A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1212 DEL 16 APRILE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















FONTANA&GALLERA DUE PIPOTTINI MANOVRATI DA SALVINI
INVIDIOSI DEL PRAGAMATISMO  FURBETTO DELLO ZAIA.
(CHE INSIDIA ADDIRITTURA IL CAPITANO)
Quello che è il rappresentante della morte improvvisa il  Tilio Fontana presidente e il garrulo Gallera assessore al welfare-sanità ieri si sono trovati le guardie in ufficio e loro hanno ben pensato di controbattere mediaticamente lo schiaffone chiedendo al governo Conte, con una nota ufficiale, la possibilità di riaprire a partire dal 4 maggio, dando "il via libera alle attività produttive". Salvo poi fare parziale retromarcia in serata, con il presidente della giunta, il leghista Attilio Fontana che ha dichiarato di essere stato "mal interpretato: non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che sono competenza del governo centrale, sottratta a ogni nostra possibile valutazione. Noi parliamo di graduale ripresa delle attività ordinarie che sarà concordata con il governo".
L'iniziativa della Regione Lombardia arriva sotto il peso di una recessione economica senza precedenti recenti: un miliardo 857 milioni di spesa mancante nel solo marzo, annunciava ieri la Confcommercio di Milano, Monza e Lodi. È il 31,1% della spesa mensile delle famiglie. Un altro leghista, l'assessore al Bilancio, Davide Caparini, ieri ha assicurato che la riapertura arriverebbe secondo quattro coordinate, la "quattro D": distanza, dispositivi di protezione individuale, diagnosi - i test sierologici sul coronavirus in collaborazione col San Matteo di Pavia cominceranno martedì prossimo - e digitalizzazione.
(...)

IL COMUNE RENDE NOTO I SERVIZI RESI AI CITTADINI AI TEMPI DEL COVID19: UNA TRENTINA DI SOGGETTI DAVVERO FRAGILI.
UN UFFICIO IPERTROFICO PER ATTIVITÀ DI BASSO VALORE SOCIALE ED ECONOMICO  RISPETTO A QUELLO DEL TERRITORIO
Se si vanno ad esaminare le prestazioni giornaliere e si incrociano tra di loro ci si rende conto che sostanzialmente le famiglie di Curno che versano in situazioni complicate non superano le due dozzine. Comunque non arrivano mai a 30. Vero che questo numero é elastico, nel senso che muta giorno per giorno ma nel mese rendicontato i numeri sono quelli.
Per esempio a fronte di 88 richieste di buoni spesa  secondo  l'ordinanza 658 del 29/3/2020) (erano 39.000 euro attributi dalla Protezione Civile nazionale al Comune) ne sono state  soddisfatte solo 23.
Ogni giorno sono ci sono state 6 distribuzioni di medicinali e facendo la media di durata un mese (in teoria ogni ricetta potrebbe contenere medicinali in dosi per due mesi)  siamo a 30  soggetti.
336 pasti consegnati in un mese significano 10-11 al giorno, vale a die meno di una dozzina di  famiglie-soggetti che poi rispondono abbastanza proporzionali ai 246 interventi di SAD (Servizio Assistenza Domiciliare) per la cura e l'igiene personale. Che rispondono a 8 al giorno.
Da non prendere nemmeno in considerazione i 333 interventi di consegna a domicilio di mascherine artigianali perché questo é alimentare il malcostume.
Un colloquio mediamente al giorno con le famiglie e i bambini e ragazzi che godono del servizio di assistenza educativa: facciamo siano 15 ragazzi(stimando almeno due colloqui al mese).
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!


































































































































































































































IL COMUNE RENDE NOTO I SERVIZI RESI AI CITTADINI AI TEMPI DEL COVID19:
UNA TRENTINA DI SOGGETTI DAVVERO FRAGILI.
UN UFFICIO IPERTROFICO PER ATTIVITÀ DI BASSO VALORE SOCIALE ED ECONOMICO  RISPETTO A QUELLO DEL TERRITORIO

