|
|
|
|
MES, SURE, ECCL, CORONABOND?
É L’ORA DELL’ORO ALLA PATRIA
05 aprile 2020. Siamo stati i primi a proporre su questo blog già da
alcuni anni –ci riferivamo al finanziamento delle infrastrutture
trasporti e viarie della nostra provincia- a proporre che le ricchezze
finanziarie dei cittadini di ciascuna provincia venissero impiegate
attraverso un canale di finanziamento ad hoc, per l'esecuzione delle
opere necessarie nella rispettiva provincia (o regione).
Era sostanzialmente un prestito che rendeva mezzo punto in più del
rendimento dei titoli di stato di pari durata, esenti da tassazione,
cui le famiglie e le imprese potevano aderire solo per una parte della
propria ricchezza fino al 10% e con la possibilità di monetizzarne
ogni anno fino a 1/30 se il titolo durava 30 anni. 1/10 se durava dieci
anni.
In base ai dati disponibili in Provincia di Bergamo potremmo disporre di due miliardi di euro.
L'11 marzo 2020 Ferruccio de Bortoli sul Corriere ha lanciato “la
modesta proposta di un prestito eccezionale, non forzoso, bensì
solidale, degli italiani. Il tanto citato, a volte a sproposito, piano
Marshall di un miliardo e mezzo di dollari destinato all'Italia tra
1948 e il 1951, al 2 per cento dell'allora prodotto interno lordo.
Vorrebbe dire oggi 35 miliardi di euro. Meno dell'1 per cento del
patrimonio finanziario, al netto delle proprietà immobiliari, delle
famiglie italiane. O, se volete, l'equivalente del 2 per cento dei
conti correnti bancari e dei depositi liquidi che non rendono nulla.
Anzi, si svalutano. Un Prestito Italia di durata trentennale (anche
più) — oppure in forma irredimibile e in esenzione fiscale se fosse
possibile — potrebbe raccogliere agevolmente una somma largamente
superiore e in grado di rappresentare una forza d'urto ragguardevole
contro la crisi.
(...)
PAGARE L'AFFITTO PER L'OSPEDALE IN FIERA:
QUELLI SULLA LOBBIA NON SI ERANO MESSI D'ACCORDO
05 aprile 2020. Probabilmente nessuno aveva spiegato a Fabio Sannino,
classe 1962, commercialista revisore legale, partner socio dello
“Studio Pedroli Venier – Dottori Commercialisti – Revisori Contabili”
con sede a Bergamo, come funzionano le cose a Bergamo. Oppure lui
benché si occupi di consulenza d'impresa, con specializzazione nella
consulenza societaria, fiscale, finanziaria, amministratore unico,
consigliere di amministrazione e liquidatore di società di capitali
(tra le quali è stato il liquidatore di SERVITEC SRL, allora società
partecipata dalla Provincia di Bergamo) non aveva (mai) colto i
risvolti dell'essenza del governo delle cose a Bergamo. Abituato alla
banalità dei numeri per cui due più due fa sempre quattro non aveva
compreso che non è strettamente necessario che dopo la somma si scriva
il risultato. A Bergamo il risultato di certe operazioni lo scrive la
politica. Anzi: non lo scrivono subito ma lasciano i numeri scritti sul
foglio tanto arriverà qualcuno che tra qualche anno tirerà le somme.
Vedi parcheggio della Fara.
(...)
BUONI SPESA COMUNALI
CHI PRIMO ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA
(MA CIBA DOVE DECIDE IL COMUNE)
Il Comune in attuazione dell'Ordinanza del Capo del Dipartimento della
Protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020 per sostenere i cittadini
più esposti agli effetti economici derivanti dall’vento della pandemia
da virus Covid-19 e quelli in stato di bisogno, per soddisfare la
necessità più urgenti ed essenziali, con priorità per quelli non già
assegnatari di sostegno pubblico, attraverso misure urgenti di
solidarietà alimentare ha pubblicato l’avviso per presentare le domande
del contributo.
(...)
|
|
PDF: 8.8 Mb
|
|
|
|
|
MES, SURE, ECCL, CORONABOND?
