A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1207 DEL 06 APRILE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















MES, SURE, ECCL, CORONABOND?
É L’ORA DELL’ORO ALLA PATRIA
05 aprile 2020. Siamo stati i primi a proporre su questo blog già da alcuni anni –ci riferivamo al finanziamento delle infrastrutture trasporti e viarie della nostra provincia- a proporre che le ricchezze finanziarie dei cittadini di ciascuna provincia  venissero impiegate attraverso un canale di finanziamento ad hoc, per l'esecuzione delle opere necessarie nella rispettiva provincia (o regione).
Era  sostanzialmente un prestito che rendeva mezzo punto in più del rendimento dei titoli di stato di pari durata, esenti da tassazione, cui  le famiglie e le imprese potevano aderire solo per una parte della propria ricchezza  fino al 10% e con la possibilità di monetizzarne ogni anno fino a 1/30 se il titolo durava 30 anni. 1/10 se durava dieci anni.
In base ai dati disponibili in Provincia di Bergamo potremmo disporre di  due miliardi di euro.
L'11 marzo 2020 Ferruccio de Bortoli sul Corriere ha lanciato “la modesta proposta di un prestito eccezionale, non forzoso, bensì solidale, degli italiani. Il tanto citato, a volte a sproposito, piano Marshall di un miliardo e mezzo di dollari destinato all'Italia tra 1948 e il 1951, al 2 per cento dell'allora prodotto interno lordo. Vorrebbe dire oggi 35 miliardi di euro. Meno dell'1 per cento del patrimonio finanziario, al netto delle proprietà immobiliari, delle famiglie italiane. O, se volete, l'equivalente del 2 per cento dei conti correnti bancari e dei depositi liquidi che non rendono nulla. Anzi, si svalutano. Un Prestito Italia di durata trentennale (anche più) — oppure in forma irredimibile e in esenzione fiscale se fosse possibile — potrebbe raccogliere agevolmente una somma largamente superiore e in grado di rappresentare una forza d'urto ragguardevole contro la crisi.
(...)

PAGARE L'AFFITTO PER L'OSPEDALE IN FIERA:
QUELLI SULLA LOBBIA NON SI ERANO MESSI D'ACCORDO
05 aprile 2020. Probabilmente nessuno aveva spiegato a Fabio Sannino, classe 1962, commercialista revisore legale, partner socio dello “Studio Pedroli Venier – Dottori Commercialisti – Revisori Contabili” con sede a Bergamo,  come funzionano le cose a Bergamo. Oppure lui  benché si occupi di consulenza d'impresa, con specializzazione nella consulenza societaria, fiscale, finanziaria, amministratore unico, consigliere di amministrazione e liquidatore di società di capitali (tra le quali è stato il liquidatore di SERVITEC SRL, allora società partecipata dalla Provincia di Bergamo) non aveva (mai) colto i risvolti dell'essenza del governo delle cose  a Bergamo. Abituato  alla banalità dei numeri per cui  due più due fa sempre quattro non aveva compreso che non è strettamente necessario che dopo la somma si scriva il risultato. A Bergamo il risultato di certe operazioni lo scrive la politica. Anzi: non lo scrivono subito ma lasciano i numeri scritti sul foglio tanto arriverà qualcuno che tra qualche anno tirerà le somme. Vedi parcheggio della Fara.
(...)

BUONI SPESA COMUNALI
CHI PRIMO ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA
(MA CIBA DOVE DECIDE IL COMUNE)
Il Comune in attuazione dell'Ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020  per  sostenere i cittadini più esposti agli effetti economici derivanti dall’vento della pandemia da virus Covid-19 e quelli in stato di bisogno, per soddisfare la necessità più urgenti ed essenziali, con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico, attraverso misure urgenti di solidarietà alimentare ha pubblicato l’avviso per presentare le domande del contributo.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!




























