|
|
|
|
ALZATI ITALIA! DAL DIVANO
Stefano Folli su Repubblica parte in quarta: Anche la politica tenta la
fase due. La cosiddetta “fase 2” successiva all'emergenza sanitaria sta
cominciando. Anzi, è cominciata ieri sera con il «poderoso intervento
da 400 miliardi» annunciato dal premier Conte. Che andrebbe ad
aggiungersi, garantisce il presidente del Consiglio, ai ben 350
miliardi già stanziati. Totale: 750 miliardi, quasi la metà del Pil. E
c'è anche la frase da consegnare alla storia: «Quando si rialza,
l'Italia corre». Magari.
In buona sostanza il governo non ci mette nulla e semmai ci metterà
qualcosa, sarà perché le imprese sono chiuse e fallite. Il sistema
prevede una garanzia statale, a prima richiesta, del Fondo di Garanzia
sul 100% per prestiti fino a 6 anni a PMI e piccoli professionisti fino
a 25 mila euro o entro il 25% del fatturato, senza valutazione del
merito di credito. Per imprese fino a 3,2 milioni di fatturato il Fondo
garantisce al 90% finanziamenti fino a 800 mila euro (o entro il 25%
del fatturato) cui può sommarsi un altro 10% dai Confidi; a titolo
gratuito il Fondo garantisce inoltre il 90% di prestiti fino a 5
milioni per imprese fino a 499 dipendenti. Sace invece interverrà con
200 miliardi, con controgaranzia dello Stato, a favore delle imprese di
ogni dimensione» — spiega la nota del ministero dell'Economia — con
garanzie variabili dal 70% al 90% a seconda se abbiano più o meno di
1,5 miliardi di fatturato e più o meno di 5.000 dipendenti. Anche le
PMI possono accedere alla garanzia di Sace, ma solo dopo aver esaurito
quella del Fondo. Insomma un meccanismo complesso, e per di più ancora
sub judice.
«Alcune delle importantissime misure richiedono l'assenso della Ue»,
hanno ricordato ieri in una inusuale nota congiunta l'Abi e i sindacati
dei bancari Fabi First-Cisl Fisac-Cgil Uilca Unisin.
(...)
ORDINE DEL CENTRODESTRA E LEGA:
FAR FALLIRE L'ORDINANZA DELLAPROTEZIONE CIVILE
Per fortuna che i cellulari consentono la registrazione delle
telefonate altrimenti certi fatti hanno del surreale. Mi capita spesso
di aiutare come autista e sbrogliatore di casini burocratici una
signora ex bracciante prossima gli ottanta anni compaesana di D'Alema
che è arrivata al Giovanni XXIII per un intervento chirurgico. Qui ha
conosciuto un'altra zitella e –accumunate dalla medesima disgrazia-
hanno scelto di convivere assieme visti i problemi post intervento di
entrambe. Poi la signora bergamasca è morta ed ha lasciato la casa in
comodato gratuito alla sua compagna di sventura.
La sciura abita in un paese della bergamasca che ha suppergiù gli
stessi abitanti di Curno ed ha una amministrazione di centrodestra con
la lega, e come sindaco una donna avvocato, laureata all'UniBG sui
quarant'anni.
L'ex bracciante attenta alle pessime notizie della televisione quando
sente la storia delle misure urgenti di solidarietà alimentare alle
famiglie che si trovano in grave difficoltà a causa degli effetti
economici derivanti dall'emergenza epidemiologica da virus Covid-19 mi
chiede (o sollecita?) garbatamente indirettamente… posso fare domanda?
(...)
ALZANO NEMBRO ALBINO: MEGLIO PERDERE QUALCHE MIGLIAA DI VECCHIARELLI MORTI CHE QUALCHE DECINA DI MIGLIAIA DI VOTI
Alzano e Nembro e Albino sono da un mese al centro di una ferocissima
battaglia tra governo centrale e governo regionale sulle pelle degli
ammalati e dei morti sia per covid19 che per altre patologie verso le
quali il covid19 è arrivato a compire l'opera del buondio. Sono tre
comuni attraverso i quali si sta svolgendo dai tempi di del dominio
veneto la storia della mia famiglia e dei suoi mille rami in cascata.