É L’ORA DELL’ORO ALLA PATRIA
05 aprile 2020. Siamo stati i primi a proporre su questo blog già da
alcuni anni –ci riferivamo al finanziamento delle infrastrutture
trasporti e viarie della nostra provincia- a proporre che le ricchezze
finanziarie dei cittadini di ciascuna provincia venissero
impiegate attraverso un canale di finanziamento ad hoc, per
l'esecuzione delle opere necessarie nella rispettiva provincia (o
regione).
Era sostanzialmente un prestito che rendeva mezzo punto in più
del rendimento dei titoli di stato di pari durata, esenti da
tassazione, cui le famiglie e le imprese potevano aderire solo
per una parte della propria ricchezza fino al 10% e con la
possibilità di monetizzarne ogni anno fino a 1/30 se il titolo durava
30 anni. 1/10 se durava dieci anni.
In base ai dati disponibili in Provincia di Bergamo potremmo disporre di due miliardi di euro.
L'11 marzo 2020 Ferruccio de Bortoli sul Corriere ha lanciato “la
modesta proposta di un prestito eccezionale, non forzoso, bensì
solidale, degli italiani. Il tanto citato, a volte a sproposito, piano
Marshall di un miliardo e mezzo di dollari destinato all'Italia tra
1948 e il 1951, al 2 per cento dell'allora prodotto interno lordo.
Vorrebbe dire oggi 35 miliardi di euro. Meno dell'1 per cento del
patrimonio finanziario, al netto delle proprietà immobiliari, delle
famiglie italiane. O, se volete, l'equivalente del 2 per cento dei
conti correnti bancari e dei depositi liquidi che non rendono nulla.
Anzi, si svalutano. Un Prestito Italia di durata trentennale (anche
più) — oppure in forma irredimibile e in esenzione fiscale se fosse
possibile — potrebbe raccogliere agevolmente una somma largamente
superiore e in grado di rappresentare una forza d'urto ragguardevole
contro la crisi.
Siamo tornati a parlarne sulla pagina 1204.
L'Italia ha davanti due strade post covid19. A fine 2017 la ricchezza
netta delle famiglie italiane è stata pari a 9.743 miliardi di euro, 8
volte il loro reddito disponibile. Le abitazioni hanno costituito la
principale forma di investimento delle famiglie e, con un valore di
5.246 miliardi di euro, hanno rappresentato la metà della ricchezza
lorda. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926
miliardi di euro, un ammontare inferiore, in rapporto al reddito,
rispetto agli altri paesi. Le attività finanziarie hanno raggiunto
4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all'anno precedente; la
loro incidenza sulla ricchezza netta è risultata tuttavia inferiore a
quella registrata in altre economie.
La ricchezza netta delle società non finanziarie è stata pari a 1.053
miliardi di euro. Il totale delle attività del settore ammontava a
4.943 miliardi di euro di cui il 63% costituito da attività non
finanziarie. La componente finanziaria, in crescita dal 2013, nel 2017
è stata pari a 1.840 miliardi di euro. È diminuito, invece, il valore
del patrimonio reale, rappresentato soprattutto da immobili non
residenziali e impianti e macchinari. Il ricorso al finanziamento
tramite titoli e prestiti è stato pari a 1.233 miliardi di euro, un
ammontare contenuto nel confronto internazionale.
La prima è quella di darsi un programma quinquennale per ridurre
l'evasione fiscale e contributiva ad un livello fisiologico europeo
(20%?) e destinare il risultato alla riduzione del debito pubblico. La
seconda è quella di ricorrere all' ”oro della patria” vale a dire
chiedere che 500-700 miliardi di quei 4.400 miliardi di risparmi
privati degli italiani, imprese comprese, diventino un prestito
perpetuo alla Patria remunerato all'1% e destinato alla ricostruzione
del sistema industriale, scuola, salute, territorio.
