontale dell'orario scolastico
bisogna aumentare il numero di insegnanti e quindi della spesa pubblica
statale che però potrebbe essere anche in parte supportata da una
sostanziale compressione dei piani del diritto allo studio limitandoli
solo all'essenziale.
Oltre che dei costi di mantenimento degli edifici.
I problemi maggiori ci sono per quelli fino ai sei anni che per ovvie
ragioni non possono sopportare una divisione così radicale della
propria giornata e quindi più che porsi il problema di aumentare il
numero di scuole c'è il problema economico per le famiglie… che è
davvero enorme.
L'ultimo problema sta nel fatto che per implementare queste poche idee
ormai non c'è più tempo visto che il Paese è in balia di un
governo che sta su con le stanghe, di una ministra che cura di più i
propri labbroni che il proprio ministero e di costi che –appena chi di
dovere annusa l'orientamento- provvede subito a mazzualare addosso a
Comuni e genitori. Dimenticando i mille sindacati della scuola che pure
vorranno dire la loro sul destino del milione di addetti.
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CARO CONTE, NON SARÀ COLPA
DEI CITTADINI SE L’EPIDEMIA
RICOMINCERÀ DI NUOVO
Possiamo anche ammettere che allo scoppio della pandemia l’Italia non
disponesse nei magazzini 180 milioni di mascherine fatte con la carta
da culo (le c.d. chirurgiche) vale a dire tre mascherine a testa
(necessarie per una-due settimane) per ciascun sfigato nato sotto lo
stellone. Possiamo anche ammettere che gli ospedali disponessero solo
di 5.324 posti in terapia intensiva e 2.974 nei reparti di malattie
infettive e altrettanti respiratori (2018). Non fosse altro che nessuno
ha spiegato alla casalinga di Voghera e a suo marito da Valbondione che
queste macchine e questi materiali non si possono mantenere in
magazzino indefinitivamente in attesa di un utilizzo potenziale visto
che ogni cinque anni bisogna cambiarli con macchine e materiali più
moderni. E pantalone li dovrà pagare.
Possiamo anche ammettere che il governo si circondi di consulenti
preparati per affrontare i diversi aspetti e problemi che pone questa
nuova e improvvisa pandemia e a noi cittadini semplici importa
zero sapere chi sia stato il paziente zero, l’uno, il due ecc.: non
incolpiamo nessuno perché sappiamo benissimo che poteva capitare a
ciascuno di noi.
L’altro ieri il presidente del consiglio Conte nel suo (consueto)
messaggio serale (per rovinarci la cena e la nottata) ha ammonito il
popolo bove che l’epidemia potrebbe ripartire. Una balla grande come
una casa. L’epidemia è tuttora in corso, non c’è un solo indizio
empirico che sia finita, quindi la prima cosa che doveva dirci è che
loro, politici, adesso hanno cambiato idea. Ci ha fatto credere che
prima avremmo fermato l’epidemia, e poi avremmo riaperto. Invece ora ci
dice che riapre ad epidemia in corso, esponendo tutti noi a rischi
drammatici. Bene. Bravi. L’inganno più grande è scaricare su di noi,
comuni cittadini, la responsabilità di impedire una nuova esplosione
del contagio. Troppo comodo. Questo lo potreste dire se, in questi
mesi, ci aveste messi in condizione di difenderci. Se, dopo settimane e
settimane in cui siamo stati dimenticati nelle nostre case (o nelle
nostre residenze per anziani), senza assistenza, senza mascherine,
senza tamponi, ora foste in grado di dirci: state tranquilli, ora le
mascherine ci sono per tutti, ora un tampone non ve lo negheremo più,
ora i medici vi verranno a trovare a casa quando state male. Invece su
tutto questo non una parola, non un numero. Poi arriva quello puina
bagnada di Arcuri che confessa o denuncia che le regioni hanno
imboscato 40milioni di mascherine anziché distribuirle. Come se
distribuire le mascherine fosse lanciare una manciata di coriandoli:
costano pochi centesimi a produrle e costano dieci volte
tanto a distribuirle. Chi paga la distribuzione? Il prevosto (se
nel frattempo non è morto di covid19)?.
