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FONTANA&GALLERA DUE PIPOTTINI MANOVRATI DA SALVINI
INVIDIOSI DEL PRAGAMATISMO FURBETTO DELLO ZAIA.
(CHE INSIDIA ADDIRITTURA IL CAPITANO)
Quello che è il rappresentante della morte improvvisa il Tilio Fontana
presidente e il garrulo Gallera assessore al welfare-sanità ieri si
sono trovati le guardie in ufficio e loro hanno ben pensato di
controbattere mediaticamente lo schiaffone chiedendo al governo Conte,
con una nota ufficiale, la possibilità di riaprire a partire dal 4
maggio, dando "il via libera alle attività produttive". Salvo poi fare
parziale retromarcia in serata, con il presidente della giunta, il
leghista Attilio Fontana che ha dichiarato di essere stato "mal
interpretato: non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che
sono competenza del governo centrale, sottratta a ogni nostra possibile
valutazione. Noi parliamo di graduale ripresa delle attività ordinarie
che sarà concordata con il governo".
L'iniziativa della Regione Lombardia arriva sotto il peso di una
recessione economica senza precedenti recenti: un miliardo 857 milioni
di spesa mancante nel solo marzo, annunciava ieri la Confcommercio di
Milano, Monza e Lodi. È il 31,1% della spesa mensile delle famiglie. Un
altro leghista, l'assessore al Bilancio, Davide Caparini, ieri ha
assicurato che la riapertura arriverebbe secondo quattro coordinate, la
"quattro D": distanza, dispositivi di protezione individuale, diagnosi
- i test sierologici sul coronavirus in collaborazione col San Matteo
di Pavia cominceranno martedì prossimo - e digitalizzazione.
(...)
IL COMUNE RENDE NOTO I SERVIZI RESI AI CITTADINI AI TEMPI DEL COVID19: UNA TRENTINA DI SOGGETTI DAVVERO FRAGILI.
UN UFFICIO IPERTROFICO PER ATTIVITÀ DI BASSO VALORE SOCIALE ED ECONOMICO RISPETTO A QUELLO DEL TERRITORIO
Se si vanno ad esaminare le prestazioni giornaliere e si incrociano tra
di loro ci si rende conto che sostanzialmente le famiglie di Curno che
versano in situazioni complicate non superano le due dozzine. Comunque
non arrivano mai a 30. Vero che questo numero é elastico, nel senso che
muta giorno per giorno ma nel mese rendicontato i numeri sono quelli.
Per esempio a fronte di 88 richieste di buoni spesa secondo
l'ordinanza 658 del 29/3/2020) (erano 39.000 euro attributi dalla
Protezione Civile nazionale al Comune) ne sono state soddisfatte solo
23.
Ogni giorno sono ci sono state 6 distribuzioni di medicinali e facendo
la media di durata un mese (in teoria ogni ricetta potrebbe contenere
medicinali in dosi per due mesi) siamo a 30 soggetti.
336 pasti consegnati in un mese significano 10-11 al giorno, vale a die
meno di una dozzina di famiglie-soggetti che poi rispondono abbastanza
proporzionali ai 246 interventi di SAD (Servizio Assistenza
Domiciliare) per la cura e l'igiene personale. Che rispondono a 8 al
giorno.
Da non prendere nemmeno in considerazione i 333 interventi di consegna
a domicilio di mascherine artigianali perché questo é alimentare il
malcostume.
Un colloquio mediamente al giorno con le famiglie e i bambini e ragazzi
che godono del servizio di assistenza educativa: facciamo siano 15
ragazzi(stimando almeno due colloqui al mese).
(...)
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PDF: 10.5 Mb
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IL COMUNE RENDE NOTO I SERVIZI RESI AI CITTADINI AI TEMPI DEL COVID19:
UNA TRENTINA DI SOGGETTI DAVVERO FRAGILI.
