A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1219 DEL 28 APRILE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















PER CONTE L'ITALIA IL 5 MAGGIO O LA VA O LA SPACCA

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Certo è che leggere l’ultimo DPCM del 26 aprile emesso dall’avv. Conte PdC e non cavarci come funzionerà il mondo  dopo il 04 maggio preso atto che saremo a sessanta giorni e passa di quarantena per un pezzo del Paese: i ragazzi delle scuole diciamo fino ai 18 anni e le famiglie che hanno i figli a scuola e i genitori a lavorare, si conclude che di pratica  l’esercito di gruppi di studio ordinati dal governo (dicono siano 15) non c’hanno preso granche.
Intanto tutta la masnada di cooperative onlus  privati oratori che già divoravano grandissima parte delle spese comunali nei c.d. piani del diritto allo studio non stanno in mano perché quello che perderanno per la chiusura delle scuole -c’è da scommettere- saranno proprio loro che scodelleranno ai nostri amministratori le “soluzioni” al problema. Il silenzio del governo in tema fa il loro gioco e non è detto che ci sia qualche freno sotterraneo di queste lobby proprio perché non arrivino soluzioni salvo poi dover prendere per buono le uniche che ci sono. Vedremo.
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CONTE AL NORD
Blitz del Presidente del Consiglio Conte, forse per sfuggire al lockdown romano,  a Milano Bergamo Brescia e nella bassa Lombardia e Piacenza. E’ la prima volta che questo PdC viene al nord a incontrare sul posto  sindaci governatori rappresentanze delle associazioni imprenditoriali e sociali. S’è giustificato del ritardo: «Sono venuto ora perché prima sarei stato d'intralcio». Sono quasi due anni che l’avvocato pugliese “intralcia” l’Italia .
Davanti a tavolini improvvisati  rubati dagli anticamera di prefetture e comuni –li avranno almeno disinfettati con alcol?-  ha risposto alle domande  dei giornalisti e pareva uno di quei rappresentanti appena scesi dal treno cui hanno rubato la valigia di cartone col campionario di calze con la cucitura dietro. A un certo punto s’è pure seccato con una giornalista impertinente: «Quando governerà lei, scriverà lei i decreti».
Osservando il linguaggio del corpo come appare nelle foto dell’incontro col sindaco di Milano Sala e col presidente della regione Fontana si intuiscono forse molte più cose che dalle parole. Un Sala che spiega e argomenta e un Fontana che – che cazzo fai a Roma?- con un Conte contrito e compunto che  si domanda: che ci faccio qui? Chi me l’ha fatto fare?.
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BILANCIO DEL COMUNE DEL 2020: UN RIBALTONE
Chissà che ribaltone provocherà nel bilancio comunale  la pandemia in corso  combinata con la lentezza e ottusità di un Parlamento –non si tratta solo del governo, ormai- che non sa che indicazioni dare ne a livello operativo ne a livello di conti e finanziamenti agli enti locali.
Per esempio i 600 mila euro del piano del diritto allo studio spalmati in massima parte in nove mesi non ne spenderanno gran parte visto che saltano 4-5 mesi finali più tutta la parte estiva che pur non entrando nel PdS ha a che fare coi ragazzi della scuola dell'obbligo.
C'è da sperare che i genitori siano rimborsati delle quote versate e non godute così come c'è da sperare che le  scuole da zero a sei anni se la sbrighino da sole a quadrare i propri conti  esattamente come tocca alle imprese  che hanno dovuto abbassare la saracinesca.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

































































































































































































