NON DIMENTICHIAMO
IL TERREMOTO DELL'AQUILA
IL 6 APRILE 2009



FILE MOLTO PESANTE


Uzbillah, di sette anni, sta vendendo le mascherine, poste su un bastone, con suo fratello all'angolo di una strada durante il blocco in cui il Pakistan ha chiuso tutti i mercati, i luoghi pubblici e scoraggiato grandi raduni per il focolaio di coronavirus, a Karachi, in Pakistan.
(Foto di Akhtar Soomro)


LA MOGLIE E LA FIGLIA
DEL PRESIDENTE FONTANA
VANNO ALLA MESSA
DELLE PALME

































































































































































































MES, SURE, ECCL, CORONABOND?
É L’ORA DELL’ORO ALLA PATRIA

05 aprile 2020. Siamo stati i primi a proporre su questo blog già da alcuni anni –ci riferivamo al finanziamento delle infrastrutture trasporti e viarie della nostra provincia- a proporre che le ricchezze finanziarie dei cittadini di ciascuna provincia  venissero impiegate attraverso un canale di finanziamento ad hoc, per l'esecuzione delle opere necessarie nella rispettiva provincia (o regione).
Era  sostanzialmente un prestito che rendeva mezzo punto in più del rendimento dei titoli di stato di pari durata, esenti da tassazione, cui  le famiglie e le imprese potevano aderire solo per una parte della propria ricchezza  fino al 10% e con la possibilità di monetizzarne ogni anno fino a 1/30 se il titolo durava 30 anni. 1/10 se durava dieci anni.
In base ai dati disponibili in Provincia di Bergamo potremmo disporre di  due miliardi di euro.
L'11 marzo 2020 Ferruccio de Bortoli sul Corriere ha lanciato “la modesta proposta di un prestito eccezionale, non forzoso, bensì solidale, degli italiani. Il tanto citato, a volte a sproposito, piano Marshall di un miliardo e mezzo di dollari destinato all'Italia tra 1948 e il 1951, al 2 per cento dell'allora prodotto interno lordo. Vorrebbe dire oggi 35 miliardi di euro. Meno dell'1 per cento del patrimonio finanziario, al netto delle proprietà immobiliari, delle famiglie italiane. O, se volete, l'equivalente del 2 per cento dei conti correnti bancari e dei depositi liquidi che non rendono nulla. Anzi, si svalutano. Un Prestito Italia di durata trentennale (anche più) — oppure in forma irredimibile e in esenzione fiscale se fosse possibile — potrebbe raccogliere agevolmente una somma largamente superiore e in grado di rappresentare una forza d'urto ragguardevole contro la crisi.

Siamo tornati a parlarne sulla pagina 1204.
L'Italia ha davanti due strade post covid19. A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 9.743 miliardi di euro, 8 volte il loro reddito disponibile. Le abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie e, con un valore di 5.246 miliardi di euro, hanno rappresentato la metà della ricchezza lorda. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro, un ammontare inferiore, in rapporto al reddito, rispetto agli altri paesi. Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all'anno precedente; la loro incidenza sulla ricchezza netta è risultata tuttavia inferiore a quella registrata in altre economie.
La ricchezza netta delle società non finanziarie è stata pari a 1.053 miliardi di euro. Il totale delle attività del settore ammontava a 4.943 miliardi di euro di cui il 63% costituito da attività non finanziarie. La componente finanziaria, in crescita dal 2013, nel 2017 è stata pari a 1.840 miliardi di euro. È diminuito, invece, il valore del patrimonio reale, rappresentato soprattutto da immobili non residenziali e impianti e macchinari. Il ricorso al finanziamento tramite titoli e prestiti è stato pari a 1.233 miliardi di euro, un ammontare contenuto nel confronto internazionale.
La prima è quella di darsi un programma quinquennale per ridurre l'evasione fiscale e contributiva ad un livello fisiologico europeo (20%?) e destinare il risultato alla riduzione del debito pubblico. La seconda è quella di ricorrere all' ”oro della patria” vale a dire chiedere che 500-700 miliardi di quei 4.400 miliardi di risparmi privati degli italiani, imprese comprese, diventino un prestito perpetuo alla Patria remunerato all'1% e destinato alla ricostruzione del sistema industriale, scuola, salute, territorio.