UN UFFICIO IPERTROFICO PER ATTIVITÀ DI BASSO VALORE SOCIALE ED ECONOMICO RISPETTO A QUELLO DEL TERRITORIO
Se si vanno ad esaminare le prestazioni giornaliere e si incrociano tra
di loro ci si rende conto che sostanzialmente le famiglie di Curno che
versano in situazioni complicate non superano le due dozzine. Comunque
non arrivano mai a 30. Vero che questo numero é elastico, nel senso che
muta giorno per giorno ma nel mese rendicontato i numeri sono quelli.
Per esempio a fronte di 88 richieste di buoni spesa secondo
l'ordinanza 658 del 29/3/2020) (erano 39.000 euro attributi dalla
Protezione Civile nazionale al Comune) ne sono state soddisfatte
solo 23.
Ogni giorno sono ci sono state 6 distribuzioni di medicinali e facendo
la media di durata un mese (in teoria ogni ricetta potrebbe contenere
medicinali in dosi per due mesi) siamo a 30 soggetti.
336 pasti consegnati in un mese significano 10-11 al giorno, vale a die
meno di una dozzina di famiglie-soggetti che poi rispondono
abbastanza proporzionali ai 246 interventi di SAD (Servizio Assistenza
Domiciliare) per la cura e l'igiene personale. Che rispondono a 8 al
giorno.
Da non prendere nemmeno in considerazione i 333 interventi di consegna
a domicilio di mascherine artigianali perché questo é alimentare il
malcostume.
Un colloquio mediamente al giorno con le famiglie e i bambini e ragazzi
che godono del servizio di assistenza educativa: facciamo siano 15
ragazzi(stimando almeno due colloqui al mese).
Poi si scopre (anzi: si conferma) che anche nel paese bello da vivere
abbiamo le “nostre vele” visto che per il servizio di portierato
sociale presso i 47 alloggi comunali è stato attuato un telefonico
attraverso 56 chiamate –due al giorno- svolto dagli educatori di una
coop finanziata dal Comune.
47 alloggi e 56 chiamate al mese: non si capisce se si tratta di un
simil manicomio o di un condominio dove viene gettata la fuffa sociale
e poi che Dio li abbia in gloria. Oppure soltanto persone che non
potendo fare sesso vanno a cercare compagnia altrove smarronando i
vicini e smarronandosi tra di loro tanto il servizio d'ascolto è
gratis.
Sarebbe interessante combinare certi servizi sopra citati con questi
soggetti per capire se non si tratti di una sorta di manicomio
light.
Ci sono anche 29 cittadini che sfruttano la consegna dei
quotidiani on line (ma il servizio è attuato da meno di 15
giorni). Della serie: con 50 euro uno può leggere i quotidiani on line
attraverso la TV ma se non hanno l'elenco dei morti quotidiano,
non è nemmeno una vita degna da vivere.
Buon ultimo non si comprende com'è che queste famiglie-soggetti
riescano a riscuotere la pensione o un salario dal momento che non
appaiono informazioni in merito. Se tu hai bisogno di una assistente
per farti lavare com'è che riesci ad andare in posta o alla banca a
riforniti di denaro? O andare da solo a fare la spesa? Noi
quand'eravamo costretti a letto con venti chili di ferro addosso non
potevamo andare al bancomat ne dell'ospedale ne della banca fuori il
nosocomio e quindi dovevamo sfruttare l'amica o i
famigliari e invece qui nel paese bello di vivere, una discreta
massa di soggetti che si fanno prestare servizi ma… chissà come e
perché manca quello fondamentale.
Dal tabellone scolastico della sindaca Gamba quel che appare
evidente é un grosso problema organizzativo (basta conoscere
certi anziani per capire come TUTTO sia dovuto loro…) ma che
fortunatamente è necessario solo per una assoluta minoranza di
famiglie-soggetti.
Trenta su 2500.
Aggiungo anche che tutto questo alimenta poi un malcostume per cui… per
esempio si fanno portare a casa i giornali ma non sai come fanno a
riscuotere la pensione. Repetita juvant.
Osservando più in profondità ci si rende conto che sostanzialmente si
tratta di servizi mediamente di basso valore aggiunto nel senso
che non rimuovono il problema ma lo mantengono –per gli adulti- fino
alla fine del soggetto.