Se si vanno ad esaminare le prestazioni giornaliere e si incrociano tra di loro ci si rende conto che sostanzialmente le famiglie di Curno che versano in situazioni complicate non superano le due dozzine. Comunque non arrivano mai a 30. Vero che questo numero é elastico, nel senso che muta giorno per giorno ma nel mese rendicontato i numeri sono quelli.
Per esempio a fronte di 88 richieste di buoni spesa  secondo  l'ordinanza 658 del 29/3/2020) (erano 39.000 euro attributi dalla Protezione Civile nazionale al Comune) ne sono state  soddisfatte solo 23.
Ogni giorno sono ci sono state 6 distribuzioni di medicinali e facendo la media di durata un mese (in teoria ogni ricetta potrebbe contenere medicinali in dosi per due mesi)  siamo a 30  soggetti.
336 pasti consegnati in un mese significano 10-11 al giorno, vale a die meno di una dozzina di  famiglie-soggetti che poi rispondono abbastanza proporzionali ai 246 interventi di SAD (Servizio Assistenza Domiciliare) per la cura e l'igiene personale. Che rispondono a 8 al giorno.
Da non prendere nemmeno in considerazione i 333 interventi di consegna a domicilio di mascherine artigianali perché questo é alimentare il malcostume.
Un colloquio mediamente al giorno con le famiglie e i bambini e ragazzi che godono del servizio di assistenza educativa: facciamo siano 15 ragazzi(stimando almeno due colloqui al mese).
Poi si scopre (anzi: si conferma) che anche nel paese bello da vivere abbiamo le “nostre vele” visto che per il servizio di portierato sociale presso i 47 alloggi comunali è stato attuato un telefonico attraverso 56 chiamate –due al giorno- svolto dagli educatori di una coop finanziata dal Comune.
47 alloggi e 56 chiamate al mese: non si capisce se si tratta di un simil manicomio o di un condominio dove viene gettata la fuffa sociale e poi che Dio li abbia in gloria. Oppure soltanto persone che non potendo fare sesso vanno a cercare compagnia altrove smarronando i vicini e smarronandosi tra di loro tanto il servizio d'ascolto è gratis.
Sarebbe interessante combinare certi servizi sopra citati con questi soggetti per capire  se non si tratti di una sorta di manicomio light.
Ci sono anche 29 cittadini che sfruttano la consegna  dei quotidiani on line (ma il servizio è attuato da meno di 15  giorni). Della serie: con 50 euro uno può leggere i quotidiani on line attraverso la TV ma se non hanno l'elenco dei morti quotidiano,  non è nemmeno una vita degna da vivere.
Buon ultimo non si comprende com'è che queste famiglie-soggetti riescano a riscuotere la pensione o un salario dal momento che non appaiono informazioni in merito. Se tu hai bisogno di una assistente per farti lavare com'è che riesci ad andare in posta o alla banca a riforniti di denaro? O andare da solo a fare la spesa? Noi quand'eravamo costretti a letto con venti chili di ferro addosso non potevamo andare al bancomat ne dell'ospedale ne della banca fuori il nosocomio e quindi  dovevamo  sfruttare l'amica o i famigliari e invece qui nel paese bello di vivere, una  discreta massa di soggetti che si fanno prestare servizi ma… chissà come e perché manca quello fondamentale.

Dal tabellone scolastico della sindaca Gamba  quel che appare evidente é un grosso problema organizzativo (basta conoscere  certi anziani per capire come TUTTO sia dovuto loro…) ma che fortunatamente  è necessario solo per una assoluta minoranza di famiglie-soggetti.
Trenta su 2500.
Aggiungo anche che tutto questo alimenta poi un malcostume per cui… per esempio si fanno portare a casa i giornali ma non sai come fanno a riscuotere la pensione. Repetita juvant.
Osservando più in profondità ci si rende conto che sostanzialmente si tratta di servizi mediamente di basso valore aggiunto  nel senso che non rimuovono il problema ma lo mantengono –per gli adulti- fino alla fine del soggetto.