Credo però che la faccenda non sia così facile dal momento che abbiamo una classe dirigente- dalle industrie alle banche alla politica- che non ha in mente e nemmeno riesce ad immaginare un modello di sviluppo differente che non abbia l'edilizia e l'auto come risultato finale. Che non abbia il cellulare da mille euro come obiettivo dei consumi singolari. Che non abbia la lavatrice che dopo sette anni devi cambiarla perché non ci sono ne pezzi di ricambio ne riparatori. Che non abbia il maglioncino fatto riciclando le bottiglie di acqua minerale  come l'oggetto che cambi quattro volte all'anno e compri in un negozio da una commessa pagata 5 euro l'ora. Che non abbia la scuola come un  sistema che setaccia e scarta vieppiù gli alunni assegnandone la maggior parte possibile a soggetti di incerta professionalità assunti da ditte private  che vincono gli appalti dei comuni per le azioni di sostegno e il post scuola.

PAGARE L'AFFITTO PER L'OSPEDALE IN FIERA:
QUELLI SULLA LOBBIA NON SI ERANO MESSI D'ACCORDO

05 aprile 2020. Probabilmente nessuno aveva spiegato a Fabio Sannino, classe 1962, commercialista revisore legale, partner socio dello “Studio Pedroli Venier – Dottori Commercialisti – Revisori Contabili” con sede a Bergamo,  come funzionano le cose a Bergamo. Oppure lui  benché si occupi di consulenza d'impresa, con specializzazione nella consulenza societaria, fiscale, finanziaria, amministratore unico, consigliere di amministrazione e liquidatore di società di capitali (tra le quali è stato il liquidatore di SERVITEC SRL, allora società partecipata dalla Provincia di Bergamo) non aveva (mai) colto i risvolti dell'essenza del governo delle cose  a Bergamo. Abituato  alla banalità dei numeri per cui  due più due fa sempre quattro non aveva compreso che non è strettamente necessario che dopo la somma si scriva il risultato. A Bergamo il risultato di certe operazioni lo scrive la politica. Anzi: non lo scrivono subito ma lasciano i numeri scritti sul foglio tanto arriverà qualcuno che tra qualche anno tirerà le somme. Vedi parcheggio della Fara.