PER CONTE L'ITALIA IL 5 MAGGIO O LA VA O LA SPACCA

Il mitico dottre Albino Bordogna che aveva i capelli neri e ricci come un marocchino) maestro elementare laureato in veterinaria, che andava in giro gran figo a visitare le  vacche col galletto beige con la ruota di scorta, quando mi madre si lamentò perché “faceva vedere” a fecondare artificialmente le mucche anche da noi ragazzini alle scuole medie, le rispose che “tutti i dottori sono uomini ma non tutti gli uomini sono dottori” vale a dire che scuola e vita bisogna saperle sempre coniugare.
Certo è che leggere l’ultimo DPCM del 26 aprile emesso dall’avv. Conte PdC e non cavarci come funzionerà il mondo  dopo il 04 maggio preso atto che saremo a sessanta giorni e passa di quarantena per un pezzo del Paese: i ragazzi delle scuole diciamo fino ai 18 anni e le famiglie che hanno i figli a scuola e i genitori a lavorare, si conclude che di pratica  l’esercito di gruppi di studio ordinati dal governo (dicono siano 15) non c’hanno preso granche.
Intanto tutta la masnada di cooperative onlus  privati oratori che già divoravano grandissima parte delle spese comunali nei c.d. piani del diritto allo studio non stanno in mano perché quello che perderanno per la chiusura delle scuole -c’è da scommettere- saranno proprio loro che scodelleranno ai nostri amministratori le “soluzioni” al problema. Il silenzio del governo in tema fa il loro gioco e non è detto che ci sia qualche freno sotterraneo di queste lobby proprio perché non arrivino soluzioni salvo poi dover prendere per buono le uniche che ci sono. Vedremo.

Indubbiamente perdere quasi 30mila italiani (con grande sollievo dell’INPS e delle ASST-ATS: ma non si può dire) è stato dolorosissimo con grande scorno delle imprese funebri che non hanno lucrato mediamente gli 8mila euro a cranio per defunto ma tra qualche anno quinquennio decennio misureremo l’entità del danno subito dalle generazioni che hanno perduto sostanzialmente un anno scolastico.
Non bastasse quello inflitto dalla scuola a tempo pieno che ormai serve sostanzialmente a foraggiare l’occupazione  per delle coop onlus e professori che altrimenti non saprebbero che fare altrimenti, e tanto li nessuno controlla il risultato. Controllo già difficile cogli insegnanti ufficiali.
Credo sia pericolosissimo interrompere per così tanto tempo e tutti insieme lezioni convivenza obbedienza confronto  com’è comunque una classe scolastica. Dove  -per quello che ricordo dei miei anni alle elementari ed alle medie- la parte migliore e formativa non era sapere rispondere alle domande nelle interrogazioni o fare buoni compiti in classe ma era soprattutto lo stare insieme. Dove il ragazzo di famiglia ricca veniva a scuola d’inverno già con le braghe lunghe di lana, il risvolto in fondo e la riga perfetta mentre  la maggioranza di noi aveva braghe corte o braghe lunghe ritagliate da quelle dei nostri padri e zii perché non c’era la stoffa per fare tutte braghette lunghe. A distanza di dieci anni dalla guerra – al tempo- alcuni di noi avevano ancore le braghe grigioverdi ritagliate da ex braghe militari d’antan. Avevamo solo due libri –il sussidiario e il libro di lettura- e due soli quaderni, esternamente identici: copertina nera corrugata, pagine interne di carta giallina e bordi rosso vivo. Ancora alle medie tutto era essenziale:un libro o due per materia e un solo quaderno secondo la materia. Perfino le “scarpe da ginnastica” erano le stesse: delle superga colore verde militare prodotte dalla stessa fabbrica che le forniva all’esercito.
Scrive Arianna Cavallo.
E così dieci milioni di bambini e ragazzi – non 30mila morti!- non sono coinvolti dalla "fase 2", con gravi conseguenze per loro e le loro famiglie: e le discussioni su cosa fare al governo sono appena iniziate. I bambini e ragazzi di tutto il paese sono isolati in casa da due mesi in una fase centrale del loro sviluppo psicofisico: rischiano di esserlo ancora a lungo e risentirne profondamente. Senza contare che, come ha ricordato lo stesso De Cristofaro, la didattica a distanza «non è riuscita a coprire tutto»: secondo i dati del ministero dell’Istruzione (Miur) non ha raggiunto il 20 per cento degli studenti. Il ministero ha cercato di ovviare, in parte, investendo 70 milioni di euro per comprare tablet da dare in comodato d’uso per gli studenti. Di queste difficoltà risentono soprattutto i bambini più piccoli, quelli che vanno dagli 0 ai 6 anni, e gli studenti della scuola primaria, che non sono in grado di fare didattica a distanza in modo autonomo e hanno bisogno dell’aiuto dei genitori, che non sempre sono in grado di seguirli se lavorano da casa. Tenere le scuole chiuse ancora a lungo, senza sostituirle con strutture dove i bambini possano essere accolti all’esterno della famiglia, rischia di aggravare le disuguaglianze e peggiorare le situazioni più difficili, dalle esigenze dei bambini disabili a quelli che vivono situazioni di disagio e violenza domestica.
Questo abbandono dei minori al loro destini malamente o malaccortamente accuditi da chi capita per caso o per primo secondo le intelligenze nazionali si scontra col problema del distanziamento sociale che agli occhi dei vecchi professoroni sembra essere l’unico sistema per scongiurare la diffusione della pandemia. Salvo poi che vanno in televisione a declamare a decine e decine che – numero ufficiali ed ufficiosi alla mano- se già gli adulti infettati sono meno dell’1% della popolazione- i bambini hanno una innata difesa dal covid19. Gli stronzetti semmai lo attaccherebbero ai nonni mandandoli al creatore: in Lombardia i morti di covid19 sono stati l’1,23% della popolazione contro uno 0,022% del Veneto (al 20 aprile 20).