Se confrontiamo poi la quantità di personale comunale che opera nei
servizi sociali rispetto a quanto opera nel settore urbanistica e
lavori pubblici – che è una delle principali fonti economiche del
comune- ci si rende conto che abbiamo fatto del comune una sorta
di onlus mentre siamo grandemente sguarniti proprio dal lato di chi
procura da una parte buona parte dei fondi e dall'altra quello
che costruendo e mantenendo davvero “un paese bello da vivere” da
solo questo “vivere bene” in un paese davvero bello, basterebbe a
risolvere una buona parte dei problemi esposti nel
tabellone della sindaca.
Ma queste cose - del personale politico che s'improvvisa amministratore
senza alcuna storia e formazione pregressa alle spalle- nemmeno gli
vengono in mente.
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FONTANA&GALLERA DUE PIPOTTINI MANOVRATI DA SALVINI
INVIDIOSI DEL PRAGAMATISMO FURBETTO DELLO ZAIA.
(CHE INSIDIA ADDIRITTURA IL CAPITANO)
Quello che è il rappresentante della morte improvvisa il Tilio
Fontana presidente e il garrulo Gallera assessore al welfare-sanità
ieri si sono trovati le guardie in ufficio e loro hanno ben pensato di
controbattere mediaticamente lo schiaffone chiedendo al governo Conte,
con una nota ufficiale, la possibilità di riaprire a partire dal 4
maggio, dando "il via libera alle attività produttive". Salvo poi fare
parziale retromarcia in serata, con il presidente della giunta, il
leghista Attilio Fontana che ha dichiarato di essere stato "mal
interpretato: non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che
sono competenza del governo centrale, sottratta a ogni nostra possibile
valutazione. Noi parliamo di graduale ripresa delle attività ordinarie
che sarà concordata con il governo".
L'iniziativa della Regione Lombardia arriva sotto il peso di una
recessione economica senza precedenti recenti: un miliardo 857 milioni
di spesa mancante nel solo marzo, annunciava ieri la Confcommercio di
Milano, Monza e Lodi. È il 31,1% della spesa mensile delle famiglie. Un
altro leghista, l'assessore al Bilancio, Davide Caparini, ieri ha
assicurato che la riapertura arriverebbe secondo quattro coordinate, la
"quattro D": distanza, dispositivi di protezione individuale, diagnosi
- i test sierologici sul coronavirus in collaborazione col San Matteo
di Pavia cominceranno martedì prossimo - e digitalizzazione.
Non ridete per favore: se ricordate Berlusconi aveva promesso le tre
"i" : inglese, impresa, informatica e invece si sarebbe trovato a fine
carriera sul tavolo la lettera strettamente riservata inviata dalla Bce
al Governo italiano datata 5 agosto 2011 scorso e firmata dal
presidente Jean Claude Trichet e dal futuro numero uno dell'Eurotower,
Mario Draghi. Conteneva i compiti da fare a casa.
Peccato che fosse “arrivato uno” il giorno di pasquetta il
collega veneto Zaia il quale aveva già annunciato che erano entrati in
un periodo di lockdown soft: «Stiamo iniziando la Fase 2, dove i
dispositivi di protezione hanno un ruolo fondamentale. La Fase 3 sarà
quella della convivenza con il virus finché non si arriva all'immunità
di gregge».
Intanto che la gran massa dei medici e infermieri e dei cittadini
italiani in generale stanno ancora aspettando le mascherine –almeno 2
al giorno i normali cittadini a una dozzina i dottori e infermieri
perché quelle gratuite sono pochissime e quelle in vendita
sostanzialmente non ci sono- questi qui si dilettano, manovrati
come burattini dal capitano che vuole mettere in difficoltà il
governo- la coppia Fontana&Gallera prima a “chiudere di
più” e poi ad “aprire di più”. In sostanza è solo una battagli
mediatica per le televisioni che così hanno qualcosa di cui cianciare a
ripetizione mirando a rincoglionire il più possibile il cittadino in
vista di una qualche svolta politica niente affatto democratica.
