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E' IL CITTADINO CHE SERVE ALLA SANITA': NON IL CONTRARIO
In questa vicenda del covid19 ne esce stravolto InfluNet che è il
sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica
dell'influenza, coordinata dal Ministero della Salute, che si avvale
della collaborazione dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), del
Centro Interuniversitario per la Ricerca sull'Influenza (CIRI), dei
medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, della rete dei
laboratori periferici per l'influenza e degli Assessorati regionali
alla Sanità.
Gli obiettivi della sorveglianza epidemiologica sono quelli di stimare
l'incidenza settimanale della sindrome influenzale durante la stagione
invernale, in modo da rilevare la durata e l'intensità dell'epidemia.
Gli obiettivi della sorveglianza virologica sono: monitorare la
circolazione dei diversi tipi e sottotipi di virus influenzali nelle
diverse aree geografiche e nei diversi periodi della stagione
epidemica, valutare l'omologia antigenica tra ceppi epidemici e ceppi
vaccinali, attraverso analisi sierologiche e molecolari su campioni
clinici prelevati dai pazienti con sintomatologia influenzale.
(...)
EX MALO BONUM ?
(...)
Morto un re se ne fa un altro e dalle disgrazie si può cavarne dei
vantaggi se hai una sana cultura imprenditoriale. Anzi: due. Tre. Sulle
case di riposo falcidiate dal coronavirus, si allunga ora lo spettro di
una crisi economica e finanziaria che rischia di mettere in ginocchio
un settore che dà lavoro a 6.500 persone e che offre cure socio
sanitarie a oltre seimila anziani, accolti nelle 65 residenze socio
assistenziali che lavorano in convenzione con Regione Lombardia tramite
l'Ats di Bergamo. I numeri dei decessi sono impressionanti: in alcune
realtà hanno superato il 30% degli ospiti e sono decuplicati rispetto
ai primi tre mesi dello scorso anno.
In alcune delle 65 strutture, il 30% degli ospiti sono scomparsi «Si
rischiano buchi di bilancio». Si punta al sostegno della Regione: ecco
la prima fortuna. La stessa preoccupazione è condivisa anche dai
presidenti e dai direttori delle altre case di riposo. «Rischiamo una
perdita secca di centomila euro al mese - denuncia Fabrizio Ondei,
direttore generale della Fondazione Casa Serena Onlus di Brembate Sopra
- ma non abbiamo voluto lasciare a casa nessuno dei nostri dipendenti
che hanno dimostrato un senso di dedizione e abnegazione straordinario.
E tuttavia anche la problematica economica dovrà essere affrontata».
Gli sguardi sono quindi rivolti a Regione Lombardia, a cui si chiede di
mettersi una mano sul cuore e una al portafoglio, anche se le risorse,
quando l'emergenza sarà superata, risulteranno ovviamente ridotte al
lumicino: per ospitare i pazienti Covid, appello a cui finora hanno
risposto sette case di riposo bergamasche dando la propria
disponibilità, Regione Lombardia ha indicato come rimborso giornaliero
150 euro.
Ma poi c'è anche di meglio per chi ha trasformato la sanità in una
azienda per aggiustare non la salute dei cittadini ma i bilanci delle
imprese del settore e dei fornitori di manodopera. Quella grande scopa
che è stata la ventata del covid19 ha tolto dalle RSA la maggioranza
delle persone – circa 2000- che costavano il maggiore impegno di
personale e di altri servizi che verranno ben presto rimpiazzate da
clienti più giovani e quindi mediamente meno costosi da servire. Senza
contare anche una buona dose di clientelismo da somministrare visto che
le liste per accedere alla RSA sono lunghe come la divina commedia e
quindi i clienti possibili non mancano.
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PDF: 8.6 Mb
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E' IL CITTADINO CHE SERVE ALLA SANITA': NON IL CONTRARIO
In questa vicenda del covid19 ne esce stravolto InfluNet che è il
sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica
dell'influenza, coordinata dal Ministero della Salute, che si avvale
della collaborazione dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), del
Centro Interuniversitario per la Ricerca sull'Influenza (CIRI), dei
medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, della rete dei
laboratori periferici per l'influenza e degli Assessorati regionali
alla Sanità.
Gli obiettivi della sorveglianza epidemiologica sono quelli di stimare
l'incidenza settimanale della sindrome influenzale durante la stagione
invernale, in modo da rilevare la durata e l'intensità dell'epidemia.
Gli obiettivi della sorveglianza virologica sono: monitorare la
circolazione dei diversi tipi e sottotipi di virus influenzali nelle
diverse aree geografiche e nei diversi periodi della stagione
epidemica, valutare l'omologia antigenica tra ceppi epidemici e ceppi
vaccinali, attraverso analisi sierologiche e molecolari su campioni
clinici prelevati dai pazienti con sintomatologia influenzale.