Olera e Monte di Nese erano i posti dove passava la strada che da
Bergamo conduceva in Valle Brembana prima che i Veneti costruissero la
Priula (1600 a spanne) tra Poscante ed Almè aggirando alti gli
strapiombi sul fiume Brembo. Tutta la mia gente ha ormai abbandonati
quei comuni per altri paesi a cercare maggiore fortuna e questa
pandemia per adesso non ha portato via nessuno della nostra stirpe.
(...)
I REPARTI OSPEDALIERI NELLE FIERE
SARANNO I NUOVI LAZZARETTI?
uale sarà l'evoluzione della pandemia da covid19 non lo sa ancora
nessuno nel senso che coi virus normalmente alla fine ci si convive
(più o meno lontani: meglio lontani) previa vaccinazione e quasi sempre
con l'immunità di massa. La questione è che nessuno nemmeno immagina la
tempistica per arrivare ad un vaccino, per arrivare all'immunità di
massa e per capire- sapere se sia una infezione debellabile e
controllabile oppure che ci si possa reinfettare. Finora non si è
nemmeno compreso sei chi sia guarito siano TUTTI guariti oppure se
qualcuno di loro funzioni ancora da untore potenziale e in che misura.
(...)
|
|
PDF: 8.8 Mb
|
|
|
I REPARTI OSPEDALIERI NELLE FIERE
SARANNO I NUOVI LAZZARETTI?
uale sarà l'evoluzione della pandemia da covid19 non lo sa ancora
nessuno nel senso che coi virus normalmente alla fine ci si convive
(più o meno lontani: meglio lontani) previa vaccinazione e quasi sempre
con l'immunità di massa. La questione è che nessuno nemmeno immagina la
tempistica per arrivare ad un vaccino, per arrivare all'immunità di
massa e per capire- sapere se sia una infezione debellabile e
controllabile oppure che ci si possa reinfettare. Finora non si è
nemmeno compreso sei chi sia guarito siano TUTTI guariti oppure se
qualcuno di loro funzioni ancora da untore potenziale e in che misura.
Va anche detto che mentre oggi l'informazione funziona a decine
di megabites non altrettanto veloce è la scienza nello studiare i
fenomeni e nell'arrivare a decidere soluzioni: basti pensare al
tempo necessario per passare –in sicurezza- dalla scoperta di una
sostanza che vaccini o curi alla sua somministrazione di massa.
L'altra sera quella mummia che recita sempre se stessa che
sarebbe il ministro della salute, laureato in scienze politiche e con
un dottorato in storia dell'Europa mediterranea ha soavemente
soffieggiato che la sanità domani vedrà ancora i grandi
ospedali come adesso e distribuiti sul territorio dei presidi dove
verranno eventualmente ricoverati gli infettati di nuove
malattie. Traducendo p.e. a Bergamo resterà il Giovanni XXIII e la
serie di ospedali pubblici e privati d'elezione (Seriate, Treviglio,
Humanitas, Ponte san Pietro) e resterà anche l'ottava torre , vale a
dire la sezione degli infettivi adesso ospitata in un capannone della
Fiera di Bergamo. Qualcosa del genere succederà anche a Milano coi due
piani alla Fiera vecchia.
In sostanza ci sarà l'ospedale normale nei quali il malato è una
macchina da riparare al minor costo e nel minor tempo possibile che
dovrà continuare ad adattarsi ad uno schema economico finanziario
predisposto dalla politica ed attuata da governatori di nomina politica
e poi quando succede il patatrac ci saranno i lazzaretti separati. Che
non saranno nemmeno gestiti direttamente dalle varie sanità regionali
ma saranno affidati – vedi la sezione alla Fiera di Bergamo- da
personale delle ONG, da medici di altre nazioni inviati coma “aiuto
amico” e da personale volontario raccogliticcio del momento proveniente
dappertutto.