Già l'operazione “Ospedale in Fiera” non era partita con tutti i crismi politici necessari nel reciproco schifarsi dei bossiani versus i salviniani ma la buona volontà delle centinaia di donatori di soldi lavoro materiali aveva concluso l'opera accompagnati dalla delusione che –leggiamo il Corriere- le apparecchiature ci sono, mancano semmai i dispositivi di protezione: mascherine, guanti, occhiali e camici. Il problema principale resta la carenza di personale (soprattutto infermieri), che per il momento permetterà un avvio non a pieno regime. Solo 36 dei 142 posti letto saranno operativi, in pratica tre stanze dell'area critica (terapia intensiva e subintensiva). La camera A verrà gestita da Emergency, che all'ospedale da campo ha inviato 43 volontari, alcuni dei quali reduci dalla Sierra Leone dove, tra il 2015 e il 2016, hanno avuto a che fare con l'epidemia Ebola: 10 medici, 14 infermieri, 4 fisioterapisti, un logista, un tecnico radiologo, uno di laboratorio e 12 Oss.
La stanza B è in carico ai militari russi: 8 rianimatori e 8 infermieri specializzati in terapia intensiva lavoreranno qui dentro col supporto di un interprete (non parlano inglese). Gli 8 medici internisti potrebbero essere dislocati nei reparti a bassa intensità, una volta si riuscirà ad aprirli, mentre resta da trovare una sistemazione agli 8 epidemiologi. Sia Emergency che il contingente russo hanno confermato la disponibilità sino a quando non sarà cessata l'emergenza.
Diverso è invece il discorso per il personale che gestirà la stanza C, i 12 medici e i 27 infermieri arrivati grazie al bando della Regione e a quello della Protezione civile e alle liste dell'Ana, la cui permanenza è a tempo determinato. «Tra questi ci sono contrattualizzati per 4 mesi che ci garantiscono una certa tranquillità - spiega Valoti -; poi ci sono i volontari Ana che sono molti (un centinaio, ndr), ma non tutti con un'ottimale disponibilità temporale.
Chi c'era  c'ha messo la fatica e l'anima ed invece la politica stava altrove. Poi arriva l'ingenuo Sannino che crede di avere a che fare con persone cose imprese soggetti normali e ha scritto venerdì sera a Giuseppe Epinati, amministratore unico di Bergamo Fiera Nuova (proprietaria dell'immobile) : “Promoberg (la società che ha in affitto i locali della fiera per organizzare le manifestazioni) si riserva di quantificare in un successivo momento - anche in funzione della durata dell'indisponibilità dell'immobile - i danni che le deriveranno dalla perdita di disponibilità dello stesso».
L'ingenio aveva scoperto che il re era nudo. «Sono senza parole, è gravissimo», commenta il sindaco Giorgio Gori (il Comune ha il 18,7% di quote di Bergamo Fiera Nuova). «Parole a dir poco inopportune», gli fa eco Gianfranco Gafforelli, presidente della Provincia (ente socio al 15,1%). La quota principale è di Camera di Commercio (con il 48,8%) e nella compagine ci sono anche le banche. Pure il vicepresidente dell'ente camerale Matteo Zanetti (nonché numero due di Promoberg) prende le distanze: «Una frase del genere non è nelle corde né dell'azionista di maggioranza dell'immobiliare né dei soci di Promoberg, che hanno assolutamente condiviso e sostenuto la messa a disposizione della fiera per una finalità così meritoria». Attribuisce quindi a «un eccesso di zelo» la frase di Sannino (che non è passata al vaglio del Cda di Promoberg), ribadendo che «non s'intende assolutamente procedere con dei contenziosi». Dal canto suo Epinati si dice «allibito». Sotto accusa la mancanza di sensibilità di Promoberg (ma anche tra le venti realtà associative che ne fanno parte, dagli artigiani ai commercianti fino a Confindustria, molte avrebbero già preso le distanze dalla posizione messa nera su bianco dal presidente), in un momento in cui tutto il territorio è chiamato a uno sforzo eccezionale.
La politica è messa davanti al muro di un amministratore di cui non capiscono sia in qualche modo legato alla lega salviniana che aveva tentato  tramite presidente della Regione Sala di far saltare l'allestimento oppure se sia un eccesso di zelo che “poteva” essere già arrivato sui tavoli della Procura –della quale non ha ancora compreso l'indirizzo- che sicuramente aveva già allertato  i propri timpani.
Sabato sera, come anticipato, Sannino (presidente di Promoberg dal luglio scorso, dopo l'inchiesta che ha coinvolto i vecchi vertici) ha inviato una precisazione indirizzata a Epinati. «Al fine di sgomberare il campo da ogni equivoco - scrive nella lettera - non c'è nessuna volontà di instaurare un contenzioso, ma solo di verificare i presupposti per la pattuizione, quando i tempi saranno maturi, di un'indennità per la perdita di avviamento»- E parla di «logica collaborativa e non conflittuale» e di «basi amichevoli e condivise».