Per non parlare dei tamponi, che avete negato negato negato e
disincentivato in tutti i modi, nascondendovi – finché vi è stato
possibile – dietro le direttive dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità. E ora che l’OMS ha fatto macchina indietro, e invita a fare
tamponi (“test, test, test”), perché continuate a farne così pochi? Non
lo sapete che i paesi in cui la conta dei morti è meno drammatica sono
quelli che hanno puntato sui tamponi di massa? Quanti dati, quante
analisi, quanti grafici dobbiamo darvi per convincervi che le cose
stanno così? Ah, già: non volete seguire l’esempio del Veneto.
Dopo due mesi tutti gli italiani dai 13 anni in avanti dovevano già avere provato due tamponi.
Tra parentesi. Non avete nemmeno comunicato quanto costino i tamponi e
gli esami sierologici e ci scommettiamo che domani la solita Milena
Gabanelli rivelerà che ci sono costi del tutto sballati da una regione
all’altra. Il federalismo all’italiana condito da tangentopoli?.
La faccenda cambia aspetto (in peggio) quando veniamo a sapere che la
macchina dell'emergenza Coronavirus ha sfornato, in Italia, già 1.500
nomine. Commissari, esperti, consulenti in movimento da mesi, con ruolo
spesso inutili o sovrapposti, e figli di una profilerazione di
strutture, sia a livello statale che regionale. Basti pensare che, da
gennaio a oggi, sono stati 17 gli organismi coinvolti a livello
nazionale nella gestione della crisi, ai quali però vanno sommati 16
task force e 19 unità di crisi costituite dai governatori.
Sono 1.466 gli incarichi censiti, in strutture nazionali e locali. La
maggior parte (676) assegnati da aziende o enti sanitari, vengono poi
le Regioni (442), quindi gli organismi statali (274 nomine) e le
prefetture (114).
Dal 31 gennaio, quando è stato dichiarato lo stato di emergenza per il
Covid solo a livello nazionale sono stati emanati 200 atti di vario
genere: 22 dpcm di Conte, poi decreti ministeriali, ordinanze,
circolari, decreti legge e altro. "Un aspetto centrale - è scritto
nella relazione è che l'emergenza sta riducendo lo spazio per il
dibattito sulle decisioni che vengono prese. Decisioni che hanno serie
implicazioni su alcune delle libertà fondamentali dei cittadini, tra
cui la libertà di spostamento. Gli atti emanati da protezione civile,
ministero della salute, regioni e governo sono prese in deroga
all'attuale normativa, con un coinvolgimento del parlamento che fino ad
oggi è stato minimo".
Poi se andiamo a leggere da dove provengono in massima parte i
componenti di questi comitati sono al 90% nati al di sotto
del Po, hanno frequentato università del centro sud, in massima
parte sono usciti dalla scuola media dell’bbligo e del tempo prolungato
e sono “uomini dell’apparatik”. Si: uomini vale a dire maschi coi
testicoli visto che ormai da settimane è attiva una polemica non sulla
“scarsa” presenza femminile negli organismi c.d.- scientifici.
Di oggi la lettera di protesta delle«Top Italian Scientists»: Vorremmo
portare all’attenzione delle Istituzioni e della pubblica opinione la
mancanza di donne nelle commissioni tecniche nominate dal governo a
supporto della gestione della pandemia di Covid-19. Che siano presenti
entrambi i generi negli organismi che prendono decisioni rilevanti a
livello scientifico, sanitario, sociale ed economico dell’intera
popolazione è una questione di democrazia e civiltà. Ma riteniamo che
sia ancora più importante porre in evidenza come la scarsa presenza
femminile in tali commissioni denoti, in maniera più grave, una scarsa
attenzione al merito e alle competenze. E’ infatti evidente che la
società italiana è ricca di competenze femminili di primissimo livello
in tutti i campi, non ultimo quello medico¬scientifico. E avanti con
questo tono educato e fermo.