Il malato che rende economicamente il costo delle cure andrà negli
ospedali di elezioni quando c'è la certezza di ritorno economico mentre
andrà nel lazzaretto, come del resto già succede adesso con le
dimissioni spIntanee e le RSA.
Del resto questo succede già nella scuola dove il primo problema degli
insegnanti è quello di selezionare gli alunni in gruppi in
maniera da tenere in classe il numero meno problematico edii scartarne
il maggior numero possibile ed assegnare gli scartini per mille motivi
differenti a soggetti che vengono assunti e pagati dai comuni al minor
costo possibile.
|
|
ALZATI ITALIA! DAL DIVANO
Stefano Folli su Repubblica parte in quarta: Anche la politica tenta la
fase due. La cosiddetta “fase 2” successiva all'emergenza sanitaria sta
cominciando. Anzi, è cominciata ieri sera con il «poderoso intervento
da 400 miliardi» annunciato dal premier Conte. Che andrebbe ad
aggiungersi, garantisce il presidente del Consiglio, ai ben 350
miliardi già stanziati. Totale: 750 miliardi, quasi la metà del Pil. E
c'è anche la frase da consegnare alla storia: «Quando si rialza,
l'Italia corre». Magari.
In buona sostanza il governo non ci mette nulla e semmai ci metterà
qualcosa, sarà perché le imprese sono chiuse e fallite. Il sistema
prevede una garanzia statale, a prima richiesta, del Fondo di Garanzia
sul 100% per prestiti fino a 6 anni a PMI e piccoli professionisti fino
a 25 mila euro o entro il 25% del fatturato, senza valutazione del
merito di credito. Per imprese fino a 3,2 milioni di fatturato il Fondo
garantisce al 90% finanziamenti fino a 800 mila euro (o entro il 25%
del fatturato) cui può sommarsi un altro 10% dai Confidi; a titolo
gratuito il Fondo garantisce inoltre il 90% di prestiti fino a 5
milioni per imprese fino a 499 dipendenti. Sace invece interverrà con
200 miliardi, con controgaranzia dello Stato, a favore delle imprese di
ogni dimensione» — spiega la nota del ministero dell'Economia — con
garanzie variabili dal 70% al 90% a seconda se abbiano più o meno di
1,5 miliardi di fatturato e più o meno di 5.000 dipendenti. Anche le
PMI possono accedere alla garanzia di Sace, ma solo dopo aver esaurito
quella del Fondo. Insomma un meccanismo complesso, e per di più ancora
sub judice.
«Alcune delle importantissime misure richiedono l'assenso della Ue»,
hanno ricordato ieri in una inusuale nota congiunta l'Abi e i sindacati
dei bancari Fabi First-Cisl Fisac-Cgil Uilca Unisin,
Lo Stato non tirerà fuori direttamente i 750 miliardi. Com'è stato
spiegato nella conferenza stampa, i 400 miliardi di cui si è parlato
lunedì sono l'ammontare di finanziamenti che le banche possono
concedere alle imprese con la garanzia dello Stato. Significa che lo
Stato tirerà fuori dei soldi soltanto se quelle imprese non riusciranno
a onorare i debiti. Idem per i "350 miliardi liberati dal Cura Italia" .
Per 400 miliardi di finanziamenti con garanzia pubblica, considerando
un rapporto del 10 per cento la parte che non verrà onorata dalle
imprese, percentuale considerato accettabile da molti esperti, lo Stato
potrebbe in teoria essere chiamato a sborsarne effettivamente una
quarantina.
Il prestito sarebbe restituito dalle imprese in sei anni a tassi
simbolici dello 0,1-0,2% con la prima rata dopo 18 mesi dalla
riscossione del prestito.
Conte disse in conferenza stampa che "dal decreto di oggi arrivano 400
miliardi di liquidità per le imprese, con il # CuraItalia ne avevamo
liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil”.