Tutti i dati raccolti ed elaborati a livello nazionale sono resi
disponibili agli Organismi di riferimento Internazionale (OMS, ECDC) e
pubblicati settimanalmente nel periodo epidemico sul sito del Ministero
della Salute.
Le informazioni viaggiano quindi verso l'esterno, verso
l'internazionalizzazione ed anche verso l'interno: adesso verso le
regioni.
Così il 22 gennaio il ministero della Salute emette la sua prima
circolare (“Polmonite da nuovo coronavirus, 2019 nCov, in Cina”)
diretta a tutti gli assessorati alla Sanità, con la quale definisce i
criteri per considerare un paziente “caso sospetto”, da sottoporre
quindi a tampone: oltre a chi è stato in Cina, include qualsiasi
persona «che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato,
soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento
adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di
viaggio». Insomma, un'indagine a largo spettro.
Se questa circolare fossa stata in vigore anche a febbraio, quando a
Codogno Mattia, il paziente uno, si rivolge al pronto soccorso, e a Vo'
Adriano Trevisan, la prima vittima del virus, si sente male, le loro
positività sarebbero emerse ben prima del famoso 21 febbraio, data di
inizio del contagio italiano. Ma, nel frattempo, il 27 gennaio il
ministero ha cambiato idea, e ha scritto una seconda circolare, di
senso opposto alla prima, nella quale autorizza il test solo su
pazienti che, oltre ad avere importanti sintomi, hanno avuto «contatti
stretti con un infetto»,hanno «visitato o lavorato in un mercato di
animali vivi a Wuhan», «frequentato un reparto Covid». In sintesi:
tamponi solo a chi proviene dalla Cina. È il primo vagito di una linea
governativa “anti-tampone”, che segue l'orientamento
dell'Organizzazione mondiale della Sanità, e che durerà sino al 16
marzo, quando la stessa Oms farà inversione con un tweet: «Test, test,
test».
L'onda è arrivata. E occorre arginarla. Ma dell'arma principale, le
mascherine professionali (le famose FFp2-FFp3) per medici e infermieri,
l'Italia è sprovvista.
Con il decreto legge n.9 del 2 marzo, «in coerenza con le linee guida
dell'Oms», decide di equiparare le mascherine chirurgiche — che non
sono Dpi (Dispositivi di protezione individuale) perché non proteggono
chi le indossa ma filtrano solo in uscita — a quelle professionali.
Il 9 marzo il governo emette il decreto numero 14, nel quale dispone
che «la quarantena obbligatoria non si applica agli operatori
sanitari», i quali si fermano solo nel caso di sintomi manifesti o
esito positivo di test. È un'altra mossa della disperazione, bisogna
evitare il rischio che i reparti rimangano sguarniti.
Addirittura la regione Lombardia va oltre, e pubblica il 10 marzo una
direttiva che nega il test all'operatore asintomatico «che ha assistito
a un caso confermato Covid senza adeguati Dpi». «La confusione sulle
norme — sostiene Andrea Filippi, segretario della Cgil-medici — e quei
decreti folli sono i motivi principali per cui gli operatori sanitari
si sono ammalati. L'Oms ha sbagliato a dare linee guida che,
evidentemente, erano pensate per Paesi del Terzo mondo che hanno zero
possibilità di reperire Dpi».
Siamo a metà marzo, nel pieno della crisi. La linea ora sarebbe quella
di fare tamponi a tappeto, a cominciare da chi sta in prima linea. Tre
circolari del ministero della Salute (20 marzo, 25 marzo, 3 aprile) lo
imporrebbero. Ma, ancora una volta, la Lombardia si distingue.
«Continua a farli solo a medici e infermieri che hanno la febbre
superiore a 37 e mezzo», denuncia Carmela Rozza, consigliera regionale
Pd. «L'assessore Giulio Gallera sostiene di aver disposto tamponi per
tutti a partire dal 3 aprile, ma non risulta».
È vero che la patologia è nuova e molto particolare nelle sue multiple
varianti cliniche, e perciò pericolosa e impegnativa da affrontare. Ma
si poteva fare meglio, con una sanità organizzata diversamente.
Sarebbero state necessarie diagnosi tempestive: la possibilità di
eseguire tamponi per la ricerca del Covid-19 anche a domicilio, o
comunque su richiesta dei medici curanti (secondo protocolli
concordati) avrebbe permesso una diagnosi precoce della malattia in una
fase trattabile. Di fatto l'esecuzione dei tamponi è stata demandata
esclusivamente agli ospedali, in linea con la politica sanitaria
regionale lombarda che ha sempre meno valorizzato e responsabilizzato
la medicina territoriale e l'operato dei medici di famiglia.