Credo però che la faccenda non sia così facile dal momento che abbiamo
una classe dirigente- dalle industrie alle banche alla politica- che
non ha in mente e nemmeno riesce ad immaginare un modello di sviluppo
differente che non abbia l'edilizia e l'auto come risultato finale. Che
non abbia il cellulare da mille euro come obiettivo dei consumi
singolari. Che non abbia la lavatrice che dopo sette anni devi
cambiarla perché non ci sono ne pezzi di ricambio ne riparatori. Che
non abbia il maglioncino fatto riciclando le bottiglie di acqua
minerale come l'oggetto che cambi quattro volte all'anno e compri
in un negozio da una commessa pagata 5 euro l'ora. Che non abbia la
scuola come un sistema che setaccia e scarta vieppiù gli alunni
assegnandone la maggior parte possibile a soggetti di incerta
professionalità assunti da ditte private che vincono gli appalti
dei comuni per le azioni di sostegno e il post scuola.
|
|
PAGARE L'AFFITTO PER L'OSPEDALE IN FIERA:
QUELLI SULLA LOBBIA NON SI ERANO MESSI D'ACCORDO
05 aprile 2020. Probabilmente nessuno aveva spiegato a Fabio Sannino,
classe 1962, commercialista revisore legale, partner socio dello
“Studio Pedroli Venier – Dottori Commercialisti – Revisori Contabili”
con sede a Bergamo, come funzionano le cose a Bergamo. Oppure
lui benché si occupi di consulenza d'impresa, con
specializzazione nella consulenza societaria, fiscale, finanziaria,
amministratore unico, consigliere di amministrazione e liquidatore di
società di capitali (tra le quali è stato il liquidatore di SERVITEC
SRL, allora società partecipata dalla Provincia di Bergamo) non aveva
(mai) colto i risvolti dell'essenza del governo delle cose a
Bergamo. Abituato alla banalità dei numeri per cui due più
due fa sempre quattro non aveva compreso che non è strettamente
necessario che dopo la somma si scriva il risultato. A Bergamo il
risultato di certe operazioni lo scrive la politica. Anzi: non lo
scrivono subito ma lasciano i numeri scritti sul foglio tanto arriverà
qualcuno che tra qualche anno tirerà le somme. Vedi parcheggio della
Fara.
Già l'operazione “Ospedale in Fiera” non era partita con tutti i crismi
politici necessari nel reciproco schifarsi dei bossiani versus i
salviniani ma la buona volontà delle centinaia di donatori di soldi
lavoro materiali aveva concluso l'opera accompagnati dalla delusione
che –leggiamo il Corriere- le apparecchiature ci sono, mancano semmai i
dispositivi di protezione: mascherine, guanti, occhiali e camici. Il
problema principale resta la carenza di personale (soprattutto
infermieri), che per il momento permetterà un avvio non a pieno regime.
Solo 36 dei 142 posti letto saranno operativi, in pratica tre stanze
dell'area critica (terapia intensiva e subintensiva). La camera A verrà
gestita da Emergency, che all'ospedale da campo ha inviato 43
volontari, alcuni dei quali reduci dalla Sierra Leone dove, tra il 2015
e il 2016, hanno avuto a che fare con l'epidemia Ebola: 10 medici, 14
infermieri, 4 fisioterapisti, un logista, un tecnico radiologo, uno di
laboratorio e 12 Oss.
La stanza B è in carico ai militari russi: 8 rianimatori e 8 infermieri
specializzati in terapia intensiva lavoreranno qui dentro col supporto
di un interprete (non parlano inglese). Gli 8 medici internisti
potrebbero essere dislocati nei reparti a bassa intensità, una volta si
riuscirà ad aprirli, mentre resta da trovare una sistemazione agli 8
epidemiologi. Sia Emergency che il contingente russo hanno confermato
la disponibilità sino a quando non sarà cessata l'emergenza.
Diverso è invece il discorso per il personale che gestirà la stanza C,
i 12 medici e i 27 infermieri arrivati grazie al bando della Regione e
a quello della Protezione civile e alle liste dell'Ana, la cui
permanenza è a tempo determinato. «Tra questi ci sono contrattualizzati
per 4 mesi che ci garantiscono una certa tranquillità - spiega Valoti
-; poi ci sono i volontari Ana che sono molti (un centinaio, ndr), ma
non tutti con un'ottimale disponibilità temporale.