Ma tanto alla compagine governativa e ai loro colleghi maschi non
sfiora nemmeno l’anticamera del cervello l’idea di combinare le
commissioni metà e metà. Non per una questione di genere ma di rispetto
delle conoscenze. Non fosse altro che altrimenti il gran numero di
maschi scienziati e professoroni che finalmente hanno l’occasione di
tener banco nei talkshow, non se la lasciano scappare.
La certezza è che se un terzo di quei 1466 incarichi censiti fossero
stati assegnati a delle casalinghe di Voghera, a delle casalinghe
del Vomero o friulane oppure della Kalsa palermitana adesso non
partiremmo con principio che “o la va o la spacca”. Adesso quasi tutti
i negozi aperti disporrebbero di mascherine anche da comprare a 50cent
al pezzo. Adesso tutti gli italiani avrebbero fatto almeno un tampone e
un prelievo di sangue.
La questione è che la politica tratta ancora il popolo come fosse un
branco di bovi da illuminare (la lampada sotto il moggio), salare (il
sale che da sapore e conserva la vita) , seminare di lievito
(che ne fa cescere il buono dentro di loro) per trarli dalle
caverne mentre del popolo bove pochi vanno da padre Pio, moltissimi
vanno all’università e non fanno i bibitari allo stadio. La
stragrande maggioranza lavora sotto padrone – che è una bella scuola di
vita- e non arriva a fare il ministro della salute dopo avere
sempre mangiato pane e politica.
Le casalinghe di Voghera,quelle del Vomero o friulane e quelle
della Kalsa avrebbero messo a ferro e fuoco il paese senza troppi
sermoni serali e pur rispettando le osservazioni degli scienziati,
avrebbero fatto RIpartire l’Italia non di botto ma l’avrebbero
fato GIA’ muovere per settori da due settimane per verificare…
l’effetto che fa e trarre la debita lezione.
Dicendo con coraggio sincerità onestà: italiani, proviamo a ripartire
così e vediamo se possiamo accelerare. Non l’ ”io” e il
“voi”. Ma il “noi”. Un tendere la mano e ripartire non un minacciare:
se fallisce sono cazzi vostri.
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UNA NUOVA DEMOCRATURA
La sindaca Gamba è abituata a dare i (suoi) numeri senza mai spiegarli.
Senza mai illustrare come lei e la sua maggioranza li interpretano con
la sola eccezione che… due è minore di tre. Fatto che conoscono anche
ai bambini di tre anni. Quando sommerge i malcapitati consiglieri (e i
due gatti-cittadini che frequentano le sedute consigliari) delle sue
centinaia di slides per illustrare le ventiquattro variazioni di
bilancio cui ormai ci ha abituati nessuno si aspetti una valutazione
che non siano di mera aritmetica e riferimento a un documento
programmatico che l'è come la pel di bale. Ci può stare di tutto e
niente: se lo copiano-incollano da comune a comune.
Anche in occasione di questa pandemia ha dimenticato di dialogare coi
propri cittadini fatto salve la ripetizione delle solite giaculatorie
primo novecento: lavatevi e le mani e non slimonatevi tra di voi. Che
erano le raccomandazioni che ci faceva pure il maestro Ghislotti in
prima elementare nel lontano 1953, quando la sindaca fortunatamente non
era nemmeno nata e c'erano ancora dei bambini (e degli adulti) che
morivano a raffica di gastroenterite e (un po' meno) di tifo.