Però 750 miliardi non sono "quasi metà del nostro Pil", bensì poco più
del 41 per cento. Non è un dettaglio.
Ma per far capire quanto sia grande la difficoltà, l'impegno statale
previsto è fino a 30 miliardi. Con un debito che per colpa della
recessione da coronavirus nelle migliori delle ipotesi galopperà verso
il 150 per cento del Pil, il nostro Paese non potrebbe permettersi di
sborsare le cifre di cui si parla, per esempio, in Germania.
Anche il governo tedesco ha previsto forme di sostegno a favore delle
imprese con la garanzia pubblica sui prestiti bancari. Ma accanto a
questo «bazooka» indiretto ne ha innescato uno che spara direttamente
denaro sul sistema, fino a qualcosa come dieci punti del suo Pil.
L'ordine di grandezza dei contributi diretti per gli ammortizzatori
sociali e la tutela delle imprese si potrà quindi aggirare sui 350
miliardi. E questo grazie al fatto che il debito pubblico della
Germania è di poco superiore al 60 per cento del Pil, contro il 134,8
dell'Italia.
Vedremo che cosa potrà fare il governo Conte con il nuovo decreto di
aprile: si parla di una trentina di miliardi di interventi diretti che
si andranno a sommare ai 20 del cosiddetto decreto Cura Italia.
Per un totale di circa 50 miliardi. Più ovviamente le future garanzie
statali sui prestiti. E più i fondi europei per il Sud che potrebbero
essere mobilitati in fretta. Forse il massimo possibile, considerando
l'aria che tira a Bruxelles. Ma con la prospettiva di un calo del Pil
che già ora alcuni stimano in una misura ben superiore a quel tragico 5
per cento del 2009, anno successivo allo scoppio della grande crisi
finanziaria, forse servirebbe ben altro bazooka.
Incidentalmente. Fra parentesi va detto che Massimo Franco sul Corriere
racconta che se l'accordo sui prestiti alle imprese c'è, e si tratta di
una cifra corposa, dopo una trattativa sfibrante a Palazzo Chigi,
sconcerta il ritardo di giorni, figlio di uno scontro di potere tra M5S
e Pd sulla gestione dei finanziamenti alle imprese in epoca di
coronavirus: 200 miliardi di euro. E allunga un'ombra sulla compattezza
della maggioranza, perché non è chiaro se il contrasto sul ruolo
della Cassa depositi e prestiti in mani grilline, e il ministero
dell'Economia guidato da Roberto Gualtieri, del Pd, sia solo
un'increspatura. Il timore è che anticipi una competizione su chi avrà
in mano il rubinetto dei soldi nella fase della ricostruzione. .
|
|
ORDINE DEL CENTRODESTRA E LEGA:
FAR FALLIRE L'ORDINANZA DELLAPROTEZIONE CIVILE
Per fortuna che i cellulari consentono la registrazione delle
telefonate altrimenti certi fatti hanno del surreale. Mi capita spesso
di aiutare come autista e sbrogliatore di casini burocratici una
signora ex bracciante prossima gli ottanta anni compaesana di D'Alema
che è arrivata al Giovanni XXIII per un intervento chirurgico. Qui ha
conosciuto un'altra zitella e –accumunate dalla medesima disgrazia-
hanno scelto di convivere assieme visti i problemi post
intervento di entrambe. Poi la signora bergamasca è morta ed ha
lasciato la casa in comodato gratuito alla sua compagna di sventura.
La sciura abita in un paese della bergamasca che ha suppergiù gli
stessi abitanti di Curno ed ha una amministrazione di
centrodestra con la lega, e come sindaco una donna avvocato,
laureata all'UniBG sui quarant'anni.
L'ex bracciante attenta alle pessime notizie della televisione quando
sente la storia delle misure urgenti di solidarietà alimentare alle
famiglie che si trovano in grave difficoltà a causa degli effetti
economici derivanti dall'emergenza epidemiologica da virus Covid-19 mi
chiede (o sollecita?) garbatamente indirettamente… posso fare domanda?