Chi c'era c'ha messo la fatica e l'anima ed invece la politica
stava altrove. Poi arriva l'ingenuo Sannino che crede di avere a che
fare con persone cose imprese soggetti normali e ha scritto venerdì
sera a Giuseppe Epinati, amministratore unico di Bergamo Fiera Nuova
(proprietaria dell'immobile) : “Promoberg (la società che ha in affitto
i locali della fiera per organizzare le manifestazioni) si riserva di
quantificare in un successivo momento - anche in funzione della durata
dell'indisponibilità dell'immobile - i danni che le deriveranno dalla
perdita di disponibilità dello stesso».
L'ingenio aveva scoperto che il re era nudo. «Sono senza parole, è
gravissimo», commenta il sindaco Giorgio Gori (il Comune ha il 18,7% di
quote di Bergamo Fiera Nuova). «Parole a dir poco inopportune», gli fa
eco Gianfranco Gafforelli, presidente della Provincia (ente socio al
15,1%). La quota principale è di Camera di Commercio (con il 48,8%) e
nella compagine ci sono anche le banche. Pure il vicepresidente
dell'ente camerale Matteo Zanetti (nonché numero due di Promoberg)
prende le distanze: «Una frase del genere non è nelle corde né
dell'azionista di maggioranza dell'immobiliare né dei soci di
Promoberg, che hanno assolutamente condiviso e sostenuto la messa a
disposizione della fiera per una finalità così meritoria». Attribuisce
quindi a «un eccesso di zelo» la frase di Sannino (che non è passata al
vaglio del Cda di Promoberg), ribadendo che «non s'intende
assolutamente procedere con dei contenziosi». Dal canto suo Epinati si
dice «allibito». Sotto accusa la mancanza di sensibilità di Promoberg
(ma anche tra le venti realtà associative che ne fanno parte, dagli
artigiani ai commercianti fino a Confindustria, molte avrebbero già
preso le distanze dalla posizione messa nera su bianco dal presidente),
in un momento in cui tutto il territorio è chiamato a uno sforzo
eccezionale.
La politica è messa davanti al muro di un amministratore di cui non
capiscono sia in qualche modo legato alla lega salviniana che aveva
tentato tramite presidente della Regione Sala di far saltare
l'allestimento oppure se sia un eccesso di zelo che “poteva” essere già
arrivato sui tavoli della Procura –della quale non ha ancora compreso
l'indirizzo- che sicuramente aveva già allertato i propri timpani.
Sabato sera, come anticipato, Sannino (presidente di Promoberg dal
luglio scorso, dopo l'inchiesta che ha coinvolto i vecchi vertici) ha
inviato una precisazione indirizzata a Epinati. «Al fine di sgomberare
il campo da ogni equivoco - scrive nella lettera - non c'è nessuna
volontà di instaurare un contenzioso, ma solo di verificare i
presupposti per la pattuizione, quando i tempi saranno maturi, di
un'indennità per la perdita di avviamento»- E parla di «logica
collaborativa e non conflittuale» e di «basi amichevoli e condivise».
La politica e la classe imprenditoriale che è sempre stata l'alfa e
l'omega di tutte le grandi operazioni attorno ai grandi fatti (il
Seminario, l'Ospedale, la MIA, gli Istituti Educativi, Astino, il
Caravaggio, la Fiera,) anche stavolta voleva mettere il cappello su
quella che credeva essere un'operazione di risonanza mondiale -un
mega padiglione di ospedale dentro gli spazi di una fiera ormai
inutilizzabile- mentre fatti identici stanno accadendo con la medesima
celerità a partecipazione dappertutto: da Gaza agli USA passando
ieri per la Cina e domani per la Francia.