Zaia però sta giocando anche una partita personale versus il capitano
perché è evidente come i risultati della “Battaglia del covid19” sia
andata un po’ meglio in Veneto che in Lombardia. Merito di una generale
arretratezza della regione che ha una differente integrazione del
sociale col sistema economico nazionale europeo e internazionale
rispetto a Milano-Lombardia. Basta girarla al di fuori delle due-tre
grandi città e su per i bricchi montani o le pianure risicole.
Fontana&Gallera debbono subire anche le critiche (in realtà sono
commiserazioni grandi come case ma non si può sghignazzargli in faccia
visto che ci sono 4500 morti “aggiuntivi” al normale) per i due MAXI
quartieri anti-covid19 allestiti sia alla Fiera di Milano e in quella
di Bergamo.
Per quello di Bergamo che già aveva fato saltare la mosca al naso di
Fontana dal momento che il Capitano vi aveva perfettamente intravisto
la manina della vecchia “Lega Nord” nella vicenda, l’attività era
iniziata senza avere a disposizione tutto il personale necessario, tra
medici e infermieri, per rendere operativi tutti i 148 posti letto (72
tra Terapia intensiva e subintensiva, 70 di degenza e 6 per triage e
infermeria).
Le perplessità, quindi, non mancavano, oltre le indiscrezioni. «Al 15
aprile i posti letto utilizzati in contemporanea sono 36, di cui in
Terapia intensiva 8 su 12 attivati — spiega Valoti —. E c’è il
personale per arrivare ad attivarne fino a 60 in tutto, quindi esiste
un margine di crescita importante anche rispetto alla situazione
attuale». Ma il conto totale, tra pazienti tuttora ricoverati o già
dimessi, sale a 47, di cui 9 passati in Terapia intensiva: c’è già,
quindi, una certa rotazione. Nella popolazione negli addetti ai
lavori circola la convinzione che l’ospedale alla Fiera non arrivi mai
a essere completamente operativo: e dire che all’inizio era stato
pomposamente annunciato per 250 posti.
Peggio ancora va nel padiglione presso la Fiera di Milano. Un presidio
«pronto a fronteggiare eventuali nuove necessità e nuove emergenze,
dando una mano agli altri ospedali della Regione», l’ha lodato il
leader della Lega Matteo Salvini. Un ospedale «che veglierà sulla
salute dei lombardi come una vera e propria assicurazione contro il
sovraffollamento delle altre strutture regionali», ribadiscono dalla
Regione guidata da Attilio Fontana. Eppure. Nell’ospedale della Fiera
di Milano, 25 mila metri quadrati presentati in pompa magna durante una
conferenza stampa tanto affollata da far cadere sulla Regione l’accusa
di aver favorito l’assembramento di troppe persone, al momento ci sono
53 letti pronti. Ma solo otto occupati da altrettanti pazienti. Erano
dieci fino a ieri mattina, due li hanno dimessi in giornata: altri 104
letti sono pronti e in fase di collaudo, da lunedì prossimo potranno
accogliere nuovi malati. Che però, se l’epidemia continuerà la sua
(lenta) discesa, non arriveranno. L’ospedale è stato allestito
comunque, l’esecuzione è costata intorno ai venti milioni di euro, più
altri sei per gli allestimenti dei 157 posti di intensiva: una cifra
coperta da donazioni private ma che all’inizio doveva essere almeno
doppia, considerando che in origine la struttura doveva contare 500
letti di intensiva.
Inesorabile la condanna dei medici : «realizzare una terapia intensiva
senza un ospedale alle spalle, temo equivalga a fare una sorta di
cattedrale nel deserto », dice Roberto Carlo Rossi, presidente
dell’Ordine dei medici di Milano. «Un paziente ricoverato in terapia
intensiva viene seguito dagli anestesisti, certo. Ma se ha uno
scompenso cardiaco ha bisogno del cardiologo, se ha un’insufficienza
renale del nefrologo - aggiunge Carlo Montaperto a capo
dell’Associazione primari ospedalieri lombardi -Un ospedale è fatto di
apparecchiature e strutture, ma anche di esseri umani e conoscenza: una
terapia intensiva da sola rischia di essere una testa senza un corpo».
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