Della pandemia ormai sono chiari tre aspetti. Primo: seppure sommariamente le infezioni gravi e le morti per covid19 derivano soprattutto dalle concentrazioni di anziani (RSA+Ospedali) e in seconda occasione il contatto personale. Secondo: persone in età fino alla maturità e in buone condizioni fisiche l’hanno sopportata quasi tutte. Terzo: la mancanza di DPI é stata una delle maggiori concause di diffusione della pandemia. Quarto: dopo due mesi non abbiamo i DPI di ricambio per gli addetti (2-3 al giorno?)  e nemmeno quelli per i cittadini: almeno uno per settimana!.
In cascata ne sono derivati tutti i gravissimi problemi: sostanzialmente il sistema socio sanitario ha mandato al macello infermieri e medici che quelli loro affidati mentre i burocrati di ministero ISS PC e regioni si sparavano sul fonte decine di bolle papali.

Davanti a questo disastro stampa e televisione non dicono che “ quasi 200mila aziende hanno continuato a lavorare nonostante il lockdown poiché “funzionali” alla filiera delle attività essenziali. Circa un quarto in Lombardia, oltre il 50 per cento nelle regioni più colpite. I dati forniti dalle prefetture al Viminale tracciano la mappa di quelle fabbriche sono rimaste aperte e di quelle che, una volta controllate, sono risultate fuori regola e per questo hanno dovuto richiudere i cancelli e hanno subito un provvedimento di sospensione.
In totale nelle prefetture sono arrivate 192.443 richieste che, con la procedura snellita, hanno subito potuto riaprire. Il 55,8% delle domande è arrivato da tre regioni: Lombardia (23%), Veneto e Emilia Romagna (16,4%). In altre parole, le tre più colpite e anche le più produttive del Nord. Al centro le maggiori richieste sono arrivate da Toscana (7,9%) e Lazio (4,5%), mentre nelle regioni meridionali prima è la Puglia (3,7%) seguita dalla Campania (2%).
Le verifiche condotte fino al 24 aprile hanno riguardato 116.237 comunicazioni ed hanno portato all’adozione di 2.631 (2,3%) provvedimenti di sospensione. Per permettere la rapida ripresa delle attività economico-produttive, sottolinea il Viminale che ha pubblicato i dati sul sito del ministero, è stata prevista una procedura semplificata “che fa affidamento sul senso di responsabilità dei singoli imprenditori”.

Ecco perché –davanti a un paese che già funziona al 40% e non riesce ad accelerare più di tanto  verso l’erRezerO, la fase due così come l’hanno concepita sia i professoroni e in dipendenza la politica (o viceversa: chissà?) è qualcosa di errato tardivo e zoppicante ed anche pericoloso.
Come scommettere se farà più danno una diga qualora si rompesse di colpo anziché cominciasse a perdere per polle.
Non solo perché la volontà di correre dietro alle mille esigenze ricattatorie dei mille settori della società  alla fine  fa sempre dimenticare qualcosa e qualcuno. Il DPCM 26 aprile sembra una mega ricetta per mille portate ed alla fine manca sempre –ovvio!- qualche ingrediente.
A parte il fatto di non avere voluto verificare cosa succedeva quanto a propagazione di infezioni in quel 40% della società che ancora funzionava: l’hanno lasciata cuocere nel suo brodo senza domandarsi cosa facesse e cosa gli succedesse.