Se confrontiamo poi la quantità di personale comunale che opera nei servizi sociali rispetto a quanto opera nel settore urbanistica e lavori pubblici – che è una delle principali fonti economiche del comune- ci si rende conto che abbiamo  fatto del comune una sorta di onlus mentre siamo grandemente sguarniti proprio dal lato di chi procura da una parte  buona parte dei fondi e dall'altra quello che  costruendo e mantenendo davvero “un paese bello da vivere” da solo questo “vivere bene” in un paese davvero bello, basterebbe a risolvere  una  buona parte dei problemi esposti nel tabellone della sindaca.
Ma queste cose - del personale politico che s'improvvisa amministratore senza alcuna storia e formazione pregressa alle spalle- nemmeno gli vengono in mente.

FONTANA&GALLERA DUE PIPOTTINI MANOVRATI DA SALVINI
INVIDIOSI DEL PRAGAMATISMO  FURBETTO DELLO ZAIA.
(CHE INSIDIA ADDIRITTURA IL CAPITANO)


Quello che è il rappresentante della morte improvvisa il  Tilio Fontana presidente e il garrulo Gallera assessore al welfare-sanità ieri si sono trovati le guardie in ufficio e loro hanno ben pensato di controbattere mediaticamente lo schiaffone chiedendo al governo Conte, con una nota ufficiale, la possibilità di riaprire a partire dal 4 maggio, dando "il via libera alle attività produttive". Salvo poi fare parziale retromarcia in serata, con il presidente della giunta, il leghista Attilio Fontana che ha dichiarato di essere stato "mal interpretato: non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che sono competenza del governo centrale, sottratta a ogni nostra possibile valutazione. Noi parliamo di graduale ripresa delle attività ordinarie che sarà concordata con il governo".
L'iniziativa della Regione Lombardia arriva sotto il peso di una recessione economica senza precedenti recenti: un miliardo 857 milioni di spesa mancante nel solo marzo, annunciava ieri la Confcommercio di Milano, Monza e Lodi. È il 31,1% della spesa mensile delle famiglie. Un altro leghista, l'assessore al Bilancio, Davide Caparini, ieri ha assicurato che la riapertura arriverebbe secondo quattro coordinate, la "quattro D": distanza, dispositivi di protezione individuale, diagnosi - i test sierologici sul coronavirus in collaborazione col San Matteo di Pavia cominceranno martedì prossimo - e digitalizzazione.
Non ridete per favore: se ricordate Berlusconi aveva promesso le tre "i" : inglese, impresa, informatica e invece si sarebbe trovato a fine carriera sul tavolo la lettera strettamente riservata inviata dalla Bce al Governo italiano datata 5 agosto 2011 scorso e firmata dal presidente Jean Claude Trichet e dal futuro numero uno dell'Eurotower, Mario Draghi. Conteneva i compiti da fare a casa.