La sanità non è al servizio del cittadino che si ammala ma il cittadino
malato serve a tenere in piedi il grande affare della sanità che è la
macchina per fare soldi dalle case farmaceutiche medicali e della
sanità privata. Nelle sale di terapia intensiva fa tutto la macchina e
i programmi che le guidano mentre il ruolo del medico e del personale è
solo quello di ausilio ad istallare-inserire la macchina e farla
funzionare dal momento che anche il controllo del funzionamento e
del paziente sono assicurati da sonde e da un programma ad hoc.
Poi un giorno succede l'evento che sconvolge la ruotine. Che ti toglie
il fine settimana. Ti cancella le ferie. Ti mette davanti alla
necessità di trovare 10 respiratori nuovi al di fuori delle forniture
che arrivano di routine perché c'è anche un programma che
verifica il magazzino e ordine le cose che mancano prima che.
Stavolta il prima ha anticipato tutti. Dai ragionieri che debbono fa
quadrare le previsioni di spesa e incasso e pagamento all'ultimo
dottore che magari ha solo poche settimane ci esperienza in
reparto.
I pazienti sono oggi obbligati a una forma di autogestione, che si
risolve spesso nel ricorso a prestazioni private, pagate di tasca
propria. Un quadro che ha inciso, nell'epidemia attuale: quanti
pazienti sono rimasti impropriamente a casa o sono giunti in ospedale
troppo tardi? Quanti sono morti senza una diagnosi?
Partendo dal principio della competitività, abbiamo ottenuto una
differenza di trattamento dei diversi cittadini italiani che non
corrisponde certo ai principi egualitari. Ma, soprattutto adesso, di
fronte a una epidemia che sta interessando nella sua evoluzione
temporale il mondo intero, ha senso questa differenziazione per
autonomie locali?.
Chi doveva vigilare in capo al servizi sanitario nazionale e regionale
è andato in piena confusione e non s'è nemmeno accorto di
quello che doveva individuare per primo e non l'ha segnalato ed è
accaduto che siano stati i medici di base a “sentire” qualcosa di
difforme e poi gli ospedali a trovarsi nei guai diventati agenti
infettanti di tutti quelli che vi lavoravano o vi transitavano.
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SAI LA SODDISFAZIONE PER UN ELETTORE LEGHISTA MORIRE DA SOLO IN UN OSPEDALE LEGHISTA?
In bergamasca alle ultime elezioni regionali la Lega s'è portata a casa
il 29,64%, Forza Italia il 14,32%, Fratelli d'Italia il 3,64%, Fontana
presidente l'1,46% e Noi con l'Italia l'1,26% così che il presidente
Fontana è stato eletto col 49,75% dei voti.
Deve essere fonte di grande soddisfazione per quegli
elettori che hanno votato in massa Lega e compagnia di
centrodestra quando hanno avuto la telefonata dall'ospedale che il
proprio marito o moglie o madre o padre o fratello e via
elencando le parentele e (e le amicizie) c'hanno lasciato la
rusca (anche) per via del covdi19. Intanto che aspettavano
l'indipendenza del Nord è arrivato la mazzata del covid19. Intanto che
aspettavano di godersi il capitano a Palazzo Chigi è arrivata la
mazzata del covid19. Un capitano coraggioso: quando è stato il momento
di fare la finanziaria 2020 se l'è svignata. Esattamente il contrario
di come fanno i bergamaschi davanti a un problema: affrontarlo magari
uscendone con qualche scalfittura anche permanente. La
soddisfazione di quel 50% di popolazione bergamasca che s'è tirata la
mazzata sulle palle e ne ha mandato al creatore un numero
imprecisato é impagabile: l'hanno finalmente messa nel c**o
all'avvocato. Loro al cimitero, lui senza pochette a cinque punte ma
sempre a Palazzo Chigi.
E sai che soddisfazione sapere che la persona cara, che pure lei -una
su due votava Lega- è stata mandata al rogo senza neppure un funerale e
gliel'hanno restituita dentro una cassetta di legno o una specie di
termos in polvere: che magari è tutto un mischiotto visto che le salme
non le cremano una per una ma le infornano a sei o dodici per volta.
L'energia costa e inquina.
Sai la soddisfazione di sentire dei sindaci leghisti che si lamentano
perché sarebbero spariti i morti o comparsi dei morti abusivi.