Già nella settimana  17-26 aprile si potevano far partire –in aggiunta a quel che già funzionava- qualche migliaio di addetti in vari settori non necessariamente scelti in base agli ateco ma perché già organizzati- ovviamente con tutte le necessarie precauzioni esattamente come accadrà il 05 maggio-  e quindi già adesso e a fine di questa settimana avremmo avuto i risultati se la faccenda funzionava oppure bisognava tirare i remi in barca.
Avremmo guadagnato due settimane anziché trovarci al venti maggio magari sull’orlo di un secondo disastro.
Annunciato a piena voce dai professori.
Invece il governo dei competenti e dei quindici comitati ha deciso che dal 5 maggio si verificherà se la diga tiene oppure viene già tutto col rischio che occorra anche chiudere una parte di quel 40% che ancora funziona. Della serie : o la va o la spacca.
Geniale. Speriamo.

CONTE AL NORD

Blitz del Presidente del Consiglio Conte, forse per sfuggire al lockdown romano,  a Milano Bergamo Brescia e nella bassa Lombardia e Piacenza. E’ la prima volta che questo PdC viene al nord a incontrare sul posto  sindaci governatori rappresentanze delle associazioni imprenditoriali e sociali. S’è giustificato del ritardo: «Sono venuto ora perché prima sarei stato d'intralcio». Sono quasi due anni che l’avvocato pugliese “intralcia” l’Italia .
Davanti a tavolini improvvisati  rubati dagli anticamera di prefetture e comuni –li avranno almeno disinfettati con alcol?-  ha risposto alle domande  dei giornalisti e pareva uno di quei rappresentanti appena scesi dal treno cui hanno rubato la valigia di cartone col campionario di calze con la cucitura dietro. A un certo punto s’è pure seccato con una giornalista impertinente: «Quando governerà lei, scriverà lei i decreti».
Osservando il linguaggio del corpo come appare nelle foto dell’incontro col sindaco di Milano Sala e col presidente della regione Fontana si intuiscono forse molte più cose che dalle parole. Un Sala che spiega e argomenta e un Fontana che – che cazzo fai a Roma?- con un Conte contrito e compunto che  si domanda: che ci faccio qui? Chi me l’ha fatto fare?.
L’unica  informazione che ha dato riguarda la mancata dichiarazione della zona rossa  nelle bassa Valle Seriana. Leggiamola: «Nel momento stesso in cui c’è stata la zona rossa assolutamente l’abbiamo considerata, abbiamo cercato di esaminare meglio le ragioni, sulla base del contagio, che appariva già diffuso, non solo nei due comuni, ma anche a Bergamo e in tutta la Lombardia. A quel punto abbiamo chiesto un approfondimento al Comitato scientifico. Il giorno 5 marzo è arrivata la relazione e il 6 mi sono precipitato in Protezione civile a discutere quale fosse la soluzione migliore e il 7 abbiamo deciso per estendere la zona rossa a tutta la regione». Se non sbagliamo il conto sono tre giorni di ritardo. Va bene, cosa sono tre giorni di ritardi per della gente meridionale abituata a frequentare solo i palazzi ministeriali? Un’inezia di fronte all’eternità. Cui sono passati qualche centinaia di morti:però.
Il tardivo blitz di Conte al Nord, che peraltro arriva molto  tardi anche rispetto alla promessa del Presidente della repubblica di venire a Bergamo per la re-inaugurazione del Donizetti e in omaggio al martirio della sua popolazione non  cura l’offesa della presenza di un governo a Roma composto  soltanto da personalità del Sud.
Ecco il gotha di chi conta  nel e assieme al governo Conte due ai tempi del covid19:
Domenico Arcuri, laurea in economia e commercio, grand commis dello Stato, classe 1963, calabrese di Melito Porto Salvo (comune attualmente commissariato per mafia), neo commissario per l’emergenza.
Angelo Borrelli, classe 1964 da Santa Cosma e Damiano  di Latina, commercialista  capo del Dipartimento della Protezione Civile.
Roberto Speranza, classe 1979, da Potenza, laureato in scienze politiche, ministro della salute.
Roberto Gualtieri, classe 1966, Roma, laurea il lettere e storia, ministro  dell’economia e finanze.
Giuseppe Conte, classe 1964,  da Volturara Appula, Foggia , avvocato, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 1º giugno 2018.
Sergio Mattarella, classe 1941, Palermo, avvocato, presidente della repubblica.
E mettiamoci anche Mario Draghi, classe 1947, di Roma,  penultimo presidente della Banca Centrale Europea dato come il potenziale futuro PdC di una improbabile ammucchiata da destra a sinistra.
 