E così quando il 01 aprile 2020 leggo sul sito del suo comune
l'ordinanza del sindaco in merito, il giorno 02 aprile presento la
domanda per la signora. Nel compilare la domanda ci sono almeno tre
punti che non mi convincono ma poi si vedrà.
Non passano nemmeno 48 ore che la sindaca emana un'altra ordinanza che
annulla-corregge la prima e precisa che… tutte le domande già
presentate vanno considerate nulle e che la domanda andrà
presentata dal 06 aprile in avanti.
E così il 06 aprile, con grossa perplessità della sciura
salentina, le RIpresento la domanda che va inviata via e-mail al
comune.
La nuova ordinanza ingarbuglia ancora un po' le precedente e riduce il contributo procapite rispetto p.e. a Curno.
Finito il tiggi delle 12 del 06 aprile sono a casa della signora per
portarle delle mascherine (comprate in farmacia: 5 mascherine per 15
euro!) e le arriva una telefonata da un cellulare ignoto cui lei non
risponde commentando: un'altra telefonata per cambiare ditta telefonica
o acqua luce gas.
Mi si accende una lampadina in testa e le dico: prova a rispondere che magari è il comune che ti chiama.
Mi mette in mano il cellulare perché richiami.
Dall'altra parte risponde una voce femminile pure lei di
inflessione pugliese e quando: mi avete chiamato, chi siete? Mi
risponde che è l'assistente sociale del comune in merito alla domanda
presentata al mattino.
La informo che rispondo al telefono in viva voce con la signora
salentina per suo ordine e l'A.S. mi chiede come mai la signora
chiede il contributo visto che dichiara di avere tremila euro sul
conto in banca. Conoscendo vita morte miracoli della bracciante
rispondo all'A.S che siccome nella domanda hanno messo tre scaglioni di
ricchezza e il primo varia da zero a tremila euro, siccome la signora
ha in banca meno di 100 euro, per forza di cose ha messo la
crocetta sul primo scaglione.
Poi l'A.S. mi chiede quanta pensione prende al mese e gli dico la
cifra mensile che lei subito mi contesta: facendo la divisione
tra il totale dichiarato la cifra mensile è superiore. Le rispondo che
in Italia le pensioni sono tredici ogni anno, ragione per cui se divido
il totale per tredici ho un valore minore che dividendo per
dodici.
Altra domanda riguarda la proprietà della casa di cui dispone in
comodato gratuito e l'A.S. commenta che “quindi la signora ha un altro
reddito pari all'affitto non pagato”. Non rispondo perché non trovo
parole.
Poi la domanda stile cazzotto diretto: quindi lei fa da badante
alla signora?. Le ho risposto gentilmente di no senza sfancularla.
Conclude l'A.S. minacciando che se le dichiarazioni sono mendaci
– termine che le braccianti salentine mangiano dodici volte al giorno-
sarà denunciata. Figurarsi cosa troveranno in tasca (o celati in un
banca olandese) ad una che prende la minima al mese.
Morale della favola.
1 - E' evidente che il DOPPIO gioco della sindaca di centrodestra di
fare un'ordinanza e cambiarla due giorni dopo mira a fare fallire
–assieme alla riduzione del contributo- l'operazione messa in atto
dalla protezione Civile e dal Governo.
2 – Nei documenti emessi dal comune NON compare il numero di cellulare
che ha chiamato l'interessata. Di questi tempi tutti siamo
subissati da chiamate per cambiare operatore telefonico o fornitore di
servizi ragion per cui se alle 12,30 compare un numero ignoto, nessuno
risponde. Sempre perché poi l'A. S. risponderà abbiamo chiamato non ha
risposto nessuno.
(3) Il gioco di fissare gli scaglioni dei soldi in banca e di
considerare solo la cifra più alta SENZA mettere la
possibilità di inserire l'eventuale importo preciso.