La pandemia ha scatenato dal presidente del consiglio una serie
di DPCM che hanno bloccato gran parte del Paese. Ci si aspettava
che la sindaca –ovviamente in accordo con la propria maggioranza-
PARLASSE alle categorie più colpite assicurando per esempio i negozi e
le attività che non s'erano potute svolgere che le tasse comunali erano
sospese per i periodi fissati dai decreti governativi ed anche per un
congruo periodi post (lungo per esempio la metà del periodo di
chiusura) per favorirne la ripartenza. Lo stesso doveva essere
comunicato ai genitori che hanno i figli a scuola in merito alle
tariffe pagate e da pagare.
E così come il governo Conte ha abbandonato il Paese nell'incertezza
sul futuro fatti salve la quarantena ed una tribolata distribuzione di
soldi –non ancora arrivati a tutti- anche la sindaca Gamba ha
lasciato le categorie produttive del paese nella più completa
incertezza quando –proprio perché un sindaco è una autorità che ha
poteri quasi regali in ordine al governo del comune- doveva se
non promettere, perlomeno fare dei ragionamenti ed ascoltare.
Tra l'altro pare che nel periodo di quarantena siano arrivati ben
tre assegnazioni di fondi di cui uno* molto sostanzioso, poi uno un po'
minore e infine la regalia della Protezione Civile Nazionale. Ci
si aspettava che sulla pagina web del comune comparissero queste
notizie e invece silenzio. Forse non l'ha comunicato nemmeno alle
minoranze e i cittadini l'hanno letto – chi l'ha cercato e l'ha
trovato- sul bugiardino.
In questi momenti nelle famiglie “civili” i genitori parlano coi figli
delle ristrettezze economiche e dei problemi che ci sono, se non altro
per adeguare il bilancio famigliare alla riduzione di lavoro e di
reddito e spiegarlo o concordare coi figli il nuovo bilancio.
Invece la sindaca tace.
Tace sui temi e problemi fondamentali mentre invece è molto
loquace su tutte le minuzie oratoriane che combina assieme alla sua
giunta ed ai pochi volontari che l'attorniano.
I giornali consegnati gratis a casa. La spesa consegnata gratis a casa.
I medicinali consegnati gratis a casa. I prelievi? Chissà. Boh. Se c'è
qualche bottegaio da far guadagnare c'è il volontario ad hoc,se invece
non c'è qualcuno che ci guadagna, nisba.
Non solo quello però.
Per esempio il CVI23 di via Abruzzi è chiuso da due mesi e nei restanti
sei o sette mesi era stato gestito dal Comune a cui gli eventuali
utenti dovevano rivolgersi per la prenotazione e il pagamento dell'uso
degli impianti.
Ci si aspettava che amministrazione TRASPARENTE rendesse noto
almeno ogni semestre gli incassi per l'uso di ciascun impianto e le
spese sostenute per il loro funzionamento e invece non si sa nulla.
Siamo come nella Cina o in nord Corea.
Sono arrivati al Comune circa 40mila euro della protezione Civile da
distribuire alle famiglie per via della pandemia. Probabile che quella
somma si sia incrementata da versamenti di fondi o buoni spesa di
privati e aziende del posto. Ci si attendeva che una amministrazione
TRASPARENTE rendesse noto gli incassi dalla protezione civile e dalle
imprese e privati locali e i criteri della distribuzione: un numero di
tot euro alle famiglie di 5 persone, un numero di tot euro alle
famiglie di 4 persone, ecc. e invece nonostante la distribuzione sia
finita (doveva essere fatta entro il 15 aprile) NON si vede alcun
resoconto.
Come non sono stati resi noti nemmeno le modalità di distribuzione
materiale delle somme: se sulla carta sanitaria, se materialmente con
buoni stampati ad hoc dal comune. Fatto salvo che si sa che sono buoni
da 25 euro: come fatti apposta per creare casino ai single ed ai
negozianti.
Questo malcostume di non dialogare e informare la popolazione
sulla sostanza dei problemi e di intrattenere invece a raffica la
popolazione sulle stupidate – vedi la pantomina sulle mascherine –
rivela in termini attuali – una cultura politica propria di una
“democratura”.
Va bene così.
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