Perché questi benedetti elettori leghisti al 50% non si fidavano certo
di portare il parente ammalato in ospedale e allora meglio
morisse a casa. Così i numeri delle anagrafi dei comuni non coincidono
coi numeri dell'ISS e della Regione. Chissà chi svelerà il
mistero. Oltre al fatto che tutto il sistema sanità
nazionale costruito in funzione dei profitti delle industrie
medicali e farmaceutiche ha avuto una bella pensata: invece di fare i
tamponi a tappeto per beccare via via tutti quelli potenziali e veri
infetti hanno deciso di fare il tampone solo a quelli con
manifestazioni evidenti di infezione.
Dov'è la furbata? Se io aumento le persone testate diminuiscono
percentalmente gli infetti se io restringo le persone testate aumenta
la % di infetti. Ergo bisogna fare così perché è il solo modo di
aumentare la spesa sanitaria: perché alla fine della fiera ogni morto
in ospedale costerà 50mila euro al SSN, ogni guarito qualcosa di più e
poi volete mettere la quantità di materiali macchine straordinari
che dovranno pagare le Regioni?. Una pacchia per le industrie. Volete
scommettere che arriverà un Dpcm che sospende quel maledetto
codice degli appalti (peraltro già sospeso)?.
La questione è ancora in alto mare perché tranne pochissimi nessuno dei
morti è stata fatta l'autopsia. Insomma resta sempre il dubbio: morto
PER il covid19 o morto anche COL covid19 addosso. Lo sa Iddio e non
l'ATS a governo leghista.
Sai la soddisfazione per un cittadino su due vedere come sono ridotte a
carnaio le sale di rianimazione con malati infermieri medici tutti
ammontonati gli uni sugli altri mentre giustamente il leghista di
stretta fede salviniana stava a un metro di distanza dal leghista di
stretta fede bossiana e due metri da un elettore piddino.
Sai la soddisfazione di vedere in diretta quella faccia tosta di
Belotti, nipote di un vescovo ormai defunto, in attillata giacchettina
tirolese piagnere davanti agli otto gatti presenti alla Camera per gli
elettori leghisti lumbardi deceduti: alla fine saranno almeno 2-3000
voti in meno alla Lega e centrodestra assortito.
Morto un re se ne fa un altro e dalle disgrazie si può cavarne dei
vantaggi se hai una sana cultura imprenditoriale. Anzi: due. Tre. Sulle
case di riposo falcidiate dal coronavirus, si allunga ora lo spettro di
una crisi economica e finanziaria che rischia di mettere in ginocchio
un settore che dà lavoro a 6.500 persone e che offre cure socio
sanitarie a oltre seimila anziani, accolti nelle 65 residenze socio
assistenziali che lavorano in convenzione con Regione Lombardia tramite
l'Ats di Bergamo. I numeri dei decessi sono impressionanti: in alcune
realtà hanno superato il 30% degli ospiti e sono decuplicati rispetto
ai primi tre mesi dello scorso anno.
In alcune delle 65 strutture, il 30% degli ospiti sono scomparsi «Si
rischiano buchi di bilancio». Si punta al sostegno della Regione: ecco
la prima fortuna. La stessa preoccupazione è condivisa anche dai
presidenti e dai direttori delle altre case di riposo. «Rischiamo una
perdita secca di centomila euro al mese - denuncia Fabrizio Ondei,
direttore generale della Fondazione Casa Serena Onlus di Brembate Sopra
- ma non abbiamo voluto lasciare a casa nessuno dei nostri dipendenti
che hanno dimostrato un senso di dedizione e abnegazione straordinario.
E tuttavia anche la problematica economica dovrà essere affrontata».
Gli sguardi sono quindi rivolti a Regione Lombardia, a cui si chiede di
mettersi una mano sul cuore e una al portafoglio, anche se le risorse,
quando l'emergenza sarà superata, risulteranno ovviamente ridotte al
lumicino: per ospitare i pazienti Covid, appello a cui finora hanno
risposto sette case di riposo bergamasche dando la propria
disponibilità, Regione Lombardia ha indicato come rimborso giornaliero
150 euro.
Ma poi c'è anche di meglio per chi ha trasformato la sanità in una
azienda per aggiustare non la salute dei cittadini ma i bilanci delle
imprese del settore e dei fornitori di manodopera. Quella grande scopa
che è stata la ventata del covid19 ha tolto dalle RSA la maggioranza
delle persone – circa 2000- che costavano il maggiore impegno di
personale e di altri servizi che verranno ben presto rimpiazzate da
clienti più giovani e quindi mediamente meno costosi da servire. Senza
contare anche una buona dose di clientelismo da somministrare visto che
le liste per accedere alla RSA sono lunghe come la divina commedia e
quindi i clienti possibili non mancano.
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