Peccato che  fosse “arrivato uno” il giorno di pasquetta il collega veneto Zaia il quale aveva già annunciato che erano entrati in un periodo di lockdown soft: «Stiamo iniziando la Fase 2, dove i dispositivi di protezione hanno un ruolo fondamentale. La Fase 3 sarà quella della convivenza con il virus finché non si arriva all'immunità di gregge».
Intanto che la gran massa dei medici e infermieri e dei cittadini italiani in generale stanno ancora aspettando le mascherine –almeno 2 al giorno i normali cittadini a una dozzina i dottori e infermieri perché quelle gratuite sono pochissime e quelle in vendita sostanzialmente non ci sono-  questi qui si dilettano, manovrati come burattini dal capitano che vuole mettere in difficoltà il governo-  la coppia Fontana&Gallera prima a “chiudere di più”  e poi ad “aprire di più”. In sostanza è solo una battagli mediatica per le televisioni che così hanno qualcosa di cui cianciare a ripetizione mirando a rincoglionire il più possibile il cittadino in vista di una qualche svolta politica niente affatto democratica.
Zaia però sta giocando anche una partita personale versus il capitano perché è evidente come i risultati della “Battaglia del covid19” sia andata un po’ meglio in Veneto che in Lombardia. Merito di una generale arretratezza della regione che ha una differente integrazione del sociale col sistema economico nazionale europeo e internazionale rispetto a Milano-Lombardia. Basta girarla al di fuori delle due-tre grandi città e su per i bricchi  montani o le pianure risicole.
Fontana&Gallera debbono subire anche le critiche (in realtà sono commiserazioni grandi come case ma non si può sghignazzargli in faccia visto che ci sono 4500 morti “aggiuntivi” al normale) per i due MAXI quartieri anti-covid19 allestiti sia alla Fiera di Milano e in quella di Bergamo.
Per quello di Bergamo che già aveva fato saltare la mosca al naso di Fontana dal momento che il Capitano vi aveva perfettamente intravisto la manina della vecchia “Lega Nord” nella vicenda, l’attività era iniziata senza avere a disposizione tutto il personale necessario, tra medici e infermieri, per rendere operativi tutti i 148 posti letto (72 tra Terapia intensiva e subintensiva, 70 di degenza e 6 per triage e infermeria).
Le perplessità, quindi, non mancavano, oltre le indiscrezioni. «Al 15 aprile i posti letto utilizzati in contemporanea sono 36, di cui in Terapia intensiva 8 su 12 attivati — spiega Valoti —. E c’è il personale per arrivare ad attivarne fino a 60 in tutto, quindi esiste un margine di crescita importante anche rispetto alla situazione attuale». Ma il conto totale, tra pazienti tuttora ricoverati o già dimessi, sale a 47, di cui 9 passati in Terapia intensiva: c’è già, quindi, una certa rotazione. Nella popolazione  negli addetti ai lavori circola la convinzione che l’ospedale alla Fiera non arrivi mai a essere completamente operativo: e dire che all’inizio era stato pomposamente annunciato per 250 posti.
Peggio ancora va nel padiglione presso la Fiera di Milano. Un presidio «pronto a fronteggiare eventuali nuove necessità e nuove emergenze, dando una mano agli altri ospedali della Regione», l’ha lodato il leader della Lega Matteo Salvini. Un ospedale «che veglierà sulla salute dei lombardi come una vera e propria assicurazione contro il sovraffollamento delle altre strutture regionali», ribadiscono dalla Regione guidata da Attilio Fontana. Eppure. Nell’ospedale della Fiera di Milano, 25 mila metri quadrati presentati in pompa magna durante una conferenza stampa tanto affollata da far cadere sulla Regione l’accusa di aver favorito l’assembramento di troppe persone, al momento ci sono 53 letti pronti. Ma solo otto occupati da altrettanti pazienti. Erano dieci fino a ieri mattina, due li hanno dimessi in giornata: altri 104 letti sono pronti e in fase di collaudo, da lunedì prossimo potranno accogliere nuovi malati. Che però, se l’epidemia continuerà la sua (lenta) discesa, non arriveranno. L’ospedale è stato allestito comunque, l’esecuzione è costata intorno ai venti milioni di euro, più altri sei per gli allestimenti dei 157 posti di intensiva: una cifra coperta da donazioni private ma che all’inizio doveva essere almeno doppia, considerando che in origine la struttura doveva contare 500 letti di intensiva.
Inesorabile la condanna dei medici : «realizzare una terapia intensiva senza un ospedale alle spalle, temo equivalga a fare una sorta di cattedrale nel deserto », dice Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano. «Un paziente ricoverato in terapia intensiva viene seguito dagli anestesisti, certo. Ma se ha uno scompenso cardiaco ha bisogno del cardiologo, se ha un’insufficienza renale del nefrologo - aggiunge Carlo Montaperto a capo dell’Associazione primari ospedalieri lombardi -Un ospedale è fatto di apparecchiature e strutture, ma anche di esseri umani e conoscenza: una terapia intensiva da sola rischia di essere una testa senza un corpo».