(4) L'idea di considerare l'utilizzo della casa in comodato gratuito come un reddito è meglio non definirla.
(5) L'idea che fare un piacere ad una persona sia pari alla
funzione di badante a pagamento , beh, bisogna avere bevuto tanto
e pesante la sera per arrivarci. Il che fa supporre che per l'A.S.
molti dei c.d. “volontari” prendano delle mance dalle persone aiutate e
quindi sia un volontariato assai peloso.
Ecco perché occorrerà un Piazzale Loreto dopo il covid19.
|
|
ALZANO NEMBRO ALBINO: MEGLIO PERDERE QUALCHE MIGLIAA DI VECCHIARELLI MORTI CHE QUALCHE DECINA DI MIGLIAIA DI VOTI
Alzano e Nembro e Albino sono da un mese al centro di una ferocissima
battaglia tra governo centrale e governo regionale sulle pelle
degli ammalati e dei morti sia per covid19 che per altre patologie
verso le quali il covid19 è arrivato a compire l'opera del buondio.
Sono tre comuni attraverso i quali si sta svolgendo dai tempi di del
dominio veneto la storia della mia famiglia e dei suoi mille rami in
cascata. Olera e Monte di Nese erano i posti dove passava la
strada che da Bergamo conduceva in Valle Brembana prima che i
Veneti costruissero la Priula (1600 a spanne) tra Poscante ed Almè
aggirando alti gli strapiombi sul fiume Brembo. Tutta la mia gente ha
ormai abbandonati quei comuni per altri paesi a cercare maggiore
fortuna e questa pandemia per adesso non ha portato via nessuno della
nostra stirpe.
Ciò che è accaduto nel micro ospedale di Alzano è accaduto
per imperizia di governo degli ospedali di una sistema ospedaliero che
la politica mantiene per non perdere voti. Alzano era sostanzialmente
un punto nascita locale relativo alla Valle Seriana. Nel 2018 erano
nati circa 800 bambini e faceva poco del resto: si arrangiava tanto
c'erano seriate e Bergamo come rifugium peccatorum qualora le faccende
si mettevano male. Se visitavi l'ospedale di Alzano non capivi se eria
in una RSA o in un ospedale. C'era un travaso di visitatori tra
le varie RSA della valle e l'ospedale: un pellegrinaggio
laico -specie di sabato e domenica- di pietà che coinvolge
familisticamente socialmente culturalmente ed anche religiosamente la
gente della valle.
Le stesse ragioni per cui la popolazione della Valle Seriana ha
voluto cocciutamente mantenere un ospedaletto del genere a due passi da
una città stracola di ottimi nosocomi sono le stesse per cui quando
venne l'ora di decidere la zona rossa per Alzano Nembro Albino
nessuno –sindaci regione governo- seppe e volle decidere. Decidere la
zona rossa significava per la popolazione una figuraccia inammissibile:
queste cose non possono succedere a noi, succedono solo a Napoli o
altrove. Decidere la zona rossa significava per il sistema economico
dei tre comuni e dell'intera Valle Seriana una sconfitta biblica: via
passano due vie provinciali-statali e il treno. Decidere la zona rossa
non sarebbe stato facile data la viabilità: probabilmente bisognava
chiudere tutta la valle a partire da Torre Boldone: che è la
periferia della città. Decidere la zona rossa per una pandemia che
veniva dalla Cina che era diventata negli ultimi 10-15 anni la terra
promessa di moltissime imprese che erano uscite dalla valle per andarvi
spostando anche alcune migliaia di operai e tecnici significava
confessare una sconfitta. Facile immaginare come siano state
roventi le linee telefoniche tra governi locali regione e governo
centrale in quei giorni: nessuno voleva prendere in mano la spada e
dare un taglio netto che poteva significare perdere anche decine di
magliai di voti. Meno peggio qualche migliaio di vecchierelli morti che
venti-trentamila voti in meno.
|