La politica e la classe imprenditoriale che è sempre stata l'alfa e l'omega di tutte le grandi operazioni attorno ai grandi fatti (il Seminario, l'Ospedale, la MIA, gli Istituti Educativi, Astino, il Caravaggio, la Fiera,) anche stavolta voleva mettere il cappello su quella che credeva essere un'operazione di risonanza mondiale  -un mega padiglione di ospedale dentro gli spazi di una fiera ormai inutilizzabile- mentre fatti identici stanno accadendo con la medesima celerità a partecipazione  dappertutto: da Gaza agli USA passando ieri per la Cina e domani per la Francia.
Ma c'erano di mezzo le banche che hanno finanziato la costruzione della fiera stessa che non vogliono perdere le rate del mutuo –sicuramente non a tassi dell'1,5%- che hanno concesso e quando si sono fatte sentire il Sonnino ha suonato il campanello della sveglia non avendo compreso che certe cose si fanno in riservata sede.
Ancora una volta le banche escono con la faccia pesta  ma hanno salvato il malloppo. Loro continuano a riscuotere l'affitto anche se nel capannone non c'è la fiera ma c'è l'ospedale: tanto alla fine ogni ammalato che passerà da li costerà all'ATS almeno 1500 euro al giorno e quindi… che sia messo in chiaro che pantalone deve pagare e chi ha lavorato gratis, cazzi loro. sottigliezze da sessantottino

BUONI SPESA COMUNALI
CHI PRIMO ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA
(MA CIBA DOVE DECIDE IL COMUNE)
Il Comune in attuazione dell'Ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020  per  sostenere i cittadini più esposti agli effetti economici derivanti dall’vento della pandemia da virus Covid-19 e quelli in stato di bisogno, per soddisfare la necessità più urgenti ed essenziali, con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico, attraverso misure urgenti di solidarietà alimentare ha pubblicato l’avviso per presentare le domande del contributo.
Perché sia chiara l’impostazione paternalistica  “l’assegnazione dei benefici avviene fino ad esaurimento dei fondi disponibili secondo l’ordine di ricezione della domanda” e poi ancora “il buono spesa ha validità massima fino al 15 maggio 2020” ma il bello sta nella richiesta di “dichiarare il numero di conto corrente, la banca e l’ammontare attuale del deposito” e più avanti di dichiarare se si è titolare di altre forme (conto deposito titoli e/o obbligazioni; gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati deposito e buoni fruttiferi)  di deposito mobiliare” e tutta la domanda non va presentata a mano presso il protocollo del Comune (che è chiuso al pubblico) ma va mandata via mail non all’ufficio dei servizi sociali ma al generico info@comune.curno.bg.it vale a dire tra la carta (straccia?).
Fossi stato nel comune avrei chiesto anche la taglia delle mutande ai maschi e del reggiseno alle femmine: non si sa mai cosa nascondano.
Abbiamo qualche dubbio che una banca davanti a una richiesta del Comune di sapere se Tizio ha tot soldi o tot titoli risponda al Comune. Se non altro perché gli uffici comunali ed i server se sono messi come quelli dell’INPS di qualche giorno or sono, siamo messi davvero male.  La domanda quindi espone PERICOLOSAMENTE il cittadino a vedere spiattellati in piazza informazioni riservate che solo la GdF (probabilmente solo su ordine di un giudice) potrebbe verificare e fornire solo partendo dal nominativo e CF.
Poi questa storia dei buoni cartacei in tempi di iper-propagandato lavoro agile  e meraviglie al seguito fa tornare il paese agli anni ’50. Chissà perché in Emilia caricano i soldi sulla tessera sanitaria: che in Emilia siano degli uomini delle caverne? Vedasi Comune di Cesena p.e..
Nei prossimi giorni leggeremo sul bugiardino il ventaglio delle somme che saranno versate per  ogni famiglia a seconda del numero dei componenti e delle condizioni che i comuni faranno ai cittadini poveri perché possano mangiare la colomba a Pasqua.
Semmai ci arriveranno a farglieli avere quei denari per il pranzo pasquale.
E leggeremo come in certi comuni questo finanziamento in buona sostanza diventa un finanziamento INdiretto ai bottegai del paesello –quindi altra propaganda elettorale coi soldi dei cittadini- perché i negozi in cui saranno spendibili i buoni saranno limitati al confine comunale. Già abbiamo visti qualche comune che sostanzialmente hanno già deciso il menù per i poveri specificando esattamente (manca solo l’indicazione della marca) cosa potranno comprare e cosa no.
In effetti pensavamo che il covid19 facesse dei danni: ma non così estesi.