Ma c'erano di mezzo le banche che hanno finanziato la costruzione della
fiera stessa che non vogliono perdere le rate del mutuo –sicuramente
non a tassi dell'1,5%- che hanno concesso e quando si sono fatte
sentire il Sonnino ha suonato il campanello della sveglia non avendo
compreso che certe cose si fanno in riservata sede.
Ancora una volta le banche escono con la faccia pesta ma hanno
salvato il malloppo. Loro continuano a riscuotere l'affitto anche se
nel capannone non c'è la fiera ma c'è l'ospedale: tanto alla fine ogni
ammalato che passerà da li costerà all'ATS almeno 1500 euro al giorno e
quindi… che sia messo in chiaro che pantalone deve pagare e chi ha
lavorato gratis, cazzi loro. sottigliezze da sessantottino
|
|
BUONI SPESA COMUNALI
CHI PRIMO ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA
(MA CIBA DOVE DECIDE IL COMUNE)
Il Comune in attuazione dell'Ordinanza del Capo del Dipartimento della
Protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020 per sostenere i
cittadini più esposti agli effetti economici derivanti dall’vento della
pandemia da virus Covid-19 e quelli in stato di bisogno, per soddisfare
la necessità più urgenti ed essenziali, con priorità per quelli non già
assegnatari di sostegno pubblico, attraverso misure urgenti di
solidarietà alimentare ha pubblicato l’avviso per presentare le domande
del contributo.
Perché sia chiara l’impostazione paternalistica “l’assegnazione
dei benefici avviene fino ad esaurimento dei fondi disponibili secondo
l’ordine di ricezione della domanda” e poi ancora “il buono spesa ha
validità massima fino al 15 maggio 2020” ma il bello sta nella
richiesta di “dichiarare il numero di conto corrente, la banca e
l’ammontare attuale del deposito” e più avanti di dichiarare se si è
titolare di altre forme (conto deposito titoli e/o obbligazioni;
gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati
deposito e buoni fruttiferi) di deposito mobiliare” e tutta la
domanda non va presentata a mano presso il protocollo del Comune (che è
chiuso al pubblico) ma va mandata via mail non all’ufficio dei servizi
sociali ma al generico info@comune.curno.bg.it vale a dire tra la carta
(straccia?).
Fossi stato nel comune avrei chiesto anche la taglia delle mutande ai
maschi e del reggiseno alle femmine: non si sa mai cosa nascondano.
Abbiamo qualche dubbio che una banca davanti a una richiesta del Comune
di sapere se Tizio ha tot soldi o tot titoli risponda al Comune. Se non
altro perché gli uffici comunali ed i server se sono messi come quelli
dell’INPS di qualche giorno or sono, siamo messi davvero male. La
domanda quindi espone PERICOLOSAMENTE il cittadino a vedere
spiattellati in piazza informazioni riservate che solo la GdF
(probabilmente solo su ordine di un giudice) potrebbe verificare e
fornire solo partendo dal nominativo e CF.
Poi questa storia dei buoni cartacei in tempi di iper-propagandato
lavoro agile e meraviglie al seguito fa tornare il paese agli
anni ’50. Chissà perché in Emilia caricano i soldi sulla tessera
sanitaria: che in Emilia siano degli uomini delle caverne? Vedasi
Comune di Cesena p.e..
Nei prossimi giorni leggeremo sul bugiardino il ventaglio delle somme
che saranno versate per ogni famiglia a seconda del numero dei
componenti e delle condizioni che i comuni faranno ai cittadini poveri
perché possano mangiare la colomba a Pasqua.
Semmai ci arriveranno a farglieli avere quei denari per il pranzo pasquale.
E leggeremo come in certi comuni questo finanziamento in buona sostanza
diventa un finanziamento INdiretto ai bottegai del paesello –quindi
altra propaganda elettorale coi soldi dei cittadini- perché i negozi in
cui saranno spendibili i buoni saranno limitati al confine comunale.
Già abbiamo visti qualche comune che sostanzialmente hanno già deciso
il menù per i poveri specificando esattamente (manca solo l’indicazione
della marca) cosa potranno comprare e cosa no.
In effetti pensavamo che il covid19 facesse dei danni: ma non così estesi.
|