Questa eccessiva presenza di uomini del sud dentro il governo e l’assenza pressoché totale di uomini del nord nelle VERE leve di governo da il segno del dissenso e delle difficoltà della parte più importante del paese – sia come popolazione che come PiL- a dare un indirizzo e una mano  al futuro dell’Italia. Cassintegrati contro, partite iva contro, industriali contro, perfino i parroci contro per non dire le famiglie con o senza reddito e coi figli  che non sanno dove collocare. Al Nord non basta un blitz notturno e improvvisato del governo Conte 2. Al nord il governo Conte 2 non è stato bocciato soltanto dalle regioni governate dalla Lega e dal Centrodestra – è un fatto scontato- ma sostanzialmente  quasi tutte le categorie economiche e sociali… non sanno che farsene di questo ometto che scrive centomila parole di un dpcm ma non ha ne la cultura ne l’abilità politica di parlare al cuore ed alla testa della popolazione. Un governo che arriva sempre e soltanto in ritardo su ogni problema anziché  anticipare la soluzione che è quel che il cittadino chiede appunto a un governante.
E’ appunto solo un rappresentate di calze con la cucitura dietro che balbetta di  avere perso perfino la valigia del campionario mentre il paese si interroga che direzione andare.

BILANCIO 2020: UN RIBALTONE

Chissà che ribaltone provocherà nel bilancio comunale  la pandemia in corso  combinata con la lentezza e ottusità di un Parlamento –non si tratta solo del governo, ormai- che non sa che indicazioni dare ne a livello operativo ne a livello di conti e finanziamenti agli enti locali.
Per esempio i 600 mila euro del piano del diritto allo studio spalmati in massima parte in nove mesi non ne spenderanno gran parte visto che saltano 4-5 mesi finali più tutta la parte estiva che pur non entrando nel PdS ha a che fare coi ragazzi della scuola dell'obbligo.
C'è da sperare che i genitori siano rimborsati delle quote versate e non godute così come c'è da sperare che le  scuole da zero a sei anni se la sbrighino da sole a quadrare i propri conti  esattamente come tocca alle imprese  che hanno dovuto abbassare la saracinesca.
C'è da scommettere che per puro pegno elettorale la giunta Gamba, purtroppo seguendo il cattivo esempio del sindaco-segretario provinciale PD, prosegua nel finanziare sia le scuole materne e i nidi private  con la finta di qualche corso estivo fatto in maniera raccogliticcia visto che la società è abbastanza scossa anche se il mainstream vuole trasmettere l'idea che esisterebbe un'Italia che resiste ed ha superato la prova del fuoco. Infatti li vedi imbustare le mascherine senza guanti e portare la spesa e il giornale ai vecchietti. Quelli sani compresi.
Sarà interessante vedere la reazione dei costruttori che hanno iniziato la costruzione della mezza dozzina di condominietti che hanno reso tanti soldini di oneri al comune: abbastanza probabile che chiudano in massima parte e magari chiedano indietro i soldi  degli oneri.
Facile immaginare che non si apra il cantiere  della ditta di filtri aria e non prosegua nemmeno quello del centro commerciale.
Poi ci sono le mancate entrate comunali dal momento che i negozianti e le imprese non possono pagare le tasse per i mesi costretti alla chiusura ed anche la tassa delle rumenta dovrà essere rivista dal momento che se non lavori non consegni nemmeno quella e quindi il comune non può chiedere compenso.
Vero che al comune sono arrivati i 70mila euro che il Viminale ha ripartito dai 500 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2020 a favore di tutti i Comuni ma non fanno fare salti di gioia.
Vedremo.